|
MAURIZIO
CATTELAN
testo pubblicato in:
ART JOURNAL
lug. ago. 2004
|
"I Bambini ci guardano"
opera di Maurizio Cattelan |
|
CASO
CATTELAN, QUANDO L'ARTE FA DISCUTERE
Nel maggio scorso (2004)
abbiamo assistito a un'accesa contestazione, finita con un esposto del
Codacons alla Procura di Milano, e tante polemiche, ma anche difese a spada
tratta, a causa di un'opera di Maurizio Cattelan. I fatti sono notissimi,
ma per chi non avesse seguito la vicenda faccio un riassunto di questa
sintomatica querelle. In Piazza XXIV Maggio a Milano viene inaugurata un'opera
di scultura di Cattelan, che il Corriere della Sera definisce il più
quotato artista italiano vivente, realizzata su commissione della Fondazione
Trussardi e con il patrocinio del Comune: l'opera si intitola "I bambini
ci guardano" ed è costituita da tre manichini iperrealisti di cera
e fibra di vetro, che penzolano con un cappio al collo appesi ad un alto
ramo di una quercia secolare. Risultato, le gente dalla strada percepisce
tre bambini impiccati, immagine shock troppo dura per essere supinamente
accettata in un contesto urbano. L'opera resiste due giorni, suscitando
cori di proteste, finché il signor Franco De Benedetto, muratore,
decide di arrampicarsi sulla quercia e taglia le corde che reggono i pupazzi.
L'uomo finisce all'ospedale cadendo dopo la prodezza, ma libera la città
di Milano e la piazza in rivolta dalla presenza dei bambini impiccati,
che vengono portati a restaurare avendo subito qualche danno e in attesa
di diversa destinazione. Già si sa che saranno esposti a ottobre
alla Biennale di Siviglia. Tutto ciò provoca ulteriori reazioni
a catena: si esprimono sulla vicenda il sindaco Albertini che difende l'operazione
culturale come legittima, i vari assessori, critici e curatori di mostre.
Pagine intere di quotidiani, riviste e forum aperti su Internet riportano
i commenti divisi tra chi è con Cattelan (e cioè con la libertà
d'espressione dell'artista, con la legittimità della provocazione,
e giudica arretratezza culturale la censura violenta del muratore e impreparazione
l'incapacità di una città di accettare un'opera d'arte e
il suo messaggio, per quanto scomodo) e chi è contro Cattelan (e
anche contro chi ha permesso di collocare sotto gli occhi di tutti, bambini
compresi, che potevano restarne turbati, oggetti di contenuto violento
e distruttivo e di nessun valore estetico).
Poiché credo che
quell'installazione non abbia procurato danni psicologici ad alcuno, semmai
fosse solo inopportuna, resta il fatto che l'artista è riuscito
con un'operazione puramente visiva a toccare nel vivo la sensibilità
della gente, a far esplodere una discussione attraverso i mezzi di comunicazione,
dimostrando che le coscienze critiche non sono sopite, che c'è un
limite oltre il quale la gente dice NO, e questo limite può essere
individuato in un'opera d'arte, cioè in una rappresentazione. Credo
che, paradossalmente, il valore dell'opera sia proprio in questo, nella
reazione catartica, nel teatrino grottesco che il pubblico spontaneamente
ha avuto la forza di interpretare contro un'immagine potentemente simbolica.
Complimenti a Cattelan che intanto se la ride perché con il suo
lavoro ancora una volta ha spaccato l'opinione pubblica (l'installazione
HOLLYWOOD sulla discarica di Palermo o il manichino iperrealista del Santo
Padre abbattuto da un meteorite, opera aggiudicata a un asta per un milione
di euro, suscitarono analoghe proteste e sdegno), e con la forza di un
sistema che gli accredita spazio e denaro, ha fatto lievitare le sue quotazioni
alle aste internazionali. Tutto il teatrino è comunque stato possibile
perché l'installazione prevedeva l'impatto con uno spazio urbano,
laddove solo la collocazione di elementi artistici e monumenti che in qualche
modo rappresentano una cultura condivisa, o almeno accettabile dai cittadini,
dovrebbero trovare posto. E qui qualche leggerezza è stata certamente
compiuta dall'Amministrazione, se è vero che il progetto non era
stato presentato nel dettaglio. Negli spazi di una galleria l'ultima creazione
di Cattelan sarebbe stata recepita da visitatori consapevoli, ma sarebbe
anche risultata impoverita della carica emotiva che ha avuto sulla piazza;
cioè non gliene sarebbe fregato niente a nessuno dei bambini impiccati,
con le loro faccette inespressive un po' ebeti, e sarebbe passata per quello
che è, una messa in scena neanche troppo originale, abbastanza kitsch
e al massimo irritante. E con ciò rendo merito a Cattelan, perché
l'intelligenza dell'artista è proprio quella di saper raggiungere
e coinvolgere gli analfabeti dell'arte riuscendo a dare fastidio, stimolando
la gente comune a reagire e con ciò fare rumore. Dentro le gallerie
e nei musei, l'arte estrema, che gioca sull'effetto shock, ha ormai poca
soddisfazione giacché la sottile perversione del sistema ci ha insegnato
a guardare con occhio assuefatto qualsiasi obbrobrio e stramberia prodotti
da una psiche in eccitazione creativa, sicché ormai è più
sorprendente una natura morta di pere. Fuori, nelle strade, chi non ha
dimestichezza col lessico dell'arte contemporanea può con candore
gridare allo scandalo, e magari chissà riflettere che i veri orrori
e i veri scandali sono tutt'altro e assai più difficili da combattere
che tre pupazzi tristi e inoffensivi.
|