Daniela Bellotti "Scritti sull'Arte"                                                                                                 Gli artisti
NORMA MASCELLANI

"Il Resto del Carlino"
4.3.92

Dipingere il sentimento

Sotto la luce forte, abbagliante di un riflettore, lei, minuta, vestita di nero, il volto dall'aria decisa incorniciato dai capelli grigi, risponde con piglio volitivo e sicuro alle domande. Attorno, tanta, tantissima gente. E' l'inaugurazione di una mostra di Norma Mascellani, ed il rituale che si ripete, questa volte nelle sale della galleria Forni, testimonia un apprezzamento colletivo, vastissimo soprattutto a Bologna, e che non sembra conoscere stanchezza. Come infaticabile è lei, dietro l'aspetto fragile, e sotto l'accumularsi degli anni e delle prove, delle tristezze della vita; infaticabile come donna e come pittrice, nonostante i periodi difficili, le crisi, i momenti neri e l'abbandono delle persone care.
Ma, al commento del critico non spettano parole di circostanza e neppure l'elogio morale, che Norma merita in somma misura, in particolare per la totale dedizione con cui devolve da tanti anni i frutti del suo successo artistico alla realizzazione di nuove strutture per portatori di handicap. Al critico spetta il compito di guardare lucidamente l'opera, di non indulgere, non premiare la bontà nel giudizio, ma saper trovare ciò che fa di una espressione artistica una espressione unica, personale, vera.
Schiere di critici hanno dato il loro giudizio, benevolo, in tante occasioni, dedicando a lei pagine di attenta indagine stilistica: ultimo, Vittorio Sgarbi, che ha scritto il testo di presentazione di questa mostra. Sgarbi scrive: "...navi e ciminiere si confondono in una luminosità cupa, sporca prodotta da un uso sapiente della materia. La fusione del colore, l'offuscamento della luce si possono estendere anche a un mazzo di fiori secchi, a una natura morta con vaso, bottiglie e conchiglie subito diversi da quelli di Morandi, nella consapevolezza di una forma originale..."; ma egli stesso non può disgiungere, ed anzi, coniuga appassionatamente la sua lettura a ricordi personali, e ritesse le fila di un rapporto tutto umano, positivamente ripiegato su valori legati al passato, alla memoria; egli racconta cose della propria infanzia, quando la notorietà della Mascellani aveva eco nella sua famiglia, in virtù di una lontana parentela, ed era per lui, ragazzino, motivo di orgoglio e fascino.
Dunque con Norma Mascellani è difficile restare neutrali, non mettere in gioco il proprio lato affettivo, non lasciarsi coinvolgere da un modo di fare pittura che è anche un modo di vita. E forse è proprio questa la più segreta, e più forte, qualità della sua arte. Non basta spingere l'occhio fino a trovare un retaggio sempre presente delle radici prime, Morandi, come si sa, e Guidi, e poi un certo chiarismo e tonalismo a cui si affiancò, e poi il dissolvimento delle forme fino ad un passo, mai varcato, dall'astrazione. I soggetti usuali, Bologna, Venezia, qualche più rara Parigi, e le nature morte in posa, e i ritratti, hanno con le loro luci sgranate, nebbiose, quel modo di rivelare l'immagine che pare echeggiato da lontananze abissali. Perduti tutti i particolari inutili, tutti i superflui elementi del reale, Norma Mascellani dipinge pure sensazioni visive, stemperando la banalità di ogni cosa con la poesia. E' in fondo la vaghezza, quella qualità leopardiana, che tocca le sue immagini, e ce le rende così intime, amabili, familiari.

 

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