Rosso di sera
Mosse inaspettate del rosso personaggio si allargavano sulla rarefatta nebbia
che circondava la collina su cui era avvenuto il delitto, ora lo stato mentale
di ogni essere di passaggio per quelle lande ne sarebbe rimasto intriso, come
il terreno del sangue, lasciando una sensazione di nausea dolciastra che forse
avrebbe portato molti alla vicina locanda per bere della birra.
L'oste un ometto abbastanza rubicondo e vivace con lunghe basette bianche,
sempre incline a farsi un goccio ancora, non sapeva piu' dove ficcare quella
gente, non riusciva a capire da dove potesse essere sbucata, sembrava che un
voragine si fosse aperta in qualche verde prato dei dintorni e dalle viscere
della terra ne fossero sbucati dei tipi di ogni razza e costume, infatti non
s'era mai vista nello stesso luogo folla piu' eterogenea di quella, e fatto
curioso, ognuno di questi non era esattamente identificabile, ma richiamava
qualcosa, c'era chi aveva l'aspetto del turco, chi del pirata, un'altro
sembrava un prete altri dei cacciatori, pero' c'era sempre piu' di un
particolare che non permetteva di assegnare definitivamente una precisa
categoria.
L'oste provo' con piu' d'uno a fare domande sul luogo di provenienza o sulla
professione, ma le risposte che ricevette erano del tipo:
"mah, mi son de la casa" , "vengo da li'", "son partito da qua' tre giorni fa",
"vado e vengo, son sempre qu", " lavoro nel tempo", "lavo le mani da un sacco
di tempo, e' tradizione di famiglia", "piu' che altro apro le porte chiuse",
"calpesto i campi al crepuscolo","sono uno strizzatore di panni sporchi";
lo buttarono in una confusione primordiale.
Inosservato entro' il rosso personaggio, con fare risoluto si diresse verso
l'oste presso il banco, chiese una stanza per dormire, l'oste lo accompagno'
su chiedendogli se desiderava qualcosa da bere o da mangiare, ma non ebbe
risposta.
Appena chiusa la porta della stanza rauchi profondi rumori iniziarono a
diffondersi nella locanda, dapprima impercettibilmente, poi sempre piu' forte,
l'unico che sembro' farci caso fu l'oste, mentre tutti gli avventori continua-
vano implacabilmente a bere scambiandosi occhiate e vaghi commenti sulla birra
o le condizioni del tempo.
All'oste quei suoni, misto tra un terremoto e del legno che scricchiolando si
spezza, sembrava scaturissero da ogni parete dal soffitto e dal pavimento, ma
in qualche modo nella sua testa si era fermato il ricordo dei capi di colore
rosso indossati dall'ultimo cliente, si stupi' di non averli notati prima,
quel colore gli stava martellando davanti agli occhi mentre il frastuono stava
diventando insopportabile, accasciatosi su una sedia chiuse gli occhi e li
riapri', quello che gli sembro' di vedere non aveva piu' niente a che fare
con cio' che apparteneva a qualunque cosa avesse visto immaginato o letto
nella sua vita, questo lo porto' ad un silenzio acutissimo ed immediato.
Alla mattina il rosso personaggio fece la sua comparsa nella sala deserta,
silenzio di ghiaccio, la porta era spalancata e da fuori filtrava un raggio di
sole, uno scintillio d'occhi e scomparve oltre.