C H I O M A T E A T R O V A L D O C A
Chioma
è scritto per Gabriella Rusticali e per Cesare Ronconi che la ha diretta. Non
solo è scritto per loro ma è cresciuto insieme al loro lavoro, durante cinque
mesi di prove blindate. Non ho mai faticato tanto a comporre un testo; la
scrittura arrivava in abbondanza e con fluidità, ma la scena, dopo qualche
giorno di entusiasmo, sputava via pagine e pagine, come bocconi asprissimi.
Ci
sono stati anche giorni di noia in cui le parole ci rimbambivano, cadevano in
scena con la loro pesantezza colta o letteraria e imploravano nuova vita.
L'attrice cresceva sotto la direzione del regista e tutto di giorno in giorno
cambiava, confondendo i miei fogli e le mie piste.
Ho
anche pensato che la forma del monologo è fra tutte la più orfana, la più
infelice, come se il teatro volesse sempre essere movimentato da una tribù.
In
fine sono apparse tre lingue, come tre spade di fuoco, tutte e tre ben calzanti
con i colori dell'attrice, indispensabili per coprire l'intera sua gamma,
indispensabili per dare atleticità ad una parola affermativa.
La
prima lingua è lirica, la seconda equestre, la terza terrigna. Le espongo così,
separatamente. Se mai qualcuno vorrà rimettere in scena questa Chioma dovrà da
sé intrecciarle, fare la propria drammaturgia. Vi è poi un quarto registro
composto di soli esclamativi: ciascuno di essi va collocato a piacere.
Se
mai qualcuno vorrà qualche indicazione, sappia che chi ha scritto è entusiasta
di questa prima messa in scena e raccomanda se ne conservino i tratti: la
potente ambiguità fra maschile e femminile,
fra giovinezza e vecchiaia, fra contemporaneo e arcaico, fra purezza e lordura.
Tratti che il regista perseguiva e che la scena ci ha regalato, come luogo
vibrante in cui si ricevono doni e visioni in abbondanza.
Come
sempre ringrazio.
M.G.