LA CATTEDRALE
La pioggia cadeva incessante sui tetti delle case e da qui finiva sulla strada di terra battuta che ormai si era trasformata in un pantano. Solo il balenio di sinistri lampi rischiarava la fredda notte e il boato dei tuoni era lunico suono che si udiva nel villaggio.
Una solitaria figura, coperta da un mantello, camminava veloce attraverso le strade, il suo incedere era sicuro e la fretta con cui si muoveva suggeriva che non era solo la pioggia a renderla più svelta.
Quando varcò la porta della taverna, fu immediatamente investito da un insieme di odori agrodolci che non sembrarono infastidirlo affatto. La sua attenzione era tutta rivolta alla sala e ai suoi occupanti: il fumo delle lampade e delle torce aleggiava nellaria creando una sottile cortina che rendeva vaghi i volti della decina di avventori che chiacchieravano rumorosamente mentre sorseggiavano birra e mangiavano carne o fagioli.
Si avviò a passo deciso verso un uomo che sedeva solitario ad un tavolo situato in modo tale da risultare abbastanza distante da orecchie indiscrete e sentì la rabbia ribollirgli dentro quando vide tre boccali vuoti davanti a lui.
"Brutto idiota!" imprecò a bassa voce guardando negli occhi già appannati dallalcool il suo compare "hai già dimenticato che abbiamo un lavoro da fare?"
"Se tu fossi stato puntuale" ribatté laltro con voce tremolante "questo non sarebbe successo e poi non preoccuparti io reggo benissimo la b "
Lo schiaffo che sibilò nellaria si abbatté sonoro sul volto delluomo prima che potesse finire la frase ma lo sguardo di ghiaccio che si trovò a fronteggiare fu ancora più terribile:
"Ti avverto, fa solo un errore che possa mettermi nei guai e ti giuro che non vedrai la nuova alba, e adesso andiamo!"
La cattedrale di notte assumeva un aspetto minaccioso, forse a causa della sua imponenza e del suo stile gotico, con le sue statue raffiguranti orribili creature e arcaiche strutture. Ma lui cera stato di giorno e sapeva che non cera nulla di cui aver paura, anzi
La Chiesa non aveva ancora inviato un nuovo prete a prendere possesso della cattedrale e questa ora era vuota. Il precedente titolare della carica, labate Savigny era morto da pochi giorni in circostanze, a quanto dicevano, piuttosto misteriose.
Ma le dicerie di paese spesso tendono ad esagerare, soprattutto quando la persona oggetto della discussione è stata già causa di pettegolezzi riguardanti il suo strano modo di vivere.
Tutto questo era irrilevante, quello che voleva erano i tesori con cui labate aveva riempito la sua chiesa: candelabri dargento, reliquie in oro massiccio e molto altro. Tesori che lo avrebbero finalmente tolto dal pantano in cui viveva e gli avrebbero permesso di iniziare una vita da re.
Quel pensiero ardito era stato il suo tormento per molti mesi, durante i quali il suo coraggio non era stato mai abbastanza forte per compiere il misfatto, ma adesso che il luogo era vuoto, nessuno più lo tratteneva, sembrava quasi si trattasse di un segno del destino.
Durante le sue ispezioni nei giorni passati, aveva scoperto che una delle grate che proteggevano le finestre della sacrestia aveva i cardini consumati dalla ruggine, così poiché era improponibile cercare di aprire il pesantissimo portone principale, quella sarebbe stata la loro via dingresso.
Non impiegarono molto a togliere lostacolo e una volta dentro lasciò che un sorriso gli affiorasse sulle labbra: il suo compare aveva già acceso la lampada e, anche se la cattedrale sorgeva solitaria su una collina lontana dal villaggio, per precauzione ne aveva schermato la luce, dopotutto, forse, lalcool che aveva ingurgitato non lo aveva instupidito al punto da renderlo inutilizzabile. La stanza deluse il demone avido che lo animava; era spoglia di ogni ornamento e sembrava fosse stata poco curata: in un angolo erano ammassate vecchie panche di legno che dovevano trovarsi lì chissà da quanto tempo. Gli armadi contenevano solo i paramenti sacri con cui labate officiava le messe, ma non cerano quelli preziosi con i ricami in oro che riservava per le grandi festività.
Questo lo fece ben sperare, sicuramente dovevano esserci altre stanze in cui teneva le cose più preziose, dopotutto era lì che viveva!
Lasciarono la sacrestia ed entrarono nel cuore della cattedrale, il luogo in cui da ragazzi erano stati innumerevoli volte a sentire la santa messa. Una strana sensazione li pervase nel momento in cui misero piede nella navata principale e un vento freddo, che gelò loro il sangue, si accompagnò ad essa. Tutto era durato un battito di ciglia tanto da fargli dubitare che la cosa fosse realmente successa.
Le lunghe panche di legno, disposte su file ordinate creavano una sorta di corridoio verso laltare principale sul quale una luce brillava.
Un timore superstizioso iniziò a farsi strada nei loro cuori, forse, si domandarono, stavano mettendo in pericolo le loro stesse anime?
Ma il loro cuore di credenti aveva smesso di battere molto tempo prima, quello che ora spingeva le loro azioni era qualcosa di più concreto e di molto più materiale.
Avanzarono con cautela, le ombre nella sala si erano fatte più scure e gli occhi delle gargolle di pietra che circondavano la balaustra sembravano fissarli con malignità. I loro passi erano lenti, misurati eppure incerti.
I contorni della luce, intanto, si facevano sempre più distinti man mano che vi si avvicinavano e quando capirono cosa la generasse, il fiato gli si fermò in gola.
Sullaltare, illuminata da una calda luce brillava il crocefisso doro che il Pontefice aveva donato alla cattedrale il giorno in cui venne celebrata la prima messa ufficiale: una reliquia quasi sacra che si tramandava di successore in successore.
"Non mi piace questa storia " borbottò il compagno, tornato improvvisamente perfettamente lucido.
Non se la sentiva di dargli torto, quella luce non era certamente naturale e forse voleva essere un ammonimento.
"Sbrighiamoci a trovare quello che cerchiamo e poi filiamocela da qui!"
Laltro non obiettò e così si diressero dietro laltare dove cera una porta di legno che portava ai piani superiori. Appena furono lontani dalla luce, il cuore che sembrava essersi appesantito si fece subito più leggero e i loro dubbi svanirono come una bolla di sapone. Salirono una lunga scalinata che li condusse in unala della costruzione dove erano state edificate le stanze che sarebbero state utilizzate dal ministro della Chiesa che si occupava della Cattedrale.
Su di un piccolo corridoio si aprivano tre porte, una delle quali era aperta.
La luce della lampada rischiarò meglio lambiente quando tolsero la schermatura, lì non correvano rischi di esseri visti perché le stanze affacciavano su un dirupo. Linvito che gli offriva la porta aperta era troppo forte e non seppero resistervi. Una volta dentro vide il suo compagno spalancare la bocca per lo stupore, quando capì cosa lo aveva provocato, anchegli non riuscì a trattenere unimprecazione.
Nessuno dei suoi compaesani doveva essere mai stato li dentro altrimenti già da tempo quel luogo sarebbe stato depredato: i tesori che erano ammucchiati in quella stanza superavano le sue più ardite aspettative di bottino!
Dopo il primo attimo dincertezza il suo compagno lanciò un fischiò di gioia e iniziò alacremente a riempire il suo sacco: collane, gioielli, pietre di ogni forma e dimensione, cera solo limbarazzo della scelta. Finalmente tutto sembrava andare per il verso giusto.
Ormai non vedevano lora di andare via da quel posto, il nervosismo era alle stelle e la paura dellignoto si faceva sempre più forte.
Improvvisamente, una nuova folata di vento tornò a gelargli il sangue:
"Da dove è arrivato?" gridò allarmato il suo compagno.
Lui non sapeva che rispondere, in quella stanza non cerano finestre e nemmeno nel corridoio e le altre due porte erano chiuse.
"Abbiamo il nostro bottino" concluse con un udibile tremore della voce "andiamo via!"
Scesero a rotta di collo la scalinata da cui erano arrivati e nello stesso momento in cui rimisero piede nella chiesa, udirono il suono del legno che si schiantava al piano superiore.
La luce del crocifisso era ancora più abbagliante ma la loro preoccupazione era lasciare al più presto quel luogo maledetto e così non lo degnarono di uno sguardo.
Corsero veloci come lepri, eppur non abbastanza, perché un attimo prima che potessero mettere piede nella sacrestia da cui erano entrati, il solito vento, proveniente dal nulla, richiuse la porta e spense la luce della lampada. "Maledizione! Apriti maledetta! Apriti!" il suo compagno sferrava calci violenti alla porta, ma invano: era di legno massiccio e non potevano buttarla giù da soli. Anche se non poteva vederlo, a causa delloscurità, immaginava il volto terrorizzato, lo stesso che doveva avere lui in quel momento.
Tornarono a girarsi verso il crocifisso e con orrore si accorsero che cerano ombre grottesche che si muovevano ai margini della luce, ombre che si stavano dirigendo verso di loro.
"Mio Dio, ti prego no! Non voglio morire!" iniziò a gemere il suo amico.
Lui era paralizzato dal terrore per poter anche solo accennare una supplica, si limitava a fissare le tenebre che si aprivano dinanzi a lui, in attesa che tutto finisse.
Un liquido caldo, gli bagnò allimprovviso la mano e un attimo dopo un tonfo al suo fianco catturò la sua attenzione.
"Jean?" il suono della sua voce gli giunse terribile, nel silenzio in cui tutto era piombato.
Si inginocchiò e iniziò a tastare il pavimento in cerca del compagno che doveva essere svenuto per la paura. Quando trovò il corpo sentì che il corpo si contorceva in preda agli spasmi e, per cercare di calmarlo, cercò la testa per schiaffeggiarlo, ma non la trovò!
Capì in quel momento, un attimo prima che un colpo poderoso lo colpisse, di essere giunto alla fine della sua esistenza, ma, la cosa più terribile era che la porta della dannazione eterna si apriva dinanzi a lui.
Il nuovo parroco arrivò il giorno dopo. Quando insieme a due uomini del villaggio aprì le porte della cattedrale, trovò i due cadaveri senza testa. Al loro fianco cera la statua di una gargolla. Facendosi il segno della croce, si avvicinò ai corpi per donargli lestrema unzione, e in quel momento, vide che la statua, inspiegabilmente, aveva del sangue in corrispondenza del becco e degli artigli.
La cosa lo lasciò perplesso ma, qualche giorno dopo gli fu tutto chiaro; labate Savigny aveva scritto un diario, nel quale tutta la sua pazzia e il suo animo nero erano stati riversati.
Accecato dallavidità aveva stretto un patto col Diavolo per proteggere tutti i suoi tesori. Il Maligno lo aveva esaudito ma, come sempre a modo suo e così anche lo stesso Savigny non poteva più avvicinarsi ad essi.
Il suo desiderio doveva averlo definitivamente portato alla pazzia perché non fu più in grado di resistere, e la morte che lui aveva decretato per chiunque tentasse di sottrargli tutti i suoi preziosi, colse anche lui.
La cattedrale era stata maledetta!