Parlare delle caratteristiche fisiologiche del pattinatore fondista, è difficile perchè le informazioni scientifiche sono molte scarse ( anche se negli ultimi due anni si sono fatti passi giganti grazie al contributo dell'Istituto di Scienze dello Sport); devo confessare comunque che la cosa mi stimola molto perchè in Italia non è mai esistita una vera tradizione nel "costruire" l'atleta fondista, forse perchè non serviva. Mi spiego: se analizziamo i resultati dei campionati mondiali di qualche anno f´a', osserviamo che i nostri atleti sono stati i dominatori incontrastati nelle distanze più brevi; gli stessi inoltre riuscivano a ben figurare anche nelle distanze lunghe, vincedone però molto poche. Infatti osservando il medagliere azzurro, in diciassette anni (1980-1996) le medaglie d'oro sulle distanze superiori ai 5.000 mt. vinte dai ragazzi sono state soltanto sette!. Probabilmente l'entourage azzurro appagato per le vittorie nelle distanze brevi ha sempre trascurato la preparazione per le gare lungjhe.

 Negli ultimi anni però, complice anche il nuovo mezzo meccanico, le cose sono cambiate. Valutando i risultati degli ultimi campionati mondiali, si può osservare da una parte quanto difficile sia stato poter competere nelle distanze lunghe, e dall'altra che è stato praticamente impossibile potersi difendere, come avveniva qualche anno fa, in più specialità, exatraterrestri a parte (leggi Chad Hedrick). Questa secondo me è la prova che almeno per le gare più lunghe sia necessaria una maggior specializzazione e che è diventata ormai fondamentale una preparazione specifica per poter essere competitivi.

La conoscenza e l'analisi delle caratteristiche dei meccanismi fisiologici alla base della capacità di resistenza costituiscono i presupposti scientifici da mettere a disposizione degli allenatori i quali devono su tali basi costruire nuovi programmi di allenamento.

E' proprio per questo motivo che ho scelto di trattare questo argomento, probabilmente per alcuni di voi dirò cose banali e scontate, ma credo che alcuni concetti sia preferibile riperteli più volte che darli per scontati.

Si noi osserviamo gli sport di resistenza in generale ci rendiamo conto che il ritmo di sviluppo dei risultati e concorrenza nella conquista di vittorie e piazzamenti nelle principali gare internazionali hanno costretto  atleti ed allenatori ad aumentare l'efficacia della preparazione a breve, medio e lungo termine. La logica conseguenza è stata quella di proporre carichi di lavoro sempre maggiori e più specializzati con l'obiettivo di incrementare la capacità funzionale dell'atleta attraverso un adattamento organico specifico, favorendo sempre più la differenzazione dall'atleta dedito alle distanze più brevi.

E' noto a tutti che il velocista sia strtturalmente e metabolicamente diverso dal fondista, le ragioni della diversità sono da attribuirsi principalmente ad una maggior predisposizione genetica, ma non dobbiamo dimenticare quale sia il ruolo svolto da una corretta programmazione dell'allenamento.

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