An Homage to Christopher Brennan
(A few Translations into Italian)
 
Christopher Brennan's main works are not translated into Italian. Thanks to the hint and contribution by a today Australian poet, Phillip A. Ellis, this translation sounds as a modest homage to the renowned Australian poet of the past (1870-1932), with the hope that further and better ones will spread the echo of his original voice. Perhaps Italian readers will perceive some consonance with almost contemporary poets, as Giovanni Pascoli or Gabriele D'Annunzio. Such an eventuality might be a confirmation of an universal value, in Brennan's symbolist literary production. Especially, Brennan's own is a learned use of ancient Greek, Semitic and Celtic imagery. These symbols are employed in the sense of a panic and nostalgic, sometimes even transcendental, perception of Nature. Indeed, the result is not unfamiliar with a Mediterranean modern feeling. The few lyrics here translated are from Brennan's collected Poems 1913 (Sydney: G. B. Philip and Son, 1914; as a pertinent critical survey, cf. Kathie Barnes, The Higher Self in Christopher Brennan's Poems: Esotericism, Romanticism, Symbolism, Leiden: Brill, 2006).
 
* * *
 
Omaggio a Christopher Brennan
(alcune traduzioni in italiano)
 
Non risulta che le maggiori opere di Christopher Brennan siano state tradotte in italiano. Grazie ai collaborativi suggerimenti del poeta australiano Phillip A. Ellis, queste poche traduzioni intendono essere un modesto omaggio al noto poeta pure australiano (1870-1932), nella speranza che altre migliori e più estese seguiranno. Può darsi che in particolare il lettore italiano vi trovi qualche affinità con la poesia coeva di Pascoli o D'Annunzio. In effetti, ciò può suonare conferma di una valenza universale nell'opera simbolista di Brennan, salva restando l'originalità della sua voce letteraria. In particolare, essa si distingue per un sapiente utilizzo di antichi miti greci, semitici e celtici. Tali simboli sono impiegati in funzione di un sentimento della natura panico e nostalgico, a volte perfino trascendentale. Ciò non risulta affatto estraneo alla sensibilità di un'immaginazione mediterranea moderna. Le liriche qui liberamente tradotte sono tratte da: Ch. Brennan, Poems 1913 (G. B. Philip and Son, Sydney 1914; sul piano critico, cfr. Kathie Barnes, The Higher Self in Christopher Brennan's Poems: Esotericism, Romanticism, Symbolism, Brill, Leiden 2006).
 
Pino Blasone

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Thule

Trees

Funera Regum

MDCCCXCIII: A Prelude

Sweet silence after bells!

INDICE

Tule

Alberi

Funera Regum

MDCCCXCIII: un preludio

Dolce silenzio dopo un suono di campane


Thule
 
Where star-cold and the dread of space
in icy silence bind the main
I feel but vastness on my face,
I sit, a mere incurious brain,
 
under some outcast satellite,
some Thule of the universe,
upon the utter verge of night
frozen by some forgotten curse.
 
The ways are hidden from mine eyes
that brought me to this ghastly shore:
no embers in their depths arise
of suns I may have known of yore.
 
Somewhere I dream of tremulous flowers
and meadows fervent with appeal
far among fever'd human hours
whose pulses here I never feel:
 
that on my careless name afar
a voice is calling ever again
beneath some other wounded star
removed for ever from my ken:
 
vain fictions! silence fills my ear,
the deep my gaze: I reck of nought,
as I have sat for ages here,
concentred in my brooding thought.
 
* * *
 
Tule
 
Nel più gelido silenzio,
là dove il freddo siderale
e il terrore dello spazio
fanno da confine all'oceano,
faccia a faccia con l'immenso
io siedo con mente semplice
e aliena da ogni curiosità.
 
Sotto qualche satellite sperduto,
ultima Tule dell'universo, siedo
sul bordo della notte, raggelato
da qualche calamità dimenticata.
 
Nascoste ai miei occhi sono le vie
che mi hanno portato a questa riva
desolata, né da quelle profondità
sorgono braci di soli che io possa
aver conosciuto in un tempo passato.
 
Chissà dove, pur sogno tremuli fiori
in prati ferventi di ogni seduzione;
fuori dal tempo febbrile degli uomini,
qui io non posso più sentirlo pulsare.
 
Incurante del mio nome, quella voce
lontana insiste a chiamarmi ancora
sotto qualche stella ferita, rimossa
per sempre dalla mia comprensione.
 
Vane finzioni! Il silenzio riempie
le mie orecchie, e il mio sguardo
è ormai assorbito dalla profondità.
Né mi curo di nulla, tanto a lungo
sono stato seduto qui, così intento
a rimuginare il mio stesso pensiero.

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Trees
 
We sat entwined an hour or two together
(how long I know not underneath pine-trees
that rustled ever in the soft spring weather
stirr'd by the sole suggestion of the breeze):
 
we sat and dreamt that strange hour out together
fill'd with the sundering silence of the seas:
the trees moan'd for us in the tender weather
we found no word to speak beneath those trees
 
but listen'd wondering to their dreamy dirges
sunder'd even then in voiceless misery;
heard in their boughs the murmur of the surges
saw the far sky as curv'd above the sea.
 
That noon seem'd some forgotten afternoon,
cast out from Life, where Time might scarcely be:
our old love was but remember'd as some swoon;
sweet, I scarce thought of you nor you of me
 
but, lost in the vast, we watched the minutes halting
into the deep that sunders friend from friend;
spake not nor stirr'd but heard the murmurs wasting
into the silent distance without end:
 
so, whelm'd in that silence, seem'd to us as one
our hearts and all their desolate reverie,
the irresistible melancholy of the sun,
the irresistible sadness of the sea.
 
* * *
 
Alberi
 
Siamo stati seduti abbracciati per un'ora o due
(quanto a lungo non saprei dire sotto i pini
che stormivano nel tenero clima primaverile,
mossi appena e senza posa da una lieve brezza).
 
Sedevamo e sognavamo in quella strana ora insieme
all'aperto, riempita dal diverso silenzio dei mari,
e gli alberi si lamentavano per noi nel clima mite;
sotto quegli alberi non trovavamo parole per dire.
 
Ma ascoltavamo stupiti i loro canti trasognati
scindersi tristemente in una miseria senza voce
e udivamo fra i loro rami il mormorio dei flutti,
e vedevamo il cielo lontano come chinato sul mare.
 
Il mezzogiorno sembrava un pomeriggio dimenticato,
espulso dalla vita, dove il tempo esistesse a stento:
il nostro vecchio amore, come un ricordo di deliquio.
In tanta dolcezza, quasi l'uno non pensava all'altra.
 
Ma, persi in tale spazio, guardavamo i minuti esitare
nel profondo solco che va separando due anime amiche.
Non parlavamo né ci agitavamo, ma udivamo i mormorii
spegnersi dentro una distanza tacita e sconfinata.
 
Sommersi dal silenzio, a noi sembravano tutt'uno
i nostri cuori con la loro trasognata solitudine:
un tutt'uno con l'irresistibile malinconia del sole,
con l'altrettanto irresistibile tristezza del mare.

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Funera Regum
 
Autumn: the year breathes dully towards its death,
beside its dying sacrificial fire;
the dim world's middle-age of vain desire
is strangely troubled, waiting for the breath
that speaks the winter's welcome malison
to fix it in the unremembering sleep:
the silent woods brood o'er an anxious deep,
and in the faded sorrow of the sun,
I see my dreams' dead colours, one by one,
forth-conjur'd from their smouldering palaces,
fade slowly with the sigh of the passing year.
They wander not nor wring their hands nor weep,
discrown'd belated dreams! but in the drear
and lingering world we sit among the trees
and bow our heads as they, with frozen mouth,
looking, in ashen reverie, towards the clear
sad splendour of the winter of the far south.
 
* * *
 
Funera Regum
 
Autunno: il respiro sordo dell'anno
vicino alla fine, accanto a un funebre
rogo sacrificale; la scialba mezz'età
del mondo e di ogni vano desiderio
è un ben strano affanno, è l'attesa
di un soffio che annunci benvenuta
perfino la maledizione dell'inverno,
per fissarla in un sonno smemorato.
Tacito è il rimuginare dei boschi,
sopra qualche angosciata profondità.
E nella sfumata sofferenza del sole
vedo gli smorti colori dei miei sogni,
ad uno ad uno sortiti per incanto
da palazzi consumati dalle fiamme,
mentre essi svaniscono lentamente
col sospiro dell'anno che se ne va.
Non divagano più e nemmeno piangono,
né si stringono le mani, i miei sogni
tardivamente spodestati. Ma nel tetro
mondo indugiante sediamo fra gli alberi
e come loro recliniamo le nostre teste,
con labbra gelate, sogni a occhi aperti
color cenere. Guardiamo verso il triste
splendore di un inverno del remoto sud.

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MDCCCXCIII: A Prelude
 
Sweet days of breaking light,
or yet the shadowy might
and blaze of starry strife
possess'd my life;
 
sweet dawn of Beauty's day,
first hint and smiling play
of the compulsive force
that since my course
 
across the years obeys;
not tho' all earlier days
in me were buried, not
were ye forgot. --
 
The northern kingdom's dream,
prison'd in crystal gleam,
heard the pale flutes of spring,
her thin bells ring;
 
the tranced maiden's eyes
open'd, a far surmise,
and heaven and meadows grew
a tender blue
 
of petal-hearts that keep
thro' their dark winter-sleep
true memory of delight,
a hidden light.
 
Then by her well Romance
waiting the fabled chance
dream'd all the forest-scene
in shifting green;
 
and Melusina's gaze
lurk'd in the shadow'd glaze
of waters gliding still,
a witching ill;
 
or lost Undine wept
where the hid streamlet crept,
to the dusk murmuring low
her silvery woe.
 
Dim breaths in the dim shade
of the romantic glade
told of the timid pain
that hearken'd, fain,
 
how Beauty came to save
the prison'd life and wave
above the famish'd lands
her healing hands
 
(Beauty, in hidden ways
walking, a leafy maze
with magic odour dim,
far on life's rim;
 
Beauty, sweet pain to kiss,
Beauty, sharp pain to miss,
in sorrow or in joy
a dear annoy;
 
Beauty, with waiting years
that bind the fount of tears
well-won if once her light
shine, before night).
 
Then the shy heart of youth
dared know its weening sooth,
then first thy godhead, Sun,
it's life's light one,
 
what time the hour outroll'd
its banner's blazon'd gold
and all the honey'd time
rang rich with rhyme --
 
rhyme, and the liquid laugh
of girlish spring, to quaff
granted each heart, and shed
about each head
 
a sound of harping blown
and airs of elfin tone
and gipsy waifs of song,
a dancing throng.
 
The yellow meads of May
acclaim'd the louder lay,
more rapturously athirst
for that fierce burst
 
of Summer's clarioning,
what time his fulgent wing
should cleave the crystal spell
his hot eyes tell
 
each charm beneath the veil
his eager hands assail
and his red lips be prest
against her breast,
 
filling her every vein
with the diviner pain
of life beyond all dream
burning, supreme --
 
(O natural ecstasy!
O highest grace, to be,
in every pulse to know
the Sungod's glow!)
 
Thence the exulting strain
sped onward as a rain
of golden-linked notes
from unseen throats,
 
till the mad heart, adust,
of August's aching lust
to do her beauty wrong
broke, and the song;
 
and in her poppied fate
keen life, grown all too great,
illumed with grateful breath
the lips of death. --
 
But these deep fibres hold
the season's mortal gold,
by silent alchemy
of soul set free,
 
and woven in vision'd shower
as each most secret hour
sheds the continuing bliss
in song or kiss. --
 
O poets I have loved
when in my soul first moved
desire to breathe in one
love, song and sun,
 
your pages that I turn,
your jewelled phrases burn
richly behind a haze
of golden days. --
 
And, o, ye golden days,
tho' since on stranger ways,
to some undying war
the fatal star
 
of unseen Beauty draw
this soul, to occult law
obedient ever, not
are ye forgot.
 
* * *
 
MDCCCXCIII: un preludio
 
Dolci giorni di luce abbagliante
o anche qualche potere indistinto
e la fiamma di una stellare contesa,
tutto ciò ha posseduto la mia vita;
 
dolce alba di un giorno di bellezza,
prima suggestione e gioco sorridente
di una forza superiore cui da allora
il corso dei miei anni obbedisce;
 
non tutti quei giorni primitivi
sono stati in me poi seppelliti:
non del tutto vi ho dimenticati.
 
Il sogno di un regno del nord,
pur imprigionato in un riflesso
di cristallo, ha teso l'orecchio
ai flauti sommessi della primavera,
ai suoi suoni di leggeri campanelli.
 
Gli occhi di una vergine in trance
si sono schiusi su remote visioni,
ed i cieli ed i prati hanno nutrito
un tenero azzurro di fiori in boccio.
 
Attraverso il buio sonno invernale,
essi hanno serbato vivo il ricordo
di una vera gioia, una luce nascosta.
 
Allora attraverso la romantica attesa
di una favolosa occasione, la scena
dell'intera foresta si immergeva
nel sogno di un verde cangiante;
 
lo sguardo di Melusina era celato
nell'ombrosa superficie dell'acqua
che scorre cheta, stregato maleficio;
 
o qualche Ondina sperduta piangeva
dove si insinua un furtivo ruscello,
all'ora del crepuscolo mormorando
sottovoce la sua argentina pena.
 
Soffocati sussurri nella penombra
soffusa in qualche idillica radura
raccontavano di un timido dolore
a chi ascoltasse, di buon animo,
della Bellezza venuta in soccorso
di una vita prigioniera, mentre
sopra terre affamate lei stendeva
le sottili mani prodighe di cure
 
(camminando per occulti sentieri,
attraverso un labirinto di fogliame
odoroso di un lieve magico profumo,
la Bellezza si spinge lontano, fino
alla linea d'orizzonte della vita.
 
Bellezza, dolce pena da baciare,
un'acuta pena è la tua mancanza;
sia nel dispiacere sia nella gioia,
tu sei una ben cara inquietudine.
 
Bellezza, negli anni dell'attesa
che bordano la fonte delle lacrime
tu fosti vittoriosa, se una volta
prima di notte brillò la tua luce).
 
Allora in gioventù un cuore schivo
osò conoscere la sua pensosa quiete,
in quell'età quando il divino sole
è tutt'uno con la luce della vita.
 
Da quell'età le ore srotolavano
uno stendardo con stemma dorato,
mentre tutto un tempo di delizie
era generoso di canti e di rime.
 
Versi in rima, e il liquido riso
di una primavera fanciulla, questo
era dato sorseggiare a ogni cuore;
 
ciò che versava dentro ogni animo
suoni d'arpa e di strumenti a fiato
e arie musicali intonate da elfi
e canzoni vagabonde di zingari:
la festa di una folla danzante.
 
I prati tinti di giallo a maggio
levavano alti i loro lirici lamenti,
tanto più assetati quanto più fiero
il rapimento dell'estate prorompeva
in un coro prolungato di ottoni.
 
Quel tempo il cui fulgido volo
esso solo è in grado di fendere
questo incantesimo di cristallo,
i suoi occhi ardenti ci parlano
della seduzione dietro quel velo,
le mani si tendono nel desiderio
e le sue rosse labbra premono
infine contro il petto di lei.
 
Tutte le vene di lei si gonfiano
di una sofferenza che è presagio
della vita al di là di ogni sogno,
là dove il suo fuoco bruci supremo
 
(tale è l'estasi secondo natura,
la più elevata fra tutte le grazie:
quella di essere in ogni pulsazione,
conoscere il divino ardore del sole)!
 
Ma ecco che la melodia esultante
cresceva poi rapida di intensità,
simile a una pioggia di auree note
ovunque emesse da invisibili gole,
 
finché non cedeva un cuore pazzo,
riarso: la dolente brama d'agosto
di abusare della bellezza di lei,
e così si spegneva anche il canto;
 
in tal modo il rigoglio della vita,
una passione cresciuta a dismisura,
illuminava le labbra della morte
con il suo sospiro di gratitudine
in un trionfo fatale di papaveri.
 
Eppure nel profondo ciascuna fibra
ritiene l'oro della stagione mortale
per mezzo di una silenziosa alchimia
dell'anima che è nata alla libertà:
 
l'intreccio di una rete visionaria
durante le più segrete fra le ore
va profondendo una beata continuità,
tutta intessuta di baci e di canzoni.
 
O poeti, voi che io ho amato quando
dapprima si insinuò nella mia anima
il trasporto ad anelare in sintonia
con un solo amore fra canto e sole,
 
le vostre pagine che io ho sfogliato
e certe vostre frasi pari a gioielli
sono la vampa vivace, la quale arde
dentro la foschia di giorni dorati.
 
O voi giorni dorati, fin da quando
per sue strane vie la stella fatale
della Bellezza velata trae questa mia
anima verso qualche immortale contesa,
pur sempre obbedendo a leggi occulte:
no, mai voi siete stati dimenticati.

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Sweet silence after bells!
 
Sweet silence after bells!
deep in the enamour'd ear
soft incantation dwells.
 
Filling the rapt still sphere
a liquid crystal swims,
precarious yet clear.
 
Those metal quiring hymns
shaped ether so succinct:
a while, or it dislimns,
 
the silence, wanly prinkt
with forms of lingering notes,
inhabits, close. distinct;
 
and night, the angel, floats
on wings of blessing spread
o'er all the gather'd cotes
 
where meditation, wed
with love, in gold-lit cells,
absorbs the heaven that shed
 
sweet silence after bells.
 
* * *
 
Dolce silenzio dopo un suono di campane
 
Così dolce è il silenzio
dopo un suono di campane,
e nell'orecchio innamorato
dimora un tenero incanto!
 
Effimero eppure limpido,
esso è un liquido cristallo
che fluttua nella sua sfera
ancora colma di rapimento.
 
Quei cori o inni di metallo
hanno dato una forma all'etere,
la forma succinta di un momento
che sta lì lì per svanire...
 
Vanamente agghindato con forme
indugianti di note, il silenzio
pure vi abita prossimo, distinto.
 
E l'angelo della notte galleggia
su ali di una benedizione diffusa
sopra tutti quei raccolti nidi,
 
là dove la meditazione si sposa
con l'amore: in celle splendenti
d'oro, essa assorbe il cielo
che sparge il dolce silenzio
dopo un suono di campane.

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