A  PARTIRE  DAI  LAVORATORI

 

Secondo noi, nel tentativo di fare un’analisi delle politiche economiche e sociali degli ultimi anni,  occorre ripartire dai bisogni e dalle condizioni dei lavoratori.

Sono stati anni questi caratterizzati da una crescita impetuosa dell’economia nel nostro paese, crescita però che non si è riversata in modo omogeneo su tutti coloro che ne sono stati artefici.

Mentre il grande capitale, gli imprenditori, in ultima istanza i “padroni” approfittando della congiuntura favorevole si sono arricchiti facendo crescere i propri utili, mediamente nell’ultimo biennio del 70% circa, non si è assistito a nessuna politica ridistribuita, anzi i salari delle lavoratrici e dei lavoratori hanno subito un consistente abbassamento del loro potere d’acquisto.

Esempio lampante è la conclusione contrattuale della nostra categoria, i metalmeccanici che, nel 1998 firmavano un contratto nazionale di lavoro che concedeva un aumento salariale di 80 mila lire nel quadriennio pari all’1,5% dell’inflazione programmata.

Una “miseria” resa ancora più amara dall’andamento dell’inflazione reale che in pochi mesi è più che raddoppiata  falcidiando inesorabilmente il potere d’acquisto dei nostri già miseri stipendi.

Fonti autorevoli affermano che mediamente un operaio metalmeccanico ha perso e sta perdendo circa 1 milione 500 mila lire l’anno solamente per il differenziale tra inflazione reale e programmata.

Purtroppo la politica sindacale di CGIL-CISL-UIL sembra non accorgersi di questi aspetti e continua sulla linea concertativa che  tanti danni sta producendo.

Non si sente parlare mai di una politica ridistribuita che premi chi produce realmente la ricchezza nel nostro paese , la moderazione salariale è diventata non un’imposizione della controparte padronale ma una precisa richiesta sindacale.

Occorre operare una svolta, non si può più accettare che il risanamento dello stato e dell’economia passi esclusivamente attraverso i sacrifici delle lavoratrici e dei lavoratori.

Bisogna dire con forza che abbiamo già dato in termini di;

·        Salari sempre meno adeguati alla crescita dei prezzi

·        Abbassamento della copertura pensionistica

·        Precarietà e flessibilità del rapporto di lavoro

·        Non rispetto delle normative sulla sicurezza

Secondo noi del SALFA  solo ripartendo dagli effettivi bisogni delle lavoratrici e dei lavoratori si possono dare risposte concrete e condivise dal mondo del lavoro.

Solo sovvertendo un’impostazione sindacale succube della moderazione si può dare legittima voce  a chi da troppo tempo è costretto ad un rassegnato silenzio.

Noi ci batteremo per questo invitando tutti coloro che condividono questa analisi ad unirsi nella nostra lotta.

 

Ancona,  4 ottobre 2000

1