Dunque dunque dunque, mancano un pugnetto di giorni a Natale, e siamo tutti più buoni; io però sono stato buono tutto l'anno, ed oggi mi riservo il diritto inalienabile di essere più stronzo. Posso? Grazie, siete gentilissimi. In questi giorni mi avete chiamato in tanti per avere notizie, e siete stati così mielosi e commoventi che quasi quasi mi sento in colpa... Allora, cari amici bambini, prendiamo su le nostre cose, accoccoliamoci per terra intorno al cantastorie e accendiamo il cervello (quella massa spugnosa di un chilo - un chilo e mezzo che occupa lo spazio tra le orecchie). C'era una volta, in un paese lontano lontano, nel magico Mondo del Lavoro... be', mi sa che questo mondo lo conoscete anche voi. Ma come, siete già agli attacchi di panico e alla benzedrina? Allora taglio corto. La tendenza, il trend di questa fine 2003, e sarà anche il trend del 2004, è quella di fare di più in meno tempo. Cioè fare più cose nello stesso di prima. Per raggiungere questo mirabolante risultato, si ricorre alla meravigliosa strategia dell'outsourcing che consiste nel dare fuori a 90 quello che, internamente, costava 100. Ottima cosa. Ma, come sa anche il mio macellaio (che ha appeso in negozio un saggio cartello sul tema), se spendo 90 per una cosa che ne costa 100, chi me la vende mi rifilerà una cosa che vale al massimo 90 spacciandola al prezzo di 100, senza calcolare i margini di guadagno. Quindi, chi offre outsourcing si prepara a darti a 90 un lavoro che vale 90, e tu che glielo dai fuori fai finta di convincerti che, per qualche miracolo della matematica, ciò che compri per 90 valga 100. Dunque, mettiamo che, a sua volta, chi mi vende la cosa a 90 l'abbia trattata in outsourcing a 80: chi gliela prende farà un lavoro da 80, anzi da 75 perchè anche lui deve vivere, portare a casa il desinare per i figliuoli, le medicine per la madre anziana, e se c'è d'avanzo pagarsi le puttane. Ok? Dopo un paio di passaggi, quello che prima facevi internamente a 100 a te costa sempre 90, ma outsourcing dopo outsourcing ha perso un po' del suo valore, e quello che ti torna in mano non è il 100 che ti facevi in casa. Un luminoso esempio: "ed ora, gli ultimi aggiornamenti sulla tragedia dello Shuttle". Quelli della NASA hanno dato in outsourcing la pulizia delle latrine, la compilazione dei manuali, i bilanci aziendali, financo la manutenzione dello Shuttle. Chi ha preso l'outsourcing ha dovuto guadagnarci sopra, quindi (per risparmiare) ha dato a sua volta fuori il lavoro, impipandosene della qualità e del risultato (tanto i soldi li hanno presi). Cammina cammina, outsurcing dopo outsourcing, si è trottato allegramente verso il disastro. Altri goduriosi esempi sono il Concorde, il Kursk, vari disastri ferroviari e aeroportuali (Linate), insomma tutti quei sistemi straordinariamente complessi che erano nati per essere mantenuti e supportati da complessi industriali elefantiaci, e che adesso si pensa di far sopravvivere con la filosofia del "tiriamo a campare", cioè al risparmio. Tutti questi sistemi complessi sono nati quando, a produrli e supportarli, c'erano le Aziende-stato, le Aeronautiche-stato, le Marinerie-stato che avevano risorse e personale sufficienti. Loro progettavano, costruivano e supportavano macchine enormi e costose, ma perchè erano gli unici soggetti in grado di farlo. Adesso che l'Azienda-stato non esiste più (evviva la fabbrica snella, evviva il lavoro flessibile!), noi ci ritroviamo con tra i piedi questi pachidermi, che richiedono enormi risorse anche solo per essere condotti per la briglia a tirare a campare ad un livello di sicurezza accettabile. E questo livello, outsourcing dopo outsourcing, viene allegramente abbandonato. Faccio un esempio: prendiamo un elefante indiano, uno di quei simpatici proboscidati che la maggior parte di voi avrà visto solo al cinema o nei cartoni della Disney. Ecco, l'elefante indiano è molto utile per trasportare tronchi d'albero, carichi pesanti, e lo fa con tempistiche aziendali molto lente e metodiche (è pericoloso mettere fretta ad un elefante indiano, e a tutto ciò che s'incazza facile e pesa più di due tonnellate). Ecco, l'elefante è un sistema complesso, prima dell'avvento del caterpillar era l'unica macchina in grado di disboscare le foreste pluviali del sud-est asiatico. Un elefante lavora sodo, però beve acqua e mangia erba; il Maraja-stato, per secoli, si è occupato di fare in modo che l'elefante bevesse acqua buona e mangiasse erba buona, e in cambio l'elefante gli tirava giù i tronchi per costruire i palazzi da Maraja, e glieli trascinava a destinazione. Poniamo che il Maraja-stato non ci sia più (se lo è mangiato il Rajah di Sarawak nella splendida interpretazione di Adolfo Celi), al suo posto c'è il Sultano-new economy, che è un po' scemo e si è stufato di dargli i suoi 200 chili di erba al giorno, perchè il mercato dice bisogna tagliare i costi [lo spot della IBM col manager-demente col doppio mento, che va dallo psichiatra e gli racconta della spada magica -Che cosa significa?- -E' magica, te la picchio in testa di brutto finchè ridiventi normale- mi ha tolto dieci anni di vita]. Invece di emanare il decreto che chi parla di new economy nel suo regno finisce appeso per le balle il nostro Sultano-new economy, cresciuto a tivvù e plèi stèscion e devoto alla trimurti Inglese/ Internet /Impresa, quindi con evidente ritardo mentale, va dal Padrone del bue e gli dice -Padrone del bue, eccoti l'outsourcing del trasporto dei tronchi d'albero, mi garantisci che puoi trasportare i tronchi d'albero col tuo bue?- Il Padrone del bue glielo giura e spergiura, prende le monete d'oro d'anticipo e appena il Sultano-Padrone dell'elefante ha voltato l'angolo corre dal Padrone del cammello. Nel frattempo che il Padrone del cammello corre a cercare un Padrone-con-cavallo, l'elefante che -come tutti gli elefanti- aveva la sfrontatezza di consumare 200 chili di erba al giorno, viene messo in esubero con una palla in testa, e lasciato in pasto alle iene. Alla fine della fiera, cammello/ cavallo/ bue muschiato, ci facciamo tutta l'Arca di Noè, e davanti all'albero arriva un coniglietto striminzito, con addosso i finimenti dell'elefante, che quasi non lo vedi. E il tronco col cazzo che te lo muove. Di pari passo le Aziende piccole e medie, Padrone di buoi/ coniglietti/ criceti vogliono più soldi, e allora prendono più contratti, e arraffano più outsourcing dalle Aziende più grosse, cioè i vecchi Padroni di elefanti; le loro risorse umane devono fare più cose in meno tempo. Le risorse però sono sempre quelle, anzi sempre di meno, perchè si tende a trasformarle in esuberi a spese dello Stato ogni qual volta il mercato si sveglia con le palle girate. E allora? Il personale presente (in parte dell'Azienda in parte interinale, cioè in outsourcing) dovrà fare più cose in meno tempo. Notate bene: più cose in meno tempo, mai -come sarebbe buono e giusto- cose migliori nello stesso tempo. La qualità non abita più qui. La qualità, il fare bene le cose, è fuori moda. Bisogna fare in fretta, bisogna correre come coniglietti dopati, quello che in un interessante film a cartoni animati viene sintetizzato con il termine "GUNG-HO" dalla voce stentorea di Woody Allen. Quindi il personale, le risorse, invece di imparare a fare il proprio lavoro con maggiore qualità (e quindi evitare che gli astronauti rientrino a coriandoli, o che i passeggeri si inceneriscano sul cielo di Orly, o che i marinai si inabissino nel Baltico), saltano come ranocchi tra più lavori più o meno simili, da fare tutti in fretta e bene e, ovviamente, a costi minori. Cioè in meno tempo, visto che le risorse sono pagate ad ore. Io sono vivo perchè mi sono trovato nelle mani di medici competenti e, soprattutto, con nessuna fretta. Il resto sono puttanate. |
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Tra un Trenitalia e l'altro mi capita anche di guardare il tiggì; come sanno i miei piccoli lettori dotati di pollice opponibile (anche quelli laureati al CEPU), l'uomo discende dal Babbuino [Rosa, Marco & Gianluca, adesso che lo sapete guarderete il Dottor C* con più comprensione].
Babbuino ¹ Emilio Fede strilla in diretta che, con la ricollocazione di RETE4 sul satellite, 700 famiglie andranno in rovina, senza contare il disfacimento del tessuto familiare, l'angoscia per il futuro, la morte sociale; be', possono andare sempre a fare lavoretti in nero, come aveva suggerito qualche tempo fa il sorridente Padrone-delle-sue-chiappe agli esuberi FIAT: capisco che con quello che prendi in nero (ma anche con uno stipendio normale) a Milano 2 non ci paghi nemmeno il posto auto, ma quelli sono cazzi di chi gli appartamenti, a Milano 2, li affitta. Ma come, il libero mercato non vi piace più? Eh, eh, eh! -Sono famiglie, famiglie, famiglieeee!- strilla il primo babbuino di oggi, appeso con una mano all'albero di sicomoro; quelle degli operai FIAT sbattuti fuori a calci nel culo (e la morte sociale?) forse non sono famiglie, cosa sono? Divani, lampade abbronzanti, forni a microonde? Misteri del giornalismo. Babbuino ² La memoria è una brutta bestia. Proprio per questo ai ragazzi delle scuole tutto gli'insegnano, tranne che avere ricordi organizzati e facilmente richiamabili [chi controlla il passato, controlla il presente; chi controlla il presente, controlla il futuro - George Orwell, 1984]. Dunque, ieri sera il secondo babbuino era in tivvù in diretta da Tikrit, con le fauci spalancate, additato al pubblico pagante a cura della CNN. Ancora memoria ad unire tutti questi babbuini (un po' di pazienza e ci arrivo); ieri ho visto una cosa nuova ed eccezionale, la vera grande invenzione di questo Natale 2004, quasi non l'avevo notata ma c'è. E' la pen drive USB, un piccolo stick delle dimensioni di un rossetto o di una penna, memoria di massa senza parti in movimento, la metti dentro la porta USB e funziona come un hard disk da 256 o 512 Mbytes, sembra poco ma vi ricordate quando 512 Mega era tutta la capacità di storage del vecchio 486? Be', adesso è Natale, tra un paio di mesi usciranno quelle da 1 Giga e via dicendo (e solo allora Rabbi Valerio aprirà il portafoglio per comprarne una, a metà del prezzo attuale come vuole la divina Legge del Mercato). Bella storia. Adesso mettiamo la pen drive USB nei buchi del naso e andiamo a vedere com'era nel passato, che lo zietto vi racconta le fiabe: in un tempo lontano lontano, il cattivo Saddam era l'Impiegato dell'Anno della Civilità Occidentale; allora il villain -quello che la tivvù indica come il Cattivo di Turno- era quell'altro signore barbuto a nome Khomeini, che -come al solito- mangiava i bambini & faceva piangere i pesciolini rossi. Precisazione: i bond Argentini non ce li hanno rifilati gli stati canaglia (BU') ma lindi e puliti banchieri di casa nostra (giusto per essere polemico). Comunque, a vedere lo zio Saddam sbattuto in tivvù, con la barba lunga, un cencio addosso e la piletta del medico che gli illuminava le fauci, mi è venuto in mente un altro babbuino: quello contagioso del film "28 giorni dopo", che poi scappa dalla gabbia e fa un macello spargendo contagiosità a destra e a manca per tutto il film. Se questa è la civiltà occidentale che stiamo esportando, c'è poco da stare allegri; vi ricordate i documentari in bianco e nero sull'Olocausto, con quelle facce prigioniere cenciose e stralunate, e i biondi ariani in camicie che le ispezionavano come fossero scimmie? Be', ci risiamo daccapo. Per finire di essere polemico ricordo anche che l'Impiegato-dell'Anno Saddam, quando metteva in libertà col gas gli esuberi del signor Khomeini, era appoggiato all'ONU dalla Democrazia del Grande Hamburger, che pose il veto ad una risoluzione di condanna nei suoi confronti. Ricordo male io? Temo di no, ma un'eventuale smentita è ben accetta. Babbuino ³ Il terzo babbuino sono io, con la mascella penzoloni e la banana in mano, davanti allo schermo blu del piccì con la scritta CAZZOMAZZO FATAL ERROR VX has expired SYNTAX ERROR tua nonna è una maiala ECC ECC. Mastico adagio la mia banana e continuo a non capire. Forse è colpa mia, che sono ancora troppo babbuino.
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Ok, ok, adesso ve la racconto tutta; ciè mi sono un po' rotto le palle di stressarvi con le cose serie del solito Blog impegnato, tipo il Viakàl e le novità di Casa Saddam, così adesso ve la meno con due righe più leggere tipo cabaret ma che vi fanno meno male rispetto al solito vissuto personale (e a vedervi ne avete bisogno, che fra tutti avete un aspetto che io non sono il massimo ma voi per essere sotto Natale fate proprio cagare, eh, eh, eh!). Vabbè, stavo dicendo, 'sta settimana ho fatto chemio DHAP (Desametasone ®, Cisplatino, Ara-C), che è una rottura di cazzo non da ridere per il seguente motivo: il Desametasone ® è un cortisonico coi contromarroni, e -come tutti i cortisonici- reca nel bugiardello un'avvertenza tra lo scanzonato ed il goliardico: Può indurre stadi psicotici Ahhhmm, -ho pensato-, adesso si gode! Eggià, vuoi vedere che alla fine c'è il momento ludico di autocoscienza comprensiva che mi fà spiccicare due risate? E invece niente... sì, cioè, il cortisone dà in effetti disturbi localizzati della percezione e della stabilità, però niente di che. L'unica pugnetta è che dormo lanciato a folle velocità, auditivamente sorretto dalla colonna sonora di Trenitalia. La cosa marcia così: verso le due - due e mezza del mattino, finito di conteggiare le ossa e la rumenta che tiene mezzo, mi sbatto -di solito vestito & maleodorante appiccicaticcio del suddetto DHAP- sul letto, apparecchiandomi di prendere sonno. Trascorso un patch di tempo indefinibile comincia quel simpatico effetto sonoro (di origine nervosa visto che, come avranno dedotto i miei Piccoli Lettori, al di fuori della testa non si sente niente) che prende il nome di acufene. Come funziona l'"acufene"? Semplice: ad un certo punto, occhi chiusi, mi parte in testa un fischio da locomotiva, tipo avete presente le vecchie littorine anni '70? Ecco, e siamo in galleria, e con tutti i finestrini aperti! Ma vieeniii! -UHIIIII!!!- e va avanti così tutta la notte, a volte ancheggia voluttuoso tra il fischio da locomotiva modulato e lo stridìo di freni improvviso, si fa basso e rituale come le campane di Hell's Bells (AC/DC), si concede languido et amorevole come il fresco cavallone del Bagnoschiuma Vidàl (ve lo ricordate? UOOOSHH...); la scorsa chemio (sempre DHAP), per esempio, mi ero lasciato arrotolare a sofficino dalle sonorità squillanti di In the name of love degli U2, prontamente ripescata dai miei ricordi studenteschi di quando non c'erano gli MP3 e mi rillampanavo le orecchie col mangianastri. In pratica una rottura di cazzo tremenda, che se mi fossi svegliato di colpo e mi fossi trovato interrato a mezza coscia in una latrina di Tikrit, in compagnia di un tipo con la barba lunga e i baffi, gli occhi gonfi e due pistole alla cintura, oggi come oggi l'avrei considerato un giusto ricollocarmi nella nicchia di mercato, e gli avrei chiesto solo di lasciarmi dormire in pace. In realtà ciò non avviene, e il risveglio acufene è cattedraticamente in linea con l'addormentarsi-acufene, cioè consiste nel prendere coscienza che fuori è chiaro, sincerarsi di non essersi vomitati addosso durante la notte -situazione morbidamente etichettata come "emesi involontaria"- scalciare per un patch di tempo sufficientemente lungo e decidersi di correre a pisciare prima di esplodere orina + rimasugli DHAP per tutta la stanza. Fare il malato è un lavoro molto duro! Ora vi saluto perchè è tardi e se non vado a dormire DHAP in orario Trenitalia s'incazza e mi fa causa. Ulteriori novità alle prossime, tanto la mia attività intellettuale è inarrestabile: citando un famoso pensatore dei miei tempi "qui il lavoro si accumula".
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Dicono che il cancro sia la malattia della rabbia repressa, che si stanca di essere repressa e decide di saltar fuori a sfasciare tutto in quattro e quattr'otto. Vero. Inoppugnabile. Provare per credere (fate pure il gesto alla Aiazzone, se non vi hanno ancora amputato qualche dito per sopravvenuta infezione). La meravigliosa Società Occidentale (libera, democratica e colorata per definizione) vorrebbe che tutto le cose brutte & sgradevoli passassero sotto silenzio. Siamo nella Civiltà dell'Anestetico (e a che servono le droghe in circolazione se non a lenire un'infelicità dilagante, quasi pandemica?). Già, anche i malati dovrebbero fare i malati lontano dalle telecamere, che oltretutto siamo sotto Natale e l'immagine di uno con un piede nella fossa deprime le vendite, ueilà! E invece eccomi qua, malandato e gialliccio e stronzo come non mai. Il Padreterno mi tiene in vita con il solo scopo di prendervi a calci nel culo, e potete giurare che ce la metterò tutta (EH, EH, EH, EH!). Due chemio fa ce ne stavamo sul letto a vomitare tutti allegri, io e il mio compagno di stanza, imbottiti di Metotrexate ® in alti dosaggi, roba da ammazzare un cavallo completo di finimenti & calesse. Mamma Tivvù aveva appena annunciato la scomparsa prematura della regista Leni Reinstahl, avvenuta all'età di anni 101; la candida nonnina in questione è passata alla storia come autrice di "Triumph der Willing", opera cinematografica ambientata a Norimberga nel 1930 & qualcosa, durante un raduno di gente molto esagitata e osannante, tipo convensciòn di Comunione e Liberazione ma parecchio più affollato, e al posto di Pierferdi Casini un imbianchino coi baffetti che intratteneva il gentile pubblico. La nonnina in questione è morta serenamente a 101 anni, dopo aver attraversato un secolo impettita e dritta come un fuso; noi, sbarellati con la testa nel catino, di anni non ne facevamo settanta in due. Magari se c'era un terzo in camera, sommando e arrotondando... be', diranno subito i miei piccoli lettori, qui c'è qualcosa che non va. Concordiamo pienamente (dalle corsìe dolenti dell'IRCC di Candiolo si alza un mormorìo d'approvazione, e chi non può mormorare perchè sta vomitando annuisce con uguale spirito di partecipazione). Qualcosa non ha funzionato? Si chiederanno i miei piccoli lettori. Ennò, bimbi belli, ha funzionato perfettamente. E' proprio questo il punto, che funziona tutto come era stato apparecchiato e previsto. Ne abbiamo discusso tra di noi, cercando di capire cosa è successo. Che vi credevate, che in ospedale ce ne stessimo con gli occhi verso il cielo a sgranare il rosario, come nella fiction che vedete in tivvù? Manco col cazzo! Siamo parecchio incavolati, in certi momenti con la bava alla bocca come i pitbull, il cervello pompa a mille e ci si fa un sacco di domande (abbiamo il cancro, mica l'Alzheimer), su come ci siamo arrivati lì, e quando sbocciano le prime risposte i pensieri vertono su progetti per niente caritatevoli, che se lo sa Saddam ci chiede i diritti d'autore. Ora, fin dalla più tenera età siamo stati educati ad essere Bravi Bimbi Perbene, fiscamente e mentalmente inerti e disarmati. Educati e plasmati a non alzare la voce perchè non è bello, non è educato, poi la Maestra ti sgrida e non ti dà i pennarelli colorati, e ti chiama alla lavagna e ti fa la domanda che non sai. Li avete visti i marmocchi che vanno a scuola la mattina? Si? Avete visto che spettacolo? Bene, loro sono il futuro (e capito questo vi scappa di farvi una mano di roulette russa, o prendere la tangenziale in contromano). Capitava anche ai nostri tempi che cercassero di rincoglionirci, vi ricordate? Solo che era meno scientifico, meno capillare, insomma era l'angolo del dilettante. Adesso è tutto rigoroso e statistico: Inglese, Internet, Impresa fin dalle elementari (adesso ci si va a cinque anni); il creare valore prende il posto delle cornicette sul quaderno a quadretti, ce li plasmano fin da piccoli così da grandi, quando scopriranno di avere il cancro (600% di linfomi in più dal biennio 1991-1992, in arrivo un aumento del 1000% nel prossimo decennio) invece di incazzarsi come linci disserteranno civilmente di previsioni statistiche con la testa nel catino. Inglese, Internet, Impresa: dico, a scuola si può insegnare l'Inglese, magari anche un po' di informatica, ma L'Impresa che c'entra? Voglio dire, io sono arrivato al diploma e l'unica Impresa che avevo studiato era quella di Garibaldi. Perchè l'Impresa? Forse all'origine c'erano solo Inglese e Internet, poi hanno aggiunto Impresa in omaggio alla filosofia del 3x2: volevi solo Inglese & Internet [a dir la verità nessuno ne sentiva l'impellente bisogno, ma il libero mercato si autoalimenta creando esigenza di cose assolutamente inutili]? Ma noi siamo compassionevoli, e siccome siamo generosi rincoglioniremo i bimbi a colpi d'Impresa. Non è meraviglioso tutto ciò? Dopo tredici anni minimo (cinque di elementari, tre di medie, cinque di superiori) di coercizione e umiliazioni quotidiane, di randellate sulla testa a colpi di Inglese/ Internet/ Impresa il nostro futuro Cittadino - Consumatore è bello che bollito: ha già cambiato tre telefonini, si è fatto comprare il motorino minacciando Papà di darsi fuoco, è pronto al finanziamento per l'auto a rate ed il mututo per la casa. *** Il nostro futuro Contribuente - Suddito è messo male anche di salute: finite le superiori si è già fatto una decina di vaccinazioni contro l'influenza (più dividendi per le case farmaceutiche), ha preso gli integratori necessari ad un triathleta professionista (anche se non si è mai schiodato dalla Playstation), e le vitamine che Mamma gli ha dato perchè è pallido e non riesce a concentrarsi (il figlio del mio vicino di casa -otto anni- ha un'agenda settimanale da manager, sostituire lo squash col calcetto e aggiungere catechismo il Martedì). In più, più o meno inconsciamente, si è ingollato un chilo e mezzo di pesticidi/ anno e inalato tanto benzene da smacchiarti il paletò con uno starnuto. Quelli della razza di Nonna Leni non erano costruiti per somatizzare, ma scientificamente addestrati a svitarti la boccia a randellate sull'occipite. E arrivavano a cent'anni, se non cento novanta o poco meno, e il cancro era una roba al di là da venire, un "evento statistico" tipo uno su mille, e non come adesso che a Candiolo facciamo i raduni dei trentenni, ci guardiamo increduli con le nostre belle faccine grige e pelate come barbabietole andate a male. Attualmente l'unica valvola di sfogo socialmente accettata è correre fuori a fare shopping, da brava pecorella belante, che lo dice anche la tivvù che l'economia gira con te: ti fai l'auto nuova, sguazzi nei debiti fino al buco del culo, e nella tua vita di onesto mangiatore di merda tutto splende di nuovo come se ti avessero pulito l'anima con il Vim Liquido. Il tiggì dice che quelli come Nonna Leni erano brutti & cattivi e facevano piangere i bambini. Facevano del male alle caprette, alle mucchine che danno il latte, e perfino ai pesciolini rossi. Noi invece siamo buoni, arrendevoli e compriamo i fermenti lattici che dice la reclàme (Ti rinforzi ogni mattina? No? Tiè, beccati un carcinoma), il fatto è che invece di svegliarci sorridenti & speranzosi come nella fiction con Massimo Dapporto [un Prete tra Noi, dove i malati di cancro hanno tutti i capelli e guariscono nello spazio di mezza puntata -se i malati fossero sofferenti e realistici l'Inserzionista Pubblicitario chiederebbe i danni perchè il suo prodotto risulterebbe associato a qualcosa di sgradevole] stiamo allegramente crepando di cancro, il che non ti rende sorridente proprio per niente (ma questo la pubblicità non lo dice, te lo scopri da solo, sorpresina sorpresò). I miei amici-chemio (sono come gli amici-porzione singola, ma invece del vassoietto col sushi e le posate di plastica ci servono il Plasil ® per endovena) concordano tutti che c'è qualcosa che non va. Si, lo sappiamo, questo è un mondo meraviglioso, lo dice anche Blockbuster, c'è il 3x2 per le VHS e il DVD (anche alla VECO c'é l'offerta, ma "Triumph der Willing" non me l'hanno procurato), ma il dubbio ci rimane. E, dal nostro punto di vista egoistico, stiamo un po' nella merda. Sono disfattista? Può darsi. Avversario della Democrazia? Forse. Nemico dello shopping? Certo. Ma sono molto consapevole del preciso momento storico che stiamo vivendo. Per la prima volta nella storia dell'Umanità, possiamo scegliere tra due formati di registrazione video, dodici marche di dentifricio, e diciotto tipi di cancro di cui crepare.
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Quelli dell'Ikea sono terroristi. A minacciare la mia libertà non sono le BR ne AL-QAEDA, contrariamente a quanto strilla il tiggì, prendendomi per il culo. A minacciare la mia libertà è l'organizzazione terroristica IKEA. L'IKEA mi ha dirottato l'esistenza nel suo momento più sacro: i suoi commessi sorridenti e vestiti di giallo sono entrati nella cabina di comando della mia pausa-caffè e, minacciando l'equipaggio col coltello da cucina BUBBLOR [vedi catalogo natalizio Ikea - BUBBLOR posate in acciaio inox e plastica. Set per 6 persone /Euro 17,90/24 pz], hanno dirottato il mio momento di relax verso una destinazione scelta da loro. Zio Osama è un dilettante, al confronto: miseri taglierini proletari avvolti in squallido cèllofan, così anonimi e dozzinali di fronte alla coloratissima varietà di lame offerte da SLIPAD ceppo coltelli Euro 9,90 [pagina 321 catalogo IKEA 2003]. Qualche anno fa la Fidanzata mi ha regalato una caffettiera della Ikea, una caffettiera blu in alluminio dal nome accattivante. Orbene, dopo svariati mesi di attività ho dovuto sostituire la guarnizione della caffettiera medesima. E che ce vo'? diranno subito i miei piccoli lettori. Ce vo', ce vo'. Come voi tutti caffeinomani sapete, le caffettiere sono in misure standard -una, tre, sei tazze-; orbene, sono andato dal mio droghiere per prendere il gommino di ricambio. -Da quante tazze?- mi ha chiesto il Droghiere -Non so- ho risposto, tirando fuori la guarnizione usata. -E questo che è?- ha chiesto il Droghiere un trattore cingolato, un divano letto, un tostapane???. -Una guarnizione da caffettiera- ho risposto con diligenza, scacciando la vivace tentazione di aprirgli la gola con SKARPT coltello in acciaio inox al molibdeno/vanadio [pagina 320, Euro 19], e limitandomi a fargli dondolare il gommino sotto il naso. -Vuoi uno di questi?- -Sì- (SKARPT molibbdeno/vanadio è rimasto tristemente inoperoso). Il Droghiere è tornato con due gommini, uno per caffettiera standard da una tazza e uno da tre tazze. Una tazza, troppo piccolo. Tre tazze, troppo grande. -Che caffettiera è?- -Ikea- -Che marca?- -Ikea- (ha la sua età, il pover'uomo) -Sì, ma avrà una marca, no?- -Sì, è marca Ikea; comprata all'Ikea, marca Ikea-. Il Droghiere ha scosso la testa, mortificato -Non ce l'ho. Dovresti andare all'Ikea, a vedere- -Ah-. L'Ikea è lontana, il Droghiere vicino. Siccome non ho molta voglia di attrezzare una carovana e andare fino in Catai come Marco Polo per un pezzo di gomma, ho comprato la guarnizione da una tazza, allegramente ottimista sul fatto che con un po' di tira e molla si sarebbe adattata alla scanalatura della caffettiera Ikea. Sono andato a casa e, non ancora conscio del fatto che il commando-Ikea stesse per fare irruzione nella mia cucina, ho pigiato il gommino da una tazza nel marchingegno Ikea. Ho messo l'acqua nella vaporiera e acceso il fuoco. Appena è cominciato il blo-blo l'acqua, invece di salire nell'apposita colonna e farmi il caffè, è tracimata tutta sul fornello, inzaccando e spruzzando la cucina appena pulita, vanamente contrastata dagli sforzi del gommino da una tazza. A questo punto i Fedayn-Ikea sono saltati fuori da dentro la dispensa, con le cinture esplosive imbottite di FENOMENON cero, h cm 20 Euro 2,50 alla nitroglicerina, ed hanno annunciato che la mia pausa-caffè era stata dirottata verso meta da destinarsi (seguiranno ulteriori comunicati, i dettagli sulla CNN). La mia caffettiera non funziona più, presa in ostaggio dalle Brigate Ikea. Per riavere la possibilità di farmi il caffè dovrei andare fino all'Ikea, gettarmi ai piedi dei talebani dello sportello informazioni alla clientela, implorare notizie della guarnizione Ikea [moderno cavallo di Troia che ha consentito a Ulisse/ Ikea di entrare in casa mia da padrone], e sperare che il suddetto accessorio sia ancora in catalogo. Due casi a) la caffettiera non è più in catalogo, i ricambi sono stati ritirati, ti fotti (mi è successo due anni fa con i piedini di gomma di uno sgabello da bagno) b) il gommino c'è, ma costa il doppio di un gommino normale, genuflettiti e paga, suddito (il danno monetario è minimo, ma la sensazione di sottomissione è davvero devastante per chi non ha le palle quadre, tipo che è sopravvissuto al cancro o a cinque anni nelle prigioni Vietcong). Ora, un set normale di 2 gommini + filtrino costa 1 euro e mezzo. Il fatto che, per avere di nuovo la possibilità di farmi un caffè, debba andare in ginocchio come un penitenziante fino all'Ikea, e fare tutto 'sto trigomiro, a me fa un po' girar l'anima. Voglio dire l'Ikea è un grande magazzino, non il Santo Sepolcro. Lo stesso si può dire per quelle trentamila piccole cose che in casa non vediamo mai, finchè non si rompono. Avete notato come in certi elettrodomestici le viti di chiusura non sono standard? Ecco, la filosofia è la stessa: si rompe la guarnizione/ salta il fusibile/ si spana la vite, e sei in braghe di tela. Tutta la tua filosofia di costruttore di astronavi, l'esperienza di elettromeccanica, il saper montare il "flight hardware" di un satellite usando una pinza multiuso come faceva Mc Giver in tivvù [chi ha lavorato allo Spazio sa cosa intendo: l'attrezzo ce l'ho ancora, lo mostrerò ai nipotini], non serve a un emerito cazzo. Devi vestirti, prendere la carta di credito, uscire di corsa, e sperare che chi ti ha venduto il phon, il frullatore, il reattore nucleare che ti manda avanti la casa abbia voglia di aggiustartelo, abbia il pezzo di ricambio, abbia pietà di te. Mc Giver non può vincere contro lo strapotere Ikea; forse può farcela contro il Dottor Male, armato di missili nucleari miniaturizzati, ma contro le caffettiere Ikea niente da fare. E all'orizzonte, eruttando fumo sul mare plumbeo, minacciosi come la corazzata-Ikea, arrivano i nuovi Dèi del nostro Pantheon di poveri consumatori: la Fabbrica di Auto che produce utilitarie col motore sigillato (si rompe un cavetto da due euro e devi trottare fino al Centro Autorizzato, sperando che sia aperto, il contante tra i denti, come un vecchio cane triste che porta le pantofole al padrone); il Produttore di Cellulari che ti annuncia ghignante che caricabatterie di quel tipo non ne fanno più (c'è solo il nuovo modello, ovviamente con attacco diverso, e ovviamente ci vuole un cellulare nuovo); il Venditore di piccì che si finge meravigliato nell'apprendere che con la nuova versione di Office hai dovuto salvare tutti i file nel nuovo formato, e di aprirli con quello vecchio che hai a casa neanche a parlarne (ma lui è compassionevole e ti viene incontro, il Pacchetto Office adesso è in offerta...). [precisazione: esistono disponibili in rete simulatori di Word e di applicativi Office in versione Open-Source completamente gratis, come Abi WORD; li sto valutando assieme ad un sacco di roba freeware, se la cosa vi interessa scrivetemi una riga alla mia mail flying_vessel@libero.it o flying_vessel@yahoo.com] Osama Bin Laden per lo meno tenta onestamente di farti fuori, ma non ti fotte la pausa-caffè. Saddam Hussein? Un povero travet dell'aggressivo chimico, al massimo ti gasa con il Sarin, uno scherzo se paragonato al chilo e mezzo di pesticidi all'anno che il cittadino Occidentale medio si tira dentro con il cibo e l'acqua potabile (mai sentito parlare di una cosa chiamata cancro? Eh, eh ,eh!). Le Bierre? Brutti babàu lontani e fuori moda, ripescati dai giornali per farmi paura. I veri terroristi, che ci dirottano la vita coi taglierini affilati, si nascondono dietro i sorrisi dell'IKEA.
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In questi giorni ero a Candiolo a fare un gioco bellissimo che si chiama staminoaferesi, che funziona così: ti cacciano su di un letto, ti infilano un paio di aghi da 14 dove capita e ti lasciano così per 4-5 ore, attaccato ad un macchinario che ricorda molto alla lontana un rack come FSL o EDR (la cosa sa molto di contrappasso dantesco). Il sangue esce da un tubo, entra nel meccanismo (vi ricordate i quick disconnect del sistema idraulico dell'SWLA? Uguale uguale) e ritorna attraverso un altro tubo. Per 4-5 ore ti godi il ronzìo di sottofondo, i clic-clac poco rassicuranti, insomma sembra proprio FSL che è tornato dallo spazio profondo come Alien, per farmi un culo così. Dunque dunque, me ne stavo infilzato sul letto come una farfalla tropicale, spiritosamente pieno di aghi/ cannule/ cateteri venosi, con l'ordine tassativo di non muovermi. Io non mi sono mosso, sono rimasto fermo e passivo davanti alla tivvù, che poi è l'unico modo per farmi sorbire le stronzate del tiggì senza convulsioni o altri moti di repellenza. E cosa ti vedo in diretta mondiale? George Dàbbliu Bùsc che arriva a Baghdad, inaspettato e sgambettante come le gemelle Kessler, giusto in tempo per il tacchino del Ringraziamento. E come entra George Dàbbliu, tutti si alzano e applaudono e fanno la standing ovation e altre cose molto yankee, e poi tirano tutti su le macchine fotografiche e partono i flash a raffica per immortalare l'evento. L'avete visto anche voi? Impossibile sfuggire alla scena del tacchino, riproposta da tutti i telegiornali del Mondo Occidentale, libero e democratico per definizione, in venticinque lingue diverse. L'avete visto tutti? Benissimo. Dunque, il tiggì (qualunque tiggì ve l'abbia apparecchiata, tanto la minestra è uguale) vi ha anche detto che George W. è arrivato lì in quel posto assolutamente non atteso, e ha insistito su questa cosa, dico, è arrivato lì in quella sala piena di gente uggiolante e sbavante e ringraziante, ed è stata davvero una bella sorpresa (tutti contenti tranne il tacchino), e nessuno immaginava che l'amico George W. comparisse in quella sala, in giubbottino da pilota molto studentesco, a stringere mani e smembrare tacchini. Una sorpresa come quando nei quiz televisivi all'ora di cena la casalinga sfigata vince duecento miliardi di euro, e nessuno è autorizzato a dubitare che si tratti davvero di una sorpresa, così come nessuno ha il diritto di dubitare che quella sia davvero una casalinga sfigata e i dodicimila miliardi in monete d'oro li vinca per davvero. Semplicemente, George W. ha fatto la sorpresa per il giorno del Ringraziamento. A parte il fatto che non c'è molto da ringraziare di essere yankee in questo periodo, o per lo meno c'è da ringraziare un po' meno del solito, c'è un'altra cosa che sul momento non mi tornava. E continua a non tornarmi a distanza di una settimana. Ho lasciato passare l'effetto dei farmaci, ho essudato le ultime gocce di xilocaina che mi avevano sparato in vena, insomma, mi sono ripreso. Eppure il dubbio mi rimane. Se nessuno sapeva che George W. eccetera eccetera stava per entrare in quella sala, come mai tutti avevano la macchina fotografica? Citando un famoso film: sono l'assoluta mancanza di sorpresa di Jack...
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Mia cognata ha comprato un'utilitaria nuova -Mi hanno regalato due air-bag- ha uggiolato la piccina, sbavando gioia innocente. Di solito nessuno ti regala nulla, nella vita. Come sanno tutti o quasi i piccoli lettori del mio BLOG (visto che al 90% lavorate in campo aerospaziale), l'air-bag è nato per attutire l'impatto col suolo delle sonde, su quei pianeti la cui atmosfera è troppo turbolenta o rarefatta da permettere un atterraggio frenato soltanto dal paracadute. L'air-bag è nato per questo, non per fare felice mia cognata. Laddove invece è necessario frenare o trattenere un corpo umano sottoposto ad una accelerazione così forte ed improvvisa da comprometterne l'integrità, vedi astronauti in rientro e piloti in fase di eiezione, si usano le cinture di sicurezza [su questo punto aspetto precisazioni e commenti dalle Signorie Vostre, specie quelli che lavorano con human factor]. Allora, perchè hanno regalato due air-bag a mia cognata? Dal listino della Nuova Panda (se siete in età da patente l'avete ricevuto tutti, confessate!), che è diventata Auto dell'Anno senza che in giro se ne veda una che una, cioè Auto-dell'Anno-sulla-fiducia (non è un mondo meraviglioso, questo?), un air-bag costa 200 euro. Ok, scriviamo 200 nella casellina "costi". La domanda rimane, molesta e irrisolta: perchè regalare 200 x 2, cioè 400 euro, cioè ottocentomila delle vecchie e crostose lire, a mia cognata?D'accordo, è una ragazza simpatica, ma chi ti da 400 euro per simpatia? Chiedo in giro e scopro che (ma guarda!) ricaricare/ ripiegare/ certificare un air-bag che si è aperto costa 500 euro, cioè un milione circa di vecchie lire ammuffite. Allora, nella casella "costi", ci aggiungo a fianco 500 euro, ma scritto a matita, perchè è una spesa eventuale. Nel caso questi 500 euro escono dalle tasche del proprietario-acquirente e finiscono in quelle del venditore-donatore di air-bag. Per chi si masturba su Power Point, ci vorrebbe una bella freccina tratteggiata tra la casellina ACQUIRENTE e quella VENDITORE, e scommetto che la voglia di essere dentro il rettangolo ACQUIRENTE vi sta passando alla velocità della luce. Ma torniamo alle cose concrete. -Quante volte mi capiterà di ricaricare un air-bag?-, vi chiederete a questo punto. Non lo so, ma potenzialmente si può ricaricare n volte, con n che tende un numero grande a piacere, a seconda di come vi vanno i mesti casi della vita. Scrivetemi su questo punto, vorrei avere dati numerici ed esperienze. -Quante volte mi capiterà di ricaricare un air-bag?- si chiede l'acquirente-pollo da spennare; -Almeno una volta, cioè n=1 o n>1-, risponde il venditore-benefattore dell'umanità tutta. Vi ricordo che ad ogni n da 1 in poi, 500 luridi euro escono dalle vostre tasche in quanto acquirenti-massa e planano in quelle dei venditori-benefattori di cui sopra. La freccina tratteggiata di Power Point vi strizza l'occhio tutta goduta. Godete anche voi? No? Peccato! Ma questi sono cazzi vostri. -Quante volte mi capiterà di aprire un air-bag?- si chiedono di nuovo i miei piccoli lettori. L'air-bag si apre anche con urti a bassa velocità, tipo parcheggiando di fretta: fai manovra, prendi il cassonetto col paraurti e -Bubusettete!-, ecco lo spettacolo dei palloncini colorati a 500 euro l'uno. Un'altra cosa che mi rende dubbioso sulla reale utilità dell'air-bag: se porti il pargolo sull'apposito seggiolino, ancorato come da norma di legge con le solite, vecchie, anacronistiche (e per niente trendy) cinture di sicurezza al sedile del passeggero, devi disattivare l'air-bag da quel lato. Perchè? Per evitare che il fantastico air-bag, esplodendo simpaticamente, ti spiaccichi il figlio contro il sedile-passeggero e, esercitando una forza di varie centinaia di Newton contro il seggiolino-pargolo, trasformi il tuo erede in un hamburger di Mc Donald. Se qualcuno di voi ha notizie, esperienze, piccole perle di vissuto personale a proposito dell'air-bag, siete pregate di spedirmele. Le includerò senz'altro in questo BLOG. Lavorando anch'io in campo aerospaziale (Vi ricordate? Ero quello che ronfava alla vostra sinistra, sulla scrivania in penombra), ho fatto mia la soluzione tecnica della Soyuz, che funziona ancora perfettamente da vari decenni. Per i miei rientri nell'atmosfera, niente air-bag: robuste cinture di sicurezza, e una tonnellata e mezzo di ferraglia russa sotto il culo.
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Volevamo i pantaloni. Solo i pantaloni. Non che chiedessimo chissà che, tipo giustizia sociale o altre menate a basso tasso di realizzazione. Volevamo i pantaloni nel senso che ne avevamo bisogno, nel senso che alla Fidanzata serviva un paio di pantaloni, dico mica miracoli, e allora ce ne siamo entrati in un negozio a vedere come erano messi a Jeanseria. Non fatelo mai, se mi volete bene. Non provateci nemmeno. La jeanseria era come tutte le jeanserie da target giovanile, in via di Nanni (nemmeno zona centro, dunque). La Fidanzata ha subito messo in chiaro che voleva un paio di jens scampanati semplici semplici. -Semplici semplici- ha detto lei -Semplici semplici?- ha rimandato la commmessa anoressica con la permanente, con un sorrisetto tra lo schifato oddìo ho pestato una merda e il meravigliato EEEEH?. Ci ha guardati. Il mio macellaio guarda i tranci di Bovina Piemontese nello stesso modo, distaccato ma partecipe. Ok, lo ammetto, siamo una coppia DINK (per chi si è laureato al CEPU = Double Income No Kids, cioè due stipendi senza gagni, e quindi rapinabili al volo), ma perchè quest'occhiata gratuita del tipo vediamo un po' di che pasta sono 'sti due? Ai miei tempi le commesse della jeanseria non lo avrebbero mai fatto. Ai miei tempi i jeans erano jeans, e se non erano Levi's non ci scucivi più di trenta carte al paio Adesso non so come siamo messi, anche se la tivvù ci ha assicurato che il trend esageratamente positivo della jeanseria è principalmente colpa del cattivo Bin Laden che odia l'Occidente, la baldracca in permanente ha sparato ottanta euro di preventivo pantaloni. I DINK si sono accartocciati su loro stessi (e che dovevamo fare?), e Fidanzata DINK ha fatto notare che in vetrina c'erano jeans a ventinove euro, e il taglio era lo stesso. Commessa Permanente ha sbuffato con sufficienza, come fa Condoleeza Rice quando qualche intervistatore ha ancora la dabbenaggine di chiedere se ci sono prove certe del fatto che Saddam Hussein abbia sparato di persona a JFK a Dallas, e la SARS se l'è fatta in casa col Piccolo Chimico. Indecisa se limitarsi a sbuffare o spedirci a Guantanamo, ha optato per sbuffare + passare lo scottante caso della Coppia finto-DINK [in realtà coppia DINK che da oggi in poi NON SCUCE PIU'] alla commessa di riserva, quella grassa senza permanente, quella che ai tempi miei se ne stava nel retrobottega ad attaccare i prezzi perchè era grassa e amen. Le commesse grasse sono demotivate causa stazza, zero autostima, problemi di nevrosi, e quindi immaginate com'è andata. Coppia DINK ha trincerato i portafogli DINK dietro un sorriso DINK, ed è uscita molto DINK senza dire ne' AH ne' BAH. Morale: Coppia DINK non ha comprato i pantaloni. Abbiamo cambiato aria. Volevamo dei pantaloni, non una risoluzione ONU. Quando i jeans torneranno ad essere jeans, forse (FORSE!) ne riparleremo. P.S. vale anche per auto, case, vacanze a rate. Provateci anche voi, ci si sente molto meglio dopo.
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E anche se non ci volete andare, ci dovete andare lo stesso. Guardate qui: http://www.espressonline.it/eol/free/jsp/detail.jsp?idCategory=4821&idContent=351988&m2s=e Ve ne racconto una: poco prima di essere ricoverato, mi chiama la Telecom a casa, vuole sapere se sono interessato a mettere l'ADSL. Io in questo momento non sono interessato all'ADSL, e glielo dico con parole pacate e prive di retorica. Il tipo non demorde: visto che Telecom è in zona a fare i lavori sulle linee, parapì e parapà è un'occasione irripetibile, quasi epocale, ma io taglio corto e saluto (in questo periodo storico della mia vita ho altri cazzi per la testa). Finita qui? 'Sta cippa! Passano due ore, e ritrilla il Drin-Drin, -Siamo la Telecom (WOW!), le interesserebbe mettere l'ADSL visto che siamo in zona?- No, grazie m'interesserebbe essere lasciato un po' in pace a morire di cancro al mediàstino o anche all'utero, basta che mi lasciate in pace e bìn parèi. -No grazie l'ADSL non m'interessa- -Ma è sicuro?- -Sì sono sicuro- -Ma come può essere sicuro?- -Perchè sono sordocieco analfabeta e non so usare Internet- a questo punto li sento scartabellare in quella che indovino essere la mia bolletta Infostrada grondante MP3 piratati, applicativi freeware e altre cose poco difendibili da questa linea di condotta. Simulo una caduta di linea e sbatto giù. Trascorre altro tempo variabile, non ci faccio caso perchè i farmaci mi ottundono: una voce di donna napoletana mi aggredisce a morsi dal telefono, ho la cornetta in mano senza aver neanche capito se ha trillato o meno. -Siamo la Telecom (RI-WOW!), le interessserebbe mettere l'ADSL visto che siamo in zona?- No, m'interesserebbe scoparmi le vostre madri dopo averle messe alla pecorina -No, grazie- -COME NOGGRAZZIE?- -No, grazie- -MA CHE E', MATTO?- -Perchè? (???)- -MACCOME, NON LO TIENE L'ADDIESSEELLE?- -No (quale parte della parola NO non capiscono a Napoli, la "N" o la "O"?)- -MA NON SI VERGOGNA, ALLA SUA ETA'?- La stronza partenopea comincia a redarguirmi perchè non ho l'ADSL, nonstante i miei download mensili. Prima domanda: cosa ne sa 'sta troia di quello che faccio io con un altro provider? Non c'era una legge che tutelava la mia privacy? Posso avere un'altra dsose di antiemetico? Seconda domanda: è la terza volta che mi chiamate, non vi pagano a provvigione, vero? Ultima domanda: per rinunciare all'accanimento terapeutico e morire in pace, basta parlarne al primario o devo chiamare un prefisso? |
Oggi è l'11/11; e chi se ne frega, diranno subito i miei piccoli lettori... aspetta (uè), due soldi di riflessione sull'11/09/2001, mentre ciondolo per casa in mutande e ciabatte, essudando farmaci chemioterapici. L'occasione mi è venuta ruminando coi molari della memoria una scena di un vecchissimo film (forse Quo Vadis): Nerone (interpretato, mi sembra, da Peter Ustinov) che strimpella sullo sfondo di una Roma di cartapesta debitamente in fiamme. 'Azzo centra con l'11th September che va tanto di moda adesso, si chiederanno i miei piccoli lettori? 'Spetta lì (mument!). Come sapete (o dovreste sapere, anche chi si è laureato al CEPU) Nerone diede fuoco all'Urbe per avere un pretesto per cacciare i Cristiani nel microonde, o almeno così denunciava vittimistico e rangognoso il mio libro del catechismo, e mostrava un Nerone cattivo e barbuto e geneticamente stronzo che Bin Laden al confronto era amorevole come Lady D. che accudiva i bimbi Etìopi mutilati dalle mine. In realtà ai tempi di Nerone la città era in buona parte di insule di legno, soggette ad incendi, senza cessi, forse lui la incendiò e forse no, certo è che la ricostruì più sana e con le case più distanziate tra loro (per evitare ulteriori grigliate), e con meno aroma di piscio nelle vie. Comunque, nel film che mi è tornato in mente Nerone sale sul terrazzo con la Fender Stratocaster, e appena scorge un fil di fumo all'orizzonte si mette a strillare I Cristiani, i Cristiani, i Cristiani incendiano Roma e tutti a dare la caccia ai Cristiani, e nessuno si chiede come fa Nerone A) a sapere che Roma va a fuoco per fatto doloso B) dovendo ignorare che Roma va a fuoco per dolo, 'azzo fa a indovinare chi è stato dopo soli trenta secondi di MUMBLE MUMBLE? Una simile preveggenza sarebbe stata sospetta già all'epoca di Nerone, cioè quando la razza umana, pur avendo prodotto Piramidi e Ziggurat e Domus Aurea, non era ancora arrivata ad avere un encefalo così prodigioso da concepire il Vim Liquido e i Sofficini, ma così non fu. I nostri barbari antenati erano un gradino al di sopra delle scimmie (ok, anche Bruce Willis lo è, anzi, ne L'Esercito delle Dodici Scimmie è difficile non associarlo alla Tredicesima Scimmia, quella un po' scema), quindi non si fecero domande su come Nerone sapesse a cosa era dovuto il fil di fumo e corsero a prendere la carbonella. Stessa minestra per l'incendio del Reichstag del '33, anno in cui dalle Piramidi si era gìà passati alle strade ferrate ed al motore a scoppio (Mastro Lindo e la Cremeria vengono dopo): qualcosa va a fuoco all'improvviso, e in tre secondi si scatena la caccia al colpevole, e non si sa ancora se il fumo sono i wurstel della portinaia o cos'altro che si scatena il Giudeo-safari e amen, e anche stavolta chi addita il colpevole col megafono non è del tutto estraneo al fil di fumo di cui sopra. E adesso veniamo a noi, ai nostri tempi evoluti di Internet, Ingegneria Genetica e Spic & Span: il 9/11 si vede il solito fil di fumo, e prima che si capisca 'azzo è tutto 'sto casino spunta Nerone in versione Texana e con la faccia della Quattordicesima Scimmia (UH, UH, UH!) che urla maledizioni in diretta tivvù, momento storico interrotto solo dalla rèclame dei Sofficini e dell'Assorbente con le Ali, a ricordare agli spettatori che sì, alla fine l'Umanità è progredita, e dalla barbarie della Domus Aurea siamo finalmente approdati alle case Gescal con il mutuo al 4%. E anche se Gesù Cristo non è tornato, come annunciava il Libro, per preparare il Regno del Padre Suo che è nei cieli, non dobbiamo disperare: Carletto è tra noi |
Crocifisso sì, crocifisso no. Abel Smith, strombazzato Presidente di una sedicente unione dei Musulmani d'Italia, ha fatto togliere il crocifisso (quel signore magro magro in perizoma appeso al muro) da una scuola. E chi se ne frega? Questa è una non-notizia. Avessero tolto il vespasiano da corso Einaudi, al confronto sarebbe stato un scoop. Vi offro le mie considerazioni al brucio, dopo che il tiggì mi ha mitragliato il cervello con l'indignazione a tassametro di opinionisti/ cardinali con zucchetto/ altri pretonzoli col ditino alzato (pedofili istituzionali). Siccome, nonostante la chemio, il cervello mi funziona ancora, vi omaggio di succose mie considerazioni. Vediamo un po' chi sono gli attori di questo psicodramma: Abel Smith, la sua ultima apparizione riguarda uno scontro in diretta con militanti di Forza Nuova (Gennaio 2003), in cui interpreta il mussulmano brutto sporco e cattivo, e quindi di riflesso fa apparire gli altri i cristiani buoni & giusti di default. In quell'occasione Forza Nuova, nota fucina di menti eccelse (famoso lo slogan criptico io buono ariano - du gattivo negro), si è prestata a tenergli bordone. Questo signore, sia detto per inciso 1) non rappresenta nessuno a parte se' stesso 2) viene tirato fuori dalla naftalina solo per fare casino (possibilmente in diretta) Noto una curiosa coincidenza temporale con la proposta Fini di concedere il voto agli immigrati regolari; per chi non fosse aggiornato l'onorevole Gianfranco (DI' QUALCOSA DI DESTRA, PERDIO!), messo sotto pressione dalla "destra sociale" che incarna l'anima migliore di AN e vuole sganciarsi da FI, ha proposto in diretta tivvù di concedere il voto agli immigrati, spiazzando il Cavaliere. Credo che questa uscita strumentale sia l'inizio della reazione dei Buoni Cristiani, tesa a riportare la questione del voto sui soliti binari istituzionali: noi amici degli angeli, voi infibulatori di bambine. Au revoir |
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