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ADORNO ON THE WEB

La teoria estetica adorniana all'epoca di Internet


Come considerare oggi, al tempo di Internet, i "contenuti di verità" delle opere e il loro contenuto ideologico? In pratica che ne è oggi della teoria estetica adorniana? Se poniamo a confronto le categorie estetiche tradizionali con l'attuale esperienza artistica, vediamo che della dialettica negativa adorniana resta ben poco, ma può essere interessante riconsiderare la sua teoria estetica alla luce delle attuali esperienze estetiche in Internet.
Secondo Adorno l'istanza teorica e filosofica dell'estetica rinvia ad un progetto di teoria critica della società ovvero ad una critica dell'ideologia. L'estetica, pur restando filosofica, assume la critica dello statuto e della funzione dell'arte (e delle opere) all'interno della società; ma, diremo noi, oggi dov'è la società? Dov'è la relazione, il nesso, il collegamento tra arte e società oggi? Se tale legame non sussiste più è perché non esiste più nemmeno la società in quanto tale ovvero luogo dell'interazione politica e ideologica degli attori sociali individui o gruppi che siano. L'arte e la società sussistono esclusivamente come poli di un dibattito culturale privo di scopo. L'arte ha definitivamente rinunciato ad esprimere gli antagonismi sociali e la società ha definitivamente rinunciato ad esprimere i propri antagonismi ideologici.
Nella sua Teoria estetica (1971) Adorno afferma, in opposizione all'idealismo, che la forma [dell'opera] è contenuto sociale che definisce la temperatura dell'agire estetico. Attualmente qualsiasi agire politico od estetico è messa in scena, spettacolo anche nei suoi aspetti più schiettamente etici poiché la diffusione massima della comunicazione implica necessariamente la sua spettacolarizzazione e l'evanescenza del suo contenuto: la sua rappresentazione diviene immediatamente la sua parodia. Circa un decennio fa gli artisti si arresero a questo fenomeno apparentemente insormontabile ed irresistibile. Ad una prima reazione di auto - negazione che sancì la scomparsa della loro individualità (inespressionismo) reagirono con l'accettazione della spettacolarizzazione di se stessi e delle loro opere. Oggi siamo giunti alla totale soppressione della dialettica illuminista e della critica sociale nel simulacro: unica "ideologia" prontamente sublimatasi in ideografia ovvero rappresentazione eidetica del reale.
All'epoca della stesura della sua Teoria estetica, Adorno intendeva l'arte come un fatto meramente politico poiché tutto il reale era investito dall'ideologia. La sostanziale coincidenza di realtà e ideologia rendeva possibile una critica al sistema. Cercare all'interno del sistema il potenziale critico era la funzione svolta dalla dialettica negativa. Purtroppo tale prassi invece di favorire una presa di coscienza diffusa, ha finito con il generare sclerosi sociale ed è ormai soltanto patrimonio dei gruppi antagonisti. Tutto questo apparentemente non riguarda l'arte essa ha abbandonato definitivamente il progetto avanguardista mantenendo con la realtà relazioni constatative. Ciò nonostante l'ingresso di Internet nella sfera esperienziale quotidiana oltre che estetica e artistica sta rimettendo in questione ciò che sembrava una situazione ormai consolidata. Da un lato l'arte è entrata definitivamente nel circuito delle merci semiotiche e serve da veicolo ideologico al dominio nel contesto di una società ormai tecnocratica. Essa appare quale fulcro di autorevolezza e di senso al centro di un sistema di scambi economici che si fa garante della sua unicità; ma dall'altro lato, nel contesto ancora marginale di Internet, l'arte si oppone a questa forma di totalitarismo e rifiuta di assoggettarsi alla logica dello scambio economico divenendo spesso dissipazione di beni. In Internet l'arte può manifestarsi avanguardisticamente come protesta radicale contro ogni dominio. Ecco dunque riproporsi l'adorniana aporia insanabile dell'arte senza però avere alcuna possibilità di ricomporre il proprio dissidio interno.
Per Adorno la teoria dell'arte è una teoria dell'opera d'arte di cui solo un'analisi tecnica interna e radicale permette di far apparire quanto di solito sfugge al vaniloquio ermeneutico dei critici e cioè il contenuto di verità in quanto "cristallizzazione della storia nelle opere". Oggi una teoria dell'opera d'arte sarebbe auspicabile, ma ciò che andrebbe evidenziato è semmai il contenuto di senso in quanto cristallizzazione di un processo noetico contingente e transeunte. In pratica la ricerca filosofica della verità nell'opera d'arte è improponibile nella società dei simulacri e Internet non ha bisogno di verità, ma di trackers: apri - pista del senso. Proprio in Internet si manifestano appieno le istanze e i progetti artistici che furono delle avanguardie: net.art, hacktivism, ASCII art, arte del networking, sembrano ridare vigore alla critica sociale adorniana ponendosi come momenti ed eventi di attacco deliberato all'organizzazione mondiale dell'economia. Senza pretendere più di essere momento fondamentale ed autentico della scrittura della Storia, l'opera d'arte che utilizza il flusso comunicativo dell'interconnessione in rete riscopre il gusto dell'antagonismo culturale ed etico e si pone come momento critico della società.
Adorno considera l'opera d'arte come prodotto del lavoro sociale poiché essa nasce dall'empiria a cui rinuncia e da essa trae il proprio contenuto sicché ogni riflessione estetica che si fonda sull'attualità e inattualità del contenuto è falsa perché presuppone la differenziazione tra forma e contenuto, mentre l'opera è forma estetica e simultaneamente contenuto sociale sedimentato. "Gli irrisolti antagonismi nella realtà" afferma Adorno nella sua Teoria estetica, "ritornano nelle opere d'arte con problemi immanenti della loro forma". Indubbiamente tutto questo è vero ancora oggi e a maggior ragione se ci riferiamo alle opere d'arte riconosciute come tali dal sistema dell'arte. Antagoniste o meno le opere d'arte trovano nel sociale innumerevoli spunti di riflessione estetica, ma se prendiamo in considerazione le opere pensate e realizzate esclusivamente per Internet, ci accorgiamo che forma e contenuto si dissolvono in una più vasta e radicale manipolazione del senso e dei codici che lo trasmettono. I net - artisti non si accontentano di denunciare o di provocare o di manipolare, mirano immediatamente alla modificazione drastica della realtà con azioni di terrorismo culturale, di hackeraggio e di plagio: la forma estetica si dissolve nel contenuto etico.
Vi sono sul Web altre forme d'arte espressamente pensate per Internet non interessate alla connettività radicale bensì all'interattività tra opera e fruitore. In questo caso l'identità di forma estetica e contenuto sociale deve necessariamente confrontarsi con le istanze psicologiche del soggetto fruitore conoscendo così un ulteriore approfondimento o parcellizzazione del senso. L'opera d'arte interattiva non nega, anzi, esalta la propria componente estetica superando le generalizzazioni ideologiche del sociale e puntando direttamente all'emotività psicologica dell'individuo. La sua forma si riempie dei contenuti del soggetto e la parcellizzazione del senso, fondendosi con l'intenzione dell'opera, offre simultaneamente forma e momento di riflessione critica. Nella sua Teoria estetica Adorno polemizza con i residui della critica idealista ancora presenti nella società degli anni Sessanta e Settanta ed imputa ad Hegel la responsabilità di aver confuso le categorie estetiche proponendo una stretta correlazione tra contenuto, materiale e soggetto. Hegelianamente il contenuto dell'opera si identifica con il soggetto dell'opera stessa e la sua forma vciene condizionata dal materiale usato. Adorno rivela invece come l'opera, non potendo ridursi ad una mimesi del reale, nega qualsiasi concordanza assiomatica e libera di fatto il contenuto (che è sempre critica sociale) dalle altre categorie estetiche. Oggi l'arte in rete è fondamentalmente senza corpo, è solo immagine, flusso di informazioni. L'assiomatica hegeliana non ha più rilevanza, ma al contempo nemmeno la critica adorniana. Giustificata negli anni Settanta, oggi può rivestire al massimo il ruolo di monito.

 

Piero Deggiovanni

 

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