Per geologi e paleontologi il termine Piacenziano
è universalmente riferito ad un piano del Pliocene compreso tra
3,5 e 1,8 milioni di anni fa, piano di cui in provincia di Piacenza
sono evidenziati i vari strati sedimentari. Calanchi e affioramenti dispersi
nel verde sono ora diventati una Riserva naturale regionale, protetta e
valorizzata come Memoria della Terra (dichiarazione internazionale di Digne,
1991).
In questo ambito la Riserva si affianca al Parco regionale fluviale dello Stirone, già attivo da alcuni anni (ultimamente ha varato una nuova sede con museo a Scipione Ponte-Salsomaggiore) e che ha nelle G.E.V. una componente importante per la vigilanza. Da parte nostra non vogliamo sostituirci agli organi preposti per la gestione dell'informazione su queste zone, compito in cui i vari enti sono affiancati da associazioni specializzate nel settore, (Uf. Turistico di Castell'Arquato 0523/803091 per visite guidate) ma offrire a chi frequenta il nostro sito l'occasione di conoscere tutte le realtà che fanno parte del patrimonio naturale che abbiamo giurato di proteggere. Approfittando quindi di una cartina tratta da un depliant della Regione vi faremo partecipare mediante immagini ad un giretto in alcune zone della Riserva. Un consiglio: per gli interessati alle stratificazioni geologiche ed ai reperti fossili il periodo invernale è il più adatto in quanto la vegetazione spoglia non maschera i calanchi. Per chi invece è interessato all'aspetto naturalistico in generale consigliamo la tarda primavera. Importante: ricordate che i fossili sono un bene statale e che è pertanto vietato prelevarli, specie scavando e danneggiando gli strati. Se pensate di aver rinvenuto qualcosa di particolare (non dimentichiamo che i reperti più importanti custoditi nel museo di Castell'Arquato sono stati trovati da privati) rivolgetevi al museo stesso o a qualunque rappresentante delle forze dell'ordine sia reperibile al momento. A proposito del museo geologico citato, una visita è d'obbligo!
La chiesetta di Sariano presso cui si diparte la carraia che porta al rio. La nostra escursione ha avuto luogo il giorno dell' Epifania 2000, ieri rispetto all'immissione sul sito.Il tempo era buono ma abbiamo trovato ghiaccio e fango sul percorso. Per le immagini abbiamo utilizzato una fotocamera digitale che ci ha consentito il passaggio in diretta delle foto. Veduta della vallata del Rosello. Il sentiero se il Rio non fosse percorribile passa attraverso un gruppo di case coloniche. Se non si è accompagnati da guide chiedere il permesso ai residenti che non lo negheranno certo. Primo calanco che si incontra sulla destra della carraia.La vegetazione
se pur sfoltita ultimamente è invasiva. Notevole lo strato di argilla
azzurra
Primi reperti interessanti questi conglomerati di fossili pietrificati di cui è visibile parte del guscio e serie di impronte.
Secondo calanco di notevoli dimensioni, piuttosto alto sul corso del ruscello preenta caratteristiche analoghe al primo. Scalpellatura di fossili operata da pochi giorni. Il concetto di Riserva e di divieto di raccolta avranno bisogno di tempo (e verbali...) per entrare nella testa della gente. Altro fossile presente sul greto. Il corso del Rio , specie dopo le piogge che dilavano le scarpate, offre numerose occasioni di incontri con questi reperti. La scarsa visibilità ed il clima rigido ci consigliano di finire la breve visita al Rio Rosello. Contiamo di passare vicino alla stazione n.°2 della Riserva, proseguendo verso Gropparello e deviando poi a sinistra verso Mirandola. Calanco di Mirandola, visibile dalla strada e la cui base è raggiungibile con una carraia. Una precauzione da tener ben presente nella visita ai calanchi, specialmente a quelli più scoscesi, è quella di stare attenti alla caduta di materiali dall'alto e, nel pediodo estivo, alla presenza di vipere. Proprio al primo apparire lungo la strada di Mirandola del grande calanco
di Badagnano abbiamo avuto la sgradita sorpresa di un incontro con
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