Daniela Bellotti "Scritti sull'Arte"                                                                                                                        Gli artisti
DINO BOSCHI

Galleria Forni

"Il Resto del Carlino"
6.4.94
 

Gli interni di Dino Boschi. Tra i muri della poesia

"La casa d'un uomo è abitata dalla sua poesia", ecco, è da qui che si può ripartire per aggiungere ancora qualche riflessione sui quadri più recenti di Dino Boschi, come agguantando al volo il testimone sull'ultima riga del testo critico che Eugenio Riccomini ha scritto per il catalogo della galleria Forni che accoglie la personale dell'artista bolognese. Una casa, o meglio un appartamento è infatti il nuovo protagonista, dopo tanti altri soggetti della pittura di Dino Boschi che nei decenni hanno inverato serie iconografiche famose, dai giocatori di calcio e gli stadi degli anni Sessanta, ai bagnanti delle spiagge romagnole, dai concerti alle stazioni; ed è un appartamento dipinto minuziosamente, guardato e descritto con l'occhio di chi vi abita e vi trascorre molto del suo tempo racchiuso tra le stesse pareti, nella pur breve sebbene a volte amplificata dagli echi, fuga di corridoi, porte e stanze. Boschi dipinge solo gli interni, e solo alcune camere: il salotto lindo ed elegante con i bei mobili antichi, lo studio essenziale e quasi nudo con il cavalletto che si staglia nero in controluce, l'ingresso con l'attaccapanni, osa persino un taglio prospettico del bagno ma si arresta di fronte agli spazi più privati, più intimi della sua casa di Gaibola sulle colline bolognesi; del mondo attorno, di ciò che resta fuori dalle quattro mura domestiche il pittore non dice, se non attraverso la luce. Le finestre non rivelano l'esterno se non filtrando e irraggiando morbidamente lame di sole su pavimenti e oggetti. E sono stanze deserte, rarissimi i segnali di presenze vive, come se lo sguardo della consuetudine dell'abitatore cancellasse ogni momentaneo disordine, ogni inutile, transeunte accidente per cogliere piuttosto la fissità delle cose nel tempo, senza indulgere però alla polvere dei ricordi, senza malinconie né attese, solo con la certezza che tutto è al suo posto, come sempre. Così in questi quadri, che il pubblico ha dimostrato ampiamente di apprezzare, Boschi ha dipinto l'illusione quotidiana di una perenne continuità. Probabilmente è questo l'aspetto che maggiormente attira e rende seducenti questi ambienti dipinti accuratamente, raccontati nei dettagli e nelle atmosfere, da essere tuttavia specchio di infiniti altri appartamenti, similmente ordinati, composti, pacatamente censurati d'ogni fremito disturbatore, d'ogni sovvertitrice casualità.
In ciò affiora, d'altronde, l'omai notissima poetica di Boschi, la stessa che bloccava anche situazioni dinamiche o addirittura violente, come fasi di gioco, tumulti di piazza, folle, e che insegue l'attimo con una pittura lenta, conscia del superfluo e dell'essenziale, infallibile nel chiudere una forma astratta e farla sembrare vera, plastica, contro lo schermo di uno spazio azzerato. Non sono romantici dunque questi interni, non sono microcosmi pulsanti di emozionalità, di segreti, poiché non sono mai state queste le ragioni dell'arte di Boschi; sono piuttosto una piccola elegia borghese, rassicurante e autobiografica.
 

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