VI PROPONIAMO DI SEGUITO I DUE VOLANTINI CHE HANNO PORTATO ALLA SCELTA (IRRINUNCIABILE ED IRRINVIABILE)DI UN GRUPPO DI LAVORATORI DELLA FINCANTIERI DI COSTITUIRE IL S.A.L.F.A.
(Sindacato Autonomo Lavoratori Fincantieri Ancona).



Come è noto da tempo, per costruire le commesse 6053 – 6054, i lavoratori dello stabilimento di Ancona dovranno vedersela con la lavorazione dell’acciaio inox duplex. Un materiale che risponde benissimo alle esigenze tecnico-costruttive, ma è altrettanto vero che alcuni dei suoi componenti, attraverso varie forme di lavorazione, lo rendono pericoloso e altamente nocivo per la nostra salute. Quello che intendiamo fare con queste poche righe è di portare a conoscenza di tutte le maestranze il fatto che la lavorazione dell’acciaio inox nel nostro stabilimento è già iniziata e non è stata applicata la pur minima misura di sicurezza richiesta. Da diversi mesi in camera calda vengono eseguite delle prove di saldatura (brevetti, collaudi di materiali saldanti) senza alcun dispositivo di protezione specifica.


"L’articolo 65 "Misure igieniche" (D.lgs 626/94 come modificato e integrato dal D.lgs 242/96) obblighi del datore di lavoro al punte 2 dice: è vietato assumere cibi o bevande o fumare nelle zone di lavoro di cui all’articolo 64 lettera b."


Tutti sappiamo dove è collocata la camera calda e cosa c’è sotto di essa, nientemeno che i distributori di merende e caffè dove ogni giorno sostano decine e decine di lavoratori. Quindi non solo i saldatori sono stati esposti ai rischi senza protezione ma tutti coloro che hanno sostato in quella zona. La stessa cosa per la sistemazione della campata dell’ex fonderia, dove sono stati eseguiti lavori di saldatura e molatura di barre di acciaio inox duplex. Chi ha saldato e molato era provvisto dei sistemi di sicurezza? I fumi e le polveri dove sono andati a finire? Altra contaminazione gratuita. Sentite a proposito cosa recita l’Articolo 64 (Misure tecniche, organizzative, procedurali) lettera c.


"Il datore di lavoro progetta, programma e sorveglia le lavorazioni in modo che non vi è emissione di agenti cancerogeni nell’aria. Se ciò non è tecnicamente possibile, l’eliminazione degli agenti cancerogeni deve avvenire il più vicino possibile al punto di emissione mediante aspirazione localizzata, nel rispetto dell’articolo 4, comma 5, lettera n. L’ambiente di lavoro deve comunque essere dotato di un adeguato sistema di ventilazione generale."


Circolano voci secondo le quali il residuo del taglio al plasma dell’acciaio inox duplex, siano state addirittura gettate al di là della diga eppure anche in questo caso l’articolo 64 (Misure tecniche, organizzative, procedurali) lettera h parla chiaro.


"Il datore di lavoro assicura che la raccolta e l’immagazzinamento, al fine dello smaltimento dei scarti e dei residui delle lavorazioni contenenti agenti cancerogeni, avvengano in condizioni di sicurezza, in particolare utilizzando contenitori ermetici etichettati in modo chiaro, netto, visibile."


Allarmismo ? Giudicate voi !

Noi siamo profondamente preoccupati di quello che sta accadendo, per questo invitiamo tutti i lavoratori a non abbassare la guardia, di vigilare e pretendere l’applicazione di tutte le norme legislative per la sicurezza che la lavorazione di questo materiale richiede. Vogliamo lavorare per vivere, non morire per lavorare.

Un gruppo di lavoratori della Fincantieri di Ancona

Giugno 1999


SCELTA IRRINUNCIABILE

Dopo l’incontro di venerdì 9 luglio con le Rappresentanze dei lavoratori per la sicurezza, i nostri giudizi sul documento elaborato dalla Direzione per la lavorazione per l’acciaio inox duplex, rimangono fortemente negativi.

Si parla ancora di prove, tentativi, suggerimenti, esperimenti. La parola più ricorrente nel documento è "adeguata"; "adeguata aspirazione, adeguata ventilazione, adeguate distanze" ecc.

Senza parlare poi (ma lo affronteremo ben presto) di alcune procedure di lavorazione che andrebbero ad ingigantire il rischio attuale. A tutt'oggi, considerando gli ambienti dove dovranno essere eseguite le varie lavorazioni, non si parla minimamente delle possibilità di contaminazione da parte di quei lavoratori che non saranno coinvolti direttamente nelle operazioni specifiche. Anzi c’è chi ritiene il fatiscente fabbricato dell’ex fonderia un "toccasana" per queste lavorazioni, proprio dovuto al fatto che ridotto in quello stato non trattiene i fumi nocivi, ma li "disperde meglio" nell’ambiente. L’Unità sanitaria locale n° 7 e precisamente il servizio prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro nella figura del dottor Tagliavento ci hanno personalmente informato che sono in possesso del documento di valutazione del rischio e lo stanno esaminando.

Noi siamo convinti che faranno il loro dovere. Ma se ciò venisse meno siamo pronti ad intraprendere iniziative legali e di lotta a tutto campo. Il grave ritardo con cui i nostri dirigenti aziendali hanno affrontato questo problema non può ricadere solo sui lavoratori.

Su queste considerazioni "il gruppo di lavoratori" ha deciso di organizzarsi in una nuova formazione sindacale autonoma per contrastare l’azione troppo concertativa dell’attuale Rsu con l’Azienda.

Infatti presupposto e asse della nostra linea, deve essere il riconoscimento in questa fase, della necessità di porsi sul terreno della ricostruzione di un nuovo sindacato di massa e democratico capace di unificare le diverse esperienze di opposizione alla politiche padronali e delle burocrazie confederali.

E’ una scelta difficile ma doverosa e irrinviabile. Le condizioni economiche, sociali e di salute sui posti di lavoro della classe operaia vanno difese senza esitazioni e senza compromessi filopadronali o filogovernativi.

S.A.L.F.A. TESSERAMENTO - 1999

Luglio 1999

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