QUINTO
GHERMANDI
"Il Resto del Carlino"
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Diede
le ali alla materia
La morte dello scultore Quinto
Ghermandi lascia interrotto un percorso creativo che è stato fino
in fondo ricco di energie. Sul tavolo dei progetti restano opere non compiute,
ancora grandi forme, come le sue celebri "Fontane", pensate per far librare
il colpi d'aria la materia, strutture modernissime nello stile dove elementi
naturali giungono ad una stupefacente perfezione astratta e insieme rinnovano
un senso focale, scenografico che le rende imprevedibilmente antiche. Una
tra tutte, la grande fontana del Policlinico Sant'Orsola.
Andrea Emiliani: "E' stato un uomo di grande vivacità intellettuale, creatore di gag comiche straordinarie. Questa intelligenza entrò nel suo fare plastico, con una grande capacità di aggiornamento quando, dal Naturalismo, seppe andare verso la grande scultura inglese, penso ad Armitage, a Chadwik". Adriano Baccilieri: "In Quinto, l'uomo, l'artista e l'insegnante furono aspetti interagenti, pur nella loro contraddittorietà.Mi piace ricordare il suo spirito che fu popolare, ma al livello più alto possibile; e le radici, non solo quelle accademiche, penso soprattutto ad Ercole Drei, ma più indietro fino ai modellatori bolognesi del Sei e Settecento, tradizione autoctona, che gli giunse anche attraverso Cleto Tomba. E poi le sue sculture verticali, sospese sopra un punto infinitesimale. La scultura, era solito dire ai suoi allievi, con colorita espressione dialettale, non deve dormire in cavezza, cioè deve liberarsi del suo peso, essere lieve. Spero che l'équipe che lavorava con lui potrà portare a termine le imprese da lui iniziate, come la serie delle Fontane del Consorzio Acque di Forlì". Mario Nanni: "E' stato un inventore di forme notevoli, di sculture d'ambiente e urbane, senz'altro uno degli scultori più importanti d'Italia, a Bologna poi, è lo scultore, il maestro". Bruno Raspanti: "Mi ha insegnato a vedere il senso delle cose, attraverso flash di immagini. Aveva un senso di scultura epica, legata ad una misura antica". Bruno Nanni: "Il suo
carattere franco, aperto, gli ha forse impedito di avere maggiori riconoscimenti,
che avrebbe certamente meritato. Mi auguro che la Galleria d'arte moderna
di Bologna possa dedicargli quella mostra che da vivo non ha potuto avere".
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