GIUSEPPE MALAGODI
1890 -  1968
Pittore
 
 
 
  
Giuseppe Malagodi 
Note biografiche 
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Giuseppe Malagodi nacque a Cento (prov. di Ferrara) il 6 settembre 1890.  Il padre, Sebastiano, fu un abile operaio e artigiano, chiamato a Roma nel 1894 come capo-cantiere dei grandi restauri di Castel Sant'Angelo, decisi dal Governo Italiano alla fine del secolo per adeguare Roma alle sue nuove funzioni di capitale del Regno d'Italia. Direttore di quei restauri, che dettero al più grande monumento laico di Roma la forma che vediamo ancora oggi, fu il Generale Mariano Borgatti, grande esperto di architettura militare, anch'egli di Cento e amico della famiglia Malagodi. La madre di Giuseppe, chiamato da tutti familiarmente Peppino, si chiamava Elvira Formaglini, ed  era nipote dello scultore Stefano Galletti, anche lui centese, in quegli anni molto attivo, stimato e apprezzato a Roma, autore fra l'altro del grande monumento in bronzo a Cavour.  Per via del suo lavoro, il padre di Giuseppe, nei primi anni della permanenza a Roma, ebbe alloggio per sé e per la famiglia dentro Castel Sant'Angelo: una abitazione che lasciò un ricordo indelebile nella mente di Giuseppe Malagodi bambino.  Pochi anni più tardi la famiglia trovò alloggio nello stesso immobile dove lo zio Stefano Galletti aveva stabilito il suo studio, a Via Laurina. La famiglia Malagodi, anche lontana dalla sua città di origine, conservò dunque intorno a sé stretti legami con le sue origini centesi, e però poté anche immergersi ben presto nel vivo del tessuto sociale di Roma. 
Giuseppe Malagodi studiò disegno e pittura all'Istituto di Belle Arti in Via di Ripetta, dove si diplomò nel 1910. Due anni dopo il padre, Sebastiano, morì per una fulminea malattia, e Peppino, primogenito di cinque fratelli, dovette affrontare un durissimo periodo di responsabilità familiari; lavorò presso vari studi di architetti e di ingegneri; lavorò anche presso l'Ing. Aristide Leonori, che la Chiesa Cattolica avrebbe poi proclamato Beato. Durante gli anni della sua formazione Malagodi conobbe e frequentò critici d'arte, pittori e scultori dell'ambiente romano; fra gli altri, Broglio, Oppo, Pratella, Bartoli, Morbiducci, Trombadori, Tadolini. Fu curioso delle polemiche artistiche sviluppatesi intorno al Futurismo (Malagodi era presente alla famosa "Serata Futurista" al Teatro Costanzi del 21 febbraio 1913); fu assiduo lettore delle riviste che rinnovarono la cultura italiana nei primi decenni del secolo (a cominciare da "La Voce", "Lacerba","Valori Plastici", fino a "Dedalo", "Pan", e poi "La Ronda", "Solaria", ecc.). Il primo quadro che ci rimane di lui è del 1910, l'anno del suo diploma all'Istituto di Belle Arti, ed è una piccola "impressione" del loggione del Teatro Corea durante un concerto. Egli fu anche un grande appassionato di musica, e frequentò assiduamente i concerti. 
Il richiamo alle armi allo scoppio della Prima Guerra Mondiale fu forse l'esperienza capitale nella sua vita. Presso un suo nipote è custodita la vivace corrispondenza dal fronte di Giuseppe Malagodi con la madre. Fu assegnato all'Arma del Genio, che sull'Altipiano di Asiago aveva il compito di preparare le trincee delle prime linee. All'inizio della guerra aveva espresso idee interventiste, ma gli orrori e le crudeltà di cui fu testimone, i pericoli corsi da lui e dal suo fratello più giovane - Pietro, tenentino della classe del '99, che fu uno dei primi a passare il Piave - lo fecero reclinare in un atteggiamento riservato e a tratti malinconico. Per vivere, lavorò come disegnatore in una grande impresa edile; il suo studio di pittore fu al numero 48 di Via Margutta.  Ebbe non molti, ma affezionatissimi amici; fu legato al gruppo dei "Venticinque della Campagna Romana"; fra questi, ebbe un'amicizia fraterna con Anivitti, Aureli e Carosi. Studiò e amò moltissimo gli impressionisti francesi, Cézanne in primo luogo.  Amò molto Venezia, Chioggia, e la Campania, per i colori e le luci che vi trovava. Alcuni suoi paesaggi sono pregni di una malinconia realistica che fa pensare a qualche affinità con il coetaneo e conterraneo Morandi.   Dovunque andasse, la sua curiosità per la realtà dei colori e delle forme gli faceva trovare soggetti per la sua pittura: durante l'ultima guerra fu per due nevosi inverni nella Slovenia occupata, per seguire i lavori della società Immobiliare, e dipinse anche quei paesaggi stranieri.  Ma i soggetti più amati, negli anni della piena maturità, li trovò in Abruzzo e soprattutto nella campagna laziale. Per anni, tutte le volte che poteva, estate e inverno, girò in lungo e in largo per i paesi sparsi a qualche decina di chilometri a nord di Roma: paesi che in quegli anni - fra il '40 e il '60 - conservavano ancora, intatta, la grazia austera e semplice dell'Italia contadina laziale, etrusca e romana. Malagodi ha ritratto centinaia di volte gli interni di quelle case, che dai suoi quadri esprimono la loro semplice e disadorna armonia. L'attenzione del pittore, le sue pennellate più felici, si concentrano sui punti dove la luce, con i suoi giochi cromatici, mette in evidenza la bellezza dei particolari; e spesso questi sono resi e interpretati con un senso di  malinconica contemplazione.   La fotografia, di cui Malagodi fu esperto e appassionato fin dalla giovinezza, lo aiutò spesso per fissare certi momenti di luce e certi particolari delle pitture che iniziava all'aperto e che talvolta finiva nel suo studio di Via Margutta. Di Malagodi rimangono anche splendide fotografie; ritraggono spesso la vita e il lavoro dei contadini, i campi, gli animali. La pennellata di Malagodi è vigorosa e breve, talvolta con effetti divisionisti. Il tratto dei suoi disegni è sintetico e rapido, molto espressivo e realistico. Scene di vita contadina,  scorci delle vie dei paesi,  interni di osterie, paesaggi con campi coltivati, sono alcuni dei soggetti che Malagodi amò di più. Lavorò sempre moltissimo.  Alla sua morte, tuttavia, la figura e l'opera di Giuseppe Malagodi erano quasi sconosciute. Egli aveva partecipato a quasi  tutte le Esposizioni Quadriennali d'Arte di Roma, ma la sua prima mostra personale ebbe luogo solo nel gennaio 1954, presso  la nota galleria romana dei fratelli Antonio ed Ettore Russo. La vita di Giuseppe Malagodi si concluse a Roma nel giorno del suo settantottesimo compleanno, il 6 settembre 1968. Al momento della morte, nello studio di Via Margutta 48, Malagodi lasciò molti quadri, che qualche anno dopo furono acquisiti in grandissima parte dai galleristi Russo. Questi stamparono due volumi monografici; il primo fu curato da Silvano Giannelli in occasione di una mostra retrospettiva che nel 1971 girò, dopo Roma, in varie città italiane e fece così conoscere a molti, per la prima volta, l'arte di Malagodi (il catalogo di quella mostra fu presentato da Guglielmo Petroni); il secondo volume uscì nel 1974,  e fu curato da Franco Miele in occasione di una seconda mostra antologica.  Negli anni fra il '71 e il '74, in varie città d'Italia, ed anche nella città natale di Malagodi, Cento, si tennero mostre dei suoi quadri. Più recentemente, nel gennaio - febbraio '95, la Pinacoteca Civica della Città di Cento ha organizzato una grande mostra retrospettiva, ed ha pubblicato una accurata biografia ed un profilo critico del concittadino pittore. 
       Paolo Gonnelli 

Roma, 7 aprile 1998. 

 
 
GIUSEPPE MALAGODI 

 
Figure sulla neve in Slovenia, 1942 - olio su tela - cm 37x44 

 
Monte Velino a Tagliacozzo, 1940 - '50, fotografia 

 
Studio per un dipinto, disegno. 

 
AL COREA (Loggione del Teatro Corea), 1910 - olio su tavola - cm 18x25 

-Interno di osteria - olio su cartone - cm. 24x19

Neve a Tagliacozzo (L'Aquila), 1929 - olio su tela - cm. 40x50
 

La passeggiata, 1929 - olio su cartone telato - cm. 36x43

 Al circo, 1932 - olio su tela  - cm. 40x50

In refettorio - olio su tela - cm. 40x50, senza data

La sciarpa rossa, 1955 - olio su tavola - cm. 40x35

Interno con figure - olio su tela - cm. 100x120, senza data
Raccolta Giulio Bargellini - Pieve di Cento

Le sedie rosse, 1958 - olio su tavola -cm. 37x33

 
 
Giuseppe Malagodi 
Notes biografiche 
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 Giuseppe Malagodi birth to Cento 
 (prov. of Ferrara) the 6 september 1890. 
 the father, Sebastiano, was a skillful 
 laborer and craftsman, called to Rome in  1894 like head-yard of the great  restorations of Castel Sant' Angelo, decided from the Italian Government to the end of the century in order to adapt Rome to its new functions of capital of the Reign of Italy. Director of those 
 restorations, than wish to the greatest  lay monument than Rome the shape that we see still today, was General Mariano Borgatti, great expert of military architecture, anch' he of Hundreds and  friend of the Malagodi family. The mother of Giuseppe, called from all miliarly  Peppino, called Elvira Formaglini, ed was grandaughter of the scultore Stefano Galletti, also centese it, in those years much assets, estimated and appreciated to  Rome, author between the other of the  great monument in bronze to Cavour. For  via of its job, the father of Giuseppe, in the first years of the permanence to Rome,  had lodging for himself and the family within Castel Sant' Angelo: a room that  left a indelible memory in the mind of  Giuseppe Malagodi child. Little later  years the family found lodging in the same  piece of real estate where the uncle  Stefano Galletti had established its study,  to Via Laurina. The Malagodi family, also far from its city of origin, conserved  therefore around to himself tightened ties with its Cento origins, and but it could also immergersi very soon in the alive one of the social woven one of Roma. 
 Giuseppe Malagodi studied design and  painting to the Institute of Fine Arts in Via di Ripetta, where she graduated herself in 1910. Two years after the father, Sebastiano, flashing disease died for one, and Peppino, first-born of five siblings, had to face a hardest period of familiar responsibilities; it worked near several studies of architects and engineers; it worked also near the Ing. Aristide Leonori, than the Catholic Church it would then have proclamated Made happy.  During the years of its Malagodi  formation it knew and it attended art critics, painters and sculptors of the ambient Roman; between the others, Broglio, Oppo, Pratella,Bartoli,Morbiducci, Trombadori, Tadolini. It was curious of the developed artistic controversies around to the Futurism (Malagodi was present to  the famous " Futurist Evening " to the  Costanzi Theatre of 21 February 1913); he was assiduous reader of the reviews that  renewed the Italian culture in the first  decades of the century (to begin from " the Plastic Voice ", " Lacerba", " Values ", until " Dedalo ", " Pan ", and then "  the Patrol ", " Solaria ", etc). The first  picture that us remains of he is of 1910,  the year of its diploma to the Institute of Fine Arts, and is one small " impression "  of the gallery of the Korea Theatre during a concert. It was also a great fan of  music, and attended the concerts assiduously . The callback to the crews to the explosion  of the First World war was perhaps the vital experience in its life.Near a its grandson the lively correspondence from  the forehead of Giuseppe Malagodi with  the mother is guarded. It was assigned to  the Engineers, than on the Plateau of 
 Asiago it had the task to prepare the  trenches of the first lines. To the beginning of the war it had expressed interventiste ideas, but the horrors and the cruelties of which she was witness, the  dangers run from he and from its young brother - Peter, tenentino of the class of the ' 99, that it was one of first passing the Piave - made to recline in a classified and  at times melancholic attitude. For living,  great building enterprise worked like  designer in one; its study of painter was to number 48 of Via Margutta. Had not many, but most affectionate friends; it was  legacy to the group of the " Venticinque of  the Campaign Roman "; between these, it  had a friendship brotherly with Anivitti, Aureli and Carosi. It studied and it loved  very many the French impressionist, Cézanne in the first place. The evolution of its painting has one style nearly to crepuscular (in some works of the years between the ' 20 and the ' 30) to a language all turning to express the truth, rispecchia also one its complex cultural maturation. Also its stroke of the brush, tiny and analytics in the first pictures, becomes with the years fuller, often conun diagonal course continuous parallel and, influenced  from the great lesson of Cézanne. Malagodi love much Venice, Chioggia, and the Campania, for the colors and the lights that it found to you. Some its landscapes are saturated of realistic melancholy that ago to think next to some affinity with the contemporary and countyman Morandi. 
 Wherever it went, its curiosity for the truth of the colors and the shapes made to find subjects it for its painting: during the last war it was for two snowy ones inverni in the occupied Slovenia, in order to follow the jobs of the Real estate society, and painted also those landscapes foreign. But the loved subjects more, in the years  of the full maturity, it above all found them  in Abruzzi and in the Latium campaign. For  years, every time that it could, summer and winter, it turned far and wide for the countries scattered to some ten of kilometers to north of Rome: countries that in those years - between the ' 40 and the ' 60 - still conserved, intact, the austera and simple of Italy Latium peasant, Etruscan grace and Roman. Malagodi has portrait hundred of times the inner ones of those houses, than from its pictures they express their simple and unadorned harmony. The attention of the painter, its happier pennellate ones, is  concentrated on the points where the light, with its chromatic games, puts in evidence the beauty of the particular; and often these are rendered and interpreted with a melancholic sense of contemplation. the photography, of which Malagodi expert and end from the youth was gotten passionate, often helped it in order to fix sure moments of light and sure particular of paintings that it began to the open and that sometimes it ended in its study of Via Margutta. Of Malagodi they remain also splendid photographies; you represent often the life and the job of the peasants, the fields, the animals. The stroke of the brush one of Malagodi is vigorous and short, sometimes with pointillist effects. The section of its designs is synthetic and express, much expressive and realistic one. Scenes of life peasant, ends of the ways of the countries, inner of taverns, landscapes with cultivated fields, are some of the subjects that Malagodi loved more.  It always worked very hard. To its dead  women, however, the figure and the work of Giuseppe Malagodi nearly were  disowned. It had participated to almost all  the Four-year Exposures of Art of Rome, but its first personal extension had single place in January 1954, near the famous gallery Roman of the siblings Antonio and Ettore Russo. The life of Giuseppe Malagodi concluded to Rome in the day of its 78th birthday, the 6 september 1968. At the moment of the dead women, in the study of Via Margutta 48, Malagodi it left many pictures, than some year after they were acquired in greatest part from the gallery-man Russo. These printed two monographic volumes; a first one was cured from Silvano Giannelli in occasion of a retrospective extension that in 1971 turned, after Rome, in several Italian cities and introduced therefore to many, for before the time, the art of Malagodi (the catalogue of that extension was introduced from Guglielmo Petroni); according to volume it exited in 1974, and was cured from Frank Honey in occasion of a second extension anthological. In the years between the ' 71 and the ' 74, in several cities of Italy, and also in the native city of Malagodi, Hundreds, kept extensions of its pictures. More recently,  in January - February ' 95, the Civic  Pinacoteca of the City of Hundreds has  organized a great retrospettiva extension, and has published one taken care of 
 biography and a critical profile of the painter fellow-citizen. 
Paolo Gonnelli 

Roma, 7 aprile 1998 

 
 
 

Per informazioni: malagodi@geocities.com

 
 
.....Avevo 9 anni quando lo Zio Peppino morì..... 
adesso a distanza  di tanti anni, desidero dare un mio modesto contributo alla sua memoria, inserendo un breve scorcio delle sue opere sulla Grande Rete.......ricordandomi i brevi ma emozionanti momenti passati in sua compagnia al suo studio di via Margutta, mi ricordo ancora i primi e unici pastrocchi che iniziai a fare con i suoi colori e qualche suo pennello............e l'immagine di un grosso Pinocchio colorato, seduto stancamente su di una mensola..... 
e un piccolo quadretto di un dolcissimo asinello....... 
Massimo Cecchini - 12 Aprile 1998 
 9 years when the Uncle Peppino died..... now at a distance of many years, I wish to give to a my modest contribution to its memory, inserting a short end of its works on the Great Network...... ricordandomi short but moving the moments passed in its company to its study of via Margutta, me memory still the first and only ones daub that I began to make with its colors and some its paint-brush............ and  the image of a large colored Pinocchio, seated tired on one console..... and a  small small check of a sweet donkey 
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