Il Tridente
di Carlo Guastalla
 

Roberto, Stefano e Giuliano si svegliano ogni mattina intorno ai cinquant'anni. Succede loro da quando hanno smesso di giocare a calcio nella squadra della loro piccola città.
Ancora sono conosciutissimi e rispettati dalla maggior parte dei compaesani, ma una volta era un'altra cosa. Loro erano "il tridente"; era rinomato che se uno dei tre mancava gli altri due avrebbero giocato al di sotto delle loro possibilità; ma quando erano assieme non c'erano difese che tenessero. A quei tempi le loro giornate erano lunghe e piene di vita: si svegliavano a vent'anni e il loro sole tramontava a notte inoltrata senza che ne risentissero; anzi i loro fisici erano invidiati dai ragazzi e sognati dalle belle giovani del paese.
Ora Roberto, Stefano e Giuliano non riescono a svegliarsi prima dei cinquant'anni. Potrebbero essere ancora giovani, ma la loro giornata inizia con una mano tra i capelli bianchi. Alcuni in paese dicono che Stefano cominci ad essere malato di ricordi, dicono che il tempo di Stefano stia per essere ucciso dal passato, e sono tutti d'accordo nell'idea che i suoi due amici non reggeranno alla mancanza del centravanti. Moriranno insieme: una mattina non troppo lontana si sveglieranno così invecchiati da non riuscire ad alzarsi, e la loro giornata sarà così breve che non avranno tempo per viverla.

 
 
ñ back ñ
 
 
  1