470 maschile e 470 femminile: due classi olimpiche "nella stessa barca". Questa deriva, progettata nel 1963 dal francese Andre Cornù, ha una vastissima diffusione. Con il suo scafo planante e la sua superficie velica totale di 12,70 mq. è un doppio che ben si adatta ad equipaggi il cui peso è compreso tra i 120 e i 140 kg, è estremamente divertente in condizioni di vento forte e allo stesso tempo richiede doti di precisione e metodo nella messa a punto e nella continua ricerca dei materiali.
Il 470 debutta come classe olimpica alle Olimpiadi di Kingston nel 1976 come doppio olimpico maschile e ai Giochi di Seul nel1988 come classe femminile. Le due flotte, che a livello internazionale regatano sullo stesso campo ma con partenze separate, si sono evolute di pari passo con grandi vantaggi per gli equipaggi maschili e femminile. Le prestazioni tra "uomini e donne" a parità di peso si equivalgono in quasi tutte le condizioni, eccetto situazioni di vento forte in cui le doti di pura forza fisica acquistano maggior importanza. Ciò che conta, nella maggior parte dei casi è comunque la tecnica, la tattica, gli automatismi tra prodiere e timoniere, l'utilizzo dei materiali migliori, un delicato insieme di elementi che rendono questi 92 kg. di vetroresina divertenti e impegnativi allo stesso tempo.
Lunghissima la lista di nomi di grandi velisti italiani e stranieri che hanno regatato per molti anni in questa classe e che poi hanno proseguito la loro carriera velica fino a diventare dei miti del nostro sport, solo per citare alcuni nostrani chi non ricorda Vencato-Sponza (i primi rappresentanti del nostro Paese alle Olimpiadi '76), i fratelli Chieffi (olimpionici '84 e campioni del mondo '85), i fratelli Montefusco (olimpionici '88 e '92), Matteo e Michele Ivaldi, Gianfranco Noé, Pietro D'Ali, Bertocchi, Paolo Cian, Francesco della Torre, Luca Santella, Guglielmo Vatteroni, Vasco Vascotto, i fratelli Celon, i Cassinari, Giorgio Zuccoli, i fratelli Felci e tantissimi altri che mi scuso di non ricordare, ma sono altrettanto famosi e saluto con affetto.
Insomma, una classe giovane estremamente formativa nella quale emergono coloro che risultano essere ottimi regatanti e che potranno ottenere grandi risultati qualsiasi sarà l'imbarcazione che sceglieranno nel futuro, ma è allo stesso tempo una barca da "grandi" e da amatori, basti considerare quant'è diffuso il 470 "domenicale" e quanto sia ambito e combattuto il campionato del mondo master, al quale partecipano solitamente almeno 50 equipaggi.
Dopo le Olimpiadi di Atlanta 1996 c'è stato un naturale ricambio generazionale nella classe in numerosi Paesi, attualmente in Italia il 470 maschile é rappresentata da un nutrito gruppo di giovani bravi velisti allo stesso livello tra loro che stanno muovendo i primi passi nelle manifestazioni internazionali. Per lo più le "nuove speranze" vengono dalla classe 420 e hanno bisogno di un breve periodo per adattarsi alle nuove caratteristiche dell'imbarcazione, ma già a meno di un anno dal "passaggio" i giovani fratelli Di Lorenzo, Vigo-Moretti e Zandonà-Grippo dimostrano di aver fatto grandi passi in avanti. Questi ed altri equipaggi, ancora juniores, mostrano una grande voglia di emergere, lavorano con passione e grinta e sono le speranze future della classe. Con più esperienza troviamo nelle classifiche nazionali i fratelli Simoncelli che ottengono ottimi risultati in campo nazionale e che da quest'anno hanno iniziato l'attività internazionale, oltre ad essere degli ottimi Match Racer e i fratelli Chiandussi, 470isti di buon livello da almeno 5 anni.
Passiamo ai "vecchi" rimasti, coloro che hanno una grande esperienza internazionale alle spalle e, sebbene entrambi abbiano da poco cambiato prodiere, sono sicuramente quelli che conoscono meglio l'imbarcazione, avendo avuto entrambi la possibilità di essere protagonisti della preparazione olimpica del quadriennio scorso: Lorenzo Bressani, sparring partner dei fratelli Ivaldi per i Giochi del '96, che con il nuovo prodiere Trani ha conquistato il titolo Italiano a Napoli e l'olimpionico Matteo Ivaldi che sta preparando un'altra sfida a cinque cerchi con il fratello Francesco. Questi sono i due equipaggi più preparati del momento e con le maggiori potenzialità nel 470 a breve periodo oltre ad essere stimati e rispettati regatanti nell'ambiente delle barche d'altura.
Per quanto riguarda le "fanciulle" anche qui si è sentita una ventata di novità, nell'ultimo anno numerosi giovani equipaggi si sono inseriti nella classe e si sono dimostrati da subito estremamente validi e di ottime potenzialità. Da citare le toscane Tosi-Petri che ormai da due anni militano stabilmente nella classe allenandosi con grande grinta e serietà e le genovesi Magistro-Cecconi le cui prestazioni migliorano di regata in regata, soprattutto con vento leggero. Gradita sorpresa del campionato italiano l'equipaggio livornese Meringolo-Bettarini, terzo classificato, che ha subito dimostrato una buona preparazione e conoscenza tattica. Le "veterane" sono le solite da parecchi anni a questa parte: Federica Prunai, ottima velista, è un grande esempio di costanza e serietà, purtroppo non è riuscita a trovare per molto tempo la prodiera adatta ma con Laura Andrissi sembra aver finalmente formato un equipaggio stabile e duraturo. Le preparatissime Sara Pertusati e Chiara Mori Ubaldini tosco-napoletane lavorano da quattro anni con grande impegno, raccogliendo buoni risultati a livello nazionale e internazionale. Infine il binomio Salvà-Sossi che, da anni ai vertici della classe internazionale e attualmente seconde nella ranking list mondiale, stanno preparando la seconda campagna olimpica per migliorare i propri risultati (2° al Mondiale Isaf in Dubai di quest'anno) e soprattutto quello ottenuto a Savannah.
I cantieri
Praticamente tutti i 470isti italiani utilizzano da sempre imbarcazioni costruite nel cantiere milanese Nautivela, barche molto veloci e dalle grandi prestazioni anche all'estero: basti considerare gli ottimi risultati dei nostri equipaggi ai massimi campionati di classe quali mondiali ed europei e le medaglie olimpiche conquistate dagli stranieri in tutte le Olimpiadi disputate finora. Comunque ci sono al mondo più di 20 cantieri autorizzati alla costruzione di questa deriva tra i quali c'è naturalmente una grande concorrenza, che ha portato alla realizzazione di un buon prodotto in costante evoluzione almeno per quelle parti consentite dal rigido Regolamento di monotipia della Classe. I cantieri esteri più famosi, quelli che "sfornano" gli scafi migliori sono il tedesco Ziegelmayer, attualmente il più diffuso, l'inglese Devoti Boat, novità assoluta ma già di ottimo livello, il neozelandese Mackay, erede del famosissimo Marten Marine garanzia di precisione e qualità.
L'albero
Nel settore alberi ci sono due grandi correnti di pensiero: Proctor per chi preferisce alberi più rigidi e Superspar con caratteristiche di maggior flessibilità. Attualmente il 90% della flotta usa il Superspar M7 per le sue caratteristiche di leggerezza (pesa almeno un chilogrammo meno di tutti gli altri) e flessibilità estremamente omogenea, ma c'è chi si spinge, invero pochi, su un Goldspar o mantiene il vecchio Needlespar.
Comunque anche qui lo studio e l'evoluzione del materiale è sempre in primo piano e la messa a punto di un nuovo albero può portare a sostanziale miglioramento delle prestazioni di un equipaggio, come avvenne nel 1995 quando gli equipaggi che utilizzarono per primi il Superspar vinsero praticamente tutte le regate.
Vele
Ampia la varietà delle velerie e anche qui le vele italiane sono tra i protagonisti del mercato. Prerogativa principale richiesta alle vele del 470 è la loro adattabilità a tutte le condizioni: potendo stazzare soltanto una randa, un fiocco e uno spinnaker è necessario un prodotto estremamente efficiente in ogni situazione.
Le vele più famose e con lo stesso taglio dal 1976 sono quelle di Dave Ullmann che, inizialmente tagliate solo negli Stati Uniti, sono attualmente riprodotte in modo perfetto grazie al computer, anche in Europa dalla Ullman Sails Italia di Vencato-Faiman. Quelle di Dave Ullmann rimangono le più diffuse al mondo e sono il naturale punto di partenza della maggior parte di tutte le altre velerie che continuano a considerarle un ottimo modello su cui sviluppare nuove idee.
Seguono le North Sails, progettate nel Regno Unito, molto curate nei particolari e usate da alcuni da numerosi grossi nomi delle classe. Famose in Italia e all'estero le triestine Olimpic Sails di Claudio De Martis, che hanno trovato nei fratelli Ivaldi ottimi testimoni e sono garanzia di grandi prestazioni e qualità.
Non hanno bisogno di presentazioni le spagnole Toni Tio, la cui migliore tester, Theresa Zabell, ha vinto ben due medaglie olimpiche. L'elenco delle velerie prosegue e la lista è lunga, ogni veleria ha provato a fare una randa di 470, c'è un buon mercato anche ad alti livelli e proprio le vele sono le cose che i regatanti provano a modificare più frequentemente fino a trovare quelle più si adattano alle caratteristiche dell'equipaggio.
Appendici e misure
Vasto anche il mercato delle appendici: ci sono diverse teorie e altrettanti progetti che cercano di tradurre in pratica le idee e le necessità dei regatanti. Le maggiori differenze tra i vari prodotti riguardano il peso e la flessibilità: ci sono ampi limiti di stazza per quanto riguarda il peso della deriva che può essere compreso tra 4.5 e 6.5 kg. e il suo spessore 22 mm + o - 2 mm. Di solito al momento dell'acquisto, si indicano al produttore le proprie esigenze in fatto di peso, mentre le caratteristiche di flessibilità dipendono per lo più dal materiale usato e dalle diverse stratifiche. Estremamente importante è il processo di costruzione dello stampo: dopo aver deciso la forma più appropriata, nelle misure consentite, è di vitale importanza la simmetria delle facce il cui controllo di precisione avviene attraverso sofisticati metodi e mediante l'uso di computer. A questo punto tutto è demandato all'abilità e alla bravura del costruttore che, per ogni singolo, pezzo avrà il compito di scegliere, "dosare" il materiale e lavorarlo al meglio.
Lo stesso vale per la produzione del timone che naturalmente vieneprodotto al limite inferiore del peso consentito ( 2.3 kg.) e dovrà avere lo stesso spessore della deriva utilizzata. Molto popolari le appendici costruite dalla Nord-Est, cantiere vicentino, dalla spagnola Barboleto, dall'inglese Devoti Boat e dalla Bloodax.
Se cominciassi a raccontarvi tutto quello che ho visto misurare in questi anni, non mi basterebbe un'intero numero del bollettino e, soprattutto, finirei ben presto per annoiarvi. Cercherò di essere concisa e, per quanto possibile, semplice indicandovi lo standard utilizzato.
Le tre cose più importanti da tenere in considerazione sono: il rake (o appoppamento), la preflessione e la tensione delle sartie. Generalmente si usano tre diverse centrature a seconda dell'intensià del vento: con brezze leggere si porta un rake di 6.76 m (dal segno di stazza in testa d'albero all'esterno della poppa), per passare a 6.72 m in condizioni medie e 6.68 m con vento forte e onda. La preflessione dipende sia dal tipo di albero che abbiamo a disposizione che dal taglio delle vele, ma in generale deve diminuire all'aumentare dell'intensità del vento. Essa può essere modificata sia muovendo le crocette che spostando il piede dell'albero. In generale si misurano tantissime altre cose: dalla posizione dei carrelli del fiocco alla tensione dello strallo e naturalmente, con un po' di esperienza, ogni equipaggio troverà le misure più adatte al proprio peso e al proprio modo di portare la barca.