COMUNICATO

Il congresso del SALFA tenutosi il 5 febbraio 2000, dopo un’ approfondita discussione sulle problematiche che attengono allo stabilimento anconetano della FINCANTIERI, esprime una forte preoccupazione sulle sue prospettive future.

Le vicende degli ultimi giorni che riguardano gli assetti manageriali del nostro stabilimento, le decisioni assunte, sia dalla direzione aziendale sia dalla direzione generale, offrono un quadro sconcertante dove pressappochismo e mancanza di coerenza la fanno da padrone.

Il SALFA ritiene che le scelte aziendali rispetto al rinnovo del quadro dirigenziale siano non solo non condivisibili ma assolutamente sbagliate nel metodo e nel merito.

Non comprendiamo come possa l’azienda, dopo avere preannunciato ufficialmente degli importanti avvicendamenti, giudicando di fatto due dirigenti non adatti a ricoprire delicati ruoli, determinanti per il futuro dello stabilimento, rimuovendoli e passandoli ad incarichi meno importanti, possa nel volgere di pochi attimi rivalutare le capacità di alcuni reinserendoli in posti chiave per il nostro futuro.

E’ incredibile come l’azienda cambi con facilità e leggerezza giudizi e valutazioni.

La confusione e l’incoerenza regna sovrana.

Capi centro che arrivano e che subito si dimettono (Scarlatti del 3 centro), altri che devono arrivare ma non si vedono (Prizi al cop), un balletto continuo di spostamenti che non si concretizzano mai, la situazione organizzativa e produttiva che oramai è allo sfascio più completo.

Il SALFA ha il timore che oramai il futuro del C.N.I. di Ancona sia segnato e che questo non sia che l’ennesimo segnale del disinteressamento della Direzione Generale per quanto concerne il nostro destino.

Riteniamo, per questi motivi, improrogabile l’apertura di una vertenza con FINCANTIERI per smascherare finalmente quali siano le loro reali intenzioni, se esiste un futuro per il nostro stabilimento e quali siano le sue reali prospettive.

Il SALFA chiede alle altre organizzazioni sindacali FIM-FIOM-UILM di smetterla di guardarsi indietro e di considerare oramai chiusa la partita del rinnovo delle RSU.

Accettate democraticamente e serenamente il risultato scaturito e impegniamoci insieme, unitariamente per affrontare questi problemi considerandoli determinanti per le prospettive dello stabilimento anconetano.

In una fase di confusione com’è quella che stiamo vivendo è imprescindibile la richiesta dell’apertura di un tavolo di confronto immediato, a livello triestino, con l’azienda riscoprendo anche l’arma della mobilitazione e dello sciopero se non si ottengono risposte rapide in merito.

La sensazione del SALFA è che nell’ottica della privatizzazione o della dismissione, la direzione generale voglia ulteriormente penalizzare il cantiere anconetano, affossandolo e facendolo, ancor più, precipitare nel caos organizzativo e produttivo.

Il SALFA ha a cuore il futuro del nostro stabilimento, perciò invita FIM-FIOM-UILM a concordare un percorso comune che consenta ai lavoratori di affrontare con più certezze e serenità il proprio futuro.

Documento approvato all’unanimità S.A.L.F.A.

 

Ancona 5/02/2000

ORDINE DEL GIORNO

Nel giorno del Congresso costitutivo della nostra Organizzazione Sindacale autonoma S.A.L.F.A. è utile e necessario incominciare una riflessione serena su quanto è venuto maturando dalla nostra nascita e quali prospettive si aprono per il nostro movimento in un percorso di medio e lungo periodo.

Prima di analizzare con puntualità e precisione le vicende che ci hanno visti protagonisti nella politica sindacale, non solo del nostro stabilimento ma anche a livello territoriale con accenti di carattere nazionale, è d’obbligo ricordare quei compagni che, incuranti delle difficoltà e degli ostacoli che ai più sembravano insormontabili, come novelli David hanno lanciato l’impari sfida al Golia del Sindacalismo Confederale.

Senza di loro, senza il loro coraggio ed il loro entusiasmo noi oggi non saremmo qui a celebrare con orgoglio e fiducia il nostro congresso.

Congresso che oggi formalizza un percorso che deve portarci ad abbandonare una fase tutta emergenziale per introdurci verso una struttura al meglio organizzata con prospettive che non ci releghino ai margini ma che ci rilancino come soggetto politico sindacale.

La mancanza di una voce che riuscisse a parlare ai lavoratori, la presenza di un sindacato confederale oramai totalmente slegato dalle dinamiche che mettono in un angolo i diritti dei lavoratori, ha fatto si che la nostra proposta avesse un seguito così ampio.

La mancanza di un sindacato di classe che riuscisse ad entrare nelle coscienze e si facesse carico di rappresentare i bisogni e le esigenze dei lavoratori e di contro la nostra capacità di ascolto, la chiarezza delle nostre proposte la riconosciuta onestà e trasparenza dei nostri rappresentanti hanno operato il "miracolo" del 7 dicembre 1999.

Nel giro di quattro mesi siamo riusciti a sovvertire principi e assetti consolidati da decenni.

L’avere sconfitto con lo strumento del confronto sulle problematiche da affrontare ed essere divenuti il primo sindacato della fincantieri di Ancona dimostra in modo incontestabile la giustezza delle nostre proposte.

E’ di tutta evidenza come il sindacato confederale non sia più in grado di rappresentare al meglio le esigenze e i bisogni dei lavoratori, continuando ad operare in un contesto che li rende sempre più isolati e sordi.

La nostra capacità di interpretare al meglio, di dare voce e visibilità alle richieste inascoltate, operando con trasparenza, entusiasmo e coinvolgendo in maniera sistematica i lavoratori, ci hanno consentito di dimostrare che il sindacato non può, non deve essere interpretato come uno strumento da usare per amplificare il proprio potere di rappresentanza.

Ora è necessario fare un passo avanti nell’analisi sindacale ed indicare la via che consenta a noi di guardare con fiducia al nostro futuro.

Fortunatamente non siamo isolati, altre aziende (Conero Bus, Ancona Ambiente ecc.) stanno seguendo il nostro percorso e a giorni formalizzeranno la scelta di costituire un nuovo sindacato autonomo. Questo ci darà la possibilità in un futuro non troppo lontano di socializzare le esperienze maturate e dar vita ad un coordinamento, in ambito territoriale, che ci consenta una maggiore visibilità ed uno strumento organizzativo più adeguato alle esigenze che vengono maturando.

E’ nostra convinzione che solo riprendendo, dopo la fase non positiva della "concertazione" che ha portato sempre più all’emarginazione del mondo del lavoro dipendente, un’azione decisa e conflittuale si possa riportare i lavori e i lavoratori al centro dell’interesse collettivo.

L’eccessiva precarizzazione, la sempre più incontrollata flessibilità, la perdita del diritto alla salute e sicurezza (più di 1400 morti l’anno sul lavoro), non possono essere più tollerati.

Non sono i convegni, le parole, le sterili denuncie che risolvono i problemi.

Occorre ritornare ad un azione concreta ed incisiva al fianco dei lavoratori per ripristinare le regole conquistate con anni di lotte.

In una società in cui, la logica del profitto non ridistribuito, la liberalizzazione incontrollata dei mercati, in sostanza la vittoria incondizionata del capitalismo che ha creato l’aumento delle disparità ed il peggioramento delle condizioni di lavoro, si sente la mancanza di una voce critica.

L’obiettivo che si sono posti, sia il Sindacalismo Confederale, che la maggiore forza politica della "sinistra italiana" non è certo quello di contrastare questa tendenza ma, di diventare essi stessi lo strumento che deve fare accettare e "digerire" queste regole.

Noi non ci stiamo, non accettiamo con rassegnazione questa situazione.

Qualcuno può legittimamente pensare che la nostra proposta sia eccessivamente ingenua, semplicista e velleitaria, che una sintesi di questa natura non possa prescindere da movimenti e processi reali che vivono, agiscono e crescono nel profondo della società.

Queste possibili osservazioni non ci sono estranee, perché siamo consapevoli che non si tratta affatto di "una semplice passeggiata di primavera".

Tutto questo comunque non ci spaventa e testardamente ripetiamo una domanda semplice a tutti e a noi stessi: se la nostra idea è troppo semplice o banale, come, dove, perché ricominciare?

E, se non ora, quando?

 

 

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