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NORMA
MASCELLANI
"Il Resto del Carlino"
4.3.92 |
Dipingere
il sentimento
Sotto la luce forte, abbagliante
di un riflettore, lei, minuta, vestita di nero, il volto dall'aria decisa
incorniciato dai capelli grigi, risponde con piglio volitivo e sicuro alle
domande. Attorno, tanta, tantissima gente. E' l'inaugurazione di una mostra
di Norma Mascellani, ed il rituale che si ripete, questa volte nelle sale
della galleria Forni, testimonia un apprezzamento colletivo, vastissimo
soprattutto a Bologna, e che non sembra conoscere stanchezza. Come infaticabile
è lei, dietro l'aspetto fragile, e sotto l'accumularsi degli anni
e delle prove, delle tristezze della vita; infaticabile come donna e come
pittrice, nonostante i periodi difficili, le crisi, i momenti neri e l'abbandono
delle persone care.
Ma, al commento del critico
non spettano parole di circostanza e neppure l'elogio morale, che Norma
merita in somma misura, in particolare per la totale dedizione con cui
devolve da tanti anni i frutti del suo successo artistico alla realizzazione
di nuove strutture per portatori di handicap. Al critico spetta il compito
di guardare lucidamente l'opera, di non indulgere, non premiare la bontà
nel giudizio, ma saper trovare ciò che fa di una espressione artistica
una espressione unica, personale, vera.
Schiere di critici hanno
dato il loro giudizio, benevolo, in tante occasioni, dedicando a lei pagine
di attenta indagine stilistica: ultimo, Vittorio Sgarbi, che ha scritto
il testo di presentazione di questa mostra. Sgarbi scrive: "...navi e ciminiere
si confondono in una luminosità cupa, sporca prodotta da un uso
sapiente della materia. La fusione del colore, l'offuscamento della luce
si possono estendere anche a un mazzo di fiori secchi, a una natura morta
con vaso, bottiglie e conchiglie subito diversi da quelli di Morandi, nella
consapevolezza di una forma originale..."; ma egli stesso non può
disgiungere, ed anzi, coniuga appassionatamente la sua lettura a ricordi
personali, e ritesse le fila di un rapporto tutto umano, positivamente
ripiegato su valori legati al passato, alla memoria; egli racconta cose
della propria infanzia, quando la notorietà della Mascellani aveva
eco nella sua famiglia, in virtù di una lontana parentela, ed era
per lui, ragazzino, motivo di orgoglio e fascino.
Dunque con Norma Mascellani
è difficile restare neutrali, non mettere in gioco il proprio lato
affettivo, non lasciarsi coinvolgere da un modo di fare pittura che è
anche un modo di vita. E forse è proprio questa la più segreta,
e più forte, qualità della sua arte. Non basta spingere l'occhio
fino a trovare un retaggio sempre presente delle radici prime, Morandi,
come si sa, e Guidi, e poi un certo chiarismo e tonalismo a cui si affiancò,
e poi il dissolvimento delle forme fino ad un passo, mai varcato, dall'astrazione.
I soggetti usuali, Bologna, Venezia, qualche più rara Parigi, e
le nature morte in posa, e i ritratti, hanno con le loro luci sgranate,
nebbiose, quel modo di rivelare l'immagine che pare echeggiato da lontananze
abissali. Perduti tutti i particolari inutili, tutti i superflui elementi
del reale, Norma Mascellani dipinge pure sensazioni visive, stemperando
la banalità di ogni cosa con la poesia. E' in fondo la vaghezza,
quella qualità leopardiana, che tocca le sue immagini, e ce le rende
così intime, amabili, familiari.
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