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GIOSETTA
FIORONI
Galleria De' Foscherari,
Bologna, 1994
"Il Resto del Carlino"
13.4.1994 |
Fantasmi
e sogni letterari per il teatro della vita
Favoleggiante, aerea, Giosetta
Fioroni continua a tessere le trame delle sue predilezioni, nel cui ordito
passano e si rivelano i fili ispiratori delle cose più amate, tratti
da quei territori contingui all'arte, soprattutto la narrativa e la poesia,
che da tempo costellano le sue intuizioni pittoriche e le rendono simili
ad un iniziatico, rapito dialogo a distanza, fatto di piccole tracce, segni
misteriosi e segnali, tappe di acrobatici percorsi di affinità elettive.
"Il teatro della vita -
la casa dei poeti" è dunque l'ultimo, il più recente di questi
momenti tematici, veri e propri sogni letterari, in cui lo spunto libresco
è la scintilla da cui si sprigiona la fantasia dell'artista, che
dà sostanza d'immagine alla suggestione poetica, che spesso il titolo,
opera per opera, rivela. In questi giorni una parte di questo ciclo è
esposto assieme ad alcune opere recenti, tra cui alcuni pezzi presenti
anche all'ultima Biennale di Venezia.
Giosetta Fioroni, che ha
alle spalle già tanta storia, si è cimentata qui per la prima
volta nella ceramica: a Faenza, sotto la guida tecnica di Davide Servadei,
nella "Bottega della Ceramica dei Gatti", sono nate infatti queste dodici
opere, dove l'elemento infantile, spesso così felicemente salvaguardato,
s'incontra imprevedibilmente con i toni sanguigni di favole crudeli. Sia
i "Teatri" che le "Case" sono costruiti con i soli piani essenziali, simili
a scatole, aperte quelle dei teatri, chiuse quelle delle case, attraversate
solo da sbilenche aperture; e in queste scatole narrative, dentro il piccolo
palcoscenico sopra i muri e i tetti, albergano storie singolari, segnate
da un'ora tragica: come quella ad esempio dell'Enrico V di Shakespeare,
una figurina che si sbraccia colata di vernice rossa come sangue, o quell'altra
crudelissima invenzione della mano mozzata con le dita spezzate ispirata
da Gottfried Benn, o ancora l'esotismo di un racconto di Conrad divenuto
minaccioso.
Più dolci gli echi,
soprattutto cromatici, di cui si fanno portatrice "Le case dei poeti".
Attorno a queste opere, il laboratorio fecondo dei disegni, che consente
alla Fioroni l'abbandono più istintivo all'estro e lo sviscerarsi
delle ragioni sentimentali: e così... eccolo il poeta... una figurina
in volo col suo mazzo di fiori in mano e la sua casetta appena visibile
in fondo. E i tanti luoghi felici, o cancellati, o segnati da un ricordo
fatto di niente, di un frammento di giocattolo, di un pezzo di stagnola;
sempre il mondo di Giosetta Fioroni, solo, questa volta, assediato dai
fantasmi, letterari, è vero, ma ineluttabili, nel teatro della vita.
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