I must not fear. Fear is the mind-killer. Fear is the little death that brings total obliteration. I will face my fear. I will permit it to pass over me and through me. And when it has gone past I will turn the inner eye to see its path. Where the fear has gone there will be nothing. Only I will remain.Frank Herbert
Attraverso
i rami dell'acero si vedeva la luna piena nel cielo limpido
della sera. I tigli e le acacie coprivano la terra del giardino di un
complicato arabesco di macchie. La trifora del bovindo, aperta ma
velata dalla
tenda, era rischiarata da una violenta luce elettrica. Nella camera da
letto di
Margherita Nikolaevna erano accese tutte le lampade e illuminavano il
gran
disordine della stanza. Sulla coperta
del letto giacevano camiciole, calze e capi di biancheria,
altri capi spiegazzati erano sparsi semplicemente sul pavimento accanto
a una
scatola di sigarette schiacciata nel trambusto. C'erano scarpette sul
tavolino
da notte, vicino a una tazza di caffè semipiena e a un
portacenere in cui
fumigava una cicca. Sullo schienale di una seggiola era appeso un abito
da sera
nero. La stanza odorava di profumo. In essa inoltre arrivava da chi sa
dove un
odore di ferro da stiro arroventato. Margherita
Nikolaevna sedeva davanti alla specchiera vestita soltanto di
un accappatoio da bagno gettato sul corpo nudo e con scarpette nere
scamosciate. Un braccialetto d'oro con orologino era posato davanti a
lei,
accanto alla scatoletta ricevuta da Azazello ed ella non staccava gli
occhi dal
quadrante. In certi
momenti Margherita cominciava ad aver l'impressione che
l'orologio si fosse rotto e che le lancette non si muovessero. Ma si
muovevano,
seppure molto lentamente, come se si appiccicassero e alla fine la
lancetta
lunga calò sul ventinovesimo minuto delle nove. Il cuore di
Margherita batté
così forte che essa non riuscì neppure a prendere subito
la scatoletta.
Riavutasi, l'aperse e vide in essa una crema grassa giallognola. Le
sembrò che
sapesse di limo di palude. Con la punta d'un dito Margherita depose un
piccolo
fiocco di crema sulla palma, mentre diventava più intenso
l'odore di erbe di
palude e di bosco, poi con la mano cominciò a spalmarsi la crema
sulla fronte e
sulle guance. La crema si
spalmava facilmente e, come sembrò a Margherita, si
volatilizzava subito. Dopo aver fatto alcune frizioni, Margherita diede
un'occhiata allo specchio e lasciò cadere la scatoletta proprio
sul vetro
dell'orologio che si coprì d'incrinature. Margherita chiuse gli
occhi, poi
guardò ancora una volta e scoppiò a ridere sfrenatamente. Le
sopracciglia depilate all'estremità e ridotte a un filo dalla
pinzetta
s'erano infoltite e come neri archi uniformi sormontavano gli occhi
divenuti
verdi. Era svanita senza lasciar tracce la sottile ruga verticale che
tagliava
la radice del naso che era comparsa quella volta in ottobre, quando era
sparito
il Maestro. Erano svanite anche le ombre giallognole alle tempie e i
due
reticoli, appena visibili, nell'angolo esterno degli occhi. La pelle
delle
guance era soffusa di un uniforme color roseo, la fronte s'era fatta
bianca e
pura, e s'era disfatta l'ondulazione artificiale dei capelli. Dallo
specchio una donna ventenne coi capelli neri, ricciuta di natura,
guardava la Margherita trentenne e rideva irrefrenabilmente, mostrando
i denti. Dopo aver
riso a sazietà, con un balzo solo Margherita sgusciò
fuori
dall'accappatoio, attinse abbondantemente la leggera crema grassa e
picchiettando forte cominciò a stenderla sulla pelle del corpo
che prese subito
una tinta rosea e abbronzata. Instantaneamente, come se le avessero
estratto un
ago dal cervello, cessò il dolore alla tempia che l’aveva fatta
soffrire tutta
la sera dopo l'incontro nel giardino Aleksandrovskij, i muscoli delle
braccia e
delle gambe si rassodarono, dopo di che il corpo di Margherita perdette
il suo
peso. Essa fece un
salto e rimase sospesa in aria a poca distanza dal tappeto,
poi qualcosa la trasse in basso lentamente ed essa calò
giù. - Che crema! Che
crema! - gridò Margherita, buttandosi nella poltrona.
Le frizioni
non l'avevano mutata solo esteriormente. Adesso in lei, in
tutto il suo essere, in ogni minima particella del suo corpo, ribolliva
una
gioia che essa sentiva come se ci fossero tante bollicine che le
pungessero
tutto il corpo. Margherita si sentì libera, libera da ogni cosa.
|
Essa comprese
inoltre con la massima chiarezza che era avvenuto per l'appunto
ciò che quel
mattino le diceva il suo presentimento e che essa avrebbe abbandonato
per
sempre la palazzina e la sua vita di prima. Ma da questa vita di prima
s'era
separata nondimeno l'idea che le restava da adempiere un ultimo dovere
prima
che iniziasse la cosa nuova, straordinaria che l'attirava in alto,
nell'aria.
Ed essa, nuda com'era, saltando di continuo, corse dalla camera da
letto nello
studio del marito e, accesa la luce, si precipitò alla
scrivania. Su un foglio
strappato da un bloc-notes, scrisse in fretta a matita, senza
cancellature e a
grossi caratteri, questo biglietto: "Perdonami e
cerca di dimenticarmi al più presto. Ti lascio per sempre.
Non cercarmi, sarebbe inutile. Il dolore e le sventure che mi hanno
colpito
m'hanno fatto diventare una strega. Devo andare. Addio. Margherita". Con animo
perfettamente sollevato, Margherita volò nella camera da letto
dove dietro di lei entrò correndo Nataša, carica di roba. E
subito tutta questa
roba, una gruccia di legno con un vestito, fazzoletti di pizzo, scarpe
di seta
blu messe in forma e una cintura, tutto quanto si sparse in terra e
Nataša alzò
le braccia non più ingombre e batté insieme le mani. - Be', sono bella? -
gridò forte, con voce arrochita, Margherita Nikolaevna. - Ma che è stato?
sussurrò Nataša, arretrando. - Come ha fatto, Margherita
Nikolaevna? - È la crema! La
crema, la crema! - rispose Margherita, indicando la scintillante
scatoletta d'oro
e rigirandosi davanti allo specchio. Nataša,
dimendicandosi dell'abito sgualcito che giaceva in terra, corse
allo specchio e con occhi pieni di ardente cupidigia considerò
il residuo della
crema sussurrando fra sé. Poi si volse di nuovo verso Margherita
e disse, quasi
con venerazione: - La pelle, eh? Ah,
che pelle! È luminosa la sua pelle, Margherita Nikolaevna! - Ma
subito dopo
tornò in sé, corse verso il vestito, lo raccattò e
cominciò a scuoterlo. - Lasci stare! Lasci
stare! - Gridò Margherita. - Al diavolo il vestito! Pianti tutto
lì! Anzi, no:
se lo prenda per ricordo. Per ricordo, ho detto! Si prenda tutto quel
che c'è
nella stanza! Come
istupidita, Nataša la guardò immobile per un po' di tempo, poi
le si
appese al collo, baciandola e gridando: - Sembra raso!
Luminosa! Sembra raso! E le sopracciglia, ah, le sopracciglia! - Prenda tutti i miei
stracci, prenda i profumi, e li porti in camera sua e li nasconda nel
baule, -
gridava Margherita, - ma non prenda i gioielli, l'accuserebbero di
furto! In quel
momento dall'altra parte della strada, da una finestra aperta si
sprigionò e prese il volo un fragoroso valzer brillante e si
sentì lo sbuffare
di una macchina che si avvicinava al portone. - Fra un
attimo telefonerà Azazello! - esclamò Margherita,
ascoltando il valzer
che si spargeva per il vicolo. - Telefonerà! E quello straniero
non è affatto
pericoloso, no, adesso capisco che non è pericoloso! La macchina
rombò, allontanandosi dal portone. Il cancello sbatté e
si
udirono dei passi sulle mattonelle del viale. "È
Nikolaj Ivanovič, lo riconosco dal passo, - pensò Margherita. -
Prima
d'andarmene dovrei fare qualcosa di buffo e di curioso". Margherita tirò via la tenda e sedette di sghembo sul davanzale, cingendosi il ginocchio con le braccia. Alzò il capo verso la luna e prese un'aria pensosa e poetica. I passi risuonarono ancora un paio di volte poi cessarono di colpo. Continuando ad ammirare la luna, sospirando come di prammatica, Margherita volse la testa verso il giardino e scorse infatti Nikolaj Ivanovič che abitava al piano inferiore di quella stessa palazzina. |
- Ah, salve, Nikolaj
Ivanovič, - disse Margherita con voce mesta. - Buona sera! Ritorna da
una
riunione? Nikolaj
Ivanovič non rispose nulla. Margherita
Nikolaevna si passò la mano sinistra sulla tempia, ravviandosi
una ciocca di capelli, poi disse indispettita: - Questo non
è gentile, Nikolaj Ivanovič! Nonostante tutto io sono una
donna in fin dei conti! È da villani non rispondere quando vi si
rivolge la
parola. Nikolaj
Ivanovič, visibile al chiaro di luna fino all'ultimo bottone del
panciotto grigio, fino all'ultimo peluzzo del pizzetto chiaro, diede a
un
tratto in una strana risatina, s'alzò dalla panca e,
evidentemente fuori di sé
dall'imbarazzo, invece di togliersi il cappello agitò la
cartella di fianco e
piegò le gambe come se si accingesse a ballare coccoloni. - Ah, che
tipo noioso è mai, Nikolaj Ivanovič! - continuò
Margherita. - In
genere sono così stufa di tutti quanti che non riesco nemmeno a
dirglielo e
sono così felice di andarmene! Andatevene un po' tutti al
diavolo! In quel
momento, alle spalle di Margherita, il telefono squillò in
camera
da letto. Margherita saltò giù dal davanzale e,
dimenticando Nikolaj Ivanovič,
afferrò il ricevitore. - Parla Azazello, -
disse qualcuno nel ricevitore. - Caro, caro Azazello!
- esclamò Margherita. - È ora. Pigli il
volo, disse Azazello e dal suo tono si capiva che era contento del
sincero,
gioioso slancio di Margherita. - Quando sorvolerà il portone,
gridi "sono
invisibile". Poi voli sulla città per abituarsi e quindi verso
il sud, fuori
città, e dritto al fiume. L'aspettano! Margherita
riattaccò, e in quel momento nella stanza attigua un coso di
legno si mise in moto zoppicando e cominciò a battere contro la
porta.
Margherita la spalancò, e la spazzola da pavimenti col corpo di
setole all'insù
irruppe danzando nella camera da letto. Con l'estremità del
manico
picchierellava, scalciava e cercava di raggiungere la finestra. Per
l'entusiasmo Margherita cacciò uno strillo e saltò a
cavallo della spazzola.
Solo in quel momento venne in mente all'amazzone che in quella
confusione essa
aveva dimenticato di vestirsi. Galoppò verso il letto e
afferrò la prima cosa
che le capitò, un camicino celeste. Brandendolo come uno
stendardo, spiccò il
volo verso la finestra. E il valzer rimbombò più forte
sopra il giardino. Dal
finestrino Margherita scivolò giù e scorse Nikolaj
Ivanovič sulla
panca. Sembrava raggelato su di essa e, completamente sbalordito,
ascoltava le
grida e il tramestio che giungevano dalla camera da letto illuminata
degli
inquilini di sopra. - Addio,
Nikolaj Ivanovič! - gridò Margherita, ballonzolando davanti a
lui. Egli
mandò un gemito, strisciò lungo la panchina, passandoci
sopra le mani
e buttando in terra la sua cartella. - Addio per sempre! Io
volo, volo via! - gridava Margherita, soverchiando il valzer. In quel
punto si
rese conto che il camicino non le serviva a niente e, con una risata
sinistra,
coperse con esso la testa di Nikolaj Ivanovič. Nikolaj Ivanovič,
accecato,
piombò giù dalla panchina sui mattoni del viale. Margherita si
voltò a guardare un'ultima volta la palazzina dove aveva
sofferto per tanto tempo e alla finestra fiammeggiante scorse il viso
di Nataša
stravolto dallo stupore. - Ciao, Nataša! -
gridò Margherita, e tirò su la spazzola. - Sono
invisibile. Sono invisibile! -
gridò ancora più forte e di tra i rami dell'acero che le
sferzavano il viso,
dopo aver superato il portone, sbucò volando nella strada. E
dietro di lei
spiccò il volo il valzer completamente impazzito. |
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Over here you'll find links and information about writers, their books and their
lives, pictures, excerpts and critics. I'll dedicate quite some space to Eastern
and Central European literature.
My latest project is the translation of this Dutch book I've been planning for a long time. It's called De kip die over de soep vloog, the author, Frans Pointl, isn't very famous (but which Dutch writers are?). It's a very bitter book about his experiences as a Jewish child during WW2 and in post-war Holland. It's made of short stories and I will gradually be publishing them here. Here is a bit of it, still a work in progress, from the very title itself. The translation is into Italian.
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If you are interested in Polish literature, you can read a book I translated for my graduation thesis (in Italian).
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