Da: Jerry Cornelius
Oggetto: DONATA 1/5 (F mast, Fm, GangBang) di Antonio Villanova
Data: sabato 14 marzo 1998 13.30 Non sono l'autore, solo un reposter. -- Ciao :-) J.C. 1 - DONATA
Donata impiego' un bel po' di tempo per scuotersi dall'in cantesimo del sogno. Si sentiva ancora umida in basso, la' dove gli effetti dell'eccitazione erano piu' evidenti; e i capezzoli erano ancora duri. Ristette alquanto sul letto, crogiolandosi del calore del suo stesso corpo e delle voluttuose sensazioni che i compiacimenti notturni le avevano apportato. Certo che ne ho fantasia! (e voglia di maschio anche!), si disse un poco inquie ta. Questa sua immaginazione, dove l'avrebbe portata? A quali nuovi conflitti? Pareva che aver a che fare con i maschi costi tuisse sempre un problema! Purtroppo gli uomini le piacevano, e davvero non sapeva come tenerli alla larga! Negli ultimi tempi ci era riuscita eserci tando su di se' un controllo rigoroso, ma quanto ancora avrebbe potuto resistere? Il segno della note era un campanello di allar me abbastanza esplicito. Aveva di nuovo bisogno di sesso, molto sesso! Si studio' un pochino e si accorse di essere piena di sma nie, come lo era nei momenti peggiori. In momenti come quelli non le bastava mai. Diventava ipersensibile e vogliosa. Chiunque po teva riuscire a conquistarla. Accettava e prendeva il piacere comunque e da chiunque, anche dalle sue stesse mani. Le era suf ficiente sfiorarsi alcuni secondi tra le coscie per raggiungere l'orgasmo. Anche in quel frangente, nonostante l'orgasmo appena consumato, facendo andare la mano un mezzo minuto, si sarebbe procurata un goduta da toglierle il fiato. Si mosse leggermente sul letto e i capezzoli si sfregarono contro le lenzuola. Un sospiro voluttuoso le sfuggi' dalle labbra. Ah! come ne aveva voglia! Se ci fosse stato un uomo, o alcuni uo mini (aveva fatto anche quello!) nella stanza, non avrebbe esita to un istante. Si sarebbe immediatamente scoperta per offrire il suo bel corpo alle brame di chi l'avesse voluto prendere. Sospiro' di nuovo, ma di sconforto questa volta. Era fatta proprio a cavolo! In certe occasioni diventava persino insoppor tabile. Cosa diamine andava a progettare? Nuove scopate estempo ranee? Dopo tutti i suoi buoni propositi? Purtroppo Donata era spaventosamente arrendevole con gli uomini, e proprio questa sua caratteristica, invece di favorire i rapporti, glieli guastava in modo irrimediabile. I maschi, dopo aver avuto quello che cercavano, la trattavano da puttana; e le amiche, anche quelle con i cui mariti non aveva scopato, renden dosi conto di quanto potesse essere pericolosa, troncavano repen tinamente i rapporti. Ogni avventuretta con un marito le alienava le simpatie di dieci mogli! Davvero che doveva cambiare! Non poteva lasciarsi portare a letto da chiunque glielo chiedesse, e sperare di poter mantenere intatte le amicizie (specie quelle femminili). Invece lasciava che le cose andassero sulla base dell'istinto, senza regola, limitandosi ad assecondare i deside ri; e le inimicizie, il segreto disprezzo dei maschi, si accumu lavano. Gli uomini l'assediavano, la scopavano e le voltavano le spalle. Le donne mormoravano, si preoccupavano per i loro mariti e finivano con l'odiarla. Tutti avevano qualcosa da dire contro di lei, tutti (anche lei stessa!). L'unica soluzione, aveva proclamato un giorno, e' dire ba sta! inchiavardiamo tutto e chi si e' visto si e' visto! Sembrava pero' che le fosse impossibile mantenersi a lungo in quel proposito. Decisioni del genere, per i tipi come lei, so no piu' facili a programmarsi che ad eseguirsi. Il corpo, quel suo bel corpo rigurgitante di gioventu', sentendosi braccato dalla vo lonta', per un momento aveva accettato di deporre le armi. A lungo andare pero' era tornato all'attacco per imporre i suoi diritti. Non osando sfidarla di giorno, si prendeva la rivincita di notte, perseguitandola nei sogni, la' dove poteva sorprenderla indifesa, e tradirla come il ladro furtivo nella notte. Gliel'aveva spiattellata proprio per bene, comunque, la sua verita'. LA VERITA' DEI SUOI BISOGNI! Fatta capire in modo inequi vocabile, sconvolgendola con la seduzione di piaceri a cui mai si era saputo sottrarre. E pero', che esagerazione! che situazioni disperate! ecces sive! Ma che cos'era lei, nel suo profondo? Che specie di perver tita? di pazza scatenata? Che cavolo! solo una gran troia poteva andare a immaginare certe cose! I miraggi profani della notte, sia pure spenti, l'invasero di nuovo e piacevolmente. Si eccito'. Esagerato si', ANCHE SOLO A RIPENSARLO, ma parecchio divertente. Mooolto divertente. Una vera festa dei sensi. Esploro' alla ricerca delle scene piu' piccanti tra quelle che rammentava e si accorse allarmata che erano SCAR SE. Il sogno le stava gia' sfuggendo. Se ne dispiacque. Era stato un bel sogno, molto dinamico e avventuroso. Tanto, tanto sexy. Se la sarebbe menata volentieri, ripensandoci su. A lei piaceva mol to anche con le mani e, comunque, un orgasmo era sempre un orga smo; se veniva d'impulso, e al momento giusto, poteva risultare gradevole altrettanto che una scopata. Beh! per me, e' sempre il momento giusto! sempre il momento di venire! medito' con diletto. Si rese conto che i pensieri l'avevano portato oltre i suoi vecchi propositi e si rimprovero'. Gesu'! non riusciva a stare fer ma, decisa, su niente! Eccola la' pronta a ricominciare con i ma schi, pur rammentando i dispiaceri che le avevano procurato! Il suo sentimento era come una farfalla, posava su ogni opinione ca pace di albergare nella mente (specialmente se riguardava il ses so). Era assurda! Troppo volubile! Riusciva a essere, quasi con temporaneamente, contenta e scontenta di cio' che le accadeva. Ma la contraddizione non era del tutto sua; era inerente alla situa zione: si trattava della risposta necessaria alle sollecitazioni che subiva dall'esterno, che moltiplicavano gli effetti degli or moni in circolazione all'interno. Date le sue qualita', ossia, essendo una gran bella figliola, tendeva a incarnare il tipo di donna che il suo ambiente ri chiedeva che fosse; cioe', piu' o meno quel che piaceva e conveniva ai maschi. Loro la volevano, come si dice, facile, una voluttuo sona arrendevole disposta ad accontentare tutti, e Donata trovava in se' i riscontri giusti per poterlo essere. Non fosse stata per l'educazione ricevuta la vita avrebbe potuto scorrere liscia per lei. L'ambiente le offriva le giuste opportunita', la vocazione non le mancava, il fisico neanche, che cosa di piu'? Beh, l'educazione c'era, e se la doveva tenere! I suoi ge nitori, cattolici osservanti e un po' fanatici, l'avevano assil lata con innumerevoli avvertimenti, ammonizioni e anatemi sul sesso. Questi interventi, nonostante si fosse formata una morale sua, le erano rimasti dentro, e continuavano ad accompagnarla nella vita. Anche perche' erano continuamente richiamati da una congerie di altri censori che si sentivano in dovere di venire a darle lezioni su come si doveva comportare, e su quanto e con chi dovesse aprire le gambe. Donata aveva pure voltato le spalle a costoro, ma loro non si erano scoraggiati, avevano continuato ad abbaiarle dietro, anche dopo che aveva lasciato l'infanzia. La sua morale era giunta troppo tardi, troppo per tirarsi definiti vamente da quella degli altri. Sotto sotto, quella morale non aveva smesso di inseguirla. Tant'e' che Donata, pur non volendolo, si trovava spesso a lasciarsi condizionare dai pregiudizi del mondo in cui viveva (in fondo, erano i suoi stessi pregiudizi). Questo mondo se pure la spingeva in una certa direzione, presume va di poterla poi legittimamente condannare. Succede. La societa' ben volentieri getta l'anatema sulle funzioni di cui non puo' fare a meno (battone, becchini, boia); e tanto piu' le bolla di infa mia, quanto piu' non ne puo' fare a meno. Accadeva cosi' che Donata fosse per un verso sollecitata e per un altro verso boicottata dal perseverare in un percorso che le apparteneva: il libertinaggio e la spensieratezza; ritrovando si cosi' in conflitti dati da problemi in fondo non suoi! Nel guazzabuglio formato dai suoi propri complessi, e da quelli del prossimo, che ricadevano ingiustamente su di lei, fin troppo bene se la cavava! Si mise a sedere sul letto, sempre inseguendo i ricordi della notte. Le mammelle dondolando le ricaddero sul petto. Erano ben fatte, piene, sode, ottimamente sostenute dai muscoli, ma grosse, troppo grosse, ENORMI, come affermava enfaticamente, tut to masiuscolo, uno dei suoi tanti amori; e non c'era forza che potesse sostenerle in orizzontale. Anche Donata trovava che fos sero ENORMI, ma non quanto pareve ai maschi. Riusciva a valutarsi con occhio critico. Erano GRANDI, ma non GRANDISSIMI. ENORMI lo sembravano soltanto. Essendo piccolina, non piu' di un metro e cinquanta, anche se ben fatta e soda, quei suoi senoni da super maggiorata, nel contrasto col resto della figura, risultavano piu' grossi di quel che effettivamente erano. I maschi impazzivano d'averli per le mani, cosi' morbidi, sensibili, caldi, e Donata li affidava loro volentieri. Non solo li affidava, le piaceva anche usarli personalmente. Lia vvolgeva attornoi agli uccelli e faceva su e giu' con il busto, finche' loro non le schizzavano succosamente in faccia. Che goduria nel veder li torcere estasiati dall'azione della ciccia morbida delle sue mammellone! Negli scontri sessuali erano sempre queste ultime a rimetterci. Erano le sue truppe di prima fila e di retroguardia, fronteggiavano l'impeto del primo assalto e dell'ultimo; lo stes so che dire che sostenevano i momenti piu' duri dello scontro, quando il desiderio, all'inizio, incalza irruente, e tende a por re da canto i riguardi; e quando esso e' sazio, e si attacca avido ad ogni elemento che meglio possa rievocare le tentazioni appena ridimensionate. In effetti i suoi senoni ne facevano volentieri le spese. In qualunque stadio del rapporto si fosse glieli mal trattavano senza riguardi, servendosi a piene mami, strizzando glieli fino a farla gridare. Gridare? Anche durante la notte aveva gridato, a causa de gli eccessivi maltrattamenti. Donata poggio' entrambe la mani alle tempie, come a spremere i ricordi, che continuavanop a andarsene. Riusci' a recuperarne qualcuno tra i piu' pregevoli e ridacchio'. Una marea di maschi che l'inseguiva su una spiaggia e lei che correva a perdifiato, lan ciando gridolini eccitati, e dando delle occhiate spaurite die tro. Subito dopo un flash rapido che la vedeva sommersa, avvolta nei corpi dei maschi, mentre innumerevoli mani la percorrevano tutta. Sono proprio una ninfomane! penso'. Una puttana senza rimedio! Se lo disse spassionatamente, come in genere ci si confessa le verita' meno controverse, quelle che non sconvolgono i propri equilibri. E invece quella verita' sconvolgeva Donata. Costituiva la pietra di paragone delle sue possibili alternative di vita. Poteva scegliere una vita tranquilla, senza picchi di gioia e senza grossi dolori, in vista di una vecchiaia serena; oppure vi verne una guidata dall'istinto, come veniva veniva; oppure anco ra, temperando i due modi, all'insegna della ragione, assecondan do le convenienze e i suoi personali bisogni (l'alternativa piu' feconda, probabilmente, ma anche la piu' difficile da realizzare). Chissa' cosa riusciro' a combinare? penso' un poco sfiduciata. Sentiva di essere a una svolta, ma ignorava in quale direzione si sarebbe condotta. Certo era che le sensazioni della note le toglievano parecchie illusioni sulle sue possibilita' di condurre una vita almeno ordinata, se non casta. Nuovamente le immagine violente del sogno tornarono per tur barla. Molti uomini che si avvicendavano su di lei. Le sue grida, i suoi incitamenti ai maschi. Il gemito di soddisfazione con cui li accoglieva! Pero'... pero'... si disse. Tutto quel piacere! quelle dozzi ne di uomini chiusi con lei in una sola stanza (come fare a non ammettersi una poco di buono!), non erano troppi? davvero segre tamente ne desiderava cosi' tanti? Sotto la spinta di questi interrogativi poso' le gambe in terra ed esamino' il proprio corpo. Dormiva nuda, a volte anche senza le mutande e pote' studiare ogni sua particolarita' anatomi ca. Si piacque (si piaceva sempre, da molti anni ormai, da quando era diventata pubere). Si piacque perche' sapeva di piacere all'altro sesso. Si piacque attraverso e per il loro stesso pia cere. Aveva delle gambe dritte ben fatte, che deliziosamente si arrotondavno oltre il ginocchio, con un accenno di esagerazione simile (ma non uguale, per fortuna) a quello del seno; sarebbe stato magnifico averle una decina di centimetri piu' lunghe, av rebbero dato piu' eleganza al suo portamento, alla sua figura; e provocato un po' di interesse intorno a lei (o meno interesse? aveva spesso l'impressione che piacesse proprio cosi' com'era, piccolina e prosperosa, il piu' bel supporto a quel suo seno lus suoso, adorato da tutti, e che tutti aggettivavano, senza che avesse bisogno di elogi o commenti: nudo o coperto che fosse spiegava gia' tutto da solo, su tutto lo scibile umano). Contento dell'esame il ventre palpito', si inumidi' sfacciatamente, godendo della propria stessa ammirazione. Non si vergogno' di questo. Era certo dell'impunita' (e chi avrebbe potuto vedere, sotto la pel liccetta del sesso, quella sua gran matassa di pelo, cio' che al sesso accadeva? i ricci salivano, salivano, si espandevano, de bordavano anche fuori dalle mutande; ma nel punto dolente del sesso formavano una barriera spessa impenetrabile che bisognava aprire con i palmi per portare alla luce il taglio roseo/brunasto che i maschi non smettevano mai di chiederle. Proprio cosi' fece. Apri' con i palmi il cespuglio e lo porto' alla luce. Apparvero le labbra imbronciate della fessura. Bella. La trovava bella. Se la sarebbe baciata volentieri da sola se avesse potuto!). Sospiro'. Non poteva lecccarsela da sola. Ci aveva provato, ma non ci arrivava. Era roba da contorsioniste quella, non da maggiorate con chili di ciccia davanti al petto! Si consolo' stuz zicandosela con le dita. Le basto' il primo tocco per capire che non si sarebbe fer mata, che sarebbe andata avanti. Era troppo gonfia di desiderio. Sapeva che le sarebbero bastate poche carezze per portarsi all'or gasmo. Si sfioro' la clitoride e sussulto'. (Dio, quanto ne aveva voglia!) La frullo' un pochino con le dita. Parve perdersi negli spasimi. Picchietto' poi col palmo aperto tutta la fica, COME SE LA STESSE INFLIGGENDO UNA PUNIZIONE BENEVOLA, e infilo' dentro un dito per scoparsi un pochino. Fece su e giu' un po' di volte, con movimento rapido e nervoso, e rovescio' indietro il capo, sopraf fatta dall'intensita' delle sensazioni. Aveva la testa affollata di frammenti dei suoi eccessi oni rici. Cazzi, cazzi, cazzi dappertutto. La bramavano, se la con tendevano, erano tutti per lei. Se la dividevano da buoni amici, passandosela l'un l'altro senza gelosie e senza prevaricazioni. Era la donna di tutti, la puttana comune, se la sarebbero goduta a lungo liberamente, come e quando avessero voluto. Gesu'! che porci! Le avevano incastrato due cazzi insieme nella fica! Gliela stavano slargando mostruosamente! rischiando di lacerarla. Glielo spingevano dentro un po' di volte e venivano riempiendola di sborra. Ora erano in tre a venirle contemporenea mente in faccia e in bocca. Molti altri, che se lo menavano, si tenevano pronti a sostituirli, e ad annegarla col loro seme. Ne avrebbe fatto indigestione! Di nuovo loro che la scopavano a turno, uno dietro l'altro, senza interruzione. Il suo calice si colmava fino a traboccare, mentre i maschi imperterriti continuavano a fotterla. Entusiasta di quei ricordi tolse il dito e carezzo' tutta la fica con il palmo aperto, il medio malizioso e avido leggermente rientrante. Sibilo' di soddisfazione alcune volte e torno' alla clitoride. Prese a sfiorarla con due dita insieme, la mano che correva leggera nell'aria, imprimendo un ritmo serrato e costante. Smanio' ancora. Si rivide alle prese con i tanti cazzi assaggiati nella notte e accelero' il ritmo. L'orgasmo arrivo' subito, come aveva previsto, senza darle tempo di arzigogolare troppo sull'orgia notturna. Le dita sfiora rono rapidissime un'altra decina di volte il grilletto e i musco li delle coscie cominciarono a contrarsi. Inarco' poi la schiene e venne. - Ohoooo! - fece tutta presa. - Che bello! Le ci voleva proprio! Tutto quel tempo senza sesso, ma come aveva potuto? Come le era potuto saltare in mente una corbelleria del genere? Disfatta dall'orgasmo si sdraio' sul letto. Si contorse an cora un poco e si mise tranquilla, la mano in mezzo alle coscie che accarezzava con tocchi lievi la sua tenera passerina. Un'altra volta? si chiese incerta. Ne aveva ancora voglia, pero' dubitava di avere abbastanza tempo. Guardo' lo sveglia. Non ne aveva tempo. Neppure un minuto da perdere. Si alzo' frettolosa e si diresse al bagno. Ad ogni passo le tette oscillavano con subbuglio tale che pareva dovesse ro sbilanciarla. Donata invece procedeva dritta, con passo sicuro e leggero, elestico persino. Aveva cura del suo corpo, non come accade a tante bellone, pigre e viziate, che hanno cura di se' so lo in quanto a lavacri ed abiti; Donata no, Donata si teneva in forma, faceva ginnastica, footing, qualche sport... le serviva avere il fisico in ordine (se non altro a sostenere la massa del le tette!) e scaricava una parte delle sue enormi energie sessua li. Altrimenti come avrebbe fatto? COME AVREBBE FATTO! Meta' del suo tempo a letto le sarebbe costato restare! Si guardo' nuovamente allo specchio, quello grande che teneva nel bagno. Si esamino' con orgoglio. Beh! niente male! niente male! non fosse stata per quella sua iperdisponibilita' sessuale (si compiacque pensando alla propria esuberanza sessuale; per un momento le venne da ridere di se', quasi) avrebbe vissuto egregia mente in pace con se stessa, senza troppe oscillazioni tra il voglio e non voglio, tra SONO UNA POCO DI BUONO e SONO LA PIU` SEXY DI TUTTE! e avrebbe ricevuto il piacere, la gioia cosi', con spensieratezza, certa di muoversi nel giusto, e con giusta misu ra. Invece c'era quella sua arrendevolezza, la gran facilita' a rispondere agli allettamenti sessuali (da puttana, appunto! non pote' evitare di pensare con una sfumatura di disprezzo e compia cenza) e ogni suo abbandono, ogni nuova avventura si risolveva in un problema, un patema d'animo. Perche', in genere di queste avventure, le restava ben poco nel pugno (solo un bell'arnese da maschio! rise risoppesandoselo tra le mani); e perche', si rendeva conto, che quel modo di prati care il sesso non aveva alcuna possibilita' di guidarla verso un porto sicuro. Non era lei infatti a godere della lussuria della cosina tra le coscie, ma quest'ultima a disporre dispoticamente del suo tempo libero! Cioe', lei non sceglieva. Si limitava a pro curare quante piu' derrate sessuali le riuscisse per sfamare le voglie sconsiderate e inopportune della bestiolina che aveva in mezzo alle gambe! Si lavo' in fretta. Torno' davanti allo specchio styrofinandosi con l'asiugama ni. Era innamorata della propria figura, minuta e perfetta, affa scinata dalla bellezza dei lineamenti. Ma ne era anche urtata. Quel corpo esteticamente (ma non eroticamente) alterato dagli ENORMI seni, le forniva incessanti motivi di soddisfazione e con trarieta', di ansie ed esaltazioni. Lo amava e lo detestava nel medesimo tempo. SI`, GLI PROCURAVA L'ATTENZIONE DEI MASCHI, NON IL LORO AFFETTO! Era esattamente cio' di cui sentiva la mancanza. Affetto e stima. Stranamente, non appena la conoscevano com'era, a letto o in piedi, di sotto o di sopra, davanti o dietro, stima ed affet to, se pure s'erano embrionalmente costituiti, sparivano all'i stante. Bastava, a volte, ancora meno, bastava le mettessero a nudo il petto, e i maschi sgranavano gli occhi, il loro respiro accellerava (mentre i prodigiosi capezzoli bruni si inturgidiva no), e la donna scompariva (ma non per un momento; PER SEMPRE) e Donata diventava solo femmina, una calda desiderabile, irrispet tabile femmina da letto. In quei momenti, sentendosi trattata e considerata un ma gnifico oggetto sessuale, Donata si inorgogliava. Diventava con sapevole della sua superiorita' fisica sulle altre donne. Non solo in quanto a bellezza, ma anzitutto quanto a sensualita'. A lei piaceva il sesso, lo faceva capire, si sentiva. Lo avvertivano gli uomini e lo avvertivano le donne. Ne era pienamnte consapevo le lei stessa. E questa consapevolezza finiva di perderla. L'ec citazione saliva a dismisura, e si abbandonava completamente, senza piu' remore. Diventava una gattina felice, incapace di dire di no e anzi, ansiosa di manifestare assensi, si'! si'! si'! di piu'! di piu'! di piu'! mai una volta che omettesse di incitare i suoi amanti. Finito di asciugarsi infilo' la vestaglia e ando' in cucina a preparare la colazione. Sfornellando la vestaglia si apri' e sulla pella, ancora umida e calda, passo un brivido che la costrinse a prestare attenzione. Si guardo', come a volte usava, nel modo in cui riteneva l'avrebbe guardata un uomo. Anzi ne invento' uno, uno qualsiasi, li' per li', seduto con lei, che si beava dello spetta colo che offriva la sua immagine discinta. Penso' di provocarlo, piu' di quel che gia' provocasse restandosene in disordine e affer ro' i seni tra i palmi (ne afferro' solo una minima parte) e strin se. Lo sollevo' e li porse. Eccoli son tuoi, succhiali! La fantasia consegui' l'effetto voluto. In basso tra le co scie si inumidi' ancora, e un tremito leggero la percorse tutta. Alito' dalle labbra la propria eccitazione. Dio! come faceva pre sto ad andare su di giri! Scarruffo' con dita impazienti il pelo del pube, tentando ancora di pensare i pensieri dei maschi. Pen sieri violenti, animaleschi! La passione primordiale che veniva alla luce. I maschi andavano matti per il pelo delle femmine, simboleggiava per loro lo stesso organo sessuale. Il sesso delle donne in effetti non era evidente, come il pene, ma il pelo si'. La peluria attorno al pube, che ognuna aveva diversa, per forma, densita', lunghezza ed estensione alludeva bene al mistero del sesso femminile. Il pelo le differenziava tutte, aggregandole nelle comune realta' dell'esser donne. Il bel boschetto d'amore piu' di tutte pero' differenziava Donata. Era cosi' pelosa tra le coscie che a volte ne aveva quasi vergogna. La prime volta, sotto lo sgaurdo allucinato del maschio che l'aveva denudata, le era parso possibile svenire dall'imbarazzo. Sapeva di essere partico larmente dotata per essersi confrontata con le amiche, le quali, con molta meraviglia, commentavano il cespuglietto che le saliva su verso l'ombelico e ai lati verso le pelvi; ma la bestiale ec citazione del suo primo, quei suoi occhi da pazzo, resi rossi dall'eccitazione, l'avevano del tutto scombussolata! Quello era stato ilprimo sguardo, il primo imbarazzo. Poi ne erano seguiti tanti altri e ora non ci faceva piu' caso. Quasi piu' caso. Continuo' a bagnarsi. Se fossi un uomo sarei terribile, penso'. Non vorrei andare con una che non avesse seni come i miei e la micetta altrettanto pelosa! Il gorgoglio del caffe' che usciva interruppe il pensiero profano. Accorse accanto al fuoco. Donata, senza accorgersene, era caduta in una iniquita' abi tuale nelle donne (non abituale in lei): la severita' di giudizio sulle consimili (spesso finendo per coinvolgersi direttamente nella censura). Le donne infatti ammettano con difficolta' le at trattive delle altre (ne apprezzano piu' facilmente la bellezza, specialmente se asettica); ma che cosa ci trova in quella? sone pronte a meravigliarsi sulle scelte maschili. Non le intendono, ne' le accettano, perche' credono di essere aldisopra di tutte, ho tutte le mie cosine al posto giusto, e allora? perche' non ammet tono di essere seconde a nessuna e a niente, quando sei con me non devi pensare a nient'altro! Donata invece no, con tutto il suo orgoglio femmineo, la sua superbia sessuale, credeva di sape re bene perche' gli uomini la preferissero alle altre, ma anche perche' l'abbandonassero prima delle altre. Perche' era una putta na, ecco perche'; e le puttane si sa, si scopano, si pagano (a lei neppure quello, era ripagata dal piacere) e si piantano in asso. Il pensiero doloroso la indusse nuovamente a mutare orienta mento. Sorbendo il caffe', adagiandosi sulla sua capacita' di muta re opinione con facilita', cerco' per se stessa degli alibi, qual cosa che la giustificasse. Non era una puttana. Era anche una puttana. Come tutte, del resto. Un po' puttane, un po' sante; o forse ne' sante, ne' puttane, semplicimente donne, o qualcosa del genere. Magari in lei la Venere profana si manifestava un tantino piu' forte che nelle altre, un tantino piu' pronta e prepotente; eppure anche Donata sapeva amare, sapeva sacrificarsi ed essere fedele. Non era stata casta accanto al marito per molti, molti mesi? nonostante che a lui bastasse una volta la settimana e a lei non bastasse una volta al giorno? che per lui il sesso fosse solo uno sfogo o, peggio, una specie di impegno di lavoro da sbrigare alla svelta, e per lei il momento piu' intenso e signifi cativo della giornata? No, doveva ammetterlo, aveva persino esagerato contro se stessa. Quell'ultimo periodo di astinenza non dimostrava a suff ficienza che aveva delle qualita'? Una vera puttana non agiva co si'; non poneva la propria tranquillita' spirituale sopra alle sod disfazioni della carne! Se ne infischiava di tali problemi! Una vera puttana e' prontissima ad afferrare il piacere quando arriva, e come arriva; non pone barriere, ne' considerazioni tra se' e il proprio corpo. Aveva esagerato, certamente. Controllarsi un po' poteva ri sultare ragionevole, tenersi totalmente lontana dal sesso pero' era irrazionale. Purtroppo pareva che Donata fosse incapace di misura. O non si dava, o si dava totalmente, senza limiti. Pero' ecco che il sesso, ignorato per un certo tempo, veniva a veniva a perseguitarla di notte, suggerednole il modo migliore con cui rifarsi dalla lunga astinenza: andare a letto un po' con tutti (era quello certamente il significato riposto dell'orgia notturna), con tutti quelli che le capitavano e non pensarci piu'! Nel pensare quest'ultimo concetto, il sorriso fiori' sponta neo sulle sue labbra. No, anche questo era sbagliato. Non un po' con tutti, ma tutta quanta con ciuscuno. Gia', lei non si dava mai a pezzetti, ma sempre intera e con intensita' totale. Quel concetto maliziosa, letto anni prima su un fumetto, le piacque. Tutta quanta a ciascuno! Una frase significativa. le pa reva che le si attagliasse, la trovava appropriata. Non era quel tipo di donna che lesinava carezze ed entusiasmi. Con tutto quel lo che aveva da dare, non le era difficile la generosita'. C'era sempre un di piu', un altro tanto, con cui soddisfare il maschio: sempre e in qualsiasi circostanza. Per altro non dubita di essere capace (il sogno non aveva sbaliato neppure in quello) di darsi a parecchi contemporaneamen te, e senza dividersi. Se le fosse capitato, nessuno avrebbe avu to da lamentarsi di lei; ognuno l'avrebbe avuta nella sua inte rezza, con tutta la sua passione. Niente lamentele. Abbondanza per tutti. E se cio' non si fosse realizzato con una distibuzione equanime di piaceri ed entusiasmi, non sarebbe stato per sua in capacita' o colpa, sebbene per dabbenaggine dei maschi. Per non aver scorto in lei i tesori che offriva, e saputo apprezzare la generosita' con cui li offriva. Per essere rimasti chiusi nei loro stupidi egoismi e nelle loro impotenti gelosie! Donata, da parte sua, era certa, non si sarebbe lasciata sfuggire gli entusiasmi giusti. Si conosceva. Conosceva la perse veranza, e i bollori, con cui si accostava al sesso. Ci si sapeva divertire, lei! - Gia', - si propose goduriosa. - Devo togliermene lo sfizio... Si', lo ammetteva, le sarebbe piaciuto. Ma dove trovare uomi ni cosi' in gamba, cosi' privi di pregiudizi e remore? cosi' impe tuosi come li aveva vissuti in sogno? (e cosi' tanti, poi! perche' se fosse avvenuto, tanti dovevano essere! Si', certamente. Non va leva la pena scomodarsi, e sputtanarsi ulteriormente, per una or getta da quattro soldi. Tre, quattro maschi insieme, non ci si sarebbe messa neppure. Una dozzina dovevano essere almeno per non avere la sensazione di essere una qualsiasi sporcaccioncella vo gliosa, ma una vera Dea dell'Amore, la Dea del Sesso, Quella che si Fa Tutti, la Piu' Gran Puttana, Colei che si Butta Via, una specie di saldo collettivo, correte! correte! si svuotano i ma gazzini!... sarebbe stato fantastico, se la sarebbero litigata coi cazzi, l'avrebbero tirata da tutte le parti, a me! a me! no, prima a me! e lei, emozionata come una scolaretta, avrebbe prova to un gusto bestiale a distribuirsi, e uno altrettanto grande ad approfittare delle loro fatiche per rimpinzarsi per bene, di uc celli e di piacere!). Certo, con uomini come quelli non avrebbe comportato alcun problema dar fondo alla propria insolenza femmi nile. Forza ragazzi, scopatemi! dateci sotto, belli, non vedete che sono pronta, che non aspetto altro? L'avrebbero fatta a bra ni, l'avrebbero fatta. Belli, selvaggi, appassionati, innocenti, persino. Violenti, ma anche consapevoli del valore dell'oggetto che si passavano con rapidita'... no, temeva proprio che non esi stessero soggetti simili. Non in quantita' adeguata, comunque (adeguata alla sue fantasie del momento). Certo lei non ne cono sceva. Ma era poi necessario che fossero in un qualche determina to modo? Giunti a quel punto non sarebbero stati altro che cazzi! (non uomini, sessi anonimi) in cui uno valeva l'altro. Rabbrividi' e si cinse dela vestaglia, richiuse cio' che il caso aveva aperto. Farsi una bella passata di cazzi! cosi' spensieratamente, senza la solita tensione, la solita ansia che sopravviene nei rapporti interpersonali (ognuno si aspetta dall'altro qualcosa in piu', qualcosa di speciale e teme l'aspettativa dell'altro), era un'idea! Sarebbe stato da lei farlo (non aveva carenza quanto a puttanaggine!). Doveva decisamente prenderla in considerazione... D'improvviso le venne voglia di ridere e rise sonoramente. Rise di se', dei propri desideri sconsiderati. Se persino Donata si bollava tanto ferocemente, come l'avrebbero trattata, nei loro discorsi, i maschi? Poteva immaginarlo. Ma che troia! Non le bastava mai! Si e' fatta fare di tutto! Avresti dovuto vederla! Si pappava i cazzi che era una bellezza! E` proprio senza fondo, quella! Ah! l'orri bile, contraddittoria mentalita' dei maschi! Fortuna che non tutti fossero cosi' gretti, meschini... Le venne in mente un ragazzo biondo, alto, molto cordiale, che lavorava presso la banca dove Donata aveva il c/c. Le faceva il filo da tempo. Aveva iniziato a corteggiarla subito, sin dalla sua prima apparizione davanti allo sportello. Beh! non aveva man cato di contraccambiare, anche se solo restando sullo scherzo. Era tentata, pero'. Le pareva che quel giovanotto avesse qualcosa di speciale, o quantomeno non la solita stronzaggine maschile, di cui prima si ingolosiva (erano ansiosi, dispotici, aggressivi, si sentiva tanto femmina con loro!), e della quale dopo si disgusta va (diventavano sfuggenti, distratti, egoisti!). Con ragazzi come quello non esitava mai. Si affidava. Lasciava che le cose proce dessero liberamente, e in genere le andava bene. Trascorrere due ore insieme con lui sotto le lenzuola, non avrebbe potuto che farle bene. Le avrebbe rimesso in circolazione gli ormoni neces sari a calmarla, e tolto dal capo tutti quei pensieri, e proposi ti, osceni. Se lo ripopose come compito a breve. Avrebbe lasciato che le cose andassero avanti con quel tipo! C'era anche quel ragazzo, ormai doveva essere un uomo, a cui aveva concesso di metterle le mani adosso, molto tempo prima, mentre suo marito di la' chiacchierava col padron di casa. Ricor dava bene quel ragazzo. Aveva fatto la pazza con lui (anche se non ne era pazza!), a causa di quella sua strana faccia piena di brufoli, ma tanto tanto dolce. Si era comportata in modo sconsi derato, e sarebbe stato orribile se fossero stati scoperti, lei svegognata in pubblico e il marito idem. Danata rabbrividi' al ricordo. Di piacere e timore insieme. Il ragazzo era letteralmente impazzito quando gli aveva mostrato il seno. Donata, vanitosa quanto basta, sollevando il golfino, il solito suo sorrisetto provocante, aveva sciorinata la merce, il suo ben di Dio. Non portava reggiseno. Nonostante le dimensioni esagerate dlle tette non ne abbisognava. D'altronde le piaceva farsi accorgere che andava a seno sciolto, e leggere negli occhi del prossimo l'effetto che produceva, ad ogni passo, tutto quell'immenso ondeggiare da mare in tempesta, sotto la misura ri dotta del golfino. L'aveva letto anche negli occhi del ragazzo. Prima era impallidito, poi si era fatto rosso, gli occhi vitrei. A quel punto non aveva vauto scelta, s'era lasciata fare. Lui le aveva strizzato tanto farte i seni da farla quasi urlare. Non era stato tanto male. Peccato aversi dovuto limitare, a un po' di manipolazioni, considerando le presenze di la'. Altrettanto non male un certo commesso viaggiatore il quale, ogni venerdi' sera, in un motel dell'Autosole, le dedicava poesia d'amore, e qualcos'altro. Anche lui all'esordio era stato grati ficato da una generosa esposizione toracica, tie', godi popolo! gliele aveva piazzate sotto il naso ottenendo in cambio la solita espresisone congestionata. Da allora, ogni volta, aveva voluto ripetere la scena. Donata tirava su il golfino e lui le saltava addosso come un affamato. Fortuna che nel nel motel avessero agio di approfondire; e cosi' arrivavano dove volevano, e vi si spinge vano, lui in particolare spingeva, dove trovava un buco lo ficca va (oltre che in mezzo alle tette, naturale), una o piu' volte, spingere spingeva, e come che spingeva! dimostranmdo di avere una bella schiena, oltre che un pisello di tutto rispetto (paragona bile a quello del ragazzotto dei brufoli, che l'aveva tirato fuo ri per un momento, facendola squagliare tutta di contentezza!). Donata si rallegro'. Le faceva sempre piacere rammentare quel tipo, quello delle spinte. Si ripometteva di cercarlo, un giorno di questi, quando fosse stato dell'umore giusto. Quando avesse avuto voglia di farsi maciullare le tette! e inondare il viso! e riepire di lividi il corpicino tondo e ben fatto! Diavolo d'un uomo! Gielo aveva piazzato in mezzo ai seni piu' volte, a mo menti, che in mezzo alle coscie! s'era dimostrato un vero maniaco delle ghiandole mammarie! Continuo' a sondare con la mente dentro la schiera di uomini con cui si era accompagnata. Ognuno un episodio, ognuno un ricor do. Maschi belli fisicamente ne aveva conosciuti diversi, ma va lidi emotivamente ben pochi. Erano anonimi, dei cazzi privi di personalito', Di molti infatti ricordava bene il sesso, caldo e vibrante in vari punti del corpo, mai i lineamenti. Incontrando qualcuno di loro per la strada avrebbe faticato a riconoscerlo. Pero', se si fossero tirati giu' i calzoni, allora si' che sarebbe stata capace di recitarne il nome! Oddio! Marco! quanto tempo e' passato! Anni che non scopia mo! Ti piace ancora, dopo il bocchino, baciare le ragazze per as saggiare un po' della tua stessa roba? Oh! ma questo e' il cazzo di Filippo, non c'e' dubbio, punta verso sinistra! Ciao Andra! qual buon vento! Non fare quella faccia, sai, il mio culetto per il momento e' a riposo, non l'avrai! Si' aveva preso dei bei cazzi, un sacco di maschioni che l'avevano gratifica di buone strette (ce n'erano diversi ripapa bil. Bisognava ne tenesse conto!). Quanto a sentimento pero', tut ti uguali, piatti, avari, insignificanti... omologati dalla comu ne concezione dei rapporti col prossimo: dei rapporti con le don ne! Donota li cercava, in fondo, proprio per questo: per quei loro 20 cm scarsi di cazzo, di cui andavano orgogliosi. D'altro non si preoccupavano. Non ne erano in grado. Meglio cosi'. Meglio non illudersi. Non si poteva tirare fuori sangue dalle rape. Al trimenti non sarebbe riuscita a sopportarli. Di bel nuovo le immagini del sogno l'aggredirono. Madonna! quanti se n'era inventati! Davvero aveva voglia di farsi cosi' tanti maschi, o si era trattato di uno dei soliti spropositi dell'inconscio, il quale reagisce agli stimoli alla sua propria maniera? Il suono del campanello interruppe la nuova giravolta dei pensieri. Controllo' che la vestaglia fosse in ordine e ando' ad aprire. Apri'. Un ragazzo alto, bei lineamenti, tutto stirato nello sforzo di tenere su la bombola del gas, la fissava con sguardo interrogativo. - Avanti, avanti, - invito' in risposta a quello sguardo Donata. Il ragazzo sorrise timidamente. - Dove la metto? Gli occhi erano perduti all'altezza dei seni. Aveva subito indovinato quel che si nascondeva sotto; e subdorato gli alletta menti e le promesse che la donna si preparava a proporgli. Essi erano gia' scanditi dai piccoli scuotimenti con cui la bella movi mentava il profilo dell'indumento. - Faccio strada, - disse Donata rispondendo cordialmente col suo franco sorriso. Due fossette deliziose le si formarono agli angoli della bocca. Ando' avanti, in direzione della camera da letto e indico' la stufa a gas. Il ragazzo, con sveltezza che denunciava una grande pratica, sostitui' in fretta la bombola vuota con la nuova. La tenne facilmente con una sola mano. Era un ragazzo forte. Era ti mido e lavoratore. Neppure per un istante sollevo' gli occhi su Donata. Le piacque quella sua riservatezza mite e schiva, piu' fa cile da trovare in una fanciulla che in uomo, ma proprio per que sto ancora piu' gradita. Non si sentiva minacciata da quell'uomo, che non le imponeva di recitare una parte. O meglio, le chiedeva tacitamente di recitare quella in cui meglio riusciva, e che piu' poteva darle sollievo. Anche Donata era timida. Dietro i suoi modi disinvolti, l'altezzosa sicurezza nella sua appetibilita' sessuale, mascherava un'incertezza di fondo, che finiva col diventare insicurezza di se', della stessa bellezza. Amava percio' incontrarsi con i suoi pari, anche se, travolta dalle sue contraddizioni, dalle sue brame, finiva con l'incontrarsi con tipi del tutto opposti. - Ecco fatto, - disse il ragazzo completando l'opera. - So no venticinquemila. Lo disse in modo che a Donata riusci' simpatico. Valeva la pena ringraziarlo in qualche modo. Le sembro' giusto, appropriato. Non aveva che uno, pero'. Dargli la possibilita' di rifarsi gli occhi. Lascio' che la vestaglia, in alto, si aprisse, fino a mo strare l'inizio irruente del seno (il resto poi si indovinava). Il ragazzo sbarro' gli occhi. Donata trovo' che era bello, oltre che simpatico. Gli volto' le spalle e cerco' i soldi nella borsetta gettata negligentemente su una poltrona. Dovette chinar si. Si chino' piu' del necesario. Che il ragazzo vedesse anche il resto! che constatasse come fosse messa bene anche di dietro, e come poche altre! Spio' nello specchio del como' le reazioni del giovanotto. Se ne stava immobile, perduto con gli occhi sulla sua figura. Spo stava il peso da un piede all'altro, imbarazzato, non sapendo come comportarsi e dove mettere le mani. Bravo ragazzo! penso' Donata. Ne respirava quasi il disagio. - Bene, - disse a voce alta. Nella borsetta aveva trovato un biglietto da cinquantamila. Lo porse. - Non ho resto! - balbetto' il fanciullino. Donata si sedette sul letto. Lo osservo' spiegazzare il bi glietto di banca. Accavallo' le gambe. - Mi piaci, - affermo' tranquilla. - Come ti chiami? La vestaglia si apri' anche in basso, mostro' le cosce per due terzi del loro splendore. Un altro po' e avrebbe messo a nudo il sesso. Se qul tipo avesse saputo che era completamente nuda sotto! - Giovanni, - rispose il maschietto arrossendo. - Giovanni, vieni qui, - invito' lei, facendo segno col pal mo il punto esatto dove lo voleva. - Lascia perdere il resto. Il denaro sfuggi' dalle mani del ragazzo. Era teso come una corda di violino e pareva in procinto di mettersi a tremare. La vestaglia si apri' ancora. Il poveretto strinse i denti, sussulto'. Danata capi' che le aveva visto i seni, i suoi bruni capezzoli, l'alto del pube coperto dai suoi fitti neri ricci da gatta, e seppe, lo senti che sarebbe stata una buona giornata. Un bell'in contro profittevole... Il giovanotto fece un passo verso Donata e si fermo'. Non sedette dove le aveva indicato la donna. L'aveva forse dimentica to. O puntava a piu' immediati piaceri. Donata allungo' una mano, lo cinse ai glutei e lo costrinse a compiere un ulteriore passo (passo da sonnambulo), finche' ne ebbe il pube all'altezza del viso. C'era un bel rigonfio da ammi rare in quel posto. Lo ammiro'. Sollevo' lo sguardo e sorrise. Sem pre sorridendo tiro' giu' la lampo, infilo' la mano dentro e strin se. Come lo tocco' avverti' un guizzo, una contrazione. Il ragazzo gemette e ebbe tra le dita il caldo vischioso del suo orgasmo. Invece di commuoversi, e di andarne fiera, come le succedeva sempre nelle medesime circostanze, fu preda di un un rapido moto di furore. Ritiro' la mano indignata, lasciando il tapino a sbri garsela da solo con la tempesta che infuriava nei calzoni. Non gli diede il tempo, ne' il modo, comunque, di provvedere. Tempo per nulla. Si alzo' in piedi furibonda e indico' la patta aperta. - Rimettiti in ordine, - impose in tono glaciale. L'uomo singulto' e chiese scusa, la testa fra le nuvole. Soffriva orribilmente. Tiro' su la lampa continuando a venire, senza poter far nulla per darsi sollievo. Volto' le spalle e scap po' dalla camera aggobbito, come rinchiuso in se stesso. Una fru strazione boia! Donata rimase immobile ad ascoltare i passi che si allonta navano, poi lo sbattere della porta d'ingresso. - Coniglio! - impreco' ingenerosamente. Si puli' la mano con un fazzoletto di carta. L'odore del maschio, che tanto le piaceva, in quel momento le era di fasti dio. Strofino' a lungo le dita e getto' il fazzoletto sporco nel cestino con un gesto nauseato. Schifo! schifo! Si compenso' con l'immagine splendida del suo corpo riflessa nella specchio. Era una miniatura scolpita nell'alabastro; una deita' primitiva, il cui seno ENORME simboleggiava la fertilita'. Niente finzione artistica, pero'. Il seno era vero. Vero! da inna morarsi a prima vista! Si placo'. Forse quel tipo non era cosi' tanto da condannare. Con tutto quel merce messa in mostra, come avrebbe potuto far diversamente? Si sa come sono i ragazzi, cosi' irruenti, pronti, pieni di vita lita'! Quando mai poi quel tipo aveva occasione di vedere merce tanto buona? una sisona cosi' eccezionale? Poverino, come doveva essere stato frustante per lui vedere il Paradiso a portata di mano e esservi scacciato prima ancora di poterci entrare! Compati' il giovanotto e rimprovero' se stessa. Era stata stupida a comportarsi in quel modo. Aveva mostrato una perfidia, e un'arroganza, da borghesuccia sadica e frustrata. A sua discol pa poteva accampare la delusione per quella venuta improvvisa. Quando aveva sentito lo schizzo caldo tra le dita non era riusci ta a dominarsi. Qualcosa di oscuro era scattato in lei. S'era sentita negletta, trascurata, inutile (si', inutile!). Perche' nep pure per un istante il maschio si era preoccupata di lei, di chi fosse, delle implicazioni di quel suo sfacciato adescamento, DEL LA TENSIONE EROTICA CHE STRAVOLGEVA DONATA. Lui s'era lasciato assorbire totalmente dall'eccitazione e non aveva pensato ad al tro che ad affrettarsi verso il culmine del piacere. Aveva com piuto un veloce atto di autoerotismo, in pratica, con Donata a far da parafulmine, E senza curarsi d'altro. A dire il vero non era stata neppure effettivamente usata (che' a volte questo puo' persino risultare gradito), ma solo sfrut tata in quanto immagine. Lei contava esclusivamente per il piace re che poteva dare, anche senza il contatto diretto: in qualsiasi modo il maschio potesse averlo, e basta! Cosi' le era parso, almeno. Sospiro'. Doveva ammetterlo, ma il sesso con gli uomini funzionava solo per quel che lei, solo lei, riusciva a immetterci. Dal canto loro i maschi si limitavano a mettere l'attrezzo in funzione e per il resto, buonanotte, occorreva arrangiarsi. L'arnese tra le gambe alzava la testa e loro partivano in tromba. Tutto qui. O poco altro. Cosi' erano. Valevano ben poco. La meta' di quel che valeva una donna. Dieci volte meno. Venti volte. Qualsiasi donna, qual siasi moglie, si svendeva, anzi si regalava a mettersi con uno qualsiasi di loro. Dieci amanti bisognava farsi, per compensare le carenze di ognuno. Dieci. L'uno all'insaputa degli altri. Com parsi un computer e affidare a lui la gestione delle molteplici vite parallele. Menarli per il naso, bisognava, divertirsi alle loro spalle, ecco! Oppure no, uguale al sogno, una bella orgetta. Li si infor mava della presenza degli altri, li si convinceva a conoscersi, si dava un appuntamento collettivo, e si approfittava dell'occa sione per sbatterseli in massa. Ehi! belli, fuori i cazzi, fatemi vedere quel che valete! E non fate quelle facce! Perche' diavolo vi avrei fatto incontrare, altrimenti? Un bella festa, una stu penda occasione per sbaragliarli tutti in una sola volta! Sospiro' ancora. La vita era piena di paradossi. Toccava al le donne essere trattate da oggetti sessuali, ma erano gli uomini a comportarsi come tali. Dei bei manici per divertirsi, questo sapevano offrire. Di questo si ventavano. L'uccello costituiva la loro stessa vita. Senza, non si saprebbero immaginare. Donata, pero', come tutte, avrebbe voluto anche dell'altro. Tenerezza ad esempio, affetto, la loro energia, l'intelligenza, la protezione... bene. Riusciva solo ad avere i cazzi. Cazzi. CAZZI A PROFUSIONE. Belli, duri, rappresentativi, ma solo cazzi. Loro e la roba di cui desideravano liberarsi, e di cui, capitava, si li berassero fin troppo presto. Peggio per loro! Avrebbero trovato solo la sua fica all'ap puntamento (con le tette di contorno, si capisce). La donna non l'avrebbero mai trovata. La vacca si', la donna no. - Ma io non sono una vacca! - esclamo' in tono dolente, non potendo nel contempo trattenere un risolino. Le piaceva darsi quel titolo, e le spiaceva che glielo at tribuissero. Le apparteneva, ma avrebbe voluto non fosse suo. In ogni caso, se era una vacca, non si poteva affermare che fosse cattiva. Con il giovanotto delle bombole si era comportata come una donnaccia, vero, ma che ricordasse era stata la prima volta: sa rebbe stata anche l'ultima. Non era da lei maltrattare chicchessia, e specialmente un cosi' bel maschio! Manno', si corresse, quale donnaccia! piuttosto il caso classico della casalinga inquieta e un po' troppo porca! Era sta ta innaturalmente crudele, nello stile delle poverette isteriche che non scopano per mesi, e si scatenano col primo venuto. Non si sentiva isterica, ma era esattamente quel che aveva fatto. S'era scatenata col primo venuto, dopo alcuni mesi di astinenza forza ta. Altro che Dea dell'Amore! una poveretta frustrata, e illusa, ecco cosa era! Illusa soprattutto di poter dominare qualcosa as solutamente di sopra dalle sue forze. Per lungo tempo non era successo, non aveva voluto nessuno. Poi tutto le si era rovesciato addosso (sogni, autoerotismo, pen sieri osceni, e la provocazione di un bel maschio, giovane e pie no di voglia); ed eccola comportarsi come la peggiore delle put tane! Niente male pero', quel tipo! Ci era andata vicino! Un paio di minuti ancora e si sarebbe liberata anche lei dalla tensione che sentiva in basso, e le dava tutte quelle smanie! Quello stu pido maschio non aveva saputo resistere, s'era coinvolto troppo, non avrebbe potuto resistere un altro minuto? per darle almeno la soddisfaziane di masturbarlo un po? Coinvolto troppo? Macche' troppo! Si palpo' orgogliosa i seni. Titillo' le aureole. No, non troppo. Non era mai troppo. Troppo era Donata. Troppi i problemi che si portava dietro, la mancanza di chiarezza, di coerenza, l'instabilita' emotiva, l'indecisione intellettuale... troppa era la voglia che aveva dentro. Se non si fosse irritata, cosi' irra gionevolmente, adesso probabilmente non starebbe li' a recrimina re, ma a rotolarsi piacevolmente sul letto, allacciata al bel giovanottone. Che diamine! uno cosi', capacissimo di arrivare alla seconda; e alla terza anche, se necessario! Avrebbe dovuto prova re, almeno. Non lo sapeva di riuscire a fare miracoli con i ma schi? Se poi fosse stato no, pazienza, sarebbe stato no, non sa rebbe stata peggio di come stava ora. Avrebbe dovuto lasciar parlare il suo corpo. Quelle erano le occasioni giuste per tenere lente le redini. Lui si' che sapeva destreggiarsi in quelle congiunture, come ottenere quello di cui aveva bisogno. Difficilmente mancava gli appuntamenti con i mo menti migliori. La bestiolina che era in lei, che era in tutti, sul terreno della lussuria si dimostrava infallibile. Aveva avuto milioni, miliardi di anni per perfezionare la sua sapienza. Donata scese giu' con la mano. Poteva sempre mettere riparo. Qualcosa di piacevole se lo poteva concedere. Si scopri' ancora umida dell'eccitazione sommessa di prima. Tutto si era svolto in modo inaspettato, sin da quell'incauto esordio con i seni mossi sotto la vestaglia. Ora pero' tutto era prevedibile, sin dal suo iniziale furtivo scivolare della mano verso le prime propaggini della peluria. Si sarebbe fatta. SAREBBE VENUTA. Carezzo' con il palmo la carne tenera della fessura e ansimo'. L'umido affioro' ab bondante, le bagno' le dita. Una sostanza piu' liquida, meno vi schiosa della roba del maschio. Una fitta la fece contrarre. Pre se a sospirare. Interruppe di colpo le carezze. Cosa stava facendo? Era tardi, doveva andare! Cerco' di imporre alla mano di ritirarsi. La mano resto' li', impavida, ma anche inerte. Disobbedi', anche se non ebbe coraggio di insistere con le carezze. Il corpo sapeva! Sapeva dei suoi appetiti e delle strade giuste per eludere la volonta'. Come imporre i propri ritmi, le proprie esigenze... la mano resto' li', in paziente attesa di trovare una falla nella determinazione della donna e di riprende re il suo lavoro. I palpiti tra le coscie non si erano placati. Anzi erano diventati piu' insistenti. Dell'altro umido emerse ver so le grandi labbra. Che male c'era? Donata s'arrese. Chiuse gli occhi e permise che la mano compisse la missione per cui era stata trascinata in basso. Il rantolo con cui accolse la decisione, mentre le carezze riprendevano, la persuase che aveva assunta quella giusta. Si sdraio' sul letto, rilassata, e lascio' che le cose andas sero come dovevano. (segue su donata2.exe) rose ascot (alias Antonio Villanova)

Da: Jerry Cornelius Oggetto: Donata 2/5 (GangBang) di Antonio Villanova Data: martedì 17 marzo 1998 1.29 Non sono l'autore, solo un reposter. -- Ciao :-) J.C. 2 - DONATA Paola aveva quasi deciso di non aspettare piu', quando vide Donata attraversare la strada. le rivolse un cenno con la mano. L'amica non rispose, troppo intenta al traffico. Un'auto si avvicinava a velocita' sostenuta. Nonostante Donata fosse sulle striscie le stronbazzo' contro. - Attenta! - grido' Paola. Stava attenta. Infatti si arresto' e guardo' sorridendo verso il guidatore. S'udi' un immediato colpo di freni e lo stridio dei pneumatici. Bloccata l'auto, il conducente, con un enfatico gesto della mano rese onaggio a colei che gli era comparsa d'improvvi so. Si degnava di concedere magnanimo la precedenza. O forse si sentiva tanto cavaliere antico, uno disposto a tutto pur di gua dagnare la simpatia della sua bella. Di qualunque cosa si trat tasse, la risposta era stata pronta e inequivocabile. Donata, che mai equivocava su queste faccende, chino' la testa e, sempre sor ridente, fini' di attraversare la strada. Paola, dall'altro lato della strada, guardo' a sua volta il conducente. Senza sorridere, pero'. Era intenta, quasi costernata. Non riusciva a capire, mai capiva gli uomini, le loro inaudite reazioni alla presenza di Donata. Men che meno capiva il condu cente dell'auto. Costui, invece di riflettere sul pericolo scam pato, contemplava la donna con un'espressione che valeva un'enci clopedia di elogi. Fu con rimpianto che ingrano' la marcia e ri parti'. Certamente l'immagine superba della ragazza, con la sua prorompente vitalita', gli sarebbe rimasta negli occhi a lungo, senz'altro per il resto di quel giorno, e forse il giorno dopo, per tutta una settimana; e l'avrebbe indotto a rimproverarsi di non aver abbandonato l'auto per precipatarsi a tentare, tentare almeno, di fare conoscenza. Gli uomini, quando si tratta di sesso, si stravolgono, me dito' Paola. Diventavano strani, incontrollabili. Anche le donne del tipo di Donata erano incontrollabili. Reagivano agli stimoli dell'attrazione sessuale in maniera esasperata, seguendo impulsi che a lei erano totalmente alieni. Guardo' perplessa l'amica che incedeva regalmente e tento' di porsi nell'ottica del guidatore, di riprodurne il sentimento. La studio' con attenzione. La figuretta soda trasudava una sensualita' quasi imbarazzan te (si sentiva imbarazzata lei per l'amica). L'abito di maglia moltiplicava l'effetto micidiale di quella impressione. Peggio che se fosse stata nuda. La presenza del vestito arricchiva in modo micidiale la linea debordante del seno, la sottolineava, ri chiamando su di essa l'attenzione. Il vitino stretto, sopra l'ec cellente curva dei fianchi, e l'incavo sulla schiena, appena pri ma delle natiche, non facevano altro che accentuare tutte quelle prominenze, fornivano un non so che di snello, e fascinoso, e ar monico, all'intera figura. Era costruita per evocare pensieri lascivi, Donata, per tormentare i maschi e costringerli ai comportamenti piu' degradan ti. Sorrisi ebeti, grande esibizione di muscoli, servilismo a secchi... la faccia da bambola libidinosa di Donata, quel seno formidabile producevano veri e propri sortilegi sugli uomini (e forse anche su qualche donna). Paola ammise con se stessa che si trattava di un corpo straordinario, ai cui allettamenti nessuno poteva resistere. Ma perche' perdere la compostezza in quel modo? Una faccenda era non resistere, tutt'altra gettare alle ortiche la dignita' e mettersi a scodinzolare come tanti canucci in frego la. Si chiese in quanti non avessero resistito, quanti si fos sero persi, e quanti fortunati erano riusciti a entrare nella vi ta di Donata. Il suo psicoanalista probabilmente lo sapeva, e nessun altro. Provo' invidia per lui. Fra poco quella bella donna sarebbe salita su e avrebbe iniziato a raccontare. Fiumi di con fidenze inutili, particolari piccanti, scelte istruttive (da far sene una cultura), ma quell'uomo non avrebbe ascoltato con le me desime orecchie. Non come avrebbe ascoltato Paola, mente e corpo incantati. Peccato non essere un uccello e posarsi sulla finestra per spiare tutte quegli allettanti segreti! Anche Paola sarebbe salita su, per altre funzioni, altri scopi, e pure avrebbe raccontato, e pero' nelle conversazioni ordinarie della quotidianita', banalita' senza nome. Non aveva amanti lei, di cui narrare (non ne avrebbe narrato comunque). Neppure piu' marito, non piu' da un anno. Era in una fase in cui aborriva gli uomini, e si teneva alla larga. Per sua fortuna essi stessi si tenevano alla larga. La sua austera freddezza li ghiac ciava al primo confronto (raramente si arrivava a un approccio), mentre da parte loro gli uomini non la cercavano certo con l'in sistenza che adoperavano nei confronti di Donata (ignorava ancora l'insistenza con cui Donata, nei momenti buoni, cercava i maschi!); e cosi' Paola aveva agio di meditare ed aspettare, medi tare sulle sue scelte future, e aspettare gli eventi che le av rebbero determinate. Anche Donata aspettava, ma in modo attivo. Provocava gli eventi, non li subiva. Consapevole o inconsapevole, non faceva che emettere provacazioni. Fatevi avanti, ci sto, pareva dicesse ad ogni suo passo. Sono buona, sono gustosa, datevi da fare! Si accorse che se non riusciva a chiarirsi i tanti perche' e per come delle reazione reciproche Donata/maschi, iniziava a immaginarsi bene i comportamenti concreti dell'amica nell'intimita'. Conosceva da un bel po' Donata, e l'accumulo dei particolari le permetteva di penetrare gradualmente, un gradino al giorno, nella compren sione del suo animo. Il modo in cui aveva sorriso all'automobili sta, ad esempio, e quello in cui si era mossa sotto il suo sguar do ammirato, molto significativo, la diceva abbastanza lunga in merito. Per non parlare dei pettegolezzi che si facevano su di lei. Per quanta tare potesse sottrarre ai giudizi che udiva, ne restava sempre un bel po' con cui sconcertarsi. Alcune caratteri stiche della peculiare personalita' di Donata venivano comunque alla luce. A lei pero' non interessavano i pettegolezzi. Se erano veri, e quale misura fossero veri. Paola infatti era attratta dall'interiorita' di Donata, piu' che dalle sue azioni. Non tanto i particolari delle sue imprese sessuali, ma quanto la maniera in cui le viveva. Voleva sapere, in sostanza, perche' l'amica si com portasse come si comportava. Avrebbe voluto spogliare quell'inti mita' cosi' diversa dalla sua, inimmaginabile persino, ma da cui era affascinata, e mettersela a nudo davanti, ben bene sciorinata sotto i suoi occhi. Avrebbe potuto prenderla quale esempio; contemplarla per la mera curiasita' di sapere, o per il piacere di ammirare, di inda gare, di possederla... Che cavolo di pensieri! Li chiuse di scatto nel baule della memoria, per non farse ne piu' distrarre. Danata l'aveva raggiunta, stava proprio accanto a lei, e le parlava. - Come mai Paola ancora qui? - la senti' chiedere giuliva, eccitata ancora dall'ammirazione del maschio. - Non avevi appun tamento con l'avvocato? - Anche con te avevo appuntamento! - rispose nervosa. - Esattamente un'ora fa! Dovevi portarmi quella dichiarazione fir mata, ricordi? L'hai portata, almeno? Donata frugo' nella borsetta e tese la dichiarazione. - Scusa del ritardo, - disse. - Ma ho avuto da fare. Non mentiva. Effettivamente aveva avuto molto da fare. Il bottoncino della fica le doleva ancora, per tutte le volte che l'aveva strapazzato. Si era masturbata come una ragazzina voglio sa, piu' volte di seguito. Veniva e ricominciava, veniva e rico minciava, senza interuzioni in pratica, e senza darsi pace. NON AVEVA PACE. Neppure in quel momento, dopo tutti quegli orgasmi, ne aveva. Sentiva il fuoco dentro, un fuoco che l'ammi razione dei maschi non faceva che rinfocolare, che la bruciava, la perseguitava, le chiedeva sesso, tanto sesso. Se almeno avesse avuto un uomo, quel ragazzo delle bombole, ad esempio, si sarebbe placata un po'. Con le sole dita invece questa volta non aveva funzionato, e il desiderio continuava a tormentarla sempre piu' insistente. - Non fa niente, - rispose Paola prendendo la dichiarazio ne. - L'udienza e' stata rinviata. Ammicco' complice e chiese: - Hai visto quello? A momenti ti metteva sotto, e poi... Donata scrollo' le spalle. Uno stronzetto qualsiasi, uno dei tanti. Non valeva la pena di parlarne. Meglio discorrere delle cose loro. Ispeziono' Paola e annui' compiaciuta. - Se perfetta, - disse. - Sempre impeccabile. Ma come fai? - Vita morigerata, - rispose Paola senza pensare, in un to no che risuono' di biasimo, e vagamente lamentoso. - Non ho mai occasione di strapazzarmi... Si penti' subito dell'affermazione. Era stata ingenerosa, considerando le chiacchiere sui costumi di Donata. L'amica pareve non averla udita. Guardava intenta l'ingres so del vicino cinema a luci rosse. - Facciamo il biglietto? - propose deliziata, accennando col mento in direzione del cinema. - Sara' di sicuro piu' diverten te e istruttiva che la nostra ora di monologo. Che ne dici? - Ti va di scherzare sempre! - rispose Paola. - In quel po sto non entrerei per tutto l'oro del mondo! Sara' pieno di maschi assatanati. - Ci vanno anche le donne! - Non mi dire! Donata ridacchio'. - Io almeno ci sono stata. - Ah! beh, tu sei speciale in tutto! - Perche' non avrei dovuto farlo? Non sono una di quelle ipocrite che in casa, con il videoregistratore... - Non si tratta di ipocrisia, ma di quello che c'e' li' den tro. Ma ti rendi conto? - Troppi maschi, eh? - Solo Maschi! - Se entrassimo noi non sarebbero piu' solo maschi! Anche Paola ridacchio'. - Certamente no. In compenso si trasformerebbe. Non piu' una sala cinematografica, ma un carnaio, una bolgia. Troppa confusio ne per i miei gusti! Risero insieme. - Quando ci sono andata io non e' successo niente. E neppure ad altre, che hanno fatto come me. Succede qualcosa solo quando la vuoi far succedere! Non e' che ci stai pensando su, no vero, gattina? Paola rispose con una gomitata al fianco. - Stupida! - disse. - Che scemenze vai dicendo? - Io? mi sono semplicemente riferita a quello che hai detto tu! - Dai, non scherzare, non sono posti per donne quelli! - Neppure per uomini, lo sono. Loro pero' ci vanno! - Loro sono porci di professione. Sono senza dignita', in fatto di sesso. Noi pero' siamo diverse, no? - Sissigmore, diverse. Molto piu' serie e dignitose. Se pero' decidiamo di andare al sodo, e chi ci ferma? Risero insieme di nuovo, un poco esilarate dal loro scher zoso cinismo. Paola s'accorse di essere vagamente eccitata, ma non volle ammetterlo neppure con se stessa, cerco' di sottrarsi alla conver sazione. Donata invece, che gia' lo era, la prese a pretesto per laciarsi in facete elucubrazioni orgiastiche. - Immagini la scena? - recito' in tono saporito. - Che ressa infernale? Ci vorrebbero i carabinieri per metterli in fila, e impedire una specie di linciaggio. senti, facciamo cosi'. Paghiamo il biglietto ai primi che incontriamo, poi una capatina dentro e se la gente non e' proprio troppa, e i carabinieri ci stanno a mettere ordina (lo sai che sono una maniaca dell'ordine), possia mo pure lasciarci tentare. Che ne dici? - Che sei pazza anche solo a pensarle per scherzo, certe cose! - Ahaa! come sei noiosa! Certe volte Paola mi chiedo se per caso non sei stata allevata dalle suore! - No, e' che quando una cosa e' spiritosa, rido. Quando mi fa senso, volto la testa dall'altra parte. - Vabbe'! Vabbe'! Meglio che andiamo su, tanto con te non si ricava sugo! Entrarono, senza che il portiere chiedesse loro nulla. Le conosceva ormai. Guardo' pero' nel solito modo Donata. A Paola, sebbene come donna non fosse per niente male, diede appena un'oc chiata. Parve quasi non esistesse per lui, una insignificante. Succedeva sempre cosi'. Qualsiasi donna, per quanto bella, accanto a Donata scompariva. Sfiguravano tutte. Troppa roba buona da mostrare e soprattutto quella sua aria esuberante, quella sua vitalita', che la rendeva molto sexy. Camminava eretta, il gran petto spinto in avanti, e un'espressione di altera superiorita' dipinta sul viso. Ad ogni passo pareva dicesse, lo so che sono bona, ma non sono merce per voi! Pero', se state buoni, chissa'... Piu' ancora dicevano i tacchi altissimi, di cui si serviva per al zare un pochino la sua statura, e che le davano un'amdatura da puttana, d'una che se ne andava in giro per provocare il prossi mo. Imposibile ignorarla. Infatti non lo era. Procedette sicura di se' e avida di sguardi, provocando in Paola un forte senso di fastidio. Donata era un tipo simpatico, una ragazza alla mano, buona, intelligente anche. Sotto gli occhi dei maschi pero' si strasfor mava. COI MASCHI DIVENTAVA UN'ALTRA. Il suo acume, lo spirito, l'autoironia scomparivano, e veniva alla luce un nuovo essere, uno un poco ottuso e rapace, provocante e superbo, egoista persi no. Ecco, si', diventava proprio la puttana che si diceva che fos se. La sua innocenza, e la timidezza sparivano e si gettava a ca pofitto nelle peggiori situazioni. Dalle sue stesse confessioni risultava che era sufficiente che la mano di un uomo si posasse su di lei per farle perdere il controllo. Una sguardo, una parola tenera e diventava una femmina sollecita e arrendevole. Paola rabbrividi'. Doveva essere terribile vivere senza po ter disporre liberamente del proprio corpo. La riparazione data da una certa facilita' di accesso all'orgasmo non compensava certo i disagi di una vita obbligata dalle iniziative altrui! Per Dona ta il piacere era una faccenda agevole, mezzo minuto di va-e- vieni e arrivava al dunque. Un altro minuto e otteneva il bis. E poi ancora il tris, e cosi' via. Anche col piu' mediocre dei maschi poteva essere certa di ottenere la sua parte (non come accadeva a Paola, a cui occorrevano interi quarti d'ora solo per eccitar si!). Ma il prezzo da pagare era alto, troppo alto per l'opinione comune! Non per Donata, evidentemente, perche' continuava imperter rita, anche se si doleva del suo isolamento. Evidentemente le piaceva molto piu' avere un sacco di possibilita' con i maschi, che un sacco di amiche. - Ho un fatto un segno tremendo questa notte, - disse men tre salivano. - Oh! - fece Paola. Donata ne aveva sempre una da racconta re. - Ho sognato di scoparmi tutto il quartiere. Un intero esercito di maschi! - Bello! - commento' sorpresa Paola, un commento tra il sar castico e l'ammirato. La meraviglia, forse per il tono intenso con cui l'amica le aveva parlato, muto' presto in turbamento. Donata era fatta in un modo, e aveva certe uscite con cui riusciva sempre a scomvolger la. Si immergeva nelle situazioni piu' singolari con una tranquil lita' che non finiva mai di di invidare. Beata lei che trovava tutto cosi' normale! Cosi' semplice da affrontare. - Credo, - prosegui' Donata. - Che neanche se fossimi state in una dozzina, e belle assatanate, saremmo riuscite a tener te sta a tutti quelli che mi son figurata di sbattermi. - Se ne ste te in silenzio un paio di secondi ed esclamo': - Che scemenze! Paola non trovava che fossero scemenze. - I sogni devono essere sempre presi sul serio, - disse convinta. - NON SONO MAI SCEMENZE. Donata la fisso' in viso. Annui' lentamente. Tossicchio', e si aggiusto' l'abito lisciandolo sulla leggera rotondita' del ventre. La mano scese parecchio. - Mi consideri una poco di buono, vero? Paola, presa alla sprovvista, non seppe cosa rispondere. - Una specie di puttana! - Ma cosa dici? - protesto' Paola. - Si, lo so. E' quello che pensate tutte. Che sono una li bertina, una che la da' senza porsi problemi. Invece non e' vero. Non sono disinvolta come appaio. E' piu' fumo che arrosto. - Questo lo so! Piu' fumo che arrosto. Anche se, a dire il vero, l'ARROSTO, COMUNQUE, E' TANTO! Questa volta fu Donata a sgomitare. Rivolse un sorriso gra to all'amica, ne apprezzo' il tentativo di sdrammatizzazione, e quello di negare, ma non le credette. Non poteva crederle, poiche' lei stessa si considerava male. Era una disgraziata, una che la dava a tutti, una mangiauomini! Avrebbe voluto non esserlo, ma lo era. Aveva i suoi alibi, ma con questi non poteva ingannare se stessa. - Ognuno e' come e', - rincaro' Paola senza timore di impe ciars con delle banalita'. - L'importante e' imparare ad accettar si, e a convivere con gli altri. - Si', questo lo sappiamo. Ce lo elargiscono a colazione tutti i giorni, i nostri distinti psicoanalisti! - Non basta che ce lo dicano. Dobbiamo farlo! - Come no, carina. Come no! - Ascolta, Donata. Forse e' vero che tutti ti considerano una puttana. Pero' e' anche vero che se si preoccupano che tu lo sia, e' perche' vorrebbero essere come te. Segretamente tutte ti invidiano. E non mi tiro indietro: pure io sano tra quelle. - Beh, insomma... - No, no, dico sul serio. Sappiamo bene che se fossimo un po' meno strutturate ci troveremmo senz'altro meglio! - Anche questa e' farina del tuo psicoanalista! - Era sua, adesso e' farina del mio sacco... Restarono in silenzio alcuni secondi. L'ascensore, un angu sto bugigattolo in cui potevano appena stare una accanto all'al tra, arrivo' ed entrarono. Donata, sotto gli occhi intenti dell'amica che la fissava come in attesa di qualcosa (d'una ri sposta probabilmente), pigio' il pulsante del quarto piano. L'ascensore si mosse. Donata stava intenta, immersa nei suoi pensieri. Alzo' gli occhi e incontro' lo sguardo interrogativo di Paola. Si umetto' le labbra. - Temo di non essere capace di accettarmi, - ammise. - E di ignorare la maniera giusta di convivere con la mia natura. Paola, nonostante fossero esattamente i concetti che si aspettava, ne resto' ugualmente un po' sorpresa. E'sempre diffici le leggere interamente nell'animo degli altri; e l'esteriorita' irruente di Donata rendeva questo quasi impossibile. Frequentan dola si poteva intuire la sua insicurezza, nonostante i modi spi gliati; ma non se ne potevano scandagliare a fondo l'intensita' e la profondita' delle implicazioni. Per quanto fossero mesi che si frequentassero, restava per lei un oggetto misterioso. Annui' persuasa e' penso' che con tutta la sua spregiudicatez za l'amica era donna esattamente come tutte le altre. Una che non riusciva a camminare con il solo ausilio delle proprie gambe. An che lei scontenta di quel che le era stato dato, affabulando in torno a quel che le era stato tolto. Come tutte, dipendava dalle premure che il mondo accettava o rifiutava di dedicarle. Una pazza, insomma, una che non si sapeva orientare. Una che edificava tombe sopra le macerie dello spirito e per soprav vivere era costretta a rovistare tra le miserie della vita. Donata, appunto! * * * * * Con indosso la sola sottoveste, giacendo raggomitolata sul letto in disordine, il cuore che le batteva forte, Donata sbuffo' inquieta, scostando le coperte. Non era ancora sveglia, sebbene non dormisse piu'. Aveva sudato abbondantemente e sentiva in vari punti del corpo l'appiccicaticcio dei panni. Anche tra le coscie aveva sudato. Aveva le mutandine fradi cie, che continuavano a bagnarsi. Sospetto' che potesse non trat tarsi di solo sudore e ando' a con la mano in basso per verifica re. I primi ricci arruffati della sua vasta peluria la distol sero momentaneamente dall'incombenza che si era data. Penso' che era molto che non se lo faceva scombinare per bene quella bella pelliccetta e decise che poteva, doveva! provvedere da sola. Non sarebbe stato piacevole come subire le attenzioni di un uomo, ma le avrebbe pur dato qualche brivido, e qualche emozione. Si inoltro' per alcuni altri centimetri nel folto e prese a pascolarvi con le dita, afferrando dei ciuffi a caso e stirandoli per tutta la loro lunghezza. Dovette allontanarsi parecchio dalla pancia per stenderli a dovere. Aveva un bel pelo, Donata, fitto fitto, arricciato ed esteso per quasi tutto il ventre, ma non corto, come tante riccette naturali. L'aveva lungo e morbido, quasi setoso, una specie di soffice lanugine molto gradevole da sfiorare. Era gradito a lei guardarlo (e scarruffarlo), ed era gradito ai maschi, a cui venivano gli occhi da pazzo quando lo mostrava. Vi si attardo' gratificata ad inanellarvi le dita e a tirare leggermente i ricci scomposti. Quel piccolo dolorino sulla pelle che producevano i peli tirati le dava un certo piacere, so prattutto quando era in prossimita' delle labbra della vulva. Si stimolo' in quel modo, stuzzicando i peli torno torno al la fica. Smise di giocare coi peli e ritorno' ai suoi doveri. In filo' un dito dentro e constato'. Si', era tutta zuppa. Irrimedia bilmente bagnata. L'umido della mutande non era sudore, era esta si, il segno manifesto di un intenso momento di appagamento. Ne cerco' le ragioni nei ricordi; e ravvenendogli l'insieme del sogno lascivo della notte, illanguidi' di colpo e riprese a bagnarsi. Il dito con cui aveva sondato tra i petali si mosse leggero. Si ritrasse un poco e strofino' le grandi labbra. Un bri vido la percorse. Dio, quanto le piaceva quella roba! Anche con il solo ausilio delle mani raggiungeva invariabilmente il massimo della soddisfazione. Guidato dall'esperienza, e dalle risposte positive che ri ceveva, il dito esploro' l'interno della fica. Conosceva bene quel territorio, l'aveva sondato migliaia di volte, e sapeva come muo vervisi! Mai si stancava di conoscerlo! Ogni volta come la prima, ogni volta si esaltava nella riscoperta di se stessa e dei suoi punti delicati. Sguazzo' con gusto tra i suoi stessi uomori sentendo che se voleva, poteva ottenere rapidamente un orgasmo. Non c'erano mai problemi di quel genere con lei, mai nessuna difficolta'. Bastava lo volesse e l'aveva. Non volle pero'. L'orgasmo avrebbe ostacolato le rievocazio ne del sogno; mentre se l'avesse ricostruito passo passo, ricamn doci un po' sopra, il suo piacere sarebbe stato molto piu' intenso e gradito. Lascio' perdere di masturbarsi e si concentro' sulle chimere della notte. Anche l'ultimo era stato un sogno spinto, seppure molto me no affollato di quello precedente. Non solo spinto, pero'. Anche molto dinamico, ben costruito, e coerente, circostanza ecceziona le negli avvenimenti notturni. La ripercorse dall'inizio e se ne crogiolo'. Era circa mezzanotte. Aveva appena lasciato la casa di suoi amici e camminava svelta nelle strade deserte. Silenzio, un si lenzio inquieto, minaccioso e allettante nello stesso tempo. D'improvviso una violenta eccitazione, intensa come mai nella realta' si riesce a esprime, le metteva in tumulto il cuore. Poi ecco dietro di lei l'eco d'altri passi. Non ticchettii vezzosi di scarpe femminili, ma le cadenze pesanti di diversi uomini che an davano di fretta. Il rumore di passi si avvicinava e Donata era presa dal panico. Iniziava a correre. Correva affannata, sorpresa lei stessa dalla velocita' con cui andava, senza pero' riuscire a distanziare i suoi inseguitori, che la tallonavano sempre piu' da presso. La caccia durava a lungo, tra vicoli male illuminati e le serande cieche degli esercizi serrati, cercando disperatamente un luogo in cui rifugiarsi. Portoni, negozi, finestre, tutto chiuso. Per fortuna il portone di casa sua (non la casa dove abita va al momento, ma la dimora dell'infanzia, quella dei suoi geni tori) era solo accostato e riusciva ad infilarvisi dentro in tem po. Chiudeva prontissima il portone alle sue spalle e vi si ap poggiava contro sollevata, respirando con affanno. Mio dio, che corsa! Scivolava verso sinistra con la schiena sul portone e si dirigeva verso le scale. Doveva pero' passare proprio davanti all'appartamento del portiere, un omaccione grande e grosso che l'aveva sempre insidiata (lui, e i figli), con continue allusioni o richieste dirette di prestazioni sessuali. Donata lo temeva, e ne era affascinata. Non solo perche' a lei, ancora impubere, sem brava un gigante; ma soprattutto perche', a differenza dei suoi coetanei, non si contentava delle solite manipolazioni. No, lui andava al sodo, intendeva fare tutto (tutto quello che si fa tra adulti); cosicche', dopo averle messo tra le manine quel suo enor me affare, pretendeva pure di infilarglielo in bocca, e, peggio, di introdurglielo tra le coscie. Donata gliel'aveva baciato, suc chiato e leccato parecchio volentieri; ma il suo fighino nudo, appena appena coperto da una spruzzatina incipiente di peli, se l'era tenuto ben stretto tra le gambe. Passando davanti a quella porta, pur a distanza di anni, era costretta a subire gli attacchi delle vecchie sensazioni del la prima adolescenza, fatte di fascino e timore insieme. Aveva ragione di temere. L'insidia non era cessata, conti nuava, sarebbe continuata sempre. Sempre i maschi l'avrebbero cercata per rapinarla dei suoi beni, della sua lussuria e coin volgerla nei loro affanni erotici. Anche in quella occasione la cercarono, e la coinvolsero. Una mano usci' dall'ombra e udi' una voce che diceva piano: - Ah! sei tornata? Brava! La mano l'afferrava e la trascinava dentro, mentre la voce sussurrava ancora: - Entra, entra, carina, che' ti ci si facciamo! Un attimo piu' tardi si ritrovava in una stanza illuminatis sima, al centro di uno schieramento circolare di uomini nudi, molto ben forniti e eccitati. Noto' i sessi che sobbalzavano nell'aria irriguardosi, come a manifestare l'impellenza dei bisogni, e si eccito'. Erano tanti, tutti vogliosi di lei. Tanti che la stanza non riusciva a conte nerli. Alcuni di loro infatti, sollevandosi sulla punta dei pie di, la guatavano di la' da una porta interna, accatastati gli uni accanti agli altri, scambiandosi occhiate compiaciute, e mormo rando commenti estremamente favorevoli. Cavolo! che fica era loro capitata! Tutti, da ogni ordine di posti, la fissavano bramosi. Non si limitarono a fissarla. Si fecero avanti e le strap parono gli abiti di dosso. Poi la sdraiarono in terra, su un ma terasso steso apposta e presero a violentarla a turno. Non solo nella fica, ma in ogni buco possibile, girandola e rigirandola a lungo, profittando di lei senza riguardi. Donata godeva. La paura iniziale era scomparsa e al suo po sto, a parte il piacere, era intervenuto una vasto senso di trionfo, e una irrazionale sicurezza. Si sentiva protetta da que gli uomini, consolata. Li sentiva con lei, per lei, non solo per se stessi. Era bello scopare con qualcuno che si preoccupava del tuo benessere (che non include solo il piacere) altrettanto di quanto si preoccupasse del proprio. Ancor piu' bello era che tutta quello accadesse in una circostanza cosi' indelicata quale una violenza di massa. Gesu'! che magnifica passata di cazzi! Rilassata, tranquilla, senza piu' le solite remore, Donata godette le attenzioni incalzanti degli uomini. Non temeva di non essere in grado di reggerli tutti, di essere scopata fino a sen tir male. Non solo in quanto conosceva le sue eccezionali energie sessuali, pure perche' sicura che l'orgia si sarebbe conclusa non appena l'avesse chiesto. Era sufficiente che dalla sua bocca uscisse un "basta" e gli uomini l'avrebbero lasciata in pace. Lo ro avevano giocato con lei, giocato a rincorrerla, e a recitare la parte dei bruti violentatori; in realta' erano suoi amici, la voravano per lei, l'adoravano, mai avrebbero osato spiacerle, o contraddirla, o imporle la loro ammirazione. - Basta, - pronunico' pigramente infatti a un certo punto Donata, piu' per provare il loro buono intendimento, che per stan chezza (comunque ne aveva presi abbastanza). E infatti basto'. Gli uomini scomparvero e il sogno fini', si concluse. Un vero miracolo, una meraviglia. Troppo bello anche per l'ordinaria inverosimiglianza di un sogno! Donata lo ripercorse una seconda volta eccitata, masturban dosi freneticamente. Vide i cazzi, gli uomini che la violavano, li senti' rintoccare tra le coscie e udi' il rumore che producevano sbattendo contro la sua pancia, e si inarco' estasiata. Godette. Le due dita con cui si era tormentata la clitoride, restarano un poco quiete e, senza neppure che glielo ordinasse, ripresero la tenzone. Nuovamente il cerchio dei maschi intorno che la voleva no, la bramavano, le puntavano addosso quella specie di manici di piccone che avevano tra le gambe. Godette ancora. Al terzo giro si queto', sazia, beata. Non le era andata male, questa volta. Un quarto d'ora di intemperanze erano bastate per placarla un pochino. Indugio' ansimando alcuni minuti e si concesse di ripensare, con un certo distacco, al finale del sogno. A parte l'impossibilita' di farlo con tutti quei tipi, si disse scettica, non credeva esistessero uomini, almeno non in co si' gran numero, capaci, in determinate situazioni, di essere nel lo stesso tempo amanti e amici sinceri e generosi. Ancora doveva incontrare l'uomo tanto sicuro di se' da sapersi lasciar comanda re; o cosi' sgombro da accettare, senza disprezzarlo, il disordine sessuale in una femmina! I maschi che conosceva erano tutt'altro. Egoisti, piccini, prepotenti, e spesso anche privi di scrupoli. Erano bambinoni vi ziati, incapaci di voler bene, e di apprezzare quel che gli vani va donato. Altro che "basta!", con loro. Se gli capitava una pa veraccia tra le mani se la facevano finche' non si erano soddi sfatti tutti, senza porsi problemi di alcun genere (certamente non si ponevano il problema di quello di quel che voleva o non voleva, e fino a che punto lo voleva, una donna). Essi', cavolo! se avevano la fortuna di beccarti, capacissimi di fartisi in ven ticinque! di continuare a sbatterti per ore e ore, incuranti se eri d'accordo o meno; se non ti eri stufata o continuavi a diver tirti; se ti stavano facendo male o continuavi a provare piacere! Ti scopavano fino allo sfinimento, fino a sgangherarti coi loro grossi cazzi! Per cui una, o si contentava di essere usata senza riguardi, e senza aspettarsi gratitudine o considerazione, oppu re era meglio che non si lasciasse coinvolgere in vicende un po' troppo movimentate. Ne avrebbero ricavato solo una cocente delu sione. Certo pero' che con un mazzo di uomini in gamba, tipo quelli del sogno, qualsiasi donna ci sarebbe stata. Anche la piu' tiepi da. Se non altro per curiosita', per provare quella strana cosa, di cui si facevano cosi' meraviglia le persone! e pure per godere delle tante e consistenti premure, del loro rapimento assoluto. La vanita' e' donna, e non si tira mai indietro quando c'e' da atti rare sguardi e ammirazione. Poi magari la fica non restituiva tutti le pene che si prendevano, e gli affanni, traducendole in orgasmi, ma il sentirsi il centro del mondo, del loro mondo, le avrebbe fatto un gran bene al suo ego, che ne sarebbe rimasto am piamente gratificato. Mentr'era ancora immersa nel tepore dell'ultimo orgasmo, e le considerazioni si accavallavano furiose nella mente, con la medesima furia con cui prima si erano accavallate le immagini dell'orgia; udi' suonare alla porta. Guardo' l'orologio. Diamine, gia' le cinque! S'era messa a letto per un riposino, non per con sumare un intero pomeriggio. Getto' via le coperte e mise i piedi in terra. Fuori suonarono ancora, con impazienza. - Vengo! Vengo! - grido' sperando di essere udita. Si ricompese alla buona e, senza badare alle trasparenze che la rendevano quasi nuda, corse ad aprire. Un uomo alto, snello, dal viso duro, ma bello, si accingeva a suonare per la terza volta. - Ehi! - protesto' Donata. - Salve, - saluto' l'uomo. - Salve. Cosa desidera? - Sono Walter, Walter Dinacci, il suo nuovo vicino di pia nerottolo. Ci siamo conosciuti ieri sera, non ricorda? Nomino' un locale, uno che Donata frequentava, ma non riusci' a ricordare. - Lei e' Donata Solaro, no? Annui'. Era Donata Solaro. - Suono in un'orchestrina, - prosegui' l'uomo. - Abbiamo un contratto con il proprietario del locale... - Ah - fece Donata, a cui pareva di cominciare a ricordare qualcosa. Non molto. Alcuni volti che la fissavano sorridendo. Tra loro, forse, il volto di quell'uomo. - Non ricorda, eh? Beh, e' comprensibile. Credo che avesse bevuto qualche bicchiere di troppo, l'altro ieri sera... Donata lo osservo' attentamente. Lo soppeso'. Non era male, un bel maschio, le piaceva. Poteva anche lasciarlo entrare. Tanr to il letto era gia' in disordine, non sarebbe stato un gran fa stidio rimetterlo a posto, dopo. Non lo fece, pero'. Non si scoto' per invitarlo a entrare. Quel tipo possedeva un che di inquietante, che la metteva a disa gio. Decise di non farne niente. Meglio non cominciare storie di cui ignorava la probabile conclusione! - Cosa desidera, Signor Dinacci? - chiese pigramente. Il Signor Dinacci le sorrise. Aveva occhi penetranti, che sondavano in profondita', minacciando di scoprire ogni segreto, e mettere a nudo ogni intimita'. Donata si senti' inerme sotto quello sguardo, violata quasi. Rabbrividi'. I peli sulle braccia gli si raddrizzarono e, sotto la vestaglia, senti i capezzoli inturgi dirsi. Non era esattamente eccitazione la sua, ma allarme. D'im provviso aveva avuto il presentimento che quell'individuo poteva svolgere un ruolo importante nella sua vita. L'uomo si avvide del suo turbamento e un lampo indefinibile attraverso' i suoi occhi. - Possibile che non ricordi nulla? - chiese ancora, appa rentemente divertito. - Che peccato! Avevamo fraternizzato cosi' bene tra noi! Donata quasi' non l'udi', assorbita da una nuova preoccupa zione. Effettivamente aveva alzato il gomito un paio di sere in dietro, e altre sere ancora (molte altre sere). Negli ultimi tem pi le succedeva spesso di recitare la parte della beona, e ne era preoccupata. Temeva, col tempo, di trasformarsi in una vecchia ubriacona. Bisognava ci stesse attenta, e non sostituisse l'al cool al sesso.. - Beh, - concluse l'uomo, apparentemente deluso dalla sua riservatezza. - Vedo che sono riuscito solo a infastidirla. Me glio che me ne vada. Donata si riscosse dai pensieri. Si rese conto del disap punto del vicino e volle porvi riparo. - No, no! - disse con prontezza. - Rimanga pure. Nonostante sia tardi, credo di potermi concedere una chiacchieratina. Aveva d'un tratto mutato parere sullo sconosciuto. Ora pen sava che non sarebbe stato male rotolarsi un pochino con lui tra le lenzuola. O comunque conoscerlo, sapere effettivamente di che pasta fosse fatto. - Su, entri dentro, che le offro un caffe'. Spalanco' la porta e col braccio l'invito' ad entrare. Lui si mosse e con un solo passo varco' la soglia. Un secondo passo e fu ben dentro la casa. Passandole accanto evito' di sfiorarla, non di fissarle con insolenza il seno. Pareva felice di quel seno, enor me, lussuoso, prepotente, che non era suo, forse non l'avrebbe mai avuto, e pero' contento di sapere che ne esistessero di ugua li. Sorrise sotto i baffi. Lo indovinava bene sotto la vesta glia. Specialmente i grossi capezzoli, disegnati come piccoli boccioli sulla stoffa sintetica. Il maschio non si pose problemi. Se lo mangio' liberamente con gli occhi. Donata ne fu contenta. Le tette avevano fatto una nuova conquista. Erano la sua arma segreta vincente. Chiunque l'av vicinasse ne era irrimediabilmente irretito. Gli uomini non face vano altro che guardarglielo e desiderare di tuffarci in mezzo la faccia. Molti ci riuscivano. Lo guido' verso il salotto e lo fece sedere. Ando' poi in cu cina a prepare il caffe'. Mentre la macchinetta si scaldava torno' di la' per riprendere confidenza. Si scambiarono i rispettivi biglietti da visita. Lui scapo lo, lei divorziata. Amanti ambedue della musica e della vita in dipendente. La macchinette gorgoglio' che il caffe' era pronto e Donata torno' in cucina. Non si preoccupo' di rivestirsi. Desiderava esse re vista per quel che era, ed era tanta, tutto il quello che una bella donna poteva essere. Sorbirono il caffe' in silenzio. Si erano gia' detti tutto? Donata penso' che forse si stavano dicendo qualcosa che poteva essere trasmessa solo nella rilassa tezza di un momento privo di convenevoli. Qualcosa di importante probabilmente. Si concentrro' per cercare di capire cosa, ma in contro' soltanto le parole del vicino, che aveva ripreso a parla re. - Ci troviamo bene in questo locale, - riprese l'uomo. - C'e' un bell'ambiente e ci siamo fatti un bel giro di amici... Inspiegabilmente sulla parola "amici" rise. - Credo che per un bel po' non cambieremo. Lei invece come lo trova? - Ci vado volentieri di tanto in tanto, pero' ho sentito brutte voci su quel che vi succede... - Cioe'? - Affari di droga! - Quelli ci sono quasi dappertutto, in tutti i locali del mondo! - Si parla anche di orge, prostituzione di minorenni, donne che hanno subito brutte disavventure... - Ahaa, sesso! Anche il sesso si trova dappertutto. Dovun que vai c'e' di quella roba, lo puoi affermare a colpo sicuro. Sesso e droga e' quello che spinge innanzi il mondo oggi. Puo' non piacere, ma e' cosi'! - E' un bel posto quello. Il proprietario dovrebbe cercare edi evitare certe brutte storie. - Solo stando in mezzo a quelle storie si fanno, o ti per mettono di fare, i quattrini. - Si', purtroppo. - Si ti metti troppo duramente contro gli spacciatori, ad esempio, loro si mettono contro di te, ed hai chiuso. Non ti fan no piu' campare. - Gia', me le storie su donne di passaggio maltrattate? - Maltrattate!? - Insomma, che hanno subito attenzioni sessuali non deside rate? - Scherzi? So a cosa ti riferisci, ma ti assicuro che nes suna che non lo voglia veramente viene molestata. Il proprietario ci va molto cauto su queste faccende. Davvero! Magari poi loro, le fanciulle, si lamentano, perche' quel che hanno fatto gli sem bra brutto, ma e' certo che se l'hanno voluto. Se qualcuna pero' si ritiene autorizzata a civettare coi ragazzi contando di cavarsela con un "no, stasera non mi va", e magari insiste a farlo, puo' succederee che prima o poi ci rimetta le penne. Specialmente quando esagerano, quando si mettono a recitare la parte delle li bidinose scatenate, quelle che si fanno tutti, vien voglia anche a te di esagerare. Credimi, ci sono certe tipe che se la cercano proprio! Recentemente una calabrese giunta fresca fresca dal paese per cercare il fidanzato, un tipo con un corpo che levati! non si e' messa, in una delle stanze di sopra, a fare uno spoglia rello? Ignoro cosa possa esserle saltato in mente, ma so benissi mo cosa e' saltato in mente ai tipi presenti. Dopo un po' infatti c'erano quasi tutti li' a sbavare per lei. La conclusione la puoi bene immaginare a sola! Donata aveva molta immaginazione, sul momento pero' rifiuto' di adoperarla. Non intendeva lasciarsi distrarre. Era veramente interessata a verificare le voci che correvano su quel locale. Non immagino', dunque. Si limito' ad eccitarsi un pochino. - Cribbio! Non la si poteva far smettere? L'uomo la fisso' perplesso? - Farla smettere? - si meraviglio' ridendo. - Avresti dovuto vederla che gusto provava nel fare la porca davanti a una trenti na di maschi assatanati! Probabilmente per lei, dopo tutta una vita di astinenza, e un'enorme cumulo di divieti, deve essere stato come rinascere! Un senso di liberta' enorme! Chi mai avrebbe avuto cuore di farlo? Sarebbe stato un vero delitto! E poi era troppo... Si interruppe di colpo. Ebbe un'espressione strana, che le sembro' dispetto, e rise svagato. - Sai una cosa? - disse in tono confidenziale, passando bruscamente alla prima persona. - L'altra sera abbiamo iniziato la conversazione quasi esattamente nello stesso modo! - Oh! - eclamo' Donata colta da un barlume di memoria. - Si', e' vero, ricordo... Si ricordava di lui, di com'era stato insistente e deciso, la mani che non volevano sapere di starsene al loro posto. Gia' dopo pochi minuti di conversazione erano venuta a frugarla sotto la gonna! Mica si era fatto scrupoli di vederla gia' brilla! Ne' si era posto problemi a rivolgerle proposte sconce. Gia', di fare anche lei uno spogliarello integrale; e poi scopate multiple con lui e i suoi amici! Doveva stare attenta a quel tipo. Era certamente uno privo di scupoli! Le aveva raccontato certi fattarelli sulle frequenta trici del locale! La vicenda della calabrese non era che una del le tante! Si chiese se i sogni delle ultime due notti non fossero ef fetto proprio delle confidenze ricevute quella sera. Poteva esse re. Parlare del sesso degli altri l'aveva messa sempre sotto pressione; e dopo quel suo lungo periodo di astinenza probabil mente avevano avuto un impatto piu' consistente del solito. Ricordare la imabarazzo'. Anche perche' vide se stessa mentre ascoltava, le risate con cui accoglieva l'esposizione dei momenti piu' piccanti e particolari, la relativa facilita' con cui si era lasciata frugare, mentre lui raccontava. Si senti' nuovamente a disagio, un po' inquieta e desidero' sbarazzarsi del visitatore. Questi adesso, avendo avvertito il suo nervosismo, la fis sava con espressione vagamente ironica. Forse perche' aveva capito l'interesse con cui aveva seguito il suo racconto? O perche' ram mentando alcune risposte che denunciavano troppo esplicitamente le inclinazioni di Donata? Non sapendo nell'immediato come troncare quell'incontro, che le era diventato fastidioso, cerco' di portare il discorso sulle banalita' degli intrattenimenti ordinari. L'uomo l'assecondo' con prontezza, ma lo sguardo gli divenne ancora piu' ironico. Sen za dissimularlo esamino' le sue forme attraverso la sottoveste. Punto' poi lo sguardo sulla macchia scura del pube e non lo di strasse piu'. Donata lascio' fare. Che si rifacesse gli occhi poveretto. Un'altra come lei non avrebbe mai piu' avuto occasione di incon trarla. Tutto quel pelo sulla pancia! tutte quelle tette! e il culetto d'oro? da mangiare di baci? quando mai tutta quella buona roba assime? Un bel pelo si poteva trovare; ma culo, coscie, pelo e sise, tutto super, e in un donnino cosi' in miniatura, era dav vero una rarita'! Il caffe' fini' e le parole pure. L'uomo non accenno' ad andarsene. Donata si alzo' per riportare le tazze vuote in cucina. Que sta volta lui la segui'. Non appena ebbe poggiato le tazze sul la vabo l'afferro' di dietro per la vita, e l'imprigiono' tra le brac cia muscolose. Donata per un momento, turbata da quell'abbraccio, che sapeva di desiderare, lascio' fare. Poi cerco' di liberarsi, e si dimeno' debolmente. Cristo! com'era arrendevole! Gemette un diniego e si lascio' andare. Il maschio sali' ad afferrarle i seni. Li strinse. Donata gemette di nuovo. - No, no, per piacere, - ebbe appena la forza di dire. - Walter, lasciami, ti prego... Walter rise, lasciando che lei lottasse, o fingesse di lot tare contro il desiderio. Si riempi' la mani della carne morbida delle tette e glielo fece sentire duro attraverso la stoffa dei calzoni. Donata rispose aderendo con la schiena. - Ti piace, eh? Confessalo che lo vuoi! E dall'altra sera che spasimi per averlo! - Figlio di puttana! - ansimo' la donna esacerbata. Gli dis se quel che pensava, la verita' di cui si era persuasa. Lui strinse piu' forte i seni, le strappo' un grido. Distolse una mano per liberarla dalla sottoveste e gliela strappo' come se fosse carta. Donata grido' ancora. Era davvero forte quell'uomo! le avrebbe certo riservato un trattamento speciale, di quelli che piacevano a lei. Al suo grido fece eco, con gradita sincronia, lo squillo del campanello. Due trilli secchi e imperiosi che bloccarono le effusioni della coppia. La stretta sui seni allento' e la donna, divincolandosi con ritrovata energia, si pote' liberare. - Bussano, - disse brevemente, come per giustificarsi. L'uomo la fisso' con disappunto. - Lasciali bussare! - replico' rabbioso, scrollando le spal le. Non riusiva a distogliere gli occhi dal gran seno nudo che aveva davanti. Donata non gli diede retta. Corse verso l'uscio, riasse standosi alla meglio, senza badare al suo disordine, allo strappo della sottoveste, al volto accaldato, senza badare a niente. Vo leva solo aprire quella maledetta porta, sottrarsi all'incubo di una debolezza che continuava a impedirle di governare le situa zioni e che anche nell'ultima l'aveva vista succube, invece che protagonista. Apri' la porta. - Paola! - esclamo' sorpresa e felice. La sua amica, imprevedibilmente, da vera Giavanna d'Arco soccorritrice, aveva deciso di venirla a trovare. Per Donata fu come vedere il sole. Ne abbbraccio' con esagerata cordialita' la bella figura e l'invito' ad entrare. - Hai visite? - chiese Paola diplomaticamente, fingendo di non notare il disordine dell'amica e occhieggiando cauta all'in terno. - Torno un'altra volta... - No, no, - si affretto' a dire Donata. - Il signore e' un vicino che e' passato a salutarmi, ma se ne stava gia' andando... Walter, sentendosi appellare "signore", mentre un attimo prima era stato chiamato confidenzialmente "Walter", ghigno'. Die de un'occhiata assassina alla nuova venuta, poiche' le belle donne gli piacevano tutte, e ammise, con fare annoiato: - E' vero, me ne stavo proprio andando! Il tono pero' suggeriva esattamente il contrario. Che non se ne stesse andando, e che era parecchio contrariato di doverlo fa re. Paola divenne ancora piu' cauta. Obbedi' comunque all'invito dell'amica. Entro'. Nel contempo, e con movimento opposto al suo, quasi senza salutare, l'uomo usci'. Percorse un paio di passi sul pianerottolo, in direzione della sua abitazione, poi, prima che Donata richiudesse la porta torno' indietro e, con l'indice puntato verso l'alto, cerco' di at tirarne l'attenzione. Una parola, please! Donata lo vide ritornare e attese. L'uomo le sorrrise grate e si chino' per sussurrarle qualcosa confidenzialmente in un orec chio: - Hai l'aria affamata, cara. - disse sardonico. - Una di queste sere, torna dove ci siamo conosciuti. Potrai sfamarti! Donata gli sbatte' la porta in faccia. Affanculo a tutti i maschi stronzi! Affanculo a tutti gli arroganti! (segue su donata2.exe) rose ascot (alias Antonio Villanova)

Da: Jerry Cornelius Oggetto: DONATA 3/5 di Antonio Villanova (GangBang) Data: mercoledì 25 marzo 1998 0.35 Non sono l'autore, solo un reposter. -- Ciao :-) J.C. 3 - DONATA Paola in piedi in mezzo alla stanza, sorrideva amicchevole. Si mordicchio' le labbra e commento' ammmirata: - Ci sai fare con gli uomini, tu! Alle orecchie dell'amica risuono' la frase risuono' come la piu' assurda che potesse udire. Saperci fare con gli uomini, lei? Ma se ne era la vittima! il loro trastullo! Se li sapeva portare a letto, questo si' (per com'erano fat ti gli uomini, la cosa non richiedeva molta abilita')! Quanto ad avere da loro qualcosa di piu' che quindici-venti centimetri di buon cazzo, questa era tutt'altra faccenda. Avere da loro un po' di considerazione, non se ne parlava neppure! - Li muovi come ti pare! - continuo' imperterrita Paola, in gorando la sua espressione. - Li comandi a bacchetta. - Dio mio! - rispose Donata. - E' solo questione di ormoni, cosa credi? Mi guardano le tette e vanno fuori con la testa! - Diamine! conosco altre donne con un sacco di tette, ma gli uomini non reagiscono nello stesso modo! - No, no, attenta, si tratta di una specie di equazione. Quante piu' tette hai, tanto piu' attenzione richiami! - Non ci credo! Non si tratta solo di tette! - Vuoi dire che a loro piace anche il resto? Sono d'accor do. Altre alle tette loro mettono attenzione anche alle coscie e al culo, qualcuno persino alle gambe. Se hai culo, tette e coscie in abbondanza hai anche loro! Li hai tutti per te! - No, ascolta, volevo dire, che ti vengono dietro a causa di qualcosa che e' in te, del fluido che emani! E' PER LA TUA MA NIERA DI FARE. Per come sorridi, insomma, per come ti muovi, come parli, come stai zitta. Qualunque cosa tu faccia risulta invaria bilmente sexy! - E' un complimento? - Prendilo come ti pare. A me non spiacerebbe somigliarti un poco! - Non occorre molto per somigliarmi, - scherzo' Donata con leggerezza, chiudendo il discorso. - Basta che impari a bagnarti ogni volta che vedi un tipo non specificamente mostruoso. Il re sto viene da se'! Ridacchiarono ammiccando. - Lo conosci da molto? - chiese Paola subito dopo. - Chi? - Il tipo che e' appena uscito. - E' la seconda volta che lo vedo! Paola fischio'. - Vai di fretta, tu! La seconda volta e gia' lo ricevi semi nuda in casa? - Perche'? quante volte bisogna incontrare un tizio per aprirgli le coscie? Cinque? dieci? cento volte? - Dai, non fare la cinica. Ti conosco, ormai, So che non sei della banda di quelle la do' un tanto al chilo! - Sicura di non sbagliare? - Andare veloce e diritta allo scopo, ci vai; ma sono al trettanto certa che hai cuore, e molta tenerezza da dare. Non so lo tette: anche tanta voglia di affetto. - Si', - disse Donata piano, pensando al suo assurdo, impos sibile desiderio di rispettabilita'; alla sua disperata ricerca di affetto; alla felicita' che sospettava esistesse e che non realiz zava mai nei suoi incontri. Penso' a questo ed intristi'. Paola ne colse al volo la reazione e si diede della stupi da. Non era cosi' che si faceva. Non si parlava di corda in casa dell'impiccato! Anche Donata aveva un divorzio alle spalle; e chissa' quante altre disavventure, da scontare! - Comunque, - aggiunse pronta, per sviare la conversazione dalla piega malinconica che poteva ssumere, - in queste faccende un po' di giudizio non guasta mai. Se devi entrare in intimita' con qualcuno e' buona norma cercare di sapere con chi hai a che fare! - Questo lo puoi sapere solo dopo, carina. DOPO AVERLI PRO VATI! - Non intendevo conoscere in QUEL senso; ma sapere se e' prudente frequentarli o meno. Coi tempi che corrono c'e' poco da stare allegre! - Ah! consigli di prendere informazioni tramite i carabi nieri, prima da dare un po' di fica a un uomo? - Uffa, come sei! Non si puo' discutere con te? - Cara! Con i tuoi principi scoperesti si e' no ogni dieci anni! Tu forse potresti riuscirci. Io impazzirei in capo a dieci settimane! Paola non seppe cosa replicare. L'amica forse aveva ragio ne. Sebbene lei ritenesse che il desiderio fosse essenzialmente un fatto mentale (una credeva di non poter fare a meno di una certa cosa, e non riusciva a farne a meno; se pero' la scacciava con decisione dalla sua vita, entrava in uno stato di equilibrio che, visto da fuori, risultava sorprendente.), era pure convinta che le menti non fossero tutte uguali. Se si parlava di bisogni e limiti, ognuna aveva i propri. Non si poteva mai sapere quel che bastava a Tizia e quel che avanzava a Caia. A lei, ad esempio, era sufficiente farlo una volta alla settimana; molte sue amiche le avevano confessato che lo volevano tutti i giorni. Tutti i giorni! Dio, che fatica! che impresa bestiale! Tutti i giorni a fare quella funzione! C'era da farsi venire l'esaurimento! - Forse hai ragione, - ammise dubbiosa. - La mia mentalita' pero' e' tale che... Donata rise. - Lascia perdere la mentalita'. Non ti conduce da nessuna parte. Stai con i piedi ben piantati in terra, ti troverai sen z'altro meglio! Personalmente ogni volta che ho cercato di dar retta alla mia mentalita' mi son trovata malissimo. Brutta cosa la mentalita'. Ti suggerisce di comportarti in un modo stereotipato, quando la vita, istante per istante, ti presenta situazioni im previste e imprevedibili e fuori da ogni schema. Di nuovo Paola penso' che Donata aveva forse ragione. Forse. In ogni caso era da ammirare per la franchezza, e per quel tanto di buon senso che metteva nei suoi ragionamenti. Per questo le piaceva. Niente recite, con lei. Nessuna finzione. E neppure que stioni di principio. Stare con i piedi ben piantati in terra, questo era il suo motto! Peccato che lei stessa riuscisse sempre a seguirlo! - Non si puo' dire che manchi di sincerita'! - Mi sforzo di esserlo, e qualche volta ci riesco... Pausa. Danata la guido' di la', nel salotto, dove aveva appe na consumato il caffe' con il vicino e la fece accomodare. - Devi avere un sacco di esperienza, - riprese Paola con circospezione, non appena fu seduta. - Ho avuto tutto il tempo di farmela. Quindici anni almeno di servizio attivo. Sai, ho cominciato presto col sesso. - Presto? - A dodici anni non ero piu' vergine! - Accidenti! Dodici anni! - Esatto, l'ho fatto la prima volta a dodici anni. Con tipo di trentasei! - Che mascalzone! - Dici bene. Un vero furfante! - Come diavolo ha potuto farlo? - Ah! mia cara, non conosci gli uomini! - Gesu', approfittare di una bambina di dodici anni! Ma come e' successo? - Ero andata a trovare una mia amichetta, ma lei non c'era. C'era il papa' in compenso. Lo sporcaccione fece subito il carino con me. Un sacco di moine. Io gli diedi confidenza, e lui si pre se il resto. Era in casa da neppure dieci minuti che tiro' fuori l'uccello. "Giochiamo?" disse tenendoselo in mano. Lo guardai con tanto d'occhi. Non era il primo che vedevo, i miei amichetti non erano da meno quanto a prontezza nel tentare di approfittare del le situazioni. Anche il portiere di casa mia aveva preso l'abitu dine di mostrarmi il coso, un cosone mostruoso che cercava di ficcarmi in tutti i buchi gli riuscisse (gli riusciva solo in bocca). Un affare come quello che mi presento' il paparino dell'amichetta pero' non l'immaginavo neppure lontanamente che po tesse esistere. Lo vidi innalzarsi e ingrossarsi sotto il mio sguardo, ed emisi un ingenuo "ohoo!" di meraviglia. Lui non se la prese. Afferro' la mia mano e la mise sopra. Il resto poi e' venuto da se'. - Ma come ci sei riuscita? - A far che? - Si', a prenderlo dentro? Non ti faceva male? - Male si', ma solo all'inizio. Da un certo punto in poi in vece un sacco di bene. Lui si e' comportato come una canaglia, ma nel farmelo e' stato molto accorto, delicatissimoo, mi ha trattata coi guanti. Si e' preso lo sfizio, ma ha saputo come agire. - Diavolo! che maiale! Avresti dovuto denunciarlo, confes sare tutto a casa! - Per ottenere cosa? Non ti rendi conto? Mi ero fatta sfon dare la micia da uno che aveva tre volte la mia eta'! Perche' non potevo certo sostenere che mi avesse violentata! Sai cosa sarebbe successo se avessi aperto bocca? Che lui sarebbe finito in gale ra, e io in riformatorio, o magari chiusa in istituto di monache! No, avevo dodici anni, e' vero, ma sapevo gia' vivere. Non ho detto niente. Ci stetti solo un po' piu' attenta, e cercai di scegliermeli piu' giovani e meno dotati i miei ganzi, ecco tutto! - Vuoi dire che l'hai fatto anche con altri? che hai avuto altri amanti? - Amanti? - Gente con cui andavi a letto! - La via era libera, no? - A dodici anni? - Anche a dodici, perche' no? La micia non era mica piu' intatta! - Santiddio! Scopare a docici anni, puo' succedere a tutte; iniziare pero' una vera e propria attivita' sessuale completa, mi sembra eccessivamente prematuro. - Non essere moralista. Ci sono quelle che a tredici hanno gia' figli. - Sicuro, pero' non e' l'ideale per una donna. Ti invecchia precocemente. - Forse... Nuova pausa. - E ne hai conosciuti parecchi? - riprese Paola curiosa. - Cosa intendi tu con "parecchi"? - Non so, dieci, quindici... - Quindici sono piu' o meno la mia razione mensile durante i periodi di massima attivita' sessuale! in genere i mesi d'estate, al mare. Ne combinavo di tutti i colori sotto gli occhi ignari di mamma e papa', che mi volevano santa, e non potevano che avermi puttana! - Ohoo! - commento' Paola che stentava a crederci. - Ma con quanti sarai stata a letto nella tua vita? - E' difficile fare il calcolo con esattezza. Qualche cen tinaio di uomini pero' e' sicuro che l'ho avuto. - Mamma mia! Ed io che mi consideravo un po' dissoluta per avere avuto rapporti con quattro uomini! solo quattro in tutto! Donata scrollo' le spalle. - Non ti sei divertita molto, a quanto pare. - Non molto, e' vero. Pero' a me sembra tantissimo. Anche se, a dire il vero, con due di questi uomini ci sono stata una sola volta, come per sbaglio. Una sola volta e basta. - Uffa! se dovessi includere i maschi con ho scopato una sola volta allora dovrei almemo raddoppiare il numero dei miei amanti! Neppure lo prendo in considerazione un uomo con cui ho scopato una notte sola! - Ma insomma, Donata, sei veramente una specie di ninfomane! - Questo si racconta di me? - Questo, si'. - Non e' che abbiano tanto torto. Forse per davvero sono una specie di ninfomane. Ho bisogno di sesso a chili, a quintali. Pensa dopo sposata sono riuscita a non essere promiscua solo per un anno. Purtroppo sessualmente ci prendavamo poco, mio marito ed io. A lui bastava una volta ogni tanto, quando se ne ricordava; a me serviva anche piu' volte al giorno. Finche' c'e' stato amore tra noi mi sono trattenuta. Gli uomini si facevano sotto, ma riuscivo ad evitarli, e ad eludere i miei impulsi. Quando pero' il rapporto si e' guastato, non sono stata piu' capace di trattenermi. Mi sem brava di diventare pazza, sola in casa, a sfornellare, lucidare, guardare la TV, aspettando che lui tornasse, sognando che quella sera, almeno quella sera, si accorgesse di me, e mi proponesse di far l'amore. Ero costretta a masturbarmi in continuazione nella speranza di placarmi, senza riuscirci. Un giorno mi sono arresa dicendomi "solo per questa volta". E solo per quella volta l'ho tradito qualche centinaia di sole volte. - E' la stessa storia di tante donne! - Io come tutte, certo, soltanto com molta piu' esuberanza! Tanto esuberanza che cominciai ad invitare i miei ganzi in casa. Cosi', com'era inevitabile, un giorno torno' fuori orario, il clas sico ritorno inaspettato, e mi sorprese sul fatto. Tremenda sce nata e poi il divorzio. Amen! La mia carriera da Signora rispet tabile definitivamnete chiusa. - Ah, beh! - Comunque, se ti interessa, da alcuni mesi ho chiuso con gli uomini! - Davvero? Questo non e' un po' anomalo per una ninfomane? - Ho smesso di farlo ti dico! - E quell'uomo che ho trovato in casa? - Una tentazione, cara. Dopo tanti mesi e' abbastanza dura, credimi! Tanto dura che sono stata costretta a ricorrere all'al cool per tenermi insieme. Bere e' molto utile, quando vuoi qualco sa che non vorresti volere. Per alcune ore ti tiene buona, lonta na dai patemi d'animo. Un gran conforto per me. Sai, non sono mai andata tanto d'accordo con me stessa. Quel che mi disturba e' so prattutto l'arrendevolezza nei confronti dei maschi. Ne godo e ne soffro a un tempo. Non vorrei essere cosi', epppure mi piace esse re cosi'. - Danata, mamma mia come sei assurda! Che cavolo di proble mi ti poni, tu, tanto spregiudicata! Vuoi scopare, scopa! Non vuoi scopare, non farlo! Non ti creare problemi inutili! - Vorrei vedere te al mio posto, sempre pronta ad aprire le coscie a chiunque e dovunque! - Eh! il bene su questa terra e' distribuito proprio male! Dio non poteva dare un po' del tuo estro a me, e a te un po' del la mia sobrieta'? - Figurati! - Non deve essere poi tanto spiacevole far girare la testa agli uomini! Essere sempre al centro della loro attenzione, ci pensi, sarebbe grandioso! E poi, quella tua grande sensibilita'! che ti permette di avere un orgasmo con la stessa facilita' con cui schiocchi le dita! mio dio, dev'essere meraviglioso! - Tu stuferesti alla lunga. Sono piu' i guai che i vantaggi. - Oh, a livello fisico non vedo che svantaggi possano es serci. - Ma io parlavo di problemi esistenziali, Paola. Sai, il sesso e' in grado di procurarti un sacco di preoccupazioni, quando non sei in grado di controllarlo. - Controllare che? Lasciarlo andare a briglia sciolta, in vece. Combinarne di tutti i colori. Farlo fino a sfinirsi e poi, il giorno dopo ricominciare tranquillamente da capo. Bellissimo! A noi donne e' concesso. Ci sono stati dati i mezzi per farlo. - Certamente, - ammise Donata ridendo. - Per noi donne e' cosi'. - Allora non capisco: qual'e' esattamente il tuo problema? - Vuoi saperlo? te lo dico subito. Tu incontri uno, ti pia ce, accetti di andare con lui. Se e' educato finge che gli stai bene, che sei un tipo a posto, e non dice niente di spiacevole. Se e' un cafone e gliene offri il destro, ti spiattella la verita' sul muso: fatti in la', stronzetta! chi ti credi di essere? la Re gina d'Inghilterra? no, sei solo una troia, una gran troia! e non devi rompere, capito? Piu' o meno questo. Se poi non gliela dai, e' peggio. Pensano lo stesso che sei una puttana, e in piu' ti odia no. Ancor piu' ti odia la passerotta, che ti tende un sacco di trappole. Basta che tu abbia a che fare un pochino con lei e ti rendi conto cosa veramente significa essere tipi sensibili. Non sei piu' padrona di te stessa. E' lei, la cosa tra le gambe, a dettare legge. Una volta vinci tu, dieci vince lei. Cosi' capisci, con i mostri che ci sono in circolazione, non e' tanto allegra. Io poi mi sono scoperta vulnerabile. Il sesso mi piace, ma vorrei che non fosse tutto li', in quegli incontri fugaci, in quell'ardo re che ti ruba interamente, e dopo il niente, l'indifferenza, il vuoto totale! - Si', si', capisco... - No, non puoi capire. Per capire veramente dovresti prova re, dovresti avere la mia stessa enorme disponibilita' verso il sesso. Vedi, molte donne sono terrorizzate dalla prospettiva di una violenza carnale. Per me non e' cosi'. Al contrario, il pensie ro di essere violentata mi eccita, e molto pure. A volte ho della fantasie erotiche tremende. Specialmente quand'ero ragazzina im maginavo parecchi omaccioni, cinque o sei per volta, che mi pi gliavano e me ne facevano di tutti i colori. Mi masturbavo a ri petizione fantasticando su questo tipo di vicenda. Trovavo terri bilmente sexy che prendessero quel che volevano senza neppure chiedermi il permesso. - Ah, beh, sapessi quante altre hanno le stesse fantasie! - Mi eccita il pensiero di averne molti intorno, che me lo fanno per ore e ore! Ho sempre ritenuto che deve essere bellissi mo. Loro non se ne rendono conto, ma stanno lavorando per te. Si affannano, si spremono, si inorgogliscono, e continuano a farte lo! Un traffico incredibile nella tua fica! Davvero, ti giuro che se mi capita l'occasione, cioe' la gente giusta, non diro' di no. Vorrei pero' che fossero in tanti, ma proprio in tanti; che insom ma ne valesse vramente la pena! - Donata, sei tremenda! - Almeno venti ne vorrei, per sentirmi appagata e a posto. - Madonna santa! venti! - Venti minimo! Rapita e violentata! - Anno', io non sopporterei di essere presa con la forza. E da parecchi, poi! Entrerei in crisi! - A me non disturba, invece. E' il disprezzo dei maschi che non sopporto, - continuo' Donata. - I cazzi si', il pregiudizio no. Paola la fisso' avvinta e urtata nello stesso tempo. Stava scoprendo una parte inedita, mai sospettata, dell'amica. Stava entrando nei segreti in cui aveva sperato di addentrarsi. Ne era contenta, ma anche abbagliata. Che mondo singolare, quello di Do nata! E con quanta facilita' svelava i suoi impulsi profondi! Non era la prima volta comunque che riceveva confidenze scabrose. Riscuoteva parecchia fiducia tra le sue conoscenze. Aveva fama di essere discreta e indulgente, e cosi' spesso la som mergevano con le confessioni piu' crude. Mai nessuna pero' era sta ta altrettanto morbosa! - Ci credi? - continuo' Donata. - Sarei disposta anche con piu' di venti. Con molti di piu'! Quest'ultima affermazione turbo' parecchio Paola. - Molti di piu'? - chiese stupefatta, con voce flebile. - Quanti? Donata sorrise. Il suo sorriso trascino' quello di Paola e scoppiarono a ridere ambedue. L'improvvisa allegria sciolse ulte riormente Donata che riprese a svelarsi. - Beh, non so, venticinque, trenta. Piu' o meno cosi', una trentina. Non mi spaventerei, credo. Sono sicura che riuscirei a farcela! - Ohoo! - fece Paola, atteggiando la boccuccia in un "O" tondo e vezzoso che mise di nuovo ambedue in allegria. - In realta' non pongo limiti alla fantasia. Non e' che pen si a un numero preciso di maschi; creo delle situazioni che di per se' ne comportano tanti, e mi servo poi di riferimenti generi ci per ottenere, nella mia finzione, che intorno a me ve ne siano effettivamente parecchi. Sono stata trascinata in una stanza, ad esempio, e mi rendo conto che quelli che mi devono scopare sono troppi per entrarci tutti. Molti di loro infatti li sento ridere nelle stanze vicine. Oppure immagino di stare in una stazione e che vicino a me si ferma un convoglio militare zeppo di giovani reclute che si affacciano dai finestrini e mi rivolgono compli menti piuttosto pesanti. Io civetto un po' con loro, gli do' tutto lo spago necessario, finche' non si convincono e mi tirano a forza sul treno. Dopodiche' vengo passata da un vagone all'altro per tutto il tempo che la tradotta impiega per arrivare a destinazio ne. Mi faccio tutti, compresi gli ufficiali! Altre volte mi capi ta di fantasticare d'essere introdotta negli spogliatoi di uno stadio per servire da svago agli atleti, e questi invece di con frontarsi tra loro, vengono a prendere le misure a me! Ho di que ste fantastricherie dappertutto. A letto, al lavoro, sul metro', per strada, ovunque. Non occorre che le elabori. Basta un accenno a farmi entrare subito in tiro. Se poi commetto l'errore di rica marci sopra un pochino, devo fare qualcosa per me alla svelta, altrimenti comincio a dare i numeri. Il peggio e' quando mi prende per strada, e non trovo una toeletta vicina per sfogarmi un poco. La frustrazione in quei casi e' tremenda. Torno a casa con le mu tandine fradicie e le gambe molli! - Mamma mia! dev'essere veramente terribile! - E' il disagio della troppa disponibilita', carina. Quel disagio a cui non vuoi credere. - Per carita', ti credo, ti credo. Io pero' parlavo di una certa disponibilita'. Non arrivavo certo fino a tanto. Fino ad ar zigogolare di farsi sbattere da un treno pieno di militari! - Mi avrebbero rimpinzata per bene della loro roba! Era questo che volevo: d'essere imbottita come una salsiccia! - Che esagerazione, pero'! - Io le cose, o le faccio bene, o non le faccio per niente! - Beh! hai troppa fantasia! Davvero troppa! - Tu non ne hai? neppure poca? Non fai mai di questi voli pindarici? - Mai, purtroppo. Neppure nei sogni. Varrei esserne capace, ma non ci riesco. - Pero' i miei racconti ti piacciono! - Sono sempre stata attratta dalla sessualita' delle altre! - Sei una guardona allora! - Non so, puo' essere. Quello di cui sono sicura e' che mi piecerebbe avere un po' piu' di spinta. Mi sento troppo quieta, troppo indifferente e passiva. Per cui entrare nell'intimita' esu berante di una come te in parte mi compensa, in parte mi edifica. - Non ti masturbi mai, dunque? Paola esito'. Arrossi' lievemente. - Beh... - fece. - Ti imbarazza dirlo? Paola comprese di averlo gia' implicitamente ammesso, e l'esplicito'. Annui' imabarazzata. - Succede anche a me, ogni tanto. Pero' le mie fantastiche rie non sono cosi' accese. Sono piu' semplici, piu' ordinarie... - Bei maschi? - La bellezza in un uomo e' l'ultima cosa... - Grossi cazzi? - Sono piu' portata per le misure medie... - Insomma, si puo' sapere cosa immagini? Dai dilla tutta, non ti far tirar fuori le parole di bocca ad una ad una! Paola arrossi' di nuovo. Esito' ancora. Si decise. - Sogno di scopare in pubblico, - confesso' a disagio. - D'avere sempre qualche spettatore vicino che si eccita per come lo faccio. - Pero'... - A me manca soprattutto la tua gran disinvoltura. Mi pia cerebbe avere il coraggio di infischiarmene dell'opinione degli altri. Pero' questo coraggio non ce l'ho, e se ho una storia con qualcuno, faccio di tutto per tenerla segreta. Mi rifaccio con la fantasia, comunque. Con la fantasia scopo davanti a tutti, e ot tengo quella sensazione di liberta' assoluta che nella realta' non riesco mai a provare. - Una buona spiegazione per la tendenza all'esibizionismo! - Dai, Donata, non scherzare! - Dai, Paola, non te la prendere! - Me la prendo si'! Mi fai fare la parte della pervertita! - Ohooo! che paroloni. Un po' di esibizionismo, chi e' che non ce l'ha? Senza di quello noi donne neppure sapremmo esistere! Esibizionismo e voyerismo costituiscono le coordinate essenziali del sesso. Noi donne abbiamo il privilegio del primo, gli uomini quello del secondo. La natura fa bene le sue cose! - La natura a me le ha date tutte e due. Mi piace infatti pensare che mi guardino; ed altrettanto che guardo. Credo che as sisterei volentieri agli intrattenimenti privati d'un'amica. - E' una proposta? - No, solo una confessione! Si fissarono negli occhi e Paola arrossi' di nuovo. C'era intensita' nei loro sguardi, un'intensita' di cui si vergogno'. Cosa le stava succedendo? si chiese. Donata non le diede tempo di ri spondersi. Si sporse in avanti sulla poltrona e le parlo' in tono nuovo. Abbasso' la voce e pronuncio' dolce dolce, anche se ancora volutamente scherzosa: - Si puo' fare, sai? Io non mi tiro indietro... Paola tento' di replicare qualcosa, probabilmente un rifiu to, ne avverti' il bisogno, se non altro per combattere la vergo gna, ma le forze le mancarono; e tacque. - Anche a me piacerebbe vederti scopare, - continuo' Donata. - Devi farlo in un modo indescrivibile. Amorosa, appassionata, tenera... Paola chino' il capo, cercando di mascherare la sua eccita zione. Si sentiva confusa, improvvisamente coinvolta da qualcosa che le premeva molto, ma che non era pronta ad accettare. - Possiamo scambiarci i ruoli, - concluse Donata. - Una volta tu vieni da me, e una volta io vengo da te. Paola si alzo' di scatto. - Devo andare, - disse in fretta, senza pero' muoversi. - Si e' fatto tardi. Donata l'imito' e stettero l'una di fronte all'altra incapa ci di dirsi altro. Per alcuni secondi si scambiarono in silenzio i propri turbamenti. Poi Donata, la piu' avventurosa, mosse un passo avanti e poggio' il seno sul diaframma dell'amica, e il capo sulla sua spalla. L'avvinse alla vita con le braccia e strinse forte, sentendola diventare molle, abbandonarsi. Esulto'. Porto' in avanti il bacino e accenno' a voler far combaciare le pance. Paola parve spaventarsi. Si irrigidi'. - Devo andare, - ripete' sciogliendosi dall'abbraccio. - De vo proprio... Afferro' la borsetta e si diresse frettolosa verso l'uscio. Dove scappi? penso' di dirle Donata. Perche' fai cosi? Non disse nulla. Non era opportuno, ne' ne aveva il diritto. Quelle erano cose che dovevano maturare di dentro, non bastava il desiderio a farle succedere. E neppure la volonta'. Se dovevano venire, sarebbero venute. Lascio' dunque che l'amica fuggisse e torno' a letto per una nuova estenuante seduta di autoconsolazione. * * * * * La sera successiva Donata ando' nel locale dove aveva cono sciuto Walter. Il cameriere la riconobbe e, a sua richiesta, la sistemo' in un tavolo accanto all'orchestra; poi le porto' qualcosa da bere. - Offre la ditta, - informo' con un sorriso un po' melenso, poggiando il vassoio suil tavolo. Donata replico' con un sorriso altrettanto melenso e si guardo' intorno per vedere come si prospettava la serata. Noto' pa recchia noia in giro, e altrettanto nervosismo. I frequentatori chiacchieravano stancamente tra loro o se ne stavano isolati, chiusi nella contemplazione del proprio bicchiere. Qualche rara coppia di ragazzi amoreggiava, ma con scarso entusiasmo, forse perche' preoccupata dalla mancanza di un luogo tranquillo dove continuare le effusioni. Nessuno comunque badava all'orchestra. Pose attenzione Donata. Walter stava eseguendo uno dei suoi pezzi migliori al sassofono, e si lascio' cullare volentieri dai suoi aspri e dolci dello strumento. Non male! non male! si disse ascoltandolo padroneggiare lo musica. Walter ci sapeva fare con le note. Aveva una buona tecni ca e un sacco di passione. Chissa' se con le donne era altrettanto bravo? Il pezzo fini' e i ragazzi della band deposero gli strumenti. Walter venne dritto a sedersi al suo tavolo. Un paio di ti pi ben piazzati, forse dei buttafuori, lo seguirono. - Ciao, - disse con fare sicuro. - Ti presento questi miei amici. Ti faranno compagnia mentre suono... - Maddai! - si scherni' Donata. - Non ho bisogno di guardie del corpo io. - Ne hai bisogno invece. Non dovresti andare in giro senza! Non lo vedi come ti guardano tutti? - Ma che dici? So badare a me stessa! - Di questo sono sicuro. Non vorrei pero' che scoppiasse una rivolta nel locale. Mi sentirei responsabile. - Ah! Ah! Ah! Che scemo! - Non e' per questo comunque che te li ho portati. E' stato per non inimicarmi con loro. Sai cosa mi hanno detto, non appena ti hanno rivista? Walter, se non ce la fai conoscere, considerati morto! Cosi' mi hanno detto! - Ah! ma che cattivoni? - Non lo credere, siamo degli agnellini, invece, - inter venne uno dei due tipi. Ci possiamo sedere? Donata li soppeso' con attenzione. Erano grandi e grossi, tipo armadio muscoloso e molto macho, di quelli un sacco di auto considerzione e (spesso) molto fumo; loro due pero' parevano avere anche dell'arrosto. La tenevano gli occhi fissi sulle tette, ghi gnando, e parevano pronti a saltarle addosso. Chissa' come hanno il cazzo? penso' ironica, con voluta volgarita'. Si diceva dei cul turisti che l'avessero piccolo come un'oliva. Ma forse quei due costituivano una bella eccezione. - Come no? - disse al termine dell'esame. - Fate pure. - Io vado, - fece Walter accompagnandosi con un sorriso ir ritante, apertamente sardonico. - Ti lascio in buone mani. Donata veramente avrebbe preferito le sue, ma si contento' di quelle a pala dei due maschi. - Lavorate qui, voi? - chiese, non appena Walter si fu al lontanaro. - Ci rendiamo utili... - Che fate esattamente? - Teniamo buoni gli esagitati. Ne capitano di continuo. - Ma non dovreste allora stare attenti a quello che accade, invece di star seduti qui con me a chiacchierare? - Abbiamo deciso per questa volta di stare attenti alle tue tette, - rise l'uomo, l'unico dei due che avesse parlato. - Anche loro potrebbero costituire un pericolo per il locale. Donata simulo' un gesto di esasperazione. - Insomma! - esclamo' fingendosi indignata. - Tutti con le mie povere sise ve la pigliate! Ma che vi hanno fatto di male? - Nessun male, anzi. E' che si fanno notare. Solo un cieco potrebbe rimanersene tranquillo se gli passassi vicino. - Dai, che' non sono niente di eccezionale... - Scherzi? - fece l'uomo accennando col capo in direzione delle tette. - Niente di eccezionale? Ma se per coprirne l'intera superficie non basterebbero tutte e quattro le nostre mani messe insieme! Donata ridacchio'. - Che esagerati! - Facciamo la prova e vedrai se siamo esagerati o meno. - Vorresti toccare, eh? - Nossignore, lo giuro! - Che bugiardo! Ma se non fai altro che cercare di buttare l'occhio dentro la scollatura! - Sto cercando solo di fare il mio dovere, cara. Niente ar mi improprie qui dentro, sono proibite. - Cosa? Di che armi improprie vai parlando? - obietto' di vertita. - Sei pazzo? - Le tue sisone, bambina. Sono pericolose. Se le scuoti un pochino l'effetto sara' piu' letale di una scarica di mitra. Morti a dozzine. Per infarto, si capisce! - Ma che scemo, sei. Sono anni che me le porto in giro e non e' mai successo niente! - Io ti credo, ma e' mio dovere verificare. Facciamo una piccola prova e staremo tutti piu' tranquilli. - La prova? che cavolo di prova vuoi fare? La prova del maialino libidinoso? - No, cara, la prova del nove. La verifica del Paradiso! L'esplorazione del firmamento! La scoperta dell'Ultima Tule! - Oh, ma guarda! Che l'avrebbe mai creduto? Sotto tutti quei muscoli batte il cuore di un poeta! Questo si' che e' eccezio nale! - No, gioia. L'unica cosa di eccezionale qui sei tu. Per le tette formidabili che hai. Non solo sono grosse, sono anche belle. - Che ne sai tu? L'hai mai viste? - Le immagino, bimba, le immagino. - Oh! La fantasia a volte gioca brutti scherzi! - Questa volta no. Sei il tipo che le ha tonde e sode, con dei grossi capezzoli e aureole enormi... c'e' da morirci sopra dalla goduria! Riempiono quella tua camicetta come se volessero farla esplodere. Gesu', che oceano di carne! - Non ti fidare delle apparenze, bimbo. Nude sono una delu sione. Plaf! fanno cadendo, e mi arrivano giu' fino all'ombelico! uno spettacolo indecoroso! da far passare la voglia a chiunque. - Tutte balle! - E' cosi', davvero! - Pfui! - E' roba molliccia, tenuta su a forza... - Scommetto che le hai sode come marmo, invece. Tutta cic cia morbida e calda, la pelle bianchissima, liscia liscia... do vrebbe essere bellissimo ficcarlo li' in mezzo! Donata, che non aveva smesso un istante di ridacchiare, si scherni' sempre ridendo. - Ma che porco! sei proprio un maialino! - Dici, bene, una maialino! uno che verrebbe volentieri a grufolare tre le tue belle tettone. Mi ci perderei con la faccia dentro, se potessi. Di', ci lasci dare almeno un'occhiatina un po' piu' a fondo? - Anno', questo no, dovrai contentarti di quelli che vedi. - Perche' no? - Perche' qui io sono una cliente, non faccio spogliarelli. - E chi pretende uno spogliarello? Bastera' che slacci un paio di bottoni della camicetta e ci farai felici lo stesso. - Vi contentate di poco voi, eh? - Si', siamo tipi alla mano... - Beh, credo che questo sfizio non ve lo toglierete. - Non si tratta di sfizio, carina. E' che vedo quella roba enorme che ti balla davanti al petto e vorrei capire bene di che si tratta... - Non lo sai gia'? - Come sarebbe a dire? - Sarebbe a dire che fin'ora hai recitato la parte dell'in dovino, di quello che sa tutto. Che bisogno hai allora di verifi care in loco? - Oh, bella questa! Una soddisfazione e' una soddisfazione, no? E poi, indovino...! Cosa credi? che per aver sviluppato i mu scoli mi si e' atrofizzato il cervello? Ho testa per ragionare, oltre che occhi per vedere. Come hai le sisone lo deduco dal poco che vedo. Il problema e' che i capezzoli non li vedo, e mi piace rebbe invece appurare quanto sono grossi, e se sono scuri e agressivi o rosei e delicati. - Se e' solo un'informazione che vuoi, te la posso fornire io! - Questo e' uno di quei rari casi in cui preferirei fare da solo... - Se continui a montarti cosi', poi veramente dovrai fare da solo! - replico' pronta Donata sempre ridendo. - Gesu', ma chi sei tu? Santa Maria Goretti? Donata rise ancora, divertita dalla parte insolita di quella che faceva ballare i maschi. Cincischio' col bicchiere vuoto. - Prendi qualcosa? - offri' prontamente il bel maschione. - Un cognacchino... - Vada per il cognacchino... Rivolse un cenno al cameriere e il cameriere si precipito'. - Tre cognac! - ordino' seccamente. Trenta secondi piu' tardi i cognac erano arrivati. - Che servizio! - si meraviglio' Donata. - Siete forse i proprietari del locale? - No, siamo tipi un po' nervosi... - Inditendi dire che picchiate la gente? - Piu' che altro ci facciamo rispettare... - Allora siete davvero cattivi! Loro scrollarono le spalle, anche quello che non aveva parlato mai, e mandarono giu' il contenuto del bicchiere. Donata, per non essere da meno, anche se piu' lentamente, li imito'. Aveva appena vuotato il suo che Walter torno' al tavolo, in seguito da altra gente (anche donne questa volta). Qualcuno di loro si sedette e, sotto lo sguardo enigmatico di Walter, prese a farle spietatamente la corte. Donata lascio' fare. Non le impor tava di loro, ne' quel che dicevano, ne' quel che facevano. Puntava a Walter, quella sera, non ai galletti in tiro che si affollavano intorno (che gli sembravano tutti uguali e anonimi). Non erano male dal punto di vista eslusivamente sessuale. Pero' mancavano di personalita', quella personalita' che invece non mancava al suo vi cino. Walter resto' un paio di minuti a chicchierare e torno' sul podio, lasciando Donata alle prese con i suoi amici, che ormai non entravano piu' introno al tavolo. Molti avevano preso delle sedie e sedevo alle spalle dei piu' fortunati. Bevve un altro paio di bicchieri e straparlo' con i piu' intraprendenti. Trasudavano di voglia, la poteva sentire quasi palpabile, come una violenza silenziosa e pressante. Si eccito' vaga mente. Dio, quanto desiderio era capace di produrre il suo corpo! quanto sarebbe stato bello averlo potendolo controllare! Si rese conto che non facevano altro che parlare di lei, di quanto fosse sexy, carina e intelligente (qualcuno fu abbastanza ipocrita da affrontare l'argomento). Una mezz'ora piu' tardi Walter torno' incalzato da una frotta di maschi e li presento' ad uno ad uno a Donata. - Tu non siedi? - chiese quest'ultima. - Fra un'ora sono libero. Hai pazienza d'aspettarmi? Donata annui'. Noto che nel gruppo che la circondava c'erano anche alcune donne, ragazze per lo piu'. Che ci stanno a fare? si chiese un po' perplessa un po' lu singata. L'atmosfera attorno gradualmente miglioro', divenne allegra, si espanse fino a coinvolgere tutto il locale. Il tedio di prima si era dissolto e gli avventori si muovevanno esuberanti, affol lando la pista da ballo che all'inizio era stata semivuota. Udiva il brusio, intervallato da grida occasionali, delle serate migli ori. Anche l'orchestra si era scaldata e snocciolava i pezzi uno dopo l'altro senza interruzione. L'alcool comincio' a girare vorticosamente e avverti' che nel suo stomaco ne stava arrivando troppo. Continuo' a bere ugualmen te. Adesso erano tutti ammmucchiati intorno a lei, chi seduto, chi in piedi poggiato sulle spalle di quelli davanti, gareggiando nel tentativo di attrarre l'attenzione. Le giunse la risata sguaiata di una ragazza. Una risata strana. Rabbrividi' sentendola. Diavolo, pareva la stessero scopando, da come rideva! Le porsero un altro bicchiere. Basta! si disse. O mi ubriaco! I maschi parevano sempre piu' rapiti dal suo seno. Il butta fuori riprese a magnificarne le doti, e avanzo' di nuovo la ri chiesta di potergli dare un'occhiata. - Cavolo, bimba! Fai vedere a tutti quello che vali! Alle sgrinfiette qui presenti, specialmente a quelle che fanno le smorfiose e vorrebbero metterti sopra un sacco di difetti, fareb be molte bene verificare di persona quel che significa essere veramente donna! Perche' no? si chiese Donata. Poteva farlo. Bastava che aprisse la camicetta e l'enorme seno avrebbe potuto dondolare li beramente sotto i loro occhi (facile, no?). Se ne sarebbero cer tamente ricreati. E le zozzette invidiose avrebbero potuto con statare che non si trattava solo di roba tanta, ma anche di roba buona. Aveva delle mammelle grosse, ma ben fatte, tutte tonde e tenute su bene, che neppure una quindicenne! Immagino' di soppesarle nei palmi e di mostrarle in giro, dicendo orgogliosa: guardate gente, guardate cosa ho da offrire! Se li sarebbe carezzati un po', per sottolineare la loro grossez za, e poi si sarebbe tormentata i capezzoli strofinandoli tra pollice e indice. Gesu', davvero! li avrebbe fatti saltare in aria tutti quanti! Anche le donne sarebbero corse a manipolar gliele! - Va bene, - consenti'. - Vi faccio dare un'occhiata. Ma solo un attimo, eh? Un boato d'entusiasmo accolse le sue parole. Donata sorrise sotto i baffi e, con fare indifferente, slaccio' disinvolta il primo bottone della camicetta. Nuovo boato (d'incoraggiamento, questa volta). Slaccio' il secondo bottone. Quel che apparve fu tale da imporre un rispettoso silenzio. Gli uomini trattennero il fiato. Quella distesa opulenta di carne che cominciava a intrave dersi acquisi' un che di arcano, di insopportabilemente incante vole, che incuoteva soggezione, inibendo la possibilita' di qual siasi commento. Non l'inibi' comunque a una donna, una bel tipo sui trenta, che, mentre Donata attaccava il terzo bottone, non si trattenne e sussurro' emozionata: - Mio Dio, che tette! Sono incredibili! Donata esito' un istante. Si domando' cosa stesse facendo. dove voleva arrivare. Quell'ammirazione le piaceva; le piaceva sentirsi avvolta dall'eccitazione generale, dalla forte corrente di desiderio che circolava intorno. MA POI? dopo, che avrebbe fatto? COSA SAREBBE SUCCESSO? Decise di piantarla li', al punto in cui era arrivata. Era abbastanza. AVEVA FATTO VEDERE ABBASTANZA! Le dita pero' si mossero da sole. Non riusci' a fermarle, co me voleva (voleva ben altro, in effetti). Con una mano maliziosa mente tenne accostati i lembi della camicetta, e con l'altra fini' di slacciarla. Poi di colpo l'apri' e mostro' tutto il ben di dio che aveva da mostrare. Un diluvio di carne quale non s'era mai visto e che nessun'altra al mondo poteva vantare. Dozzine di oc chi affamati se ne cibarono avidamente. Tenne aperta la bottega un paio di secondi (il tempo di udire la trentenne di prima sussurrare di nuovo, con voce strozzata: quasi quasi me la farei pure io!) e la richiuse di botto, tra le recriminazioni universali. - Ehi! No! Non e' giusto! Fai vedere ancora! - Basta, ragazzi. Contentatevi. - Cristo! Un altro po', solo un paio di secondi! Donata rise, riallacciando i bottoni in fretta. Cosa aveva no da reclamare? o da pretendere? Speravano dunque che se ne sa rebbe stata seminuda tutta la sera? Nooo! Sbagliavano di grosso se pretendevano quello. Avevano avuto sin troppo! E non avrebbero avuto altro! Le misero in mano un ennesimo bicchiere e tutti quanti sollevarono i propri. Prosit! Prosit! Bevve. Sto bene, decise. Questa gente mi piace. Di nuovo l'isterica risata della ragazzina di prima, a cui fecero eco altre risate femminili. Risate particolari. Sono sovraeccitate, penso'. Come se fossero in procinto di lasciarsi scopare! C'era qualcosa che le aizzava. Forse lo stesso fluido invisibile che fomentava lei, infiammava pure loro. Sedute sulle ginocchia dei loro ragazzi ce n'erano due che ridacchiavano in continuazione, scambiandosi all'orecchio chissa' quali confidenze. Ogni tanto occhieggiavano nella direzione di Donata e distogliavano rapide lo sguardo. Il suo bicchiere era di nuovo pieno. Lo vuoto'. Le girava la testa e se ne lamento'. - Basta, ragazzi, basta bere. Mi farete sentir male! - Ti mettiamo a letto noi, cara, non ti preoccupare. Le due ragazzine misero la mano davanti alla bocca e si piegarono in avanti, testa contro testa, ridendo esagitate. Le parve di cogliere un che di maligno, di allusivo, in quelle risa te. Non se la prese. Era solo invidia, la loro. Invidia per il successo che aveva con gli uomini e che nessuna delle presenti, anche se bella, poteva sperare di uguagliare! Uno dei givanotti l'invito' ad andare sulla pista. La musica era lenta, dolce. Donata accetto'. Decise che poteva permetterse lo. Un ballo lento, si'. Con un ritmo moderno non avrebbe potuto. Non solo perche' mancava ormai delle energie sufficienti per af frontare i ritmi tribali di un ballo vivace; ma soprattutto in quanto, con quelle sue tettone in liberta', avrebbe messo in subbuglio l'intero locale, attirando su di se' l'attenzione di tutti. Ne aveva gia' troppa di attenzione. Troppi corteggiatori, decise. Meglio non fare nulla che ne potesse aumentare il numero. Finivano con l'intralciarsi tra loro, neutralizzandosi a vicenda. Il troppo spesso uguaglia il niente. Senza contare poi che ballandole dentro la camicetta, sarebbe apparsa un sacco indecente. Troppo, troppo indecente! L'uomo fu gentile, non cerco' di stringere troppo. Si contento' di sentire sul suo diaframma il peso del gran seno, e se lo fece venire duro. Bene! bene! bene! fece tra se' Donata. Le cose si mettevano bene... Ebbe una lieve vertigine (troppo alcool) e si allaccio' al suo cavaliere. Il ballo fini' e lei quasi non se ne accorse. Resto' stordita sulla pista, incerta tra la gente che le si muoveva intorno. L'orchestra attacco' un altro ritmo blando e si ritrovo' strettamente allacciata a un tipo alto, biondo, che le carezzava le mammelle. Lo lascio' fare. Permettere a qualcuno che si prendesse un passaggio durante un ballo era cosa da niente. E poi quel tipo le piaceva. Glielo fece capire con un sorriso. La presa delle mani divento' piu' forte. La musica non era ancora finita e colui che la teneva si sciolse dall'abbraccio. Ehi! Ehi! penso' Donata indignatissima. Due nuove braccia l'avvinsero alla vita. Alzo' gli occhi e incontro' un viso nero, e un sorriso tutto denti. Nel contempo av verti' contro la pancia la presenza furiosa di qualcosa di consi stente. Grande, grosso e duro, proprio come si diceva l'avessero i negri. - Te lo fai mettere tra le tette? - udi', senza capire se fosse una richiesta o un quesito intorno alle sue abitudini sessuali. Al diavolo! penso' ancora. Al diavolo tutto. Non c'era niente di piu' bello che quel magnifico cazzo nero stampato contro la sua pancia! Si lascio' cullare dalla musica e dalla promessa dolce e violenta di quel grosso sesso nero contro cui si strofino', imma ginando di strofinarlo direttamente sul pelo. - E' vero che sei un sacco pelosa? - chiese ancora l'uomo quasi che avesse seguito il corso dei suoi pensieri. Donata non rispose. Avrebbe voluto gridare di si', che ce l'aveva pelosissima, una vasta prateria nera, piu' eccitante anco ra delle sue tette; ma voluto' che non era il caso. Non se voleva finire quella serata insieme a Walter! Il brano successivo era un ritmo vivace, di quelli che Donata aveva giudicato poco adatti per se'. Ugualmente non lascio' la pista di ballo. Si mosse assecondando il tempo sincopato del ballo. Ebbe subito gli sguardi di tutti sulle tette danzanti. Una vera e propria baraonda di carne era esplosa nella strettoia della camicetta, inadatta a tenerla a freno (ci sarebbe voluto una camicia di forza, o il ferro d'una corazza per riuscirci). Se ne infischio'. Continuo' a ballare. Che guardassero, se ne avevano voglia. Aveva parechio da mostrare lei, e di che andarne orgogliosa! Inoltre non era roba che si consumava, quella. Darla in affitto agli sguardi, se lo poteva concedere senza pericoli! Finito il brano torno' un poco affannata al tavolo. Il suo bicchiere era nuovamente pronto. lo porto' alle labbra e lo bevve d'un sorso. Vecchia spugna! si disse divertita. Nonostante tutto si sentiva di nuovo lucida, di nuovo pronta a ricominciare. Il liquido ando' giu' piu' bruciante del solito. Cosa cavolo era? Alcuni secondi piu' tardi si accorse di vacillare. Il cervello le si annebbio' di nuovo e tutto intorno si confuse. Quando la sala torno' a fuoco, un secondo piu' tardi, o un'eternita' piu' tardi, si accorse che nel locale c'era molta meno gente. Anche intorno al tavolo. Probabilmente si avvicinava l'ora della chiusura. Walter la raggiunse poco dopo. - Come sta la mia piccina? - chiese col solito, odioso, to no ironico. Prima che potesse rispondere arrivarono chiassosi gli altri componenti dell'orchestra, che si fecero larga nella calca, re clamando un posto in prima fila. Stranamente ora c'era posto. Non piu' di cinque o sei uomi ni, e un paio di ragazze, erano rimaste con lei. Le ragazze la fissavano con espressione enigmatica, a tratti pensosa. - Gia' stanca di ballare? - chiese qualcuno. Una delle ragazze si chino' verso l'altra e le sussurro' qualcosa piano. Qualcosa di torbido baleno' nei loro occhi. Quando finirono di parlottare avevano ambedue gli occhi lucidi. - Si riserva per dopo, - disse la prima in tono maligno. - Dovra' ballare parecchio questa notte. Ballare? si disse Donata. Ballare cosa? Se l'orchestra ha smobilitato? Non c'era piu' nessuno sulla pista. Solo inservienti che spazzavano. Ebbe un nuovo attimo di stordimento, in cui le parve di mancare. Le voci e volti si allontanarono si confusero. Nella nebbia di quei momenti udi' una donna gridare. - Le mani a posto! - senti' dire. - Non e' me che dovete scopare! - Perche' no, bimba? - Perche' non voglio, ecco perche'! - Ma perche' non dovresti volere? Ti piacera', vedrai! - Perche' no, ecco! Non ti basta come perche'? Cerco' di prestare attenzione. Forse era importante. - Dai, non te lo faremo in parecchi. Solo cinque o sei! Non vedi che sono tutti per la nuova? - Senti, lasciami in pace. - Non sai che ti perdi, piccola! - Mi hai preso per una troia? - Macche' troia! E' solo che ci vai a sangue! - Per una ladra, allora! una rubamaschi! - Macche'! Macche'! - E' lei la bellona, no? Lei dovete fottere! Non mi permetterei mai di sottrarle qualche maschio! - Non sarai mica gelosa! - Gelosa io? Ma se vi sto invitanto a fotterla! a chiavarla in massa? Che dici, quale gelosia? D'altronde lei ci sta, e' chiaro che ci sta, sareste proprio degli stronzi a non profittarne! E non saro' certo io a mettermi di mezzo! Le voci si attenuarono, e lei cerco' di richiamarle, perche' ne voleva sapere di piu', voleva che gridassero, che le dicessero tutto quello che c'era da dire. Qualcuno poggio' qualcosa di fresco sul suo viso e torno' in se'. La vista le si schiari' e noto' che era rimasta sola con Wal ter. - Hai alzato un pochino troppo il gomito, cucciolatta. Non dovresti farlo. Non aveva bevuto troppo. Meno del solito, anzi. Era stato l'ultimo bicchiere, col suo sapore strano, a stenderla. - Portami via, - gemette. - Portami a casa. - E' ancora presto, bimba. Andiamo fuori a prendere una boccata d'aria. Vedrai che ti fara' bene. L'afferro' per un braccio e la scrollo' un pochino. - Andiamo, - insistette. - Andiamo a divertirci. Donata scosse il capo. - Portami a casa, - ripete' con voce lamentosa. - E' tardi. - Gia' vuoi andare a nanna, cara? - Ho sonno, sono alticcia... - Va bene, va bene, - consenti' Walter. - Ti accompagno. L'aria fredda fuori schiari' le idee a Donata. Capi' che voleva andare a casa non perche' avesse sonno, ma per sottrarsi ai sorrisi sardonici di Walter. Gli sarebbe piaciuto passare la notte con lui, ma trovava insopportabile il suo modo di guardarla. Non appena furono in macchina Walter l'attiro' a se'. La bacio' e la carezzo'. Le manomise il seno. Per un po' lo lascio' fare, poi gli chiese ancora di essere portata a casa. - Ti faccio vedere il mio studio, - promise lui mettendo in moto. Parti' di scatto, affrontando impavido il deserto della notte. Guidava veloce, disivolto, una mano sul volante, l'altra perduta tra le belle coscie di Donata. L'esploro' sopra e sotto. - Sai, - disse ardito a un certo punto. - Credo che tra noi possa andare. L'ho capito subito che eravamo fatti per intender ci. Sei abbastanza porca da mandarmi in orbita. Vado pazzo per le troiette libidinose! - Non sono una troia! - si lamento' Donata. - Inutile che neghi. Lo sei. E sai pure di esserlo. Mi intendo io di queste cose! Donata si arrese. Protestare era inutile. Lui non avrebbe capito. Mai nessuno avrebbe capito. L'auto si fermo'. - Siamo arrivati, - annuncio' Walter aprendo la portiera. Scese e ando' ad aiutare Donata. La sostenne per un braccio. - Eh! - brontolo' lei indignata. - Che mi hai scambiata per un'invalida? Si lascio' reggere comunque. Era ancora malferma sulle gam be, anche se si andava riprendendo rapidamente. L'ultimo intruglio che le avevano dato doveva essere veramente pestifero per ridurla in quelle condizioni! Si sentiva le gambe tagliate, e un calore intenso nello stomaco che tendeva a scendere, e a irritarla dappertutto. Walter la guido' verso una casetta bassa, tutta illuminata. Dall'interno della casa giungevano delle voci. Le parve di riconoscere l'inflessione isterica di una risata giu' udita, una risata di donna. - Noi entriamo di dietro, - sussurro' piano. - Cosi' non disturbiamo nessuno. Donata annui', contenta di non disturbare. Altrettanto contenta della stanza in cui fu portata. Era grande, un letto enorme al centro e un sacco di specchi disposti in modo strategico. - Porco! - farfuglio notando gli specchi. Si appoggio' di schiena alla cassettiera di fronte al letto e completo' l'esame della stanza. Un'alcova, senz'altro. Uno scannatoio. Un posto dove porta re le donne rimorchiate il sabato sera. - Non e' uno studio, questo, - obietto' con voce pesante. Walter chiuse la porta. - Lo e', - ghigno'. - Studio le fiche! Donata finse di non udire. - Sei ordinato, - commento' cercando di sviare la conversazione. Walter non le bado'. Tolse il copriletto, e la coperta, ri piegandole con cura ai piedi del letto. Scosto' il lenzuolo. - Mi piace farlo comodo, - commento'. - E a te? - A me cosa? - Come ti piace? Prima che potesse rispondere Walter l'afferro' infilandole la mani sotto le ascelle, e la sollevo' di forza. Donata si sen ti' debole, fragile di fronte a quella forza. Una bambina alle prese con un gigante. Si rese conto di essere eccitata. Lui la bacio' e la pose a sedere sulla sponda del letto. Le sfilo' la camicetta. I seni trionfarono sotto le luci artificiali della stanza. Scrutando il seno poderoso Walter inizio' a spogliarsi a sua volta, sotto lo sguardo inerte della donna. Donata non capiva cosa stesse succedendo. La situazione aveva preso una piega strana, indecifrabile. Arrivati a quel punto in genere sapeva se sarebbe andata o meno, e si comportava di conseguenza. In qual caso invece niente. Ignorava tutto, anche lo stato effettivo del suo desiderio. Aveva la passera bagnata, e' vero, ma si trattava di una reazione puramente fisica, niente al tro le si muoveva dentro. Stava come indifferente, avvertendo pero' in se' la spinta del piacere che le attanagliava le viscere, e la faceva inumidire. Walter fece in fretta. Si denudo' e le mostro' il sesso eretto. Donata lo giudico' splendido. Un bel cazzo, grosso e lun go abbastanza, senza essere enorme. Da leccarsi le labbra. Danza va a un palmo dalla sua bocca e pareva invocasse di essere baciato. Non lo bacio'. Si alzo' come se intendensse andarsene. Diede appena due passi verso la porta da cui era entrata. Walter l'af ferro' e la spinse sul letto. - Ma dove vai, scema? - chiese manipolandola. - Con quale sorta di imbecille credi di essere? Donata si lascio' carezzare. Le piaceva il tocco di quelle mani forti, che non poteva evitare. Lui le sfilo' la gonna e poi, con impazienza, le mutandine. Vide l'enorme distesa di pelo e parve soffocare. Gli occhi gli divennero vitrei e i movimenti concitati, apsri. Le si getto' tra le coscie mugolando. - Troia! Ti sfondo! - senti' che diceva. Afferro' l'enorme seno con violenza e con violenza cerco' di penetrarla. - No, Walter, - cerco' di protestare Donata. - Cosi' no, mi fai male! - Ho il cercello che mi scoppia, piccola! - rispose lui. A Donata erano rimaste solo le calze, e una Signora non an dava a letto nuda con le calze. Era indecente, da puttana. Spero' che lui gliele togliesse, ma lui pensava solo a spingere, per farsi posto nella sua nicchia. Cerco' di alzarsi per dirglielo. Non posso scopare con le calze! Il cazzo scivolo' fuori e Walter la ricaccio' sul letto imprecando. Donata ne ebbe paura. - Non farmi male! - grido' angosciata. Walter rispose con parole impazianti, piene di passione. Aveva gli occhi rossi e l'espressione tirata. - Sara' splendido, bambina, vedrai... La bambina lo guardo' con piu' attenzione e si tranquillizzo'. Lui la pastrugnava e deglutiva. Sembrava incapace di connettere, dominato dalle sue brame. Non c'era motivo di averne paura. Con tutta la sua forza quell'uomo, in fondo, era indifeso davanti al la sua bellezza. Era vulnerabile, povero, un bambino capriccioso e viziato. Poteva disporne come e quando voleva. Doveva solo riuscire a controllarne la libidine, e sarebbe stato suo. Walter le strofinava il grosso coso sulla pancia e pareva deciso a trovare li', sull'istante, l'apertura giusta in cui infilarsi. Aveva perduto la sua aria di maschio terribile e appariva un povero pulcino bagnato, un micio enorme con il pisello duro. Donata si umetto' le labbra aride e scese con la mano per aiutarlo. Afferro' il sesso e lo fece scivolare in basso. L'operazione fu accolta con un ruggito di apprezzamento. - Sei la piu' gran fica del mondo, - ansimo' lui. - La migliore che abbia conosciuto! Non continuo', sebbene lo desiderasse. L'eccitazione gli tolse per un momento la parola. Donata ebbe un impeto di compas sione e di nuovo, si rese conto della propria eccitazione. Era incredibilmente bagnata tra le coscie. Strinse il grosso sesso che teneva ancora in mano e se lo strofino' sulla fessura. Ottenne di farlo singhiozzare di piacere, e di restituirgli le parole perdute. - Ahaa! che bagascia! - articolo' ancora. - La piu' grande di tutte! Per questo tutti ti vogliono, perche' sei la piu' puttana! - Non dire queste cose! - protesto' Donata. - Non mi piace! Le piaceva invece. Le spiaceva solo sapere che quegli epiteti le erano attribuiti non solo nell'eccitazione del momento, ma in quanto erano l'esatto riflesso dell'opinione che Walter aveva di lei. - Sei una fica per cazzi, un corpo da fottere! - continuo' imperterrito il maschio. - Non sei fatta per un solo uomo! - Che dici? Che dici? - Che uno non ti basta. Ci vogliono parecchi cazzi per te! - Walter, ti prego... - Lo so che ne vuoi tanti! Lo so! Sei una puttana insaziabile! Una troia libidinosa! - Non parlare cosi', non voglio! - La tua faccia, le tue sise, le tue coscie! sembri costruita apposta per i cazzi, per fottere senza interruzione per ore e ore! - No! No! - Piccola come sei, sono sicuro che puoi farne fuori a dozzine! - Basta, Walter! - grido' lei piagnucolando. - Basta! - Te lo si legge in viso che li vuoi, che te li sogni, che sbavi dalla voglia d'averli! Basta vedere come ci sei stata sta sera, quando ti hanno chiesto di mostrare le sise a tutti! - Ma era solo un gioco! - Un gioco, si'. Scommetto che te ne sei venuta quando hai aperto la camicetta! - No, Walter, non sono come credi! - Si, invece! Sei fatta per tanti! - insistette lui penetrandola con un solo colpo violento. - Ne vuoi a dozzine! Cazzi da tutte le parti! Donata inalo' fiato tra i denti e sospiro' di piacere. Ahaa, che bello! Cosi' gradiva che fosse! Violento, brutale, con tutta la forza del maschio. Si senti' piena di lui e dimentico' la pena per le sue parole. -Si'i'i', - smanio' abbracciando strettamente con mani e piedi il bel corpo virile che la dominava. - Cosi'! Scopami! Fammi tutta! Walter si mosse e lei l'assecondo'. Il suo piccolo corpicino si agitava frenetico, mentre la vagina, contraendosi intorno alla grossa canna, lavorava alacremente per spremerla. Deliro' per una manciata di secondi, poi venne. Dal fondo del deliro le giunse la risata felice del maschio che l'incitava a continuare. - Ti piace, eh? puttana! Eccotene ancora, e ancora! E' tutto tuo! Il cazzo ando' avanti e indietro qualche altro minuto e Donata godette ancora. - Walter! Walter! - invoco' estasiata, inarcandosi nell'orgasmo. - Schizza! Inondami! Riempimi di sborra! Walter, che aveva buoni reni, non se ne diede per inteso. Continuo' a tempestarla di colpi, magnificando la sua fica, pa strugnandole le tette, leccandola sul collo e sulla faccia. - Che scopata straordinaria! - diceva in continuazione, tra una slinguata e l'altra. - Mai provato una fica migliore! - Si', si', fottimi! - le faceva eco la vocina miagolante di Donata. - Riempimi tutta! Spaccami! La faccenda ando' avanti un bel po', tra gemiti ed esortazioni; infine Walter cedette, le schizzo' dentro, e Donata pure, si bagno' per la terza volta. Lo senti' adagiarsi con tutto il suo peso, e ansimare affannato. Lui in verita' aveva faticato parecchio, ma il vantaggio era stato della donna, che aveva fatto la parte del leone. Walter si sollevo'. - Bevi qualcosa? - chiese. Donata scosse la testa. - Portami a casa, - mormoro' anche lei un po' affannata. - Che fretta hai? la notte non e' mica finita! Walter, senza attendere la sua risposta, ando' verso la porta interna e l'apri'. Dall'altra stanza giunse un brusio di voci. - Ehi! Com'e' la pupa? - chiese qualcuno in mezzo a un coro di risate sguaiate. - Divina... - rispose brevemente Walter. In effetti non aveva mai collaudato una migliore. - Tocca a te, Roberto, - aggiunse. - Vai, che' la trovi cal da calda. Uno sconosciuto varco' la soglia. Non lo riconobbe tra coloro che le erano stati presentati quella sera. Entro' vestito, ma non lo rimase a lungo. Sconvolta Donata cerco' qualcosa con cui coprirsi. Non trovo' niente. - Walter! - grido'. - Cosa succede? Chi e' quest'uomo! Walter rise. Anche il nuovo arrivato rise. Era gia' nudo e puntava il suo attrezzo sessuale gia' duro nella direzione giusta. Donata cerco' di urlare, ma la mano di Walter glielo impedi'. - Non fare la sciocchina, - senti' che diceva. - E' la tua serata, goditela! Entro' un terzo uomo, ed un quarto e fu immobilizzata al letto. - Dai, - esorto' Walter. - Attacca senza riguardi. E' una tigre quella che hai sotto! Donata si dimeno', cerco' di sottrarsi. Ricevette una schiaffo in piena guancia e si calmo' subito. Che valeva agitarsi? Era impotente, non poteva impedire quella violenza, sarebbe servito solo a farsi menare. Altri uomini entrarono nella stanza. Venivano a prendersi un anticipo di piacere guardando i primi piu' fortunati che scopa vano Donata. La stanza, come mei suoi sogni, si riempi' di loro. Scruto' terrorizzata intorno e non vide che maschi nudi dappertut to. La fissavano alllucinati, con il coso duro in mano, disposti ad attendere a oltranza, pur di averla. Dio, penso' Donata. Cosa mi sta succedendo? COSA LE AVREBBERO FATTO? Walter, chino su di lei, la fissava con la sua solita espressione sardonica. - Era quello che volevi, no? - sussurro' piano. Donata non rispose, troppo concentrata sui movimenti del maschio, che armeggiava tra le sue coscie. Lui poggio' la punta all'imboccatura e si immerse, come pri ma aveva fatto Walter, con un solo rapido colpo di reni. Fu come entrare nel burro fuso. La passera era abbondantemente lubrifica ta e scivolo' liberamente dentro. La donna lancio' ugualmente un grido, ma di pura soddisfazione. Il nuovo cazzo era altrettanto buono del primo e la riempiva stupendamente la vagina. Non pote' impedirsi di andargli in contro col bacino. Si odio' per questo. La fica pero' se ne infischio' del suo odio. Si avvolse stretta intorno all'uccello e lo munse, lo circondo' di premure. All'inferno ogni regola! parve significare. Comunque glielo dessero, in buono a malo modo, l'importante era che la trascinassero all'orgasmo! L'uccello prese ad andare e l'orgasmo venne. Venne nono stante la presenza di tanti osservatori (o forse proprio per loro), nonostante i loro commenti. Si agito' scompostamente ed emise un sacco di versi, che costituirono la migliore gratificazione per il maschio: superiore persino al piacere intenso dell'eiaculazione. Lui si sfilo' e fu sostituito da un altro. Donata si senti' morire dalla vergogna. La stavano fottendo come una cagna. E lei godeva di quello, sotto gli occhi di tutti! Udi' apprezzamenti pesanti sul modo delizioso in cui si muoveva durante il coito, e sui versi che emetteva. La vergogna aumento'. Il nuovo maschio era eccitato. Farfuglio' alcune parole im comprensibili, lo fece andare un po' di volte e le si scarico' dentro. Incalzato dalla fretta di quelli si accalcavano in attesa del loro turno, fu cotretto a ritirarsi subito; e Donata giacque ansando, in attesa di essere pentrata di nuovo, l'immenso seno all'aria, messo li' apposta ad invocare carezze. Questa volta non aveva fatto in tempo a godere. Altre risate riecheggiarono nella stanza e una selva di mani, mani indiscrete, rispose a quell'invocazione. Contemporanemente provo' ancora la sensazione estasiante dell'intrusione brutale tra le sue coscie e rantolo' di passione! Chiuse gli occhi. Succedeva tutta quanto in fretta, troppo in fretta. Non era preparata a quello. Non riusciva ad andare oltre il fatto che la violentavano. Cosicche' rischiava di perdersi tutto. Penso' ai tanti palpiti che avrebbe provato, a quanto si sarebbe bagnata dall'eccitazione se avesse potuto sapere prima quel che le toccava, e fu grata alla sua passerotta che, almeno lei, salvava qualcosa, un po' di piacere fisico. La fessurina tra le coscie sapeva bene quel che voleva. Lo sapeva e se lo prendeva. Gli uomini venivamo e lei vibrava di soddisfazione. Gli uomini andavano e lei emetteva un verso gentile di incitamento. Presto! Sono vuota! Vi prego, datemene ancora! Stava avendo il suo quinto uomo, che giaceva sul suo corpo come un disperato, la faccia immersa tra i seni, galoppando col cazzo a briglia sciolta, ma la possibilito' di godere pareva essersi esaurita in lei. Emetteva ancora brevi lamenti di piacere, sbatteva il culo sul letto, ma non avvertiva piu' l'accumularsi tormentoso della tensione che annunciava il riscatto finale nell'estasi. Partecipo' bensi' con intensita' e crescente fervore a quell'amplesso, ma senza riuscire a catturare una nuova porzione di cielo. Il quinto l'innaffio' e cedette il posto al sesto. Al setti mo. All'ottavo... Neppure con loro Donata, la cui natura sensuale trascinava, sebbene fosse violentata, a concedersi voluttuosa, dimenando nobilmente i fianchi, riusci' ad avere un nuovo orgasmo. Il piacere che provava era sterile, privo di frutti. L'eccitazione iniziale, e la voglia di Walter, non la difendevano piu' contro l'anestesia dei sensi derivante dalla sua condizione di donna co stretta; per cui non poteva altro che contarli, non badando piu' al loro aspetto, a come glielo facevano, quant'erano grossi, e quanto duri: solo sapere in quanti glielo stessero facendo. La catena si interruppe alla dodicesima pentrazione. L'ennesimo maschio' si sfilo', con un imprecazione ammirata, madonna che fica! ce l'ha di ferro questa! e Donata resto' sola, in attesa. Qualcuno spense la luce. La porta interna si richiuse e resto' al buio. Erano andati via tutti, constato' stupita. Solo una parte dei presenti l'aveva scopata e se ne chiese il motivo. Forse si erano stancati di lei, di dover continuare a fare nello stesso posto in cui si erano serviti gli altri. Perche' l'avevano presa, allora? Perche' l'avevano voluta? Ebbe un tremito, che le percorse tutte le membra. Senti' la roba dei maschi fiottare all'esterno delle grandi labbra. Era stata lordata, insozzata di sperma, riempita fino a traboccare. Ne aveva avuto a fiumi, dozzine e dozzine di schizzi, per due ore almeno. Lo sperma continuo' a scendere e lei penso' preoccupata che stava inondando il letto. Forse avrebbe dovuto alzarsi e andare al bagno per sciacquarsi un po'; non restarsene a poltrire, spor cando le lenzuola! L'attesa si prolungo', senza che nessuno si facesse vedere. Di la' udiva ancora le loro voci, erano ancora in casa dunque. Perche' avevano smesso di venir da lei? e di farle provare con cretamente la loro ammirazione? Le voci si alzarono, probabilmente in un alterco, e di nuovo cadde il silenzio. Dentro quel silenzio riusci' a leggere in se' un sentimento inaspettato, singolare. Non seppe come definirlo, e gli attribui' vari nomi. Rimpianto fu il primo. Seguirono, sorgendo spontanei e senza ordine delusione, disappunto, amarezza... Non le era bastato, questo era certo. Il suo corpo pareva non averne avuto abbastanza. Ne voleva dell'altro, altre intrusioni violente, altre occasioni per torcersi negli spasimi dell'orgasmo. Capi' allora che aveva sempre voluto quel che era successo. Aveva finto di ignorarlo, per non lasciarsi fuorviare dai suoi timori di donna, ma in effetti quella sera era andata a trovare Walter proprio per avere quello, quelle mani, quei sessi, quella follia bestiale con cui l'avevano presa; e quella loro rigidita' che si perdeva in lei, si annullava nel momento stesso in cui trionafava nel profondo della sua femminilita'. Si indispetti' con se stessa. Che stupida era stata nel lasciare che accadesse cosi', senza quasi accorgersene! Con la sua rivolta da verginella timida e inesperta aveva fatto in modo che l'orgia volgesse in insuccesso. Le era sfuggita una grande occa sione. Non era proprio da lei, ninfomane per elezione, reagire in quel modo! D'altronde neppure Walter pareva fosse stato all'altezza della situazione. Lui gliene aveva presentati parecchi nel loca le, molti piu' di quelli che poi se l'erano effettivamente chiavata. Glieli aveva tacitamente promessi e poi negati. La sua dolce fighetta ora singhiozzava delusa, emettendo piccoli squittii sommessi, sguazzando annegata nel laghetto di sborra che le avevano lasciato dentro. I maschi pero', le sembrava, stavano ancora di la', nell'altra stanza. Ne udiva, di tanto in tanto, le voci eccitate. Il baccanale poteva ricominciare. Perche' non tornavano, dunque? perche' non erano nella stanza con lei per completare quello che avevano iniziato? PERCHE' NON VENIVANO A FOTTERLA? ERANO DEI STRONZETTI DA NULLA CAPACI DI ABBANDONARE LA FESTA A META'? TIPI INADATTI AD ANDARE IN FONDO ALLE COSE? Roberto, Riccardo, Toni, Giovanni, Filippo, i nomi si accavallarono alla rinfusa, mentre ne rievocava i sorrisi, le occhiate rapaci, avevano tutti cambiato idea? Non la desideravano piu'? Evidentemente si era formata di se' un'opinione eccessivamente lusinghiera. Non era una femmina irresistibile! non la piu' put tana e porca! una specie di ideale sessuale! ma solo una donnetta qualsiasi di cui ci si poteva profittarre senza scrupoli, e a cui poi si sarebbe potuto ridere dietro, quando tutto fosse finito. Donata attese ancora, scosciata, vuota. Era venuta quattro o cinque volte, ma non si sentiva appagata. Le sue potenzialita' erotiche erano state appena sfiorate. Lo sapeva per esperienza. Quattro o cinque venute se le procurava da sola, con l'ausilio del suo indice medio uniti sulla clitoride, ogni volta che ne aveva il desiderio; e quelli si erano messi in dodici per arriva re allo stesso risultato! Improvvisamente la porta interna si riapri' e un fiotto di luce illumino' una parte della stanza. Insieme alla luce entro' il brusio della gente di la'. Donata gemette angosciata. Ricominciava, tornavano da lei, se la sarebbero passata ancora, uno dopo l'altro, come avevano gia' fatto. PERCHE' NON LA LASCIAVANO TRANQUILLA? In basso la micia palpito' felice. Era proprio affamata lei. Non ne aveva mai abbastanza. MAI CERCAVA DI ASSECONDARE I TIMORI E LE RISERVE SEGRETE DELLA SUA PADRONA! Mai accettava di realizzare un accordo con chi la portava in giro per il mondo. Era spietata e inflessibile, irraginevoli nei suoi desideri. A qualunque costo doveva arrivare al soddisfacimenti dei sensi. Anche a costo, come accadeva abitualmente, di dividere in due tutta la persona. Capitava di frequente a Donata. La parte di sopra, ricordando gli sguardi severi del padre, non faceva che porre problemi; quella si sotto, annullando i pensieri, cerca di ancorare l'intero essere alle sensazioni del momento. Il risultato era un continuo tormento, che cessava solo quando la conchiglia bavosetta, come avveniva di solito, prendeva il sopravvento. Anche in quell'occasione vinse la parte di sotto, quella che interpretava meglio i suoi desideri profondi; e Donata, quasi incosciente, si inarco' per offrire il pube. Emise un fervido la mento di aspettativa e spalanco' oscenamente le coscie, lorde di materiale viscido. Una mano indiscreta riaccese le luci, sorprendendola in quel trasporto di libidine. - Caspita, che donna! - commento' una voce. - Ne vuole ancora! - Ve l'avevo detto che era speciale! - ribadi' inorgoglita la voce di Walter. Sulla soglia una figura minuta l'osservava. Avanzo' verso il letto. La porta si richiuse e la figura fu accanto a lei. Non era un uomo, era un ragazzo. No, sbagliava, non si trattava di un ragazzo, ma di una donna. Faceva lo stesso, comunque. Era attrezzata come un uomo, e di quelli meglio dotati. Tra le coscie le ballava un attrezzo artificiale enorme, che lisciava ostentatamente con la mano. - Bello, eh? - commento' appoggiando il pene sulle grosse coscie spalancate, prima sull'una, poi sull'altra. Non era freddo. Ed era morbido. Non aveva vita, eppure lo stesso riusci' gradevole. Donata penso' che non le sarebbe spiaciuto averlo dentro, e senti' l'eccitazione aumentare. La donna se ne accorse e negli occhi le passo' un lampo di compiacimento. - L'avrei, piccola, - promise in tono intenso. - Non temere. E' tutto tuo! La donna si inginocchio' in mezzo alle coscie di Donata, guardo' dritta in direzione dell'inforcatura ed ebbe una smorfia nauseata. - Gesu'! come sei conciata! - mormoro' ridacchiando. - Non si vede altro che sborra! La puli' superficialmente con un fazzoletto di carta. - Ti ci vorrebbe un lenzuolo, bimba, - disse ancora, senza smettere di ridacchiare. Le si inturgidirono i capezzoli e se li titillo' fissandola negli occhi. Scese a stimolare con la bocca quelli durissimi di Donata. Passo' da uno all'altro per un po' e si risollevo', puntando l'indice contro l'enorme fallo che aveva tra le coscie. - E' grosso, vero? Ma non ti preoccupare, scivolosa come sei, te lo trovarei dentro senza neppure accorgertene. Te lo godrai tutto, vedrai! Divertimento garantito! Punto' il fallo all'imboccatura e spinse. Entro' facilmente, anche se non in modo impercettibile, come aveva promesso. Le basto' spingere un tantino e si immerse fino alla radice. Un lamento lieve usci' dalle labbra di entrambe, si confuse nei loro respiri. La donna scese e soffoco' l'ansito di Donata con un bacio pieno di passione. Gioco' con la lingua un poco, esplorando l'interno, e si stacco'. - Peccato non poter fare lo stesso con la bocca di sotto, - commento' alla fine. - Deve essere davvero gradevole leccarti! Donata gemette di nuovo. Era carica di voglia. Bastava un miente per far scoccare la scintilla. Incito' la donna ad andare scuotendo leggermente i fianchi, speranzosa di ottenere quel lampo di luce. La donna le rivolse un sorriso irridente. - Lo vuoi, eh? Ti piace come ti riempie! - Si', si', fottimi... - Puttana! Non ne hai mai abbastanza! La colpi' con uno schiaffo. - Sei un recipiente per cazzi! - disse rifilandogliene un secondo. - Sei una troia! Ma stanotte finalmente avrai quello che vuoi. Tutti i cazzi che meriti! Ritiro' il membro artificiale e lo reimmerse con forza, esultando per il lamento con cui fu accolto. Inflisse una seconda stoccata, e una terza, una quarta, una quinta e Donata gemette ancora, ogni volta in tono piu' alto. Avvertiva, dopo tanto affannarsi inutile dei maschi, i primi sintomi dell'ascesa inarrestabile verso l'empireo dell'orgasmo. - Si', - barri' contenta. - Sono una baldracca! Una femmina per cazzi! Ma fottimi tu, ora. Forte, sempre piu' forte! Fammi godere! La donna, che aveva un pezzo di quel fallo formidabile immerso nella sua passera, non ebbe difficolta' a contentarla. Piu' si muoveva, meglio era stimolata. La cavalco' dunque al galoppo, e spinse, glielo agito' dentro, le diede delle pacche sul culo per incitarla a rispondere, le lappo' la faccia, le tette, il collo; e continuo' a farlo, e a prenderlo (Donata pareva una pazza per come scuoteva i fianchi), finche' l'amplesso non si trasformo' in una lotta furiosa tra loro due. Si scoparono reciprocamente, in pratica, anche se il meglio toccava a quella di sotto. La mischia si concluse infatti con il trionfo di Donata. La piccola grido', morse sulla spalla la donna che la scopava e prese a delirare. Due minuti piu' tardi anche la sorciona di sopra ottenne la sua parte. Addento' i senoni che aveva sotto, si torse, slinguo' oscena nella bocca di Donata e si abbatte' disfatta sul letto. Stette ferma un minuto e riprese ad andare. La storia si ripete' identica a partire da quel riposo. Fece scivolare l'uccello artificiale su e giu' nella fica, morse, carezzo', bacio', impose a Donata un nuovo orgasmo, e si concesse il suo. Un altro paio di minuti di attesa e riprese ad andare. Venne e ricomincio'. Venne e ricomincio'. Donata la segui' per un po', poi la storia comincio' a diventare una specie di incubo. Aveva bisogno di varieta', di sentirsi irrorata, e quel piacere privo di frutto, anche se eccitante perche' fatto da una donna, la stava stancando. - Basta, - mormoro'. - Basta ora. - Macche' basta! Devi farmi venire almeno altre dieci volte! Non fosse stato per la presenza dei maschi di la', avrebbe seriamente temuto che l'amazzone assatanata di farglielo non sarebbe mai smontata di sella; che avrebbe continuato a sbattersela fino a consumarle la fica. Invece fini' subito, esattamente al quinto giro. La porta si spalanco' di nuovo e entrarono un paio di tizi vocianti. - Che cazzo fai! Quanto ci metti? La donna si volto' come una tigre. Era stata sopresa in flagrante, col culo per aria, e la lingua intrecciata oscenamente a quella di Donata. - Ehi! Voi stronzi! Come vi permettete? I due maschi si permisero di piu'. Si avvicinarono al letto e l'afferrarono. - Togliti, troia! Ne hai avuto abbastanza. Adesso tocca a noi. La sdradicarono dalla vagina, la sollevarono e la portarono fuori di peso. Parevano veramente incazzati. - E' tutta vostra ragazzi, - si affretto' a dire lei rabbonita. - Non ve l'ho mica consumata! Altri uomini entrarono. Entrarono nella stanza e, subito dopo, in Donata, che li accolse sospirando di soddisfazione. Ah! si', cosi', in molti, uno dietro l'altro, spietati, vogliosi, senza interruzione! Stordita dall'enorme traffico, subi' una serie di rapide penetrazioni, fisicamente insoddisfacenti, ma che la esaltarono mentalmente. In quanti se la stavano facendo! veramente tanti! Un esercito di maschi! E lei stava li' tranquilla, a prenderli, gru folando come una maialina e torcendosi come un'anguilla. Venivano a ondate successiva, come in un assalto alla baionetta. ERA UN ASSALTO ALLA BAIONETTA! un continuo succedersi di cazzi che la tempestava come una grandine primaverile. Duravano poco in lei, molto meno di prima. Li sentiva piu' tesi, piu' ansiosi di arrivare al dunque. In pochi minuti ne ebbe altri sette e torno' a traboccare. Spero' che entrasse qualcuno a ripulirla, magari la stessa donna che l'aveva scopata, ma non arrivo' nessuno. Giunsero altri uomini invece, altri cazzi affamati, altro sperma. Tre tipi robusti le furono intorno. Uno si contento' di proseguire il lavoro degli altri e affondo', senza mostrare repulsione, nella pozzetta di sperma che era ormai la fica. Gli altri due invece, piu' esigenti o frettolosi (noto' che se lo menavano velo ci, gia' quasi pronti), le infilarono le mani sotto la nuca e l'invitarono ad aprire la bocca. Donata, docile, apri' la bocca. Non dovette tenerla aperta a lungo. Il tempo necessario per accostare le cappelle congestiona te e di poggiaglierle sul contorno della labbra. Una doppia sca rica di sperma a getti densi, abbondanti, vischiosi, si riverso' dentro. Cerco' di inghiottire, ma il flusso si rivelo' eccessivo. Come era gia' successo alla prugnetta tra le coscie, lo sperma trabocco', scolando ai lati della bocca. Quello che impazzava tra le coscie, a quella vista, uggiolo' come un canuccio ferito, diede due/tre colpi tremendi, tali che parve volerla collocare in orbita, e si scarico' pure lui. I tre si ritirarono e scomparvero nella confusione che regnava nella stanza. Ne vennero degli altri, ed altri ancora. Donata rantolava sotto di loro, incapace di connettere. Ne aveva perso il conto. Non possedeva piu' capacita' di pensiero. Lo aveva posto in quiescenza. Era diventato un animaletto libidinoso il cui essere s'era concentrato nel sesso; e il cui sesso era diventato la totalita' del suo essere. Per lei esistevano ormai solo quei cazzi che non smettevano di visitarla, e null'altra. Tramite ognuno di loro attingeva alla pienezza del momento. Ebbra per le molte penetrazioni, e gli orgasmi occasionali che ancora riusciva a provare, aveva mutato completamente opinione su quel che le succedeva. Non reputava piu' che fosse deludente. Si', aveva perso molto (il piacere di partecipare, piu' o meno apertamente all'organizzazione dell'orgia, l'aspettativa per quel che le sarebbe accaduto, l'emozione specifica dei momenti iniziali, delle prime interazioni coi maschi!); ma almeno sapeva di averne avuti veramente tanti, piu' di quanti fosse ragionevole aspettarsi. Uno le si sedette sul petto, accosto' le due grosse mammelle e se ne servi' come di un canale in cui far navigare l'uccello. Le teneva ferme premendo coi palmi e lo muoveva tra quelle momtagne di carne struggendosi dal piacere. Non appena avverti' di essere giunto al dunque le chiese di tenere la bocca aperta. La donna segui' e ricevette sul viso e sulle labbra un diluvio di schizzi superbi che la ricoprirono interamente di grumi biancastri. La processione duro' ancora, e a Donata parve che un intero reggimento passasse in tumultuosa rassegna la sua fica. Era disfatta, inebriata, incapace di arrestare la marea dei sessi avanzante; e incapace di bloccare il piacere che le procuravano. Si lascio' fare. La stavano rimpinzando a dovere, come aveva sperato. Non c'era di che preoccuparsi. Sarebbero finiti. C'era un limite al numero dei maschi che poteva contenere la casa. Lei era perfettamente in grado di arrivare indenna a quel limite. Il corpo sapeva come fare. Il corpo sapeva come, quando e quanto concedere, e come risparmiarsi. Godette. Grido'. Il suo corpo, piccolo ma ben fatto, era abbandonato sul letto, il viso pallido, il capo reclinato su una spalla. Ciocche di capelli si erano appiccicate sulle tempie sudate, e un rivolo di sperma scolava lento dall'angolo della bocca semichiusa. Altre striatura sulle guance, sui capelli, bianche, lattee, macchie d'opale. Non era piu' una donna. Era un recipiente per lo sperma dei maschi, un oggetto per il loro piacere. Si contemplo' come uscendo da se', per guardarsi dall'alto; e dalla lontananza del suo posto d'osservatrice rise, trionfo' (e si senti' realmente ridere). Con quel piacere che prendeva e offriva, lei, loro vittima e preda, li dominava, li teneva al guinzaglio. Erano stati dei mascalzoni, certo, ma al dunque si evinceva la loro debolezza, erano costretti a cedere il passo al primato del la fica! L'ultimo uomo venne ad immergersi nel suo sesso strapieno, la scopo' lento, producendo, come altri prima di lui, un concerto di rumori risucchianti; aggiunse del suo al laghetto di sperma in cui le avevano ridotto la fessura, e si ritiro'. Donata resto' ansimante sul letto, aperta, stremata. Era stata di tutti. Fottuta come la troia che era. Non le avevano chiesto il permesso. Neppure avevano bussato. Le avevano spalancato le coscie e via, dentro fino alla vittoria! Era contenta, in fondo, per come si erano svolte le cose. Se le avessero manifestato le loro intenzioni, probabilmente sarebbe fuggita a gambe levate. Invece cosi' aveva fatto un bel pieno che forse le sarebbe bastato per tutta la settimana! L'affanno lentamente si queto' e si rese conto di essere sola. All'appagamento dei sensi si aggiunse allora un senso di frustrazione. Avrebbe voluto qualcuno accanto a lei, che le avesse parlato, rivolto parole dolci, frasi di apprezzamento. Dopo tutto il piacere che aveva dato nessuno si sentiva grato, nessuno era li' a ridere con le, a commentare il finimondo che avevano combinato! Che ingrati! i soliti stronzi irresponsabili! L'avevano scopata e gettata via come un giocattolo rotto! Gliel'avevano fatto e rifatto, e l'avevano abbandonata senza una parola, senza neppure rivolgerle un apprezzamento, o gratificarla d'una tenerezza qualsiasi! non una cane che fosse rimasto per aiutarla a ripulirsi! Si senti' un vuoto a perdere, il classico indumento usa-e getta! Che cosa contava la sua bellezza, dopo che fosse stata usata? Gli uomini si sfogavano e se ne andavano, la inondavano con la loro roba e le voltavano le spalle! Fortuna che la sua pa tatina sapesse come prenderli, e come trarne frutto, altrimenti a lei non sarebbe rimasto altro che la disperazione di quei momenti di sconforto, dopo il coito, quando stava tutta crogiolata nel piacere, e una carezza, un bacino lieve le avrebbero fatto tanto, ma tanto bene! Si lecco' le labbra aride. Sapevano di sperma. Le lecco' di nuovo, ostentando per se stessa. Questo solo canta, a questo solo poteva attaccarsi. Al piacere! al sesso! allo sperma! Sfioro' con le dita tra le coscie aperte e sussulto'. Doveva averla tutta arrossata, oltre che inzuppata di roba scivolosa. Pesco' tra il liquido che scolava e se ne bagno' le dita. Cavolo, pero', che passata di cazzi! Ne aveva presi veramen te parecchi! Era stata maltrattata tanto a lungo che le pareva impossibile riuscire a richiudere le coscie! C'era transitato un battaglione intero la' in mezzo! Purtroppo era successo tutto all'improvviso, a sorpresa, dopo che lei aveva deciso di chiudere con i maschi! e di mettere un bel lucchetto alla fica! Porci! penso' ancora. Attese un poco, e riusci' a richiudere le coscie. Riusci' anche ad alzarsi, sebbene le girasse un po' la testa. Trovo' il bagno e si infilo' sotto la doccia. L'acqua la ristoro' e riprese coraggio. Che le importava di loro? Anch'essi erano attrezzi usa-e- getta. Lo sapevano fare solo in quel modo? all'assassina? senza avvisare e senza dare altro che un po' di sperma? doveva prenderli com'erano, come la natura li aveva creati! Rinfrancata da quegli ultimi pensieri, sotto il getto caldo dell'acqua, noto' le macchie arrossate, alcune gia' scure, sull'epidermide, la' dove avevano stretto troppo, ed ebbe un moto di orgoglio. Diavolo come li aveva eccitati! erano andati tutti in tilt! Si sciacquo' la fica. Bruciava. Se la sentiva larga e spaziosa, molto ricettiva. Ne avrebbe potuto prendere di enormi ora; e, ove ve ne fossero stati, anche degli altri. Li reggeva proprio bene lei! I maschi non avevano nulla di cui lamentarsi. Era stata dolce e arrendevole, attiva fino alla fine. Anche con l'ultimo aveva dimenato i fianchi per rendere piu' intenso il piacere del movimento di va e vieni nella fica! Pero', che bruti! farglielo cosi', senza preavviso! senza un po' di manfrine! Non sapevano forse quant'erano importanti per le donne? torno' a recriminare. Era una specie di pensiero fisso. Non accettava l'idea di essere stata defraudita di una parte del piacere, la parte piu' cerebrale, quella che precede l'abbandono ai sensi, ed e' composta tutta di palpiti e vaporose aspettative. Fini' di lavarsi e torno' di la'. C'era una donna ad aspet tarla. La riconobbe subito. La ragazza del fallo artificiale. Lei la fisso' con fare critico e sbotto' a ridere. - Sembri una che sia stata sdraiata molto a lungo! - com mento' tra il critico e l'ammirato. - Vai all'inferno, stronza! - Perche' te la pigli cosi? - Con tutti quelli che mi sono passati sopra, dovrei pure non prendermela? - Ma se ti e' pure piaciuto? se non hai fatto altro che godere? Su, non ti lamentare, che' ti e' andata molto bene. E poi uno o trenta, che differenza fa? Quello che abbiamo tra le gambe non si consuma mica! Donata la fisso' con rancore. - Vorrei vedere te, vorrei! - Ah! per carita', non ho la tua fica, io. E poi a me piacciono piu' le donne... su ora, bando alle recriminazioni, lascia che ti aiuti a rivestirti. Donata volle schernirsi, ma l'altra insistette, e d'aiuto ne aveva prorppio bisogno. Si lascio' aiutare. La ragazza la rivesti', anche se un po alla buona, la sostenne per un braccio e la guido' fuori, verso la sua macchina. - Maledetti! - impreco' Donata mentre andavano. - Dovrei denunciarvi! - Dovresti, eh? Era quasi l'alba, il traffico accennava a riavviarsi. Qualche raro pendolare si affrettava sui marciapiedi; e macchine lontane svoltavano alla ricerca della loro destinazione. Aggredita dalla normalita' della vita di giorni, Donata si senti' invadere da una sensazione di insensatezza. Tutto quello che aveva vissuto era assurdo, incluso i suoi timori e le recriminazioni dell'ultimo minuto. Lei stessa era assurda, la sua situazione del momento, poiche' si lascia accompagnare, come da un amico, da una delle tante persone che avevano cinicamente approfittato del suo corpo. Penso' alla donna al suo fianco, che aveva assistito a tutto, s'era goduta lo spettacolo, ed era pure venuta a prendere la sua parte, e si chiese come avesse potuto farlo, lei Donata non ne avrebbe mai avuto il coraggio. - Ti sei divertita a guardare, eh? - mormoro' piano. - Hai lasciato che tutto accadesse senza dire una parola! - Si sarebbero fatta me, se tu gli sfuggivi! Me l'avrebbero fatto fino a svenire! - Tu eri d'accordo con loro. D'accordo nel prendermi in trappola! - Dai, che ti sei divertita un sacco! Solo con me sarai venuta una mezza dozzina di volte! - Certo, dopo quel lungo alternarsi di maschi, e quell'affare enorme che avevi tra le gambe, che avrei potuto fare? Sono mica di marmo, io! - Su, che ti e' andata bene. I ragazzi non hanno infierito. - Vai a farti fottere, carina! La ragazza rise. - Se vuoi, da te me lo faccio fare anche subito! Donata guardo' fuori e non disse piu' nulla. Si accorse di avere le calze ciondoloni sotto le ginocchia, strappate e mac chiate indecorosamente. Anche il vestito era macchiato. Forse qualcuno se n'era servito per masturbarsi. Cerco' di aggiustarsi meglio, ma non vi riusci'. Le girava ancora la testa. - Stai buona, - l'esorto' la ragazza. - Siamo quasi arrivati. - Come sto? - chiese Donata. - Occhiaia paurose, un po' pallida, ma per il resto niente di speciale. - Si capisce che ho avuto una nottata di baldoria, eh? - Si capisce, si'! L'auto procedette un altro minuto e arrivarono sotto casa sua. - Salgo? - chiese la ragazza. Donata scosse il capo. Scese e s'avvio' sola, barcollando, verso il portone di casa. Sali' su, al suo appartamento e si getto' sul letto com'era, vestita, stanca, disfatta, ansiosa di ritrovarsi nel sonno. Il sonno venne e la sua coscienza trovo' finalmente un po' di pace. (segue su donata4.exe) rose ascot (alias Antonio Villanova)

Da: Jerry Cornelius Oggetto: DONATA 4/5 di Antonio Villanova (GangBang) Data: mercoledì 25 marzo 1998 0.35 Non sono l'autore, solo un reposter. -- Ciao :-) J.C. 4 - DONATA Donata stava distesa supina, con gli occhi chiusi. Si agi to' nel sonno, protestando contro qualcosa. Il respiro le si spezzo' e fu sveglia. Apri' rapida gli occhi e li fisso' sul sof fitto. Nello stesso istante Paola entro' nella stanza. - Sei sveglia? - chiese sorridendo. - Come stai? - Bene, - rispose Donata. Paola la fisso' scettica. - Uhm! - mugugno' scuotendo dubbiosa la testa. Donata si mosse. Sbadiglio'. Si stiracchio'. - Che ci fai tu qui? - Ci ho dormito, qui! L'hai voluto tu, non ricordi? - No, - rispose Donata. Era vero. Non ricordava nulla dal momento in cui si era gettata sul letto, alla ricerca del sonno. - Mi hai telefonato alla cinque. Piangevi. Straparlavi. Mi hai chiesto di venire. Sono venuta. La porta era aperta e tu dor mivi della grossa. Ronfavi in modo indecente. Mi sono sistemata anch'io sul divano. - Vabbe'! vabbe'! Aiutami ad alzarmi. Paola scosto' le coperte. Noto' che l'amica era andata a let to vestita, ma non fece commenti. La tiro' su gentilmente, con una certa fatica. Donata pareva avere i muscoli legati. Le doleva tutto. Vide che stringeva i denti, avvertendo qualche sofferenza recondita. Sedette sul bordo del letto, afferro' con le mani in crociate i lembi della camicetta e se la tolse come se fosse un maglione. I seni iperbolici debordarono nell'aria, nudi e danzan ti. Sotto lo sguardo ammirato/esterrefatto di Paola, i capezzoli si inturgidirono. - Scommetto che ti piacerebbe succhiarli un pochino, - pro voco' Donata indicamdoseli. - Credo che piacerebbe anche a loro! Paola, che avrebbe volentieri carezzato quei seni, e ancor piu' gradito di strofinare teneramente le guance contro di essi, distolse lo sguardo imbarazzata, sperando di riuscire a nasconde re il suo turbamento. Cosa diavolo mi salta in mente? penso' vergognosa. Quel de siderio, particolarmente in quel momento, non era come minimo da considerare disdicevole? E se l'amica se ne fosse accorta? Non sarebbe successo niente, si disse. Non con Donata. Do nata probabilmente avrebbe aperto le braccia, invitandola a rifu giarvisi, per beneficarla col massimo di conforto. Dai, avrebbe esortato. Mangiamele un pochino, senti come sono calde, grosse, belle sode... Stranita dai quei pensieri non segui' le operazioni di sve stizione. Si volto' per un attimo quando l'amica sfilo' la gonna, attratta dal nereggiare selvaggio e intricato sul ventre nudo, che intravide con la coda dell'occhio, e riporto' lo sguardo al trove. - Ehi! - protesto' Donata accorgendosi del suo imbarazzo. - Non ti mangia mica! - Eh? - fece Paola, con espressione finta innocente. - Puoi guardarla, sai? A LEI PIACE! Percio', se piace anche a te, fai pure. Paola, divertita dalla disinvoltura dell'amica, sorrise. Fece pure. Guardo' la foresta di peli e allibi'. Neanche immaginava che una donna potesse essere tanto pelosa. Evidentemente Donata era obbligata ad esagerare in tutto. Un seno super, la sensualita' piu' sgrenata, ed ora anche il pelo! matesse intere di pelo! Chis sa' quante altre esagerazioni nascondeva la sua amica? S'accorse delle calze ciondoloni, appena appena riportate su oltre le ginocchia, e valuto' che si trattava di un disordine indicativo. C'era stata gram baldoria da quelle parti la notte precedente. Poi noto' i lividi. - Occristo! - le sfuggi'. - Che e' successo? - Niente, - rispose Donata. - Proprio niente! - Come niente! Sembra che tu sia caduta sotto un treno! - Un treno, e' vero. Una mezza specie di treno. - Ma Donata! Hai lividi dappertutto! Persino sul seno! - Avrebbe potuto essere peggio col seno. Si vede che mette va loro soggezione... Paola si porto' una mano alla bocca, per soffocare un'escla mazione di sgomento. Loro? LORO? si chiese ripetutamente. La do manda le si ficco' in testa e la martello' ritornando a stimolarla piu' volte. - Gesu', sembra che ti abbiano pestata! Donata scrollo' le spalle. Non era stata pestata. Non tutta, almeno. Solo la sua fica. La fica si', aveva subito un pestaggio in piena regola. Gliel'avevano quasi lessata con quei loro orri bili cosi nodosi, brutti e insolenti! La fica si era vendicata, pero'. Nessuno dei grossi bastoni con cui le avevano dato quella speciale ripassatina ne era uscito indenne. Avevano dovuto tutti quanti abbassare la cresta e pagari il tributo canonico per ogni accesso. - Passami qualcosa da mettermi addosso, - chiese pratica. - Ho voglia di sentire il profumo del pulito su di me. Almeno il profumo degli abiti! Il tono amaro dell'ultima frase strinse il cuore a Paola, che ando' a rovistare commossa nell'armadio. Loro? Loro? sussurra va qualcuno nella sua testa, insistente e lussurioso. Chi loro? Perche'? Torno' con un pacco di biancheria e gliela porse. Donata forzando sulle sue energie li indosso' in fretta e torno' subito a sdraiarsi. Ne aveava bisogno. La stanchezza enorme dovuta agli strapazzi della notte era ora tutta su di lei, l'avvertiva in ogni muscolo, in ogni nervo, e imponeva dispotica che se ne stes se sdraiata. Per riposare ora, come lo era stata per affaticarsi. - Fetenti! - mormoro' soffocando la parola con la bocca sul cuscino. Il martellare nella testa di Paola si interruppe. Sedette ai piedi del letto e resto' muta, in attesa. - Lo sai cosa e' successo ieri sera? - Chiese Donata. Paola scosse la testa. - Mi hanno fatta fuori a squadre... - Madonna! Donata... - Avessi visto con quanto entusiasmo mi sono saltati addos so! Parevano degli affamati! Era interessatissimi al mio corpo! Non smettevano mai di venire, uno di seguito all'altro, senza darmi neppure il tempo di respirare! - Porci! Maledetti! - Se fossi stata sobria, sarebbe stato instruttivo. Ti av rei potuto fare un rapporto molto ricco e particolareggiato. - Ma cosa dici? - Dai, lo so che ti piacerebbe sapere! - Ma non e' vero! io sono molto spiacente per te! - E perche'? Fai male! Non e' stato tanto brutto, in fondo. Ho avuto la mia parte, cosa credi? - VUOI DIRE CHE NON TI HANNO COSTRETTA? che l'hai fatto vo lontariamente? Donata giro' il capo e incontro gli occhi dell'amica. - Non ne sono sicura, - mormoro' in tono accorato. - Non so no sicura che non sia stata colpa mia! - Oh! Gli occhi di Donata si riempirono improvvisamente di lacri me. - Vattene, Paola. Sono una puttana, una troia! Ti contami no. Va via, salvati! - Non dire queste brutte parole! Non le meriti! - Linguaggio da uomini, Paola. Linguaggio vero. Loro non conoscono le donne. CONOSCONO LE PUTTANE! - Per me sei la miglior persona di questo mondo, - obietto' Paola con fermezza. - Non m'importa con chi e con quanti vai a letto! - Tu non sai, non puoi renderti conto, sono molto peggio di quel che credi. A un certo c'e' stata un'interruzione, per un po' mi hanno lasciata in pace, e sai cosa ho pensato allora? Ch'era finita troppo presto, e che mi sarebbe piaciuto averne ancora! - Beh! - fece Paola a disagio, non sapendo come commentare; ne' piu' certa sull'opportunita' di continuare a spiacersi per la disaventura dell'amica, o se invece doveva congratularsi con lei! In verita', in quanto amante della concretezza, riteneva che lei avesse avuto ragione nel desiderare un trattamento esteso ed intenso (oltre che idoneo). Dato che la cosa doveva essere, che fosse con tutti i crismi! e nel modo e maniera giusti! Se non al tro per poter valutare correttamente la varie convenienze di quella faccenda tanto sconveniente. Non oso' pero' comunicare que sto suo pensiero. Temeva potesse essere interpretato come un se gno di leggerezza, e forse anche di irrisione. Sorrise dentro di se' pertanto, e si preoccupo' di mascherare il proprio divertimen to. Gesu', ma che cosa non era capace di combinare quella Donata! Ma perche' continuava a prendersela cosi' tanto? L'aveva fat to, no? L'accettasse, allora! - Non dovresti tormentarti cosi', - disse piano. - Son cose che succedono. Pensieri che ti rincorrono... - Non si e' trattato di soli pensieri. I pensieri fungevano da scorta, quel che conta sono i fatti. E fatti ve ne sono stati tanti. Ho ricevuto un buon trattamento da donna, credimi! - Ma come ci sei cascata? - Non riesco a capacitarmene neppure io. Mi ci sono trovata e basta! - Ma come? come! - Devo aver bevuto troppo, ieri sera. Sapevo di non doverlo fare, eppure continuavo a mandare giu' alcool. Quasi che sapessi quel che mi aspettava e avessi voluto ammorbidirmi per quando si sarebbero fatti avanti i maschi! A meno che non siano stati pro prio loro a propinarmi qualcosa che ni ha stordita e resa incapa ce di reagire adeguatamente. Quel che e' certo e' che non ci sono state grandi scene. Non mi hanno ne' picchiata, ne' minacciata. Si sono limitati a sdraiarmi e a venirmi sopra. Tutto qua. - E tu? - Io? Li ho lasciati fare. O comunque non ho strillato mol to quando mi sono resa conto di quel che succedeva! - Mamma mia, Donata, ma davvero lo volevi? - Una parte di me si', lo voleva. Eccome se lo voleva! - Ohoo! - Erano parecchi, sai? Una vera marea di cazzi! Mi hanno tenuta sdraiata a lungo, molto a lungo! Saranno stati piu' di ven ti. Senz'altro piu' di venti! - DONATA! - Che e'? Ti metti paura? Paura tu per me? - Ma come hai potuto, tu, cosi' piccolina... - Mi vedi, no? Eccomi qua, tutta intera. Un po' ammaccata e avvilita, ma intera! A Paola non sfuggi' l'amarezza segreta contenuta in quella parole. Se ne indispetti', e avverti' il bisogno di recitare la sua solita parte di avvocato del diavolo. Era ora di finirla! Basta con quei tormentoni! Aveva l'inclinazione al libertinaggio? se ne facesse una ragione! - Propio non ti capisco, Donata! - esclamo'. - Sei proprio un mistero! - Lo so. Costituisco un mistero anche per me stessa! - A volte sembri ardita e disinvolta, altre timida e piagnucolosa. Ma dagli un taglio, no! Smettila di tormentarti! - Io voglio essere padrona di me stessa. Scopare poco o tanto, poco importa, ma sempre quando lo decido io. Invece eccomi qua, vittima ancora una volta! Come faccio ad aver stima di me stessa? Paola la fisso' con intensita'. - Gesu', Donata, io ti ammiro moltissimo! Sei una donna for midabile! Allegra, spiritosa, sincera! Di quale stima vai cian ciando? Se potessi vederti come ti vedo io, con tutta la tua ar rendevolezza sessuale, ti innamoreresti subito di te stessa e non vorresti altra persona da adorare! Due lenti lacrimoni attraversarono le gote di Donata e cad dero sul cuscino. - Gli uomini non mi rispettano. Mi prendono, mi scopano e se ne vanno. - Fanno cosi' con tutte, cosa credi? Tutte noi abbiamo il problema dei rapporti con i maschi. A loro basta metterti le mani addosso, frugarti un po', darti una strettina e, per il resto, se hai buone robe da mostrare, e gliele mostri, se ne infischiano di come sei fatta. Ti usano, voltano le spalle e buonanotte! chi si e' visto si e' visto! Pensi forse che la mia vita sia migliore del la tua? Ti inganni, se lo pensi. Non lo e' affatto! Anzi e' sen z'altro peggio. Io mica mi prendo tutte le soddisfazioni di cui godi tu! Neppure la meta' mi prendo, o un quarto, UN DECIMO! Donata quasi non l'ascoltava. Seguiva il filo della sua pe na e non avvertiva la carica di affetto, oltre che di ammirazio ne, contenute nella parole. - Non e' bello sentirsi cosi', - mormoro' affranta. - Un corpo da strapazzare e basta! - Il 90% dei maschi cerca solo questo, Donata. Un corpo da strapazzare e basta! Percio' se le fortunate creature che la natu ra ha generosamente dotato non si convincono del loro buon dirit to a godere di quelle doti, poverette loro, avranno molto di che penare. Saranno le prime a disprezzarsi! Ma sai cosa accade quan do una diventa sicura di se', e prende a piene mani, e con buona coscienza, il piacere quando le arriva a portata di mano? che gli uomini magari segretamente la odiano (perche' la temono); le af fibbiano epiteti sanguinosi; pero' nel profondo la stimano. E se capita il tipo giusto la stima, a volte, diventa qualcos'altro di piu' coinvolgente. Donata torno' a immergere la bocca nel cuscino. Singhiozzo' soffocata la sua disperazione. Una grande angoscia, forse provo cata da quelle parole, il cui suono sommesso la colpiva dirita al cuore, le aveva attanagliato l'animo. Porto' ilpungo chiuso accan to alla bocca e cerco' di reprimere i singhiozzi. - Se tu avessi il coraggio di essere quella che sei, - pro segui' Paola, - nessuno piu' avrebbe il coraggio di mormorarti die tro. Neppure tu lo faresti? - Ma non mi hai sentito? - chiese Donata tra i singhiozzi. - Non hai capito qurello che ho fatto? Paola si chino' verso di lei. Le sussurro' una parola affet tuosa all'orecchio e la bacio' teneramente sul collo. Effettivamente, penso'. Un pochino hai esagerato... - Non hai scelto tu di farlo, - disse. - Ti sei solo la sciata scegliere... La bacio' di nuovo, nel medesimo punto di prima; e, visto che Donata non sollevava obiezioni, continuo' a baciare, scendendo lentamente verso la gola, un tocco a fior di labbra quasi ad ogni centimetro, e salendo poi su verso il mento. I singhiozzi lenta mente diminuirono di intensita'. Confortata dal parziale successo intensifico' i baci, attardandosi sulla punta arrotondata del men to, come timorosa di salire ancora; o come per aumentare l'aspet tativa di quelle dolci labbra, cosi' carnose, schiuse e imbroncia te, che sembravano chiedere di qualcosa, ed erano gia' pronte a riceverla. Donata aveva smesso di piangere. Teneva gli occhi spalanca ti, in una muta attestazione di stupore. Non s'aspettava quell'irruzione repentina di tenerezza. La voleva, anche se non l'aveva chiesta. Nel silenzio s'udi' il suo respiro pesante. Paola tardava a muoversi, smarrita nello spazio ristretto tra mento e labbra. Non osava salire ulteriormente, timorosa di perdersi nella loro morbidezza (quelle labbra che tanti uomini avevano baciato, e forse anche qualche donna, costituivano la me ta irresistibilmemte fascinosa di una conquista temuta prima an cora di ambita). Non riusciva a scendere, attratta irresistibil mente dal loro profilo (il pensiero dei tanti falli che l'avevano vititata, dei sessi femminili che ne avevano tratto conforto, la tenevano ancorata alla speranza: la speranza di poterle sfiorare, per rubare il sapore fresco del suo alito, e quelli morbosi dei residui di piacere che forse ancora vi stazionavano). Oso' per lei Donata. Scivolo' leggermente in giu' con il corpo e fece aderire le sue labbra a quella dell'amica. Per Paola fu lo stesso che ricevere una scarica di elettri cita'. Sussulto' e si ritrasse spaventata. Scese dal letto. - E' meglio che riposi... - disse. - Ho appena finito di dormire! - Ne hai bisogno ancora. Non vedi che occhiaie? prendi un sonnifero, se necessario. Ma domi. Dei tuoi problemi parleremo dopo, va bene? Donata consenti'. Andava bene. Sembrava non ci fosse nulla di meglio da fare! Prese dal cassetto del comodino una pillola e l'inghiotti'. - Ciao, - disse distendendosi. - Ci vediamo dopo... Paola non rispose. Tiro' giu' le serrande e fece buio. Dopodiche' si allontano', e si perse nello stesso smarrimento in cui si sperse il mondo. * * * * * Per molti giorni fu preda della malinconia. Nonostante che Paola si fosse trasferita da lei, un profondo senso di insoddi sfazione la teneva in stato di permanente inquietudine. - Non ci pensare, Donata, - le faceva l'amica ad ogni occa sione. Ma lei continuava a pensarci. Se pure non avesse voluto, ogni volta che incontrava il vicino, con il suo sorriso arrogan te, la mente la riportava a quella famose notte di baldoria. - Ho un conto in sospeso con lui, - diceva rabbiosa a se stessa, senza saper dire in che cosa consistesse quel conto. Due settimane piu' tardi, tornando a casa, vide un Gondrand fermo sotto casa e, occhieggiando sul pianerotto, l'uscio del vi cino spalancato. Capi' che il tanghero stava traslocando! Scappava il vigliacco! Se ne andava via per sfuggire alla sua cattiva co scienza! e al pericolo che alla vicina volgesse in furore e le saltasse il ticchio di denunciarlo alla polizia. Irruppe felice in casa e corse da Paola per darle la buona notizia. - Se ne va! - disse impetuosa. - Va via! - Chi? - Il mio vicino. Sta cambiasndo casa! - E a te che importa? - Come che m'importa? E lui che ha organizzato l'orgetta a mie spese! - Diamine! Lui?! - Si, sta traslocando! Paola si affaccio' per avere la conferma, vide i facchini carichi di suppellettili e torno' contenta ad abbracciare Donata. - Perche' non me l'hai detto prima? Avrei forse potuto rifi largli un calcio dove si sente meglio! - E' un uomo pericoloso, quello, Paola. Meglio non averci niente a che fare. Improvvisamente piena di esuberanza Donata propose di fare una gita insieme. - Usciamo? - suggeriri'. - Andiamo al mare? Andiamo a pren dere una boccata d'aria fuori citta'? - Che ore sono? - Le dieci. E' l'ora giusta. - E' l'appuntamento con l'analista? Donata si gratto' rumorosamente una coscia. Era palesemente euforica. - Si', e' vero, l'analista, stavo dimenticando... Non impor ta, andremo un'altra volta al mare. - Domani va bene? - Domani? - Si, domani! domani! - Ma domani e' sabato. Ho altri programmi per il sabato... - Sarebbe? - Mi voglio far bella... - Hai un appuntamento? - No, ho intenzione di visitare il locale dove sono stata adescata. - Dico, ma sei impazzita? - Desidero rivedere quel posto, Paola, riesaminare certi momenti... non per altro, per rendermi conto... - E se incontri quelli che ti hanno violentata? - Non sono sicura mi abbiano violentata! - Beh, intendo quelli che ti si sono fatta. Fatta e stra fatta. - Perche' dovrei incontrarli? Non staranno mica la' ad aspet tare me! sbavando e smaniando di lussuria! Non preciso' che alcuni dei violentatori sicuramente lavora vano in quel locale. Non ci penso' neppure a confessarlo. - Sara', ma a te che serve andarci? - Voglio ripercorrere i miei stati d'animo, Paola, e capire se veramente ho inteso farmi sbattere da tutti quegli uomini. Per capire dove, come e se ho sbagliato. Desidero cambiare radical mente, nella direzione che mi hai indicata tu. Ne trarrei un gran beneficio, se riuscissi a farlo. Sarebbe bello, ogni volta che ne avessi voglia, scopare senza rimorsi, o provare vergogne. MI PIA CEREBBE ASSECONDARE I MIEI IMPULSI SENZA PENTIMENTI SUCCESSIVI, i quali servono solo a riempirti di angosce e di timori! Occorre che mi chiarisca le idee, per questo. Insomma, devo scoprire se sono o no una puttana magiauomini senza fondo! E se lo sono, im parare ad accettarmi per quello che sono. Paola penso' scettica che l'amica si era proposto un compito arduo, e lungo, e faticoso. Forse anche un compito equivoco. Av rebbe dovuto percorre parecchio cammino per arrivare al suo pun to. Un cammino interminabile, parecchio piu' lungo di trenta cazzi disposti in fila uno dietro l'altro. - Un buon programma, - commento', soffoconda l'impulso di chiedere "non e' per caso che ti vuoi fare solo una bella scorpac ciata di cazzi?" Sarebbe stato ingeneroso nei confronti dell'ami ca. - Ma un pessino proposito. Io in quel posto non ci tornerei, neppure per tutto l'oro del mondo. - Di che cosa dovrei aver paura? Non mi faro' certo portare via da qualcuno, per farmi sbattere di nuovo! - Prima di decidere, riflettici un pochino su. Non potra' che farti bene. - Dici? - Certo che dico! Secondo me la cosa piu' saggia che ti ho sentito dire da quando ti conosco e la proposta di fare una gita rella insieme. Peccato tu l'abbia messa subito da canto! Donata annui'. Parve consentire. - Si', forse hai ragione, - ammise. - Forse e' meglio ripen sarci. - Allora? - Va bene, faro' come dici, - disse un po' mesta. - Non an dro' in quel locale. - Andremo al mare, invece? - Si', ma non questo sabato. Questo sabato mi conviene ripo sare. Me ne staro' tranquilla, che e' proprio quel che mi ci vuole! L'euforia era passata. La malinconia, scacciata per un mo mento, era tornara a rendere grigia l'espressione di Donata. Paola se ne considero' responsabile, e si disse che non era una buona amica, se riusciva a turbarne cosi' spesso l'equilibrio! - Dai, non fare quella faccia... - disse dispiaciuta. - Ohooo! - fece Donata con un pizzico di insofferenza. Afferro' Paola per la braccia e le confesso' apertamente quel che pensava di lei. - Sei una gran rompiscatole, a volte, sai. Un'amica troppo saggia. Pero' mi piaci. Ti trovo stupenda. - Anche tu lo sei. - Davvero? - Si', davvero, sei molto simpatica! - Solo simpatica? Non mi trovi anche sexy? - Si'ssi', sexy lo sei, e parecchio pure! - Perche' non mi baci, allora? - Donata! - Lo so che ne hai voglia! Perche' non lo fai? Paola abbasso' gli occhi. - Perche' tra donne non si fa, - rispose imbarazzata, pian piano. - E' una cosa innaturale! - Come innaturale!? Se lo desideri! - Non sono una lesbica, cosa credi? - Neppure io, se e' per questo! Non vedo pero' perche', se mi sento attratta da una donna particolare, dovrei negarmi il piace re di concederle i miei baci! - Insomma... - Baciami, stupida! Lascia perdere i pensieri. Donata si alzo' sulla punta dei piedi e porse le labbra. Paola che era molto piu' alta di lei, si chino' e, vincendo ogni ritrosia, accetto' di sfiorarle con le sue. Il contatto scateno' una tempesta di battiti nel cuore. Dio! esclamo' mentalmente. Mi piace baciarla! mi piace! Senti' l'amica che l'avvinghiava con le braccia e adagiava l'immensita' carnosa delle tette contro il suo petto (le piacque sentirle spandersi contro le sue). Poi la sua bocca che si faceva insistente, e una lingua ruvida battere contro la chiostra dei denti, chiedendo con insistenza di accedere alla bocca. L'ostinazione di quella lingua la fece diventare molle, ma ancora non si apri'. Donata allora passo' a succhiarle le labbra, e a disegnargliele dolcemente con la punta della lingua. All'insi stenza delle labbra, aggiunse la seduzione di un mugolio leggero, un invito pressante a cedere, e agili carezze sulla schiena. Un insieme di misure che ne spezzarono la resistenza. Paola avverti' i propri umori affiorare tra le coscie, e si lascio' andare. Apri' un varco alla lingua e se la ritrovo' subito dentro, invadente, viva, inebriante, che si agitava impazzita. Donata! Donata! grido' dentro di se', avvinghiandosi a quella miniatura di donna pressocche' perfetta, toccandola dappertutto, sfiorandone le forme d'avorio. Quanta bellezza aveva tra le brac cia! E' toccata a me! penso' orgogliosa perdendosi nel bacio, nell'esplorazione di quella morbidezza soda e composta. E' mia! Mi vuole! Continuarono a baciarsi e a toccarsi finche' ebbero respiro. Quando il fiato manco', si staccarono un secondo per recuperarlo, e ripresero da dove si erano interrotte. Un nuovo mugolio annuncio' il desiderio di Donata. Non oc corsero parole. Paola capi' e accetto' di non restare passiva. Pri ma timidamente, poi con la medesima espansivita' indiscreta dell'altra, le ando' incontro con la lingua, l'agito' e accondisce se ad intrecciarle insieme. Mentre era cosi' intenta a lasciarsi divorare, senti' una ma no scendere a frugarle i glutei, e un altra ancora piu' giu', per sollevarle la gonna. Si sottrasse all'abbraccio. - No, questo no, - disse spingendo lontana l'amica. Donata torno' ad abbracciarle. Spinse la lingua tutta fuori dalla bocca e agitandola oscenamente propose il nuovo gioco. - Dai, - esorto'. - Fammi vedere la tua. Paola recalcitro'. Fece di "no" scuotendo il capo. - Dai! Dai! Facciamo le porche! Non ci vede nessuno tanto! - insistette Donata ridacchiando. - Possiamo divertirci un mondo, se vogliamo. Continuo' a muovere la sua lunga lingua rosea fuori dalla bocca. Era una vera virtuosa di quell'esercizio. - Sara' delizioso, vedrai! Paola si lascio' convincere e fece fare capolino tra le lab bra alla sola punta della lingua. Un affacciarsi pudico e provo cante che fu molto apprezzato. - Di piu', - insistette Donata eccitandosi. - Un pezzettino ancora... Fu esaudita. La lingua venne estratta per meta' e mossa da un angolo all'altro delle labbra. Rapidissima Donata corse ad ad dentarla. L'afferro' tra i denti e la costrinse a restare fuori. Poi la picchetto' con la sua, da dentro, riprendendo a carezzare il bel corpo asciutto e fremente. - Su, slinguamoci, - propose ancora. - E' divertente, sai. E' cosi' cochon, da depravate! Prova, vedrai che ti piacera' farlo! Estrasse di nuovo la lingua e si esibi' di nuovo nei suoi virtuosismi. Timidamente all'inizio, poi sempre piu' convinta e disinvolta, Paola accetto' di giocare quel gioco insolito e deli zioso. Porto' fuori la sua e l'intreccio' vivacemente con quella di Donata. Tornarono a baciarsi, e di nuovo a slinguarsi con gusto, le lingue tutte fuori dalla bocca. Ridacchiavano facendolo, diverti te quanto erano eccitate. Un nuovo bacio intenso, feroce quasi, in cui parvero volersi risucchiare l'anima, e divorarsi a vicenda le labbra e ancora l'esibizione ostentata del loro desiderio di oscenita'. Le lingue impazzirono, armonizzandosi nel loro intrec cio, con sempre maggiore abilita' (stavano prendendo confidenza). Al terzo giro di baci Donata aggredi' di nuovo il pudore dell'amica. Afferro' l'orlo della gonna e la sollevo' di botta fin sulla vita. - Che fai! che fai! - si difese Paola cercando di ostaco larla. - Lo sai no? Voglio giocare con la tua fica! - No! no! e' da lesbiche! - E' da donne che si amano, - replico' Donata scostandole le mutandine e infilandole un dito dentro. Paola emise un sospiro' esasperato di soddisfazione. Il dito che aveva dentro si mosse, sciacquo' tra i suoi uomori, e ne tras se dei squittii teneri che la fecere vergognare e eccitare nello stesso tempo. - Non e' bello? - chiese Donata baciandola sul collo, e in tensificando i traffici nella fica. - Si', e bello, - sospiro' Paola emettendo altri umori. - Mi piace... - Poi te la lecco, sai? Te la mangio tutta! - Dio, no! - Poi tu lo farai a me, e sentirai il sapore della mia pi sella... mi berrai tutta. - Oh! Donata! - Poi ce la leccheremo contemporaneamente, ed io ti verro' in bocca, ti anneghero' con i miei umori. Le mie secrezioni sono molto abbondanti, sai. Specialmente all'inizio. Ti sembrera' che ti stia pisciando in faccia! - Mio Dio, Donata, cosa dici? Donata, che intanto manovrava con tre dita dentro, il pol lice abilmente dislocato sulla clitoride, senti' moltiplicarsi gli uomori tra le dita e prese a lapparla su tutto il collo. - Ti gusta l'idea di una pisciata in faccia, eh? - Ohooo... - Confessalo! - Toccami! Toccami! - Se vuoi te lo faccio, sai? Ti piscio in faccia! Anche adesso! Anche subito! - Ohoo! Donata, sei terribile, mi fai impazzire! - Ti imbavaglio con la fica e ti annego di piscio! - Anche a te! Anche a te! - Si', anch'io me lo faccio fare. Metto la faccia in mezzo alle tue coscie e tu mi inondi tutta! Lo bevo il tuo piscio, se vuoi, se ti piace. - Basta, Donata, basta! - Ogni volta che andarai a spandere acqua, chiama me, verro' a pulirtila a colpi di lingua. Te la terro' pulita io, non temere. - Oddio, sto venendo... Donata rise, felicissima dell'annuncio. Diede uno strappo alle mutandine e si inginocchio' rapida. Vide il bel sesso ricciu to di Paola, il piccolo porto grazioso dei suoi piaceri, e vi af fondo' col muso. Un secondo piu' tardi lappava furiosa, strappando delle vere e proprie grida all'amica, il cui orgasmo incipiente ingiganti', divenne cosi' violento da non poterlo sopportare. A Paola le si piegarono le ginocchia. Tutto il peso del corpo, che si torceva e sussultava, ricadde su Donata che l'ac colse, lo sostenne, senza perdere la presa sulla vulva. Neppure per un attino smise di slinguarla. Per tutto il tempo dell'orga smo non fece altro che passare la lingua salla passera fradicia, succhiando e ingoiandone gli umori. Paola si torse, smanio', tiro' a se' per i capelli la povera Donata. Venne scompostamente. Infine la marea del piacere passo', e lei, scuotendo la testa per schiarirsi le ide, si rese conto della condizioni dell'amica. Si stacco' immediatamente. Donata tiro' un profondo sospiro di sollievo, poi passo' le dita sulle labbra e le ripuli' di alcuni peletti che vi erano ri masti attaccati. - A momenti mi affogavi! - esclamo' ridendo. Anche Paola rise. - Dio, scusa, Donata, scusa! Donata la bacio' su una coscia. Aveva delle belle coscie opulente, Paola, e dei fianchi ampi, doviziosi, in cui volentieri si perse con le mani. - Sei fine in tutto, - commento' sempre ridendo. - Magra, alta, elegante, ma qui... - diede una pacca sui glutei, - qui sei proprio esagerata! - Oh! beh! - fece Paola confusa. - Sei una gran bella donna, sai? Mi e' piaciuto fartelo! - Grazie, sei gentile! - Mache' gentile, dico la verita'. - Tra noi due quella veramente bella sei tu. Accanto a te io scompaio! - Piu' che bella io sono attarente. I maschi mi trovano bo na, ecco tutto. Comunque, e' stata una bella leccata! - Vuoi che... che contraccambi? - Ti andrebbe di farmelo? - Io... non sono sicura di farcela. - Non importa se non ti va, sono contenta lo stesso. - Potrei provare... - Massi', prova, magari ci mettiamo sopra un po' di miele, cosi' ti diventa piu' dolce! - No! se lo devo fare la voglio cosi', al naturale! - Scherzavo sciocchina! Certo che ta la do al naturale! Vieni, eccola, e tutta tua. Donata si sdraio' di lungo e tiro' su la gonna. Non indossava mutandine, quasi mai in casa (spesso neppure fuori). Non acora abituata a quel vello indiscreto e debordante, Paola lo fisso' con tanto d'occhi. - Madonna! Ma e' una prateria! - commento' stupita. - Ti disgusta? - No, anzi... solo che e' veramente tanto! Sembri una gatta! - Sono una gatta! Una gatta un po' cresciuta, ma un sacco libidinosa. Vieni, falla miagolare! Paola si inginocchio' esitante. Si piego' sulla distesa nera intricata e si fece strada verso la passerotta scostando i ricci con i palmi. - E' carina? - chiese Donata. - La trovi di tuo gusto? - Si', e' bella! - Dai comincia, leccala! Paola esito'. - E' la prima volta, sai... - Dai, tuffati. Vedrai che andra' tutto bene. Paola ne aspiro' l'odore, tanto familiare e nello stesso tempo inconsueto; poi immerse la faccia. L'odore divento' piu' for te. Si ritrasse. - Non gliela faccio... - disse. - Gesu', bimba, ma se non hai nemmeno provato? Dagli un col pettino di lingua, almeno! Paola ritorno' nel folto, e provo' ad assaggiarne il sapore. La slinguo' tutta dal basso verso l'alto. Non successe niente. Si fermo' un istante e diede una seconda passata. Ancora niente. Pareva proprio che la fica non fosse capace di mordere. Si fece coraggio e immerse la lingua dentro. Incontro' il flusso degli uomori e ripiego' in disordine. Donata le prese le guance tra le mani e le scocco' un bacio da lontano. - Che sciocca sei! metterti paura per un po' di liquido... forse davvero e' la prima volta che lecchi una topa. - Si', la prima. - Con le tue amichette, da ragazzina, possibile che non ab biate mai combinato qualo'cosa insieme? - Ce la mostravamo piu' che altro... - Ve la mostravate e basta? Che stupidelle! - Beh, ce la sia pure menata a vicenda, in qualche occasio ne. - Ah! Ah! vedi? - Ma solo un mezza dozzina di volte! - Solo cinque o sei volte? Ma che carucce! Quanta frugali ta'! Sei sicura che non siano state di piu'? - Forse una decina... - Di' pure che lo facevate ogni volta che ne avevate l'oc casione! - Beh! - Scommetto che vi infilavate la mano sotto la gonna anche a scuola, sedute all'ultimo banco, durante l'intervallo della ri creazione. - A questo poi no! - No? Io si invece! Lo facevo con una biondina tutta len tigginosa, ma piu' ardente di un vulcano in eruzione. Era piu' pic cola di me, ma mi batteva dodici volte in fatto di libidine. Ave va una fantasia del diavolo! Pretendeva sempre che le leccassi le dita, dopo che aveva finito di frullarmela! - Noi eravamo piu' prudenti e modeste. La facevamo quando ci trovavamo sole in casa. Ci sdraiavamo sul letto una di fronte all'altra, ci toglievamo le mutande, e facevamo andare le mani. Qualche volte ci baciavano pure, ma in genere ci limitavamo a guardarci in faccia e a godere ognuna del piacere dell'altra. - Bello! Da vere raffinate! - Una volta l'abbiamo fatto davanti allo specchio. Ci siamo eccitate cosi' tanto che abbiamo continuato per tutto il pomerig gio. - Ma che porcelline! - A volte si trattava di semplice esibizionismo reciproco. Ci mettavamo sedute una di fronte all'altra, le coscie sui brac cioli della poltrona, e lavoravamo attivamente con le dita. Tra di noi si scatenava una vera e propria gara a chi emetteva piu' versi e si frullava il grilletto piu' allegramente. Trovavamo un sacco divertente quel gioco! - Lo credo, bimba, eccita anche me nel sentirlo descrivere! - Subito dopo aver avuto l'orgasmo infilavamo le mani sotto le coscie e la tenevamo aperta per mostrare le lacrime di gioia della patatina. - Che deliziose eravate! Peccato non esserci stato anche io! Vi avrei leccato a morte tutte e due! - Anche lei voleva ci leccassimo. Me lo chiedeva sempre. Diceva in continuazione, proviamo con la bocca, dai! Io invece niente, non ho mai ceduto. - Che cattivona! Non sai cosa ti sei persa. - Ora lo so. Lo so quello che mi sono persa! - Avresti cuore di farlo perdere anche a me? - No, Donata, no... - Allora riprovaci, dai! Affonda! Succhiamela un pochino! Tiro' forte per i capelli, sollevo' il bacino in un esplicito invito; e la faccia torno' a pascolare nella conchiglia cremosa. - Mica ti lascio libera! - disse corrucciata sempre tenendo Paola per i capelli. - Dovrai farmi venire prima! Paola si rassegno'. Fece quel che le si chiedeva. Infilo' la lingua dentro e l'agito' a dovere. Immediatamente si levo' il canto d'amore di Donata, che pre se a incitare furiosamente l'amica. - Cosi', brava! Mordi! Succhia! Mangiamela tutta! Paola, ingnorando le circostanze inusitate, e l'oggetto as solutamente inedito su cui praticava quel bacio, morse e succhio', le mangio' la fica e le tormento' la clitoride. L'odore aumento' ra pidamente. Continuo' a lappare, strappando all'intimita' sbavante i suoi umori. Un rivolo di liquido scivoloso le bagno' il muso e il mento, formo' una piccola pozza nel vaso composto alle grandi lab bra. Vi agito' dentro la faccia e se la bagno' tutta. - Cosi', continua cosi'! - udi' Donata gridare. La senti' smaniare, sbattere tumultuosa il culo sul pavimen to, imprigionarla piu' forte per capelli; e capi' che stava per ve nire. Gesu'! E' piu' veloce del lampo! penso' allegra. Davvero, ci metteva niente Donata a venire! L'amica venne e il rivolo muto' in un ruscelletto di bolli cine, versi melmosi e liquido follicolare. Incitata dalla voce delirante di Donata continuo' a lappare. Lappo' e lappo', affogata nei flussi copiosi dell'orgasmo. Lappo' fino quasi a perdere il respiro. Poi il movimento tumultuoso del bacino si placo', le grida scemarono di entita', e solo un respiro affannato resto' a turbare la tranquillita' della stanza. - Magnifico, - ridacchio' Donata nel silenzio improvviso, ancora ansimante. - Mi ci voleva proprio. Paola si sollevo' dall'intrico peloso. - Sono stata brava? - domando' con un pizzico di vanita'. Donata venne a dirglielo direttamente con la bocca. Le scocco' un bacio delicato a fior di labbra e disse semplicemente: - Grazie. Grazie, cara! Di nuovo si baciarono, un bacio piu' profondo, scambiandosi i sapori che ognuna aveva accumulato nella bocca. Poi Paola si rammento' dell'analista e si rimise di scatto in piedi. - Madonna quanto e' tardi! - esclamo' riassettandosi. - Su, preparati che andiamo! - Ma dove vuoi andare! Non stai bene qui con me? - Gesu'! e l'appuntamento? - Vieni qui, sciocchina. Ora ce l'hai con me l'appuntamen to. Per un bel 69! Non crederai sia finita qui, vero? Paola non lo credeva, anche se fingeva di crederlo. Non finse piu' comunque. - Va bene, - consenti'. - Come vuoi. Mettiamoci comode, pe ro'. Abbiamo un bel letto in casa, usiamolo! Tese la mano a Donata e l'invito' a crogiolarsi con lei tra le lenzuola! (segue donata5.exe) rose ascot (alias Antonio Villanova)

Da: Jerry Cornelius Oggetto: DONATA 5/5 di Antonio Villanova (GangBang) Data: mercoledì 25 marzo 1998 0.35 Non sono l'autore, solo un reposter. -- Ciao :-) J.C. 5 - DONATA - Diavolo! - esclamo' Paola esaminando gli indumenti appena acquistati. - Chi e' il fortunato? - Non c'e' un fortunato, - rispose Donata pavoneggiandosi dentro la biancheria sexy. - E' per me. Mi piace ogni tanto vestirmi un po' alla puttanesca, e vedermi seducente. Infilo' l'abito scollatissimo. Qualunque donna avesse indossato quell'abito sarebbe apparsa indecente. Donata sembro' nuda. Il decolte' scendeva quasi fin sui capezzoli, e mostrava metri e metri di carne burrosa e bianca. - Ti violenteranno di nuovo, se vai in giro con quell'abi to. Correresti meno rischi se uscissi completamente nuda! - Nuda non posso, mi arresterebbero. Cosi' invece bofonchie ranno, ma mi dovranno lasciar fare. - Anche tu dovrai lascir fare loro, se ti mostrei cosi' con ciata! Donata scrollo' le spalle. Aveva fatto di peggio nella vita. Ricordava una volta d'essere andata al lavoro, quando ce l'aveva, con un abitino aderentissimo di maglina fine, senza mutande sot to. A una certa ora aveva dovuto scendere nella sala delle datti lografe, per far battere una lettera. Porgendo il foglio a una di loro, una biondina tutta sussieghi, s'era accostata un po' trop po, e la faccia della tipa era quasi venuta a contatto col suo pube. La biondina aveva spalancato gli occhi, fissando scandaliz zata in quel punto particolare. Anche Donata si era guardata e aveva visto distintamente numerosi peletti fare capolino attra verso le connessure del vestito. Aveva riso in faccia alla datti lografa e si era allontanata. Naturalmente la notizia era stata diffusa, la nuova impiegata e' senza mutande! e lei, Donata, per settimane, era diventata la favola dell'ufficio, l'argomento principale nelle conversazioni di tutti. Paola non obietto'. Ricordo' solo all'amica che quella sera sarebbero andati a teatro insieme. Per cui non era proprio il ca so di inaugurare quell'abito. - Va bene, - rispose Donata. - Per stasero mi mettero' qual cosa di piu' adatto. - Mi raccomando. Altrimenti neppure ci fanno entrare. - Esagerata! - Oppure ci danno un camerino dove ricevere gli spettotori piu' impazienti! - Splendido! ci sara' da divertirsi, allora. - E' piu' probabile che ci arrestino! Senti, io adesso devo uscire. Ci rivediamo in casa alle otto, va bene? - Vada per le otto, - concesse Donata. - E senza tette di fuori! - Senza tette di fuori! - Alle otto! - Vattene noiosa. Alle otto! Paola usci' e torno' alle otto. Donata non c'era. Attese fino alle otto e mezza e comincio' a preoccuparsi. Alle nove e mezza Donata non era ancora tornata. Ando' a rovistare tra la sua roba e non trovo' la biancheria acquistata nel pomeriggio. La preoccupazione aumento'. Sedette in un angolo, ormai rassegnata a perdere lo spetta colo, e comincio' a pensare. Il bar dello stupro! fu il primo pensiero. La scaccio' spa ventata. Rifiuto' di prenderlo in considerazione. Ora telefono al pronto soccorso! decise subito dopo. Scac cio' anche questa idea, altrettanto molesta. Era un'idea stupida. Sarebbe stata avvisata a quell'ora se fosse successo qualcosa di grave. Dove poteva essere, dunque? Forse davvero aveva un appunta mento con un uomo, e le era mancato il coraggio di ammetterlo? No, questo non era da Donata. Gliel'avrebbe confessato se avesse avuto qualcuno per le mani. D'altronde i loro rapporti, pur se intimi, non per questo erano meno liberi! Non le avrebbe mentito su un particolare tanto insignificante quanto una scopa tina occasionale con un uomo! A meno che non si trattasse di qualcosa di particolare! In questo caso poteva pure concepire che Donata le avesse potuto di re una bagia. Il bar dello stupro! penso' di nuovo. Si alzo' allarmata. Forse non si era recata li', ma in ogni caso non sarebbe stato male andare a dare un'occhiata. Guardo' l'orologio. Erano le dieci passate. Doveva affret tarsi, prima che nel locale affluisse troppa gente. PRIMA CHE LA SITUAZIONE PRECIPITASSE! Infilo' un soprabito, chiamo' un tassi' e usci' di casa. Cinque minuti dopo il tassi' arrivo' e si fece condurre sul posto. Pago' il tassista ed entro' nel locale. Dentro trovo' l'agitazione e il chiasso che immaginava. Gen ti di tutti i tipi stavano seduti attorno a dei tavoli, bivaccan do con le sigarette che fumavano pigramente in bocca. Altri si agitavano su una grande pedana persa sulla sfondo. Altri ancora si ammassavano intorno al bancone del bar, tenmendo in mano lat tine di birra o bevande analcoliche. Si fece largo nella calca, su e giu' diverse volte, senza notare neppure l'ombra di Donata. Dispero' di poterla trovare, lei cosi' piccolina, tra tutta quella gente. Penso di chiedere informazioni a qualcuno degli inservien ti, ma temette una risposta brutale, tipo: - Donata? ah! si', quel tipetto piccolino con il diavolo in corpo? e' di la' che si sta facendo sbattere! Forse davvero se ne stava scosciata da qualche parte a ri cevere maschi, e tutti lo sapevano. Rinuncio' a chiedere ai came rieri. Non avrebbe sopportato le loro eventuali risate di scher no, i commenti sgradevoli con cui probabilmente gliel'avrebbero comunicato. Penso' allora di domandare ai musicisti, ma non vide Walter nell'orchestra e si allarmo' ulteriormente. Usci' sul retro, dove c'era un ampio parcheggio riservato ai clienti. Le macchine erano tante, ma Paola non esito' ad avvici narle una ad una, sebbene molte fossero occupate, cercando di scrutarne gli occupanti. In nessuna delle donne le parve di rico noscere Donata. Stava per desistere, decisa a ritornarse a casa, quando la vide al margine del parcheggio, insieme a uno sconosciuto. Alzo' le braccia per attirare l'attenzione, intenzionata ad emettere contemporanemanete un richiamo, ma si blocco'. Ora che la vedeva tranquilla, sana e salva, si rendeva con to della propria invadenza. Donata era adulta, libera, non doveva dare conto a nessuno. Come giustificare dunque quel suo indiscre to intervento? Si avvicino' esitante, incerta sull'opportunita' di manife starsi, dubbiosa sui modi come farlo, quando, giunta a pochi me tri di distanza, vide l'uomo afferrare Donata per un braccio. Af fretto' allora i passi e si predispose di nuovo a svelare la sua presenza. Nuovamente se lo vieto'. Donata non reagiva. Anzi, pare va tranquilla, deliziata. Rideva in faccia all'uomo. Lo fissava con espressione di sfida. - Sono stanca di aspettare, - disse con voce squillante. - Me ne infischio del tuo lavoro. - Non puoi aspettare neppure che mi diano il cambio? - Te ne infischi di me, eh? - Un'ora sola, Donata! - NO! NE HO VOGLIA ADESSO! ORA! SUBITO! L'uomo la fisso' con intensita'. - Sei formidabile, - commento' emozionato. - Formidabile... - Subito! - ribadi' Donata. - Va bene, come vuoi. Mi faro' sostituire un'oretta... - Non solo te. Tutti. Voglio tutti! L'uomo fischio' piano. Si giro' di lato e la luce fioca ne disegno' il profilo. Lo riconobbe. Era il vicino di Donata, l'osceno individuo che l'aveva intrappolata e regalata ai suoi amici. Pose ancor piu' attenzione ai due. - Gesu'! - udi' esclamare lui con voce strozzata. - Tutti! - insistette Donata con voce illanguidita, eppure ruggente. - Madonna! E dove li trovo a quest'ora? Donata accenno' col capo verso il locale. - Non importa che siano gli stessi. Importa che siano tan ti, almeno quanto quelli dell'altra volta. Voglio farmi fottere da tantissimi, capito? E per mia scelta, lucidamente, non perche' l'avete deciso voi! Le ultime parole furono pronunciate con voce sorda. Paola rabbrividi'. Si eccito' e spavento' nello stesso tempo. - Va bene, piccola, non ti arrabbiare. E' pieno di bei ma schi, li' dentro. Ne trovero' abbastanza per i tuoi meriti. Tu aspettami qui, torno fra cinque minuti. L'uomo volto' le spalle e si allontano' di corsa. Solo allora Donata si accorse della presenza di Paola. - Cosa ci fai qui? Paola si mosse a disagio. - Hai sentito tutto, eh? Non lo pote' negare. Aveva sentito tutto. - Donata... - alito' piano, una specie di preghiera, piu' che esortazione, che scosse l'amica. - Vattene, adesso! Non e' il momento! Non vedi che ho da fa re? Paola penso' che davvero Donata aveva molto da fare. Ancor piu' l'avrebbe avuto fra poco. Ne guardo' i seni spropositati e penso' all'effetto che avrebbero prodotto, una volta nudi (NUDI!), sugli uomini. Li avrebbero fatti diventari furiosi! Pazzi scate nati! Incapaci di intendere, ma so solo di volere! Non un'ammucchia ta sarebbe stata, ma una vera e propria battaglia all'ultimo caz zo! SE LA SAREBBERO MANGIATA VIVA! Guardo' poi il corpo piccino e rotondetto, il volto sensua le, e si disse che quegli uomini erano veramente fortunati a di sporre di una bellezza simile. Una come Donata non si trovava tra mille! - Donata... - ripete' con voce rauca. - Donata che? Avanti, cosa hai da dirmi? - Niente! - disse Paola. - Niente. - Allora vattene, dai! Non sono in vena di discorsi! Certamente, lo si capiva bene, era in vena di fatti! - Sei sicura? - articolo' piano. - Sei sicura che me ne devo andare? - Che aspetti? - fu la risposta nervosa. - La carrozza? La porta del locale si spalanco' e vociando alcuni maschi accedettero sul piazzale. Paola non attese che si avvicinassero. Si ritiro' svelta nell'ombra. Non intendeva essere coinvolta. Non appena si ritenne al sicuro si nascose dietro una mac china vuota e assistette a quel che succedeva. Altri maschi erano usciti dal locale ed ora stavano sparsi sul piazzale ridendo e commentando. Dio! ma quanti sono? si schiese tremando. Ne udi' le voci eccitate e rabbrividi' di nuovo. Alcuni avevano afferrato Donata, che pareva dibattersi, e la tra scinavano. Donata si divincolo' e riusci' a liberarsi, ma fu agguantata di nuovo e spinta brutalmente verso il locale. La porta torno' ad aprirsi e il gruppo scomparve rapidamente all'interno. * * * * * Non appena si ritrovo' sola, e gli uomini cominciarono ad uscire dal ritrovo, Donata perse la sua bella baldanza. Mio dio, che cosa ho fatto! esclamo' tra se' enfaticamente angosciata, mentre essi a gruppi vocianti continuavano ad afflui re sul piazzale, convergendo verso di lei. Madonna, quanti ma schi! Desidero' fuggire, sottrarsi a quell'azzardo sessuale, ma le gambe, forse a causa della paura improvvisa, si rifiutarono di muoversi. Resto' immobile nella luce incerta del parcheggio ad at tendere gli eventi. Il cuore le batteva forte, a precipizio. Un lieve tremito interiore, frutto del panico, ma forse anche dell'eccitazione, si manifesto' attraverso le mani, e non seppe piu' dove cacciarle. Era bagnata tra le coscie, il ventre le si contraeva, tuttavia non voleva, no, non piu', farsi tutti (come aveva chiesto, vantandosi quasi); neppure uno ne voleva. Voleva solo sottrarsi alla violen za di quei visi irridenti, e alle seduzioni di quegli occhi bra mosi, che chiedevano e promettevano piacere, e lo minacciavano quasi. Fino a un paio di minuti prima il desiderio l'aveva sovra stata, impedendole di ragionare, di vedere oltre le sue stesse brame; ora, scomparso il tomento erotico, si rendeva conto del disastro che aveva combinato. No, io non volevo questo! si disse consepevole di mentire. Non lo potevo immaginare! Sono troppi, una vera marea, non li po tro' reggere tutti! Come Zumurrud, in seguito all'annuncio di Gia wa'n il Curdo d'essere caduta nella mani dei quaranta ladroni, de sidero' piangere e percuotersi la faccia. Forse coloro che conti nuavano a uscire sghignazzando e scambiandosi grandi pacche sulle spalle non erano quaranta (o si, invece?); ma certamente sarebbe stata goduta tutta la notte, rischiando, a causa dell'avvicendar si dei maschi su di lei, di essere ridotta "come una barca spac cata dal mare"! La bocca le si asciugo', mentre l'emozione incalzava. Il cuore le batteva cOn tale violenza che temette potesse sbalzarle dal petto. Attese che gli uomini si avvicinassero (non era in grado di fare altro), stropicciando nervosa i piedi sull'asfalto. Dio, che situazione sconvolgente! L'emozione aumento' e il tremito interiore dalle mani si trasmise a tutto il corpo. Trema va come se avesse freddo. Dovette stringere i denti, per impedir loro di battere. - Allora e' questa la pollastra? - senti' chiedere. Walter che era li' a due passi, annui'. - E lei! - confermo'. - Che ne dite? - Eccezionale! - fu la risposta. - Piccolina, ma con una faccia che promette molto! - Macche' faccia! Guardate le tette! Sono le piu' belle che abbia mai visto! - Aspettate di vederla con le coscie aperte, prima di par lare! Allora si' che sapremo quello che vale! Donata con uno sforzo enorme riprese il controllo di se'. Strinse ancor piu' i denti e si costrinse ad apparire disinvolta. - Gentili i tuoi amici, - commento' ironica rivolta verso Walter, la voce un poco rauca. - Dei veri gentiluomini! - Non ci far caso. E' tutta una posa la loro. Gli piace far la parte dei duri, ma in fondo sono dei bravi ragazzi! - Ehi, tu! Fai vedere la merce. Vogliamo controllare per cosa ci siamo scomodati! - Di bene in meglio! - sussurro' ancora Donata, che andava lentamente rinfrancandosi. - Cosa ti aspettavi? Gente da oratorio? - No, ma questi mi pare che vadano un po' troppo per le spicce. - Dici? Ti assicuro che gli altri dentro sono pure peggio. Dovresti vedere che bruti! Altri? s'interrogo' Donata, costringendosi a non alzare le sopracciglia. Non bastavano coloro che gremivano il piazzale? - Vedere? Anno'! - disse in un tono che avrebbe voluto un poco faceto, ma risulto' solo sdegnato. - Credo proprio che ne fa ro' a meno! L'uomo che l'aveva interpellata per primo, un tipo robusto dall'espressione decisa, si volto' minaccioso verso Walter. - Che storia e' questa? - chiese. - Non hai detto che ci stava? - Non le badare! Non sai come son fatte le donne? Donata, nonostante la tensione spasmodica del ventre, con tinuava a ignorare i propri impulsi, disattentendo gli esigenti richiamo del sesso. Avertiva solo vaglia di scappare, farsi largo tra quella folla di esaltati e sottrarsi gridando isterica alla loro violenza. Essi non l'aggredivano, non le erano saltati ad dosso per strapparle gli abiti e sottoporla ai loro amplessi se duta stante, come accadeva in quei casi, quando in parecchi assa livano una donna sola; eppure nelle loro intenzioni, nel loro mo do di avvicinarla c'era cosi' tanta aggressivita' che se ne sentiva scossa altrettanto che se avesse dovuto subire le loro vie di fatto. In basso, la sua intimita', sbavava indecorosa, irresisti bilmente sedotta da circostanze tanto inquietanti (e pornografi che!). In alto la sua mente sgomentava a causa delle disavventura erotica in cui era andata a cacciarsi a capofitto. Troppi uomini, troppi! s'erano radunati per lei! Non li vo leva cosi' tanti! O meglio, li avrebbe pure voluti, non fosse sta to per timore di subire le conseguenze della sua imprevidenza di donna troppo animosa. Avrebbe dovuto immaginarlo, pero', che sarebbero stati tan ti. Non si perde l'occasione di possedere, e in gruppo poi, una femmina tanto appetitosa! Sono troppo sexy! annnoto' mentalmente, continuando a non confessarsi che tutto quello le piaceva, l'aveva voluto e provo cato, e che, a parte i suoi timori, il panico era frutto della naturale ritrosia femminile, e della medesima emozione che la fa ceva ansimare. Tuttavia non poteva scappare (non piu'). Ne' aveva termini adeguati a trarsi d'impaccio. Si penti' di avere allontanato Pao la. Forse, lei presente, sarebbe venuta meno la loro sicura de terminazione. A meno che, stregati dalla prospettiva di avere due femmine da scopare e non una sola, non fosse felicemente aumenta ta! - Sentite, - disse cercando di dare un tono deciso alle pa role. - Ho cambiato idea. Me ne torno a casa. Walter l'afferro' brutalmente per un braccio. - Cosa sono queste stronzate? - chiese con voce dure. Donata gli rispose con alterigia. - Lasciami andare, - rispose fredda. - Ti ho detto che non voglio! - Basta con queste scemenze, o mi farai arrabbiare! Sollevo' una mano, come pronto a far partire una sberla, e Donata abbasso' immediatamente la cresta. - Non mi picchiare, Walter! - pianucolo'. - Faro' quello che vorrete! - Te li pappi tutti, cara. Esattamente come hai chiesto! - No, Walter, non posso, siete troppi! - Peggio per te, ci dovevi pensare prima! - Non e' colpa mia se non ho piu' voglia... - Ah! piccola scriteriata! Ma cosa credi? di potermi ecci tare e poi, accampando una scusa qualsiasi, pretendere che accet ti di essre mandato in bianco? Enno', cara! non attacca! Non si fanno impunemente questi giochini a uno come me! Non te lo per metto! Adesso tu ti prendi una bella lisciatina di pelo da parte di Walter tuo, e dopo fotti ad oltranza col resto del manipolo. Senza contare gli altri, si capisce, TUTTI GLI ALTRI! quelli den tro. Ce n'e' una quantita' pronti a limarti culo e fica, sono tan tissimi, non so neppure io quanti! Si son passati la voce e ades so ti aspettano di sopra ansiosi di assaggiarti. La piccola scriteriata divento' pallida, ebbe un pensiero sbigottito (altri? formulo' in modo indistinto. Ce ne sono altri che mi devono passare in mezzo alle coscie?); e prese a balbetta re dal terrore. - Non puoi farmi questo Walter! Non puoi! - Come no, se lo sto facendo? - Mi rovinerete, se me lo fate tutti! - Questo e' il programma, piccola. Di fartelo in massa! - No, non voglio. Mi ucciderete! Mi farete morire! - Eh! quante storie! Non e' mai morta nessuna per questo ge nere di cose! Ti ammaccheremo un po', questo e' probabile, ma voi donne siete speciali, avete un sacco di risorse. Per quanto sfi brata, in capo a un paio d'ore, sarai piu' fresca e pimpante di prima! - Perche' vuoi farmi questo? Perche'! - Perche' mi piace, bimba. Perche' mi attizza un sacco! Per che' eccita tutti! Farsi in gruppo una super come te, e' il massimo della goduria! E poi non li volevi pure tu? - Io non immaginavo questo... non credevo... mandane via un po' e vedrai, sara' buona, faro' tutto quello che vorrete... vi fa ro' divertire... - Ci farai divertire comunque, cioccolatino mio. Ti sbatte remo come e quanto ci parra', e credo che lo troverai persino di tuo gusto. Non li vedi che bei tipi? - No! No! - mugolo' Donata angosciata. - Non dire no! no! non serve. Piuttosto dovresti chiederci di dare un'occhiata ai cazzi! Ne vale la pena, credimi! Sono dei veri e propri manganelli, pronti a picchiare duro dentro la tua bella fighetta da troiettina in amore. E' certo che li giudiche rai all'altezza del tuo appetito, e in quantita' sufficiente da toglierti lo sfizio! Donata mormoro' ancora qualche protesta, ma Walter non le bado' piu'. La trascino' ruvidamente per il braccio. Un altro maschio le si affianco' e prese a spingere anche lui. - Ti daremo una ripassatina coi fiocchi, - promise, o mi naccio'. - L'abbiamo tutti bello grosso e duro e ta la slargheremo tanto che ci potranno entrare pure i somari, alla fine! Donata tento' ancora di oppore resistenza. Cerco' di divinco larsi. - Ma che ha questa? - dissero afferrandola in parecchi. - Che le piglia? - Recita la solita commedia, - spiego' Walter. - La roba di sempre. Io non volevo! e non e' stata colpa mia! e si sono compor tati da bruti! Niente di speciale. Faccende da donne! Donata intanto, con tutte quelle mani d'uomo addosso che approfittavano per rimestarle le carni, avverti' distintimente in crinarsi le barriere del rifiuto. Siamo alle solite, si disse, ancor piu' spaventata. Ecco che gli succedeva come sempre: un paio di moine e non era piu' capace di opporre resistenza! I molti visi di maschi che aveva intorno, con le loro espressione allupate, la portarono improvvisi pensieri di eccita zione. No, non e' possibile! penso' sentendo un nodo prenderla alla gola. Era possibile, invece. La libidine di cui era schifosamente pervasa le imponeva di reagire positivamente alle promosse volut tuose di quei volti, di quelle folte presenze. Si eccitava non per altro: perche' i maschi intorno erano tanti, e promettevano ore di folle abbandono. Suggerivano l'imminenza di una notte in terminabile di eccessi durante la quale sarebbe stata inesorabil mente scopata, lordata di seme, violata da tutte le parti! Godette di questo. Si senti' permeare dalla libidine. Sono una schifosa! confermo' a se stessa, abbandonandosi alla coerci zione della lussuria. Ottenebrata dalle visioni estatica di sessi duri che bramavano dalla voglia di scaricarsi in lei, cedette a quegli uomini. All'esterno opponeva ancora resistenza. Dentro, nonostante il perdurante spavento, era tutta per loro. SONO UNA TROIA! UNA VERA ZOZZA! le venne quasi di gridare. Era vero: in quel momento si sentiva solo una puttana in fregola, una gran vacca, una ninfomane insaziabile e scandalosa! Smanio' segretamente, e tremo' per il loro numero (erano troppi, troppi!). Pero' fu felice nel momento in cui noto' un ulti mo gruppo stagliato contro il vano della porta, che osservava da lontano. Gesu'! quanti ne avrebbe avuti! Quanti nessun'altra mai nel la storia! Ormai non era piu' Zumurrud, giovane amante fedele e riservata; ma la voluttuosa Teodora, l'inesauribile divoratrice di maschi, che non temeva gli uomini, ma solo di non poterne ave re in numero sufficiente da saziarsi! Stordita da tutti questi contrasti, Donata punto' i piedi. Non volle piu' procedere oltre. I maschi allora la sollevarono let teralmente da terra e le fecero percorrere alcuni passi a volo. La lasciarono andare solo in prossimita' dell'ingresso, e la spin sero dentro a furie di pacche sonore sul fondo schiena. Pressata dai maschi, Donata schizzo' dentro. Fu accolta da altri visi virili e dallo sguardo attonito e incuriosito della cassiera, una bruna rotondetta, palesemente a disagio. Un'inseri viente invece, alta e tettuta, la fissava con espressione mali gna. - Scopatevela quella troia! - la senti' mormorare sprezzan te. Donata ebbe un singhiozzo di ripulsa. - No! No! - fece ancora. L'inserviente sghignazzo'. - Il grosso ti aspetta su, cara, non disperare. Donata non replico'. Si lascio' guidare verso delle scale. Procedeva come in trance, stranita dal precipitare degli eventi, tuttora tremante di paura e accesa di concupiscenza, seguita dal codazzo vociante dei maschi. Imbocco' un corridoio semibuio e ac cedette a uno stanzone spoglio, munito del solo letto, che proba bilmente era gia' stato adoprato in circostanze analoghe. Il grande spazio era quasi tutto occupato da uomini. Non appena entro' dozzine di occhi si appuntarono su di lei. Donata accolse agitata quegli sguardi, e se ne inorgogli'. Un'eccitazione violenta, indescrivibile, molto piu' intensa del solito, la travolse. Si senti' malferma sulla gambe, smaniosa d'essere posseduta, e timorosa di doverlo essere. Entro' con passi stentati, come una sonnambula. Tutti quegli uomini che la desideravano, l'ammiravano, si preparavano a scoparla... mamma, quanti erano! Le sembrava di es sere in qualcuno dei suoi sogni. Vedeva corpi nudi dappertutto. Erano cosi' numerosi che la stanza, pur grande, non li conteneva e molti di loro si stipavano sul corridoio, alzandosi sulla punta dei piedi per ammirarla occhieggiando sopra le spalle di quelli piu' vicini. In pieno batticuore, diede un'occhiata panoramica, avida e vergognosa, all'ambiente. Ovunque scorse mani che correvano fre menti lungo sessi paonazzi, pronti a eplodere; ovunuqe occhi bra mosi, ed espressione intense; bei corpi muscolosi di cui fra poco avrebbe subito il vigore. Non e' possibile! si disse trepidante. Nessuna puo' permet tersi una duello del genere! Lei cosi' piccolina, sarebbe stata certamente demolita dai loro grossi cazzi. Gliel'avrebbero fatto e rifatto fino allo svenimento! fino alla pazzia! Perche' debbono esagerare in questo modo? perche' gli piace essere in cosi' tanti con una donna sola? O sono io che piaccio? e tutto gli uomini del mondo arrivano di corsa ogni volta che si profila l'occcasione di scoparmi? Come in risposta alle domande mute, un bel viso virile si chino' verso di lei e le parlo' con un certo garbo. - Non tremare, piccina. Sei tra amici. Non vogliamo farti nulla di male, ma solo divertirci un pochino con te... Donata sollevo' gli occhi e gli rivolse uno sguardo implo rante. In quello sguardo cerco' di immettere l'intensita' della sua ansia. - Ho paura, - mormoro', sperando di commuoverlo, di procu rarsi almeno un alleato tra tanti feroci antagonisti. - Siete troppi... L'uomo le sorrise. - Paura di che? - rispose disinvolto. - Non sei mica la prima a cui lo facciamo, sai? Donata si senti' smarrire. Non avrebbe trovato sostegno su quella sponda. Da nessuna parte poteva giungere soccorso. Solo la sua patatina poteva essserle d'aiuto, se avesse deciso di colla borare, e di trovare le risorse per affrontare la battaglia immi nente. Lo hanno gia' fatto ad altre? pensava nel frattempo, meravi gliata. Qui, in questa stessa stanza? - E loro? - balbetto' frastornata. - Loro... le donne... ci sono state? - Si sono, come dire... adattate! - affermo' l'uomo antici pando la risposta con un ghignetto. - Ben poche, per la verita', hanno protestato in modo persuasivo. Anche a quelle comunque, il servizio gliel'abbiamo fatto lo stesso! Porci! penso' Donata. Delinquenti! - Molte, - prosegui' il maschio, - superata la sorpresa ini ziale, si sono mostrate parecchio interessate a quel che succede va. Siamo convinti che tu sia una di queste! - Io? - mormoro' Donata puntando l'indice contro se stessa. - No, io non voglio! L'uomo esplose in una risata sonora. Con lui risero gli al tri. Perche' ripeteva sempre le stesse cose? LE MEDESIME MENZOGNE? Non poteva sperare di ingannarli, ne' aveva senso farlo. Il servi zio gliel'avrebbero fatto lo stesso! - La cosa e' ormai avviata, cara. Non hai molta scelta! - Ma perche' cosi'! - chiese con voce soffocata. Cerco' Walter, desiderosa d'avere accanto un volto conosciu to. Walter era scomparso. - Perche' e' bello, - spiego' l'uomo chinandosi come a volerla baciare su una guancia. La bacio', infatti. Un bacio casto, che avrebbe vouto essere tranquillizzante, ma che intimori' ulterior mente Donata. Cerco' di sottrarsi muovendo un passo indietro, ma mani de cise la risospinsero in avanti. Ricevette un nuovo bacio. La purezza del gesto, cosi' inve rosimile nella sua situazione, riusci' a commuoverla, servi' a tranquillizzarla. Si senti' sciogliere, e i legami della paura at tenuarsi. Non sono semplici bruti, volle credere. Probabilmente erano maniaci dell'orgia, degli appassionati estimatori delle sua grazie, che non desideravano tanto oltraggiarla, quanto costrin gerla a una dissipante notte di ebbrezza. Forse non sarebbe stato troppo male farseli... Il maschio continuo' a baciarla. Le sollevo' il volto tenen dola per il mento e glielo cosparsi di baci leggeri, fervidamente cordiali, realizzando un singolare miscuglio di prepotenza e te nerezza insieme. - Perche' e' bello, - ripete' depositando baci in punta di labbra sulla fronte, sugli occhi, sulle guance, sul naso. - Ci piace avere una fica a nostra completa disposizione, per sfian carla coi nostri cazzi... per vederla tenerci testa per ore e ore, e dare fondo a tutta la lussuria e il piacere che puo' essere in una donna! - Ma cosi' le distruggete! - obietto' con voce flebile, con fortata da quei baci, ma non ancora rasserenata. Una risata corale accolse le sue parole. - E' proprio quello che vogliamo! - grido' uno. Nuovamente tutti risero. - Manno', - fece suadente l'uomo che la baciava. - Non dar gli retta. Non le vogliamo distruggere la sua bella fichetta! Vo gliamo solo che si arrenda. Che, per quanto puttana e vogliosa, sia costretta a dire "basta! non gliela faccio piu'!" E che si ab bandoni stanca sul letto lasciando a noi l'uso del suo corpo cal do e fremente, e delle sue ultime briciole di volutta'. Molte, sai, riescono a godere anche in quella condizione... - Ohooo... - fece Donata, progressivamente coinvolta dal racconto, ammorbidita dalle tante carezze. - Ci piace portarla su verso l'esasperazione dei sensi, ol tre l'impossibile di un piacere che sconfina nella perdita di au tocoscienza. Ecco perche' vogliamo essere in tanti. Cinque o sei maschi non potrebbero mai ottenere di condurla oltre il delirio, nella pace di un godimento tutto cerebrale, tutto racchiuso nel puro atto sessuale, attuato non per gratificare il corpo, ma la mente, per realizzare l'eccesso e contemplarsi nell'eccesso! L'uomo parlando non smetteva di baciarla sul volto. Donata consentiva a quei baci felice di una introduzione cosi' poco impe gnativa. - Ma alla fine, - obietto' (l'obiezione che piu' le stava a cuore), - non sono malridotte? rintronate e affrante? La serie di baci si interruppe. - Un pochino, si', - rispose il maschio sornione. - Frastor nate altrettanto che dopo una bella sbornia! E' vero, se ne esce un po' sconvolte, e pero' intimamente orgogliose, oltre che stupe fatte della follia di cui si e' state capaci! - Oh! - commento' Donata. - Tu, ad esempio, hai mai presa una sbornia? - Io? - Si, tu, proprio tu! - Io... io si'! - Allora sai gia' tutto. Dopo che ci avrai preso tutti ti sentirai piu' o meno come dopo una solenne ubriacatura: un po' a pezzi, e dolorante in vari punti del corpo. In compenso pero' non ti sarai avvelenta il fegato, e ti ritroverai tanto inzeppata di piacere da scoppiare! Cosi' almeno a sentire alcune di quelle che sono entrate in questa stanza. Sappiamo scegliere le donne che intendiamo ripassarci. Non ci basta una fica qualsiasi, pur bel la. Vogliamo una Gran Fica. La GRAN FICA! Una che ci dia la ga ranzia di essere all'altezza della situazione. Altrimenti la af fidiamo ad alcuni tra i piu' affamati del gruppo e ce la togliamo di torno senza degnarla che d'un'occhiata! - Ed io... - chiese Donata con voce tremante, in un rigur gito di libidine che era soprattutto un concentrato di vanita'. - IO SONO ADATTA? LE DO' QUESTE GARANZIE? Non ricevette una risposta diretta. Fu afferrata e stretta, manipolata e baciata (un bacio nuovo, vero, questa volta, come Donata lo desiderava). Accetto' il bacio mugolando, non piu' spa ventata, ma ancora ritrosa, esitante (erano troppi! troppi quei maschi!). - Mi ridurrete uno straccio! - ansimo', in tono complice e fervido, sicuramente voluttuoso. - Ti ci riduci spesso da sola! - ribatte' l'uomo infilandole la lingua nell'orecchio. - E rifiuteresti di farlo in cambio di una notte di piacere? - Vi prego, - imploro' ancora Donata. - Fate come vi dico... - Si'i'i'? e come dici gioia? - Fatemelo in pochi... cinque... dieci... dodici al massi mo... non piu'... mandate via gli altri e vi apriro' le coscie con tenta. Agli altri mi concedero' in una seconda occasione... Che bisogno c'e' di farlo tutti in una volta? Vi premetto che tornero', e mi daro' gradualmente a tutti! Non volete che torni? Che vi fac cia scopare sempre? L'ultima frase risulto' magica. I maschi dismisero le aria da impareggiabili conquistatori e si scambiarono occhiate per plesse, interrogative. Erano tentati, ma dubbiosi. Mandarne via tanti, i due terzi, la meta', mandare via qualcuno, anche solo uno... una parola! Chi? chi avrebbe rinunciato? Non certo Walter! Walter infatti emerse dalla foresta di maschi e le si pose davanti minacciandola col suo grosso arnese in mano. - Brutta bagascia! - l'insulto' esasperato. - Cosa credi fa re? Tu sei un corpo da cazzi, e devi rassegmarti a beccarteli. Comunque a me non mi incanti! Ho voglia di fotterti e, cascasse il cielo, ti fottero'! Adesso mettiti nuda! Subito! Ora! Nuda ti voglio! Intimorita da quei modi, ma forse solo stravolta dalla lus suria, Donata slaccio' con mosse automatiche, quasi senza render sene conto, il vestito e lo fece scivolare in terra. Era senza rimorsi nel farlo, quasi senza piu' paure. Desiderava bensi' tran quillizzarsi con la prospettiva di non averne troppi da soddisfa re, ma piu' ancora desiderava essere guardata, ammirata, ADORATA! FATTA! Sotto il vestito, a parte un paio di mutandine rosse, con relative giarrettiere (una tenuta da vera troiona), non portava nulla. Le sise oscillarono libere, calamitando gli sguardi di tutti. Da quegli sguardi capi' che non se ne parlava neppure di rinunciare a visitarla tra le coscie, ma semmai di conquistare spazio per un eventuale bis! - Mi ammazzerete, - gemette ancora, non per protestare, ma gia' pregustando l'assalto interminabile alla sua fortezza. - Sie te una marea... siete troppi! - Non per una come te! - affermo' Walter avanzando fino a venire in contatto con la sua pancia. Nel contempo una mano igno ta si impadroni' delle mutandine e le strappo'. Un mormorio di ec citato stupore accolse l'esibizione del praticello pubico. - Ehi! - scherzo' qualcuno. - Bisogna affrettarsi a falciare l'erba, prima che cresca troppo. - Fate largo, fateci vedere! - grido' qualcun altro. Davanti a Donata si formo' un po' di vuoto. Lei avanzo' di un passo, sui tacchi altissimi, che contribuivano a slanciarne la figura, e mise in subbuglio tutte le sue forme. Anche i maschi mise in subbuglio. - Dio mio! - si udi' bisbigliare. - Che fica! Walter l'afferro' per i capelli. - Avevi calcolato tutto, eh? - le alito' in faccia. - Tette al vento, biancheria da sgualdrina, tacchi a spillo... e dicevi di non volere! Altro che troppi! Altro che paura! Forse siamo persino pochi per te! Donata emise un inutile verso di rifiuto (in molti gia' la manipolavano) che crebbe in un grido trepidante. Da tergo due ma ni le aprirono le natiche, e le inumidirono di saliva lo sfinte re. Walter davanti e lo sconosciuto di dietro si predisposero, appaiando i sessi puntati verso l'alto, ognuno alla ricerca di un riparo. Si senti' sollevare. Poi di botto, fu fatta ricadere sui cazzi messi in parallelo, che la penetrarono insieme, nelle ri spettive cavita' gemelle. Le parve di essere squarciata, e il grido di prima muto' in urlo. Tuttavia non squarcio'. Calda e ricettiva com'era, special mente davanti, dov'era lubrificata da un flusso costante di umo ri, li prese con una disinvoltura che sorprese tutti. Ebbe quell'urlo e un guizzo del corpo, e resto' profondamente arpionata dal doppio rostro virile. - Madonna! - si lamento' Walter stringendo i denti. - Sei strettissima, me lo stai spellando. Soffrivano piu' loro che lei, per quell'efferata penetrazio ne. Spinsero con violenza, per assestarsi meglio dentro e Donata guizzo' nuovamente, il corpicino delizioso, pieno di belle forme, si agito' tutto. - Mamma! - esclamo' stupefatto quello di dietro. - Come me lo stringe! Pareva loro impossibile che quella fighetta dolce, gia' a suo tempo devastata da Walter (e dai suoi amici), quel culetto morbido e accogliente, fossero cosi' stretti e nello stesso tempo tanto ricettivi. Quel lussuoso soldo di cacio di donna, che pro babilmente avrebbe dato loro molto piacere, nonche' parecchio filo da torcere, era capace di prendere i cazzi con una disinvoltura inaudita! L'eccitazione crebbe, e i maschi spinsero di nuovo, con maggiore violenza, i loro corpi contro quello della donna, quasi che la volessero schiacciare. Donata, sentendosi cosi' stretta e aggredita, con la coppia di aste rigide che bruciavano dentro, si diede per vinta, e si rilascio' tra le loro braccia, mugolando estatica, completamente persa nella luce abbagliente del piacere. Un filo di bava comincio' a scenderle dall'angolo della bocca. Nel contempo, sollecitati da quella reazione, i cazzi andarono oltre. Si sfilarono e si reimmersero all'unisono, per esplorla debita mente nelle profondita' misteriose del suo corpo. Non una sola volta pero', piu' e piu' volte. Non con riguardo, ma con violenza d'ariete. Volevano da lei che, al piu' presto, li gratificasse del suo orgasmo, dello spettacolo inebriante che, in certi momenti, ogni donna sensuale offre. I mugolii di Donata allora mutarono in grida, in strepiti affannati, che a ogni duplice affondo salivano di tono e si dif fondevano allettanti per l'intero piano. Gli uomini fremettero, mentre versi di incontinenza usciva no dalle loro gola strozzate. - Mai vista una godersela cosi'! - esclamo' qualcuno, in prossimita' del triplice fascio di corpi. Mai avevano avuto a di sposizione una donna tanto sensuale e bella! Donata l'udi' e levo' piu' in alto il suo canto, e grido' e grido', espresse senza remore il suo piacere. Squassata dai colpi micidiali, spudoratamente felice di esibirsi in quell'amplesso tanto scandaloso, si ritrovo' ben presto oltre la soglia dell'or gasmo. Godette e confesso' di godere. - Vengo! - pronuncio' in un dolce lamento. - Vengo! - ripete' esaltata. E non contenta proclamo' la consolazione che quei sessi le avevano procurato. - Dio, che bello! Continuate, vi prego... cosi', bravi... con forza... brutali... mi piace! mi piace! I maschi si affannarono vieppiu' nell'incalzarla e, quasi senza soluzione di continuita', al primo succedette un secondo or gasmo e poi un terzo. Versi di beatitudine le uscirono dalla boc ca, mentre il suo corpo era agitato da enormi contorcimenti. Al quarto acme Donata, soffocata dal piacere, si abbandono' come sve nuta tra le braccia dei suoi violentatori. La tennero cosi', in piedi tra loro, sostenendola per le ascelle, come una bambola di pezza, e martellandola come forsen nati. Scosso da quei colpi il corpo sussultava, mentre solo un gemito fioco denunciava che Donata era cosciente, e continuava a gradire il trattamento. Poi, quasi d'improvviso, tutto fini'. Estasiati dal calore delle due guaine gemelle, l'equilibrio nelle loro reni dei maschi si spezzo' e si scaricarono nel ventre avido della donna. Per primo Walter, trascinato dalle espressioni di piacere che leggeva sul volto di Donata; poi l'uomo che la perforava di dietro, trattenuta dalla voglia di continuare a perdersi con le mani nei vasti spazi carnosi delle tette. Riempita da ambedue le parti da quel ruscellare sincopato bruciante, Donata avverti' una grande dolcezza dentro, una sensa zione di piacere indescrivibile che la condusse nuovamente den tro i territori celesti dell'appagamento fisico. - Ancora! - gemette piena di felicita', sin dai primi schiz zi. - Ne voglio ancora. Fu esaudita. Ne ebbe dell'altro, un fiume ininterrotto di slancio ma schile. I secondi mutarono in eternita' e perse consapevolezza di cio' che la circondava. Non si accorse neppure quando i maschi, in una babele di urla e incitamenti, si sfilarono. Era appena consa pevole delle braccia forti che la sostenevano e dell'affaccendar si intorno al suo corpo. Avverti' solo, a un certo punto, la nuova duplice pressione in basso e i sessi rigidi che penetravano devastando. Si sforzo' di ritornare in se', per non smarrire il senso di quell'orgia, per non perdere gli atti diversi con cui se la scam biavano, e la follia erotica negli occhi e sulle bocche che ber ciavano intorno. Sfarfallo' con le ciglia, scosse la testa e vide una selva di volti virili che la guardavano, esaltati dalla sua oscena condizione. Un paio le si erano inginocchiati ai lati e avevano avvicinato le faccie ai suoi fianchi per scrutare da vi cino il suo corpo sottoposto alla brutale duplice offensiva. Si beavano delle sue grosse coscie spalancate, della fica dilatata e dalle natiche schiuse in cui signoreggiava il membro. Le piacque che la guardassero. Le piacque soprattutto in quell'attimo supre mo, in quelle circostanze (perforata da ben due maschi contempo raneamente), in quella posizione, per la sensualita' di cui poteva gloriarsi. Pensassero pure che era una puttana, una troia insa ziabile. Una libidinosa senza confini e senza paragoni. La piu' bagascia delle femmine. LA PIU' DI TUTTE! - Chiavatemi! - chiese, quasi ordino', appoggiandosi tutta con le spalle al maschio di dietro. - Culo e fica, si', mi faccio fare tutto! Era preda di una sorta di rabbia erotica che la spingeva oltre, in dimensioni in cui mai avrebbe pensato di potersi avven turare, e in cui il ritegno non aveva piu' ragione di essere. - In parecchi! - ansimo', ed urlo', inarcandosi e agitandosi scompostamente. - Insieme! Voglio dieci cazzi insieme! Fottetemi da tutte le parti! Avverti' immediatamente sulle coscie le labbra febbrili dei due che stavano inginocchiati, che le percorsero in lungo e in largo; e nel contempo alcune bocche bramose ingliggere piccoli morsi affamati sulla carne sontuosa dei glutei. Altri due le afferrarono i seni e li trassero a se', uno per parte, per potersene cibare. Li infilarono in bocca e li succhia rono con una volutta' che sconfinava con la ferocia, mentre lingue infernali si attardavano a perlustrarla sul collo, sotto le ascelle, sulle guance, dentro la sua stessa bocca! Due, dieci, venti mani si impadronirono delle sue belle carni compatte, palpitanti per l'azione continua, incalzante dei due nuovi sessi bene impiantati dentro; mentre una violenza senza nome scatenava i maschi esclusi, li induceva a gridare, ad inci tare i piu' fortunati ad affrettarsi, e si affrettavano essi stes si verso una soddisfazione che, se attuata, li avrebbe avviliti e delusi. Donata, avvertendo la violenza di quel desiderio, se ne crogiolo', servendosene per alimentare il proprio struggimento. Li avro' tutti! si disse esaltata, in modo meccanico, quasi privo di pensiero. Sarebbe stata di tutti, la sgualdrina del quartiere. Il loro sfogatoio, il recipiente dei loro eccessi. LA PIU' PORCA DI TUTTE! Bombardata dai maschi e dalla libidine della sua immagina zione, non ebbe altra scelta che consacrarsi a un ennesimo orga smo. Avviso' felice dell'evento, quasi con le medesime parole usa te prima, i suoi amanti e venne, venne convulsamente, trascinando nello stesso vortice i maschi che la scanalavano. Di nuovo cadde nello stordimento della volutta', incantata dagli stimoli paradisiaci delle due aste rigide che eruttavano i loro doni liquidi. Le aste conclusero il loro lavoro e se ne an darono, la lasciarono sconsolatamente vuota. Le parve di sentirsi mormorare un accorato fate presto! presto! Ne voglio ancora! ma era troppo stordita per esserne cer ta. Era cio' che desiderava, comunque, che gliene dessero ancora, piacere a fiumi, finche' ne avessero avuto da darle, finche' non fosse stata ridotta una lumacona bavosa, troppo nauseante per po terglielo fare ancora. Voleva sentirlo scorrere sulle coscie, e sentirlo impastare nella sua fica, i cazzi sguazzanti che traeva no rumori osceni. Nel suo stordimento le gambe le cedettero, e mani pietose dovettero intervenire per tenerla su, afferrandola per le ascel le. Avverti' da lontano le loro dispute, gli spintoni, le grida esagitate... Piano! avrebbe voluto gridare. Ce n'e' per tutti! Si limito' ad afferrare un pene, uno dei piu' grossi, come le capito', e a trarlo a se'. Se lo strofino' sulla fessura limacciosa e rise, si esibi' con mosse triviali, da prostituta da strada. Vo leva essere, e lo era, il piu' possibile impudica e oscena. Rise ancora, delirando. Lascio' il fallo e si apri' da sola le natiche, offrendole al primo sconosciuto che ne avesse voluto profittare. La penetrazione comunque non avvenne. Imprecando i maschi l'afferrarono per le braccia e per le gambe e, sollevandola, la portarono di peso verso il letto. C'era un tipo gia' pronto steso sulle lenzuola, la lancia in resta. Su quella lancia, dal testone grosso paonazzo, venne fatta cadere di botto. Per la terza volta consecutiva il culo di Donata fu costretto ad accogliere un gros so pene, e lei esaltandosi penso' che era solo all'inizio. - Le tette! - grido' quando averti' la presenza morbide dei testicoli contro i glutei. - Qualcuno mi faccia le tette! Voleva un cazzo tra le tette, uno enorme, ardente, pronto a esplodere, per sentirsi posseduta anche da quella parte. Le tette erano il suo pezzo forte e non poteva ammettere restassero tra scurate. Non lo furono. Non appena riecheggio' il suo grido, un arnese come lo desi derava, grosso e ardente, le si presento' all'altezza dei seni. Donata allora lo prese nel pugno e lo strofino' vigorosamente sui capezzoli. Lo lappo' un paio di volte gentilmente, per inumidirne la punta, e gli fece percorrere l'intero periplo dell'immodesta circonferenza. Poi si sdraio' sull'uomo disteso e, stringendo l'una all'altra le grosse mammelle, invito' l'uomo a soggiornarvi magnificamente nel bel mezzo. Le piacque quella presenza calda e prepotente, che promet teva furori. La strinse, la bacio' piegando in avanti la testa, la carezzo' agitando su e giu' intorno all'asta l'immensa massa di carne burrosa. L'avvolse tutta e la fece scomparire nella vallata profonda tra i due stupendi colli disegnati in cima dalle grandi aureole. Il solo il testone superbo resto' a fare occasionalmente capolino fuori in prossimito' della gola. Contemporaneamente mani nervose l'agguantarono per le cavi glie e la forzarono ad allargare le coscie. Un terzo uomo, il cui volto mai conobbe, occupo' immediatamente quella posizione, e pre se a scoparla con grande impeto; mentre altri due, bussando coi falli ai lati della bocca, le esprimevano le loro licenziose in tenzioni. Ne aveva ben cinque, ora, ad occuparsi contemporaneamente di lei, BEN CINQUE CAZZI IN AZIONE! AVREBBE SODDISFATTO CINQUE UOMINI IN UNA SOLA VOLTA! considero' incantata. ERA PIU' ABILE DI TANTE DONNE DI PIACERE! PIU' GUSTOSA E CAPACE D'UNA PROSTITUTA! NON MOLTE SAPEVANO DESTREGGIARSI COI MASCHI COME SI DESTREGGIAVA LEI! Si meraviglio' che venissero trascurate le mani. Aveva delle manine belle, che adoperava volentieri, mani molto delicate, e abili, perfettamente allenate nel maltrattare i cazzi, perche' non se ne imposessavano? Allungo' le braccia, i palmi leggermente chiusi, e li agito' con ritmo agile e significativo. Ne voleva ancora, ne voleva de gli altri, altri cazzi per le mani, e li ebbe Due ultimi arnesi, caldi e pulsanti, si infilarono destra mente nel mezzo e s'offrirono per essere maltrattati. Donata strinse le dita, che chiedevano solo cio' che in ef fetti spettava loro di diritto, e li imprigiono' nel pugno, saldi nella sua presa salda. A loro volta i polsi furono afferrati dai proprietari di quei sessi e obbligati a muoversi, assecondando il ritmo del loro piacere e forse anche quello disordinato dell'am plesso collettivo. Solo allora, sola a quel punto, si senti' veramente piena, completa, interamente posseduta, FATTA! Nessuna, nessuna era mai stata scopata come lei! Intasata di piacere Donata sospiro'. Emise un gemito lungo e venne. Cosi', a tradimento, quasi senza preavviso. Sospiro' e go dette. Un godimento di tipo nuovo, molto diverso da quelli prece denti. Un godimento speciale, tutto di testa, che non l'ottene bro', ma in cui fu lucida, conservando piena consapevolezza di se' e di quel che le facevano. Mi scopano in sette! urlo' silenziosa, lasciando che l'urlo riecheggiasse a lungo nei pensieri, e alimentasse il suo orgasmo. Mi stanno fottendo sette uomini nello stesso momento. E mi piace! MI PIACE! MI PIACE! I sessi che aveva sulle labbra smisero di strofinarsi lungo il bel profilo rosso carnoso, e bussarono discreti, con piccoli colpi delle teste paonazze sulle labbra, esigendo un premio molto piu' concreto. Donata glielo concesse. Spalanco' le fauci, aprendo le ma scelle a dismisura, e lascio' che si ingolfassero stretti stretti l'uno contro l'altro il piu' dentro possibile. Le due teste, sole le due teste purtroppo, superarono la barriera dei denti e scom parvero nella cavita' umida della bocca. Ora schizzano! penso' ancora, sforzandosi di farli entrare quanto piu' possibile, e succhiando, e lappando. Mi affogano di sborra! I maschi infatti (mentre il tipo tra le sise andava e anda va, e quello nel culo spingeva, e l'altro nella fica nuotava nel lo sperma, e le mani sui polsi la costringevano ad aumentare la cadenza) se li menavano con destrezza, affrettandosi verso l'epi logo. Eccoli! eccoli! grido' esaltata, sentendo le cappelle intur gidirsi e le mani affrettare il passo. Stavano venendo. Ma non solo loro. Anche altri. Parecchi sessi torridi le furono strofinati sull'esterno delle coscie; e qualcosa di caldo, appiccicoso le si raggrumo' sulla pelle. Il suo godimento allora, gia' eccellente, ascese ver so l'iperbole, la condusse gradualmente, attraverso un'intermina bile serie di piccoli orgasmi consecutivi, nell'anticamera della sincope. Ebbe la percezione di poter morire, di essere distrutta dal suo stesso infinito godimento. Basta! imploro' mentalmente mentre col corpo, con la fica, le mani, la bocca, ne cercava ancora. Non ne posso piu'! Non grido' durante quell'eccesso (neppure avrebbe potuto, leggiadramente imbavagliata com'era). Contrasse i muscoli della pancia, si inarco' e si inzuppo' del suo medesimo liquido. Quello che la stantuffava nella fica se ne accorse e com mento' tutto contento: - Gode, la porca! Si sta bagnando in modo incredibile! Sem bra quasi che se la stia facendo sotto! Anche lui era quasi pronto. Affretto' il ritmo, ansimando con veemenza. Mi riempie la sorca! si esalto' Donata, pregustando il bom bardamento multiplo che si annunciava. Iniziarono i due che aveva per le mani. Getti di liquido bollente le sporcarono i polsi, gli avambracci, mentre i sessi si contraevano mostruosamente. Li strinse piu' forte, li graffio' leg gera con le unghie, e offri' i palmi a coppa per ricevere le ulti me gocce vischiose. I maschi gliele riempirono, una pozzetta per parte di liquido denso, e si ritirarno. Altri due ne presero il posto, alla ricerca di ristoro. Erano freschi, avidi, frenetici. Scalpitavano nelle sue mani. Li cosparse del seme degli altri e li carezzo' leggera, scivolando deliziata sulla lunghe, grosse aste bizzose, attenuandone l'asprezza con il lubrificante odoroso che vi aveva cosparso. Nel contempo l'accoppiata alle soglie della bocca esplose clamorosamente in veri e propri fuochi d'artificio spermatici. Una vera cascata di seme le invase la bocca. A Donata parve di soffocare. Tento' di difendersi inghiot tendo frenetica, mandando in visibilio i maschi, ma senza riusci re a salvarsi. Inghiotti' ed inghiotti', impazzendo di libidine, e continuando a godere senza un attimo di sosta; ma ugualmente non riusci' a ingerire tutto quello che la davano e lo sperma scolo' copioso dagli angoli della bocca. - Gesu'! come le piace la sborra! - udi' esclamare da uno dei tanti che se lo menavano guardando. Nello stesso tempo tutti quelli che erano impegnati diret tamente con lei presero a venire. I due che le facevano culo e fica, il fortunato tra le sise, i due nuovi che aveva tra le ma ni... mentre anche alcuni di coloro che assistevano, essendosi manipolati con ecceso di ardore avventuroso, i coglioni ormai pieni di sborra, si fecevano avanti per reclamare un brandello di pelle su cui spandersi. Un vero e proprio diluvio si abbatte' su Donata, dentro e fuori del suo corpo. Fiotti densi e verdastri, e bianchi, liqui di, grumosi, opalescenti, la colpirono ovunque, sul viso, sulla pancia, sul petto. Per alcuni minuti, nell'estasi lucida che per durava, l'odore penetrante dello sperma aleggio' intenso, invase completamente la stanza, soffocante e quasi insopportabile. Le urla e gli strepiti pero', nonostante la soddisfazione raggiunta da molti, non diminuirono. Donata ne aveva fatti fuori una ventina, ma piu' del doppio ancora attendevano a sua disposi zione, e berciavano eccitati, manovrandosi l'uccello; mentre di versi di quei venti erano andati a mettersi nuovamente in fila ben determinati ad ottenere un nuovo turno. Quanti me ne saro' passati? si chiese lieta Donata. Quanti me ne sono scopati? Non si chiese in quanti le avessero fatta la festa, ma quanti se ne fosse fatti lei. Poiche' era lei la protagonista, ve ra causa e fine di quell'orgia. Finalmente osava confessarlo (ed era ora). Finalmente assoparava l'eccitante pensiero dell'illimi tata potesta' delle sue voglie. - Vi scopo tutti! - grido' non appena ebbe la bocca libera, pasteggiando gli ultimi fiotti di sperma. - Vi spremo come limo ni! Un'orda di uomini le fu addosso, l'afferro' incurante che fosse lorda di sperma, se la disputo', le impose le sue strette. Donata rise di loro e del loro entusiasmo. - Piano! - esorto' ridendo. - Non vi ho forse detto che ce n'e' per tutti? CHE LA DARO' A TUTTI? Un uomo grande e grosso dal sesso gigantesco si fece largo a spintoni nella mischia. Senza pronunciare un sol motto, le spa lanco' vigorosamente le coscie e, puntato l'attrezzo, la penetro' con un'unica spinta crudele. Donata non rise piu'. Pianse. Temette di essere stata scar dinata e se ne lamento'. Non fosse stata gia' cosi' ben slargata e stracolma di seme, il colpo l'avrebbe sicuramente ferita. Il ses so mostruoso invece penetro' tutto senza provocare danni, scivo lando dentro con relativa facilita', e procurandole un brivido ra pinoso, di meraviglia e piacere insieme. - Ahaa! - si lamento' goduriosa, non appena lo avverti' bat tere nel fondo dello scantinato. - Mi sfonda l'utero! - Ehi! - protestarono piu' voci. - Ce la rovini! Deve servi re pure per a noi! Donata che aveva gradito molto quella penetrazione accorse in difesa del suo violentatore. - Si'i'i', cosi' lo voglio! - grido'. - Forte! FORTE! CON VIO LENZA! NON MI STATE VIOLENTANDO, FORSE? FOTTETEMI SENZA RIGUARDI, ALLORA. SEMPRE PIU' FORTE! SFONDATEMI! SBATTE TEMI TUTTI! TUTTI! I maschi tornarono ad affollarsi. Di nuovo in sei/sette contemporaneamente si affannarono per procurarsi, e procurarle, un nuovo orgasmo. L'orgasmo venne e la condusse per la terza vol ta, col solito succedersi multiplo e continuo di piccoli climax, sull'orlo dell'agonia (davvero! quei maschi la stavano letteral mente portando alla morte!). Investi' anche i maschi, che si sca ricarono e lasciarono posto ad altrettanti loro amici, in un in fernale tripudio di sessi inalberati, schizzi vaganti, e corpi nudi d'esagitati che non aspiravano ad altro che ad impadronirsi dell nudita' di Donata. Per cinque/sei volte (non riusci' a contarle) la cerimonia si ripete' uguale a se stessa, eppure varia (variavano le dimen sioni dei cazzi, l'impeto degli assalti, la ricettivita' della donna, la quantita' di sperma di cui si liberavano). Infine Donata non pote' piu' assecondarne le pretese e ricadde svenuta tra le braccia di quegli energumeni, il suo piccolo corpo completamente avvolto dai corpi vigorosi dei maschi. Rimase inerte a lungo a subire l'aggressione continua dei loro appetiti. Quasi non si rendeva conto di loro. Le grida, gli atti diversi con cui la prendevano, i movimenti convulsi e le esplosioni liquide nel suo corpo, le giungevano come da lontano, confuse, incerte, percepite a tratti. Peccato! pensava di tanto in tanto, rammaricandosi di non essere capace di tenere loro ancora testa, e pero' felice che es si, avvicendandosi senza scrupoli, ed infischiandosene della sua passivita', traessero ancora cosi' tanto piacere ed entusiasmo dal possesso del suo corpo, che adoperavano come avrebbero adoperato una macchina, cercando di sfruttarlo al massimo. Non li ho retti tutti! Non li aveva retti tutti. Solo i primi cinquanta, maschio piu', maschio meno. I primi cinquanta! grido' ancora silenziosa sgomenta ed esi larata. Che troia! Me ne vanto pure! La percezione di un esso enorme, innaturale, che si faceva strada tra le sue coscie la riporto' alla realta'. Non c'era piu' tanto chiasso nella stanza; e solo una decina di cazzi in tiro attorno. La faccenda aveva assunto un ritmo blando, e i maschi non la fissavno piu' impazziti. Stavano li' a godersela ora, non piu' solo per sfogarsi, per combattere la pres sione insistente dello sperma, che esigeva di uscire. Se la face vano senza fretta e senza concitazione. Venivano uno alla volta, innamorati della sua fica, nono stante fosse ridotta una specie di laghetto melmoso, in cui era diventato difficile sentire la pressione della vagina. La coprivano placidi, le si muovevano dentro per un tempo infinito e se ne andavano. Donata conto', uno dopo l'altra, ben altre sei penetrazioni. Tutte e sei senza che avvertisse nulla. SENZA REAGIRE, SENZA FARE NULLA. Immobile sul letto prestava il suo corpo, la sua fessura, non per altro piacere che per quello dei maschi. Alla settima, poiche' le bruciava la micia, gemette una pro testa. Non ne poteva piu'. Tento' di mandare indietro l'uomo che si stava immettendo nell'inforcatura delle sue coscie interponendo la mani. L'uomo rise, scanso' le mani e si infilo' dentro con un grugnito. - Come sei piena! - commento' beato. - Trabocchi da tutte le parti. Era vero. Traboccava da tutte le parti. Davanti e dietro. Sopra e sotto. Dentro e fuori. Era tutta ricoperta di sperma. Ne aveva intrisi anche i capelli. Ma sopratutto la fica, rigurgitan te e scivolosa. L'uomo si mosse brutalmente e Donata gemette. Il tempo che lui impiego' a venire le parve interminabile. Fu gratificata da un'ondata di getti caldi e pacificatori (per quanto fosse stremata, le faceva sempre piacere sentirselo schiz zare dentro). L'uomo si ritrasse, ma non se ne ando'. Resto' in ginocchio a fissare la fica aperta e piena. Un rivolo di sperma scivolo' fuori e cadde sulla coperta. Ghigno'. - Sembra la sorgente stessa della sborra, - disse. E poi: - Ne hai avuto a litri, piccola. E a metri! Proprio il mio cazzo intendevi risparmiarti? - Basta! - prego' Donata con voce tenera. - Mi fa troppo ma le la fica. - Anno', niente basta! Non abbiamo ancora finito con te! Un altro maschio chiese posto. Donata gemette una protesta. - No, non piu'! - prego'. - Non ce la faccio. Le proteste non trovarono udienza. Fu infilzata crudelmen te. - Tanto non senti niente, - rispose l'uomo ridendo. - Sto scopando la sborra in pratica! Donata invece sentiva, e si sentiva scorticare. Dai dai, le avevano infiammate le mucose e per quanto ben lubrificata, era sufficiente sfregarla per procurarle dolore. Lui non se ne curo'. Si mosse a lungo, con energia, ma senza fretta. Se la godette. Il bruciore nella fica aumento'. Poi venne e fu sostituito. Donata chiuse gli occhi per non vedere la faccia di colui che si apprestava infilarla e si chiese quanto ancora sarebbe du rato. Era stato molto bello all'inizio, piu' di quanto si aspet tasse, ma ora le cose andavano decisamente male. Lo senti' piazzarsi in mezzo alle coscie e presentarle il sesso. Lo punto'. Si raccolse come ad infliggere la solita spinta brutale. Non la diede. Penetro' invece lento e delicato, con deli berata attenzione. Donata sospiro' sollevata. Meno male. Meno male sopratutto considerate le dimensioni dell'arnese che era costretta a prende re. Uno dei piu' grossi della serie, se non il piu' grosso. L'avrebbe sicuramente dilaniata, se fosse stato menato all'assas sina, come quasi tutti quelli che erano venuti a visitarla. L'uomo glielo infilo' fino ai testicoli e attese, crogiolan dosi nel sentirla cosi' piena, e calda, disfatta dai suoi prede cessori. Le mormoro' all'orecchio parole di apprezzamento, di cui non intese il suono, ma di cui percepi' il significato, e impreve dibilemnete scese a sfiorarle le labbra con un bacio. Donata apri' gli occhi. Sorrise grata al volto che le stava sopra. Era bello, anche se un poco spiritato per l'eccitazione. Fece emergere dalle labbra la punta della lingua e la offri'. L'uomo prima la sfioro' con la propria, poi se ne impadroni' e la succhio', nettandogliela con dedizione. Succhia la mia lingua! penso' Donata eccitandosi di nuovo. Succhia lo sperma dei suoi amici! In verita' la lingua di Donata era abbondantemenete ricoper ta da una patima traslucida di seme, di quel seme che neanche per un istante avevano cessato di darle e pretendere che leccasse. L'uomo, senza abbandonare la presa sulla bocca, prese ad andare. Non con la delicatezza con cui era entrato, ma con la me desima furia brutale degli altri. Sentendosi ferire, Donata urlo' e urlo'. E mentre urlava si rese conto della sua eccitazione, del piacere che tornava a pren derla, e del sesso che la riempiva tutta, la dilatava al massimo. Grido' e grido', vittima del dolore e del piacere insieme. Poi il piacere ebbe il sopravvaneto e precipito' nell'orgasmo, nel suo ultimo orgasmo. L'ultimo, ma il piu' violento di tutti. A quel punto la stanchezza ebbe la meglio, e svenne. Svenne e non seppe piu' nulla di quello che successe sopra il suo corpo. * * * * * Tutto era concluso. Gli affanni, l'ansimare degli uomini, le loro incalzanti intrusioni, i suoni indecenti del suo corpo spietatamente sfruttato, le vociferazioni, il piacere... nessuno piu' nella stanza spoglia, nel deserto della spossatezza e dell'appagamento. Giaceva sul letto accerchiata dall'odore forte dello sperma e dal silenzio. Si tiro' su faticosamente e lo sperma riprese a scorrere. Ne aveva dappertutto, fresco o disseccato. Lo fisso' con un misto d'orgoglio ed insolenza. Quanti saranno stati? si chiese. Trenta, quaranta? Forse anche piu', molti di piu'. Se l'era fatti sette per volta, e si puo' andare molto lontano in quel modo! Si puli' alla buona con l'ausilio delle lenzuola e indosso' i propri vestiti, abbandonati in un angolo. Non era andata male, dopotutto. Non proprio. Erano solo stati troppi. Colpa sua, che si era lasciata ottenebrare dalla libidine e non aveva badato a null'altro che ad averli. La prossima volta sarebbe stata piu' prudente. Avrebbe organizzato lei la faccenda, controllando che non uscisse dai margini... Dieci, quindici al massimo. Massi', anche venti, o venticinque, fino a venticinque poteva arrivare, aveva verificato, li sapeva reggere, era in gra do di trarne del succo. Ma di piu' no, eh? Di piu' no, era troppo sfibrante! Le era piaciuto, comunque. Le piaceva ancora, sapere che se l'erano sbattuta in tanti. UN ESERCITO DI UOMINI! A DOZZINE, IN TERMINABILMENTE! Scese in basso, tenendosi a faticas sul corrimano delle scazle, e incontro' l'inserviente che aveva incitato i maschi a fotterla. Era intenta nelle prime pulizie e la saluto' come meri tava. - Puttana! - le disse senza mezzi termini. - Vacca! - fu la risposta irosa. L'inserviente la fisso' con odio. Noto' come camminava male, e constato' in tono maligno: - Sei stata sdraiata a lungo, eh? a quanto vedo! - Inutile che ti arrovelli, cara. A te non ti ci porteranno mai su, - replico' Donata con disprezzo. L'insrviente ebbe un moto di furore. Con altrettanto furore la ripago' Donata. - Bagascia! - Invidiosa figlidiputtana! Usci' fuori, alla luce, un poco irata. Fu investita dalla luce e si rese conto che l'alba era pas sata da un pezzo. Sicuramente Paola l'attendeva con ansia. Avreb be voluto sapere, rassicurarsi sul suo stato, avere particolari piccanti... lei stessa, Donata, desiderava darglieli. Abbandono' pertanto ogni cruccio, ogni pensiero, e si af fretto' a cercare un tassi' per farsi ricondurre a casa. fine - rose ascot (alias Antonio Villanova)

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