Un mio racconto

 

Vi propongo uno dei miei primi racconti, scritto credo intorno al '93, "Questo strano strano mondo". Forse lo troverete un po' noioso ed ermetico, ma in quel periodo non era mia intenzione scrivere qualcosa facilmente comprensibile e che si prestasse anche ad un livello di lettura semplice, sulla stessa linea della mia frase in latino. Oppure cliccando qui potete tornare alla home page

Questo strano strano mondo@

Ormai era trascorso molto tempo da quando era morto mio padre. Chissà poi se era davvero morto o se soltanto viaggiamo su strade destinate a non incontrarsi mai. Quanto tempo era trascorso dall'ultima volta che lo avevo visto? Erano passati giorni, mesi, anni, o soltanto poche ore? Chissà se anche in questo strano mondo passa il tempo, chissà se esiste o non un perenne mutamento? Come posso dirlo, non conosco nessuno, non ho mai parlato con nessuno e non ho mai sentito nessuno e ne mai potrò farlo. Infatti in questo strano mondo tutto ciò che esiste sembra confuso poiché in questo strano mondo siamo sempre immersi in una penombra continua tanto che non è possibile distinguere bene un'immagine. O sono forse i miei occhi che vedono male? Come posso dirlo? Non posso distinguere le cose toccandole, poiché quando cerco di prendere qualcosa il qualcosa immancabilmente mi sfugge o forse semplicemente mi evita forse pensando che, semplicemente non l'ho vista. Infatti quando noi andiamo incontro un qualcosa, questi come può pensare che io voglio scontrarmici? Non è logico. Sicuramente i qualcosa si comportano così: una volta uno si è scansato a pochi passi da me. Ma non esistono solo qualcosa simili a me, esistono anche altre cose. Ad esempio io cammino, sempre che mi stia spostando, non saprei da quanto tempo, se esiste il tempo, su una stretta viuzza, delimitata da due alti muri : uno a destra e uno a sinistra. Gli cammino incontro, ma non solo non lo raggiungo mai, ma neppure mi allontano dal muro opposto. Allora sono io che mi muovo molto lentamente rispetto alla piccola strada, o la strada sembra piccola, ma non lo è, o ancora è tutta un'apparenza e non esistono né strada né mura? A volte o cercato di parlare ai qualcosa che incontravo, ma nessuno mi ha mai risposto. Ma non lo hanno fatto perché non mi hanno capito, ascoltato, sentito, o semplicemente, non mi volevano rispondere? Non lo so. Per saperlo dovrei distinguerli in faccia, invece non li vedo, non distinguo chiaramente la loro faccia e non riesco a capire quello che pensano. Certo potrei essere io che non sento o non capisco la risposta e non riesco a distinguere le loro labbra. Certo potremmo capirci tramite dei segnali, ma tutto appare confuso e senza dubbio il segnale apparirebbe diverso. Qui tutti vedono diversamente da come dovrebbero. Qui puoi comunicare solo con il padre e per poco tempo, un tempo infinito finché sie con lui, infimo quando lo hai perso. Quale sia il suo destino dopo questo momento non lo so e non credo lo saprò. Tutto questo durerà fino ad un certo momento, come mi diceva, sempre che sia esistito realmente. Infatti ho perso il mio padre da molto tempo o forse da poco, non lo so, ma comunque non saprei dire se è realmente esistito o è solo un'invenzione di una mente solitaria. Infatti, al contrario di tutte le altre figure, i qualcosa che vedo e con cui non comunico, mio padre non l'ho mai visto. Fra tutto quello che appresi da lui ricordo questa frase "Questo è il mondo in cui non si realizza ciò che desideriamo, ma ciò che non desideriamo, sempre che sia indispensabile". Così se ho fame e desidero cibo, non lo trovo, quindi mi viene sete e trovo del cibo. Niente arriva quando lo vuoi tu, ma solo quando ne hai bisogno e non lo vuoi. Così quando hai molta fame, ti trovi tra le mani un bel libro, poiché hai bisogno di sapere. Apri il libro, cerchi di leggerlo, ma non basta la luce, ma oramai sei incuriosito, vuoi sapere, ed al posto del libro trovi un cosciotto di pollo. In questo modo vivono solo le persone che hanno imparato l'Arte del Non-Desiderio.

" Adesso, nel modo più veloce possibile, ti insegnerò l'Arte del Non-Desiderio, ma non desiderarla finché non l'avrai imparata". Io sono riuscito a non-desiderarla e così sono riuscito ad apprendere molte cose. Ad esempio non bisogna pensare che libri, polli, non esistano e arrivino dal nulla, esistono sempre, ma vediamo solo ciò che non desideriamo, perché non si può realmente vedere ciò che si desidera. Mentre non esiste ciò di cui non abbiamo bisogno, proprio per il fatto che non abbiamo bisogno (se esistesse ne avremmo bisogno).

All'inizio, ricordate, pensavo a mio padre, e questo perché sono venuto a sapere di non conoscere appieno l'arte del non-desiderio, come mio padre mi aveva detto, e quindi ho desiderato conoscerla e l'ho persa per sempre. Da allora ho sempre avuto fame e non ho mai trovato del cibo; ho cercato il sapere e non ho mai trovato un libro. Così soffro la fame, prima invece soffrivo solo di solitudine (infatti desideravo scacciarla). Così sto sperimentando l'ultimo insegnamento di mio padre : prendere tutta la legna che trovo. Trovarla, non capisco bene come, la trovo, ma perché la devo prendere non lo capisco. Io ho preso tante cose prima(non so se anni, mesi, giorni, ore o minuti fa) e non le ho mai utilizzate, poiché non le ho più trovate nelle mie tasche. Allora perché devo prendere la legna? Non lo so e lo saprò mai finché vorrò saperlo. Intanto la strada si fa più faticosa ed io vivo sempre peggio, tormentato da desideri continui. Prima desideravo soltanto scoprire la vera natura di questo mondo, superare la solitudine, adesso desidero la morte, ma non la ottengo, poiché la desidero. E continuo a soffrire. Comunque so che tutti che non conoscono o conoscono appieno possono arrivare alla luce . Forse quindi la legna serve per ottenere la luce, per accendere un fuoco.

Mi metto quindi a raccogliere ramoscelli, scegliendo fra tutti quelli più secchi, desiderando la luce. Purtroppo non riesco a trovare un modo per accendere un fuoco, lo cerco, anche se non lo vorrei cercare, desidero la luce e ottengo un buio maggiore, ma continuo a raccogliere legna. Non credo di aver cambiato mai sentiero, ma ora non trovo più i qualcosa né vedo le alte mura. Penso di aver camminato poiché il sentiero prima era in pianura, adesso è in salita. Con il tempo mi accorgo che con l'aumentare del buio il sentiero si restringe, le mura sono, non so come, certo che sono scomparse e ai lati del sentiero adesso ci sono dei baratri. Il sentiero è una piccola striscia di terra ormai. Il buio è quasi totale.

Sto sempre peggio, il buio è totale e non posso più trovare legna, ma, quel che è peggio, non riesco a trovare neppure quella che ho raccolto. Fino a poco fa(non so quanto poco) era lì, la toccavo, adesso non c'è più. Il sentiero è finito e un terzo baratro si è aperto dietro di me e davanti a me ce n'è un quarto. Cerco di buttarmici, ma il sentiero o quel che ne è rimasto, mi segue ed è impossibile anticiparlo.

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Non mi ricordo più perché sono su questo sasso, né come ci sia arrivato, mi sembra che la mia mente si sia svuotata, ormai da tempo immemorabile cerco solo la morte.

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Non mi ricordo perché da tempo immemorabile cerco la morte, ma ho deciso di smettere, non mi ricordo più neppure cosa sia...Improvvisamente non sono più su quel sasso, sono in un luogo bellissimo e illuminato. Tutto è chiaro e limpido. Chissà come sono arrivato qui, perché sono arrivato qui? Un tale inizia a corrermi incontro, mi salta addosso, mi scanso e lo evito per un pelo. Quello riparte come se nulla fosse successo, potrebbe almeno scusarsi. Cammino tranquillamente per le belle strade di questo strano mondo popolato da pazzi che cercano di afferrarti, ti chiedono chi sei, io gli rispondo e quelli si arrabbiano perché non gli hai risposto.

Se volete inviare un vostro commento è sempre ben accetto.

 

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