X-files a Rimini (una storia vera)
 
 
 
 
 
 
 
 
 

… con un sospiro leggero

Il vento iniziò a soffiare improvvisamente dal mare; uno stormo di gabbiani impazziti ed urlanti … piombò  sulla spiaggia sparendo poi verso l’interno  tra le sagome razionaliste degli alberghi.
Sollevò istintivamente la testa, ma i suoi pensieri proseguirono come sempre; ne aveva viste troppe in settant’anni per stupirsi ancora di fronte a qualcosa.
Il suo occhio esperto di marinaio spaziò su tutto l’orizzonte in cerca di qualcosa di anomalo che avesse potuto spaventare così quelle bestie; ma tutto era tranquillo, l’adriatico era una tavola, il vento era scomparso ed un’altra afosa giornata di inizio estate volgeva al termine, come la corsa del sole alle sue spalle.
‘Me li sarò sognati’ pensò allora, e facendosi forza si sdraiò barcollante sul lettino, sperando che non venisse il bagnino a cacciarlo via … fu allora che gli parve di vedere con la coda dell’occhio quella ‘cosa’ … che sfrecciava la nel cielo.
Era stanco … i lettini diventavano ogni anno più pesanti … i turisti più cattivi … le donne più giovani … ed il vino meno buono; nessuno gli avrebbe creduto, nessuno ascoltava mai quello che diceva … nessuno prendeva sul serio  Bob … Bob il matto.
Chiuse gli occhi e non ci pensò più, non pensò più a niente.
 
 

gonna rossa

Era stata Un’ora di sonno tormentata per me.
Il dormire insano  tra le sette e le otto di sera … con la paura di non svegliarsi in tempo … come se ci fosse un tempo giusto per fare  qualcosa.
E’ questa; la paura di non svegliarsi più o peggio ancora di svegliarsi nel cuore della notte senza sapere dove sono … senza più il sonno e senza più sogni.
In tempo comunque per una serata, apparentemente come tutte le altre.
Mi sono sempre guardato troppo allo specchio.
Ho iniziato a sentirmi vecchio prima che fosse il mio corpo a ricordarmelo … credo tutto sia iniziato con quell’operazione chirurgica  la scorsa primavera; ero stato in sala operatoria già altre volte da piccolo e non mi aveva fatto mai nessun effetto.
L’ospedale allora era come una strana vacanza  ed anzi provavo  un morboso piacere nel vedere tutte quelle persone … infermiere … dottori… parenti… che si prendevano cura di me.
Quando mi fecero la prima iniezione mi sentii solo leggermente stordito … ero cosciente … e mi prese il panico … ‘ma loro sanno che sono sveglio? … o  inizieranno a tagliarmi ... ed io non avrò neanche abbastanza forza per urlare…!?’
Mi rendevo conto che tutto quello che ero ... tutti i miei pensieri le miei gioie le mie angosce ... le mie estati passate e le speranze per quelle future … era intrappolato in quei settanta chili  di carne, ossa e liquidi vari; nelle mani degli  uomini in verde  che mi sorridevano (o almeno così mi sembrava ),  attraverso una nebbia di movimenti rallentati,  rimbombi ritmici e mascherine bianche.
Non ho mai avuto paura di morire ... fino a poco tempo fa.
Gente … gente d’estate … gente di Rimini … gente che non conoscevo  o che conoscevo troppo bene per accennare ad un saluto.
Ci passavo in mezzo ed era come se io non esistessi … non sapevo se odiarli od amarli … mi sembrava di sentire cosa pensavano … come si annoiavano … mi sembra di essere come loro.
Un martedì afoso e profumato a poche decine di metri dalla massa neutra ed asettica del mare … a fare le stesse cose che facevano tutti gli altri… cioè a non far niente … stavo lì con un bicchiere in mano a guardare impossibili entità con lunghe gambe abbronzate …  e sopportavo la vista  di quelle patetiche parodie delle motociclette, tutte cromature e pelle.
Improvvisamente due occhi stupendi e lontani mi si materializzarono davanti, ma fu solo la visione di un attimo … come una pubblicità subliminale inserita tra due fotogrammi della mia vita … subito scomparve per lasciare nuovamente posto  alla scena della notte che respirava calda ed annoiata, l’umida aria di luglio.
Poi Giuda, il responsabile incaricato della doppio malto accanto alla mia, cominciò a parlare di LEI  meccanicamente come se leggesse un copione scritto da altri.
Era come … in trance (diciamo così…) farfugliava ed io non riuscivo ad afferrare bene tutto quello che diceva:
 ‘ …la…conosco … cassiera….. banca ….San … Marino …..’
poi parlava di animali mi pare (?):
 ‘… cavalli … scommesse … Cesena ...‘
ed infine qualcosa come:
 ‘ … gran BIGA !!!’  …  ‘gran RIGA !! … ’.
chissà cosa voleva dire !?.
Il primo avvistamento avvenne ad una certa distanza , l’immagine della sua figura  sfuocata (complice anche la mia miopia) si perdeva gradatamente sullo sfondo tremolante di vapori caldi e tutto quello che riuscii di percepire, fu una gonna rossa ed dei lunghissimi capelli scuri.
Giuda come se ormai sentisse di aver portato a termine la sua opera di messaggero si rifiutava  di fare da intermediario … di presentarmela insomma e sparì nella notte.
La mia timidezza faceva il resto.
Certo  se io fossi stato bello,  sarebbe stato tutto più semplice … ma non si può cambiare mezzo a corsa iniziata, quindi tanto vale stringere i denti, tenere il motore su di giri e far finta di non sentire quel preoccupante rumorino sferragliante che aumenta sempre di intensità.
E comunque lei  se ne stava anche andando.
Balzai sul mio cinquantino che si accese quasi subito … una strana e nuova luce  mi si materializzò davanti, una luce che formava un cerchio … sentii che dovevo fare un giro di rotonda prima di proseguire.
Ed infatti la vidi  mentre stava per salire in macchina, con le sue amiche.
Da questo punto in poi il ricordo si fa più vago e le diverse versioni riportate dai presenti all’evento si discostano in molti particolari.
Un po’ come durante gli avvistamenti di Oggetti Volanti Non Identificati ogni testimone ha un ricordo leggermente diverso dei fatti e questo dipende, da una serie di fattori; quali il livello culturale del soggetto (in particolare la sua conoscenza di argomenti scientifici e tecnologici), lo stato emotivo al momento dell’avvistamento ed eventuali alterazioni psicofisiche dovute all’uso di droghe, farmaci o caraffe di albana.
Inoltre particolari condizioni ambientali  possono far variare anche di parecchio la percezione soprattutto visiva dell’evento da parte di testimoni situati in punti di osservazione diversi; ad esempio uno stesso oggetto può essere percepito come discoidale o sigariforme da due distinti testimoni; od ancora un semplice fenomeno naturale in particolari condizioni climatiche può essere scambiato per qualcosa di inspiegabile.
Secondo alcuni compimmo svariati giri di rotonda prima di dirigerci al veicolo in fase di sparcheggio … altri testimoni sostengono invece che puntammo direttamente al punto del contatto abbandonando i nostri motorini che nel frattempo si spensero apparentemente senza motivo.
L’interferenza su apparecchiature elettriche (come radio e televisioni) e lo spegnimento dei motori è un  fenomeno rilevato in parecchi casi di avvistamenti UFO … il circuito elettrico si interrompe ed il motore si spegne all’improvviso (i diesel ovviamente no);  il soggetto si sente come attratto da una forza misteriosa verso il veicolo alieno e le sue occupanti.
Talvolta questo è anche causa di pericolosi tamponamenti a catena sul lungomare e voci ben informate sostengono che la Polizia Municipale abbia aperto un X-file segretissimo sull’argomento.
Riguardo al veicolo … c’è chi sostiene fosse una Golf quarta serie … chi una Corsa … un testimone ha addirittura parlato di un Sulky a tre ruote ma tale testimonianza non è stata presa in considerazione considerando la quantità consumazioni usufruite dal soggetto nelle ore precedenti.
La targa è quasi certo fosse sammarinese ma qualcuno ha addirittura parlato di Pesaro (e questo discorderebbe con l’ipotesi della  golf ultimo tipo dal momento che l’uscita di questo modello è successiva all’entrata in vigore delle targhe senza provincia).
La testimonianza isolata di una targa neozelandese non ha trovato alcun riscontro.
Il colore dell’oggetto varia a seconda dei testimoni, dal bianco al ‘fumo di Londra metallizzato’ attraverso tutte le gradazioni di grigio … (e sicuramente non era verde fluorescente e lampeggiante ad intermittenze regolari di cinque secondi …).
I cosiddetti incontri ravvicinati del terzo tipo sono quelli in cui i testimoni sostengono di aver visto le occupanti del veicolo alieno e di aver comunicato con loro.
Il fenomeno del ‘contattismo’ è argomento di vivace dibattito da ormai cinquant’anni tra gli ufologi di tutto il mondo; alcuni individui sostengono addirittura di essere saliti a bordo dei veicoli e di aver ricevuto dagli alieni ‘messaggi’ da diffondere a tutta l’umanità, solitamente messaggi di pace e di buon senso … più raramente appuntamenti per la sera successiva.
Ancora, altri testimoni che apparentemente non ricordavano nulla , se sottoposti ad ipnosi regressiva raccontano storie incredibili di analisi mediche con l’intrusione di sonde e l’asportazione di tessuti effettuate da alieni in camice verde e misteriose infermiere in minigonna con le orecchie a punta (?!).
Infine testimoni particolarmente fantasiosi sostengono di aver fatto del sesso con le occupanti dei veicoli ... ma non esistono prove concrete in merito (…alcolizzato!) .
Il contatto avvenne sul lato a mare della rotonda di Marina Centro; sul luogo non ci sono dubbi; un’analisi successiva del sito ha rivelato  la presenza di quattro  fori circolari sull’asfalto del diametro di quattro centimetri e profondità di circa due, disposti ai vertici di un quadrato di 2 metri di lato.
L’asfalto attorno a questi fori è risultato carbonizzato e vetrificato come se fosse stato sottoposto a temperature ben più alte di quelle riscontrabili in una pur calda estate romagnola.
I segni lasciati dal ‘carrello’  di un misterioso veicolo alieno? … fantasie? … forse sì.
I motorini come già detto si fermarono a pochi metri dal misterioso oggetto …
Una strana luce azzurrognola proveniva dall’interno (più o meno da sopra il cruscotto) ed un suono intermittente e regolare mi martellava i timpani … Boomp! Boomp! Boomp! Boomp! Boomp! Boomp! Boomp!
LEI era lì in controluce ne vedevo solo i contorni; (sul numero delle altre occupanti del veicolo ci sono parecchi dubbi); ebbi subito la netta sensazione che in qualche modo LEI fosse il capo.
Sentivo che il momento era topico … forse era la prima volta che un rappresentante della mia specie si trovava faccia a faccia con una di loro o forse incontri come questo avvengono da millenni …
Tutto questo e molto altro mi attraversava la mente in quel momento, come una lista di dati che scorre a velocità stratosferica su un monitor senza che io potessi comprenderne il significato...
Gli altri testimoni presenti con me all’evento hanno descritto sensazioni analoghe ... ma io sentivo di essere il prescelto … sentivo che tra me e LEI c’era un contatto, un’interfaccia privilegiata … io … proprio io… scelto in   rappresentanza di tutti i miei simili … non potevo capire allora cosa mi stava succedendo ma una strana sensazione di leggerezza e di compiutezza lentamente mi saliva dallo stomaco su su su fino al cervello.
Poi un lampo un  flash violentissimo mi scosse … risvegliandomi  dal mio torpore ... ed io pensai ‘è stato un sogno ed ora è tutto svanito …’.
Invece no LEI era ancora la, davanti a me ... ed ora riuscivo a distinguerne meglio le fattezze ed i particolari.
Il suo aspetto era umanoide (molto … umanoide!), era alta circa un metro e settanta, aveva una lunga capigliatura liscia di una tonalità tra il nero e il blu cobalto ed Il volto era una via di mezzo tra Liv Tyler , Wonder Woman ed una mia vecchia amica di Bergamo
Indossava una strana uniforme (o tuta di volo) composta da una sorta di telo rosso che le copriva le lunghe ed affusolate gambe fino all’altezza del ginocchio, mentre il busto e le braccia erano coperte da un maglia attillata simile a quella indossata dai protagonisti di Star Trek (prima serie) di colore bianco, che le metteva in risalto grosse protuberanze più o meno all’altezza del distintivo.
Ai piedi indossava calzature nere rialzate ed in mano aveva un misterioso marchingegno nero con una serie di luci che guardava continuamente e su cui le sue dita affusolate scorrevano nervosamente come alla ricerca di qualcosa.
Non sapendo se potesse comprendere la mia lingua … alzai la mano destra  in segno di saluto e di pace … lei inizialmente parve non comprendere … alzò il sopracciglio sinistro e mi guardò senza emettere alcun suono; quindi provai a porgerle il palmo della mano con le dita divaricate tra il medio e l’anulare dicendo ‘nano … nano … mi chiamo Cristian …’.
Lei la strinse … un po’ schifata ed incredibilmente … iniziammo a parlare … in Italiano.
Sicuramente questo fu possibile grazie ad un qualche apparecchio traduttore frutto di una tecnologia a noi sconosciuta; ed in effetti la sua voce soave aveva un qualcosa di metallico … di artificiale.
Probabilmente loro ci studiano e ci osservano da anni, da millenni forse … e da più di un secolo noi stessi lanciamo nello spazio onde radio e segnali televisivi quindi non è poi così sorprendente che conoscano la nostra lingua.
C’è anche chi sostiene che le nostre specie abbiano un origine comune e parla di tentativi di ibridazione tra noi e loro …ma è una cosa che non è mai stata provata.
Poi si sa, si tende sempre un pò ad esagerare in queste cose … magari uno ci ha solo preso un caffè e poi racconta che ha fatto chissà cosa.
Io dissi ‘… sono un amico di Giuda … il messaggero … ti conosce perché è cliente della banca dove lavori … Giuda … quello moro coi capelli lunghi … cioè veramente non si chiama proprio Giuda … è un soprannome …’.
Non riesco a ricordare quello che lei mi disse in seguito (o se mi disse qualcosa) e non so neanche quanto durò il contatto;  probabilmente ‘loro’ non volevano che io ricordassi …
Ad un certo punto l’apparecchio nelle sue mani prese a lampeggiare e ad emettere un suono acuto; successivamente sentii una voce ... possente … maschile … che le diceva qualcosa in una lingua sconosciuta … probabilmente era il comandante della missione esplorativa che le dava qualche nuova direttiva.
Quindi il veicolo alle loro spalle riprese ad emettere una forte luce azzurrognola che le attrasse all’interno (un raggio trasportatore?) ed un boato udito (si seppe in seguito) fino al porto, sconquassò tutta l’area circostante.
L’oggetto discoidale si allontanò portandosi via le sue misteriose occupanti e compiendo strane traiettorie a zig-zag, scomparve dietro ad un  veicolo più grande di forma sigariforme.
Il grosso ‘leviatano’ aveva una fila di luci sul fianco simili a finestrini, due sinistre antenne sul dorso ed un misterioso ideogramma sulla parte anteriore, (in alto) raffigurante due barrette verticali (un po’ come due ‘uno’ affiancati) probabilmente si trattava dell’astronave madre; schizzo lontano con un’accelerazione improvvisa e non vedemmo più niente .
Rimanemmo lì … senza parole… una brezza nuova e sottile soffiava dal mare … il buco temporale si richiuse ...  il mondo ed il traffico che sembrava essersi fermato ricominciò a scorrere imperterrito  come se niente fosse successo… e forse è proprio così che è andata.
Una voce impastata di birra giunse dalle mie spalle ’… ma ti sei fatto dare il numero di telefono ?…almeno’.
 
 
 
 
 
 

autore:

Cristian Rossi

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