ELIO
SILVESTRI Forni Tendenze, Bologna,
1994
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Elio
Silvestri, presentazione
"Strana" questa riscoperta, proposta dall'artista Elio Silvestri, di una pittura
tutta gioia di vivere, tutta serena immersione nella luce e nel colore,
così piacevolmente figurativa! Somiglia, in questo inverno del nostro
XX secolo, ad un entusiastico abbandono alle delizie di una presagita,
imminente primavera... somiglia ad una voglia ormai non più trattenibile
di bellezza naturale, semplice, immediata; somiglia ad una fuga dalle tetraggini
di una cultura ingrigita, smorta con le sue astruserie, i suoi seriosi
rigori, le rincorse per definire sempre un 'nuovo' che subito invecchia
e forse non è mai profondamente nuovo... e somiglia quest'ultima
stagione pittorica di Silvestri a un grido, ma un grido liberatorio questa
volta, un sonoro SI' alla vita. Pittura libera di dire le cose che piacciono,
le cose del cuore, i momenti migliori, veri o sognati, non importa, ma
vividi e verosimili. Così ci appaiono, verdeggianti come un'oasi
che offre riposo alla mente e agli occhi, con questa mostra che per la
vastità ha l'impegno di una rassegna antologica, quadri come "La
visita", "Pic-nic alle Capannelle", o "Il the delle cinque", tutti degli
anni Novanta. Ed è un'oasi popolata di giovani figure femminili,
rassicuranti e familiari, a volte generosamente ma candidamente svestite,
quotidiane e insieme vagheggiate, abitatrici di giardini e parchi dove
non scarseggiano le fioriture, tra cappellini di paglia e seni maliziosi.
Eppure... com'è 'strana', com'è apparentemente troppo facile,
questa riscoperta di una pittura che si dichiara de-problematizzata, condotta
stilisticamente attraverso le sfumature di stagioni pittoriche mitiche,
esempi imprescindibili quando si toccano i tasti della immediatezza della
visibilità, della intensità della luce e del colore, della
vibrazione ottica delle forme. Non può sfuggire come il pittore
riesca ad orchestrare, come in un arrangiamento moderno di arie notissime,
pennellate che hanno freschezze impressioniste, eleganze nabis, elementi
simbolisti, persino romanticismi bucolici, pur di non rinunciare all'effetto
desiderato, al grande sogno.
L'esperienza di Elio Silvestri
come creatore di immagini, si diceva, parte da lontano. Molti ricorderanno
le campagne pubblicitarie a cartoni animati della "Organizzazione Pagot",
quelle che entravano la sera nelle nostre case con Carosello (celeberrime
alcune per la Mira Lanza, l'Agip, la Cinzano). Elio Silvestri giovane tarantino,
giunto a Milano nel '50 per studiare all'Accademia di Brera, diviene dal
'51 collaboratore alla "Pagot" con la qualifica di direttore di scenografia;
comincia allora la sua sperimentazione attraverso le regole della comunicazione
televisiva e cinematografica, legata al messaggio promozionale; da qui
presto allarga la sua attività editoriale come illustratore di libri
per ragazzi e di riviste. Ma è un successo che non lo appaga completamente.
Tuttavia, alcuni aspetti del suo lavoro di grafico, come ad esempio l'importanza
di un impatto visivo immediato e catalizzante, l'interpretazione libera,
persino fantastica della figura e della narrazione, resteranno per Silvestri
un patrimonio interiore, prima ancora che stilistico, di estrema importanza
e, a tratti, emergente con evidenza in alcune fasi della sua ricerca. Dalla
metà degli anni Cinquanta si fa per lui più pressante l'aspirazione
a diventare artista, per così dire, 'puro'. Frequenta già
da tempo gli ambienti artistici milanesi, che in quegli anni sono caratterizzati
dalle vicende dello Spazialismo, dell'Arte Nucleare, poi dell'Informale;
entra in contatto in particolare con Piero Manzoni, Lucio Fontana, Roberto
Crippa. E arriva all'esordio artistico impregnato di quelle idee, forse
più indotte che profondamente sentite; alla sua prima mostra personale,
nel 1962 alla Galleria Pater di Milano, firma un astrattismo in cui segno
e superficie non rinunciano a individuare forme, costruzioni, architetture,
che pur in una enfatizzata precarietà e indefinibilità, pongono
un ordine ritmico, una presenza fisica nello spazio. E' il suo modo di
rispondere a quella situazione ampiamente avvertita, di ricerca di una
nuova figurabilità che lentamente si fa strada, sulle ceneri dell'Informale.
Un quadro come Cattedrali del 1960 è sintomatico di questo momento
iniziale.
Da qui, da questa dimestichezza
con il mito e la demitizzazione della donna, dell'arte, dei ruoli consacrati
della cultura Elio Silvestri trova l'energia ottimistica che sprigiona
nella sua pittura più recente, tra le cui trame si intravvedono,
ora possiamo coglierli, accenti oseè, quella lingerie che scopre
i seni, quella improbabile donna nuda a una familiare merenda all'aperto...
e poi ancora strutture compositive collaudatissime (da Silvestro Lega a
Seurat) su cui egli dispone attori diversi, scenografie su cui muovere,
comporre, scomporre e raccontare.
Elio Silvestri nasce a Castellaneta
(Taranto) nel 1932. Si trasferisce a Milano nel '50, dove studia scenografia
all'Accademia di Brera. Dopo la giovanile attività come grafico
e scenografo, esordisce come pittore nel '62. Da allora, pur continuando
a interessarsi anche al design e all'illustrazione, non abbandona più
la pittura. Si occupa dei rapporti tra creatività e medicina alternativa,
con particolare attenzione alla sensitività e alle potenzialità
creative connesse agli stati alterati di coscienza. Per l'approfondimento
di queste ricerche ha compiuto viaggi in India e Israele. Dall'89 insegna
Scenografia all'Istituto Europeo di design di Milano. Vive e lavora a Milano.
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