STRAORDINARI: PER PIACERE BASTA!
Sappiamo benissimo quale giudizio o commento può scatenarsi nei confronti di chi prova a trattare l'argomento "straordinari"; ma siamo talmente consapevoli che la situazione stia degenerando e così proviamo comunque a riflettere.Pensiamo di non sbagliare di molto se il totale delle ore di straordinario consumate in un anno, soltanto il 10% vada, come si dice, a buon fine. Esagerata la nostra considerazione? Probabilmente solo per eccesso, perché ormai è sotto gli occhi di tutti quali sono i metodi e i modi per "imporli". Si assiste ad una vera e propria fiera, un mercato, un via e vai di vanità, ipocrisie manageriali, invenzioni, falsità e contraddizioni il tutto con la benedizione di una Direzione Aziendale che ormai fa acqua da tutte le parti e che esiste soltanto perché c'è scritto su qualche tabella muraria. E allora si concede il turno delle 6 / 14 se si rimane fino alle 16, si imbarca l'asse di sabato perché pare porti bene, si continuano certi test anche la domenica perché così almeno si finiscono, qualcuno se li ritaglia su misura come un vestito : 2 ore al giorno, ne una di più ne una di meno. Altri perché non riescono a far digerire alla moglie l'idea di un CUD inferiore a 70 milioni. C'è persino chi , recentemente, di sabato decide oltre che le ore da fare, anche se mandare a mensa gli operai. A questo punto viene la nausea. E non ci stiamo ad accettare una situazione delgenere che vede da un lato l'istituto dello straordinario come unico stratagemma per sopperire ai bassi salari e dall'altro chi non si assoggetta a queste condizioni, venga tacciato puntualmente come vagabondo ed irresponsabile. E' ora che tutta la RSU di stabilimento affronti una volta per tutte questa questione. A partire dal pieno rispetto del Contratto Nazionale del Lavoro in tutte le sue parti- sia per i lavoratori della Fincantieri, che per quelli delle ditte appaltatrici. Non dimentichiamoci che chi svolge certe lavorazioni, se prolungate fuori misura, creano anche situazioni di rischio per la sicurezza propria e di chi lavora al suo fianco. Come ci si giustifica, poi, davanti alle campagne contro gli infortuni sul lavoro se contemporaneamente si convive con fenomeni di questa portata? E' necessario non perdere altro tempo e fin da ora rivedere seriamente questa pratica, rilanciando così in modo più credibile e forte le vertenze sulla riduzione dell'orario di lavoro e la lotta alla disoccupazione. Ancona, 10 novembre 2000