ÈGO (di alberto zanchetta)

 

- in quanto coscienza e conoscenza delle contingenze (l'arte) - accentuata rubrica per chi non esalta se stesso (l'uomo) ma solo "l'altro da sé" (l'artista), di chi ama o ambisce a ricondurre e subordinare a sé ogni cosa (ars vivendi); organizzate nel modo più coerente: (eccentriche) ipotesi e (inusitate) soluzioni di/per interviste che esaltino l' "IO artistico" anziché quello (del) critico - sdefinito-spersonalizzato in stereotipi, cliché, modelli standard non dissimili da banalissimi deja vu, rivisitazioni/citazioni precedenti/altrui, da calzare a pennello… "su misura" degli interlocutori!

 

 

 

01: GUNTER SOLO
> l'intervista come cut-up di tante altre; ovvero la riproposizione di "luoghi (quasi) comuni" conformi ad artisti diversi dai casi specifici.

 

Personalmente, ritengo importante cogliere le radici di un'artista cercando di ricostruire, fin dove è possibile, il terreno in cui affondano. Direi di cominciare, quindi, dalla tua formazione giovanile. Che genere di libri, di materiali creativi circolavano all'epoca della tua adolescenza? Quali erano i tuoi contatti con il mondo dell'arte e della letteratura?
[Germano Celant a Dennis Oppenheim. Cat. della mostra a Marghera, 15 guigno - 12 ottobre 1997; ed. Charta]

GUNTHER SOLO
IT'S OK.IT'S ME!;1997
FRAME DA VIDEO

 

"Fin da piccolo sorprendevo gli altri bambini con le mie trovate e già allora si parlava di me come di un "enfant prodige". (..) Non praticavo sport però passavo intere giornate a sfogliare libri d'arte e a immaginare il giorno che sarei diventato un artista famoso."
[intervista a Gunther Solo da The Face, settembre 1999]

 

Se i mass media sono stati la scoperta degli anni sessanta, qual è stata quella del periodo in cui si sviluppava il tuo lavoro? Quale era l'etica di quel periodo?
[Frederic Tuten a David Salle. Cat. della mostra "David Salle. 20 years of painting", al Castello di Rivoli - TO, 30 settembre - 28 novembre 1999; ed. -- --]

 
 

"…che i media abbiano un ruolo importante nella mio successo è innegabile. È la proiezione di me che arriva al pubblico. La maggior parte delle persone che conoscono Gunther Solo lo hanno visto sulla stampa o in video, solo una piccola parte era presente durante le mie performance. È il resoconto dei media che raggiunge il grande pubblico e che fa sì che Gunther Solo diventi un personaggio pubblico e discusso. E questo non l'ho detto io! (..) …delle Spice Girls sappiamo tutto, ma quanti possono sostenere di averle viste o sentite cantare? Io sì, e posso affermare che esistono. Ma gli altri? È per questo che considero fondamentale il momento della diffusione e commercializzazione delle mie operazioni, perché è la fase in cui ci si rapporta con il mondo.
Dico sempre che bisogna vendere qualcosa che non si beve o non si fuma."

[intervista a Gunther Solo dal cat. della mostra "Gunther freestyle", 1998]

 

Tu ti ricordi di quando hai fatto la tua prima opera d'arte? Mi puoi fare una breve descrizione di quel momento, di quell'epifania?
[Achille Bonito Oliva a Ben Jakober. Da "Oggetti di turno - dall'arte alla critica", 1997; ed. Marsilio]

 
  "È stata una delle prime performance di Gunther, forse quella che lo ha fatto conoscere. (..) Lo conoscevo perché mi era stato presentato da un amico gallerista. Mi aveva detto "tienilo d'occhio, ha talento il ragazzo". Gli ho proposto allora di fare una cosa nel mio locale. Mi aveva detto che faceva qualcosa di pericoloso, non mi sarei certo aspettato proprio "quello"… ha tenuto tutti con il fiato sospeso per un'ora! (..) "…mi ha chiamato mezz'ora prima della performance e mi ha detto di procurargli una pistola a tamburo, ho pensato: oh mio Dio…"."
[intervista a un gallerista tedesco da Die Spiegel, dicembre 1997]

 

Quantunque la fisicità sia probabilmente la tua metafora, nella tua opera sono presenti anche stati psicologici. La tua attenzione sembra concentrata sullo sviluppo del sé, dalla fase di repressione a una fase più produttiva attraverso una serie di stadi di transizione. Vedi questo processo come un passaggio da una fase narcisistica a una fase più individuata?
[Jeanne Siegel a Matthew Barney. Tema Celeste n.79/80, maggio-giugno 2000]

 
  "Non penso mai al mio corpo, penso sempre a come rappresentarlo, come verrà decifrato dal pubblico o in quale forma arriverà. Non mi interessa il corpo e i suoi problemi, io quando ho un'idea la realizzo e basta, senza pormi limiti fisici o intellettuali. (..) Io uso la mia immagine prima del mio corpo."
[dal cat. della mostra "Gunther Solo - Images", 1997]

 

Questo rapporto con l'immagine e con la sua mediazione fisica è anche un rapporto di mediazione tra la cultura e la natura?
[Giacinto Di Pietrantonio a Giuseppe Gabellone. Flash Art n.200, ottobre-novembre 1996]

 
  "La realtà è quella che viaggia attraverso le immagini e le parole. Il fatto di manifestarsi fisicamente in un posto è relativo, l'importante è dimostrare che è successo. Mi piacerebbe clonarmi ed essere contemporaneamente in diversi posti del mondo."
[intervista a Gunther Solo da L'Espresso, aprile 1998]

 

Come ti poni nei confronti di chi guarda e quale è il ruolo che gli attribuisci?
[Alessandra Galasso a Norma Jeane. Cat. della mostra "3nds: milano" alla Salara, Bologna, 2000; ed. -- --]

 
  "Non voglio essere un artista per piccole elite, ho sempre guardato all'arte come a un qualcosa che arrivasse a tutti.
I grandi artisti parlano un linguaggio semplice e accessibile a tutti.
Io mi fermo spesso per strada a parlare con la gente. Credimi, è questo che la gente vuole da un artista."

[intervista a Gunther Solo da Class, maggio 1997]

 

Secondo me la provocazione non è l'arte, ma la vita. Come hai risolto questo conflitto nel corso della tua esistenza?
[Luigi Mastrangelo a Aldo Mondino. Torta di Miele n.1, febbraio 1995; ed. -- --]

 
  "Del mio processo ne ha parlato tutta la stampa a New York. C'erano questi titoli "Il processo dell'arte - Gunther Solo: artista o provocatore?". A me interessa che la questione sia uscita dall'ambito del sistema dell'arte e sai arrivata dalla massa. È diventata una notizia nel flusso, come le altre. (..) Il mio lavoro non posso sintetizzarlo in due parole, come molti cercano di fare continuamente. Non esiste la "sintesi". È come quando si fa il cosiddetto bilancio della propria vita. È una sciocchezza, le persone cambiano continuamente, non si può fare la somma di cose diverse tra loro. Sono cose intangibili. La gente si scava una piccola nicchia e dice "io sono lì" e questo succede anche nel mondo dell'arte. Troppo facile…"
[intervista a Gunther Solo da Interview, febbraio 1999]
     
     

 

 

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