Poeti vari
Catullo
Ugo Foscolo
Edgar Allan Poe
Spesso per divertirsi, i marinai
Prendono degli albatri, grandi uccelli di mare
Che seguono, compagni indolenti di viaggio,
Le navi in volo sugli abissi amari.
L'hanno appena posato sulla tolda
E già il re dell'azzurro, goffo e vergognoso,
Pietosamente accanto a sé strascina
Come fossero remi le ali grandi e bianche
Com'è fiacco e sinistro il viaggiatore alato!
E comico, e brutto, lui prima così bello!
Chi gli mette una pipa sotto il becco
Chi, zoppicando, fa il verso allo storpio che volava!
Il poeta è come lui, principe dei nembi
Che sta con l'uragano e ride degli arcieri
Esule in terra fra le grida di scherno,
Le sue ali da gigante gli impediscono di camminare.
Quando il cielo basso e grave pesa come un coperchio
Sull'anima gemente in preda a lunghi affanni
E, abbracciando tutto il giro dell'orizzonte,
Ci versa un giorno oscuro triste più delle notti;
Quando la terra è mutata in una cella umida,
Dove la Speranza, come un pipistrello,
Se ne va sbattendo sui muri la sua timida ala
E picchiando la testa su fradici soffitti;
Quando la pioggia, mostrando le sue infinite strisce
Imita le sbarre di un'enorme prigione
E un popolo silente di infami ragni
Tesse le sue reti in fondo ai nostri cervelli
A un tratto furiosamente scattano campane
E lanciano verso il cielo un urlo atroce,
Come spiriti erranti e senza patria
Che si mettono a gemere ostinati.
- E lunghi funerali, senza tamburi né musica,
Sfilano lentamente nella mia anima; la Speranza,
Sconfitta, piange, e l'atroce Angoscia, despota,
Sul mio cranio inclinato pianta il suo vessillo nero
Io odio e amo. Perché, forse mi chiedi, faccia così.
Non so, ma sento che ciò avviene, e mi tormento.
Forse perché della fatal quïete
Tu sei l'immago a me sì cara vieni
O Sera! E quando ti corteggian liete
Le nubi estive e i zeffiri sereni,
E quando dal nevoso aere inquïete
Tenebre e lunghe all'universo meni
Sempre scendi invocata, e le secrete
Vie del mio cor soavemente tieni.
Vagar mi fai co' miei pensieri su l'orme
Che vanno al nulla eterno; e intanto fugge
Questo reo tempo, e van con lui le torme
Delle cure onde meco egli si strugge;
E mentre io guardo la tua pace, dorme
Quello spirito guerrier ch'entro mi rugge.
Prendi questo bacio sulla fronte!
E, ora che sto per lasciarti,
Lascia che te lo confessi.
Non hai torto tu, quando credi
Che nient'altro che un sogno
Sono stati i miei giorni;
Se la speranza è sfuggita
In una notte, o in un giorno,
In una visione, o nel nulla
È forse per questo meno perduta?
Tutto quel che vediamo o sembriamo
È un sogno in un sogno soltanto.
Nel frastuono mi trovo di una riva
Che l'onda del mare flagella,
E nella mano stringo
Grani di sabbia d'oro.
Così pochi! Eppure come sfuggono
Giù nel profondo attraverso le dita,
Mentre piango e piango e piango!
Oh Dio! Non posso agguantarli io
Con una stretta più forte?
Oh Dio! Non posso salvarne uno io
Dall'ondata spietata?
Non è tutto quel che vediamo o sembriamo
Un sogno in un sogno soltanto?