Da: madsilk
Oggetto: Tristano (bdsm)
Data: venerd́ 27 febbraio 1998 14.33
ed eccovi, gentilissimi signore e signori, ancora uno breve. si tratta di una lettera
d'amore, anche se il contenuto... a voi! madd
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mio bene, pare che sono di nuovo d'umore alquanto... come dire? ispirato? ma no, diciamo
piuttosto irritato alterato incitato bizzarro stranito, insomma credo che ci siamo
capisciati benissimo, vero? orbene, pero' stavolta devo dire che il "favore" lo
faccio a me stessa, quindi non e' una promessa fatta, bensi' un suggerimento per
prestazioni future prossime remote bla bla bla. e visto che mi trovo in quel
"particolare" stato d'animo e che, come tu ben sai, sono particolarmente
invaghita di certe sensazioni (che a te potrebbero anche dar fastidio, e questo non fa che
incitarmi maggiormente a darci dentro come nelle zucche), mi sfogo nel senso che voglio
dare io a queste fantasie/sogni/illusioni/speranze ecc di una notte di mezzo inverno (ma
la temperatura e' da giugno, per diana!). fa caldo, infatti, dove sono io. e' un caldo
umido da incubatrice e gli umori esalati dal corpo acuiscono questa sensazione di aria
stagnante e pregna di sudore. sono sola in questo ambiente mezzo oscurato nel sottosuolo,
diciamo nelle viscere della terra, al di la' del giorno e della notte. i polsi congiunti
tenacemente come facevi tu, ma con strisce di cuoio brunito dall'uso, e aggangiati cosi'
ad un grosso uncino di ferro battuto (grosso, per sostenere il mio peso). le gambe tenute
divaricate e le caviglie assicurate alla parete con delle maniglie pure di cuoio duro,
leggermente sollevata da terra. entra in scena il mio boia (seviziatore, attore, quello
che ti pare). non ha identita' precisa. non sei tu, comunque, pero' ha un poco la tua
corporatura, e d'ora in poi lo chiamero' "tristano" anche se non e' il suo vero
nome, che del resto ignoro. sul capo porta un fazzoletto di seta nero che gli copre
perfino gli occhi, lasciandogli appena due fessure per poter vedere cio' che fa. pantaloni
neri attillati alla pirata, cioe' corti sui polpacci, cinturone di pelle nera con grossa
fibbia luccicante, da esso pende un fioretto; e aperto sul torso nudo indossa un gilet
nero. siamo rinchiusi in questo locale alquanto angusto (fai conto le dimensioni della tua
camera, ma il soffitto e' piu' basso). si tratta infatti di una cripta o altro tipo di
sotterraneo a sfondo religioso, privo di affreschi o intonaco. i mattoni rosso scuro
appaiono lucidi di umidita' sotto una volta cupa illuminata appena da due torce alle
pareti laterali. giu' in fondo, direttamente opposta a me, una porticina piccola ma spessa
e sicura, come quelle delle vecchie prigioni. siamo soli in questo antro inesistente per
il mondo esterno, pero' sono sicura che qualcuno ci sta osservando dall'alto. ho notato un
foro in cima alla volta. e' quasi come se stessimo recitando una commedia per conto
terzi... tristano passa in rassegna il mio corpo, per qualche tempo, quale il generale che
perlustra e studia il terreno prima di impegnarsi nella battaglia. ecco, si accosta e mi
risucchia un bacio, quasi di prepotenza. sorride malizioso strizzandomi malignamente un
capezzolo. no, a lui decisamente le tette non piacciono se non sono perfette (ehm!).
infatti, con una lunga striscia di cuoio passata tre volte attorno al busto, me le stringe
e soffoca e costringe fino a lasciar trapelare solo i capezzoli, gonfiati e turgidi. una
striscia a mo' di cintura attorno alla vita e un'altra attorno ai fianchi per assicurarvi
una terza che, dopo averla fatta passare tra le natiche e sopra il pube, riallaccia al
petto. (collare da cani) completa la figura con un bavaglio. o meglio, mi tappa la bocca
con delle garze malamente rintuzzate dentro e tappa con una benda di pelle nera stretta a
tal punto che le guance fanno degli sgonfiotti. tace, non pronuncia mai una parola.
tristano e' uomo d'azione e poche parole. non cerca neppure di eccitarmi con false
promesse o minacce. da un punto nascosto della tomba sfila un fioretto (una donna non si
picchia neanche con un fiore, un fioretto si'...). con questo prende a solleticarmi le
varie parti del corpo rimaste esposte e mi tiene d'occhio, spia ogni mia reazione per
farsi guidare nella prossima mossa. lentamente lascia scivolare la punta della lama lungo
un braccio, scendendo piano piano verso l'ascella. seguo i suoi movimenti, gia' scossa dai
pruriti e pizzicori, con crescente apprensione e aspettativa. una subitanea contrazione
del volto lo ispira a ripetere una carezza, un soffocato guaito a pungere con la
precisione di un chirurgo. alterna le carezze con le punture elettrizzandomi tutta da capo
a piedi. passa il filo della lama lungo l'interno di una gamba, minacciando di avvicinarsi
troppo a quel luogo sacro che meriterebbe ben altri trattamenti. provoca, irrita,
solletica e pungica. mi manda in visibilio, non posso resistere, mi fa impazzire. mugolo
come posso, vorrei si fermasse li', che insistesse in quella zona. ma non posso impedirgli
di fare quello che vuole, e forse non voglio, mi piace che sia lui il padrone della
situazione. mi piace non poter prevedere le sue mosse. mi piace questa freddezza calcolata
nei suoi movimenti, quei subitanei scarti nei passaggi da un angolo del mio corpo a quello
quasi diametralmente opposto. in un inaspettato impulso di desiderio, abbandona la spada
per avvicinarsi a me, per farmi sentire la sua pelle contro le striscioline gonfie della
mia, per farmi sentire al contatto della coscia la durezza del suo membro attraverso la
ruvida stoffa. mi chiedo cosa fara' dopo. mi chiedo dove vuole arrivare. di nuovo, di
rabbia, di prepotenza, con la violenza cieca del desiderio, si avventa sul mio collo,
sulle guance, scatta un morso proprio sotto la mandibola e mi fa perdere per un attimo i
sensi dal dolore. mi riprende alla vita una sensazione intensa di calore alla gola, un
sapore dolciastro in bocca, l'impressione man mano piu' disgustosa che le garze
raffazzonate s'impregnino di una pastetta vischiosa e appiccicosa. che mi succede? tiro su
di naso, lacrime improvvise colano dagli occhi. a malapena riesco ad intravvedere la sua
figura, ora alquanto distaccata. sembra piu' grande, minaccioso, o forse sara' per
quell'enorme strumento che regge in mano? [qui se vuoi ti puoi fermare, perche' come avrai
gia' intuito, qui si entra in un'atmosfera in cui potresti sentirti a disagio. pero' sarei
contenta se proseguissi] libra la frusta per aria. ora si' che ho paura. la vibra ampia
nell'aria, solo per qualche secondo, non scende mai, chiudo gli occhi e mi volto. non
arriva mai... una staffilata sulle gambe mi scuote e mi fa sobbalzare. ho appena il tempo
di rendermi conto che non sapeva ne' caldo ne' freddo, una scossa elettrica per tutto il
corpo. un altro! e non poter neppure gridare... un terzo! e se volessi fermarmi qua? e se
non volessi piu' proseguire? ancora! fermati, dannazione, e mo' come glielo faccio sapere?
fermati... ancora! e poi un sesto, e un settimo... calore divampante per tutto il corpo,
corpo... mi scordo persino in che posizione sono, dove sono i miei arti... dodici! o
tredici... no no, bisogna andare fino in fondo, inutile resistere, sara' l'ultima volta,
ma... quindici! quella voce roca pare entrarmi nei timpani bum bum tarabum... strano, mi
si invertono le sensazioni, buone? cattive? ancora... mi abbandono alle scosse del corpo,
lo lascio fare, quasi le cerco, quasi mi muovo per accoglierle, mi muovo a caso, a scatti
senza intenzione, un calore cupo giu' sotto, un violento senso di abbandono mi percuote
tutta e mi sospinge brutalmente verso l'alto. incredibile, sto perdendo il controllo, non
so piu' niente, sono non sono tutto e' uguale, trasportata via... amore, dolce pensare a
te, dolce la tua immagine, te lo dedico questo piacere per quanto sporco o violento possa
essere, come vorrei averti vicino... mi accorgo appena adesso che ha smesso di colpire.
sento un vago bruciore nelle gambe, indefinibile nella totale spossatezza del corpo.
incurante del seguito, dell'altra presenza fisica, dell'aria pesante e spessa. incurante
quasi inconsapevole della mia posizione, tenerezza e languore gran voglia di accoccolarmi
nel tepore delle tue braccia. gia' tristano mi ha sciolto i polsi, ha liberato il corpo da
ogni costrizione e le labbra dal bavaglio ormai inutile. crollo quasi nelle sue braccia
sfinita. terminato il suo compito, meno rudi e brutali i suoi modi, vengo condotta fuori
dalla cripta in un salottino arioso e gradevole per ricevere le piu' utili cure di una
infermiera. oh ma non ce n'e' bisogno...