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Tassì
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Affari
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Scritto nel Gennaio 1980, rivisto nel Dicembre 1995

Tassì

La vita dei tassisti è una vita monotona.

Erano le sette e mezza di sera e la piazza della Stazione cominciava già a riempirsi di ogni specie di barboni e vagabondi, quando la portiera posteriore si aprì e un tizio tutto imbabuccato si infilò nel taxi senza dire una parola.

«Dove?»

Sono un duro io, mica come quelle sottilette di tassisti con il sorriso stampato sul grugno che ti lisciano il cliente come ti sale in macchina.

«Su Aldebaran IV, per favore.»
«Come, scusi?»
«Aldebaran, Aldebaran IV.»
«Oh. Certo, certo...»

Con tutti i tassisti che ci sono in questo schifo di città, proprio a me doveva capitare un pazzo freddoloso!

«Guardi che è una corsa extracomunale, verrà a costare il doppio, c'è la sovrattassa, e poi, se mi dovessero beccare fuori orario... sa, con la stradale io non voglio aver guai. Insomma...»

«Scusi, ma sulla portiera c'è o non c'è scritto Ovunque & Comunque?»

«Beh, sì, certo. Quello è il nostro motto...» - tra parentesi il tassì è mio e non ho soci, ma nostro suona molto meglio che mio - « però...»

«Ed allora mi porti su Aldebaran IV! Guardi che ho fretta. Sono stato invitato alla festa del complegiorno di Sua Eccellenza il Vicesegretario della Confederazione dei Pianeti Riuniti e non posso assolutamente arrivare in ritardo!»

«Vorrà dire compleanno!»

«No, no, complegiorno. Su Aldebaran IV i giorni durano circa due dei vostri anni medi, ovviamente. Non si preoccupi del prezzo, purchè si parta.»

Non stetti ad insistere sul perchè di quell'ovviamente, ma cercai di guadagnare un altro po' di tempo. Alle otto meno un quarto mi finiva il turno. Dovevo solo reggere un'altro po', e poi lo avrei scaricato dicendo che non era assolutamente possibile portare un passeggero fuori orario, pena il ritiro della licenza. In fondo è la verità, no?

«Ecco... Vede, non credo di avere abbastanza autonomia, il viaggio è lungo...»
«Il motore è davanti?»
«Sì, ma...»
«Apra il cofano.»

Aprìi il cofano. Quello scese e si chinò sul motore armeggiando. Al buio per giunta!

«Ehi! Ma cosa sta facendo?» - gridai. Nessuno poteva armeggiare impunemente con il mio tassì. Stavo per scendere quando mi ricordai che non bisogna mai contrariare un pazzo. Finora non si era mostrato pericoloso, ma non si sa mai... Per giunta si era messo davanti alla macchina e di dietro c'era un muretto ed una siepe molto alta. Morale della favola: ero in trappola! In ogni caso aveva già chiuso il cofano, e non poteva aver combinato troppi danni in così pochi secondi, senza considerare il fatto che io, modestamente, sono un mago con i motori. Non ci avrei messo molto a rimettere tutto a posto. Ah, che pazienza che bisogna avere!

«Ecco fatto.» - disse, rientrando nella macchina.

«Fatto cosa?» - replicai preoccupato.

«Beh, ho semplicemente eliminato la propulsione chimica e deformato la bobina in modo che sia in grado di curvare le linee spazio-massa-temporali così da generare un campo autonomo ed autorigenerante ad azione gravito-inerziale.»

«Eh?»
«Ora non ci sono più problemi di autonomia o velocità. Si sbrighi che sono in ritardo!»
«Uh?»

Non vorrei che pensaste che il mio quoziente di intelligenza sia decisamente sotto la media. Innanzi tutto ho il diploma liceale, ed inoltre mi sono letto tutta la Storia d'Italia nella versione a fumetti. Ho una certa cultura, sapete? Ma ditemi voi cosa avrei dovuto rispondere!

Accesi il motore. Al più non avrebbe funzionato. Se poi fosse partito regolarmente, avrei portato quel tizio dritto dritto al Manicomio Centrale.

«Partenza!» - dissi, proprio come fanno nei film di fantascienza che danno al cinema dietro casa mia. Se quel tizio voleva giocare al Piccolo Spaziale, per me andava bene. Naturalmente gli avrei fatto pagare la corsa prima di farlo scendere al Manicomio. Gli affari sono affari, che diamine! E poi, pazzo o non pazzo, le corse si pagano, soprattutto quelle fuori orario!

«Viaaaa!» - gridai premendo l'acceleratore a tavoletta. Non per niente i colleghi mi chiamano Il Gomma.

Bè, vi dirò... Non mi sono mai piaciute le Montagne Russe. Forse non avrei dovuto mangiare quelle due uova a colazione, sbattute per giunta, o forse non avrei dovuto proprio fare il tassista.

«Guardi che sta andando nella direzione sbagliata. Di qua si va per Sirio!»

«Come? Sirio? A sì, certo, Sirio, ma vede, io, ecco... sa... Aldebaran non è una corsa molto richiesta e poi... Come si guida questo cosoooo!!!»

«Se non lo sa lei che è il tassista! Comunque non ho apportato alcun cambiamento al quadro comandi. Può guidarlo come al solito, il suo coso!»

«Ehm... Giro a destra?»

«Dann... Con tutti i tassisti che ci sono nella Galassia, proprio a me doveva capitare un imbranato di prima grandezza come Lei?»

Avrei voluto dirgli che era esattamente quello che mi stavo chiedendo anch'io da più di mezz'ora, ma in quel momento avevo qualche problema nel convincere il mio cervello che quello che avevo in gola non era lo stomaco, ma solo un residuo del panino che avevo preso al bar un'ora prima, il quale, mostrando una saggezza insolita per un panino al salame, voleva a tutti i costi scendere da quella trappola volante a forma di tassì. Alla fine, dopo esser finalmente riuscito a convincere, non senza un certo sforzo, il panino a non abbandonarmi nel momento del pericolo, allacciai la cintura di sicurezza e, grazie alle fin troppo solerti ma precise indicazioni del mio passeggero, ci dirigemmo alla volta di Aldebaran IV.

Non sto a raccontarvi il viaggio che, tra l'altro, durò solo un'ora. Comunque alla fine atterrammo sani e salvi su Aldebaran IV tutti e tre: il mio cliente, io ed il panino, oramai rassegnatosi.

«Ed ora, come faccio a tornare indietro?» - domandai timidamente.

«Segua la stessa strada, no!» - rispose sbuffando in modo fin troppo evidente. - «Quanto le devo?»

«Dunque... 67.000 come da tassametro, più la notturna, l'extracomunale... E poi c'è il ritorno. Guardi, facciamo 250.000 tonde tonde e non ne parliamo più, va bene?»

«Ecco buon uomo, tenga il resto.» - mi disse, passandomi una decina di rettangolini di plastica rosa con dei buffi disegni sopra.

«E questa che roba è? Guardi che non può mica pagare con delle fiche del Casinò. Fuori i soldi, altrimenti chiamo la Polizia!» - ci mancava solo che non potesse pagarmi la corsa. E poi non mi piace che mi si chiami buon uomo!

«Ma sta scherzando? Quelli sono Crediti Galattici. Li può cambiare in qualunque banca della Confederazione in quello che vuole. Non mi faccia perdere altro tempo, che sono già fin troppo in ritardo.»

Dovete sapere che fare il tassista è un mestiere difficile. Bisogna essere svegli ed avere intuito. Fatto sta che presi i soldi, o quello che erano, e borbottai un grazie. Purtroppo era venerdì, e fino a lunedì non è possibile cambiare valuta straniera perchè le banche sono chiuse il fine settimana. Comunque non avevo nessuna intenzione di rimanere lì. Così, dato che da buon tassista ho un ottima memoria per i percorsi fatti anche solo una volta, accesi il motore e mi accinsi a ripartire.

«Scusi, va su Sol III?»
«Sol che?»
«Sol III, G0 739/3, Terra, Xyon 3, Gea...»
«Oh. Ma certo, sì, sì...salga prego. Sa, il nostro motto è Ovunque & Comunque.»

Bè, prima o poi dovevo pure ingrandirmi, no? Non potevo mica rimanere a marcire per sempre su quel piccolo pianeta periferico!

Comunque credetemi: la vita del tassista è proprio monotona.


Dario de Judicibus © 1997-2004
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