O per meglio dire... vita Non c'è nessun buon motivo, né alcuna teoria sufficientemente supportata dall'esperienza, né filosofia, né religione che riesca a dare un senso alla nostra esistenza. Non c'è nessun sistema, nessuna equazione, nessun algoritmo calcolabile che consenta di decidere cosa fare della nostra vita. Mai nessuno, né uomo né macchina, potrà cambiare qualcosa di noi o influenzare direttamente le nostre scelte. Eppure, nella nostra breve esistenza abbiamo ascoltato i nostri genitori, i nostri parenti, gli amici, i professori... Molti hanno avuto cura della nostra educazione, molti si sono dati pena per noi, molti hanno ricevuto la nostra fiducia, alcuni meritatamente e altri no, e molti hanno riposto in noi la propria, a volte l'abbiamo meritata e a volte no. Ma di tutto ciò che abbiamo sentito, di tutto quello che abbiamo ricevuto, nessuno ha potuto avere il controllo, nemmeno noi. Alcuni degli eventi dei quali siamo stati partecipi, alcune delle cose che ci sono state dette, qualcosa di ciò a cui abbiamo assistito in qualche modo è rimasta dentro di noi, ha colpito i nostri sensi, suscitato i nostri sentimenti. A volte pensiamo che il merito o la colpa sia da attribuire a qualcuno o a qualcosa in particolare, spesso lo chiamiamo Dio e altrettanto spesso ci illudiamo di essere noi stessi. Tutti vorrebbero insegnarci qualcosa, e prima o poi anche a noi verrà questa idea bizzarra, ma in pochi vogliono mostrare di avere ancora qualcosa da imparare. Non è ben noto il motivo di un tale flusso a senso unico, ma pare evidente che ci siano persone indubbiamente più colte e più sapienti di noi, dalle quali spontaneamente sgorgano copiosi e limpidi gli insegnamenti e le dottrine. Molti discepoli ne seguono l'esempio e molti proseliti il pensiero, e altre scuole nascono e nuove idee si diffondono. Ci sono persone che si affidano a queste idee e persone che invece non vi credono affatto, e ancora persone che si interrogano sulla propria vita e persone che non pensano di avere qualcosa su cui interrogarsi o che non ne trovano il tempo. Ma pur fermandosi a guardare e ad osservare il mondo e a domandarsi il perché delle cose, niente di ciò che riusciamo a vedere, nessuna delle cose che ci sembra di scoprire, nessuna delle risposte che riusciamo a dare per placare il nostro desiderio di apprendere e di conoscere è sufficiente a riprendere il cammino. Ed ogni tanto ci fermiamo di nuovo, di nuovo ci interroghiamo e poi ripartiamo, e sempre ci sembra di aver finito, che non c'è più nulla che dobbiamo chiederci, ed ogni volta ci fermiamo con più dubbi di prima. Non so se sia meglio dubitare o avere fiducia, sognare o avere i piedi per terra, essere colto oppure ignorante... ma non so nemmeno se domani avrò appetito o vorrò digiunare. Ci sono troppe cose che non so, ma quello che mi tormenta di più è che molte di queste non le saprò mai, nonostante tutti i miei sforzi. Sono contento, però, di riuscire ancora a meravigliarmi delle cose, nel bene e nel male, e altrettanto vorrei poter dire di tutti. [ PPEscher - Estate '99 ] |