Danio Manfredini
Al presente
In
scena c'è un uomo nel luogo bianco. Luogo istituzionale, richiamo di corridoi ospedalieri, istituti psichiatrici, sale da esecuzione capitale... E' un uomo diviso: una parte immobile, passiva, attraversa l'esistenza in uno stato di assenza, in balia del mondo dei suoi eventi senza ritrarsi, senza piangere e senza ridere. E' un manichino. L'altra parte è un uomo spaventato, attraversato dalle voci delle persone care, dalle immagini, resti di memoria acquarellati, bagaglio del passato sempre più vago ma presente. Ricorre il suo pensiero interiore, le sue inquietudini, quel dialogo interno ininterrotto che lo accompagna. Assume il comportamento, la voce, la postura degli uomini che gli sono rimasti impressi, specchi deformati di se stesso. Un labirinto di suggestioni gli vengono dal mondo contemporaneo, e di questi frammenti ritrova l'unità, nella composizione di un complesso mosaico. E' un altalenare tra un pensiero e l'altro, un ricordo e l'altro, uno stato d'animo e l'altro così come avviene nella solitudine, in quell'apparente immobilità, quando tutto dentro continua a muoversi, dal desiderio alla rassegnazione, dalla ribellione alla resa. E' un uomo invisibile braccato e colto nella sua intimità gettato sotto i riflettori. E' visibile a tutti. Palla da biliardo impazzita in cerca di amore. |
Testi e disegni estratti da Danio Manfredini, Al presente, Ed. Cadmo/Le vie dei festival, 1999