Giorni Felici
Roma, 1970, Teatro del Leopardo
Giorni Felici è qualcosa di diverso dalla vera e propria messa in scena del testo di Beckett: Remondi, seduto per terra, esegue la partitura verbale e gestuale di Winnie e Willie, mentre Caporossi, in cima ad una gradinata, manovrando una pala, preleva della breccia da un mucchio e la fa scendere un po' alla volta su di lui, attraverso un canale di ferro che corre lungo la parete. Il testo di Beckett si va ad inserire all'interno di una complessa performance, in cui convivono prestazioni di natura diversa. Da una parte e in toto affidato alla voce di Claudio Remondi che, instancabilmente, fa le sue battute di entrambi i personaggi, in una performance vocale che trasforma il dialogo in un monologo. Dall'altra va ad invadere lo spazio teatrale: scritto, nei mesi di preparazione, sulle pareti, sui pavimenti, sulle porte dei camerini, in tutti gli angoli del teatro, compone sulla parete di fondo della sala una gigantesca spirale, dove alcune frasi si allargano, si restringono, vengono ripetute ossessivamente e si dilata sul soffitto dove campeggia la scritta: "UN PORCO".