PARETI
di Vera Iridio
CAPITOLO 1
Rieccolo lì, seduto alla scrivania di fronte al PC, mentre guarda lo schermo vuoto. La sua attenzione è rivolta al cursore che lampeggia sempre con la stessa intermittenza.
-Ecco un altro punto per la mia lista!- esclamò impadronendosi della lavagna lì vicina e del pennarello.
Aggiunse così una frase alla sua così detta "LISTA DELL'INSOPPORTABILE", la lista di tutto ciò che gli dava fastidio o che lo rendeva particolarmente nervoso.
-Chissà perché la ripetitività degli eventi mi infastidisce così tanto?- si chiese a voce alta, senza rendersene conto.
-Forse perché nella lista ho inserito anche la monotonia e la noia, che a ben vedere sono legate fra loro...
Tutto per colpa di questo mio carattere!
Mi porta a cercare cose e situazioni sempre nuove, particolari ed emozionanti, e di conseguenza ripudia tutto ciò che non entra a far parte delle giuste caratteristiche. A volte riesco persino a cacciarmi in situazioni particolarmente imbarazzanti o pericolose.-
ROB si ritrovava spesso a pensare a sé stesso, al suo carattere e al passato, causa di ciò che s'era ritrovato ad essere.
-Mmmmh...non starò scrivendo questa lista solo per fare qualcosa di nuovo?-
Perplesso, ma allo stesso modo divertito da questa constatazione si rese improvvisamente conto di che ore erano: -Oddio! Sono già le dieci di sera ed io non ho ancora terminato il III° capitolo!-.
Riprese così a scrivere, ma da "concentrato" scrittore qual era s'era dimenticato di non aver ancora cenato. Presto fu lo stesso corpo a richiamarlo ai suoi doveri!
-D'accordo, devo lavorare, ma certo non posso concentrarmi al meglio con i ruggiti di rimprovero del mio stomaco, sarà meglio mangiare qualcosa.-
Dopo aver salvato quel poco che era riuscito a scrivere, si alzò dalla sedia e si rese conto di quanto velocemente si era fatto buio; all'infuori dello schermo del suo computer, non vi era infatti nulla che producesse un minimo di luce.
Cautamente si diresse verso la porta, poi improvvisamente si fermò...
...giusto due giorni prima aveva deciso di cambiare posto a tutti i mobili del suo ufficio ed ora si ritrovava perso nella stanza in cui praticamente viveva.
-Sempre colpa di questo cavolo di carattere! Non potevo vivere in un ambiente monotono, senza dover cambiare tutto!-.
Si sentì impaurito e si incollerì per questa sua stupida debolezza!
Non ne capiva il motivo, ma nonostante la familiarità acquisita dai cinque anni di vita in quella casa, l'atmosfera continuava ad intimorirlo, in alcuni momenti si sentiva una preda presa in trappola.
Da dove gli scaturisse tutta quella paura non riusciva a capirlo, era andato persino da uno psichiatra che gli aveva detto semplicemente che non c'era nulla di cui preoccuparsi, perché a volte è lo stato d'animo di una persona ad influenzare l'ambiente circostante.
Bè, a questo punto non riusciva a spiegarsi come mai se un attimo prima era stato calmo e concentrato, ora invece era letteralmente terrorizzato.
Si fece strada nella sua mente una sensazione che gli scosse di tremiti tutto il corpo, lentamente prese coscienza di ciò che il suo corpo gli trasmetteva ed il panico lo immobilizzò.
In quella stanza, a poca distanza da lui, c'era qualcuno o qualcosa, e lo stava guardando...
...no, non guardando ma puntando, come una belva punta la preda!
Lentamente cercò di tornare alla realtà, o quantomeno di ragionare razionalmente.
-Devo stare calmo, dev'essere solo un'impressione. A forza di scrivere libri per bambini pieni di mostri!
Credi di essere un uomo forte e poi ti suggestioni da solo!-
Nonostante questi ed altri ragionamenti che si faceva, la sensazione di essere braccato da chissà cosa rimase.
-Calma, ora respira profondamente per tre volte e vedrai che poi tutto sarà passato- si disse.
Respirò a grandi boccate, gonfiando ben bene i polmoni, ma non cambiò nulla, forse significava che era tutto reale.
L'istinto ora gli ordinava contrastanti soluzioni: la prima, senz'altro la più intensa, era quella di scappare da lì immediatamente, di cercare un rifugio, ma come fare se non riusciva ad identificare le sagome di porta e finestre!
A questo punto optò per la seconda strada, quella della difesa.
Purtroppo aveva molti punti deboli, non conosceva la natura del suo "avversario", non né conosceva nemmeno la posizione, così pure per la forza di cui poteva essere dotato e delle sue reali intenzioni (anche se riguardo a queste di una cosa era sicuro, non erano per niente amichevoli!).
Oltre a tutti questi fattori c'era da tenere in considerazione il fatto che ultimamente lui non aveva svolto molta attività fisica e perciò non era nemmeno in gran forma.
Aveva però qualche altra soluzione a cui aggrapparsi?!!
Si fece così coraggio e visto che ormai i suoi occhi si erano abituati all'oscurità, aguzzò la vista e scrutò la stanza, riuscendo persino ad individuare la porta, resa visibile dalla fievole luce serale che arrivava dal corridoio.
In un primo tempo non riuscì ad individuare altro, ma poi scorse un movimento alla sua destra.
Lì, ad un paio di metri da lui, un paio di
occhi lo fissavano con insistenza; in quel momento si rese conto
che qualsiasi resistenza avesse opposto non sarebbe servita a
nulla. Nonostante ciò decise che se qualcuno doveva attaccare,
lui sarebbe stato il primo, non si sarebbe arreso senza nemmeno
lottare!
CAPITOLO 2
Proprio quando si stava per lanciare sull'intruso, si sentì uno sferragliare di chiavi al portone d'ingresso e poi qualcuno che apriva ed entrava.
La luce del corridoio si accese ed in quel momento Rob vide contro cosa stava per lottare: un lupo bianco!
Dal corridoio sentì una voce a lui fin troppo familiare chiamarlo per nome, era sua sorella e sicuramente sarebbe entrata proprio nella stanza in cui lui si trovava sempre, lì dove un lupo l'avrebbe forse attaccata preso dal panico per l'apparizione di un altro possibile nemico!
Doveva difenderla, e l'unica possibilità era quella di attaccarlo ora che era momentaneamente disorientato.
Rivolse di nuovo lo sguardo dove prima c'era il lupo, certo che adesso avrebbe attaccato lui o il nuovo "avversario".
Si guardò velocemente attorno senza, momentaneamente, riuscire ad individuarlo, ma poi con la coda dell'occhio scorse qualcosa.
Il lupo non stava cercando di fuggire, si stava semplicemente dissolvendo davanti ai suoi occhi.
Un attimo prima era lì di fronte a lui ed ora era sparito!
Come avesse fatto non riusciva proprio ad immaginarselo, ma se mai c'era stato, ora si era letteralmente volatilizzato.
Ancora un po' intontito dalla situazione, si diresse verso la porta un po' barcollante.
Uscendo dalla stanza si trovò di fronte al volto dell'amata sorella, grinzato da rughe di preoccupazione.
-Rob! E' tutto il giorno che ti chiamo, non rispondevi al telefono e continuava a dare occupato. Stai male? Sei pallidissimo! -
Quel fiume di parole gli inondò così velocemente la testa che lui, ancora rapito dalla vicenda appena accadutagli, fece fatica a recepire il significato di quel discorso.
Si rese allora conto di quanto fosse preoccupata sua sorella ed infine le spiegò: -Avevo staccato il telefono per non essere disturbato; fra due settimane devo consegnare il libro e non sono riuscito a scriverne nemmeno la metà! Ma perché mi cercavi, è successo qualcosa?-
Lei si rabbuiò ancora più di quanto già non fosse e gli rispose: -Ti ho chiamato per papà....non sta' bene-
Quella notizia fu per lui come un pugno allo stomaco.
Sapevano già da tempo che non ci sarebbe stato nulla da fare per lui, ma si sa che le speranze trovano sempre spazio nel cuore. Purtroppo, un tumore al fegato non è cosa da poco, ed in più era stato diagnosticato troppo tardi per poter intervenire.
Senza dire niente si diresse verso le scale che portavano ai piani superiori per andare nella sua camera a preparare i bagagli.
In un modo o nell'altro la vita gli stava allontanando tutte le persone care e lui cominciava a sospettare che qualcuno tramasse contro di lui, anche se francamente non ne capiva la ragione.
Lui non era una persona importante od influente, sicuramente era solo un periodo estremamente buio della sua vita.
Una volta ne aveva parlato con sua sorella e lei, serissima, gli aveva esposto un sua teoria.
Secondo lei era tutto possibile e gli disse semplicemente che per lei c'era sotto l'occulto o addirittura la magia nera!
A lui personalmente quell'idea aveva fatto spuntare un sorriso sulle labbra, semplicemente non ci credeva.
Al mondo tutto era spiegabile scientificamente e i morti non potevano tornare in vita, punto e basta.
Tutto quello che faceva cronaca e che veniva classificato come fenomeni ESP o chissà cos'altro era semplicemente ciò che lui faceva di mestiere, raccontare favole!
Inutile continuare a pensarci su, tanto le conclusioni erano sempre le stesse, la vita è da prendere così com'é e quello che gli succedeva era solo destino.
Sua sorella non era certo dello stesso parere, questo lo sapeva bene anche lui, lei partecipava alle riunioni più strampalate, leggeva i libri e i giornali più strani e ogni tanto si comportava in maniera un po' bizzarra.
Mentre pensava a tutto questo aveva automaticamente preparato le valigie, non era infatti estraneo a partenze inaspettate, spesso aveva una valigia già preparata nel ripostiglio in fondo al corridoio del secondo piano in caso di evenienza.
-Che stupido, ma ne ho una già pronta.
Pazienza quella la utilizzerò in un
momento più felice.-
CAPITOLO 3
Stava uscendo dalla sua stanza con il bagaglio quando sentì degli strani rumori provenienti dalla cucina.
Istintivamente si precipitò giù dalle scale, sicuro di trovarsi di fronte il lupo in procinto di attaccare sua sorella, la scena che invece gli si presentò d'innanzi era non poco differente.
Sua sorella, forzata probabilmente dalla curiosità che la animava sin dalla nascita, era entrata nello studio inciampando in chissà quale mobile.
Lei infatti non poteva certo immaginare che aveva cambiato la disposizione della mobilia il giorno prima, infatti l'ultima sua visita era avvenuta soli tre giorni prima e, da come si era girata a fissarlo, non doveva averle fatto una gradita sorpresa.
-Ma cosa ti è saltato in mente di cambiare di nuovo la disposizione dei mobili? Se non mi sbaglio l'avevi già fatto il mese scorso, non venirmi a dire che ti eri già stancato!
E sì, sua sorella era proprio un tipo strano, riusciva a prendersela con chiunque e per qualsiasi cosa pur di sfogarsi. L'istinto la portava spesso a fare di queste cose, ed ora che si stava avvicinando il momento della morte del padre lei si stava sicuramente rodendo per l'impotenza che provava.
Era l'unica femmina tra quattro figli e per questo loro padre l'aveva sempre vezzeggiata in modo particolare, anche un po' viziandola a dire la verità, ma essendo la più piccola tutti la coccolavano.
-Dai non farmi il broncio, lo sai che ho sempre voglia di cambiare tutto.
-Sì, scusami, non so nemmeno io cosa può essermi preso. Dev'essere la stanchezza del viaggio, sai...non ho nemmeno cenato..
-Oh, nessun problema, mi puoi fare compagnia, anch'io non ho ancora messo nulla sotto i denti. Vieni andiamo in cucina a prepararci qualcosa.
-Mi raccomando vai avanti tu, non voglio rischiare di nuovo la vita.
-Che esagerazione! E poi perché saresti entrata nello studio?
-Mi sembrava di aver sentito un rumore...
Rob si voltò a guardarla senza cercare di nasconderle la sua opinione in proposito, no, la capacità di mentire non era per nulla una sua qualità.
Rendendosi conto della poca convinzione di suo fratello riguardo la versione appena fornitagli cominciò la sua "confessione": - Uffa! Perché mi scopri sempre!
- Perché non sei capace di mentire
-Mh, hai ragione. Bé, non mi avevi risposto appena entrata e mi sono chiesta come fosse possibile una cosa del genere, visto che di solito nessuno fa in tempo ad avvicinarsi alla porta che tu la spalanchi subito! Sembra quasi che tu abbia un radar al posto delle orecchie!
-Addirittura un radar! Ho solo la fortuna di avere un udito particolarmente acuto! E poi visto che sono abbastanza isolato dalla strada, appena un qualsiasi veicolo entra nel vialetto, lo sento, mi alzo e vado alla porta.
Parlando del più e del meno si prepararono un piatto di pasta, un alimento che Rob letteralmente adorava e che a Patty non dispiaceva, e poi era tanto che non la mangiava.
La pasta era calda e la voglia di parlare invece era completamente passata, così rimasero in silenzio fino alla fine della cena, alla quale seguì un imbarazzato momento di silenzio.
Dopo aver ripulito piatti e cucina, si spostarono in salotto
La cordialità con cui prima parlavano si era esaurita lasciando spazio ad un unico argomento: loro padre.
Entrambi avrebbero preferito non parlarne, pur sapendo che in un modo o nell'altro tutto sarebbe venuto fuori; i loro sentimenti verso il padre, la loro maniera di affrontare un evento di tale portata e soprattutto un domani senza di lui, senza qualcuno che aveva sempre cercato di star loro vicino.
Pat si sentiva imbarazzata e continuava a guardarsi intorno, facendo finta di soffermarsi ogni tanto a studiare qualche particolare di quel salotto così ben arredato, senza però vedere veramente ciò che stava davanti a sé.
Un velo annebbiava tutto ciò che la circondava, facendo sì che solo i ricordi potessero mostrarsi. Non lo desiderava, portavano solo dolore che sarebbe andato ad aggiungersi ad altro dolore e soprattutto, l'ultima cosa che desiderava era di farsi vedere in lacrime da suo fratello.
Si voltò verso di lui cercando di identificarne la forma, un appiglio per sottrarsi all'oblio nel quale stava cadendo.
Per scuotersi più di quello che già era riuscita a fare si alzò in piedi e si diresse verso i piani superiori, poi sentendo su di sé lo sguardo perplesso del fratello, senza voltarsi, gli disse:
-Vado a dormire, ormai è troppo tardi per partire e vorrei essere in forma per affrontare il lungo viaggio di domani, buona notte .
Rob era rimasto stupito dalla decisione di Pat ed ebbe appena il tempo di risponderle prima che lei si dileguasse al piano superiore dove l'attendeva la camera che abitualmente occupava quando si trovava da lui.
Senza sapere bene il perché anche lui si diresse verso le
scale per andare a dormire...ma ci sarebbe realmente riuscito?
CAPITOLO 4
Il giorno successivo non fu affatto difficile capire in che modo avessero passato la notte.
Le borse che entrambi avevano sotto gli occhi non lasciavano molto spazio alla fantasia.
Ambedue non erano riusciti a riposare e come unico "ristoro" vi fu solo qualche breve dormita. Il risultato non era stato quello sperato, l'indolenzimento non era l'ideale per un viaggio lungo, ma non potevano ritardare ulteriormente la partenza.
Volevano vedere ancora loro padre, sperando di arrivare prima del fatidico momento.
Come la sera precedente non si rivolsero che poche parole, preavviso di un viaggio che avrebbe trovato entrambi tesi e non inclini ad un dialogo molto impegnato.
Stavano per salire in macchina, quando Rob avvertì strana sensazione, era come se quel viaggio fosse tutto quello che aspettava da una vita.
Non stava solo andando a dare un po' di conforto a suo padre, stava andando verso il proprio futuro, un futuro che sentiva ostile.
Quel viaggio sarebbe stato molto importante per lui, un ostacolo gli si sarebbe presto parato davanti, un ostacolo che forse non avrebbe tardato molto ad arrivare.
Non era certo questo a preoccuparlo maggiormente, bensì la possibilità più che certa della presenza di sua sorella in tale momento.
Certo non si poteva parlare di premonizione, semplicemente sapeva e tanto gli bastava.
Non era più tempo però di soffermarsi ulteriormente a pensarci, sua sorella era venuta a prenderlo per andare con lui dal padre e lui ora aveva l'obbligo di starle più vicino possibile.
Si era macinata un bel po' di kilometri solo perché il suo caro fratellino aveva una vera e propria fobia per gli aerei e in una condizione psicologica e fisica così critica non avrebbe retto molto se lasciata in balia dei suoi pensieri.
Sarà meglio tentare di sviare i discorsi su faccende lontane da nostro padre.
-Dì un po', come va con quel ragazzo che mi avevi presentato tempo fa'?-
-...Eh? Oh, scusa, ero soprappensiero e non ti ho sentito. Dicevi?-
No, sua sorella era già partita per il paese dei ricordi e lui era riuscito a smuoverla appena, avrebbe dovuto continuare a mantenerla presente.
-Chiedevo come andava con....Alessandro, è un nome italiano vero?-
-Sì e non c'è bisogno che te lo venga a dire io! Comunque non lo vedo da un paio di settimane ormai, ma la cosa non mi preoccupa più di tanto.-
Bene, ora che l'aveva risvegliata da quello stato di torpore in cui era fino a poco fa', non aveva alcuna intenzione di lasciarsela scappare.
-Come scusa, non te ne importa niente?!-
-Certo che no! Sono stata io a mandarlo al diavolo.
Gli piaceva troppo bere e io non sopporto certa gente!-
-Ma a che livello beveva?-
-Oh...non più di un paio di cocktail durante il giorno e qualche birra la sera davanti alla tivù-
-Non hai esagerato? Bastava che ne parlaste un po', e se a te sembrava che bevesse tanto a me non sembra proprio!-
-Non era certo bello vederlo ubriaco con un paio di birre- ora cominciava a singhiozzare -non reggeva molto l'alcool e dopo diventava violento....-
-Non mi vorrai dire che ti ha picchiata!-
-Sì,...e non certo una sola volta. La mattina dopo si rendeva conto di ciò che aveva fatto e si scusava in mille modi diversi. Mi ha promesso molte volte di non farlo più, ma non ha mai rinunciato a bere, e alla fine non ce l'ho più fatta.
La mattina dopo la sua ultima sbornia l'ho cacciato e non ho certo intenzione di rivederlo!-
-Perché non mi hai mai detto niente, sarei venuto io a sistemarlo...-
Lei si volto con un espressione stupita sul volto, era la prima volta che sentiva la voce di suo fratello straripante d'odio.
Ne fu un po' spaventata, ma si riprese subito, lui aveva un cuore d'oro e lei aveva avuto più di una volta la tentazione di chiamarlo, ma certe cose erano accadute in un periodo infelice per lui. Non aveva bisogno di occuparsi anche dei problemi degli altri.
No, non glielo avrebbe detto.
In quel periodo era stata più preoccupata per lui che per sé stessa.
-In ogni caso, ora non è il momento di parlarne e poi tanto ho già risolto tutto io.-
-...mhh..-
-Non credo che tu mi abbia seguito molto. Potrei sapere a cosa stai pensando?-
-Stavo solo cercando di ricordarmi che faccia avesse, sai non so perché ma non ricordo più niente di lui.-
-Probabilmente è un fatto inconscio, semplicemente hai deciso che quei ricordi sono spazzatura e li hai rimossi.-
-Strano che tu mi venga a parlare di fatti plausibili, già ti vedevo a spiegarmi come fanno i marziani a rapire la gente e "rubargli" i ricordi senza che se ne rendano conto!-
-Solo perché io credo a fenomeni che tu non consideri nemmeno, non significa che tutto vada rapportato ad essi!-
-Ma come sei permalosa. Dai era solo una battuta!-
-Mi è passata la voglia di chiacchierare!-
Il tono che utilizzò non ammetteva repliche e lui si guardò
bene dall'andare contro corrente. Conosceva la furia e la
cattiveria di sua sorella in certi momenti.
Decise così di cercare di distrarsi. Il paesaggio era magnifico, ma lo conosceva ormai a memoria.
I paesaggi immensamente verdi con delle macchie colorate qua e là, non si era mai pentito di aver scelto la Brianza come "luogo familiare".
Più si scendeva verso Milano e più il verde diradava lasciando spazio alle case, sempre più numerose e meno colorate!
Il paesaggio di quei luoghi così lontani dalla città gli metteva sempre addosso un po' sonno, ma non voleva lasciare sola sua sorella per il viaggio.
Se si fosse messo a dormire Pat non avrebbe avuto nessuno di "presente" vicino a lei.
La vera ragione di questo suo timore di appisolarsi però, non era certo solo lo stato di sua sorella.
Quando, durante il giorno si addormentava, gli accadevano dei fatti strani.
Dopo essersi addormentato, si "risvegliava" in un altro mondo.
Non che ciò lo preoccupasse più di tanto, ma durante questi strani sogni (non potevano essere altro!), gli capitava di tutto.
Gli accadeva fin da piccolo, ma non ne aveva mai parlato con nessuno.
Avrebbe forse dovuto parlare allo psichiatra di qualche incubo?
Come li aveva definiti già dalle prime esperienze...?...
...i suoi mondi paralleli!
Chissà poi perché li aveva chiamati così?
Poteva benissimo darsi che qualcun altro oltre a lui "vivesse avventure" tanto particolari, anzi era senz'altro così.
Sperava solo che i "sogni" di questi ultimi fossero meno angosciosi e terrorizzanti dei suoi.
...no, si sbagliava.
Ciò che gli capitava non poteva certo essere definito semplicemente "sogno".
Anche se si trovava in luoghi che non aveva mai visitato ed aveva visto esseri che mai sarebbero potuti nascere, era sicuro della loro esistenza, ne era consapevole così come sapeva di respirare.
Sapeva anche che tutto ciò
che lui aveva visto e sentito gli era accaduto realmente, lividi
ed escoriazioni che vedeva sul suo corpo al termine di quei
viaggi non erano certo immaginari ed era sicuro di non averli
avuti alla "partenza".
Il rumore dell'utilitaria di Pat, assieme alla musica soft che usciva dalle casse dell'autoradio però non lo aiutavano di certo a rimanere sveglio.
E com'era comodo il sedile, all'inizio del viaggio non sembrava così "avvolgente".
Quando ormai era sul punto di appisolarsi si svegliò di scatto.
No!...non doveva succedere adesso,...doveva vedere suo padre!
Eppure si sentiva così nervoso, ...sì, ...la partenza era vicina.
Per la prima volta si chiese se Pat sarebbe partita con lui, e in caso affermativo, cosa le sarebbe accaduto? Ma poi le sarebbe potuto accadere qualcosa?
Si voltò ad osservarla.
Guidava tenendo gli occhi sulla strada, guidando come un automa, si vedeva che era persa nei suoi pensieri.
Perciò lei non avvertiva quella sensazione di svuotamento interiore che sentiva lui.
Forse si stava immaginando quelle sensazioni!...eppure, così forti e vicine ,gli sembrava di vederle solidificarsi e prendere forma davanti ai suoi occhi.
Lanciò un'altra occhiata veloce in direzione di sua sorella con l'0intenzione di tranquillizzarsi.
Non fu così però...
...vide il volto di sua sorella assumere un'espressione buffa, quasi comica, un'espressione di puro stupore ai limiti del logico.
Seguì la direzione dello sguardo puntato sulla strada.
Appena lo vide fu sicuro di aver trovato la causa dello stupore di sua sorella.
Era un muro d'acqua, sospeso nel vuoto subito di fronte a loro, era magnifico e terrificante allo stesso tempo.
L'acqua era di un azzurro limpido, increspata da piccole onde che partivano dal centro del muro per arrivare lentamente ai bordi.
Era enorme, prendeva tutte le corsie di entrambe le carreggiate ed arrivava a circa due metri fuori dall'asfalto.
Non avrebbero mai potuto evitarlo a quella velocità, era troppo vicino!
La macchina di fronte a loro vi passo attraverso con uno stridio di gomme che si smorzò appena che ebbe superato "la barriera".
Ora toccava a loro, cosa sarebbe successo, e perché vedeva tutto accadere così lentamente se erano passati solo pochi secondi dalla scoperta?