In questo numero...
giugno-luglio 2001

 

 

TACCUINO 49° BV
di _alberto zanchetta

Babelica ricostruzione di un itinerario durato cinque giorni nella città dei calli e dei ponti insediati da giapponesi. Mostre, opere, artisti, turisti, rinfreschi, cene, alla ricerca di qualcosa - che si è perduto, dimenticato, ignorato, o che magari molto più semplicemente non c'è. Un personale taccuino per riviverne i momenti, ognuno secondo il giusto tono e il contesto appropriato [dell'autore sono le rubriche fisse: NEO, ALTER, ÈGO, "LE OPINIONI DELL'AUTORE IMPEGNANO SOLTANTO LA SUA RESPONSABILITÀ E NON RISPECCHIANO NECESSARIAMENTE IL PENSIERO DELLA DIREZIONE DELLA RIVISTA" e le estemporanee COMPENDIO, EXCURSUS - ANTE LITTERAM, SKETCH BOOK, SPÒRA]


La 49°BV in pari righe.


Simmetria (negli allestimenti) e (predilezione per i) suoni caratterizzano la Biennale. Ai primi appartengono soprattutto il padiglione americano con Robert Gober, che sdoppia o moltiplica bottiglie come ritagli di giornali ["Sister del gatto/ cura di qualità per i vostri animali domestici. £10.000 per visita"] e il padiglione Francese che proprio per questo costringe il visitatore a una duplice coda, da sommarsi alle non indifferenti altre del circondario. Al secondo corrispondono: il padiglione della Norvegia, con un pregevole catalogo zeppo di fotografie e immagini high & low da sfogliare in concomitanza con l'ascolto dell'allettante vinile incluso nel cofanetto a basso costo; la Svizzera, a San Stae, con Norbert Moslang & Andy Guhl e la loro audio-installazione dal titolo "sound_shifting" - casse d'amplificazione che si dispongono avvolgenti all'interno di una chiesa invitano, di rimando, a un variegato merchandising tra dischi, cd, vhs e bookletts degli artisti. Leggiadria sinfonica anche al padiglione spagnolo (altrimenti sovraccarico di un blu elettrico e un rosa confetto) nell'urto di gocce/ampolle in vetro, e suoni pure per Finnbogi Pétursson che, con il suo padiglione a cuneo ligneo, inoltra gli astanti alla beffa... A entrambe le tipologie conviene invece il padiglione Austriaco, assai invitante con la sua passerella nel fango e l'avviso di diffida a chi soffre di epilessia o tachicardia! Sempre molto nutrita la presenza di video arte, poco vista, troppo monotona, dall'Olanda all'Israele; grande sfarzo tecnologico per la Grecia ma su tutti, il migliore è Paul Pfeiffer per le dimensioni decisamente contenute dei suoi monitor: micro-proiezioni sull'evanescenza. Di Pfeiffer, oltre a un cucchiaio e una forchetta ritorti su se stessi [sic], è pure l'algida e inquietante installazione all'arsenale, quasi una scena per un (imminente) delitto. Non sorprendono invece per novità [!] i decollage, collage, carte incollate e... stampe plastificate di un maestro italiano come Mimmo Rotella. Così pure "niente da vedere niente da nascondere" per Alighiero Boetti; niente da vedere per quanto riguarda l'Autoritratto, una fontana che raramente zampilla acqua a causa di una vasca semi prosciugata, ma che in compenso offre lo spettacolo orgiastico di un nutrito gruppo di rane. Altresì niente da nascondere per Tutto, così da Mettere al mondo il mondo All'insicuro noncurante e Io che prendo il sole a Torino il 19 gennaio 1969, a dispetto

 

 

di un eccesso di tappeti e arazzi (di cui due mappe). Ma non sono a rigor di logica i Giardini di Castello né Corderie, Artiglierie, Gaggiandre, Isolotto, Tese Cinquecentesche, Tese delle Vergini o il Giardino delle Vergini a dare lo spaccato migliore della rassegna. Numerosi e fertili di proposte i padiglioni disseminati nella città, alla scoperta di edifici inutilizzati, chiese sconsacrate ma pure di palazzi nobiliari. Una segnalazione di merito al Lussemburgo, a Cà del Duca in Corte del Duca Sforza, per la personale "Casa mia" di Doris Drescher; minuscoli oggetti policromi e altrettanti fievoli disegni/scritture si camuffano nelle sale attraversate da un unico, sottile, filo rosso - "di Arianna" mitologica memoria; decisamente superflui, eccessivi, risultano essere invece i video che l'accompagnano. Singapore (alla Schola di Santa Apollonia) per più ragioni, tra cui il meccanismo di apparente collisione di alcuni lampadari, o Taiwan (Palazzo delle Prigioni), sempre suggestivo e ammiccante. O ancora Africa e Estonia, dislocate negli attigui Fondazione Levi e Palazzo Giustiniani Lolin. Alla prima una felice famigliola di astronauti veste tute imbottite che sembrano trapunte, alla seconda troviamo M. Laimre e la già citata, intrigante, Ene-Liis Semper. La comunità francese del Belgio (Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti Santo Stefano) per l'ipertrofica casetta per uccelli di Michel Dans, le "brutte" sculture e i video di Lizène in virtù di uno stupidissimo eppur ipnotico accompagnamento sonoro, così come per il pupazzo - di quelli in legno che si manovrano infilandoci una mano all'interno (tipici del cabaret) - animato da un suo pari intento nel disegnare il proprio autoritratto; infine qualcuno qui ravviserà, nei video presenti all'apice della scalinata, un'analogia con il film "American Beauty" nella sequenza ripresa da uno dei protagonisti ove un sacchetto marrone svolazza sospinto dal vento... In ultima istanza bisognerebbe decidere se essere "polemici" o preferibilmente solo più "politici" per i premi speciali ai giovani artisti: Federico Herreo, A1-53167, Anri Sala, John Pilson (?), quanto e come per il calcio che sta "inquinando" l'arte, perché d'aiuto non sono certo Luscher, Dabernig e Buchanan che, tanto per cambiare, ce lo propongono nella "variante" della video arte.

 




 



OMAGGIO, fotografico, A VUK COSIC_ "net.artist" secondo propria ammissione, hacker secondo i detrattori, ha clonato il sito ufficiale di Documenta X e progettato la "storia dell'arte per aeroporti" (alla Galleria A+A/padiglione della Slovenia, assieme agli 01001101110101101.ORG e a Tadej Pogacar).


 

 

 

 

 

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