TEATRO VALDOCA - PARSIFAL nel crudele splendore del mondo
Regia e luci: Cesare Ronconi. Testo: Mariangela Gualtieri.


monologo del non so

io non so se l’amore sia una guerra o una tregua, non so se l’abbandono d’amore sia una legge che la vita cuce fino al ricamo finale.

io non so spiegarmi l’imperturbabilita

di dio, e non mi spiego di non udire

il suo grave lamento, il suo urlo di collera e d’amore, non so vederlo, dio, che sono in cecita

ma vorrei sentirlo almeno piangere

come piango io

guardando le facce indolorate,

guardando le facce con grave malattia terrestre,

io non so invocarlo né bestemmiarlo che e troppo nella sottrazione e troppo astratto per i miei chili umani.

io non so o forse non voglio

 

consegnarmi negli uffici del mondo,

e stare buono nelle sale d’aspetto della vita

io non so niente altro che la vita e molte nuvole intorno che

me la confondono me la confondono

io non so perché guardando l’acqua del mare mi salta al petto una gioia di figlio con la madre

non so se questa uscita mia in un secolo a caso, se questo essere qui a casaccio,

io non so spiegarmi questa malattia

all’attacco del mondo, non so guarire questa malattia che indolora e vorrei sistemare ogni cosa

io non ho capito e dovrei,

non ho capito il mondo della

 

vita, io non ho capito la legge sottostante e non ho da fare la consegna a questi eredi cuccioli che aspettano, che esigono da me l’aver capito.

io non so pur volendolo

con quella forza di cagna

che da il latte, non so soccorrervi nel vostro sbando, io non so farvi un canto della guarigione, io non so farvi da balsamo, non so mettervi nel coraggio essenziale, nello slancio, nel palpito.

io non so se la bellezza e questa accademia di centimetri, se la bellezza, la bellezza e questa decadenza di saltimbanchi,

e non mi spiego perché

mi trovo qui, in questo covo rivoltato

in questa fossa con gli orchi attuali

in questo lato barbarico della specie

io non so in quale mano

non mano o zampa di dio mi stanno

torchiando, e sottoponendo al duro

allenamento dei dolori terrestri.

io non so se la solitudine, se quello

strazio chiamato solitudine, se quell’andare via dei corpi cari, se quel restare soli dei vivi, io non so se quel lamento della

solitudine, se quel portarci via le facce, se quel loro sparire

di facce che avevamo dentro il respiro, non so se il dono sia questo portarci via le carezze, questa slacciatura.

e’ poco il poco che so e di questo

poco io chiedo perdono. io chiedo

perdono per quello che so, perdono io chiedo per tutto quello che so.

Mariangela Gualtieri

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Teatro Valdoca

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Ancora "Parsifal"

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