R i v o l t a

 di
Carlo Guastalla



Un uomo rasato e nudo (U) tiene una donna riversa(D), con i capelli che le cadono in un catino pieno di fango. Le braccia vagano nello spazio, come non facessero parte di lei. Tutto il resto dei loro corpi è fermo. I volti inespressivi, parlano con voci espressive. Entrambi hanno gli occhi chiusi. Buio. Un personaggio vestito di scuro accende una luce.
Una voce registrata e inespressiva accompagna uno stanco risveglio. Il personaggio vestito di scuro forse muove le labbra sulle parole che si diffondono in sala. Controlla la posizione dei due. Dopo alcune battute, esce.
 

Voce registrata - Si vorrebbe dirlo a qualcuno. Come vedere l'altro. L'altro che sente qualcuno perchè la voce sa belare aperture e chiuse struggenti.
Una eclissi annuncia il distacco, l'avanzare dello spazio verso il corpo. Ogni soffocato angolo chiude il corpo adagiato nello spazio. Premuroso combacia al corpo il margine.
Poi non dimenticare l'occhio. La palpebra pesante cala giù priva di sostegno. Con dei cavi d'acciaio si potrebbe tenerla issata per guardare nel. Fuori di. La palpebra sollevata vedrebbe nel. Fuori di. Pareti che avanzano lente divengono cosce pance. Si acquattano nel. Fuori di. Essere nel. Fuori di.
Si vorrebbe dirlo.
Si vedrebbe uno girarsi attorno in circa dell'altro, girarsi attorno più veloce in cerca dell'altro. Trovarsi poi tra i denti solo un pezzo della propria coda. Sempre lo stesso morsicato pezzo di coda che si camuffa nell'altro. Un pezzo morsicato di coda.
Si vorrebbe dirlo senza colore. Ci vuole uno stile diretto, senza infioriture. Togliere. Togliere. Levare. No. Piuttosto togliere. Piuttosto togliere. Togliere.
Questo è l'ingombro meno sopportabile in cui confidare per essere nel. Fuori di. Essere nel. Fuori di.
Non dimenticare nemmeno le cadute. Dall'albero, che ondeggia per l'abbandono invernale. Così pesante. Così profondo. Così stanco.
Si vorrebbe dirlo senza parole, senza corpo. Solo con l'argano che alza dalla pupilla la palpebra che ripara l'occhio dallo spazio.
Si vorrebbe dirlo solo con cavi intrecciati a tubi di ferro. Solo con guaine e chiodi, ma senza la vita.
Braccia di una donna riversa agitano lo spazio. Cercano nel. Fuori di. Sono braccia di occhi aperti da argani che cigolano sotto lo sforzo.
Niente altro. Braccia. E occhi. Attorno c'è lo spazio che chiude i corpi nel. Fuori di.
La parola nuova di oggi è... essere nel. Fuori di.
Si vorrebbe essere nel. Fuori di.

 



 
 

--Uno stanco risveglio

U - Buongiorno.

D - Buongiorno.

U - Dormito bene?

D - Come al solito. Non so dove mettere le braccia. Mi si addormentano, e formicolano.
U - Ti amo.

D - Mi sveglio in piena notte e mi do grandi botte qui, così, ma non serve a nulla, anzi, va sempre peggio.

U - Ti si stanno anche sporcando i capelli, amore.

D - Ti andrebbe di tagliarmi le braccia?

U - Come?!

D - Tagliami le braccia, ti prego!

U - Non posso.

D - Perché?

U - Perché ti amo.

D - Tagliami le braccia.

U - ...

D - Da quanto tempo è che siamo in queste condizioni?

U - Non so.

D - Da quando non mi hai voluto lasciare.

U - Forse.

D - Lasciami ora.

--- una pausa

U - Dovrò chiamare Ursula perché ti lavi i capelli. Il fango sta salendo e se arriva al cuoio capelluto potrebbe darti del prurito. Io non voglio che ti accada nulla. Nulla di male.

D - E' per te che la fai venire?

U - Anche per me. Ma soprattutto per te, amore mio.

D (con una mano gli urta un braccio. Lo palpa) - Sei unto.

U - E' solo sudore.

D - Dovresti farti dare una pulita. Forse con una spugna.

U - Sei impagabile!

D - Sento la puzza. (una pausa) Se solo riuscissi a vederti?!

U - Non ti perdi nulla.

D - Ho un vago ricordo.

U - Non sono cambiato molto da allora. I capelli...

D - La prima volta che salisti su un palco...

U (la interrompe) - No. Questo no per favore. Concedimelo.

D - Non riuscisti a muoverti (ride forte)! Vorrei proprio vedere la tua espressione in questo momento.

U - Attonita.

D - Grazie.

U - L'ho detto per amore.

D - Che vuol dire?

U - Se non ti amassi non ti descriverei le mie espressioni.

D - Se non mi amassi...

U - Né ti terrei con me.

D(apre gli occhi) - per farne una parte di te.

U - Anche se fosse?

D - Da bambina... speravo nella libertà. Poi ho sperato nella rivoluzione, poi nella rivolta...

U - Hai di nuovo aperto gli occhi?

D - Vedo delle persone.

U - E' normale. Perché lo hai fatto?

D - Ogni tanto faccio uno sforzo. Cerco di tenermi in allenamento.

U - E' pericoloso.

D - Sono tutti rivoltati.

U - E che fanno?

D - Non lo so. Mi sono rimaste poche diottrie.

U - Per quello a cui serve.

D - "Quando ero bambina abitavo davanti a una raffineria di petrolio... Un caseggiato basso e una lunga ciminiera che di giorno inzaccherava il cielo di fumo e di notte fiammeggiava come una torcia squassata dal vento. tutto sapeva di petrolio, anche il pane e l'acqua: ma non per noi, per quelli che venivano da fuori... Noi mangiavamo petrolio, felici."

U - Ed ora hai i capelli nel fango.

D - Così va la vita. (Una pausa. Richiude gli occhi.) Ho richiuso gli occhi.

U - Brava. Sono orgoglioso di te.

D - Tanto ormai ho visto tutto quello che c'era da vedere.

U - Che te ne è sembrato?

D - Il solito.

U - Il solito cosa?

D - Il solito!

U - Mi hai convinto.

 D- C'era un uomo vestito di scuro.

U (apre improvviso gli occhi) - Dove?

D - Qui, sopra la mia testa.

U - (assesta nervosamente la presa, facendola sussultare e stringendola più forte) Dove?

D - Piano mi fai male.

U - (calmo) Dove sta?

D - Ho richiuso gli occhi, non me lo ricordo più.

U - Lo conoscevi?

D - No. (Una pausa) Mi faceva paura.

U - Perché?

D - Non lo so. (Una pausa) Era minaccioso. (Una pausa) E affascinante.

U - Ne sei innamorata?

D - Non essere ridicolo.

U (Una pausa in cui richiude lentamente gli occhi)     - Ti amo.

D - Come sei opprimente.

U - L'amore è opprimente.

D - Rimarremo ancora a lungo così avvinghiati?

U - Ursula!! Ursula!! (Una pausa) Ursula! (cerca di muovere la testa)

--- Entra un uomo vestito di scuro, Ursula, con una lunga sciarpa gialla di cui non si vede l’inizio.

U - Finalmente! Quando servi non ci sei mai.

D - Lasciala stare.

U - Lavale i capelli! (Ursula lascia a terra il lavoro a maglia ed esce).

D - Non devi trattarla come una serva.

U - La tratto per quello che è.

D - Se non fosse per lei puzzeremmo come due carogne.

U - Dici?

D - Tu veramente puzzi lo stesso da fare schifo.

--- Rientra Ursula, ha una bacinella piena d'acqua.

U - Eccoti. Sei arrivata.

--- Un silenzio. Ursula seduta sciacqua i capelli, che ricadono nel catino col fango.

U - Ursula, vedi per caso un uomo vestito di nero?

U - Guarda con attenzione. Tutti.

--- Ursula si alza, prende in una tasca una sigaretta, poi un accendino. Accende.

U - Dovrebbe avere una cravatta scura.

--- Ursula si siede, fuma e lavora a maglia.

U - E che questa sia l'ultima sigaretta!

D - Non essere ingiusto.

U - Non rompermi i coglioni! Questa è casa mia e qui si fa quello che dico io!

D (apre di nuovo gli occhi) - Come vorrei rivoltare questa mia vita insulsa.

U - La hai scelta tu.

D - Potermi ricordare di quando eravamo attori.

U - Falliti.

D - Poter toccare con queste mie mani vaganti qualcosa che non sia il tuo corpo.

U - Una volta non parlavi così.

D - Una volta non esiste più (Chiude gli occhi).

U - Ora semplicemente siamo la stessa persona. Un unico corpo con due cuori che si amano.

D (canta) - Io che non vivo più di un'ora senza te... come posso stare una vita senza te... (una breve pausa)

U (continua) - Sei mia...

D (lo interrompe) - NO!! No!

U - Fa così la canzone.

D - Ma si, fa così; ma che conta?! Che significa sei mia? Che c'entra sei mia?

U - Sei mia. Sei mia significa sei mia. Mia come te sei mia e come io sono tuo.

D - Ma dico con il resto della canzone.

U - E' una canzone d'amore...

D - Tutti ingannati da quel sei mia.

U - Quante stronzate.

---Un silenzio.

D - Siamo sempre stati così pesanti?

U - Così profondi?

D - Così stanchi.

U - Non lo so, non me lo ricordo. Credo di sì.

D - Ursula. Sono sempre stata in questa posizione o mi sono rivoltata qualche volta?

---Ursula si volta verso la donna riversa, lascia il lavoro a maglia, le prende una mano con una mano. Le mette la sigaretta accesa tra le dita, poi le carezza dolcemente la fronte. La donna riversa fuma. Ursula la bacia sulle labbra.

U - Ursula! Ti ho detto di non fumare qui dentro!

--- Ursula continua a carezzare la donna riversa, che continua a fumare.

D - E' la sua ultima sigaretta!(riapre lentamente gli occhi)

U - Come vuoi. Decidi sempre tu. L'amore mi ha reso un coniglio.

D - Lasciami andare.

U - Non ti capisco.

D - Lasciami (Getta a terra la sigaretta, che viene presa da Ursula che riprende a fumare. Con forza e difficoltà picchia sul petto e sulle braccia l’uomo rasato e nudo).

U - Pensi davvero che potrei farlo? Vorrei a volte, ma il mio amore è più forte della volontà. E poi anche tu hai bisogno di me. Senza me saresti perduta, senza il mio amore saresti morta.

D - (Improvvisamente calma) Vorrei esserlo davvero, da molto tempo.

U - Ursula, spegni quella sigaretta!

D - Fagliela fumare.

U - Come stanno le tue mani?

D - Stanche

U - Vuoi dormire?

D - Non servirebbe a nulla.

U - Forse domani potremmo...

D - (Lo interrompe. Tra i conati vomita le parole) Tutto il petrolio che ho ingoiato e respirato da bambina ha rivestito di catrame il mio stomaco e i miei polmoni. Una patina nera di pece ha foderato i miei occhi, ed il sangue stesso è diventato petrolio, cosicché il mio cuore col passare del tempo si è trasformato in un blocco lavico, che non pompa più la vita, ma solo la noia e l'inevitabilità della tua presenza.

U - Strana vita la tua.

D - (Di nuovo improvvisamente con voce normale) La nostra vorrai dire, la nostra.

U - La libertà, la rivoluzione. Poi ti si trovata con la faccia sporca di fango. strana rivolta la tua.

D - La nostra.

U - La nostra.

D - (Calma e stanca) Ed ora, all'improvviso, senza alcuna notifica ufficiale, senza essere stati messi al corrente di nulla, ci ritroviamo due vecchi in punto di morte, avvinghiati come due bambini impauriti da un temporale, a ricordare un passato lontano e offuscato dalla cecità dei nostri occhi, con tutto un pezzo di vita mancante nella nostra memoria: tutti i millenni trascorsi assieme.

--- Ursula passa la mano sul volto della donna riversa, chiudendole gli occhi. Le braccia lentamente si fermano.

D - Grazie, Ursula, grazie della buona notte. Sono stanca. Troppe parole. Troppi ricordi. Non me lo posso più permettere. Grazie Ursula. Grazie della buona notte.

--- Ursula si alza, va verso l'uomo rasato, gli avvolge la testa con un braccio, mentre con l'altra mano gli apre un occhio. Dentro c'è solo del bianco. Lascia la testa, che ricade come un sasso nella posizione originaria. Riavvolge il lavoro a maglia mentre esce. Spegne la luce.
 
 


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