L'uomo responsabile di fronte alla globalizzazione esclusione, giustizia, democrazia
2° Il meccanismo della esclusione Quando vedete una nuvola salire da ponente, subito dite: Viene la pioggia, a così accade. E quando soffia lo scirocco, dite: Ci sarà caldo, e così accade. Ipocriti! Sapete giudicare l'aspetto del cielo e della terra, come mai questo tempo non sapete giudicarlo? E perché non giudicate da voi stessi ciò che è giusto? (Luca 12, 54-57) Al di là delle strutture e dei processi specifici, il modello delineato è il motore unificante che tiene in vita il mondo della globalizzazione economico-finanziaria, costituendo un potente meccanismo di esclusione. Mirando alla massimizzazione del successo egoistico dei soggetti (dotati di potenzialità di azione al suo interno), tale mondo si è costruito un sistema di controlli e di regolazioni "autoreferenziali", capaci soltanto di misurare successi, insuccessi, vincoli, opportunità e minacce, in funzione del suo scopo primario. Essendo indifferente alle esigenze di qualsiasi oggettiva "alterità", tale sistema non dispone di alcun riferimento, che lo spinga verso il soddisfacimento di aspettative e di bisogni "esterni" in quanto tali: siano essi umani, o ambientali in generale. Man mano che si estende e si rafforza la mondializzazione, l'economia "produttiva" tende a rafforzare i "consumi" di certe linee privilegiate di beni e servizi, che sono congeniali ai suoi paradigmi di successo; ma avendo l'economia finanziaria mostrato una sua capacità di "valorizzazione" di dimensioni mai prima viste, il divario tra la produzione di valore fruibile e la concretizzazione di valore di mercato cresce di giorno in giorno (solo il 2% delle transazioni finanziarie sono relative alla valorizzazione di beni o servizi fruibili, mentre il 98% è risultato di azioni speculative)). Su tali premesse si fonda quel meccanismo di esclusione cui si è accennato, che, a questo punto, può essere considerato una proiezione strutturale del modello etico. Da questo processo si genera l'espulsione, da parte delle strutture economiche dominanti, di bisogni umani ed ambientali dei quali si disinteressa, compreso quel bisogno umano primario, di partecipazione ai processi economici, che si concretizza con il lavoro. Nella ricerca delle sue ottimizzazioni, infatti, il sistema ha trovato estremamente vantaggioso trasformare tecnologicamente i processi economico-produttivi in modo da utilizzare in misura sempre più ridotta, o sempre meno costosa, il lavoro umano. Come si è rappresentato nello schema, possiamo considerare come luogo di addensamento di bisogni insoddisfatti e di capacità lavorative bruciate, un'area del mondo attuale caratterizzata dalla marginalità rispetto alla globalizzazione. Questa area comprende non solo interi territori di sottosviluppo nel cosiddetto Terzo mondo (i quali peraltro sono sempre più diffusamente invasi dai processi economico-finanziari globalizzanti), ma, in misura crescente, aree socio-economiche immerse nel mondo occidentale, caratterizzate da spinte crescenti verso l'esclusione a motivo della marginalità economico-finanziaria del loro potenziale di valore (aree di "economia locale", che spesso rappresentano il luogo di memorie storiche, culturali, ambientali, agro-alimentari, ecc., di grandissima valenza socio-umana ed ecologica). Queste aree rappresentano globalmente una percentuale altissima, non solo della popolazione mondiale, ma pure del "valore potenziale umano" disponibile, anche se assoggettato a formidabili pressioni di emarginazione e di pauperizzazione (il sistema globale prevede di assicurare nel prossimo futuro solo al 20% della popolazione mondiale - pari ad 1,5 miliardi di persone - lo status pieno di consumatori partecipanti al mercato globale. L'80% sarà costituito da consumatori scarsi o nulli, con tre miliardi di quasi-consumo, ed un miliardo e mezzo di esclusi). In particolare occorre ricordare che sia la struttura aziendale e burocratico-manageriale del sistema economico-finanziario, che la sua dimensione sovranazionale, mettono in crisi non solo i poteri di controllo degli Stati nazionali sull'economia, ma anche i sistemi di regolazione e di partecipazione democratica a disposizione dei loro cittadini.
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