Da: Jerry Cornelius
Oggetto: DONATA 1/5 (F mast, Fm, GangBang) di Antonio Villanova
Data: sabato 14 marzo 1998 13.30 Non sono l'autore, solo un reposter. -- Ciao :-) J.C. 1 -
DONATA
Donata impiego' un bel po' di tempo per scuotersi dall'in cantesimo del sogno. Si sentiva
ancora umida in basso, la' dove gli effetti dell'eccitazione erano piu' evidenti; e i
capezzoli erano ancora duri. Ristette alquanto sul letto, crogiolandosi del calore del suo
stesso corpo e delle voluttuose sensazioni che i compiacimenti notturni le avevano
apportato. Certo che ne ho fantasia! (e voglia di maschio anche!), si disse un poco inquie
ta. Questa sua immaginazione, dove l'avrebbe portata? A quali nuovi conflitti? Pareva che
aver a che fare con i maschi costi tuisse sempre un problema! Purtroppo gli uomini le
piacevano, e davvero non sapeva come tenerli alla larga! Negli ultimi tempi ci era
riuscita eserci tando su di se' un controllo rigoroso, ma quanto ancora avrebbe potuto
resistere? Il segno della note era un campanello di allar me abbastanza esplicito. Aveva
di nuovo bisogno di sesso, molto sesso! Si studio' un pochino e si accorse di essere piena
di sma nie, come lo era nei momenti peggiori. In momenti come quelli non le bastava mai.
Diventava ipersensibile e vogliosa. Chiunque po teva riuscire a conquistarla. Accettava e
prendeva il piacere comunque e da chiunque, anche dalle sue stesse mani. Le era suf
ficiente sfiorarsi alcuni secondi tra le coscie per raggiungere l'orgasmo. Anche in quel
frangente, nonostante l'orgasmo appena consumato, facendo andare la mano un mezzo minuto,
si sarebbe procurata un goduta da toglierle il fiato. Si mosse leggermente sul letto e i
capezzoli si sfregarono contro le lenzuola. Un sospiro voluttuoso le sfuggi' dalle labbra.
Ah! come ne aveva voglia! Se ci fosse stato un uomo, o alcuni uo mini (aveva fatto anche
quello!) nella stanza, non avrebbe esita to un istante. Si sarebbe immediatamente scoperta
per offrire il suo bel corpo alle brame di chi l'avesse voluto prendere. Sospiro' di
nuovo, ma di sconforto questa volta. Era fatta proprio a cavolo! In certe occasioni
diventava persino insoppor tabile. Cosa diamine andava a progettare? Nuove scopate estempo
ranee? Dopo tutti i suoi buoni propositi? Purtroppo Donata era spaventosamente arrendevole
con gli uomini, e proprio questa sua caratteristica, invece di favorire i rapporti, glieli
guastava in modo irrimediabile. I maschi, dopo aver avuto quello che cercavano, la
trattavano da puttana; e le amiche, anche quelle con i cui mariti non aveva scopato,
renden dosi conto di quanto potesse essere pericolosa, troncavano repen tinamente i
rapporti. Ogni avventuretta con un marito le alienava le simpatie di dieci mogli! Davvero
che doveva cambiare! Non poteva lasciarsi portare a letto da chiunque glielo chiedesse, e
sperare di poter mantenere intatte le amicizie (specie quelle femminili). Invece lasciava
che le cose andassero sulla base dell'istinto, senza regola, limitandosi ad assecondare i
deside ri; e le inimicizie, il segreto disprezzo dei maschi, si accumu lavano. Gli uomini
l'assediavano, la scopavano e le voltavano le spalle. Le donne mormoravano, si
preoccupavano per i loro mariti e finivano con l'odiarla. Tutti avevano qualcosa da dire
contro di lei, tutti (anche lei stessa!). L'unica soluzione, aveva proclamato un giorno,
e' dire ba sta! inchiavardiamo tutto e chi si e' visto si e' visto! Sembrava pero' che le
fosse impossibile mantenersi a lungo in quel proposito. Decisioni del genere, per i tipi
come lei, so no piu' facili a programmarsi che ad eseguirsi. Il corpo, quel suo bel corpo
rigurgitante di gioventu', sentendosi braccato dalla vo lonta', per un momento aveva
accettato di deporre le armi. A lungo andare pero' era tornato all'attacco per imporre i
suoi diritti. Non osando sfidarla di giorno, si prendeva la rivincita di notte,
perseguitandola nei sogni, la' dove poteva sorprenderla indifesa, e tradirla come il ladro
furtivo nella notte. Gliel'aveva spiattellata proprio per bene, comunque, la sua verita'.
LA VERITA' DEI SUOI BISOGNI! Fatta capire in modo inequi vocabile, sconvolgendola con la
seduzione di piaceri a cui mai si era saputo sottrarre. E pero', che esagerazione! che
situazioni disperate! ecces sive! Ma che cos'era lei, nel suo profondo? Che specie di
perver tita? di pazza scatenata? Che cavolo! solo una gran troia poteva andare a
immaginare certe cose! I miraggi profani della notte, sia pure spenti, l'invasero di nuovo
e piacevolmente. Si eccito'. Esagerato si', ANCHE SOLO A RIPENSARLO, ma parecchio
divertente. Mooolto divertente. Una vera festa dei sensi. Esploro' alla ricerca delle
scene piu' piccanti tra quelle che rammentava e si accorse allarmata che erano SCAR SE. Il
sogno le stava gia' sfuggendo. Se ne dispiacque. Era stato un bel sogno, molto dinamico e
avventuroso. Tanto, tanto sexy. Se la sarebbe menata volentieri, ripensandoci su. A lei
piaceva mol to anche con le mani e, comunque, un orgasmo era sempre un orga smo; se veniva
d'impulso, e al momento giusto, poteva risultare gradevole altrettanto che una scopata.
Beh! per me, e' sempre il momento giusto! sempre il momento di venire! medito' con
diletto. Si rese conto che i pensieri l'avevano portato oltre i suoi vecchi propositi e si
rimprovero'. Gesu'! non riusciva a stare fer ma, decisa, su niente! Eccola la' pronta a
ricominciare con i ma schi, pur rammentando i dispiaceri che le avevano procurato! Il suo
sentimento era come una farfalla, posava su ogni opinione ca pace di albergare nella mente
(specialmente se riguardava il ses so). Era assurda! Troppo volubile! Riusciva a essere,
quasi con temporaneamente, contenta e scontenta di cio' che le accadeva. Ma la
contraddizione non era del tutto sua; era inerente alla situa zione: si trattava della
risposta necessaria alle sollecitazioni che subiva dall'esterno, che moltiplicavano gli
effetti degli or moni in circolazione all'interno. Date le sue qualita', ossia, essendo
una gran bella figliola, tendeva a incarnare il tipo di donna che il suo ambiente ri
chiedeva che fosse; cioe', piu' o meno quel che piaceva e conveniva ai maschi. Loro la
volevano, come si dice, facile, una voluttuo sona arrendevole disposta ad accontentare
tutti, e Donata trovava in se' i riscontri giusti per poterlo essere. Non fosse stata per
l'educazione ricevuta la vita avrebbe potuto scorrere liscia per lei. L'ambiente le
offriva le giuste opportunita', la vocazione non le mancava, il fisico neanche, che cosa
di piu'? Beh, l'educazione c'era, e se la doveva tenere! I suoi ge nitori, cattolici
osservanti e un po' fanatici, l'avevano assil lata con innumerevoli avvertimenti,
ammonizioni e anatemi sul sesso. Questi interventi, nonostante si fosse formata una morale
sua, le erano rimasti dentro, e continuavano ad accompagnarla nella vita. Anche perche'
erano continuamente richiamati da una congerie di altri censori che si sentivano in dovere
di venire a darle lezioni su come si doveva comportare, e su quanto e con chi dovesse
aprire le gambe. Donata aveva pure voltato le spalle a costoro, ma loro non si erano
scoraggiati, avevano continuato ad abbaiarle dietro, anche dopo che aveva lasciato
l'infanzia. La sua morale era giunta troppo tardi, troppo per tirarsi definiti vamente da
quella degli altri. Sotto sotto, quella morale non aveva smesso di inseguirla. Tant'e' che
Donata, pur non volendolo, si trovava spesso a lasciarsi condizionare dai pregiudizi del
mondo in cui viveva (in fondo, erano i suoi stessi pregiudizi). Questo mondo se pure la
spingeva in una certa direzione, presume va di poterla poi legittimamente condannare.
Succede. La societa' ben volentieri getta l'anatema sulle funzioni di cui non puo' fare a
meno (battone, becchini, boia); e tanto piu' le bolla di infa mia, quanto piu' non ne puo'
fare a meno. Accadeva cosi' che Donata fosse per un verso sollecitata e per un altro verso
boicottata dal perseverare in un percorso che le apparteneva: il libertinaggio e la
spensieratezza; ritrovando si cosi' in conflitti dati da problemi in fondo non suoi! Nel
guazzabuglio formato dai suoi propri complessi, e da quelli del prossimo, che ricadevano
ingiustamente su di lei, fin troppo bene se la cavava! Si mise a sedere sul letto, sempre
inseguendo i ricordi della notte. Le mammelle dondolando le ricaddero sul petto. Erano ben
fatte, piene, sode, ottimamente sostenute dai muscoli, ma grosse, troppo grosse, ENORMI,
come affermava enfaticamente, tut to masiuscolo, uno dei suoi tanti amori; e non c'era
forza che potesse sostenerle in orizzontale. Anche Donata trovava che fos sero ENORMI, ma
non quanto pareve ai maschi. Riusciva a valutarsi con occhio critico. Erano GRANDI, ma non
GRANDISSIMI. ENORMI lo sembravano soltanto. Essendo piccolina, non piu' di un metro e
cinquanta, anche se ben fatta e soda, quei suoi senoni da super maggiorata, nel contrasto
col resto della figura, risultavano piu' grossi di quel che effettivamente erano. I maschi
impazzivano d'averli per le mani, cosi' morbidi, sensibili, caldi, e Donata li affidava
loro volentieri. Non solo li affidava, le piaceva anche usarli personalmente. Lia vvolgeva
attornoi agli uccelli e faceva su e giu' con il busto, finche' loro non le schizzavano
succosamente in faccia. Che goduria nel veder li torcere estasiati dall'azione della
ciccia morbida delle sue mammellone! Negli scontri sessuali erano sempre queste ultime a
rimetterci. Erano le sue truppe di prima fila e di retroguardia, fronteggiavano l'impeto
del primo assalto e dell'ultimo; lo stes so che dire che sostenevano i momenti piu' duri
dello scontro, quando il desiderio, all'inizio, incalza irruente, e tende a por re da
canto i riguardi; e quando esso e' sazio, e si attacca avido ad ogni elemento che meglio
possa rievocare le tentazioni appena ridimensionate. In effetti i suoi senoni ne facevano
volentieri le spese. In qualunque stadio del rapporto si fosse glieli mal trattavano senza
riguardi, servendosi a piene mami, strizzando glieli fino a farla gridare. Gridare? Anche
durante la notte aveva gridato, a causa de gli eccessivi maltrattamenti. Donata poggio'
entrambe la mani alle tempie, come a spremere i ricordi, che continuavanop a andarsene.
Riusci' a recuperarne qualcuno tra i piu' pregevoli e ridacchio'. Una marea di maschi che
l'inseguiva su una spiaggia e lei che correva a perdifiato, lan ciando gridolini eccitati,
e dando delle occhiate spaurite die tro. Subito dopo un flash rapido che la vedeva
sommersa, avvolta nei corpi dei maschi, mentre innumerevoli mani la percorrevano tutta.
Sono proprio una ninfomane! penso'. Una puttana senza rimedio! Se lo disse
spassionatamente, come in genere ci si confessa le verita' meno controverse, quelle che
non sconvolgono i propri equilibri. E invece quella verita' sconvolgeva Donata. Costituiva
la pietra di paragone delle sue possibili alternative di vita. Poteva scegliere una vita
tranquilla, senza picchi di gioia e senza grossi dolori, in vista di una vecchiaia serena;
oppure vi verne una guidata dall'istinto, come veniva veniva; oppure anco ra, temperando i
due modi, all'insegna della ragione, assecondan do le convenienze e i suoi personali
bisogni (l'alternativa piu' feconda, probabilmente, ma anche la piu' difficile da
realizzare). Chissa' cosa riusciro' a combinare? penso' un poco sfiduciata. Sentiva di
essere a una svolta, ma ignorava in quale direzione si sarebbe condotta. Certo era che le
sensazioni della note le toglievano parecchie illusioni sulle sue possibilita' di condurre
una vita almeno ordinata, se non casta. Nuovamente le immagine violente del sogno
tornarono per tur barla. Molti uomini che si avvicendavano su di lei. Le sue grida, i suoi
incitamenti ai maschi. Il gemito di soddisfazione con cui li accoglieva! Pero'... pero'...
si disse. Tutto quel piacere! quelle dozzi ne di uomini chiusi con lei in una sola stanza
(come fare a non ammettersi una poco di buono!), non erano troppi? davvero segre tamente
ne desiderava cosi' tanti? Sotto la spinta di questi interrogativi poso' le gambe in terra
ed esamino' il proprio corpo. Dormiva nuda, a volte anche senza le mutande e pote'
studiare ogni sua particolarita' anatomi ca. Si piacque (si piaceva sempre, da molti anni
ormai, da quando era diventata pubere). Si piacque perche' sapeva di piacere all'altro
sesso. Si piacque attraverso e per il loro stesso pia cere. Aveva delle gambe dritte ben
fatte, che deliziosamente si arrotondavno oltre il ginocchio, con un accenno di
esagerazione simile (ma non uguale, per fortuna) a quello del seno; sarebbe stato
magnifico averle una decina di centimetri piu' lunghe, av rebbero dato piu' eleganza al
suo portamento, alla sua figura; e provocato un po' di interesse intorno a lei (o meno
interesse? aveva spesso l'impressione che piacesse proprio cosi' com'era, piccolina e
prosperosa, il piu' bel supporto a quel suo seno lus suoso, adorato da tutti, e che tutti
aggettivavano, senza che avesse bisogno di elogi o commenti: nudo o coperto che fosse
spiegava gia' tutto da solo, su tutto lo scibile umano). Contento dell'esame il ventre
palpito', si inumidi' sfacciatamente, godendo della propria stessa ammirazione. Non si
vergogno' di questo. Era certo dell'impunita' (e chi avrebbe potuto vedere, sotto la pel
liccetta del sesso, quella sua gran matassa di pelo, cio' che al sesso accadeva? i ricci
salivano, salivano, si espandevano, de bordavano anche fuori dalle mutande; ma nel punto
dolente del sesso formavano una barriera spessa impenetrabile che bisognava aprire con i
palmi per portare alla luce il taglio roseo/brunasto che i maschi non smettevano mai di
chiederle. Proprio cosi' fece. Apri' con i palmi il cespuglio e lo porto' alla luce.
Apparvero le labbra imbronciate della fessura. Bella. La trovava bella. Se la sarebbe
baciata volentieri da sola se avesse potuto!). Sospiro'. Non poteva lecccarsela da sola.
Ci aveva provato, ma non ci arrivava. Era roba da contorsioniste quella, non da maggiorate
con chili di ciccia davanti al petto! Si consolo' stuz zicandosela con le dita. Le basto'
il primo tocco per capire che non si sarebbe fer mata, che sarebbe andata avanti. Era
troppo gonfia di desiderio. Sapeva che le sarebbero bastate poche carezze per portarsi
all'or gasmo. Si sfioro' la clitoride e sussulto'. (Dio, quanto ne aveva voglia!) La
frullo' un pochino con le dita. Parve perdersi negli spasimi. Picchietto' poi col palmo
aperto tutta la fica, COME SE LA STESSE INFLIGGENDO UNA PUNIZIONE BENEVOLA, e infilo'
dentro un dito per scoparsi un pochino. Fece su e giu' un po' di volte, con movimento
rapido e nervoso, e rovescio' indietro il capo, sopraf fatta dall'intensita' delle
sensazioni. Aveva la testa affollata di frammenti dei suoi eccessi oni rici. Cazzi, cazzi,
cazzi dappertutto. La bramavano, se la con tendevano, erano tutti per lei. Se la
dividevano da buoni amici, passandosela l'un l'altro senza gelosie e senza prevaricazioni.
Era la donna di tutti, la puttana comune, se la sarebbero goduta a lungo liberamente, come
e quando avessero voluto. Gesu'! che porci! Le avevano incastrato due cazzi insieme nella
fica! Gliela stavano slargando mostruosamente! rischiando di lacerarla. Glielo spingevano
dentro un po' di volte e venivano riempiendola di sborra. Ora erano in tre a venirle
contemporenea mente in faccia e in bocca. Molti altri, che se lo menavano, si tenevano
pronti a sostituirli, e ad annegarla col loro seme. Ne avrebbe fatto indigestione! Di
nuovo loro che la scopavano a turno, uno dietro l'altro, senza interruzione. Il suo calice
si colmava fino a traboccare, mentre i maschi imperterriti continuavano a fotterla.
Entusiasta di quei ricordi tolse il dito e carezzo' tutta la fica con il palmo aperto, il
medio malizioso e avido leggermente rientrante. Sibilo' di soddisfazione alcune volte e
torno' alla clitoride. Prese a sfiorarla con due dita insieme, la mano che correva leggera
nell'aria, imprimendo un ritmo serrato e costante. Smanio' ancora. Si rivide alle prese
con i tanti cazzi assaggiati nella notte e accelero' il ritmo. L'orgasmo arrivo' subito,
come aveva previsto, senza darle tempo di arzigogolare troppo sull'orgia notturna. Le dita
sfiora rono rapidissime un'altra decina di volte il grilletto e i musco li delle coscie
cominciarono a contrarsi. Inarco' poi la schiene e venne. - Ohoooo! - fece tutta presa. -
Che bello! Le ci voleva proprio! Tutto quel tempo senza sesso, ma come aveva potuto? Come
le era potuto saltare in mente una corbelleria del genere? Disfatta dall'orgasmo si
sdraio' sul letto. Si contorse an cora un poco e si mise tranquilla, la mano in mezzo alle
coscie che accarezzava con tocchi lievi la sua tenera passerina. Un'altra volta? si chiese
incerta. Ne aveva ancora voglia, pero' dubitava di avere abbastanza tempo. Guardo' lo
sveglia. Non ne aveva tempo. Neppure un minuto da perdere. Si alzo' frettolosa e si
diresse al bagno. Ad ogni passo le tette oscillavano con subbuglio tale che pareva dovesse
ro sbilanciarla. Donata invece procedeva dritta, con passo sicuro e leggero, elestico
persino. Aveva cura del suo corpo, non come accade a tante bellone, pigre e viziate, che
hanno cura di se' so lo in quanto a lavacri ed abiti; Donata no, Donata si teneva in
forma, faceva ginnastica, footing, qualche sport... le serviva avere il fisico in ordine
(se non altro a sostenere la massa del le tette!) e scaricava una parte delle sue enormi
energie sessua li. Altrimenti come avrebbe fatto? COME AVREBBE FATTO! Meta' del suo tempo
a letto le sarebbe costato restare! Si guardo' nuovamente allo specchio, quello grande che
teneva nel bagno. Si esamino' con orgoglio. Beh! niente male! niente male! non fosse stata
per quella sua iperdisponibilita' sessuale (si compiacque pensando alla propria esuberanza
sessuale; per un momento le venne da ridere di se', quasi) avrebbe vissuto egregia mente
in pace con se stessa, senza troppe oscillazioni tra il voglio e non voglio, tra SONO UNA
POCO DI BUONO e SONO LA PIU` SEXY DI TUTTE! e avrebbe ricevuto il piacere, la gioia cosi',
con spensieratezza, certa di muoversi nel giusto, e con giusta misu ra. Invece c'era
quella sua arrendevolezza, la gran facilita' a rispondere agli allettamenti sessuali (da
puttana, appunto! non pote' evitare di pensare con una sfumatura di disprezzo e compia
cenza) e ogni suo abbandono, ogni nuova avventura si risolveva in un problema, un patema
d'animo. Perche', in genere di queste avventure, le restava ben poco nel pugno (solo un
bell'arnese da maschio! rise risoppesandoselo tra le mani); e perche', si rendeva conto,
che quel modo di prati care il sesso non aveva alcuna possibilita' di guidarla verso un
porto sicuro. Non era lei infatti a godere della lussuria della cosina tra le coscie, ma
quest'ultima a disporre dispoticamente del suo tempo libero! Cioe', lei non sceglieva. Si
limitava a pro curare quante piu' derrate sessuali le riuscisse per sfamare le voglie
sconsiderate e inopportune della bestiolina che aveva in mezzo alle gambe! Si lavo' in
fretta. Torno' davanti allo specchio styrofinandosi con l'asiugama ni. Era innamorata
della propria figura, minuta e perfetta, affa scinata dalla bellezza dei lineamenti. Ma ne
era anche urtata. Quel corpo esteticamente (ma non eroticamente) alterato dagli ENORMI
seni, le forniva incessanti motivi di soddisfazione e con trarieta', di ansie ed
esaltazioni. Lo amava e lo detestava nel medesimo tempo. SI`, GLI PROCURAVA L'ATTENZIONE
DEI MASCHI, NON IL LORO AFFETTO! Era esattamente cio' di cui sentiva la mancanza. Affetto
e stima. Stranamente, non appena la conoscevano com'era, a letto o in piedi, di sotto o di
sopra, davanti o dietro, stima ed affet to, se pure s'erano embrionalmente costituiti,
sparivano all'i stante. Bastava, a volte, ancora meno, bastava le mettessero a nudo il
petto, e i maschi sgranavano gli occhi, il loro respiro accellerava (mentre i prodigiosi
capezzoli bruni si inturgidiva no), e la donna scompariva (ma non per un momento; PER
SEMPRE) e Donata diventava solo femmina, una calda desiderabile, irrispet tabile femmina
da letto. In quei momenti, sentendosi trattata e considerata un ma gnifico oggetto
sessuale, Donata si inorgogliava. Diventava con sapevole della sua superiorita' fisica
sulle altre donne. Non solo in quanto a bellezza, ma anzitutto quanto a sensualita'. A lei
piaceva il sesso, lo faceva capire, si sentiva. Lo avvertivano gli uomini e lo avvertivano
le donne. Ne era pienamnte consapevo le lei stessa. E questa consapevolezza finiva di
perderla. L'ec citazione saliva a dismisura, e si abbandonava completamente, senza piu'
remore. Diventava una gattina felice, incapace di dire di no e anzi, ansiosa di
manifestare assensi, si'! si'! si'! di piu'! di piu'! di piu'! mai una volta che omettesse
di incitare i suoi amanti. Finito di asciugarsi infilo' la vestaglia e ando' in cucina a
preparare la colazione. Sfornellando la vestaglia si apri' e sulla pella, ancora umida e
calda, passo un brivido che la costrinse a prestare attenzione. Si guardo', come a volte
usava, nel modo in cui riteneva l'avrebbe guardata un uomo. Anzi ne invento' uno, uno
qualsiasi, li' per li', seduto con lei, che si beava dello spetta colo che offriva la sua
immagine discinta. Penso' di provocarlo, piu' di quel che gia' provocasse restandosene in
disordine e affer ro' i seni tra i palmi (ne afferro' solo una minima parte) e strin se.
Lo sollevo' e li porse. Eccoli son tuoi, succhiali! La fantasia consegui' l'effetto
voluto. In basso tra le co scie si inumidi' ancora, e un tremito leggero la percorse
tutta. Alito' dalle labbra la propria eccitazione. Dio! come faceva pre sto ad andare su
di giri! Scarruffo' con dita impazienti il pelo del pube, tentando ancora di pensare i
pensieri dei maschi. Pen sieri violenti, animaleschi! La passione primordiale che veniva
alla luce. I maschi andavano matti per il pelo delle femmine, simboleggiava per loro lo
stesso organo sessuale. Il sesso delle donne in effetti non era evidente, come il pene, ma
il pelo si'. La peluria attorno al pube, che ognuna aveva diversa, per forma, densita',
lunghezza ed estensione alludeva bene al mistero del sesso femminile. Il pelo le
differenziava tutte, aggregandole nelle comune realta' dell'esser donne. Il bel boschetto
d'amore piu' di tutte pero' differenziava Donata. Era cosi' pelosa tra le coscie che a
volte ne aveva quasi vergogna. La prime volta, sotto lo sgaurdo allucinato del maschio che
l'aveva denudata, le era parso possibile svenire dall'imbarazzo. Sapeva di essere partico
larmente dotata per essersi confrontata con le amiche, le quali, con molta meraviglia,
commentavano il cespuglietto che le saliva su verso l'ombelico e ai lati verso le pelvi;
ma la bestiale ec citazione del suo primo, quei suoi occhi da pazzo, resi rossi
dall'eccitazione, l'avevano del tutto scombussolata! Quello era stato ilprimo sguardo, il
primo imbarazzo. Poi ne erano seguiti tanti altri e ora non ci faceva piu' caso. Quasi
piu' caso. Continuo' a bagnarsi. Se fossi un uomo sarei terribile, penso'. Non vorrei
andare con una che non avesse seni come i miei e la micetta altrettanto pelosa! Il
gorgoglio del caffe' che usciva interruppe il pensiero profano. Accorse accanto al fuoco.
Donata, senza accorgersene, era caduta in una iniquita' abi tuale nelle donne (non
abituale in lei): la severita' di giudizio sulle consimili (spesso finendo per
coinvolgersi direttamente nella censura). Le donne infatti ammettano con difficolta' le at
trattive delle altre (ne apprezzano piu' facilmente la bellezza, specialmente se
asettica); ma che cosa ci trova in quella? sone pronte a meravigliarsi sulle scelte
maschili. Non le intendono, ne' le accettano, perche' credono di essere aldisopra di
tutte, ho tutte le mie cosine al posto giusto, e allora? perche' non ammet tono di essere
seconde a nessuna e a niente, quando sei con me non devi pensare a nient'altro! Donata
invece no, con tutto il suo orgoglio femmineo, la sua superbia sessuale, credeva di sape
re bene perche' gli uomini la preferissero alle altre, ma anche perche' l'abbandonassero
prima delle altre. Perche' era una putta na, ecco perche'; e le puttane si sa, si scopano,
si pagano (a lei neppure quello, era ripagata dal piacere) e si piantano in asso. Il
pensiero doloroso la indusse nuovamente a mutare orienta mento. Sorbendo il caffe',
adagiandosi sulla sua capacita' di muta re opinione con facilita', cerco' per se stessa
degli alibi, qual cosa che la giustificasse. Non era una puttana. Era anche una puttana.
Come tutte, del resto. Un po' puttane, un po' sante; o forse ne' sante, ne' puttane,
semplicimente donne, o qualcosa del genere. Magari in lei la Venere profana si manifestava
un tantino piu' forte che nelle altre, un tantino piu' pronta e prepotente; eppure anche
Donata sapeva amare, sapeva sacrificarsi ed essere fedele. Non era stata casta accanto al
marito per molti, molti mesi? nonostante che a lui bastasse una volta la settimana e a lei
non bastasse una volta al giorno? che per lui il sesso fosse solo uno sfogo o, peggio, una
specie di impegno di lavoro da sbrigare alla svelta, e per lei il momento piu' intenso e
signifi cativo della giornata? No, doveva ammetterlo, aveva persino esagerato contro se
stessa. Quell'ultimo periodo di astinenza non dimostrava a suff ficienza che aveva delle
qualita'? Una vera puttana non agiva co si'; non poneva la propria tranquillita'
spirituale sopra alle sod disfazioni della carne! Se ne infischiava di tali problemi! Una
vera puttana e' prontissima ad afferrare il piacere quando arriva, e come arriva; non pone
barriere, ne' considerazioni tra se' e il proprio corpo. Aveva esagerato, certamente.
Controllarsi un po' poteva ri sultare ragionevole, tenersi totalmente lontana dal sesso
pero' era irrazionale. Purtroppo pareva che Donata fosse incapace di misura. O non si
dava, o si dava totalmente, senza limiti. Pero' ecco che il sesso, ignorato per un certo
tempo, veniva a veniva a perseguitarla di notte, suggerednole il modo migliore con cui
rifarsi dalla lunga astinenza: andare a letto un po' con tutti (era quello certamente il
significato riposto dell'orgia notturna), con tutti quelli che le capitavano e non
pensarci piu'! Nel pensare quest'ultimo concetto, il sorriso fiori' sponta neo sulle sue
labbra. No, anche questo era sbagliato. Non un po' con tutti, ma tutta quanta con
ciuscuno. Gia', lei non si dava mai a pezzetti, ma sempre intera e con intensita' totale.
Quel concetto maliziosa, letto anni prima su un fumetto, le piacque. Tutta quanta a
ciascuno! Una frase significativa. le pa reva che le si attagliasse, la trovava
appropriata. Non era quel tipo di donna che lesinava carezze ed entusiasmi. Con tutto quel
lo che aveva da dare, non le era difficile la generosita'. C'era sempre un di piu', un
altro tanto, con cui soddisfare il maschio: sempre e in qualsiasi circostanza. Per altro
non dubita di essere capace (il sogno non aveva sbaliato neppure in quello) di darsi a
parecchi contemporaneamen te, e senza dividersi. Se le fosse capitato, nessuno avrebbe avu
to da lamentarsi di lei; ognuno l'avrebbe avuta nella sua inte rezza, con tutta la sua
passione. Niente lamentele. Abbondanza per tutti. E se cio' non si fosse realizzato con
una distibuzione equanime di piaceri ed entusiasmi, non sarebbe stato per sua in capacita'
o colpa, sebbene per dabbenaggine dei maschi. Per non aver scorto in lei i tesori che
offriva, e saputo apprezzare la generosita' con cui li offriva. Per essere rimasti chiusi
nei loro stupidi egoismi e nelle loro impotenti gelosie! Donata, da parte sua, era certa,
non si sarebbe lasciata sfuggire gli entusiasmi giusti. Si conosceva. Conosceva la perse
veranza, e i bollori, con cui si accostava al sesso. Ci si sapeva divertire, lei! - Gia',
- si propose goduriosa. - Devo togliermene lo sfizio... Si', lo ammetteva, le sarebbe
piaciuto. Ma dove trovare uomi ni cosi' in gamba, cosi' privi di pregiudizi e remore?
cosi' impe tuosi come li aveva vissuti in sogno? (e cosi' tanti, poi! perche' se fosse
avvenuto, tanti dovevano essere! Si', certamente. Non va leva la pena scomodarsi, e
sputtanarsi ulteriormente, per una or getta da quattro soldi. Tre, quattro maschi insieme,
non ci si sarebbe messa neppure. Una dozzina dovevano essere almeno per non avere la
sensazione di essere una qualsiasi sporcaccioncella vo gliosa, ma una vera Dea dell'Amore,
la Dea del Sesso, Quella che si Fa Tutti, la Piu' Gran Puttana, Colei che si Butta Via,
una specie di saldo collettivo, correte! correte! si svuotano i ma gazzini!... sarebbe
stato fantastico, se la sarebbero litigata coi cazzi, l'avrebbero tirata da tutte le
parti, a me! a me! no, prima a me! e lei, emozionata come una scolaretta, avrebbe prova to
un gusto bestiale a distribuirsi, e uno altrettanto grande ad approfittare delle loro
fatiche per rimpinzarsi per bene, di uc celli e di piacere!). Certo, con uomini come
quelli non avrebbe comportato alcun problema dar fondo alla propria insolenza femmi nile.
Forza ragazzi, scopatemi! dateci sotto, belli, non vedete che sono pronta, che non aspetto
altro? L'avrebbero fatta a bra ni, l'avrebbero fatta. Belli, selvaggi, appassionati,
innocenti, persino. Violenti, ma anche consapevoli del valore dell'oggetto che si
passavano con rapidita'... no, temeva proprio che non esi stessero soggetti simili. Non in
quantita' adeguata, comunque (adeguata alla sue fantasie del momento). Certo lei non ne
cono sceva. Ma era poi necessario che fossero in un qualche determina to modo? Giunti a
quel punto non sarebbero stati altro che cazzi! (non uomini, sessi anonimi) in cui uno
valeva l'altro. Rabbrividi' e si cinse dela vestaglia, richiuse cio' che il caso aveva
aperto. Farsi una bella passata di cazzi! cosi' spensieratamente, senza la solita
tensione, la solita ansia che sopravviene nei rapporti interpersonali (ognuno si aspetta
dall'altro qualcosa in piu', qualcosa di speciale e teme l'aspettativa dell'altro), era
un'idea! Sarebbe stato da lei farlo (non aveva carenza quanto a puttanaggine!). Doveva
decisamente prenderla in considerazione... D'improvviso le venne voglia di ridere e rise
sonoramente. Rise di se', dei propri desideri sconsiderati. Se persino Donata si bollava
tanto ferocemente, come l'avrebbero trattata, nei loro discorsi, i maschi? Poteva
immaginarlo. Ma che troia! Non le bastava mai! Si e' fatta fare di tutto! Avresti dovuto
vederla! Si pappava i cazzi che era una bellezza! E` proprio senza fondo, quella! Ah!
l'orri bile, contraddittoria mentalita' dei maschi! Fortuna che non tutti fossero cosi'
gretti, meschini... Le venne in mente un ragazzo biondo, alto, molto cordiale, che
lavorava presso la banca dove Donata aveva il c/c. Le faceva il filo da tempo. Aveva
iniziato a corteggiarla subito, sin dalla sua prima apparizione davanti allo sportello.
Beh! non aveva man cato di contraccambiare, anche se solo restando sullo scherzo. Era
tentata, pero'. Le pareva che quel giovanotto avesse qualcosa di speciale, o quantomeno
non la solita stronzaggine maschile, di cui prima si ingolosiva (erano ansiosi, dispotici,
aggressivi, si sentiva tanto femmina con loro!), e della quale dopo si disgusta va
(diventavano sfuggenti, distratti, egoisti!). Con ragazzi come quello non esitava mai. Si
affidava. Lasciava che le cose proce dessero liberamente, e in genere le andava bene.
Trascorrere due ore insieme con lui sotto le lenzuola, non avrebbe potuto che farle bene.
Le avrebbe rimesso in circolazione gli ormoni neces sari a calmarla, e tolto dal capo
tutti quei pensieri, e proposi ti, osceni. Se lo ripopose come compito a breve. Avrebbe
lasciato che le cose andassero avanti con quel tipo! C'era anche quel ragazzo, ormai
doveva essere un uomo, a cui aveva concesso di metterle le mani adosso, molto tempo prima,
mentre suo marito di la' chiacchierava col padron di casa. Ricor dava bene quel ragazzo.
Aveva fatto la pazza con lui (anche se non ne era pazza!), a causa di quella sua strana
faccia piena di brufoli, ma tanto tanto dolce. Si era comportata in modo sconsi derato, e
sarebbe stato orribile se fossero stati scoperti, lei svegognata in pubblico e il marito
idem. Danata rabbrividi' al ricordo. Di piacere e timore insieme. Il ragazzo era
letteralmente impazzito quando gli aveva mostrato il seno. Donata, vanitosa quanto basta,
sollevando il golfino, il solito suo sorrisetto provocante, aveva sciorinata la merce, il
suo ben di Dio. Non portava reggiseno. Nonostante le dimensioni esagerate dlle tette non
ne abbisognava. D'altronde le piaceva farsi accorgere che andava a seno sciolto, e leggere
negli occhi del prossimo l'effetto che produceva, ad ogni passo, tutto quell'immenso
ondeggiare da mare in tempesta, sotto la misura ri dotta del golfino. L'aveva letto anche
negli occhi del ragazzo. Prima era impallidito, poi si era fatto rosso, gli occhi vitrei.
A quel punto non aveva vauto scelta, s'era lasciata fare. Lui le aveva strizzato tanto
farte i seni da farla quasi urlare. Non era stato tanto male. Peccato aversi dovuto
limitare, a un po' di manipolazioni, considerando le presenze di la'. Altrettanto non male
un certo commesso viaggiatore il quale, ogni venerdi' sera, in un motel dell'Autosole, le
dedicava poesia d'amore, e qualcos'altro. Anche lui all'esordio era stato grati ficato da
una generosa esposizione toracica, tie', godi popolo! gliele aveva piazzate sotto il naso
ottenendo in cambio la solita espresisone congestionata. Da allora, ogni volta, aveva
voluto ripetere la scena. Donata tirava su il golfino e lui le saltava addosso come un
affamato. Fortuna che nel nel motel avessero agio di approfondire; e cosi' arrivavano dove
volevano, e vi si spinge vano, lui in particolare spingeva, dove trovava un buco lo ficca
va (oltre che in mezzo alle tette, naturale), una o piu' volte, spingere spingeva, e come
che spingeva! dimostranmdo di avere una bella schiena, oltre che un pisello di tutto
rispetto (paragona bile a quello del ragazzotto dei brufoli, che l'aveva tirato fuo ri per
un momento, facendola squagliare tutta di contentezza!). Donata si rallegro'. Le faceva
sempre piacere rammentare quel tipo, quello delle spinte. Si ripometteva di cercarlo, un
giorno di questi, quando fosse stato dell'umore giusto. Quando avesse avuto voglia di
farsi maciullare le tette! e inondare il viso! e riepire di lividi il corpicino tondo e
ben fatto! Diavolo d'un uomo! Gielo aveva piazzato in mezzo ai seni piu' volte, a mo
menti, che in mezzo alle coscie! s'era dimostrato un vero maniaco delle ghiandole
mammarie! Continuo' a sondare con la mente dentro la schiera di uomini con cui si era
accompagnata. Ognuno un episodio, ognuno un ricor do. Maschi belli fisicamente ne aveva
conosciuti diversi, ma va lidi emotivamente ben pochi. Erano anonimi, dei cazzi privi di
personalito', Di molti infatti ricordava bene il sesso, caldo e vibrante in vari punti del
corpo, mai i lineamenti. Incontrando qualcuno di loro per la strada avrebbe faticato a
riconoscerlo. Pero', se si fossero tirati giu' i calzoni, allora si' che sarebbe stata
capace di recitarne il nome! Oddio! Marco! quanto tempo e' passato! Anni che non scopia
mo! Ti piace ancora, dopo il bocchino, baciare le ragazze per as saggiare un po' della tua
stessa roba? Oh! ma questo e' il cazzo di Filippo, non c'e' dubbio, punta verso sinistra!
Ciao Andra! qual buon vento! Non fare quella faccia, sai, il mio culetto per il momento e'
a riposo, non l'avrai! Si' aveva preso dei bei cazzi, un sacco di maschioni che l'avevano
gratifica di buone strette (ce n'erano diversi ripapa bil. Bisognava ne tenesse conto!).
Quanto a sentimento pero', tut ti uguali, piatti, avari, insignificanti... omologati dalla
comu ne concezione dei rapporti col prossimo: dei rapporti con le don ne! Donota li
cercava, in fondo, proprio per questo: per quei loro 20 cm scarsi di cazzo, di cui
andavano orgogliosi. D'altro non si preoccupavano. Non ne erano in grado. Meglio cosi'.
Meglio non illudersi. Non si poteva tirare fuori sangue dalle rape. Al trimenti non
sarebbe riuscita a sopportarli. Di bel nuovo le immagini del sogno l'aggredirono. Madonna!
quanti se n'era inventati! Davvero aveva voglia di farsi cosi' tanti maschi, o si era
trattato di uno dei soliti spropositi dell'inconscio, il quale reagisce agli stimoli alla
sua propria maniera? Il suono del campanello interruppe la nuova giravolta dei pensieri.
Controllo' che la vestaglia fosse in ordine e ando' ad aprire. Apri'. Un ragazzo alto, bei
lineamenti, tutto stirato nello sforzo di tenere su la bombola del gas, la fissava con
sguardo interrogativo. - Avanti, avanti, - invito' in risposta a quello sguardo Donata. Il
ragazzo sorrise timidamente. - Dove la metto? Gli occhi erano perduti all'altezza dei
seni. Aveva subito indovinato quel che si nascondeva sotto; e subdorato gli alletta menti
e le promesse che la donna si preparava a proporgli. Essi erano gia' scanditi dai piccoli
scuotimenti con cui la bella movi mentava il profilo dell'indumento. - Faccio strada, -
disse Donata rispondendo cordialmente col suo franco sorriso. Due fossette deliziose le si
formarono agli angoli della bocca. Ando' avanti, in direzione della camera da letto e
indico' la stufa a gas. Il ragazzo, con sveltezza che denunciava una grande pratica,
sostitui' in fretta la bombola vuota con la nuova. La tenne facilmente con una sola mano.
Era un ragazzo forte. Era ti mido e lavoratore. Neppure per un istante sollevo' gli occhi
su Donata. Le piacque quella sua riservatezza mite e schiva, piu' fa cile da trovare in
una fanciulla che in uomo, ma proprio per que sto ancora piu' gradita. Non si sentiva
minacciata da quell'uomo, che non le imponeva di recitare una parte. O meglio, le chiedeva
tacitamente di recitare quella in cui meglio riusciva, e che piu' poteva darle sollievo.
Anche Donata era timida. Dietro i suoi modi disinvolti, l'altezzosa sicurezza nella sua
appetibilita' sessuale, mascherava un'incertezza di fondo, che finiva col diventare
insicurezza di se', della stessa bellezza. Amava percio' incontrarsi con i suoi pari,
anche se, travolta dalle sue contraddizioni, dalle sue brame, finiva con l'incontrarsi con
tipi del tutto opposti. - Ecco fatto, - disse il ragazzo completando l'opera. - So no
venticinquemila. Lo disse in modo che a Donata riusci' simpatico. Valeva la pena
ringraziarlo in qualche modo. Le sembro' giusto, appropriato. Non aveva che uno, pero'.
Dargli la possibilita' di rifarsi gli occhi. Lascio' che la vestaglia, in alto, si
aprisse, fino a mo strare l'inizio irruente del seno (il resto poi si indovinava). Il
ragazzo sbarro' gli occhi. Donata trovo' che era bello, oltre che simpatico. Gli volto' le
spalle e cerco' i soldi nella borsetta gettata negligentemente su una poltrona. Dovette
chinar si. Si chino' piu' del necesario. Che il ragazzo vedesse anche il resto! che
constatasse come fosse messa bene anche di dietro, e come poche altre! Spio' nello
specchio del como' le reazioni del giovanotto. Se ne stava immobile, perduto con gli occhi
sulla sua figura. Spo stava il peso da un piede all'altro, imbarazzato, non sapendo come
comportarsi e dove mettere le mani. Bravo ragazzo! penso' Donata. Ne respirava quasi il
disagio. - Bene, - disse a voce alta. Nella borsetta aveva trovato un biglietto da
cinquantamila. Lo porse. - Non ho resto! - balbetto' il fanciullino. Donata si sedette sul
letto. Lo osservo' spiegazzare il bi glietto di banca. Accavallo' le gambe. - Mi piaci, -
affermo' tranquilla. - Come ti chiami? La vestaglia si apri' anche in basso, mostro' le
cosce per due terzi del loro splendore. Un altro po' e avrebbe messo a nudo il sesso. Se
qul tipo avesse saputo che era completamente nuda sotto! - Giovanni, - rispose il
maschietto arrossendo. - Giovanni, vieni qui, - invito' lei, facendo segno col pal mo il
punto esatto dove lo voleva. - Lascia perdere il resto. Il denaro sfuggi' dalle mani del
ragazzo. Era teso come una corda di violino e pareva in procinto di mettersi a tremare. La
vestaglia si apri' ancora. Il poveretto strinse i denti, sussulto'. Danata capi' che le
aveva visto i seni, i suoi bruni capezzoli, l'alto del pube coperto dai suoi fitti neri
ricci da gatta, e seppe, lo senti che sarebbe stata una buona giornata. Un bell'in contro
profittevole... Il giovanotto fece un passo verso Donata e si fermo'. Non sedette dove le
aveva indicato la donna. L'aveva forse dimentica to. O puntava a piu' immediati piaceri.
Donata allungo' una mano, lo cinse ai glutei e lo costrinse a compiere un ulteriore passo
(passo da sonnambulo), finche' ne ebbe il pube all'altezza del viso. C'era un bel rigonfio
da ammi rare in quel posto. Lo ammiro'. Sollevo' lo sguardo e sorrise. Sem pre sorridendo
tiro' giu' la lampo, infilo' la mano dentro e strin se. Come lo tocco' avverti' un guizzo,
una contrazione. Il ragazzo gemette e ebbe tra le dita il caldo vischioso del suo orgasmo.
Invece di commuoversi, e di andarne fiera, come le succedeva sempre nelle medesime
circostanze, fu preda di un un rapido moto di furore. Ritiro' la mano indignata, lasciando
il tapino a sbri garsela da solo con la tempesta che infuriava nei calzoni. Non gli diede
il tempo, ne' il modo, comunque, di provvedere. Tempo per nulla. Si alzo' in piedi
furibonda e indico' la patta aperta. - Rimettiti in ordine, - impose in tono glaciale.
L'uomo singulto' e chiese scusa, la testa fra le nuvole. Soffriva orribilmente. Tiro' su
la lampa continuando a venire, senza poter far nulla per darsi sollievo. Volto' le spalle
e scap po' dalla camera aggobbito, come rinchiuso in se stesso. Una fru strazione boia!
Donata rimase immobile ad ascoltare i passi che si allonta navano, poi lo sbattere della
porta d'ingresso. - Coniglio! - impreco' ingenerosamente. Si puli' la mano con un
fazzoletto di carta. L'odore del maschio, che tanto le piaceva, in quel momento le era di
fasti dio. Strofino' a lungo le dita e getto' il fazzoletto sporco nel cestino con un
gesto nauseato. Schifo! schifo! Si compenso' con l'immagine splendida del suo corpo
riflessa nella specchio. Era una miniatura scolpita nell'alabastro; una deita' primitiva,
il cui seno ENORME simboleggiava la fertilita'. Niente finzione artistica, pero'. Il seno
era vero. Vero! da inna morarsi a prima vista! Si placo'. Forse quel tipo non era cosi'
tanto da condannare. Con tutto quel merce messa in mostra, come avrebbe potuto far
diversamente? Si sa come sono i ragazzi, cosi' irruenti, pronti, pieni di vita lita'!
Quando mai poi quel tipo aveva occasione di vedere merce tanto buona? una sisona cosi'
eccezionale? Poverino, come doveva essere stato frustante per lui vedere il Paradiso a
portata di mano e esservi scacciato prima ancora di poterci entrare! Compati' il
giovanotto e rimprovero' se stessa. Era stata stupida a comportarsi in quel modo. Aveva
mostrato una perfidia, e un'arroganza, da borghesuccia sadica e frustrata. A sua discol pa
poteva accampare la delusione per quella venuta improvvisa. Quando aveva sentito lo
schizzo caldo tra le dita non era riusci ta a dominarsi. Qualcosa di oscuro era scattato
in lei. S'era sentita negletta, trascurata, inutile (si', inutile!). Perche' nep pure per
un istante il maschio si era preoccupata di lei, di chi fosse, delle implicazioni di quel
suo sfacciato adescamento, DEL LA TENSIONE EROTICA CHE STRAVOLGEVA DONATA. Lui s'era
lasciato assorbire totalmente dall'eccitazione e non aveva pensato ad al tro che ad
affrettarsi verso il culmine del piacere. Aveva com piuto un veloce atto di autoerotismo,
in pratica, con Donata a far da parafulmine, E senza curarsi d'altro. A dire il vero non
era stata neppure effettivamente usata (che' a volte questo puo' persino risultare
gradito), ma solo sfrut tata in quanto immagine. Lei contava esclusivamente per il piace
re che poteva dare, anche senza il contatto diretto: in qualsiasi modo il maschio potesse
averlo, e basta! Cosi' le era parso, almeno. Sospiro'. Doveva ammetterlo, ma il sesso con
gli uomini funzionava solo per quel che lei, solo lei, riusciva a immetterci. Dal canto
loro i maschi si limitavano a mettere l'attrezzo in funzione e per il resto, buonanotte,
occorreva arrangiarsi. L'arnese tra le gambe alzava la testa e loro partivano in tromba.
Tutto qui. O poco altro. Cosi' erano. Valevano ben poco. La meta' di quel che valeva una
donna. Dieci volte meno. Venti volte. Qualsiasi donna, qual siasi moglie, si svendeva,
anzi si regalava a mettersi con uno qualsiasi di loro. Dieci amanti bisognava farsi, per
compensare le carenze di ognuno. Dieci. L'uno all'insaputa degli altri. Com parsi un
computer e affidare a lui la gestione delle molteplici vite parallele. Menarli per il
naso, bisognava, divertirsi alle loro spalle, ecco! Oppure no, uguale al sogno, una bella
orgetta. Li si infor mava della presenza degli altri, li si convinceva a conoscersi, si
dava un appuntamento collettivo, e si approfittava dell'occa sione per sbatterseli in
massa. Ehi! belli, fuori i cazzi, fatemi vedere quel che valete! E non fate quelle facce!
Perche' diavolo vi avrei fatto incontrare, altrimenti? Un bella festa, una stu penda
occasione per sbaragliarli tutti in una sola volta! Sospiro' ancora. La vita era piena di
paradossi. Toccava al le donne essere trattate da oggetti sessuali, ma erano gli uomini a
comportarsi come tali. Dei bei manici per divertirsi, questo sapevano offrire. Di questo
si ventavano. L'uccello costituiva la loro stessa vita. Senza, non si saprebbero
immaginare. Donata, pero', come tutte, avrebbe voluto anche dell'altro. Tenerezza ad
esempio, affetto, la loro energia, l'intelligenza, la protezione... bene. Riusciva solo ad
avere i cazzi. Cazzi. CAZZI A PROFUSIONE. Belli, duri, rappresentativi, ma solo cazzi.
Loro e la roba di cui desideravano liberarsi, e di cui, capitava, si li berassero fin
troppo presto. Peggio per loro! Avrebbero trovato solo la sua fica all'ap puntamento (con
le tette di contorno, si capisce). La donna non l'avrebbero mai trovata. La vacca si', la
donna no. - Ma io non sono una vacca! - esclamo' in tono dolente, non potendo nel contempo
trattenere un risolino. Le piaceva darsi quel titolo, e le spiaceva che glielo at
tribuissero. Le apparteneva, ma avrebbe voluto non fosse suo. In ogni caso, se era una
vacca, non si poteva affermare che fosse cattiva. Con il giovanotto delle bombole si era
comportata come una donnaccia, vero, ma che ricordasse era stata la prima volta: sa rebbe
stata anche l'ultima. Non era da lei maltrattare chicchessia, e specialmente un cosi' bel
maschio! Manno', si corresse, quale donnaccia! piuttosto il caso classico della casalinga
inquieta e un po' troppo porca! Era sta ta innaturalmente crudele, nello stile delle
poverette isteriche che non scopano per mesi, e si scatenano col primo venuto. Non si
sentiva isterica, ma era esattamente quel che aveva fatto. S'era scatenata col primo
venuto, dopo alcuni mesi di astinenza forza ta. Altro che Dea dell'Amore! una poveretta
frustrata, e illusa, ecco cosa era! Illusa soprattutto di poter dominare qualcosa as
solutamente di sopra dalle sue forze. Per lungo tempo non era successo, non aveva voluto
nessuno. Poi tutto le si era rovesciato addosso (sogni, autoerotismo, pen sieri osceni, e
la provocazione di un bel maschio, giovane e pie no di voglia); ed eccola comportarsi come
la peggiore delle put tane! Niente male pero', quel tipo! Ci era andata vicino! Un paio di
minuti ancora e si sarebbe liberata anche lei dalla tensione che sentiva in basso, e le
dava tutte quelle smanie! Quello stu pido maschio non aveva saputo resistere, s'era
coinvolto troppo, non avrebbe potuto resistere un altro minuto? per darle almeno la
soddisfaziane di masturbarlo un po? Coinvolto troppo? Macche' troppo! Si palpo' orgogliosa
i seni. Titillo' le aureole. No, non troppo. Non era mai troppo. Troppo era Donata. Troppi
i problemi che si portava dietro, la mancanza di chiarezza, di coerenza, l'instabilita'
emotiva, l'indecisione intellettuale... troppa era la voglia che aveva dentro. Se non si
fosse irritata, cosi' irra gionevolmente, adesso probabilmente non starebbe li' a
recrimina re, ma a rotolarsi piacevolmente sul letto, allacciata al bel giovanottone. Che
diamine! uno cosi', capacissimo di arrivare alla seconda; e alla terza anche, se
necessario! Avrebbe dovuto prova re, almeno. Non lo sapeva di riuscire a fare miracoli con
i ma schi? Se poi fosse stato no, pazienza, sarebbe stato no, non sa rebbe stata peggio di
come stava ora. Avrebbe dovuto lasciar parlare il suo corpo. Quelle erano le occasioni
giuste per tenere lente le redini. Lui si' che sapeva destreggiarsi in quelle congiunture,
come ottenere quello di cui aveva bisogno. Difficilmente mancava gli appuntamenti con i mo
menti migliori. La bestiolina che era in lei, che era in tutti, sul terreno della lussuria
si dimostrava infallibile. Aveva avuto milioni, miliardi di anni per perfezionare la sua
sapienza. Donata scese giu' con la mano. Poteva sempre mettere riparo. Qualcosa di
piacevole se lo poteva concedere. Si scopri' ancora umida dell'eccitazione sommessa di
prima. Tutto si era svolto in modo inaspettato, sin da quell'incauto esordio con i seni
mossi sotto la vestaglia. Ora pero' tutto era prevedibile, sin dal suo iniziale furtivo
scivolare della mano verso le prime propaggini della peluria. Si sarebbe fatta. SAREBBE
VENUTA. Carezzo' con il palmo la carne tenera della fessura e ansimo'. L'umido affioro' ab
bondante, le bagno' le dita. Una sostanza piu' liquida, meno vi schiosa della roba del
maschio. Una fitta la fece contrarre. Pre se a sospirare. Interruppe di colpo le carezze.
Cosa stava facendo? Era tardi, doveva andare! Cerco' di imporre alla mano di ritirarsi. La
mano resto' li', impavida, ma anche inerte. Disobbedi', anche se non ebbe coraggio di
insistere con le carezze. Il corpo sapeva! Sapeva dei suoi appetiti e delle strade giuste
per eludere la volonta'. Come imporre i propri ritmi, le proprie esigenze... la mano
resto' li', in paziente attesa di trovare una falla nella determinazione della donna e di
riprende re il suo lavoro. I palpiti tra le coscie non si erano placati. Anzi erano
diventati piu' insistenti. Dell'altro umido emerse ver so le grandi labbra. Che male
c'era? Donata s'arrese. Chiuse gli occhi e permise che la mano compisse la missione per
cui era stata trascinata in basso. Il rantolo con cui accolse la decisione, mentre le
carezze riprendevano, la persuase che aveva assunta quella giusta. Si sdraio' sul letto,
rilassata, e lascio' che le cose andas sero come dovevano. (segue su donata2.exe) rose
ascot (alias Antonio Villanova)
Da: Jerry Cornelius Oggetto: Donata 2/5 (GangBang) di Antonio Villanova Data: martedì
17 marzo 1998 1.29 Non sono l'autore, solo un reposter. -- Ciao :-) J.C. 2 - DONATA Paola
aveva quasi deciso di non aspettare piu', quando vide Donata attraversare la strada. le
rivolse un cenno con la mano. L'amica non rispose, troppo intenta al traffico. Un'auto si
avvicinava a velocita' sostenuta. Nonostante Donata fosse sulle striscie le stronbazzo'
contro. - Attenta! - grido' Paola. Stava attenta. Infatti si arresto' e guardo' sorridendo
verso il guidatore. S'udi' un immediato colpo di freni e lo stridio dei pneumatici.
Bloccata l'auto, il conducente, con un enfatico gesto della mano rese onaggio a colei che
gli era comparsa d'improvvi so. Si degnava di concedere magnanimo la precedenza. O forse
si sentiva tanto cavaliere antico, uno disposto a tutto pur di gua dagnare la simpatia
della sua bella. Di qualunque cosa si trat tasse, la risposta era stata pronta e
inequivocabile. Donata, che mai equivocava su queste faccende, chino' la testa e, sempre
sor ridente, fini' di attraversare la strada. Paola, dall'altro lato della strada, guardo'
a sua volta il conducente. Senza sorridere, pero'. Era intenta, quasi costernata. Non
riusciva a capire, mai capiva gli uomini, le loro inaudite reazioni alla presenza di
Donata. Men che meno capiva il condu cente dell'auto. Costui, invece di riflettere sul
pericolo scam pato, contemplava la donna con un'espressione che valeva un'enci clopedia di
elogi. Fu con rimpianto che ingrano' la marcia e ri parti'. Certamente l'immagine superba
della ragazza, con la sua prorompente vitalita', gli sarebbe rimasta negli occhi a lungo,
senz'altro per il resto di quel giorno, e forse il giorno dopo, per tutta una settimana; e
l'avrebbe indotto a rimproverarsi di non aver abbandonato l'auto per precipatarsi a
tentare, tentare almeno, di fare conoscenza. Gli uomini, quando si tratta di sesso, si
stravolgono, me dito' Paola. Diventavano strani, incontrollabili. Anche le donne del tipo
di Donata erano incontrollabili. Reagivano agli stimoli dell'attrazione sessuale in
maniera esasperata, seguendo impulsi che a lei erano totalmente alieni. Guardo' perplessa
l'amica che incedeva regalmente e tento' di porsi nell'ottica del guidatore, di riprodurne
il sentimento. La studio' con attenzione. La figuretta soda trasudava una sensualita'
quasi imbarazzan te (si sentiva imbarazzata lei per l'amica). L'abito di maglia
moltiplicava l'effetto micidiale di quella impressione. Peggio che se fosse stata nuda. La
presenza del vestito arricchiva in modo micidiale la linea debordante del seno, la
sottolineava, ri chiamando su di essa l'attenzione. Il vitino stretto, sopra l'ec cellente
curva dei fianchi, e l'incavo sulla schiena, appena pri ma delle natiche, non facevano
altro che accentuare tutte quelle prominenze, fornivano un non so che di snello, e
fascinoso, e ar monico, all'intera figura. Era costruita per evocare pensieri lascivi,
Donata, per tormentare i maschi e costringerli ai comportamenti piu' degradan ti. Sorrisi
ebeti, grande esibizione di muscoli, servilismo a secchi... la faccia da bambola
libidinosa di Donata, quel seno formidabile producevano veri e propri sortilegi sugli
uomini (e forse anche su qualche donna). Paola ammise con se stessa che si trattava di un
corpo straordinario, ai cui allettamenti nessuno poteva resistere. Ma perche' perdere la
compostezza in quel modo? Una faccenda era non resistere, tutt'altra gettare alle ortiche
la dignita' e mettersi a scodinzolare come tanti canucci in frego la. Si chiese in quanti
non avessero resistito, quanti si fos sero persi, e quanti fortunati erano riusciti a
entrare nella vi ta di Donata. Il suo psicoanalista probabilmente lo sapeva, e nessun
altro. Provo' invidia per lui. Fra poco quella bella donna sarebbe salita su e avrebbe
iniziato a raccontare. Fiumi di con fidenze inutili, particolari piccanti, scelte
istruttive (da far sene una cultura), ma quell'uomo non avrebbe ascoltato con le me desime
orecchie. Non come avrebbe ascoltato Paola, mente e corpo incantati. Peccato non essere un
uccello e posarsi sulla finestra per spiare tutte quegli allettanti segreti! Anche Paola
sarebbe salita su, per altre funzioni, altri scopi, e pure avrebbe raccontato, e pero'
nelle conversazioni ordinarie della quotidianita', banalita' senza nome. Non aveva amanti
lei, di cui narrare (non ne avrebbe narrato comunque). Neppure piu' marito, non piu' da un
anno. Era in una fase in cui aborriva gli uomini, e si teneva alla larga. Per sua fortuna
essi stessi si tenevano alla larga. La sua austera freddezza li ghiac ciava al primo
confronto (raramente si arrivava a un approccio), mentre da parte loro gli uomini non la
cercavano certo con l'in sistenza che adoperavano nei confronti di Donata (ignorava ancora
l'insistenza con cui Donata, nei momenti buoni, cercava i maschi!); e cosi' Paola aveva
agio di meditare ed aspettare, medi tare sulle sue scelte future, e aspettare gli eventi
che le av rebbero determinate. Anche Donata aspettava, ma in modo attivo. Provocava gli
eventi, non li subiva. Consapevole o inconsapevole, non faceva che emettere provacazioni.
Fatevi avanti, ci sto, pareva dicesse ad ogni suo passo. Sono buona, sono gustosa, datevi
da fare! Si accorse che se non riusciva a chiarirsi i tanti perche' e per come delle
reazione reciproche Donata/maschi, iniziava a immaginarsi bene i comportamenti concreti
dell'amica nell'intimita'. Conosceva da un bel po' Donata, e l'accumulo dei particolari le
permetteva di penetrare gradualmente, un gradino al giorno, nella compren sione del suo
animo. Il modo in cui aveva sorriso all'automobili sta, ad esempio, e quello in cui si era
mossa sotto il suo sguar do ammirato, molto significativo, la diceva abbastanza lunga in
merito. Per non parlare dei pettegolezzi che si facevano su di lei. Per quanta tare
potesse sottrarre ai giudizi che udiva, ne restava sempre un bel po' con cui sconcertarsi.
Alcune caratteri stiche della peculiare personalita' di Donata venivano comunque alla
luce. A lei pero' non interessavano i pettegolezzi. Se erano veri, e quale misura fossero
veri. Paola infatti era attratta dall'interiorita' di Donata, piu' che dalle sue azioni.
Non tanto i particolari delle sue imprese sessuali, ma quanto la maniera in cui le viveva.
Voleva sapere, in sostanza, perche' l'amica si com portasse come si comportava. Avrebbe
voluto spogliare quell'inti mita' cosi' diversa dalla sua, inimmaginabile persino, ma da
cui era affascinata, e mettersela a nudo davanti, ben bene sciorinata sotto i suoi occhi.
Avrebbe potuto prenderla quale esempio; contemplarla per la mera curiasita' di sapere, o
per il piacere di ammirare, di inda gare, di possederla... Che cavolo di pensieri! Li
chiuse di scatto nel baule della memoria, per non farse ne piu' distrarre. Danata l'aveva
raggiunta, stava proprio accanto a lei, e le parlava. - Come mai Paola ancora qui? - la
senti' chiedere giuliva, eccitata ancora dall'ammirazione del maschio. - Non avevi appun
tamento con l'avvocato? - Anche con te avevo appuntamento! - rispose nervosa. -
Esattamente un'ora fa! Dovevi portarmi quella dichiarazione fir mata, ricordi? L'hai
portata, almeno? Donata frugo' nella borsetta e tese la dichiarazione. - Scusa del
ritardo, - disse. - Ma ho avuto da fare. Non mentiva. Effettivamente aveva avuto molto da
fare. Il bottoncino della fica le doleva ancora, per tutte le volte che l'aveva
strapazzato. Si era masturbata come una ragazzina voglio sa, piu' volte di seguito. Veniva
e ricominciava, veniva e rico minciava, senza interuzioni in pratica, e senza darsi pace.
NON AVEVA PACE. Neppure in quel momento, dopo tutti quegli orgasmi, ne aveva. Sentiva il
fuoco dentro, un fuoco che l'ammi razione dei maschi non faceva che rinfocolare, che la
bruciava, la perseguitava, le chiedeva sesso, tanto sesso. Se almeno avesse avuto un uomo,
quel ragazzo delle bombole, ad esempio, si sarebbe placata un po'. Con le sole dita invece
questa volta non aveva funzionato, e il desiderio continuava a tormentarla sempre piu'
insistente. - Non fa niente, - rispose Paola prendendo la dichiarazio ne. - L'udienza e'
stata rinviata. Ammicco' complice e chiese: - Hai visto quello? A momenti ti metteva
sotto, e poi... Donata scrollo' le spalle. Uno stronzetto qualsiasi, uno dei tanti. Non
valeva la pena di parlarne. Meglio discorrere delle cose loro. Ispeziono' Paola e annui'
compiaciuta. - Se perfetta, - disse. - Sempre impeccabile. Ma come fai? - Vita morigerata,
- rispose Paola senza pensare, in un to no che risuono' di biasimo, e vagamente lamentoso.
- Non ho mai occasione di strapazzarmi... Si penti' subito dell'affermazione. Era stata
ingenerosa, considerando le chiacchiere sui costumi di Donata. L'amica pareve non averla
udita. Guardava intenta l'ingres so del vicino cinema a luci rosse. - Facciamo il
biglietto? - propose deliziata, accennando col mento in direzione del cinema. - Sara' di
sicuro piu' diverten te e istruttiva che la nostra ora di monologo. Che ne dici? - Ti va
di scherzare sempre! - rispose Paola. - In quel po sto non entrerei per tutto l'oro del
mondo! Sara' pieno di maschi assatanati. - Ci vanno anche le donne! - Non mi dire! Donata
ridacchio'. - Io almeno ci sono stata. - Ah! beh, tu sei speciale in tutto! - Perche' non
avrei dovuto farlo? Non sono una di quelle ipocrite che in casa, con il
videoregistratore... - Non si tratta di ipocrisia, ma di quello che c'e' li' den tro. Ma
ti rendi conto? - Troppi maschi, eh? - Solo Maschi! - Se entrassimo noi non sarebbero piu'
solo maschi! Anche Paola ridacchio'. - Certamente no. In compenso si trasformerebbe. Non
piu' una sala cinematografica, ma un carnaio, una bolgia. Troppa confusio ne per i miei
gusti! Risero insieme. - Quando ci sono andata io non e' successo niente. E neppure ad
altre, che hanno fatto come me. Succede qualcosa solo quando la vuoi far succedere! Non e'
che ci stai pensando su, no vero, gattina? Paola rispose con una gomitata al fianco. -
Stupida! - disse. - Che scemenze vai dicendo? - Io? mi sono semplicemente riferita a
quello che hai detto tu! - Dai, non scherzare, non sono posti per donne quelli! - Neppure
per uomini, lo sono. Loro pero' ci vanno! - Loro sono porci di professione. Sono senza
dignita', in fatto di sesso. Noi pero' siamo diverse, no? - Sissigmore, diverse. Molto
piu' serie e dignitose. Se pero' decidiamo di andare al sodo, e chi ci ferma? Risero
insieme di nuovo, un poco esilarate dal loro scher zoso cinismo. Paola s'accorse di essere
vagamente eccitata, ma non volle ammetterlo neppure con se stessa, cerco' di sottrarsi
alla conver sazione. Donata invece, che gia' lo era, la prese a pretesto per laciarsi in
facete elucubrazioni orgiastiche. - Immagini la scena? - recito' in tono saporito. - Che
ressa infernale? Ci vorrebbero i carabinieri per metterli in fila, e impedire una specie
di linciaggio. senti, facciamo cosi'. Paghiamo il biglietto ai primi che incontriamo, poi
una capatina dentro e se la gente non e' proprio troppa, e i carabinieri ci stanno a
mettere ordina (lo sai che sono una maniaca dell'ordine), possia mo pure lasciarci
tentare. Che ne dici? - Che sei pazza anche solo a pensarle per scherzo, certe cose! -
Ahaa! come sei noiosa! Certe volte Paola mi chiedo se per caso non sei stata allevata
dalle suore! - No, e' che quando una cosa e' spiritosa, rido. Quando mi fa senso, volto la
testa dall'altra parte. - Vabbe'! Vabbe'! Meglio che andiamo su, tanto con te non si
ricava sugo! Entrarono, senza che il portiere chiedesse loro nulla. Le conosceva ormai.
Guardo' pero' nel solito modo Donata. A Paola, sebbene come donna non fosse per niente
male, diede appena un'oc chiata. Parve quasi non esistesse per lui, una insignificante.
Succedeva sempre cosi'. Qualsiasi donna, per quanto bella, accanto a Donata scompariva.
Sfiguravano tutte. Troppa roba buona da mostrare e soprattutto quella sua aria esuberante,
quella sua vitalita', che la rendeva molto sexy. Camminava eretta, il gran petto spinto in
avanti, e un'espressione di altera superiorita' dipinta sul viso. Ad ogni passo pareva
dicesse, lo so che sono bona, ma non sono merce per voi! Pero', se state buoni, chissa'...
Piu' ancora dicevano i tacchi altissimi, di cui si serviva per al zare un pochino la sua
statura, e che le davano un'amdatura da puttana, d'una che se ne andava in giro per
provocare il prossi mo. Imposibile ignorarla. Infatti non lo era. Procedette sicura di se'
e avida di sguardi, provocando in Paola un forte senso di fastidio. Donata era un tipo
simpatico, una ragazza alla mano, buona, intelligente anche. Sotto gli occhi dei maschi
pero' si strasfor mava. COI MASCHI DIVENTAVA UN'ALTRA. Il suo acume, lo spirito,
l'autoironia scomparivano, e veniva alla luce un nuovo essere, uno un poco ottuso e
rapace, provocante e superbo, egoista persi no. Ecco, si', diventava proprio la puttana
che si diceva che fos se. La sua innocenza, e la timidezza sparivano e si gettava a ca
pofitto nelle peggiori situazioni. Dalle sue stesse confessioni risultava che era
sufficiente che la mano di un uomo si posasse su di lei per farle perdere il controllo.
Una sguardo, una parola tenera e diventava una femmina sollecita e arrendevole. Paola
rabbrividi'. Doveva essere terribile vivere senza po ter disporre liberamente del proprio
corpo. La riparazione data da una certa facilita' di accesso all'orgasmo non compensava
certo i disagi di una vita obbligata dalle iniziative altrui! Per Dona ta il piacere era
una faccenda agevole, mezzo minuto di va-e- vieni e arrivava al dunque. Un altro minuto e
otteneva il bis. E poi ancora il tris, e cosi' via. Anche col piu' mediocre dei maschi
poteva essere certa di ottenere la sua parte (non come accadeva a Paola, a cui occorrevano
interi quarti d'ora solo per eccitar si!). Ma il prezzo da pagare era alto, troppo alto
per l'opinione comune! Non per Donata, evidentemente, perche' continuava imperter rita,
anche se si doleva del suo isolamento. Evidentemente le piaceva molto piu' avere un sacco
di possibilita' con i maschi, che un sacco di amiche. - Ho un fatto un segno tremendo
questa notte, - disse men tre salivano. - Oh! - fece Paola. Donata ne aveva sempre una da
racconta re. - Ho sognato di scoparmi tutto il quartiere. Un intero esercito di maschi! -
Bello! - commento' sorpresa Paola, un commento tra il sar castico e l'ammirato. La
meraviglia, forse per il tono intenso con cui l'amica le aveva parlato, muto' presto in
turbamento. Donata era fatta in un modo, e aveva certe uscite con cui riusciva sempre a
scomvolger la. Si immergeva nelle situazioni piu' singolari con una tranquil lita' che non
finiva mai di di invidare. Beata lei che trovava tutto cosi' normale! Cosi' semplice da
affrontare. - Credo, - prosegui' Donata. - Che neanche se fossimi state in una dozzina, e
belle assatanate, saremmo riuscite a tener te sta a tutti quelli che mi son figurata di
sbattermi. - Se ne ste te in silenzio un paio di secondi ed esclamo': - Che scemenze!
Paola non trovava che fossero scemenze. - I sogni devono essere sempre presi sul serio, -
disse convinta. - NON SONO MAI SCEMENZE. Donata la fisso' in viso. Annui' lentamente.
Tossicchio', e si aggiusto' l'abito lisciandolo sulla leggera rotondita' del ventre. La
mano scese parecchio. - Mi consideri una poco di buono, vero? Paola, presa alla
sprovvista, non seppe cosa rispondere. - Una specie di puttana! - Ma cosa dici? -
protesto' Paola. - Si, lo so. E' quello che pensate tutte. Che sono una li bertina, una
che la da' senza porsi problemi. Invece non e' vero. Non sono disinvolta come appaio. E'
piu' fumo che arrosto. - Questo lo so! Piu' fumo che arrosto. Anche se, a dire il vero,
l'ARROSTO, COMUNQUE, E' TANTO! Questa volta fu Donata a sgomitare. Rivolse un sorriso gra
to all'amica, ne apprezzo' il tentativo di sdrammatizzazione, e quello di negare, ma non
le credette. Non poteva crederle, poiche' lei stessa si considerava male. Era una
disgraziata, una che la dava a tutti, una mangiauomini! Avrebbe voluto non esserlo, ma lo
era. Aveva i suoi alibi, ma con questi non poteva ingannare se stessa. - Ognuno e' come
e', - rincaro' Paola senza timore di impe ciars con delle banalita'. - L'importante e'
imparare ad accettar si, e a convivere con gli altri. - Si', questo lo sappiamo. Ce lo
elargiscono a colazione tutti i giorni, i nostri distinti psicoanalisti! - Non basta che
ce lo dicano. Dobbiamo farlo! - Come no, carina. Come no! - Ascolta, Donata. Forse e' vero
che tutti ti considerano una puttana. Pero' e' anche vero che se si preoccupano che tu lo
sia, e' perche' vorrebbero essere come te. Segretamente tutte ti invidiano. E non mi tiro
indietro: pure io sano tra quelle. - Beh, insomma... - No, no, dico sul serio. Sappiamo
bene che se fossimo un po' meno strutturate ci troveremmo senz'altro meglio! - Anche
questa e' farina del tuo psicoanalista! - Era sua, adesso e' farina del mio sacco...
Restarono in silenzio alcuni secondi. L'ascensore, un angu sto bugigattolo in cui potevano
appena stare una accanto all'al tra, arrivo' ed entrarono. Donata, sotto gli occhi intenti
dell'amica che la fissava come in attesa di qualcosa (d'una ri sposta probabilmente),
pigio' il pulsante del quarto piano. L'ascensore si mosse. Donata stava intenta, immersa
nei suoi pensieri. Alzo' gli occhi e incontro' lo sguardo interrogativo di Paola. Si
umetto' le labbra. - Temo di non essere capace di accettarmi, - ammise. - E di ignorare la
maniera giusta di convivere con la mia natura. Paola, nonostante fossero esattamente i
concetti che si aspettava, ne resto' ugualmente un po' sorpresa. E'sempre diffici le
leggere interamente nell'animo degli altri; e l'esteriorita' irruente di Donata rendeva
questo quasi impossibile. Frequentan dola si poteva intuire la sua insicurezza, nonostante
i modi spi gliati; ma non se ne potevano scandagliare a fondo l'intensita' e la
profondita' delle implicazioni. Per quanto fossero mesi che si frequentassero, restava per
lei un oggetto misterioso. Annui' persuasa e' penso' che con tutta la sua spregiudicatez
za l'amica era donna esattamente come tutte le altre. Una che non riusciva a camminare con
il solo ausilio delle proprie gambe. An che lei scontenta di quel che le era stato dato,
affabulando in torno a quel che le era stato tolto. Come tutte, dipendava dalle premure
che il mondo accettava o rifiutava di dedicarle. Una pazza, insomma, una che non si sapeva
orientare. Una che edificava tombe sopra le macerie dello spirito e per soprav vivere era
costretta a rovistare tra le miserie della vita. Donata, appunto! * * * * * Con indosso la
sola sottoveste, giacendo raggomitolata sul letto in disordine, il cuore che le batteva
forte, Donata sbuffo' inquieta, scostando le coperte. Non era ancora sveglia, sebbene non
dormisse piu'. Aveva sudato abbondantemente e sentiva in vari punti del corpo
l'appiccicaticcio dei panni. Anche tra le coscie aveva sudato. Aveva le mutandine fradi
cie, che continuavano a bagnarsi. Sospetto' che potesse non trat tarsi di solo sudore e
ando' a con la mano in basso per verifica re. I primi ricci arruffati della sua vasta
peluria la distol sero momentaneamente dall'incombenza che si era data. Penso' che era
molto che non se lo faceva scombinare per bene quella bella pelliccetta e decise che
poteva, doveva! provvedere da sola. Non sarebbe stato piacevole come subire le attenzioni
di un uomo, ma le avrebbe pur dato qualche brivido, e qualche emozione. Si inoltro' per
alcuni altri centimetri nel folto e prese a pascolarvi con le dita, afferrando dei ciuffi
a caso e stirandoli per tutta la loro lunghezza. Dovette allontanarsi parecchio dalla
pancia per stenderli a dovere. Aveva un bel pelo, Donata, fitto fitto, arricciato ed
esteso per quasi tutto il ventre, ma non corto, come tante riccette naturali. L'aveva
lungo e morbido, quasi setoso, una specie di soffice lanugine molto gradevole da sfiorare.
Era gradito a lei guardarlo (e scarruffarlo), ed era gradito ai maschi, a cui venivano gli
occhi da pazzo quando lo mostrava. Vi si attardo' gratificata ad inanellarvi le dita e a
tirare leggermente i ricci scomposti. Quel piccolo dolorino sulla pelle che producevano i
peli tirati le dava un certo piacere, so prattutto quando era in prossimita' delle labbra
della vulva. Si stimolo' in quel modo, stuzzicando i peli torno torno al la fica. Smise di
giocare coi peli e ritorno' ai suoi doveri. In filo' un dito dentro e constato'. Si', era
tutta zuppa. Irrimedia bilmente bagnata. L'umido della mutande non era sudore, era esta
si, il segno manifesto di un intenso momento di appagamento. Ne cerco' le ragioni nei
ricordi; e ravvenendogli l'insieme del sogno lascivo della notte, illanguidi' di colpo e
riprese a bagnarsi. Il dito con cui aveva sondato tra i petali si mosse leggero. Si
ritrasse un poco e strofino' le grandi labbra. Un bri vido la percorse. Dio, quanto le
piaceva quella roba! Anche con il solo ausilio delle mani raggiungeva invariabilmente il
massimo della soddisfazione. Guidato dall'esperienza, e dalle risposte positive che ri
ceveva, il dito esploro' l'interno della fica. Conosceva bene quel territorio, l'aveva
sondato migliaia di volte, e sapeva come muo vervisi! Mai si stancava di conoscerlo! Ogni
volta come la prima, ogni volta si esaltava nella riscoperta di se stessa e dei suoi punti
delicati. Sguazzo' con gusto tra i suoi stessi uomori sentendo che se voleva, poteva
ottenere rapidamente un orgasmo. Non c'erano mai problemi di quel genere con lei, mai
nessuna difficolta'. Bastava lo volesse e l'aveva. Non volle pero'. L'orgasmo avrebbe
ostacolato le rievocazio ne del sogno; mentre se l'avesse ricostruito passo passo, ricamn
doci un po' sopra, il suo piacere sarebbe stato molto piu' intenso e gradito. Lascio'
perdere di masturbarsi e si concentro' sulle chimere della notte. Anche l'ultimo era stato
un sogno spinto, seppure molto me no affollato di quello precedente. Non solo spinto,
pero'. Anche molto dinamico, ben costruito, e coerente, circostanza ecceziona le negli
avvenimenti notturni. La ripercorse dall'inizio e se ne crogiolo'. Era circa mezzanotte.
Aveva appena lasciato la casa di suoi amici e camminava svelta nelle strade deserte.
Silenzio, un si lenzio inquieto, minaccioso e allettante nello stesso tempo. D'improvviso
una violenta eccitazione, intensa come mai nella realta' si riesce a esprime, le metteva
in tumulto il cuore. Poi ecco dietro di lei l'eco d'altri passi. Non ticchettii vezzosi di
scarpe femminili, ma le cadenze pesanti di diversi uomini che an davano di fretta. Il
rumore di passi si avvicinava e Donata era presa dal panico. Iniziava a correre. Correva
affannata, sorpresa lei stessa dalla velocita' con cui andava, senza pero' riuscire a
distanziare i suoi inseguitori, che la tallonavano sempre piu' da presso. La caccia durava
a lungo, tra vicoli male illuminati e le serande cieche degli esercizi serrati, cercando
disperatamente un luogo in cui rifugiarsi. Portoni, negozi, finestre, tutto chiuso. Per
fortuna il portone di casa sua (non la casa dove abita va al momento, ma la dimora
dell'infanzia, quella dei suoi geni tori) era solo accostato e riusciva ad infilarvisi
dentro in tem po. Chiudeva prontissima il portone alle sue spalle e vi si ap poggiava
contro sollevata, respirando con affanno. Mio dio, che corsa! Scivolava verso sinistra con
la schiena sul portone e si dirigeva verso le scale. Doveva pero' passare proprio davanti
all'appartamento del portiere, un omaccione grande e grosso che l'aveva sempre insidiata
(lui, e i figli), con continue allusioni o richieste dirette di prestazioni sessuali.
Donata lo temeva, e ne era affascinata. Non solo perche' a lei, ancora impubere, sem brava
un gigante; ma soprattutto perche', a differenza dei suoi coetanei, non si contentava
delle solite manipolazioni. No, lui andava al sodo, intendeva fare tutto (tutto quello che
si fa tra adulti); cosicche', dopo averle messo tra le manine quel suo enor me affare,
pretendeva pure di infilarglielo in bocca, e, peggio, di introdurglielo tra le coscie.
Donata gliel'aveva baciato, suc chiato e leccato parecchio volentieri; ma il suo fighino
nudo, appena appena coperto da una spruzzatina incipiente di peli, se l'era tenuto ben
stretto tra le gambe. Passando davanti a quella porta, pur a distanza di anni, era
costretta a subire gli attacchi delle vecchie sensazioni del la prima adolescenza, fatte
di fascino e timore insieme. Aveva ragione di temere. L'insidia non era cessata, conti
nuava, sarebbe continuata sempre. Sempre i maschi l'avrebbero cercata per rapinarla dei
suoi beni, della sua lussuria e coin volgerla nei loro affanni erotici. Anche in quella
occasione la cercarono, e la coinvolsero. Una mano usci' dall'ombra e udi' una voce che
diceva piano: - Ah! sei tornata? Brava! La mano l'afferrava e la trascinava dentro, mentre
la voce sussurrava ancora: - Entra, entra, carina, che' ti ci si facciamo! Un attimo piu'
tardi si ritrovava in una stanza illuminatis sima, al centro di uno schieramento circolare
di uomini nudi, molto ben forniti e eccitati. Noto' i sessi che sobbalzavano nell'aria
irriguardosi, come a manifestare l'impellenza dei bisogni, e si eccito'. Erano tanti,
tutti vogliosi di lei. Tanti che la stanza non riusciva a conte nerli. Alcuni di loro
infatti, sollevandosi sulla punta dei pie di, la guatavano di la' da una porta interna,
accatastati gli uni accanti agli altri, scambiandosi occhiate compiaciute, e mormo rando
commenti estremamente favorevoli. Cavolo! che fica era loro capitata! Tutti, da ogni
ordine di posti, la fissavano bramosi. Non si limitarono a fissarla. Si fecero avanti e le
strap parono gli abiti di dosso. Poi la sdraiarono in terra, su un ma terasso steso
apposta e presero a violentarla a turno. Non solo nella fica, ma in ogni buco possibile,
girandola e rigirandola a lungo, profittando di lei senza riguardi. Donata godeva. La
paura iniziale era scomparsa e al suo po sto, a parte il piacere, era intervenuto una
vasto senso di trionfo, e una irrazionale sicurezza. Si sentiva protetta da que gli
uomini, consolata. Li sentiva con lei, per lei, non solo per se stessi. Era bello scopare
con qualcuno che si preoccupava del tuo benessere (che non include solo il piacere)
altrettanto di quanto si preoccupasse del proprio. Ancor piu' bello era che tutta quello
accadesse in una circostanza cosi' indelicata quale una violenza di massa. Gesu'! che
magnifica passata di cazzi! Rilassata, tranquilla, senza piu' le solite remore, Donata
godette le attenzioni incalzanti degli uomini. Non temeva di non essere in grado di
reggerli tutti, di essere scopata fino a sen tir male. Non solo in quanto conosceva le sue
eccezionali energie sessuali, pure perche' sicura che l'orgia si sarebbe conclusa non
appena l'avesse chiesto. Era sufficiente che dalla sua bocca uscisse un "basta"
e gli uomini l'avrebbero lasciata in pace. Lo ro avevano giocato con lei, giocato a
rincorrerla, e a recitare la parte dei bruti violentatori; in realta' erano suoi amici, la
voravano per lei, l'adoravano, mai avrebbero osato spiacerle, o contraddirla, o imporle la
loro ammirazione. - Basta, - pronunico' pigramente infatti a un certo punto Donata, piu'
per provare il loro buono intendimento, che per stan chezza (comunque ne aveva presi
abbastanza). E infatti basto'. Gli uomini scomparvero e il sogno fini', si concluse. Un
vero miracolo, una meraviglia. Troppo bello anche per l'ordinaria inverosimiglianza di un
sogno! Donata lo ripercorse una seconda volta eccitata, masturban dosi freneticamente.
Vide i cazzi, gli uomini che la violavano, li senti' rintoccare tra le coscie e udi' il
rumore che producevano sbattendo contro la sua pancia, e si inarco' estasiata. Godette. Le
due dita con cui si era tormentata la clitoride, restarano un poco quiete e, senza neppure
che glielo ordinasse, ripresero la tenzone. Nuovamente il cerchio dei maschi intorno che
la voleva no, la bramavano, le puntavano addosso quella specie di manici di piccone che
avevano tra le gambe. Godette ancora. Al terzo giro si queto', sazia, beata. Non le era
andata male, questa volta. Un quarto d'ora di intemperanze erano bastate per placarla un
pochino. Indugio' ansimando alcuni minuti e si concesse di ripensare, con un certo
distacco, al finale del sogno. A parte l'impossibilita' di farlo con tutti quei tipi, si
disse scettica, non credeva esistessero uomini, almeno non in co si' gran numero, capaci,
in determinate situazioni, di essere nel lo stesso tempo amanti e amici sinceri e
generosi. Ancora doveva incontrare l'uomo tanto sicuro di se' da sapersi lasciar comanda
re; o cosi' sgombro da accettare, senza disprezzarlo, il disordine sessuale in una
femmina! I maschi che conosceva erano tutt'altro. Egoisti, piccini, prepotenti, e spesso
anche privi di scrupoli. Erano bambinoni vi ziati, incapaci di voler bene, e di apprezzare
quel che gli vani va donato. Altro che "basta!", con loro. Se gli capitava una
pa veraccia tra le mani se la facevano finche' non si erano soddi sfatti tutti, senza
porsi problemi di alcun genere (certamente non si ponevano il problema di quello di quel
che voleva o non voleva, e fino a che punto lo voleva, una donna). Essi', cavolo! se
avevano la fortuna di beccarti, capacissimi di fartisi in ven ticinque! di continuare a
sbatterti per ore e ore, incuranti se eri d'accordo o meno; se non ti eri stufata o
continuavi a diver tirti; se ti stavano facendo male o continuavi a provare piacere! Ti
scopavano fino allo sfinimento, fino a sgangherarti coi loro grossi cazzi! Per cui una, o
si contentava di essere usata senza riguardi, e senza aspettarsi gratitudine o
considerazione, oppu re era meglio che non si lasciasse coinvolgere in vicende un po'
troppo movimentate. Ne avrebbero ricavato solo una cocente delu sione. Certo pero' che con
un mazzo di uomini in gamba, tipo quelli del sogno, qualsiasi donna ci sarebbe stata.
Anche la piu' tiepi da. Se non altro per curiosita', per provare quella strana cosa, di
cui si facevano cosi' meraviglia le persone! e pure per godere delle tante e consistenti
premure, del loro rapimento assoluto. La vanita' e' donna, e non si tira mai indietro
quando c'e' da atti rare sguardi e ammirazione. Poi magari la fica non restituiva tutti le
pene che si prendevano, e gli affanni, traducendole in orgasmi, ma il sentirsi il centro
del mondo, del loro mondo, le avrebbe fatto un gran bene al suo ego, che ne sarebbe
rimasto am piamente gratificato. Mentr'era ancora immersa nel tepore dell'ultimo orgasmo,
e le considerazioni si accavallavano furiose nella mente, con la medesima furia con cui
prima si erano accavallate le immagini dell'orgia; udi' suonare alla porta. Guardo'
l'orologio. Diamine, gia' le cinque! S'era messa a letto per un riposino, non per con
sumare un intero pomeriggio. Getto' via le coperte e mise i piedi in terra. Fuori
suonarono ancora, con impazienza. - Vengo! Vengo! - grido' sperando di essere udita. Si
ricompese alla buona e, senza badare alle trasparenze che la rendevano quasi nuda, corse
ad aprire. Un uomo alto, snello, dal viso duro, ma bello, si accingeva a suonare per la
terza volta. - Ehi! - protesto' Donata. - Salve, - saluto' l'uomo. - Salve. Cosa desidera?
- Sono Walter, Walter Dinacci, il suo nuovo vicino di pia nerottolo. Ci siamo conosciuti
ieri sera, non ricorda? Nomino' un locale, uno che Donata frequentava, ma non riusci' a
ricordare. - Lei e' Donata Solaro, no? Annui'. Era Donata Solaro. - Suono in
un'orchestrina, - prosegui' l'uomo. - Abbiamo un contratto con il proprietario del
locale... - Ah - fece Donata, a cui pareva di cominciare a ricordare qualcosa. Non molto.
Alcuni volti che la fissavano sorridendo. Tra loro, forse, il volto di quell'uomo. - Non
ricorda, eh? Beh, e' comprensibile. Credo che avesse bevuto qualche bicchiere di troppo,
l'altro ieri sera... Donata lo osservo' attentamente. Lo soppeso'. Non era male, un bel
maschio, le piaceva. Poteva anche lasciarlo entrare. Tanr to il letto era gia' in
disordine, non sarebbe stato un gran fa stidio rimetterlo a posto, dopo. Non lo fece,
pero'. Non si scoto' per invitarlo a entrare. Quel tipo possedeva un che di inquietante,
che la metteva a disa gio. Decise di non farne niente. Meglio non cominciare storie di cui
ignorava la probabile conclusione! - Cosa desidera, Signor Dinacci? - chiese pigramente.
Il Signor Dinacci le sorrise. Aveva occhi penetranti, che sondavano in profondita',
minacciando di scoprire ogni segreto, e mettere a nudo ogni intimita'. Donata si senti'
inerme sotto quello sguardo, violata quasi. Rabbrividi'. I peli sulle braccia gli si
raddrizzarono e, sotto la vestaglia, senti i capezzoli inturgi dirsi. Non era esattamente
eccitazione la sua, ma allarme. D'im provviso aveva avuto il presentimento che
quell'individuo poteva svolgere un ruolo importante nella sua vita. L'uomo si avvide del
suo turbamento e un lampo indefinibile attraverso' i suoi occhi. - Possibile che non
ricordi nulla? - chiese ancora, appa rentemente divertito. - Che peccato! Avevamo
fraternizzato cosi' bene tra noi! Donata quasi' non l'udi', assorbita da una nuova
preoccupa zione. Effettivamente aveva alzato il gomito un paio di sere in dietro, e altre
sere ancora (molte altre sere). Negli ultimi tem pi le succedeva spesso di recitare la
parte della beona, e ne era preoccupata. Temeva, col tempo, di trasformarsi in una vecchia
ubriacona. Bisognava ci stesse attenta, e non sostituisse l'al cool al sesso.. - Beh, -
concluse l'uomo, apparentemente deluso dalla sua riservatezza. - Vedo che sono riuscito
solo a infastidirla. Me glio che me ne vada. Donata si riscosse dai pensieri. Si rese
conto del disap punto del vicino e volle porvi riparo. - No, no! - disse con prontezza. -
Rimanga pure. Nonostante sia tardi, credo di potermi concedere una chiacchieratina. Aveva
d'un tratto mutato parere sullo sconosciuto. Ora pen sava che non sarebbe stato male
rotolarsi un pochino con lui tra le lenzuola. O comunque conoscerlo, sapere effettivamente
di che pasta fosse fatto. - Su, entri dentro, che le offro un caffe'. Spalanco' la porta e
col braccio l'invito' ad entrare. Lui si mosse e con un solo passo varco' la soglia. Un
secondo passo e fu ben dentro la casa. Passandole accanto evito' di sfiorarla, non di
fissarle con insolenza il seno. Pareva felice di quel seno, enor me, lussuoso, prepotente,
che non era suo, forse non l'avrebbe mai avuto, e pero' contento di sapere che ne
esistessero di ugua li. Sorrise sotto i baffi. Lo indovinava bene sotto la vesta glia.
Specialmente i grossi capezzoli, disegnati come piccoli boccioli sulla stoffa sintetica.
Il maschio non si pose problemi. Se lo mangio' liberamente con gli occhi. Donata ne fu
contenta. Le tette avevano fatto una nuova conquista. Erano la sua arma segreta vincente.
Chiunque l'av vicinasse ne era irrimediabilmente irretito. Gli uomini non face vano altro
che guardarglielo e desiderare di tuffarci in mezzo la faccia. Molti ci riuscivano. Lo
guido' verso il salotto e lo fece sedere. Ando' poi in cu cina a prepare il caffe'. Mentre
la macchinetta si scaldava torno' di la' per riprendere confidenza. Si scambiarono i
rispettivi biglietti da visita. Lui scapo lo, lei divorziata. Amanti ambedue della musica
e della vita in dipendente. La macchinette gorgoglio' che il caffe' era pronto e Donata
torno' in cucina. Non si preoccupo' di rivestirsi. Desiderava esse re vista per quel che
era, ed era tanta, tutto il quello che una bella donna poteva essere. Sorbirono il caffe'
in silenzio. Si erano gia' detti tutto? Donata penso' che forse si stavano dicendo
qualcosa che poteva essere trasmessa solo nella rilassa tezza di un momento privo di
convenevoli. Qualcosa di importante probabilmente. Si concentrro' per cercare di capire
cosa, ma in contro' soltanto le parole del vicino, che aveva ripreso a parla re. - Ci
troviamo bene in questo locale, - riprese l'uomo. - C'e' un bell'ambiente e ci siamo fatti
un bel giro di amici... Inspiegabilmente sulla parola "amici" rise. - Credo che
per un bel po' non cambieremo. Lei invece come lo trova? - Ci vado volentieri di tanto in
tanto, pero' ho sentito brutte voci su quel che vi succede... - Cioe'? - Affari di droga!
- Quelli ci sono quasi dappertutto, in tutti i locali del mondo! - Si parla anche di orge,
prostituzione di minorenni, donne che hanno subito brutte disavventure... - Ahaa, sesso!
Anche il sesso si trova dappertutto. Dovun que vai c'e' di quella roba, lo puoi affermare
a colpo sicuro. Sesso e droga e' quello che spinge innanzi il mondo oggi. Puo' non
piacere, ma e' cosi'! - E' un bel posto quello. Il proprietario dovrebbe cercare edi
evitare certe brutte storie. - Solo stando in mezzo a quelle storie si fanno, o ti per
mettono di fare, i quattrini. - Si', purtroppo. - Si ti metti troppo duramente contro gli
spacciatori, ad esempio, loro si mettono contro di te, ed hai chiuso. Non ti fan no piu'
campare. - Gia', me le storie su donne di passaggio maltrattate? - Maltrattate!? -
Insomma, che hanno subito attenzioni sessuali non deside rate? - Scherzi? So a cosa ti
riferisci, ma ti assicuro che nes suna che non lo voglia veramente viene molestata. Il
proprietario ci va molto cauto su queste faccende. Davvero! Magari poi loro, le fanciulle,
si lamentano, perche' quel che hanno fatto gli sem bra brutto, ma e' certo che se l'hanno
voluto. Se qualcuna pero' si ritiene autorizzata a civettare coi ragazzi contando di
cavarsela con un "no, stasera non mi va", e magari insiste a farlo, puo'
succederee che prima o poi ci rimetta le penne. Specialmente quando esagerano, quando si
mettono a recitare la parte delle li bidinose scatenate, quelle che si fanno tutti, vien
voglia anche a te di esagerare. Credimi, ci sono certe tipe che se la cercano proprio!
Recentemente una calabrese giunta fresca fresca dal paese per cercare il fidanzato, un
tipo con un corpo che levati! non si e' messa, in una delle stanze di sopra, a fare uno
spoglia rello? Ignoro cosa possa esserle saltato in mente, ma so benissi mo cosa e'
saltato in mente ai tipi presenti. Dopo un po' infatti c'erano quasi tutti li' a sbavare
per lei. La conclusione la puoi bene immaginare a sola! Donata aveva molta immaginazione,
sul momento pero' rifiuto' di adoperarla. Non intendeva lasciarsi distrarre. Era veramente
interessata a verificare le voci che correvano su quel locale. Non immagino', dunque. Si
limito' ad eccitarsi un pochino. - Cribbio! Non la si poteva far smettere? L'uomo la
fisso' perplesso? - Farla smettere? - si meraviglio' ridendo. - Avresti dovuto vederla che
gusto provava nel fare la porca davanti a una trenti na di maschi assatanati!
Probabilmente per lei, dopo tutta una vita di astinenza, e un'enorme cumulo di divieti,
deve essere stato come rinascere! Un senso di liberta' enorme! Chi mai avrebbe avuto cuore
di farlo? Sarebbe stato un vero delitto! E poi era troppo... Si interruppe di colpo. Ebbe
un'espressione strana, che le sembro' dispetto, e rise svagato. - Sai una cosa? - disse in
tono confidenziale, passando bruscamente alla prima persona. - L'altra sera abbiamo
iniziato la conversazione quasi esattamente nello stesso modo! - Oh! - eclamo' Donata
colta da un barlume di memoria. - Si', e' vero, ricordo... Si ricordava di lui, di com'era
stato insistente e deciso, la mani che non volevano sapere di starsene al loro posto. Gia'
dopo pochi minuti di conversazione erano venuta a frugarla sotto la gonna! Mica si era
fatto scrupoli di vederla gia' brilla! Ne' si era posto problemi a rivolgerle proposte
sconce. Gia', di fare anche lei uno spogliarello integrale; e poi scopate multiple con lui
e i suoi amici! Doveva stare attenta a quel tipo. Era certamente uno privo di scupoli! Le
aveva raccontato certi fattarelli sulle frequenta trici del locale! La vicenda della
calabrese non era che una del le tante! Si chiese se i sogni delle ultime due notti non
fossero ef fetto proprio delle confidenze ricevute quella sera. Poteva esse re. Parlare
del sesso degli altri l'aveva messa sempre sotto pressione; e dopo quel suo lungo periodo
di astinenza probabil mente avevano avuto un impatto piu' consistente del solito.
Ricordare la imabarazzo'. Anche perche' vide se stessa mentre ascoltava, le risate con cui
accoglieva l'esposizione dei momenti piu' piccanti e particolari, la relativa facilita'
con cui si era lasciata frugare, mentre lui raccontava. Si senti' nuovamente a disagio, un
po' inquieta e desidero' sbarazzarsi del visitatore. Questi adesso, avendo avvertito il
suo nervosismo, la fis sava con espressione vagamente ironica. Forse perche' aveva capito
l'interesse con cui aveva seguito il suo racconto? O perche' ram mentando alcune risposte
che denunciavano troppo esplicitamente le inclinazioni di Donata? Non sapendo
nell'immediato come troncare quell'incontro, che le era diventato fastidioso, cerco' di
portare il discorso sulle banalita' degli intrattenimenti ordinari. L'uomo l'assecondo'
con prontezza, ma lo sguardo gli divenne ancora piu' ironico. Sen za dissimularlo esamino'
le sue forme attraverso la sottoveste. Punto' poi lo sguardo sulla macchia scura del pube
e non lo di strasse piu'. Donata lascio' fare. Che si rifacesse gli occhi poveretto.
Un'altra come lei non avrebbe mai piu' avuto occasione di incon trarla. Tutto quel pelo
sulla pancia! tutte quelle tette! e il culetto d'oro? da mangiare di baci? quando mai
tutta quella buona roba assime? Un bel pelo si poteva trovare; ma culo, coscie, pelo e
sise, tutto super, e in un donnino cosi' in miniatura, era dav vero una rarita'! Il caffe'
fini' e le parole pure. L'uomo non accenno' ad andarsene. Donata si alzo' per riportare le
tazze vuote in cucina. Que sta volta lui la segui'. Non appena ebbe poggiato le tazze sul
la vabo l'afferro' di dietro per la vita, e l'imprigiono' tra le brac cia muscolose.
Donata per un momento, turbata da quell'abbraccio, che sapeva di desiderare, lascio' fare.
Poi cerco' di liberarsi, e si dimeno' debolmente. Cristo! com'era arrendevole! Gemette un
diniego e si lascio' andare. Il maschio sali' ad afferrarle i seni. Li strinse. Donata
gemette di nuovo. - No, no, per piacere, - ebbe appena la forza di dire. - Walter,
lasciami, ti prego... Walter rise, lasciando che lei lottasse, o fingesse di lot tare
contro il desiderio. Si riempi' la mani della carne morbida delle tette e glielo fece
sentire duro attraverso la stoffa dei calzoni. Donata rispose aderendo con la schiena. -
Ti piace, eh? Confessalo che lo vuoi! E dall'altra sera che spasimi per averlo! - Figlio
di puttana! - ansimo' la donna esacerbata. Gli dis se quel che pensava, la verita' di cui
si era persuasa. Lui strinse piu' forte i seni, le strappo' un grido. Distolse una mano
per liberarla dalla sottoveste e gliela strappo' come se fosse carta. Donata grido'
ancora. Era davvero forte quell'uomo! le avrebbe certo riservato un trattamento speciale,
di quelli che piacevano a lei. Al suo grido fece eco, con gradita sincronia, lo squillo
del campanello. Due trilli secchi e imperiosi che bloccarono le effusioni della coppia. La
stretta sui seni allento' e la donna, divincolandosi con ritrovata energia, si pote'
liberare. - Bussano, - disse brevemente, come per giustificarsi. L'uomo la fisso' con
disappunto. - Lasciali bussare! - replico' rabbioso, scrollando le spal le. Non riusiva a
distogliere gli occhi dal gran seno nudo che aveva davanti. Donata non gli diede retta.
Corse verso l'uscio, riasse standosi alla meglio, senza badare al suo disordine, allo
strappo della sottoveste, al volto accaldato, senza badare a niente. Vo leva solo aprire
quella maledetta porta, sottrarsi all'incubo di una debolezza che continuava a impedirle
di governare le situa zioni e che anche nell'ultima l'aveva vista succube, invece che
protagonista. Apri' la porta. - Paola! - esclamo' sorpresa e felice. La sua amica,
imprevedibilmente, da vera Giavanna d'Arco soccorritrice, aveva deciso di venirla a
trovare. Per Donata fu come vedere il sole. Ne abbbraccio' con esagerata cordialita' la
bella figura e l'invito' ad entrare. - Hai visite? - chiese Paola diplomaticamente,
fingendo di non notare il disordine dell'amica e occhieggiando cauta all'in terno. - Torno
un'altra volta... - No, no, - si affretto' a dire Donata. - Il signore e' un vicino che e'
passato a salutarmi, ma se ne stava gia' andando... Walter, sentendosi appellare
"signore", mentre un attimo prima era stato chiamato confidenzialmente
"Walter", ghigno'. Die de un'occhiata assassina alla nuova venuta, poiche' le
belle donne gli piacevano tutte, e ammise, con fare annoiato: - E' vero, me ne stavo
proprio andando! Il tono pero' suggeriva esattamente il contrario. Che non se ne stesse
andando, e che era parecchio contrariato di doverlo fa re. Paola divenne ancora piu'
cauta. Obbedi' comunque all'invito dell'amica. Entro'. Nel contempo, e con movimento
opposto al suo, quasi senza salutare, l'uomo usci'. Percorse un paio di passi sul
pianerottolo, in direzione della sua abitazione, poi, prima che Donata richiudesse la
porta torno' indietro e, con l'indice puntato verso l'alto, cerco' di at tirarne
l'attenzione. Una parola, please! Donata lo vide ritornare e attese. L'uomo le sorrrise
grate e si chino' per sussurrarle qualcosa confidenzialmente in un orec chio: - Hai l'aria
affamata, cara. - disse sardonico. - Una di queste sere, torna dove ci siamo conosciuti.
Potrai sfamarti! Donata gli sbatte' la porta in faccia. Affanculo a tutti i maschi
stronzi! Affanculo a tutti gli arroganti! (segue su donata2.exe) rose ascot (alias Antonio
Villanova)
Da: Jerry Cornelius Oggetto: DONATA 3/5 di Antonio Villanova (GangBang) Data:
mercoledì 25 marzo 1998 0.35 Non sono l'autore, solo un reposter. -- Ciao :-) J.C. 3 -
DONATA Paola in piedi in mezzo alla stanza, sorrideva amicchevole. Si mordicchio' le
labbra e commento' ammmirata: - Ci sai fare con gli uomini, tu! Alle orecchie dell'amica
risuono' la frase risuono' come la piu' assurda che potesse udire. Saperci fare con gli
uomini, lei? Ma se ne era la vittima! il loro trastullo! Se li sapeva portare a letto,
questo si' (per com'erano fat ti gli uomini, la cosa non richiedeva molta abilita')!
Quanto ad avere da loro qualcosa di piu' che quindici-venti centimetri di buon cazzo,
questa era tutt'altra faccenda. Avere da loro un po' di considerazione, non se ne parlava
neppure! - Li muovi come ti pare! - continuo' imperterrita Paola, in gorando la sua
espressione. - Li comandi a bacchetta. - Dio mio! - rispose Donata. - E' solo questione di
ormoni, cosa credi? Mi guardano le tette e vanno fuori con la testa! - Diamine! conosco
altre donne con un sacco di tette, ma gli uomini non reagiscono nello stesso modo! - No,
no, attenta, si tratta di una specie di equazione. Quante piu' tette hai, tanto piu'
attenzione richiami! - Non ci credo! Non si tratta solo di tette! - Vuoi dire che a loro
piace anche il resto? Sono d'accor do. Altre alle tette loro mettono attenzione anche alle
coscie e al culo, qualcuno persino alle gambe. Se hai culo, tette e coscie in abbondanza
hai anche loro! Li hai tutti per te! - No, ascolta, volevo dire, che ti vengono dietro a
causa di qualcosa che e' in te, del fluido che emani! E' PER LA TUA MA NIERA DI FARE. Per
come sorridi, insomma, per come ti muovi, come parli, come stai zitta. Qualunque cosa tu
faccia risulta invaria bilmente sexy! - E' un complimento? - Prendilo come ti pare. A me
non spiacerebbe somigliarti un poco! - Non occorre molto per somigliarmi, - scherzo'
Donata con leggerezza, chiudendo il discorso. - Basta che impari a bagnarti ogni volta che
vedi un tipo non specificamente mostruoso. Il re sto viene da se'! Ridacchiarono
ammiccando. - Lo conosci da molto? - chiese Paola subito dopo. - Chi? - Il tipo che e'
appena uscito. - E' la seconda volta che lo vedo! Paola fischio'. - Vai di fretta, tu! La
seconda volta e gia' lo ricevi semi nuda in casa? - Perche'? quante volte bisogna
incontrare un tizio per aprirgli le coscie? Cinque? dieci? cento volte? - Dai, non fare la
cinica. Ti conosco, ormai, So che non sei della banda di quelle la do' un tanto al chilo!
- Sicura di non sbagliare? - Andare veloce e diritta allo scopo, ci vai; ma sono al
trettanto certa che hai cuore, e molta tenerezza da dare. Non so lo tette: anche tanta
voglia di affetto. - Si', - disse Donata piano, pensando al suo assurdo, impos sibile
desiderio di rispettabilita'; alla sua disperata ricerca di affetto; alla felicita' che
sospettava esistesse e che non realiz zava mai nei suoi incontri. Penso' a questo ed
intristi'. Paola ne colse al volo la reazione e si diede della stupi da. Non era cosi' che
si faceva. Non si parlava di corda in casa dell'impiccato! Anche Donata aveva un divorzio
alle spalle; e chissa' quante altre disavventure, da scontare! - Comunque, - aggiunse
pronta, per sviare la conversazione dalla piega malinconica che poteva ssumere, - in
queste faccende un po' di giudizio non guasta mai. Se devi entrare in intimita' con
qualcuno e' buona norma cercare di sapere con chi hai a che fare! - Questo lo puoi sapere
solo dopo, carina. DOPO AVERLI PRO VATI! - Non intendevo conoscere in QUEL senso; ma
sapere se e' prudente frequentarli o meno. Coi tempi che corrono c'e' poco da stare
allegre! - Ah! consigli di prendere informazioni tramite i carabi nieri, prima da dare un
po' di fica a un uomo? - Uffa, come sei! Non si puo' discutere con te? - Cara! Con i tuoi
principi scoperesti si e' no ogni dieci anni! Tu forse potresti riuscirci. Io impazzirei
in capo a dieci settimane! Paola non seppe cosa replicare. L'amica forse aveva ragio ne.
Sebbene lei ritenesse che il desiderio fosse essenzialmente un fatto mentale (una credeva
di non poter fare a meno di una certa cosa, e non riusciva a farne a meno; se pero' la
scacciava con decisione dalla sua vita, entrava in uno stato di equilibrio che, visto da
fuori, risultava sorprendente.), era pure convinta che le menti non fossero tutte uguali.
Se si parlava di bisogni e limiti, ognuna aveva i propri. Non si poteva mai sapere quel
che bastava a Tizia e quel che avanzava a Caia. A lei, ad esempio, era sufficiente farlo
una volta alla settimana; molte sue amiche le avevano confessato che lo volevano tutti i
giorni. Tutti i giorni! Dio, che fatica! che impresa bestiale! Tutti i giorni a fare
quella funzione! C'era da farsi venire l'esaurimento! - Forse hai ragione, - ammise
dubbiosa. - La mia mentalita' pero' e' tale che... Donata rise. - Lascia perdere la
mentalita'. Non ti conduce da nessuna parte. Stai con i piedi ben piantati in terra, ti
troverai sen z'altro meglio! Personalmente ogni volta che ho cercato di dar retta alla mia
mentalita' mi son trovata malissimo. Brutta cosa la mentalita'. Ti suggerisce di
comportarti in un modo stereotipato, quando la vita, istante per istante, ti presenta
situazioni im previste e imprevedibili e fuori da ogni schema. Di nuovo Paola penso' che
Donata aveva forse ragione. Forse. In ogni caso era da ammirare per la franchezza, e per
quel tanto di buon senso che metteva nei suoi ragionamenti. Per questo le piaceva. Niente
recite, con lei. Nessuna finzione. E neppure que stioni di principio. Stare con i piedi
ben piantati in terra, questo era il suo motto! Peccato che lei stessa riuscisse sempre a
seguirlo! - Non si puo' dire che manchi di sincerita'! - Mi sforzo di esserlo, e qualche
volta ci riesco... Pausa. Danata la guido' di la', nel salotto, dove aveva appe na
consumato il caffe' con il vicino e la fece accomodare. - Devi avere un sacco di
esperienza, - riprese Paola con circospezione, non appena fu seduta. - Ho avuto tutto il
tempo di farmela. Quindici anni almeno di servizio attivo. Sai, ho cominciato presto col
sesso. - Presto? - A dodici anni non ero piu' vergine! - Accidenti! Dodici anni! - Esatto,
l'ho fatto la prima volta a dodici anni. Con tipo di trentasei! - Che mascalzone! - Dici
bene. Un vero furfante! - Come diavolo ha potuto farlo? - Ah! mia cara, non conosci gli
uomini! - Gesu', approfittare di una bambina di dodici anni! Ma come e' successo? - Ero
andata a trovare una mia amichetta, ma lei non c'era. C'era il papa' in compenso. Lo
sporcaccione fece subito il carino con me. Un sacco di moine. Io gli diedi confidenza, e
lui si pre se il resto. Era in casa da neppure dieci minuti che tiro' fuori l'uccello.
"Giochiamo?" disse tenendoselo in mano. Lo guardai con tanto d'occhi. Non era il
primo che vedevo, i miei amichetti non erano da meno quanto a prontezza nel tentare di
approfittare del le situazioni. Anche il portiere di casa mia aveva preso l'abitu dine di
mostrarmi il coso, un cosone mostruoso che cercava di ficcarmi in tutti i buchi gli
riuscisse (gli riusciva solo in bocca). Un affare come quello che mi presento' il paparino
dell'amichetta pero' non l'immaginavo neppure lontanamente che po tesse esistere. Lo vidi
innalzarsi e ingrossarsi sotto il mio sguardo, ed emisi un ingenuo "ohoo!" di
meraviglia. Lui non se la prese. Afferro' la mia mano e la mise sopra. Il resto poi e'
venuto da se'. - Ma come ci sei riuscita? - A far che? - Si', a prenderlo dentro? Non ti
faceva male? - Male si', ma solo all'inizio. Da un certo punto in poi in vece un sacco di
bene. Lui si e' comportato come una canaglia, ma nel farmelo e' stato molto accorto,
delicatissimoo, mi ha trattata coi guanti. Si e' preso lo sfizio, ma ha saputo come agire.
- Diavolo! che maiale! Avresti dovuto denunciarlo, confes sare tutto a casa! - Per
ottenere cosa? Non ti rendi conto? Mi ero fatta sfon dare la micia da uno che aveva tre
volte la mia eta'! Perche' non potevo certo sostenere che mi avesse violentata! Sai cosa
sarebbe successo se avessi aperto bocca? Che lui sarebbe finito in gale ra, e io in
riformatorio, o magari chiusa in istituto di monache! No, avevo dodici anni, e' vero, ma
sapevo gia' vivere. Non ho detto niente. Ci stetti solo un po' piu' attenta, e cercai di
scegliermeli piu' giovani e meno dotati i miei ganzi, ecco tutto! - Vuoi dire che l'hai
fatto anche con altri? che hai avuto altri amanti? - Amanti? - Gente con cui andavi a
letto! - La via era libera, no? - A dodici anni? - Anche a dodici, perche' no? La micia
non era mica piu' intatta! - Santiddio! Scopare a docici anni, puo' succedere a tutte;
iniziare pero' una vera e propria attivita' sessuale completa, mi sembra eccessivamente
prematuro. - Non essere moralista. Ci sono quelle che a tredici hanno gia' figli. -
Sicuro, pero' non e' l'ideale per una donna. Ti invecchia precocemente. - Forse... Nuova
pausa. - E ne hai conosciuti parecchi? - riprese Paola curiosa. - Cosa intendi tu con
"parecchi"? - Non so, dieci, quindici... - Quindici sono piu' o meno la mia
razione mensile durante i periodi di massima attivita' sessuale! in genere i mesi
d'estate, al mare. Ne combinavo di tutti i colori sotto gli occhi ignari di mamma e papa',
che mi volevano santa, e non potevano che avermi puttana! - Ohoo! - commento' Paola che
stentava a crederci. - Ma con quanti sarai stata a letto nella tua vita? - E' difficile
fare il calcolo con esattezza. Qualche cen tinaio di uomini pero' e' sicuro che l'ho
avuto. - Mamma mia! Ed io che mi consideravo un po' dissoluta per avere avuto rapporti con
quattro uomini! solo quattro in tutto! Donata scrollo' le spalle. - Non ti sei divertita
molto, a quanto pare. - Non molto, e' vero. Pero' a me sembra tantissimo. Anche se, a dire
il vero, con due di questi uomini ci sono stata una sola volta, come per sbaglio. Una sola
volta e basta. - Uffa! se dovessi includere i maschi con ho scopato una sola volta allora
dovrei almemo raddoppiare il numero dei miei amanti! Neppure lo prendo in considerazione
un uomo con cui ho scopato una notte sola! - Ma insomma, Donata, sei veramente una specie
di ninfomane! - Questo si racconta di me? - Questo, si'. - Non e' che abbiano tanto torto.
Forse per davvero sono una specie di ninfomane. Ho bisogno di sesso a chili, a quintali.
Pensa dopo sposata sono riuscita a non essere promiscua solo per un anno. Purtroppo
sessualmente ci prendavamo poco, mio marito ed io. A lui bastava una volta ogni tanto,
quando se ne ricordava; a me serviva anche piu' volte al giorno. Finche' c'e' stato amore
tra noi mi sono trattenuta. Gli uomini si facevano sotto, ma riuscivo ad evitarli, e ad
eludere i miei impulsi. Quando pero' il rapporto si e' guastato, non sono stata piu'
capace di trattenermi. Mi sem brava di diventare pazza, sola in casa, a sfornellare,
lucidare, guardare la TV, aspettando che lui tornasse, sognando che quella sera, almeno
quella sera, si accorgesse di me, e mi proponesse di far l'amore. Ero costretta a
masturbarmi in continuazione nella speranza di placarmi, senza riuscirci. Un giorno mi
sono arresa dicendomi "solo per questa volta". E solo per quella volta l'ho
tradito qualche centinaia di sole volte. - E' la stessa storia di tante donne! - Io come
tutte, certo, soltanto com molta piu' esuberanza! Tanto esuberanza che cominciai ad
invitare i miei ganzi in casa. Cosi', com'era inevitabile, un giorno torno' fuori orario,
il clas sico ritorno inaspettato, e mi sorprese sul fatto. Tremenda sce nata e poi il
divorzio. Amen! La mia carriera da Signora rispet tabile definitivamnete chiusa. - Ah,
beh! - Comunque, se ti interessa, da alcuni mesi ho chiuso con gli uomini! - Davvero?
Questo non e' un po' anomalo per una ninfomane? - Ho smesso di farlo ti dico! - E
quell'uomo che ho trovato in casa? - Una tentazione, cara. Dopo tanti mesi e' abbastanza
dura, credimi! Tanto dura che sono stata costretta a ricorrere all'al cool per tenermi
insieme. Bere e' molto utile, quando vuoi qualco sa che non vorresti volere. Per alcune
ore ti tiene buona, lonta na dai patemi d'animo. Un gran conforto per me. Sai, non sono
mai andata tanto d'accordo con me stessa. Quel che mi disturba e' so prattutto
l'arrendevolezza nei confronti dei maschi. Ne godo e ne soffro a un tempo. Non vorrei
essere cosi', epppure mi piace esse re cosi'. - Danata, mamma mia come sei assurda! Che
cavolo di proble mi ti poni, tu, tanto spregiudicata! Vuoi scopare, scopa! Non vuoi
scopare, non farlo! Non ti creare problemi inutili! - Vorrei vedere te al mio posto,
sempre pronta ad aprire le coscie a chiunque e dovunque! - Eh! il bene su questa terra e'
distribuito proprio male! Dio non poteva dare un po' del tuo estro a me, e a te un po' del
la mia sobrieta'? - Figurati! - Non deve essere poi tanto spiacevole far girare la testa
agli uomini! Essere sempre al centro della loro attenzione, ci pensi, sarebbe grandioso! E
poi, quella tua grande sensibilita'! che ti permette di avere un orgasmo con la stessa
facilita' con cui schiocchi le dita! mio dio, dev'essere meraviglioso! - Tu stuferesti
alla lunga. Sono piu' i guai che i vantaggi. - Oh, a livello fisico non vedo che svantaggi
possano es serci. - Ma io parlavo di problemi esistenziali, Paola. Sai, il sesso e' in
grado di procurarti un sacco di preoccupazioni, quando non sei in grado di controllarlo. -
Controllare che? Lasciarlo andare a briglia sciolta, in vece. Combinarne di tutti i
colori. Farlo fino a sfinirsi e poi, il giorno dopo ricominciare tranquillamente da capo.
Bellissimo! A noi donne e' concesso. Ci sono stati dati i mezzi per farlo. - Certamente, -
ammise Donata ridendo. - Per noi donne e' cosi'. - Allora non capisco: qual'e' esattamente
il tuo problema? - Vuoi saperlo? te lo dico subito. Tu incontri uno, ti pia ce, accetti di
andare con lui. Se e' educato finge che gli stai bene, che sei un tipo a posto, e non dice
niente di spiacevole. Se e' un cafone e gliene offri il destro, ti spiattella la verita'
sul muso: fatti in la', stronzetta! chi ti credi di essere? la Re gina d'Inghilterra? no,
sei solo una troia, una gran troia! e non devi rompere, capito? Piu' o meno questo. Se poi
non gliela dai, e' peggio. Pensano lo stesso che sei una puttana, e in piu' ti odia no.
Ancor piu' ti odia la passerotta, che ti tende un sacco di trappole. Basta che tu abbia a
che fare un pochino con lei e ti rendi conto cosa veramente significa essere tipi
sensibili. Non sei piu' padrona di te stessa. E' lei, la cosa tra le gambe, a dettare
legge. Una volta vinci tu, dieci vince lei. Cosi' capisci, con i mostri che ci sono in
circolazione, non e' tanto allegra. Io poi mi sono scoperta vulnerabile. Il sesso mi
piace, ma vorrei che non fosse tutto li', in quegli incontri fugaci, in quell'ardo re che
ti ruba interamente, e dopo il niente, l'indifferenza, il vuoto totale! - Si', si',
capisco... - No, non puoi capire. Per capire veramente dovresti prova re, dovresti avere
la mia stessa enorme disponibilita' verso il sesso. Vedi, molte donne sono terrorizzate
dalla prospettiva di una violenza carnale. Per me non e' cosi'. Al contrario, il pensie ro
di essere violentata mi eccita, e molto pure. A volte ho della fantasie erotiche tremende.
Specialmente quand'ero ragazzina im maginavo parecchi omaccioni, cinque o sei per volta,
che mi pi gliavano e me ne facevano di tutti i colori. Mi masturbavo a ri petizione
fantasticando su questo tipo di vicenda. Trovavo terri bilmente sexy che prendessero quel
che volevano senza neppure chiedermi il permesso. - Ah, beh, sapessi quante altre hanno le
stesse fantasie! - Mi eccita il pensiero di averne molti intorno, che me lo fanno per ore
e ore! Ho sempre ritenuto che deve essere bellissi mo. Loro non se ne rendono conto, ma
stanno lavorando per te. Si affannano, si spremono, si inorgogliscono, e continuano a
farte lo! Un traffico incredibile nella tua fica! Davvero, ti giuro che se mi capita
l'occasione, cioe' la gente giusta, non diro' di no. Vorrei pero' che fossero in tanti, ma
proprio in tanti; che insom ma ne valesse vramente la pena! - Donata, sei tremenda! -
Almeno venti ne vorrei, per sentirmi appagata e a posto. - Madonna santa! venti! - Venti
minimo! Rapita e violentata! - Anno', io non sopporterei di essere presa con la forza. E
da parecchi, poi! Entrerei in crisi! - A me non disturba, invece. E' il disprezzo dei
maschi che non sopporto, - continuo' Donata. - I cazzi si', il pregiudizio no. Paola la
fisso' avvinta e urtata nello stesso tempo. Stava scoprendo una parte inedita, mai
sospettata, dell'amica. Stava entrando nei segreti in cui aveva sperato di addentrarsi. Ne
era contenta, ma anche abbagliata. Che mondo singolare, quello di Do nata! E con quanta
facilita' svelava i suoi impulsi profondi! Non era la prima volta comunque che riceveva
confidenze scabrose. Riscuoteva parecchia fiducia tra le sue conoscenze. Aveva fama di
essere discreta e indulgente, e cosi' spesso la som mergevano con le confessioni piu'
crude. Mai nessuna pero' era sta ta altrettanto morbosa! - Ci credi? - continuo' Donata. -
Sarei disposta anche con piu' di venti. Con molti di piu'! Quest'ultima affermazione
turbo' parecchio Paola. - Molti di piu'? - chiese stupefatta, con voce flebile. - Quanti?
Donata sorrise. Il suo sorriso trascino' quello di Paola e scoppiarono a ridere ambedue.
L'improvvisa allegria sciolse ulte riormente Donata che riprese a svelarsi. - Beh, non so,
venticinque, trenta. Piu' o meno cosi', una trentina. Non mi spaventerei, credo. Sono
sicura che riuscirei a farcela! - Ohoo! - fece Paola, atteggiando la boccuccia in un
"O" tondo e vezzoso che mise di nuovo ambedue in allegria. - In realta' non
pongo limiti alla fantasia. Non e' che pen si a un numero preciso di maschi; creo delle
situazioni che di per se' ne comportano tanti, e mi servo poi di riferimenti generi ci per
ottenere, nella mia finzione, che intorno a me ve ne siano effettivamente parecchi. Sono
stata trascinata in una stanza, ad esempio, e mi rendo conto che quelli che mi devono
scopare sono troppi per entrarci tutti. Molti di loro infatti li sento ridere nelle stanze
vicine. Oppure immagino di stare in una stazione e che vicino a me si ferma un convoglio
militare zeppo di giovani reclute che si affacciano dai finestrini e mi rivolgono compli
menti piuttosto pesanti. Io civetto un po' con loro, gli do' tutto lo spago necessario,
finche' non si convincono e mi tirano a forza sul treno. Dopodiche' vengo passata da un
vagone all'altro per tutto il tempo che la tradotta impiega per arrivare a destinazio ne.
Mi faccio tutti, compresi gli ufficiali! Altre volte mi capi ta di fantasticare d'essere
introdotta negli spogliatoi di uno stadio per servire da svago agli atleti, e questi
invece di con frontarsi tra loro, vengono a prendere le misure a me! Ho di que ste
fantastricherie dappertutto. A letto, al lavoro, sul metro', per strada, ovunque. Non
occorre che le elabori. Basta un accenno a farmi entrare subito in tiro. Se poi commetto
l'errore di rica marci sopra un pochino, devo fare qualcosa per me alla svelta, altrimenti
comincio a dare i numeri. Il peggio e' quando mi prende per strada, e non trovo una
toeletta vicina per sfogarmi un poco. La frustrazione in quei casi e' tremenda. Torno a
casa con le mu tandine fradicie e le gambe molli! - Mamma mia! dev'essere veramente
terribile! - E' il disagio della troppa disponibilita', carina. Quel disagio a cui non
vuoi credere. - Per carita', ti credo, ti credo. Io pero' parlavo di una certa
disponibilita'. Non arrivavo certo fino a tanto. Fino ad ar zigogolare di farsi sbattere
da un treno pieno di militari! - Mi avrebbero rimpinzata per bene della loro roba! Era
questo che volevo: d'essere imbottita come una salsiccia! - Che esagerazione, pero'! - Io
le cose, o le faccio bene, o non le faccio per niente! - Beh! hai troppa fantasia! Davvero
troppa! - Tu non ne hai? neppure poca? Non fai mai di questi voli pindarici? - Mai,
purtroppo. Neppure nei sogni. Varrei esserne capace, ma non ci riesco. - Pero' i miei
racconti ti piacciono! - Sono sempre stata attratta dalla sessualita' delle altre! - Sei
una guardona allora! - Non so, puo' essere. Quello di cui sono sicura e' che mi piecerebbe
avere un po' piu' di spinta. Mi sento troppo quieta, troppo indifferente e passiva. Per
cui entrare nell'intimita' esu berante di una come te in parte mi compensa, in parte mi
edifica. - Non ti masturbi mai, dunque? Paola esito'. Arrossi' lievemente. - Beh... -
fece. - Ti imbarazza dirlo? Paola comprese di averlo gia' implicitamente ammesso, e
l'esplicito'. Annui' imabarazzata. - Succede anche a me, ogni tanto. Pero' le mie
fantastiche rie non sono cosi' accese. Sono piu' semplici, piu' ordinarie... - Bei maschi?
- La bellezza in un uomo e' l'ultima cosa... - Grossi cazzi? - Sono piu' portata per le
misure medie... - Insomma, si puo' sapere cosa immagini? Dai dilla tutta, non ti far tirar
fuori le parole di bocca ad una ad una! Paola arrossi' di nuovo. Esito' ancora. Si decise.
- Sogno di scopare in pubblico, - confesso' a disagio. - D'avere sempre qualche spettatore
vicino che si eccita per come lo faccio. - Pero'... - A me manca soprattutto la tua gran
disinvoltura. Mi pia cerebbe avere il coraggio di infischiarmene dell'opinione degli
altri. Pero' questo coraggio non ce l'ho, e se ho una storia con qualcuno, faccio di tutto
per tenerla segreta. Mi rifaccio con la fantasia, comunque. Con la fantasia scopo davanti
a tutti, e ot tengo quella sensazione di liberta' assoluta che nella realta' non riesco
mai a provare. - Una buona spiegazione per la tendenza all'esibizionismo! - Dai, Donata,
non scherzare! - Dai, Paola, non te la prendere! - Me la prendo si'! Mi fai fare la parte
della pervertita! - Ohooo! che paroloni. Un po' di esibizionismo, chi e' che non ce l'ha?
Senza di quello noi donne neppure sapremmo esistere! Esibizionismo e voyerismo
costituiscono le coordinate essenziali del sesso. Noi donne abbiamo il privilegio del
primo, gli uomini quello del secondo. La natura fa bene le sue cose! - La natura a me le
ha date tutte e due. Mi piace infatti pensare che mi guardino; ed altrettanto che guardo.
Credo che as sisterei volentieri agli intrattenimenti privati d'un'amica. - E' una
proposta? - No, solo una confessione! Si fissarono negli occhi e Paola arrossi' di nuovo.
C'era intensita' nei loro sguardi, un'intensita' di cui si vergogno'. Cosa le stava
succedendo? si chiese. Donata non le diede tempo di ri spondersi. Si sporse in avanti
sulla poltrona e le parlo' in tono nuovo. Abbasso' la voce e pronuncio' dolce dolce, anche
se ancora volutamente scherzosa: - Si puo' fare, sai? Io non mi tiro indietro... Paola
tento' di replicare qualcosa, probabilmente un rifiu to, ne avverti' il bisogno, se non
altro per combattere la vergo gna, ma le forze le mancarono; e tacque. - Anche a me
piacerebbe vederti scopare, - continuo' Donata. - Devi farlo in un modo indescrivibile.
Amorosa, appassionata, tenera... Paola chino' il capo, cercando di mascherare la sua
eccita zione. Si sentiva confusa, improvvisamente coinvolta da qualcosa che le premeva
molto, ma che non era pronta ad accettare. - Possiamo scambiarci i ruoli, - concluse
Donata. - Una volta tu vieni da me, e una volta io vengo da te. Paola si alzo' di scatto.
- Devo andare, - disse in fretta, senza pero' muoversi. - Si e' fatto tardi. Donata
l'imito' e stettero l'una di fronte all'altra incapa ci di dirsi altro. Per alcuni secondi
si scambiarono in silenzio i propri turbamenti. Poi Donata, la piu' avventurosa, mosse un
passo avanti e poggio' il seno sul diaframma dell'amica, e il capo sulla sua spalla.
L'avvinse alla vita con le braccia e strinse forte, sentendola diventare molle,
abbandonarsi. Esulto'. Porto' in avanti il bacino e accenno' a voler far combaciare le
pance. Paola parve spaventarsi. Si irrigidi'. - Devo andare, - ripete' sciogliendosi
dall'abbraccio. - De vo proprio... Afferro' la borsetta e si diresse frettolosa verso
l'uscio. Dove scappi? penso' di dirle Donata. Perche' fai cosi? Non disse nulla. Non era
opportuno, ne' ne aveva il diritto. Quelle erano cose che dovevano maturare di dentro, non
bastava il desiderio a farle succedere. E neppure la volonta'. Se dovevano venire,
sarebbero venute. Lascio' dunque che l'amica fuggisse e torno' a letto per una nuova
estenuante seduta di autoconsolazione. * * * * * La sera successiva Donata ando' nel
locale dove aveva cono sciuto Walter. Il cameriere la riconobbe e, a sua richiesta, la
sistemo' in un tavolo accanto all'orchestra; poi le porto' qualcosa da bere. - Offre la
ditta, - informo' con un sorriso un po' melenso, poggiando il vassoio suil tavolo. Donata
replico' con un sorriso altrettanto melenso e si guardo' intorno per vedere come si
prospettava la serata. Noto' pa recchia noia in giro, e altrettanto nervosismo. I
frequentatori chiacchieravano stancamente tra loro o se ne stavano isolati, chiusi nella
contemplazione del proprio bicchiere. Qualche rara coppia di ragazzi amoreggiava, ma con
scarso entusiasmo, forse perche' preoccupata dalla mancanza di un luogo tranquillo dove
continuare le effusioni. Nessuno comunque badava all'orchestra. Pose attenzione Donata.
Walter stava eseguendo uno dei suoi pezzi migliori al sassofono, e si lascio' cullare
volentieri dai suoi aspri e dolci dello strumento. Non male! non male! si disse
ascoltandolo padroneggiare lo musica. Walter ci sapeva fare con le note. Aveva una buona
tecni ca e un sacco di passione. Chissa' se con le donne era altrettanto bravo? Il pezzo
fini' e i ragazzi della band deposero gli strumenti. Walter venne dritto a sedersi al suo
tavolo. Un paio di ti pi ben piazzati, forse dei buttafuori, lo seguirono. - Ciao, - disse
con fare sicuro. - Ti presento questi miei amici. Ti faranno compagnia mentre suono... -
Maddai! - si scherni' Donata. - Non ho bisogno di guardie del corpo io. - Ne hai bisogno
invece. Non dovresti andare in giro senza! Non lo vedi come ti guardano tutti? - Ma che
dici? So badare a me stessa! - Di questo sono sicuro. Non vorrei pero' che scoppiasse una
rivolta nel locale. Mi sentirei responsabile. - Ah! Ah! Ah! Che scemo! - Non e' per questo
comunque che te li ho portati. E' stato per non inimicarmi con loro. Sai cosa mi hanno
detto, non appena ti hanno rivista? Walter, se non ce la fai conoscere, considerati morto!
Cosi' mi hanno detto! - Ah! ma che cattivoni? - Non lo credere, siamo degli agnellini,
invece, - inter venne uno dei due tipi. Ci possiamo sedere? Donata li soppeso' con
attenzione. Erano grandi e grossi, tipo armadio muscoloso e molto macho, di quelli un
sacco di auto considerzione e (spesso) molto fumo; loro due pero' parevano avere anche
dell'arrosto. La tenevano gli occhi fissi sulle tette, ghi gnando, e parevano pronti a
saltarle addosso. Chissa' come hanno il cazzo? penso' ironica, con voluta volgarita'. Si
diceva dei cul turisti che l'avessero piccolo come un'oliva. Ma forse quei due
costituivano una bella eccezione. - Come no? - disse al termine dell'esame. - Fate pure. -
Io vado, - fece Walter accompagnandosi con un sorriso ir ritante, apertamente sardonico. -
Ti lascio in buone mani. Donata veramente avrebbe preferito le sue, ma si contento' di
quelle a pala dei due maschi. - Lavorate qui, voi? - chiese, non appena Walter si fu al
lontanaro. - Ci rendiamo utili... - Che fate esattamente? - Teniamo buoni gli esagitati.
Ne capitano di continuo. - Ma non dovreste allora stare attenti a quello che accade,
invece di star seduti qui con me a chiacchierare? - Abbiamo deciso per questa volta di
stare attenti alle tue tette, - rise l'uomo, l'unico dei due che avesse parlato. - Anche
loro potrebbero costituire un pericolo per il locale. Donata simulo' un gesto di
esasperazione. - Insomma! - esclamo' fingendosi indignata. - Tutti con le mie povere sise
ve la pigliate! Ma che vi hanno fatto di male? - Nessun male, anzi. E' che si fanno
notare. Solo un cieco potrebbe rimanersene tranquillo se gli passassi vicino. - Dai, che'
non sono niente di eccezionale... - Scherzi? - fece l'uomo accennando col capo in
direzione delle tette. - Niente di eccezionale? Ma se per coprirne l'intera superficie non
basterebbero tutte e quattro le nostre mani messe insieme! Donata ridacchio'. - Che
esagerati! - Facciamo la prova e vedrai se siamo esagerati o meno. - Vorresti toccare, eh?
- Nossignore, lo giuro! - Che bugiardo! Ma se non fai altro che cercare di buttare
l'occhio dentro la scollatura! - Sto cercando solo di fare il mio dovere, cara. Niente ar
mi improprie qui dentro, sono proibite. - Cosa? Di che armi improprie vai parlando? -
obietto' di vertita. - Sei pazzo? - Le tue sisone, bambina. Sono pericolose. Se le scuoti
un pochino l'effetto sara' piu' letale di una scarica di mitra. Morti a dozzine. Per
infarto, si capisce! - Ma che scemo, sei. Sono anni che me le porto in giro e non e' mai
successo niente! - Io ti credo, ma e' mio dovere verificare. Facciamo una piccola prova e
staremo tutti piu' tranquilli. - La prova? che cavolo di prova vuoi fare? La prova del
maialino libidinoso? - No, cara, la prova del nove. La verifica del Paradiso!
L'esplorazione del firmamento! La scoperta dell'Ultima Tule! - Oh, ma guarda! Che
l'avrebbe mai creduto? Sotto tutti quei muscoli batte il cuore di un poeta! Questo si' che
e' eccezio nale! - No, gioia. L'unica cosa di eccezionale qui sei tu. Per le tette
formidabili che hai. Non solo sono grosse, sono anche belle. - Che ne sai tu? L'hai mai
viste? - Le immagino, bimba, le immagino. - Oh! La fantasia a volte gioca brutti scherzi!
- Questa volta no. Sei il tipo che le ha tonde e sode, con dei grossi capezzoli e aureole
enormi... c'e' da morirci sopra dalla goduria! Riempiono quella tua camicetta come se
volessero farla esplodere. Gesu', che oceano di carne! - Non ti fidare delle apparenze,
bimbo. Nude sono una delu sione. Plaf! fanno cadendo, e mi arrivano giu' fino
all'ombelico! uno spettacolo indecoroso! da far passare la voglia a chiunque. - Tutte
balle! - E' cosi', davvero! - Pfui! - E' roba molliccia, tenuta su a forza... - Scommetto
che le hai sode come marmo, invece. Tutta cic cia morbida e calda, la pelle bianchissima,
liscia liscia... do vrebbe essere bellissimo ficcarlo li' in mezzo! Donata, che non aveva
smesso un istante di ridacchiare, si scherni' sempre ridendo. - Ma che porco! sei proprio
un maialino! - Dici, bene, una maialino! uno che verrebbe volentieri a grufolare tre le
tue belle tettone. Mi ci perderei con la faccia dentro, se potessi. Di', ci lasci dare
almeno un'occhiatina un po' piu' a fondo? - Anno', questo no, dovrai contentarti di quelli
che vedi. - Perche' no? - Perche' qui io sono una cliente, non faccio spogliarelli. - E
chi pretende uno spogliarello? Bastera' che slacci un paio di bottoni della camicetta e ci
farai felici lo stesso. - Vi contentate di poco voi, eh? - Si', siamo tipi alla mano... -
Beh, credo che questo sfizio non ve lo toglierete. - Non si tratta di sfizio, carina. E'
che vedo quella roba enorme che ti balla davanti al petto e vorrei capire bene di che si
tratta... - Non lo sai gia'? - Come sarebbe a dire? - Sarebbe a dire che fin'ora hai
recitato la parte dell'in dovino, di quello che sa tutto. Che bisogno hai allora di verifi
care in loco? - Oh, bella questa! Una soddisfazione e' una soddisfazione, no? E poi,
indovino...! Cosa credi? che per aver sviluppato i mu scoli mi si e' atrofizzato il
cervello? Ho testa per ragionare, oltre che occhi per vedere. Come hai le sisone lo deduco
dal poco che vedo. Il problema e' che i capezzoli non li vedo, e mi piace rebbe invece
appurare quanto sono grossi, e se sono scuri e agressivi o rosei e delicati. - Se e' solo
un'informazione che vuoi, te la posso fornire io! - Questo e' uno di quei rari casi in cui
preferirei fare da solo... - Se continui a montarti cosi', poi veramente dovrai fare da
solo! - replico' pronta Donata sempre ridendo. - Gesu', ma chi sei tu? Santa Maria
Goretti? Donata rise ancora, divertita dalla parte insolita di quella che faceva ballare i
maschi. Cincischio' col bicchiere vuoto. - Prendi qualcosa? - offri' prontamente il bel
maschione. - Un cognacchino... - Vada per il cognacchino... Rivolse un cenno al cameriere
e il cameriere si precipito'. - Tre cognac! - ordino' seccamente. Trenta secondi piu'
tardi i cognac erano arrivati. - Che servizio! - si meraviglio' Donata. - Siete forse i
proprietari del locale? - No, siamo tipi un po' nervosi... - Inditendi dire che picchiate
la gente? - Piu' che altro ci facciamo rispettare... - Allora siete davvero cattivi! Loro
scrollarono le spalle, anche quello che non aveva parlato mai, e mandarono giu' il
contenuto del bicchiere. Donata, per non essere da meno, anche se piu' lentamente, li
imito'. Aveva appena vuotato il suo che Walter torno' al tavolo, in seguito da altra gente
(anche donne questa volta). Qualcuno di loro si sedette e, sotto lo sguardo enigmatico di
Walter, prese a farle spietatamente la corte. Donata lascio' fare. Non le impor tava di
loro, ne' quel che dicevano, ne' quel che facevano. Puntava a Walter, quella sera, non ai
galletti in tiro che si affollavano intorno (che gli sembravano tutti uguali e anonimi).
Non erano male dal punto di vista eslusivamente sessuale. Pero' mancavano di personalita',
quella personalita' che invece non mancava al suo vi cino. Walter resto' un paio di minuti
a chicchierare e torno' sul podio, lasciando Donata alle prese con i suoi amici, che ormai
non entravano piu' introno al tavolo. Molti avevano preso delle sedie e sedevo alle spalle
dei piu' fortunati. Bevve un altro paio di bicchieri e straparlo' con i piu'
intraprendenti. Trasudavano di voglia, la poteva sentire quasi palpabile, come una
violenza silenziosa e pressante. Si eccito' vaga mente. Dio, quanto desiderio era capace
di produrre il suo corpo! quanto sarebbe stato bello averlo potendolo controllare! Si rese
conto che non facevano altro che parlare di lei, di quanto fosse sexy, carina e
intelligente (qualcuno fu abbastanza ipocrita da affrontare l'argomento). Una mezz'ora
piu' tardi Walter torno' incalzato da una frotta di maschi e li presento' ad uno ad uno a
Donata. - Tu non siedi? - chiese quest'ultima. - Fra un'ora sono libero. Hai pazienza
d'aspettarmi? Donata annui'. Noto che nel gruppo che la circondava c'erano anche alcune
donne, ragazze per lo piu'. Che ci stanno a fare? si chiese un po' perplessa un po' lu
singata. L'atmosfera attorno gradualmente miglioro', divenne allegra, si espanse fino a
coinvolgere tutto il locale. Il tedio di prima si era dissolto e gli avventori si
muovevanno esuberanti, affol lando la pista da ballo che all'inizio era stata semivuota.
Udiva il brusio, intervallato da grida occasionali, delle serate migli ori. Anche
l'orchestra si era scaldata e snocciolava i pezzi uno dopo l'altro senza interruzione.
L'alcool comincio' a girare vorticosamente e avverti' che nel suo stomaco ne stava
arrivando troppo. Continuo' a bere ugualmen te. Adesso erano tutti ammmucchiati intorno a
lei, chi seduto, chi in piedi poggiato sulle spalle di quelli davanti, gareggiando nel
tentativo di attrarre l'attenzione. Le giunse la risata sguaiata di una ragazza. Una
risata strana. Rabbrividi' sentendola. Diavolo, pareva la stessero scopando, da come
rideva! Le porsero un altro bicchiere. Basta! si disse. O mi ubriaco! I maschi parevano
sempre piu' rapiti dal suo seno. Il butta fuori riprese a magnificarne le doti, e avanzo'
di nuovo la ri chiesta di potergli dare un'occhiata. - Cavolo, bimba! Fai vedere a tutti
quello che vali! Alle sgrinfiette qui presenti, specialmente a quelle che fanno le
smorfiose e vorrebbero metterti sopra un sacco di difetti, fareb be molte bene verificare
di persona quel che significa essere veramente donna! Perche' no? si chiese Donata. Poteva
farlo. Bastava che aprisse la camicetta e l'enorme seno avrebbe potuto dondolare li
beramente sotto i loro occhi (facile, no?). Se ne sarebbero cer tamente ricreati. E le
zozzette invidiose avrebbero potuto con statare che non si trattava solo di roba tanta, ma
anche di roba buona. Aveva delle mammelle grosse, ma ben fatte, tutte tonde e tenute su
bene, che neppure una quindicenne! Immagino' di soppesarle nei palmi e di mostrarle in
giro, dicendo orgogliosa: guardate gente, guardate cosa ho da offrire! Se li sarebbe
carezzati un po', per sottolineare la loro grossez za, e poi si sarebbe tormentata i
capezzoli strofinandoli tra pollice e indice. Gesu', davvero! li avrebbe fatti saltare in
aria tutti quanti! Anche le donne sarebbero corse a manipolar gliele! - Va bene, -
consenti'. - Vi faccio dare un'occhiata. Ma solo un attimo, eh? Un boato d'entusiasmo
accolse le sue parole. Donata sorrise sotto i baffi e, con fare indifferente, slaccio'
disinvolta il primo bottone della camicetta. Nuovo boato (d'incoraggiamento, questa
volta). Slaccio' il secondo bottone. Quel che apparve fu tale da imporre un rispettoso
silenzio. Gli uomini trattennero il fiato. Quella distesa opulenta di carne che cominciava
a intrave dersi acquisi' un che di arcano, di insopportabilemente incante vole, che
incuoteva soggezione, inibendo la possibilita' di qual siasi commento. Non l'inibi'
comunque a una donna, una bel tipo sui trenta, che, mentre Donata attaccava il terzo
bottone, non si trattenne e sussurro' emozionata: - Mio Dio, che tette! Sono incredibili!
Donata esito' un istante. Si domando' cosa stesse facendo. dove voleva arrivare.
Quell'ammirazione le piaceva; le piaceva sentirsi avvolta dall'eccitazione generale, dalla
forte corrente di desiderio che circolava intorno. MA POI? dopo, che avrebbe fatto? COSA
SAREBBE SUCCESSO? Decise di piantarla li', al punto in cui era arrivata. Era abbastanza.
AVEVA FATTO VEDERE ABBASTANZA! Le dita pero' si mossero da sole. Non riusci' a fermarle,
co me voleva (voleva ben altro, in effetti). Con una mano maliziosa mente tenne accostati
i lembi della camicetta, e con l'altra fini' di slacciarla. Poi di colpo l'apri' e mostro'
tutto il ben di dio che aveva da mostrare. Un diluvio di carne quale non s'era mai visto e
che nessun'altra al mondo poteva vantare. Dozzine di oc chi affamati se ne cibarono
avidamente. Tenne aperta la bottega un paio di secondi (il tempo di udire la trentenne di
prima sussurrare di nuovo, con voce strozzata: quasi quasi me la farei pure io!) e la
richiuse di botto, tra le recriminazioni universali. - Ehi! No! Non e' giusto! Fai vedere
ancora! - Basta, ragazzi. Contentatevi. - Cristo! Un altro po', solo un paio di secondi!
Donata rise, riallacciando i bottoni in fretta. Cosa aveva no da reclamare? o da
pretendere? Speravano dunque che se ne sa rebbe stata seminuda tutta la sera? Nooo!
Sbagliavano di grosso se pretendevano quello. Avevano avuto sin troppo! E non avrebbero
avuto altro! Le misero in mano un ennesimo bicchiere e tutti quanti sollevarono i propri.
Prosit! Prosit! Bevve. Sto bene, decise. Questa gente mi piace. Di nuovo l'isterica risata
della ragazzina di prima, a cui fecero eco altre risate femminili. Risate particolari.
Sono sovraeccitate, penso'. Come se fossero in procinto di lasciarsi scopare! C'era
qualcosa che le aizzava. Forse lo stesso fluido invisibile che fomentava lei, infiammava
pure loro. Sedute sulle ginocchia dei loro ragazzi ce n'erano due che ridacchiavano in
continuazione, scambiandosi all'orecchio chissa' quali confidenze. Ogni tanto
occhieggiavano nella direzione di Donata e distogliavano rapide lo sguardo. Il suo
bicchiere era di nuovo pieno. Lo vuoto'. Le girava la testa e se ne lamento'. - Basta,
ragazzi, basta bere. Mi farete sentir male! - Ti mettiamo a letto noi, cara, non ti
preoccupare. Le due ragazzine misero la mano davanti alla bocca e si piegarono in avanti,
testa contro testa, ridendo esagitate. Le parve di cogliere un che di maligno, di
allusivo, in quelle risa te. Non se la prese. Era solo invidia, la loro. Invidia per il
successo che aveva con gli uomini e che nessuna delle presenti, anche se bella, poteva
sperare di uguagliare! Uno dei givanotti l'invito' ad andare sulla pista. La musica era
lenta, dolce. Donata accetto'. Decise che poteva permetterse lo. Un ballo lento, si'. Con
un ritmo moderno non avrebbe potuto. Non solo perche' mancava ormai delle energie
sufficienti per af frontare i ritmi tribali di un ballo vivace; ma soprattutto in quanto,
con quelle sue tettone in liberta', avrebbe messo in subbuglio l'intero locale, attirando
su di se' l'attenzione di tutti. Ne aveva gia' troppa di attenzione. Troppi corteggiatori,
decise. Meglio non fare nulla che ne potesse aumentare il numero. Finivano con
l'intralciarsi tra loro, neutralizzandosi a vicenda. Il troppo spesso uguaglia il niente.
Senza contare poi che ballandole dentro la camicetta, sarebbe apparsa un sacco indecente.
Troppo, troppo indecente! L'uomo fu gentile, non cerco' di stringere troppo. Si contento'
di sentire sul suo diaframma il peso del gran seno, e se lo fece venire duro. Bene! bene!
bene! fece tra se' Donata. Le cose si mettevano bene... Ebbe una lieve vertigine (troppo
alcool) e si allaccio' al suo cavaliere. Il ballo fini' e lei quasi non se ne accorse.
Resto' stordita sulla pista, incerta tra la gente che le si muoveva intorno. L'orchestra
attacco' un altro ritmo blando e si ritrovo' strettamente allacciata a un tipo alto,
biondo, che le carezzava le mammelle. Lo lascio' fare. Permettere a qualcuno che si
prendesse un passaggio durante un ballo era cosa da niente. E poi quel tipo le piaceva.
Glielo fece capire con un sorriso. La presa delle mani divento' piu' forte. La musica non
era ancora finita e colui che la teneva si sciolse dall'abbraccio. Ehi! Ehi! penso' Donata
indignatissima. Due nuove braccia l'avvinsero alla vita. Alzo' gli occhi e incontro' un
viso nero, e un sorriso tutto denti. Nel contempo av verti' contro la pancia la presenza
furiosa di qualcosa di consi stente. Grande, grosso e duro, proprio come si diceva
l'avessero i negri. - Te lo fai mettere tra le tette? - udi', senza capire se fosse una
richiesta o un quesito intorno alle sue abitudini sessuali. Al diavolo! penso' ancora. Al
diavolo tutto. Non c'era niente di piu' bello che quel magnifico cazzo nero stampato
contro la sua pancia! Si lascio' cullare dalla musica e dalla promessa dolce e violenta di
quel grosso sesso nero contro cui si strofino', imma ginando di strofinarlo direttamente
sul pelo. - E' vero che sei un sacco pelosa? - chiese ancora l'uomo quasi che avesse
seguito il corso dei suoi pensieri. Donata non rispose. Avrebbe voluto gridare di si', che
ce l'aveva pelosissima, una vasta prateria nera, piu' eccitante anco ra delle sue tette;
ma voluto' che non era il caso. Non se voleva finire quella serata insieme a Walter! Il
brano successivo era un ritmo vivace, di quelli che Donata aveva giudicato poco adatti per
se'. Ugualmente non lascio' la pista di ballo. Si mosse assecondando il tempo sincopato
del ballo. Ebbe subito gli sguardi di tutti sulle tette danzanti. Una vera e propria
baraonda di carne era esplosa nella strettoia della camicetta, inadatta a tenerla a freno
(ci sarebbe voluto una camicia di forza, o il ferro d'una corazza per riuscirci). Se ne
infischio'. Continuo' a ballare. Che guardassero, se ne avevano voglia. Aveva parechio da
mostrare lei, e di che andarne orgogliosa! Inoltre non era roba che si consumava, quella.
Darla in affitto agli sguardi, se lo poteva concedere senza pericoli! Finito il brano
torno' un poco affannata al tavolo. Il suo bicchiere era nuovamente pronto. lo porto' alle
labbra e lo bevve d'un sorso. Vecchia spugna! si disse divertita. Nonostante tutto si
sentiva di nuovo lucida, di nuovo pronta a ricominciare. Il liquido ando' giu' piu'
bruciante del solito. Cosa cavolo era? Alcuni secondi piu' tardi si accorse di vacillare.
Il cervello le si annebbio' di nuovo e tutto intorno si confuse. Quando la sala torno' a
fuoco, un secondo piu' tardi, o un'eternita' piu' tardi, si accorse che nel locale c'era
molta meno gente. Anche intorno al tavolo. Probabilmente si avvicinava l'ora della
chiusura. Walter la raggiunse poco dopo. - Come sta la mia piccina? - chiese col solito,
odioso, to no ironico. Prima che potesse rispondere arrivarono chiassosi gli altri
componenti dell'orchestra, che si fecero larga nella calca, re clamando un posto in prima
fila. Stranamente ora c'era posto. Non piu' di cinque o sei uomi ni, e un paio di ragazze,
erano rimaste con lei. Le ragazze la fissavano con espressione enigmatica, a tratti
pensosa. - Gia' stanca di ballare? - chiese qualcuno. Una delle ragazze si chino' verso
l'altra e le sussurro' qualcosa piano. Qualcosa di torbido baleno' nei loro occhi. Quando
finirono di parlottare avevano ambedue gli occhi lucidi. - Si riserva per dopo, - disse la
prima in tono maligno. - Dovra' ballare parecchio questa notte. Ballare? si disse Donata.
Ballare cosa? Se l'orchestra ha smobilitato? Non c'era piu' nessuno sulla pista. Solo
inservienti che spazzavano. Ebbe un nuovo attimo di stordimento, in cui le parve di
mancare. Le voci e volti si allontanarono si confusero. Nella nebbia di quei momenti udi'
una donna gridare. - Le mani a posto! - senti' dire. - Non e' me che dovete scopare! -
Perche' no, bimba? - Perche' non voglio, ecco perche'! - Ma perche' non dovresti volere?
Ti piacera', vedrai! - Perche' no, ecco! Non ti basta come perche'? Cerco' di prestare
attenzione. Forse era importante. - Dai, non te lo faremo in parecchi. Solo cinque o sei!
Non vedi che sono tutti per la nuova? - Senti, lasciami in pace. - Non sai che ti perdi,
piccola! - Mi hai preso per una troia? - Macche' troia! E' solo che ci vai a sangue! - Per
una ladra, allora! una rubamaschi! - Macche'! Macche'! - E' lei la bellona, no? Lei dovete
fottere! Non mi permetterei mai di sottrarle qualche maschio! - Non sarai mica gelosa! -
Gelosa io? Ma se vi sto invitanto a fotterla! a chiavarla in massa? Che dici, quale
gelosia? D'altronde lei ci sta, e' chiaro che ci sta, sareste proprio degli stronzi a non
profittarne! E non saro' certo io a mettermi di mezzo! Le voci si attenuarono, e lei
cerco' di richiamarle, perche' ne voleva sapere di piu', voleva che gridassero, che le
dicessero tutto quello che c'era da dire. Qualcuno poggio' qualcosa di fresco sul suo viso
e torno' in se'. La vista le si schiari' e noto' che era rimasta sola con Wal ter. - Hai
alzato un pochino troppo il gomito, cucciolatta. Non dovresti farlo. Non aveva bevuto
troppo. Meno del solito, anzi. Era stato l'ultimo bicchiere, col suo sapore strano, a
stenderla. - Portami via, - gemette. - Portami a casa. - E' ancora presto, bimba. Andiamo
fuori a prendere una boccata d'aria. Vedrai che ti fara' bene. L'afferro' per un braccio e
la scrollo' un pochino. - Andiamo, - insistette. - Andiamo a divertirci. Donata scosse il
capo. - Portami a casa, - ripete' con voce lamentosa. - E' tardi. - Gia' vuoi andare a
nanna, cara? - Ho sonno, sono alticcia... - Va bene, va bene, - consenti' Walter. - Ti
accompagno. L'aria fredda fuori schiari' le idee a Donata. Capi' che voleva andare a casa
non perche' avesse sonno, ma per sottrarsi ai sorrisi sardonici di Walter. Gli sarebbe
piaciuto passare la notte con lui, ma trovava insopportabile il suo modo di guardarla. Non
appena furono in macchina Walter l'attiro' a se'. La bacio' e la carezzo'. Le manomise il
seno. Per un po' lo lascio' fare, poi gli chiese ancora di essere portata a casa. - Ti
faccio vedere il mio studio, - promise lui mettendo in moto. Parti' di scatto, affrontando
impavido il deserto della notte. Guidava veloce, disivolto, una mano sul volante, l'altra
perduta tra le belle coscie di Donata. L'esploro' sopra e sotto. - Sai, - disse ardito a
un certo punto. - Credo che tra noi possa andare. L'ho capito subito che eravamo fatti per
intender ci. Sei abbastanza porca da mandarmi in orbita. Vado pazzo per le troiette
libidinose! - Non sono una troia! - si lamento' Donata. - Inutile che neghi. Lo sei. E sai
pure di esserlo. Mi intendo io di queste cose! Donata si arrese. Protestare era inutile.
Lui non avrebbe capito. Mai nessuno avrebbe capito. L'auto si fermo'. - Siamo arrivati, -
annuncio' Walter aprendo la portiera. Scese e ando' ad aiutare Donata. La sostenne per un
braccio. - Eh! - brontolo' lei indignata. - Che mi hai scambiata per un'invalida? Si
lascio' reggere comunque. Era ancora malferma sulle gam be, anche se si andava riprendendo
rapidamente. L'ultimo intruglio che le avevano dato doveva essere veramente pestifero per
ridurla in quelle condizioni! Si sentiva le gambe tagliate, e un calore intenso nello
stomaco che tendeva a scendere, e a irritarla dappertutto. Walter la guido' verso una
casetta bassa, tutta illuminata. Dall'interno della casa giungevano delle voci. Le parve
di riconoscere l'inflessione isterica di una risata giu' udita, una risata di donna. - Noi
entriamo di dietro, - sussurro' piano. - Cosi' non disturbiamo nessuno. Donata annui',
contenta di non disturbare. Altrettanto contenta della stanza in cui fu portata. Era
grande, un letto enorme al centro e un sacco di specchi disposti in modo strategico. -
Porco! - farfuglio notando gli specchi. Si appoggio' di schiena alla cassettiera di fronte
al letto e completo' l'esame della stanza. Un'alcova, senz'altro. Uno scannatoio. Un posto
dove porta re le donne rimorchiate il sabato sera. - Non e' uno studio, questo, - obietto'
con voce pesante. Walter chiuse la porta. - Lo e', - ghigno'. - Studio le fiche! Donata
finse di non udire. - Sei ordinato, - commento' cercando di sviare la conversazione.
Walter non le bado'. Tolse il copriletto, e la coperta, ri piegandole con cura ai piedi
del letto. Scosto' il lenzuolo. - Mi piace farlo comodo, - commento'. - E a te? - A me
cosa? - Come ti piace? Prima che potesse rispondere Walter l'afferro' infilandole la mani
sotto le ascelle, e la sollevo' di forza. Donata si sen ti' debole, fragile di fronte a
quella forza. Una bambina alle prese con un gigante. Si rese conto di essere eccitata. Lui
la bacio' e la pose a sedere sulla sponda del letto. Le sfilo' la camicetta. I seni
trionfarono sotto le luci artificiali della stanza. Scrutando il seno poderoso Walter
inizio' a spogliarsi a sua volta, sotto lo sguardo inerte della donna. Donata non capiva
cosa stesse succedendo. La situazione aveva preso una piega strana, indecifrabile.
Arrivati a quel punto in genere sapeva se sarebbe andata o meno, e si comportava di
conseguenza. In qual caso invece niente. Ignorava tutto, anche lo stato effettivo del suo
desiderio. Aveva la passera bagnata, e' vero, ma si trattava di una reazione puramente
fisica, niente al tro le si muoveva dentro. Stava come indifferente, avvertendo pero' in
se' la spinta del piacere che le attanagliava le viscere, e la faceva inumidire. Walter
fece in fretta. Si denudo' e le mostro' il sesso eretto. Donata lo giudico' splendido. Un
bel cazzo, grosso e lun go abbastanza, senza essere enorme. Da leccarsi le labbra. Danza
va a un palmo dalla sua bocca e pareva invocasse di essere baciato. Non lo bacio'. Si
alzo' come se intendensse andarsene. Diede appena due passi verso la porta da cui era
entrata. Walter l'af ferro' e la spinse sul letto. - Ma dove vai, scema? - chiese
manipolandola. - Con quale sorta di imbecille credi di essere? Donata si lascio'
carezzare. Le piaceva il tocco di quelle mani forti, che non poteva evitare. Lui le sfilo'
la gonna e poi, con impazienza, le mutandine. Vide l'enorme distesa di pelo e parve
soffocare. Gli occhi gli divennero vitrei e i movimenti concitati, apsri. Le si getto' tra
le coscie mugolando. - Troia! Ti sfondo! - senti' che diceva. Afferro' l'enorme seno con
violenza e con violenza cerco' di penetrarla. - No, Walter, - cerco' di protestare Donata.
- Cosi' no, mi fai male! - Ho il cercello che mi scoppia, piccola! - rispose lui. A Donata
erano rimaste solo le calze, e una Signora non an dava a letto nuda con le calze. Era
indecente, da puttana. Spero' che lui gliele togliesse, ma lui pensava solo a spingere,
per farsi posto nella sua nicchia. Cerco' di alzarsi per dirglielo. Non posso scopare con
le calze! Il cazzo scivolo' fuori e Walter la ricaccio' sul letto imprecando. Donata ne
ebbe paura. - Non farmi male! - grido' angosciata. Walter rispose con parole impazianti,
piene di passione. Aveva gli occhi rossi e l'espressione tirata. - Sara' splendido,
bambina, vedrai... La bambina lo guardo' con piu' attenzione e si tranquillizzo'. Lui la
pastrugnava e deglutiva. Sembrava incapace di connettere, dominato dalle sue brame. Non
c'era motivo di averne paura. Con tutta la sua forza quell'uomo, in fondo, era indifeso
davanti al la sua bellezza. Era vulnerabile, povero, un bambino capriccioso e viziato.
Poteva disporne come e quando voleva. Doveva solo riuscire a controllarne la libidine, e
sarebbe stato suo. Walter le strofinava il grosso coso sulla pancia e pareva deciso a
trovare li', sull'istante, l'apertura giusta in cui infilarsi. Aveva perduto la sua aria
di maschio terribile e appariva un povero pulcino bagnato, un micio enorme con il pisello
duro. Donata si umetto' le labbra aride e scese con la mano per aiutarlo. Afferro' il
sesso e lo fece scivolare in basso. L'operazione fu accolta con un ruggito di
apprezzamento. - Sei la piu' gran fica del mondo, - ansimo' lui. - La migliore che abbia
conosciuto! Non continuo', sebbene lo desiderasse. L'eccitazione gli tolse per un momento
la parola. Donata ebbe un impeto di compas sione e di nuovo, si rese conto della propria
eccitazione. Era incredibilmente bagnata tra le coscie. Strinse il grosso sesso che teneva
ancora in mano e se lo strofino' sulla fessura. Ottenne di farlo singhiozzare di piacere,
e di restituirgli le parole perdute. - Ahaa! che bagascia! - articolo' ancora. - La piu'
grande di tutte! Per questo tutti ti vogliono, perche' sei la piu' puttana! - Non dire
queste cose! - protesto' Donata. - Non mi piace! Le piaceva invece. Le spiaceva solo
sapere che quegli epiteti le erano attribuiti non solo nell'eccitazione del momento, ma in
quanto erano l'esatto riflesso dell'opinione che Walter aveva di lei. - Sei una fica per
cazzi, un corpo da fottere! - continuo' imperterrito il maschio. - Non sei fatta per un
solo uomo! - Che dici? Che dici? - Che uno non ti basta. Ci vogliono parecchi cazzi per
te! - Walter, ti prego... - Lo so che ne vuoi tanti! Lo so! Sei una puttana insaziabile!
Una troia libidinosa! - Non parlare cosi', non voglio! - La tua faccia, le tue sise, le
tue coscie! sembri costruita apposta per i cazzi, per fottere senza interruzione per ore e
ore! - No! No! - Piccola come sei, sono sicuro che puoi farne fuori a dozzine! - Basta,
Walter! - grido' lei piagnucolando. - Basta! - Te lo si legge in viso che li vuoi, che te
li sogni, che sbavi dalla voglia d'averli! Basta vedere come ci sei stata sta sera, quando
ti hanno chiesto di mostrare le sise a tutti! - Ma era solo un gioco! - Un gioco, si'.
Scommetto che te ne sei venuta quando hai aperto la camicetta! - No, Walter, non sono come
credi! - Si, invece! Sei fatta per tanti! - insistette lui penetrandola con un solo colpo
violento. - Ne vuoi a dozzine! Cazzi da tutte le parti! Donata inalo' fiato tra i denti e
sospiro' di piacere. Ahaa, che bello! Cosi' gradiva che fosse! Violento, brutale, con
tutta la forza del maschio. Si senti' piena di lui e dimentico' la pena per le sue parole.
-Si'i'i', - smanio' abbracciando strettamente con mani e piedi il bel corpo virile che la
dominava. - Cosi'! Scopami! Fammi tutta! Walter si mosse e lei l'assecondo'. Il suo
piccolo corpicino si agitava frenetico, mentre la vagina, contraendosi intorno alla grossa
canna, lavorava alacremente per spremerla. Deliro' per una manciata di secondi, poi venne.
Dal fondo del deliro le giunse la risata felice del maschio che l'incitava a continuare. -
Ti piace, eh? puttana! Eccotene ancora, e ancora! E' tutto tuo! Il cazzo ando' avanti e
indietro qualche altro minuto e Donata godette ancora. - Walter! Walter! - invoco'
estasiata, inarcandosi nell'orgasmo. - Schizza! Inondami! Riempimi di sborra! Walter, che
aveva buoni reni, non se ne diede per inteso. Continuo' a tempestarla di colpi,
magnificando la sua fica, pa strugnandole le tette, leccandola sul collo e sulla faccia. -
Che scopata straordinaria! - diceva in continuazione, tra una slinguata e l'altra. - Mai
provato una fica migliore! - Si', si', fottimi! - le faceva eco la vocina miagolante di
Donata. - Riempimi tutta! Spaccami! La faccenda ando' avanti un bel po', tra gemiti ed
esortazioni; infine Walter cedette, le schizzo' dentro, e Donata pure, si bagno' per la
terza volta. Lo senti' adagiarsi con tutto il suo peso, e ansimare affannato. Lui in
verita' aveva faticato parecchio, ma il vantaggio era stato della donna, che aveva fatto
la parte del leone. Walter si sollevo'. - Bevi qualcosa? - chiese. Donata scosse la testa.
- Portami a casa, - mormoro' anche lei un po' affannata. - Che fretta hai? la notte non e'
mica finita! Walter, senza attendere la sua risposta, ando' verso la porta interna e
l'apri'. Dall'altra stanza giunse un brusio di voci. - Ehi! Com'e' la pupa? - chiese
qualcuno in mezzo a un coro di risate sguaiate. - Divina... - rispose brevemente Walter.
In effetti non aveva mai collaudato una migliore. - Tocca a te, Roberto, - aggiunse. -
Vai, che' la trovi cal da calda. Uno sconosciuto varco' la soglia. Non lo riconobbe tra
coloro che le erano stati presentati quella sera. Entro' vestito, ma non lo rimase a
lungo. Sconvolta Donata cerco' qualcosa con cui coprirsi. Non trovo' niente. - Walter! -
grido'. - Cosa succede? Chi e' quest'uomo! Walter rise. Anche il nuovo arrivato rise. Era
gia' nudo e puntava il suo attrezzo sessuale gia' duro nella direzione giusta. Donata
cerco' di urlare, ma la mano di Walter glielo impedi'. - Non fare la sciocchina, - senti'
che diceva. - E' la tua serata, goditela! Entro' un terzo uomo, ed un quarto e fu
immobilizzata al letto. - Dai, - esorto' Walter. - Attacca senza riguardi. E' una tigre
quella che hai sotto! Donata si dimeno', cerco' di sottrarsi. Ricevette una schiaffo in
piena guancia e si calmo' subito. Che valeva agitarsi? Era impotente, non poteva impedire
quella violenza, sarebbe servito solo a farsi menare. Altri uomini entrarono nella stanza.
Venivano a prendersi un anticipo di piacere guardando i primi piu' fortunati che scopa
vano Donata. La stanza, come mei suoi sogni, si riempi' di loro. Scruto' terrorizzata
intorno e non vide che maschi nudi dappertut to. La fissavano alllucinati, con il coso
duro in mano, disposti ad attendere a oltranza, pur di averla. Dio, penso' Donata. Cosa mi
sta succedendo? COSA LE AVREBBERO FATTO? Walter, chino su di lei, la fissava con la sua
solita espressione sardonica. - Era quello che volevi, no? - sussurro' piano. Donata non
rispose, troppo concentrata sui movimenti del maschio, che armeggiava tra le sue coscie.
Lui poggio' la punta all'imboccatura e si immerse, come pri ma aveva fatto Walter, con un
solo rapido colpo di reni. Fu come entrare nel burro fuso. La passera era abbondantemente
lubrifica ta e scivolo' liberamente dentro. La donna lancio' ugualmente un grido, ma di
pura soddisfazione. Il nuovo cazzo era altrettanto buono del primo e la riempiva
stupendamente la vagina. Non pote' impedirsi di andargli in contro col bacino. Si odio'
per questo. La fica pero' se ne infischio' del suo odio. Si avvolse stretta intorno
all'uccello e lo munse, lo circondo' di premure. All'inferno ogni regola! parve
significare. Comunque glielo dessero, in buono a malo modo, l'importante era che la
trascinassero all'orgasmo! L'uccello prese ad andare e l'orgasmo venne. Venne nono stante
la presenza di tanti osservatori (o forse proprio per loro), nonostante i loro commenti.
Si agito' scompostamente ed emise un sacco di versi, che costituirono la migliore
gratificazione per il maschio: superiore persino al piacere intenso dell'eiaculazione. Lui
si sfilo' e fu sostituito da un altro. Donata si senti' morire dalla vergogna. La stavano
fottendo come una cagna. E lei godeva di quello, sotto gli occhi di tutti! Udi'
apprezzamenti pesanti sul modo delizioso in cui si muoveva durante il coito, e sui versi
che emetteva. La vergogna aumento'. Il nuovo maschio era eccitato. Farfuglio' alcune
parole im comprensibili, lo fece andare un po' di volte e le si scarico' dentro. Incalzato
dalla fretta di quelli si accalcavano in attesa del loro turno, fu cotretto a ritirarsi
subito; e Donata giacque ansando, in attesa di essere pentrata di nuovo, l'immenso seno
all'aria, messo li' apposta ad invocare carezze. Questa volta non aveva fatto in tempo a
godere. Altre risate riecheggiarono nella stanza e una selva di mani, mani indiscrete,
rispose a quell'invocazione. Contemporanemente provo' ancora la sensazione estasiante
dell'intrusione brutale tra le sue coscie e rantolo' di passione! Chiuse gli occhi.
Succedeva tutta quanto in fretta, troppo in fretta. Non era preparata a quello. Non
riusciva ad andare oltre il fatto che la violentavano. Cosicche' rischiava di perdersi
tutto. Penso' ai tanti palpiti che avrebbe provato, a quanto si sarebbe bagnata
dall'eccitazione se avesse potuto sapere prima quel che le toccava, e fu grata alla sua
passerotta che, almeno lei, salvava qualcosa, un po' di piacere fisico. La fessurina tra
le coscie sapeva bene quel che voleva. Lo sapeva e se lo prendeva. Gli uomini venivamo e
lei vibrava di soddisfazione. Gli uomini andavano e lei emetteva un verso gentile di
incitamento. Presto! Sono vuota! Vi prego, datemene ancora! Stava avendo il suo quinto
uomo, che giaceva sul suo corpo come un disperato, la faccia immersa tra i seni,
galoppando col cazzo a briglia sciolta, ma la possibilito' di godere pareva essersi
esaurita in lei. Emetteva ancora brevi lamenti di piacere, sbatteva il culo sul letto, ma
non avvertiva piu' l'accumularsi tormentoso della tensione che annunciava il riscatto
finale nell'estasi. Partecipo' bensi' con intensita' e crescente fervore a quell'amplesso,
ma senza riuscire a catturare una nuova porzione di cielo. Il quinto l'innaffio' e cedette
il posto al sesto. Al setti mo. All'ottavo... Neppure con loro Donata, la cui natura
sensuale trascinava, sebbene fosse violentata, a concedersi voluttuosa, dimenando
nobilmente i fianchi, riusci' ad avere un nuovo orgasmo. Il piacere che provava era
sterile, privo di frutti. L'eccitazione iniziale, e la voglia di Walter, non la
difendevano piu' contro l'anestesia dei sensi derivante dalla sua condizione di donna co
stretta; per cui non poteva altro che contarli, non badando piu' al loro aspetto, a come
glielo facevano, quant'erano grossi, e quanto duri: solo sapere in quanti glielo stessero
facendo. La catena si interruppe alla dodicesima pentrazione. L'ennesimo maschio' si
sfilo', con un imprecazione ammirata, madonna che fica! ce l'ha di ferro questa! e Donata
resto' sola, in attesa. Qualcuno spense la luce. La porta interna si richiuse e resto' al
buio. Erano andati via tutti, constato' stupita. Solo una parte dei presenti l'aveva
scopata e se ne chiese il motivo. Forse si erano stancati di lei, di dover continuare a
fare nello stesso posto in cui si erano serviti gli altri. Perche' l'avevano presa,
allora? Perche' l'avevano voluta? Ebbe un tremito, che le percorse tutte le membra. Senti'
la roba dei maschi fiottare all'esterno delle grandi labbra. Era stata lordata, insozzata
di sperma, riempita fino a traboccare. Ne aveva avuto a fiumi, dozzine e dozzine di
schizzi, per due ore almeno. Lo sperma continuo' a scendere e lei penso' preoccupata che
stava inondando il letto. Forse avrebbe dovuto alzarsi e andare al bagno per sciacquarsi
un po'; non restarsene a poltrire, spor cando le lenzuola! L'attesa si prolungo', senza
che nessuno si facesse vedere. Di la' udiva ancora le loro voci, erano ancora in casa
dunque. Perche' avevano smesso di venir da lei? e di farle provare con cretamente la loro
ammirazione? Le voci si alzarono, probabilmente in un alterco, e di nuovo cadde il
silenzio. Dentro quel silenzio riusci' a leggere in se' un sentimento inaspettato,
singolare. Non seppe come definirlo, e gli attribui' vari nomi. Rimpianto fu il primo.
Seguirono, sorgendo spontanei e senza ordine delusione, disappunto, amarezza... Non le era
bastato, questo era certo. Il suo corpo pareva non averne avuto abbastanza. Ne voleva
dell'altro, altre intrusioni violente, altre occasioni per torcersi negli spasimi
dell'orgasmo. Capi' allora che aveva sempre voluto quel che era successo. Aveva finto di
ignorarlo, per non lasciarsi fuorviare dai suoi timori di donna, ma in effetti quella sera
era andata a trovare Walter proprio per avere quello, quelle mani, quei sessi, quella
follia bestiale con cui l'avevano presa; e quella loro rigidita' che si perdeva in lei, si
annullava nel momento stesso in cui trionafava nel profondo della sua femminilita'. Si
indispetti' con se stessa. Che stupida era stata nel lasciare che accadesse cosi', senza
quasi accorgersene! Con la sua rivolta da verginella timida e inesperta aveva fatto in
modo che l'orgia volgesse in insuccesso. Le era sfuggita una grande occa sione. Non era
proprio da lei, ninfomane per elezione, reagire in quel modo! D'altronde neppure Walter
pareva fosse stato all'altezza della situazione. Lui gliene aveva presentati parecchi nel
loca le, molti piu' di quelli che poi se l'erano effettivamente chiavata. Glieli aveva
tacitamente promessi e poi negati. La sua dolce fighetta ora singhiozzava delusa,
emettendo piccoli squittii sommessi, sguazzando annegata nel laghetto di sborra che le
avevano lasciato dentro. I maschi pero', le sembrava, stavano ancora di la', nell'altra
stanza. Ne udiva, di tanto in tanto, le voci eccitate. Il baccanale poteva ricominciare.
Perche' non tornavano, dunque? perche' non erano nella stanza con lei per completare
quello che avevano iniziato? PERCHE' NON VENIVANO A FOTTERLA? ERANO DEI STRONZETTI DA
NULLA CAPACI DI ABBANDONARE LA FESTA A META'? TIPI INADATTI AD ANDARE IN FONDO ALLE COSE?
Roberto, Riccardo, Toni, Giovanni, Filippo, i nomi si accavallarono alla rinfusa, mentre
ne rievocava i sorrisi, le occhiate rapaci, avevano tutti cambiato idea? Non la
desideravano piu'? Evidentemente si era formata di se' un'opinione eccessivamente
lusinghiera. Non era una femmina irresistibile! non la piu' put tana e porca! una specie
di ideale sessuale! ma solo una donnetta qualsiasi di cui ci si poteva profittarre senza
scrupoli, e a cui poi si sarebbe potuto ridere dietro, quando tutto fosse finito. Donata
attese ancora, scosciata, vuota. Era venuta quattro o cinque volte, ma non si sentiva
appagata. Le sue potenzialita' erotiche erano state appena sfiorate. Lo sapeva per
esperienza. Quattro o cinque venute se le procurava da sola, con l'ausilio del suo indice
medio uniti sulla clitoride, ogni volta che ne aveva il desiderio; e quelli si erano messi
in dodici per arriva re allo stesso risultato! Improvvisamente la porta interna si riapri'
e un fiotto di luce illumino' una parte della stanza. Insieme alla luce entro' il brusio
della gente di la'. Donata gemette angosciata. Ricominciava, tornavano da lei, se la
sarebbero passata ancora, uno dopo l'altro, come avevano gia' fatto. PERCHE' NON LA
LASCIAVANO TRANQUILLA? In basso la micia palpito' felice. Era proprio affamata lei. Non ne
aveva mai abbastanza. MAI CERCAVA DI ASSECONDARE I TIMORI E LE RISERVE SEGRETE DELLA SUA
PADRONA! Mai accettava di realizzare un accordo con chi la portava in giro per il mondo.
Era spietata e inflessibile, irraginevoli nei suoi desideri. A qualunque costo doveva
arrivare al soddisfacimenti dei sensi. Anche a costo, come accadeva abitualmente, di
dividere in due tutta la persona. Capitava di frequente a Donata. La parte di sopra,
ricordando gli sguardi severi del padre, non faceva che porre problemi; quella si sotto,
annullando i pensieri, cerca di ancorare l'intero essere alle sensazioni del momento. Il
risultato era un continuo tormento, che cessava solo quando la conchiglia bavosetta, come
avveniva di solito, prendeva il sopravvento. Anche in quell'occasione vinse la parte di
sotto, quella che interpretava meglio i suoi desideri profondi; e Donata, quasi
incosciente, si inarco' per offrire il pube. Emise un fervido la mento di aspettativa e
spalanco' oscenamente le coscie, lorde di materiale viscido. Una mano indiscreta riaccese
le luci, sorprendendola in quel trasporto di libidine. - Caspita, che donna! - commento'
una voce. - Ne vuole ancora! - Ve l'avevo detto che era speciale! - ribadi' inorgoglita la
voce di Walter. Sulla soglia una figura minuta l'osservava. Avanzo' verso il letto. La
porta si richiuse e la figura fu accanto a lei. Non era un uomo, era un ragazzo. No,
sbagliava, non si trattava di un ragazzo, ma di una donna. Faceva lo stesso, comunque. Era
attrezzata come un uomo, e di quelli meglio dotati. Tra le coscie le ballava un attrezzo
artificiale enorme, che lisciava ostentatamente con la mano. - Bello, eh? - commento'
appoggiando il pene sulle grosse coscie spalancate, prima sull'una, poi sull'altra. Non
era freddo. Ed era morbido. Non aveva vita, eppure lo stesso riusci' gradevole. Donata
penso' che non le sarebbe spiaciuto averlo dentro, e senti' l'eccitazione aumentare. La
donna se ne accorse e negli occhi le passo' un lampo di compiacimento. - L'avrei, piccola,
- promise in tono intenso. - Non temere. E' tutto tuo! La donna si inginocchio' in mezzo
alle coscie di Donata, guardo' dritta in direzione dell'inforcatura ed ebbe una smorfia
nauseata. - Gesu'! come sei conciata! - mormoro' ridacchiando. - Non si vede altro che
sborra! La puli' superficialmente con un fazzoletto di carta. - Ti ci vorrebbe un
lenzuolo, bimba, - disse ancora, senza smettere di ridacchiare. Le si inturgidirono i
capezzoli e se li titillo' fissandola negli occhi. Scese a stimolare con la bocca quelli
durissimi di Donata. Passo' da uno all'altro per un po' e si risollevo', puntando l'indice
contro l'enorme fallo che aveva tra le coscie. - E' grosso, vero? Ma non ti preoccupare,
scivolosa come sei, te lo trovarei dentro senza neppure accorgertene. Te lo godrai tutto,
vedrai! Divertimento garantito! Punto' il fallo all'imboccatura e spinse. Entro'
facilmente, anche se non in modo impercettibile, come aveva promesso. Le basto' spingere
un tantino e si immerse fino alla radice. Un lamento lieve usci' dalle labbra di entrambe,
si confuse nei loro respiri. La donna scese e soffoco' l'ansito di Donata con un bacio
pieno di passione. Gioco' con la lingua un poco, esplorando l'interno, e si stacco'. -
Peccato non poter fare lo stesso con la bocca di sotto, - commento' alla fine. - Deve
essere davvero gradevole leccarti! Donata gemette di nuovo. Era carica di voglia. Bastava
un miente per far scoccare la scintilla. Incito' la donna ad andare scuotendo leggermente
i fianchi, speranzosa di ottenere quel lampo di luce. La donna le rivolse un sorriso
irridente. - Lo vuoi, eh? Ti piace come ti riempie! - Si', si', fottimi... - Puttana! Non
ne hai mai abbastanza! La colpi' con uno schiaffo. - Sei un recipiente per cazzi! - disse
rifilandogliene un secondo. - Sei una troia! Ma stanotte finalmente avrai quello che vuoi.
Tutti i cazzi che meriti! Ritiro' il membro artificiale e lo reimmerse con forza,
esultando per il lamento con cui fu accolto. Inflisse una seconda stoccata, e una terza,
una quarta, una quinta e Donata gemette ancora, ogni volta in tono piu' alto. Avvertiva,
dopo tanto affannarsi inutile dei maschi, i primi sintomi dell'ascesa inarrestabile verso
l'empireo dell'orgasmo. - Si', - barri' contenta. - Sono una baldracca! Una femmina per
cazzi! Ma fottimi tu, ora. Forte, sempre piu' forte! Fammi godere! La donna, che aveva un
pezzo di quel fallo formidabile immerso nella sua passera, non ebbe difficolta' a
contentarla. Piu' si muoveva, meglio era stimolata. La cavalco' dunque al galoppo, e
spinse, glielo agito' dentro, le diede delle pacche sul culo per incitarla a rispondere,
le lappo' la faccia, le tette, il collo; e continuo' a farlo, e a prenderlo (Donata pareva
una pazza per come scuoteva i fianchi), finche' l'amplesso non si trasformo' in una lotta
furiosa tra loro due. Si scoparono reciprocamente, in pratica, anche se il meglio toccava
a quella di sotto. La mischia si concluse infatti con il trionfo di Donata. La piccola
grido', morse sulla spalla la donna che la scopava e prese a delirare. Due minuti piu'
tardi anche la sorciona di sopra ottenne la sua parte. Addento' i senoni che aveva sotto,
si torse, slinguo' oscena nella bocca di Donata e si abbatte' disfatta sul letto. Stette
ferma un minuto e riprese ad andare. La storia si ripete' identica a partire da quel
riposo. Fece scivolare l'uccello artificiale su e giu' nella fica, morse, carezzo',
bacio', impose a Donata un nuovo orgasmo, e si concesse il suo. Un altro paio di minuti di
attesa e riprese ad andare. Venne e ricomincio'. Venne e ricomincio'. Donata la segui' per
un po', poi la storia comincio' a diventare una specie di incubo. Aveva bisogno di
varieta', di sentirsi irrorata, e quel piacere privo di frutto, anche se eccitante perche'
fatto da una donna, la stava stancando. - Basta, - mormoro'. - Basta ora. - Macche' basta!
Devi farmi venire almeno altre dieci volte! Non fosse stato per la presenza dei maschi di
la', avrebbe seriamente temuto che l'amazzone assatanata di farglielo non sarebbe mai
smontata di sella; che avrebbe continuato a sbattersela fino a consumarle la fica. Invece
fini' subito, esattamente al quinto giro. La porta si spalanco' di nuovo e entrarono un
paio di tizi vocianti. - Che cazzo fai! Quanto ci metti? La donna si volto' come una
tigre. Era stata sopresa in flagrante, col culo per aria, e la lingua intrecciata
oscenamente a quella di Donata. - Ehi! Voi stronzi! Come vi permettete? I due maschi si
permisero di piu'. Si avvicinarono al letto e l'afferrarono. - Togliti, troia! Ne hai
avuto abbastanza. Adesso tocca a noi. La sdradicarono dalla vagina, la sollevarono e la
portarono fuori di peso. Parevano veramente incazzati. - E' tutta vostra ragazzi, - si
affretto' a dire lei rabbonita. - Non ve l'ho mica consumata! Altri uomini entrarono.
Entrarono nella stanza e, subito dopo, in Donata, che li accolse sospirando di
soddisfazione. Ah! si', cosi', in molti, uno dietro l'altro, spietati, vogliosi, senza
interruzione! Stordita dall'enorme traffico, subi' una serie di rapide penetrazioni,
fisicamente insoddisfacenti, ma che la esaltarono mentalmente. In quanti se la stavano
facendo! veramente tanti! Un esercito di maschi! E lei stava li' tranquilla, a prenderli,
gru folando come una maialina e torcendosi come un'anguilla. Venivano a ondate successiva,
come in un assalto alla baionetta. ERA UN ASSALTO ALLA BAIONETTA! un continuo succedersi
di cazzi che la tempestava come una grandine primaverile. Duravano poco in lei, molto meno
di prima. Li sentiva piu' tesi, piu' ansiosi di arrivare al dunque. In pochi minuti ne
ebbe altri sette e torno' a traboccare. Spero' che entrasse qualcuno a ripulirla, magari
la stessa donna che l'aveva scopata, ma non arrivo' nessuno. Giunsero altri uomini invece,
altri cazzi affamati, altro sperma. Tre tipi robusti le furono intorno. Uno si contento'
di proseguire il lavoro degli altri e affondo', senza mostrare repulsione, nella pozzetta
di sperma che era ormai la fica. Gli altri due invece, piu' esigenti o frettolosi (noto'
che se lo menavano velo ci, gia' quasi pronti), le infilarono le mani sotto la nuca e
l'invitarono ad aprire la bocca. Donata, docile, apri' la bocca. Non dovette tenerla
aperta a lungo. Il tempo necessario per accostare le cappelle congestiona te e di
poggiaglierle sul contorno della labbra. Una doppia sca rica di sperma a getti densi,
abbondanti, vischiosi, si riverso' dentro. Cerco' di inghiottire, ma il flusso si rivelo'
eccessivo. Come era gia' successo alla prugnetta tra le coscie, lo sperma trabocco',
scolando ai lati della bocca. Quello che impazzava tra le coscie, a quella vista, uggiolo'
come un canuccio ferito, diede due/tre colpi tremendi, tali che parve volerla collocare in
orbita, e si scarico' pure lui. I tre si ritirarono e scomparvero nella confusione che
regnava nella stanza. Ne vennero degli altri, ed altri ancora. Donata rantolava sotto di
loro, incapace di connettere. Ne aveva perso il conto. Non possedeva piu' capacita' di
pensiero. Lo aveva posto in quiescenza. Era diventato un animaletto libidinoso il cui
essere s'era concentrato nel sesso; e il cui sesso era diventato la totalita' del suo
essere. Per lei esistevano ormai solo quei cazzi che non smettevano di visitarla, e
null'altra. Tramite ognuno di loro attingeva alla pienezza del momento. Ebbra per le molte
penetrazioni, e gli orgasmi occasionali che ancora riusciva a provare, aveva mutato
completamente opinione su quel che le succedeva. Non reputava piu' che fosse deludente.
Si', aveva perso molto (il piacere di partecipare, piu' o meno apertamente
all'organizzazione dell'orgia, l'aspettativa per quel che le sarebbe accaduto, l'emozione
specifica dei momenti iniziali, delle prime interazioni coi maschi!); ma almeno sapeva di
averne avuti veramente tanti, piu' di quanti fosse ragionevole aspettarsi. Uno le si
sedette sul petto, accosto' le due grosse mammelle e se ne servi' come di un canale in cui
far navigare l'uccello. Le teneva ferme premendo coi palmi e lo muoveva tra quelle
momtagne di carne struggendosi dal piacere. Non appena avverti' di essere giunto al dunque
le chiese di tenere la bocca aperta. La donna segui' e ricevette sul viso e sulle labbra
un diluvio di schizzi superbi che la ricoprirono interamente di grumi biancastri. La
processione duro' ancora, e a Donata parve che un intero reggimento passasse in tumultuosa
rassegna la sua fica. Era disfatta, inebriata, incapace di arrestare la marea dei sessi
avanzante; e incapace di bloccare il piacere che le procuravano. Si lascio' fare. La
stavano rimpinzando a dovere, come aveva sperato. Non c'era di che preoccuparsi. Sarebbero
finiti. C'era un limite al numero dei maschi che poteva contenere la casa. Lei era
perfettamente in grado di arrivare indenna a quel limite. Il corpo sapeva come fare. Il
corpo sapeva come, quando e quanto concedere, e come risparmiarsi. Godette. Grido'. Il suo
corpo, piccolo ma ben fatto, era abbandonato sul letto, il viso pallido, il capo reclinato
su una spalla. Ciocche di capelli si erano appiccicate sulle tempie sudate, e un rivolo di
sperma scolava lento dall'angolo della bocca semichiusa. Altre striatura sulle guance, sui
capelli, bianche, lattee, macchie d'opale. Non era piu' una donna. Era un recipiente per
lo sperma dei maschi, un oggetto per il loro piacere. Si contemplo' come uscendo da se',
per guardarsi dall'alto; e dalla lontananza del suo posto d'osservatrice rise, trionfo' (e
si senti' realmente ridere). Con quel piacere che prendeva e offriva, lei, loro vittima e
preda, li dominava, li teneva al guinzaglio. Erano stati dei mascalzoni, certo, ma al
dunque si evinceva la loro debolezza, erano costretti a cedere il passo al primato del la
fica! L'ultimo uomo venne ad immergersi nel suo sesso strapieno, la scopo' lento,
producendo, come altri prima di lui, un concerto di rumori risucchianti; aggiunse del suo
al laghetto di sperma in cui le avevano ridotto la fessura, e si ritiro'. Donata resto'
ansimante sul letto, aperta, stremata. Era stata di tutti. Fottuta come la troia che era.
Non le avevano chiesto il permesso. Neppure avevano bussato. Le avevano spalancato le
coscie e via, dentro fino alla vittoria! Era contenta, in fondo, per come si erano svolte
le cose. Se le avessero manifestato le loro intenzioni, probabilmente sarebbe fuggita a
gambe levate. Invece cosi' aveva fatto un bel pieno che forse le sarebbe bastato per tutta
la settimana! L'affanno lentamente si queto' e si rese conto di essere sola.
All'appagamento dei sensi si aggiunse allora un senso di frustrazione. Avrebbe voluto
qualcuno accanto a lei, che le avesse parlato, rivolto parole dolci, frasi di
apprezzamento. Dopo tutto il piacere che aveva dato nessuno si sentiva grato, nessuno era
li' a ridere con le, a commentare il finimondo che avevano combinato! Che ingrati! i
soliti stronzi irresponsabili! L'avevano scopata e gettata via come un giocattolo rotto!
Gliel'avevano fatto e rifatto, e l'avevano abbandonata senza una parola, senza neppure
rivolgerle un apprezzamento, o gratificarla d'una tenerezza qualsiasi! non una cane che
fosse rimasto per aiutarla a ripulirsi! Si senti' un vuoto a perdere, il classico
indumento usa-e getta! Che cosa contava la sua bellezza, dopo che fosse stata usata? Gli
uomini si sfogavano e se ne andavano, la inondavano con la loro roba e le voltavano le
spalle! Fortuna che la sua pa tatina sapesse come prenderli, e come trarne frutto,
altrimenti a lei non sarebbe rimasto altro che la disperazione di quei momenti di
sconforto, dopo il coito, quando stava tutta crogiolata nel piacere, e una carezza, un
bacino lieve le avrebbero fatto tanto, ma tanto bene! Si lecco' le labbra aride. Sapevano
di sperma. Le lecco' di nuovo, ostentando per se stessa. Questo solo canta, a questo solo
poteva attaccarsi. Al piacere! al sesso! allo sperma! Sfioro' con le dita tra le coscie
aperte e sussulto'. Doveva averla tutta arrossata, oltre che inzuppata di roba scivolosa.
Pesco' tra il liquido che scolava e se ne bagno' le dita. Cavolo, pero', che passata di
cazzi! Ne aveva presi veramen te parecchi! Era stata maltrattata tanto a lungo che le
pareva impossibile riuscire a richiudere le coscie! C'era transitato un battaglione intero
la' in mezzo! Purtroppo era successo tutto all'improvviso, a sorpresa, dopo che lei aveva
deciso di chiudere con i maschi! e di mettere un bel lucchetto alla fica! Porci! penso'
ancora. Attese un poco, e riusci' a richiudere le coscie. Riusci' anche ad alzarsi,
sebbene le girasse un po' la testa. Trovo' il bagno e si infilo' sotto la doccia. L'acqua
la ristoro' e riprese coraggio. Che le importava di loro? Anch'essi erano attrezzi usa-e-
getta. Lo sapevano fare solo in quel modo? all'assassina? senza avvisare e senza dare
altro che un po' di sperma? doveva prenderli com'erano, come la natura li aveva creati!
Rinfrancata da quegli ultimi pensieri, sotto il getto caldo dell'acqua, noto' le macchie
arrossate, alcune gia' scure, sull'epidermide, la' dove avevano stretto troppo, ed ebbe un
moto di orgoglio. Diavolo come li aveva eccitati! erano andati tutti in tilt! Si sciacquo'
la fica. Bruciava. Se la sentiva larga e spaziosa, molto ricettiva. Ne avrebbe potuto
prendere di enormi ora; e, ove ve ne fossero stati, anche degli altri. Li reggeva proprio
bene lei! I maschi non avevano nulla di cui lamentarsi. Era stata dolce e arrendevole,
attiva fino alla fine. Anche con l'ultimo aveva dimenato i fianchi per rendere piu'
intenso il piacere del movimento di va e vieni nella fica! Pero', che bruti! farglielo
cosi', senza preavviso! senza un po' di manfrine! Non sapevano forse quant'erano
importanti per le donne? torno' a recriminare. Era una specie di pensiero fisso. Non
accettava l'idea di essere stata defraudita di una parte del piacere, la parte piu'
cerebrale, quella che precede l'abbandono ai sensi, ed e' composta tutta di palpiti e
vaporose aspettative. Fini' di lavarsi e torno' di la'. C'era una donna ad aspet tarla. La
riconobbe subito. La ragazza del fallo artificiale. Lei la fisso' con fare critico e
sbotto' a ridere. - Sembri una che sia stata sdraiata molto a lungo! - com mento' tra il
critico e l'ammirato. - Vai all'inferno, stronza! - Perche' te la pigli cosi? - Con tutti
quelli che mi sono passati sopra, dovrei pure non prendermela? - Ma se ti e' pure
piaciuto? se non hai fatto altro che godere? Su, non ti lamentare, che' ti e' andata molto
bene. E poi uno o trenta, che differenza fa? Quello che abbiamo tra le gambe non si
consuma mica! Donata la fisso' con rancore. - Vorrei vedere te, vorrei! - Ah! per carita',
non ho la tua fica, io. E poi a me piacciono piu' le donne... su ora, bando alle
recriminazioni, lascia che ti aiuti a rivestirti. Donata volle schernirsi, ma l'altra
insistette, e d'aiuto ne aveva prorppio bisogno. Si lascio' aiutare. La ragazza la
rivesti', anche se un po alla buona, la sostenne per un braccio e la guido' fuori, verso
la sua macchina. - Maledetti! - impreco' Donata mentre andavano. - Dovrei denunciarvi! -
Dovresti, eh? Era quasi l'alba, il traffico accennava a riavviarsi. Qualche raro pendolare
si affrettava sui marciapiedi; e macchine lontane svoltavano alla ricerca della loro
destinazione. Aggredita dalla normalita' della vita di giorni, Donata si senti' invadere
da una sensazione di insensatezza. Tutto quello che aveva vissuto era assurdo, incluso i
suoi timori e le recriminazioni dell'ultimo minuto. Lei stessa era assurda, la sua
situazione del momento, poiche' si lascia accompagnare, come da un amico, da una delle
tante persone che avevano cinicamente approfittato del suo corpo. Penso' alla donna al suo
fianco, che aveva assistito a tutto, s'era goduta lo spettacolo, ed era pure venuta a
prendere la sua parte, e si chiese come avesse potuto farlo, lei Donata non ne avrebbe mai
avuto il coraggio. - Ti sei divertita a guardare, eh? - mormoro' piano. - Hai lasciato che
tutto accadesse senza dire una parola! - Si sarebbero fatta me, se tu gli sfuggivi! Me
l'avrebbero fatto fino a svenire! - Tu eri d'accordo con loro. D'accordo nel prendermi in
trappola! - Dai, che ti sei divertita un sacco! Solo con me sarai venuta una mezza dozzina
di volte! - Certo, dopo quel lungo alternarsi di maschi, e quell'affare enorme che avevi
tra le gambe, che avrei potuto fare? Sono mica di marmo, io! - Su, che ti e' andata bene.
I ragazzi non hanno infierito. - Vai a farti fottere, carina! La ragazza rise. - Se vuoi,
da te me lo faccio fare anche subito! Donata guardo' fuori e non disse piu' nulla. Si
accorse di avere le calze ciondoloni sotto le ginocchia, strappate e mac chiate
indecorosamente. Anche il vestito era macchiato. Forse qualcuno se n'era servito per
masturbarsi. Cerco' di aggiustarsi meglio, ma non vi riusci'. Le girava ancora la testa. -
Stai buona, - l'esorto' la ragazza. - Siamo quasi arrivati. - Come sto? - chiese Donata. -
Occhiaia paurose, un po' pallida, ma per il resto niente di speciale. - Si capisce che ho
avuto una nottata di baldoria, eh? - Si capisce, si'! L'auto procedette un altro minuto e
arrivarono sotto casa sua. - Salgo? - chiese la ragazza. Donata scosse il capo. Scese e
s'avvio' sola, barcollando, verso il portone di casa. Sali' su, al suo appartamento e si
getto' sul letto com'era, vestita, stanca, disfatta, ansiosa di ritrovarsi nel sonno. Il
sonno venne e la sua coscienza trovo' finalmente un po' di pace. (segue su donata4.exe)
rose ascot (alias Antonio Villanova)
Da: Jerry Cornelius Oggetto: DONATA 4/5 di Antonio Villanova (GangBang) Data:
mercoledì 25 marzo 1998 0.35 Non sono l'autore, solo un reposter. -- Ciao :-) J.C. 4 -
DONATA Donata stava distesa supina, con gli occhi chiusi. Si agi to' nel sonno,
protestando contro qualcosa. Il respiro le si spezzo' e fu sveglia. Apri' rapida gli occhi
e li fisso' sul sof fitto. Nello stesso istante Paola entro' nella stanza. - Sei sveglia?
- chiese sorridendo. - Come stai? - Bene, - rispose Donata. Paola la fisso' scettica. -
Uhm! - mugugno' scuotendo dubbiosa la testa. Donata si mosse. Sbadiglio'. Si stiracchio'.
- Che ci fai tu qui? - Ci ho dormito, qui! L'hai voluto tu, non ricordi? - No, - rispose
Donata. Era vero. Non ricordava nulla dal momento in cui si era gettata sul letto, alla
ricerca del sonno. - Mi hai telefonato alla cinque. Piangevi. Straparlavi. Mi hai chiesto
di venire. Sono venuta. La porta era aperta e tu dor mivi della grossa. Ronfavi in modo
indecente. Mi sono sistemata anch'io sul divano. - Vabbe'! vabbe'! Aiutami ad alzarmi.
Paola scosto' le coperte. Noto' che l'amica era andata a let to vestita, ma non fece
commenti. La tiro' su gentilmente, con una certa fatica. Donata pareva avere i muscoli
legati. Le doleva tutto. Vide che stringeva i denti, avvertendo qualche sofferenza
recondita. Sedette sul bordo del letto, afferro' con le mani in crociate i lembi della
camicetta e se la tolse come se fosse un maglione. I seni iperbolici debordarono
nell'aria, nudi e danzan ti. Sotto lo sguardo ammirato/esterrefatto di Paola, i capezzoli
si inturgidirono. - Scommetto che ti piacerebbe succhiarli un pochino, - pro voco' Donata
indicamdoseli. - Credo che piacerebbe anche a loro! Paola, che avrebbe volentieri
carezzato quei seni, e ancor piu' gradito di strofinare teneramente le guance contro di
essi, distolse lo sguardo imbarazzata, sperando di riuscire a nasconde re il suo
turbamento. Cosa diavolo mi salta in mente? penso' vergognosa. Quel de siderio,
particolarmente in quel momento, non era come minimo da considerare disdicevole? E se
l'amica se ne fosse accorta? Non sarebbe successo niente, si disse. Non con Donata. Do
nata probabilmente avrebbe aperto le braccia, invitandola a rifu giarvisi, per beneficarla
col massimo di conforto. Dai, avrebbe esortato. Mangiamele un pochino, senti come sono
calde, grosse, belle sode... Stranita dai quei pensieri non segui' le operazioni di sve
stizione. Si volto' per un attimo quando l'amica sfilo' la gonna, attratta dal nereggiare
selvaggio e intricato sul ventre nudo, che intravide con la coda dell'occhio, e riporto'
lo sguardo al trove. - Ehi! - protesto' Donata accorgendosi del suo imbarazzo. - Non ti
mangia mica! - Eh? - fece Paola, con espressione finta innocente. - Puoi guardarla, sai? A
LEI PIACE! Percio', se piace anche a te, fai pure. Paola, divertita dalla disinvoltura
dell'amica, sorrise. Fece pure. Guardo' la foresta di peli e allibi'. Neanche immaginava
che una donna potesse essere tanto pelosa. Evidentemente Donata era obbligata ad esagerare
in tutto. Un seno super, la sensualita' piu' sgrenata, ed ora anche il pelo! matesse
intere di pelo! Chis sa' quante altre esagerazioni nascondeva la sua amica? S'accorse
delle calze ciondoloni, appena appena riportate su oltre le ginocchia, e valuto' che si
trattava di un disordine indicativo. C'era stata gram baldoria da quelle parti la notte
precedente. Poi noto' i lividi. - Occristo! - le sfuggi'. - Che e' successo? - Niente, -
rispose Donata. - Proprio niente! - Come niente! Sembra che tu sia caduta sotto un treno!
- Un treno, e' vero. Una mezza specie di treno. - Ma Donata! Hai lividi dappertutto!
Persino sul seno! - Avrebbe potuto essere peggio col seno. Si vede che mette va loro
soggezione... Paola si porto' una mano alla bocca, per soffocare un'escla mazione di
sgomento. Loro? LORO? si chiese ripetutamente. La do manda le si ficco' in testa e la
martello' ritornando a stimolarla piu' volte. - Gesu', sembra che ti abbiano pestata!
Donata scrollo' le spalle. Non era stata pestata. Non tutta, almeno. Solo la sua fica. La
fica si', aveva subito un pestaggio in piena regola. Gliel'avevano quasi lessata con quei
loro orri bili cosi nodosi, brutti e insolenti! La fica si era vendicata, pero'. Nessuno
dei grossi bastoni con cui le avevano dato quella speciale ripassatina ne era uscito
indenne. Avevano dovuto tutti quanti abbassare la cresta e pagari il tributo canonico per
ogni accesso. - Passami qualcosa da mettermi addosso, - chiese pratica. - Ho voglia di
sentire il profumo del pulito su di me. Almeno il profumo degli abiti! Il tono amaro
dell'ultima frase strinse il cuore a Paola, che ando' a rovistare commossa nell'armadio.
Loro? Loro? sussurra va qualcuno nella sua testa, insistente e lussurioso. Chi loro?
Perche'? Torno' con un pacco di biancheria e gliela porse. Donata forzando sulle sue
energie li indosso' in fretta e torno' subito a sdraiarsi. Ne aveava bisogno. La
stanchezza enorme dovuta agli strapazzi della notte era ora tutta su di lei, l'avvertiva
in ogni muscolo, in ogni nervo, e imponeva dispotica che se ne stes se sdraiata. Per
riposare ora, come lo era stata per affaticarsi. - Fetenti! - mormoro' soffocando la
parola con la bocca sul cuscino. Il martellare nella testa di Paola si interruppe. Sedette
ai piedi del letto e resto' muta, in attesa. - Lo sai cosa e' successo ieri sera? - Chiese
Donata. Paola scosse la testa. - Mi hanno fatta fuori a squadre... - Madonna! Donata... -
Avessi visto con quanto entusiasmo mi sono saltati addos so! Parevano degli affamati! Era
interessatissimi al mio corpo! Non smettevano mai di venire, uno di seguito all'altro,
senza darmi neppure il tempo di respirare! - Porci! Maledetti! - Se fossi stata sobria,
sarebbe stato instruttivo. Ti av rei potuto fare un rapporto molto ricco e
particolareggiato. - Ma cosa dici? - Dai, lo so che ti piacerebbe sapere! - Ma non e'
vero! io sono molto spiacente per te! - E perche'? Fai male! Non e' stato tanto brutto, in
fondo. Ho avuto la mia parte, cosa credi? - VUOI DIRE CHE NON TI HANNO COSTRETTA? che
l'hai fatto vo lontariamente? Donata giro' il capo e incontro gli occhi dell'amica. - Non
ne sono sicura, - mormoro' in tono accorato. - Non so no sicura che non sia stata colpa
mia! - Oh! Gli occhi di Donata si riempirono improvvisamente di lacri me. - Vattene,
Paola. Sono una puttana, una troia! Ti contami no. Va via, salvati! - Non dire queste
brutte parole! Non le meriti! - Linguaggio da uomini, Paola. Linguaggio vero. Loro non
conoscono le donne. CONOSCONO LE PUTTANE! - Per me sei la miglior persona di questo mondo,
- obietto' Paola con fermezza. - Non m'importa con chi e con quanti vai a letto! - Tu non
sai, non puoi renderti conto, sono molto peggio di quel che credi. A un certo c'e' stata
un'interruzione, per un po' mi hanno lasciata in pace, e sai cosa ho pensato allora?
Ch'era finita troppo presto, e che mi sarebbe piaciuto averne ancora! - Beh! - fece Paola
a disagio, non sapendo come commentare; ne' piu' certa sull'opportunita' di continuare a
spiacersi per la disaventura dell'amica, o se invece doveva congratularsi con lei! In
verita', in quanto amante della concretezza, riteneva che lei avesse avuto ragione nel
desiderare un trattamento esteso ed intenso (oltre che idoneo). Dato che la cosa doveva
essere, che fosse con tutti i crismi! e nel modo e maniera giusti! Se non al tro per poter
valutare correttamente la varie convenienze di quella faccenda tanto sconveniente. Non
oso' pero' comunicare que sto suo pensiero. Temeva potesse essere interpretato come un se
gno di leggerezza, e forse anche di irrisione. Sorrise dentro di se' pertanto, e si
preoccupo' di mascherare il proprio divertimen to. Gesu', ma che cosa non era capace di
combinare quella Donata! Ma perche' continuava a prendersela cosi' tanto? L'aveva fat to,
no? L'accettasse, allora! - Non dovresti tormentarti cosi', - disse piano. - Son cose che
succedono. Pensieri che ti rincorrono... - Non si e' trattato di soli pensieri. I pensieri
fungevano da scorta, quel che conta sono i fatti. E fatti ve ne sono stati tanti. Ho
ricevuto un buon trattamento da donna, credimi! - Ma come ci sei cascata? - Non riesco a
capacitarmene neppure io. Mi ci sono trovata e basta! - Ma come? come! - Devo aver bevuto
troppo, ieri sera. Sapevo di non doverlo fare, eppure continuavo a mandare giu' alcool.
Quasi che sapessi quel che mi aspettava e avessi voluto ammorbidirmi per quando si
sarebbero fatti avanti i maschi! A meno che non siano stati pro prio loro a propinarmi
qualcosa che ni ha stordita e resa incapa ce di reagire adeguatamente. Quel che e' certo
e' che non ci sono state grandi scene. Non mi hanno ne' picchiata, ne' minacciata. Si sono
limitati a sdraiarmi e a venirmi sopra. Tutto qua. - E tu? - Io? Li ho lasciati fare. O
comunque non ho strillato mol to quando mi sono resa conto di quel che succedeva! - Mamma
mia, Donata, ma davvero lo volevi? - Una parte di me si', lo voleva. Eccome se lo voleva!
- Ohoo! - Erano parecchi, sai? Una vera marea di cazzi! Mi hanno tenuta sdraiata a lungo,
molto a lungo! Saranno stati piu' di ven ti. Senz'altro piu' di venti! - DONATA! - Che e'?
Ti metti paura? Paura tu per me? - Ma come hai potuto, tu, cosi' piccolina... - Mi vedi,
no? Eccomi qua, tutta intera. Un po' ammaccata e avvilita, ma intera! A Paola non sfuggi'
l'amarezza segreta contenuta in quella parole. Se ne indispetti', e avverti' il bisogno di
recitare la sua solita parte di avvocato del diavolo. Era ora di finirla! Basta con quei
tormentoni! Aveva l'inclinazione al libertinaggio? se ne facesse una ragione! - Propio non
ti capisco, Donata! - esclamo'. - Sei proprio un mistero! - Lo so. Costituisco un mistero
anche per me stessa! - A volte sembri ardita e disinvolta, altre timida e piagnucolosa. Ma
dagli un taglio, no! Smettila di tormentarti! - Io voglio essere padrona di me stessa.
Scopare poco o tanto, poco importa, ma sempre quando lo decido io. Invece eccomi qua,
vittima ancora una volta! Come faccio ad aver stima di me stessa? Paola la fisso' con
intensita'. - Gesu', Donata, io ti ammiro moltissimo! Sei una donna for midabile! Allegra,
spiritosa, sincera! Di quale stima vai cian ciando? Se potessi vederti come ti vedo io,
con tutta la tua ar rendevolezza sessuale, ti innamoreresti subito di te stessa e non
vorresti altra persona da adorare! Due lenti lacrimoni attraversarono le gote di Donata e
cad dero sul cuscino. - Gli uomini non mi rispettano. Mi prendono, mi scopano e se ne
vanno. - Fanno cosi' con tutte, cosa credi? Tutte noi abbiamo il problema dei rapporti con
i maschi. A loro basta metterti le mani addosso, frugarti un po', darti una strettina e,
per il resto, se hai buone robe da mostrare, e gliele mostri, se ne infischiano di come
sei fatta. Ti usano, voltano le spalle e buonanotte! chi si e' visto si e' visto! Pensi
forse che la mia vita sia migliore del la tua? Ti inganni, se lo pensi. Non lo e' affatto!
Anzi e' sen z'altro peggio. Io mica mi prendo tutte le soddisfazioni di cui godi tu!
Neppure la meta' mi prendo, o un quarto, UN DECIMO! Donata quasi non l'ascoltava. Seguiva
il filo della sua pe na e non avvertiva la carica di affetto, oltre che di ammirazio ne,
contenute nella parole. - Non e' bello sentirsi cosi', - mormoro' affranta. - Un corpo da
strapazzare e basta! - Il 90% dei maschi cerca solo questo, Donata. Un corpo da
strapazzare e basta! Percio' se le fortunate creature che la natu ra ha generosamente
dotato non si convincono del loro buon dirit to a godere di quelle doti, poverette loro,
avranno molto di che penare. Saranno le prime a disprezzarsi! Ma sai cosa accade quan do
una diventa sicura di se', e prende a piene mani, e con buona coscienza, il piacere quando
le arriva a portata di mano? che gli uomini magari segretamente la odiano (perche' la
temono); le af fibbiano epiteti sanguinosi; pero' nel profondo la stimano. E se capita il
tipo giusto la stima, a volte, diventa qualcos'altro di piu' coinvolgente. Donata torno' a
immergere la bocca nel cuscino. Singhiozzo' soffocata la sua disperazione. Una grande
angoscia, forse provo cata da quelle parole, il cui suono sommesso la colpiva dirita al
cuore, le aveva attanagliato l'animo. Porto' ilpungo chiuso accan to alla bocca e cerco'
di reprimere i singhiozzi. - Se tu avessi il coraggio di essere quella che sei, - pro
segui' Paola, - nessuno piu' avrebbe il coraggio di mormorarti die tro. Neppure tu lo
faresti? - Ma non mi hai sentito? - chiese Donata tra i singhiozzi. - Non hai capito
qurello che ho fatto? Paola si chino' verso di lei. Le sussurro' una parola affet tuosa
all'orecchio e la bacio' teneramente sul collo. Effettivamente, penso'. Un pochino hai
esagerato... - Non hai scelto tu di farlo, - disse. - Ti sei solo la sciata scegliere...
La bacio' di nuovo, nel medesimo punto di prima; e, visto che Donata non sollevava
obiezioni, continuo' a baciare, scendendo lentamente verso la gola, un tocco a fior di
labbra quasi ad ogni centimetro, e salendo poi su verso il mento. I singhiozzi lenta mente
diminuirono di intensita'. Confortata dal parziale successo intensifico' i baci,
attardandosi sulla punta arrotondata del men to, come timorosa di salire ancora; o come
per aumentare l'aspet tativa di quelle dolci labbra, cosi' carnose, schiuse e imbroncia
te, che sembravano chiedere di qualcosa, ed erano gia' pronte a riceverla. Donata aveva
smesso di piangere. Teneva gli occhi spalanca ti, in una muta attestazione di stupore. Non
s'aspettava quell'irruzione repentina di tenerezza. La voleva, anche se non l'aveva
chiesta. Nel silenzio s'udi' il suo respiro pesante. Paola tardava a muoversi, smarrita
nello spazio ristretto tra mento e labbra. Non osava salire ulteriormente, timorosa di
perdersi nella loro morbidezza (quelle labbra che tanti uomini avevano baciato, e forse
anche qualche donna, costituivano la me ta irresistibilmemte fascinosa di una conquista
temuta prima an cora di ambita). Non riusciva a scendere, attratta irresistibil mente dal
loro profilo (il pensiero dei tanti falli che l'avevano vititata, dei sessi femminili che
ne avevano tratto conforto, la tenevano ancorata alla speranza: la speranza di poterle
sfiorare, per rubare il sapore fresco del suo alito, e quelli morbosi dei residui di
piacere che forse ancora vi stazionavano). Oso' per lei Donata. Scivolo' leggermente in
giu' con il corpo e fece aderire le sue labbra a quella dell'amica. Per Paola fu lo stesso
che ricevere una scarica di elettri cita'. Sussulto' e si ritrasse spaventata. Scese dal
letto. - E' meglio che riposi... - disse. - Ho appena finito di dormire! - Ne hai bisogno
ancora. Non vedi che occhiaie? prendi un sonnifero, se necessario. Ma domi. Dei tuoi
problemi parleremo dopo, va bene? Donata consenti'. Andava bene. Sembrava non ci fosse
nulla di meglio da fare! Prese dal cassetto del comodino una pillola e l'inghiotti'. -
Ciao, - disse distendendosi. - Ci vediamo dopo... Paola non rispose. Tiro' giu' le
serrande e fece buio. Dopodiche' si allontano', e si perse nello stesso smarrimento in cui
si sperse il mondo. * * * * * Per molti giorni fu preda della malinconia. Nonostante che
Paola si fosse trasferita da lei, un profondo senso di insoddi sfazione la teneva in stato
di permanente inquietudine. - Non ci pensare, Donata, - le faceva l'amica ad ogni occa
sione. Ma lei continuava a pensarci. Se pure non avesse voluto, ogni volta che incontrava
il vicino, con il suo sorriso arrogan te, la mente la riportava a quella famose notte di
baldoria. - Ho un conto in sospeso con lui, - diceva rabbiosa a se stessa, senza saper
dire in che cosa consistesse quel conto. Due settimane piu' tardi, tornando a casa, vide
un Gondrand fermo sotto casa e, occhieggiando sul pianerotto, l'uscio del vi cino
spalancato. Capi' che il tanghero stava traslocando! Scappava il vigliacco! Se ne andava
via per sfuggire alla sua cattiva co scienza! e al pericolo che alla vicina volgesse in
furore e le saltasse il ticchio di denunciarlo alla polizia. Irruppe felice in casa e
corse da Paola per darle la buona notizia. - Se ne va! - disse impetuosa. - Va via! - Chi?
- Il mio vicino. Sta cambiasndo casa! - E a te che importa? - Come che m'importa? E lui
che ha organizzato l'orgetta a mie spese! - Diamine! Lui?! - Si, sta traslocando! Paola si
affaccio' per avere la conferma, vide i facchini carichi di suppellettili e torno'
contenta ad abbracciare Donata. - Perche' non me l'hai detto prima? Avrei forse potuto
rifi largli un calcio dove si sente meglio! - E' un uomo pericoloso, quello, Paola. Meglio
non averci niente a che fare. Improvvisamente piena di esuberanza Donata propose di fare
una gita insieme. - Usciamo? - suggeriri'. - Andiamo al mare? Andiamo a pren dere una
boccata d'aria fuori citta'? - Che ore sono? - Le dieci. E' l'ora giusta. - E'
l'appuntamento con l'analista? Donata si gratto' rumorosamente una coscia. Era palesemente
euforica. - Si', e' vero, l'analista, stavo dimenticando... Non impor ta, andremo un'altra
volta al mare. - Domani va bene? - Domani? - Si, domani! domani! - Ma domani e' sabato. Ho
altri programmi per il sabato... - Sarebbe? - Mi voglio far bella... - Hai un
appuntamento? - No, ho intenzione di visitare il locale dove sono stata adescata. - Dico,
ma sei impazzita? - Desidero rivedere quel posto, Paola, riesaminare certi momenti... non
per altro, per rendermi conto... - E se incontri quelli che ti hanno violentata? - Non
sono sicura mi abbiano violentata! - Beh, intendo quelli che ti si sono fatta. Fatta e
stra fatta. - Perche' dovrei incontrarli? Non staranno mica la' ad aspet tare me! sbavando
e smaniando di lussuria! Non preciso' che alcuni dei violentatori sicuramente lavora vano
in quel locale. Non ci penso' neppure a confessarlo. - Sara', ma a te che serve andarci? -
Voglio ripercorrere i miei stati d'animo, Paola, e capire se veramente ho inteso farmi
sbattere da tutti quegli uomini. Per capire dove, come e se ho sbagliato. Desidero
cambiare radical mente, nella direzione che mi hai indicata tu. Ne trarrei un gran
beneficio, se riuscissi a farlo. Sarebbe bello, ogni volta che ne avessi voglia, scopare
senza rimorsi, o provare vergogne. MI PIA CEREBBE ASSECONDARE I MIEI IMPULSI SENZA
PENTIMENTI SUCCESSIVI, i quali servono solo a riempirti di angosce e di timori! Occorre
che mi chiarisca le idee, per questo. Insomma, devo scoprire se sono o no una puttana
magiauomini senza fondo! E se lo sono, im parare ad accettarmi per quello che sono. Paola
penso' scettica che l'amica si era proposto un compito arduo, e lungo, e faticoso. Forse
anche un compito equivoco. Av rebbe dovuto percorre parecchio cammino per arrivare al suo
pun to. Un cammino interminabile, parecchio piu' lungo di trenta cazzi disposti in fila
uno dietro l'altro. - Un buon programma, - commento', soffoconda l'impulso di chiedere
"non e' per caso che ti vuoi fare solo una bella scorpac ciata di cazzi?"
Sarebbe stato ingeneroso nei confronti dell'ami ca. - Ma un pessino proposito. Io in quel
posto non ci tornerei, neppure per tutto l'oro del mondo. - Di che cosa dovrei aver paura?
Non mi faro' certo portare via da qualcuno, per farmi sbattere di nuovo! - Prima di
decidere, riflettici un pochino su. Non potra' che farti bene. - Dici? - Certo che dico!
Secondo me la cosa piu' saggia che ti ho sentito dire da quando ti conosco e la proposta
di fare una gita rella insieme. Peccato tu l'abbia messa subito da canto! Donata annui'.
Parve consentire. - Si', forse hai ragione, - ammise. - Forse e' meglio ripen sarci. -
Allora? - Va bene, faro' come dici, - disse un po' mesta. - Non an dro' in quel locale. -
Andremo al mare, invece? - Si', ma non questo sabato. Questo sabato mi conviene ripo sare.
Me ne staro' tranquilla, che e' proprio quel che mi ci vuole! L'euforia era passata. La
malinconia, scacciata per un mo mento, era tornara a rendere grigia l'espressione di
Donata. Paola se ne considero' responsabile, e si disse che non era una buona amica, se
riusciva a turbarne cosi' spesso l'equilibrio! - Dai, non fare quella faccia... - disse
dispiaciuta. - Ohooo! - fece Donata con un pizzico di insofferenza. Afferro' Paola per la
braccia e le confesso' apertamente quel che pensava di lei. - Sei una gran rompiscatole, a
volte, sai. Un'amica troppo saggia. Pero' mi piaci. Ti trovo stupenda. - Anche tu lo sei.
- Davvero? - Si', davvero, sei molto simpatica! - Solo simpatica? Non mi trovi anche sexy?
- Si'ssi', sexy lo sei, e parecchio pure! - Perche' non mi baci, allora? - Donata! - Lo so
che ne hai voglia! Perche' non lo fai? Paola abbasso' gli occhi. - Perche' tra donne non
si fa, - rispose imbarazzata, pian piano. - E' una cosa innaturale! - Come innaturale!? Se
lo desideri! - Non sono una lesbica, cosa credi? - Neppure io, se e' per questo! Non vedo
pero' perche', se mi sento attratta da una donna particolare, dovrei negarmi il piace re
di concederle i miei baci! - Insomma... - Baciami, stupida! Lascia perdere i pensieri.
Donata si alzo' sulla punta dei piedi e porse le labbra. Paola che era molto piu' alta di
lei, si chino' e, vincendo ogni ritrosia, accetto' di sfiorarle con le sue. Il contatto
scateno' una tempesta di battiti nel cuore. Dio! esclamo' mentalmente. Mi piace baciarla!
mi piace! Senti' l'amica che l'avvinghiava con le braccia e adagiava l'immensita' carnosa
delle tette contro il suo petto (le piacque sentirle spandersi contro le sue). Poi la sua
bocca che si faceva insistente, e una lingua ruvida battere contro la chiostra dei denti,
chiedendo con insistenza di accedere alla bocca. L'ostinazione di quella lingua la fece
diventare molle, ma ancora non si apri'. Donata allora passo' a succhiarle le labbra, e a
disegnargliele dolcemente con la punta della lingua. All'insi stenza delle labbra,
aggiunse la seduzione di un mugolio leggero, un invito pressante a cedere, e agili carezze
sulla schiena. Un insieme di misure che ne spezzarono la resistenza. Paola avverti' i
propri umori affiorare tra le coscie, e si lascio' andare. Apri' un varco alla lingua e se
la ritrovo' subito dentro, invadente, viva, inebriante, che si agitava impazzita. Donata!
Donata! grido' dentro di se', avvinghiandosi a quella miniatura di donna pressocche'
perfetta, toccandola dappertutto, sfiorandone le forme d'avorio. Quanta bellezza aveva tra
le brac cia! E' toccata a me! penso' orgogliosa perdendosi nel bacio, nell'esplorazione di
quella morbidezza soda e composta. E' mia! Mi vuole! Continuarono a baciarsi e a toccarsi
finche' ebbero respiro. Quando il fiato manco', si staccarono un secondo per recuperarlo,
e ripresero da dove si erano interrotte. Un nuovo mugolio annuncio' il desiderio di
Donata. Non oc corsero parole. Paola capi' e accetto' di non restare passiva. Pri ma
timidamente, poi con la medesima espansivita' indiscreta dell'altra, le ando' incontro con
la lingua, l'agito' e accondisce se ad intrecciarle insieme. Mentre era cosi' intenta a
lasciarsi divorare, senti' una ma no scendere a frugarle i glutei, e un altra ancora piu'
giu', per sollevarle la gonna. Si sottrasse all'abbraccio. - No, questo no, - disse
spingendo lontana l'amica. Donata torno' ad abbracciarle. Spinse la lingua tutta fuori
dalla bocca e agitandola oscenamente propose il nuovo gioco. - Dai, - esorto'. - Fammi
vedere la tua. Paola recalcitro'. Fece di "no" scuotendo il capo. - Dai! Dai!
Facciamo le porche! Non ci vede nessuno tanto! - insistette Donata ridacchiando. -
Possiamo divertirci un mondo, se vogliamo. Continuo' a muovere la sua lunga lingua rosea
fuori dalla bocca. Era una vera virtuosa di quell'esercizio. - Sara' delizioso, vedrai!
Paola si lascio' convincere e fece fare capolino tra le lab bra alla sola punta della
lingua. Un affacciarsi pudico e provo cante che fu molto apprezzato. - Di piu', -
insistette Donata eccitandosi. - Un pezzettino ancora... Fu esaudita. La lingua venne
estratta per meta' e mossa da un angolo all'altro delle labbra. Rapidissima Donata corse
ad ad dentarla. L'afferro' tra i denti e la costrinse a restare fuori. Poi la picchetto'
con la sua, da dentro, riprendendo a carezzare il bel corpo asciutto e fremente. - Su,
slinguamoci, - propose ancora. - E' divertente, sai. E' cosi' cochon, da depravate! Prova,
vedrai che ti piacera' farlo! Estrasse di nuovo la lingua e si esibi' di nuovo nei suoi
virtuosismi. Timidamente all'inizio, poi sempre piu' convinta e disinvolta, Paola accetto'
di giocare quel gioco insolito e deli zioso. Porto' fuori la sua e l'intreccio'
vivacemente con quella di Donata. Tornarono a baciarsi, e di nuovo a slinguarsi con gusto,
le lingue tutte fuori dalla bocca. Ridacchiavano facendolo, diverti te quanto erano
eccitate. Un nuovo bacio intenso, feroce quasi, in cui parvero volersi risucchiare
l'anima, e divorarsi a vicenda le labbra e ancora l'esibizione ostentata del loro
desiderio di oscenita'. Le lingue impazzirono, armonizzandosi nel loro intrec cio, con
sempre maggiore abilita' (stavano prendendo confidenza). Al terzo giro di baci Donata
aggredi' di nuovo il pudore dell'amica. Afferro' l'orlo della gonna e la sollevo' di botta
fin sulla vita. - Che fai! che fai! - si difese Paola cercando di ostaco larla. - Lo sai
no? Voglio giocare con la tua fica! - No! no! e' da lesbiche! - E' da donne che si amano,
- replico' Donata scostandole le mutandine e infilandole un dito dentro. Paola emise un
sospiro' esasperato di soddisfazione. Il dito che aveva dentro si mosse, sciacquo' tra i
suoi uomori, e ne tras se dei squittii teneri che la fecere vergognare e eccitare nello
stesso tempo. - Non e' bello? - chiese Donata baciandola sul collo, e in tensificando i
traffici nella fica. - Si', e bello, - sospiro' Paola emettendo altri umori. - Mi piace...
- Poi te la lecco, sai? Te la mangio tutta! - Dio, no! - Poi tu lo farai a me, e sentirai
il sapore della mia pi sella... mi berrai tutta. - Oh! Donata! - Poi ce la leccheremo
contemporaneamente, ed io ti verro' in bocca, ti anneghero' con i miei umori. Le mie
secrezioni sono molto abbondanti, sai. Specialmente all'inizio. Ti sembrera' che ti stia
pisciando in faccia! - Mio Dio, Donata, cosa dici? Donata, che intanto manovrava con tre
dita dentro, il pol lice abilmente dislocato sulla clitoride, senti' moltiplicarsi gli
uomori tra le dita e prese a lapparla su tutto il collo. - Ti gusta l'idea di una pisciata
in faccia, eh? - Ohooo... - Confessalo! - Toccami! Toccami! - Se vuoi te lo faccio, sai?
Ti piscio in faccia! Anche adesso! Anche subito! - Ohoo! Donata, sei terribile, mi fai
impazzire! - Ti imbavaglio con la fica e ti annego di piscio! - Anche a te! Anche a te! -
Si', anch'io me lo faccio fare. Metto la faccia in mezzo alle tue coscie e tu mi inondi
tutta! Lo bevo il tuo piscio, se vuoi, se ti piace. - Basta, Donata, basta! - Ogni volta
che andarai a spandere acqua, chiama me, verro' a pulirtila a colpi di lingua. Te la
terro' pulita io, non temere. - Oddio, sto venendo... Donata rise, felicissima
dell'annuncio. Diede uno strappo alle mutandine e si inginocchio' rapida. Vide il bel
sesso ricciu to di Paola, il piccolo porto grazioso dei suoi piaceri, e vi af fondo' col
muso. Un secondo piu' tardi lappava furiosa, strappando delle vere e proprie grida
all'amica, il cui orgasmo incipiente ingiganti', divenne cosi' violento da non poterlo
sopportare. A Paola le si piegarono le ginocchia. Tutto il peso del corpo, che si torceva
e sussultava, ricadde su Donata che l'ac colse, lo sostenne, senza perdere la presa sulla
vulva. Neppure per un attino smise di slinguarla. Per tutto il tempo dell'orga smo non
fece altro che passare la lingua salla passera fradicia, succhiando e ingoiandone gli
umori. Paola si torse, smanio', tiro' a se' per i capelli la povera Donata. Venne
scompostamente. Infine la marea del piacere passo', e lei, scuotendo la testa per
schiarirsi le ide, si rese conto della condizioni dell'amica. Si stacco' immediatamente.
Donata tiro' un profondo sospiro di sollievo, poi passo' le dita sulle labbra e le ripuli'
di alcuni peletti che vi erano ri masti attaccati. - A momenti mi affogavi! - esclamo'
ridendo. Anche Paola rise. - Dio, scusa, Donata, scusa! Donata la bacio' su una coscia.
Aveva delle belle coscie opulente, Paola, e dei fianchi ampi, doviziosi, in cui volentieri
si perse con le mani. - Sei fine in tutto, - commento' sempre ridendo. - Magra, alta,
elegante, ma qui... - diede una pacca sui glutei, - qui sei proprio esagerata! - Oh! beh!
- fece Paola confusa. - Sei una gran bella donna, sai? Mi e' piaciuto fartelo! - Grazie,
sei gentile! - Mache' gentile, dico la verita'. - Tra noi due quella veramente bella sei
tu. Accanto a te io scompaio! - Piu' che bella io sono attarente. I maschi mi trovano bo
na, ecco tutto. Comunque, e' stata una bella leccata! - Vuoi che... che contraccambi? - Ti
andrebbe di farmelo? - Io... non sono sicura di farcela. - Non importa se non ti va, sono
contenta lo stesso. - Potrei provare... - Massi', prova, magari ci mettiamo sopra un po'
di miele, cosi' ti diventa piu' dolce! - No! se lo devo fare la voglio cosi', al naturale!
- Scherzavo sciocchina! Certo che ta la do al naturale! Vieni, eccola, e tutta tua. Donata
si sdraio' di lungo e tiro' su la gonna. Non indossava mutandine, quasi mai in casa
(spesso neppure fuori). Non acora abituata a quel vello indiscreto e debordante, Paola lo
fisso' con tanto d'occhi. - Madonna! Ma e' una prateria! - commento' stupita. - Ti
disgusta? - No, anzi... solo che e' veramente tanto! Sembri una gatta! - Sono una gatta!
Una gatta un po' cresciuta, ma un sacco libidinosa. Vieni, falla miagolare! Paola si
inginocchio' esitante. Si piego' sulla distesa nera intricata e si fece strada verso la
passerotta scostando i ricci con i palmi. - E' carina? - chiese Donata. - La trovi di tuo
gusto? - Si', e' bella! - Dai comincia, leccala! Paola esito'. - E' la prima volta, sai...
- Dai, tuffati. Vedrai che andra' tutto bene. Paola ne aspiro' l'odore, tanto familiare e
nello stesso tempo inconsueto; poi immerse la faccia. L'odore divento' piu' for te. Si
ritrasse. - Non gliela faccio... - disse. - Gesu', bimba, ma se non hai nemmeno provato?
Dagli un col pettino di lingua, almeno! Paola ritorno' nel folto, e provo' ad assaggiarne
il sapore. La slinguo' tutta dal basso verso l'alto. Non successe niente. Si fermo' un
istante e diede una seconda passata. Ancora niente. Pareva proprio che la fica non fosse
capace di mordere. Si fece coraggio e immerse la lingua dentro. Incontro' il flusso degli
uomori e ripiego' in disordine. Donata le prese le guance tra le mani e le scocco' un
bacio da lontano. - Che sciocca sei! metterti paura per un po' di liquido... forse davvero
e' la prima volta che lecchi una topa. - Si', la prima. - Con le tue amichette, da
ragazzina, possibile che non ab biate mai combinato qualo'cosa insieme? - Ce la mostravamo
piu' che altro... - Ve la mostravate e basta? Che stupidelle! - Beh, ce la sia pure menata
a vicenda, in qualche occasio ne. - Ah! Ah! vedi? - Ma solo un mezza dozzina di volte! -
Solo cinque o sei volte? Ma che carucce! Quanta frugali ta'! Sei sicura che non siano
state di piu'? - Forse una decina... - Di' pure che lo facevate ogni volta che ne avevate
l'oc casione! - Beh! - Scommetto che vi infilavate la mano sotto la gonna anche a scuola,
sedute all'ultimo banco, durante l'intervallo della ri creazione. - A questo poi no! - No?
Io si invece! Lo facevo con una biondina tutta len tigginosa, ma piu' ardente di un
vulcano in eruzione. Era piu' pic cola di me, ma mi batteva dodici volte in fatto di
libidine. Ave va una fantasia del diavolo! Pretendeva sempre che le leccassi le dita, dopo
che aveva finito di frullarmela! - Noi eravamo piu' prudenti e modeste. La facevamo quando
ci trovavamo sole in casa. Ci sdraiavamo sul letto una di fronte all'altra, ci toglievamo
le mutande, e facevamo andare le mani. Qualche volte ci baciavano pure, ma in genere ci
limitavamo a guardarci in faccia e a godere ognuna del piacere dell'altra. - Bello! Da
vere raffinate! - Una volta l'abbiamo fatto davanti allo specchio. Ci siamo eccitate cosi'
tanto che abbiamo continuato per tutto il pomerig gio. - Ma che porcelline! - A volte si
trattava di semplice esibizionismo reciproco. Ci mettavamo sedute una di fronte all'altra,
le coscie sui brac cioli della poltrona, e lavoravamo attivamente con le dita. Tra di noi
si scatenava una vera e propria gara a chi emetteva piu' versi e si frullava il grilletto
piu' allegramente. Trovavamo un sacco divertente quel gioco! - Lo credo, bimba, eccita
anche me nel sentirlo descrivere! - Subito dopo aver avuto l'orgasmo infilavamo le mani
sotto le coscie e la tenevamo aperta per mostrare le lacrime di gioia della patatina. -
Che deliziose eravate! Peccato non esserci stato anche io! Vi avrei leccato a morte tutte
e due! - Anche lei voleva ci leccassimo. Me lo chiedeva sempre. Diceva in continuazione,
proviamo con la bocca, dai! Io invece niente, non ho mai ceduto. - Che cattivona! Non sai
cosa ti sei persa. - Ora lo so. Lo so quello che mi sono persa! - Avresti cuore di farlo
perdere anche a me? - No, Donata, no... - Allora riprovaci, dai! Affonda! Succhiamela un
pochino! Tiro' forte per i capelli, sollevo' il bacino in un esplicito invito; e la faccia
torno' a pascolare nella conchiglia cremosa. - Mica ti lascio libera! - disse corrucciata
sempre tenendo Paola per i capelli. - Dovrai farmi venire prima! Paola si rassegno'. Fece
quel che le si chiedeva. Infilo' la lingua dentro e l'agito' a dovere. Immediatamente si
levo' il canto d'amore di Donata, che pre se a incitare furiosamente l'amica. - Cosi',
brava! Mordi! Succhia! Mangiamela tutta! Paola, ingnorando le circostanze inusitate, e
l'oggetto as solutamente inedito su cui praticava quel bacio, morse e succhio', le mangio'
la fica e le tormento' la clitoride. L'odore aumento' ra pidamente. Continuo' a lappare,
strappando all'intimita' sbavante i suoi umori. Un rivolo di liquido scivoloso le bagno'
il muso e il mento, formo' una piccola pozza nel vaso composto alle grandi lab bra. Vi
agito' dentro la faccia e se la bagno' tutta. - Cosi', continua cosi'! - udi' Donata
gridare. La senti' smaniare, sbattere tumultuosa il culo sul pavimen to, imprigionarla
piu' forte per capelli; e capi' che stava per ve nire. Gesu'! E' piu' veloce del lampo!
penso' allegra. Davvero, ci metteva niente Donata a venire! L'amica venne e il rivolo
muto' in un ruscelletto di bolli cine, versi melmosi e liquido follicolare. Incitata dalla
voce delirante di Donata continuo' a lappare. Lappo' e lappo', affogata nei flussi copiosi
dell'orgasmo. Lappo' fino quasi a perdere il respiro. Poi il movimento tumultuoso del
bacino si placo', le grida scemarono di entita', e solo un respiro affannato resto' a
turbare la tranquillita' della stanza. - Magnifico, - ridacchio' Donata nel silenzio
improvviso, ancora ansimante. - Mi ci voleva proprio. Paola si sollevo' dall'intrico
peloso. - Sono stata brava? - domando' con un pizzico di vanita'. Donata venne a dirglielo
direttamente con la bocca. Le scocco' un bacio delicato a fior di labbra e disse
semplicemente: - Grazie. Grazie, cara! Di nuovo si baciarono, un bacio piu' profondo,
scambiandosi i sapori che ognuna aveva accumulato nella bocca. Poi Paola si rammento'
dell'analista e si rimise di scatto in piedi. - Madonna quanto e' tardi! - esclamo'
riassettandosi. - Su, preparati che andiamo! - Ma dove vuoi andare! Non stai bene qui con
me? - Gesu'! e l'appuntamento? - Vieni qui, sciocchina. Ora ce l'hai con me l'appuntamen
to. Per un bel 69! Non crederai sia finita qui, vero? Paola non lo credeva, anche se
fingeva di crederlo. Non finse piu' comunque. - Va bene, - consenti'. - Come vuoi.
Mettiamoci comode, pe ro'. Abbiamo un bel letto in casa, usiamolo! Tese la mano a Donata e
l'invito' a crogiolarsi con lei tra le lenzuola! (segue donata5.exe) rose ascot (alias
Antonio Villanova)
Da: Jerry Cornelius Oggetto: DONATA 5/5 di Antonio Villanova (GangBang) Data:
mercoledì 25 marzo 1998 0.35 Non sono l'autore, solo un reposter. -- Ciao :-) J.C. 5 -
DONATA - Diavolo! - esclamo' Paola esaminando gli indumenti appena acquistati. - Chi e' il
fortunato? - Non c'e' un fortunato, - rispose Donata pavoneggiandosi dentro la biancheria
sexy. - E' per me. Mi piace ogni tanto vestirmi un po' alla puttanesca, e vedermi
seducente. Infilo' l'abito scollatissimo. Qualunque donna avesse indossato quell'abito
sarebbe apparsa indecente. Donata sembro' nuda. Il decolte' scendeva quasi fin sui
capezzoli, e mostrava metri e metri di carne burrosa e bianca. - Ti violenteranno di
nuovo, se vai in giro con quell'abi to. Correresti meno rischi se uscissi completamente
nuda! - Nuda non posso, mi arresterebbero. Cosi' invece bofonchie ranno, ma mi dovranno
lasciar fare. - Anche tu dovrai lascir fare loro, se ti mostrei cosi' con ciata! Donata
scrollo' le spalle. Aveva fatto di peggio nella vita. Ricordava una volta d'essere andata
al lavoro, quando ce l'aveva, con un abitino aderentissimo di maglina fine, senza mutande
sot to. A una certa ora aveva dovuto scendere nella sala delle datti lografe, per far
battere una lettera. Porgendo il foglio a una di loro, una biondina tutta sussieghi, s'era
accostata un po' trop po, e la faccia della tipa era quasi venuta a contatto col suo pube.
La biondina aveva spalancato gli occhi, fissando scandaliz zata in quel punto particolare.
Anche Donata si era guardata e aveva visto distintamente numerosi peletti fare capolino
attra verso le connessure del vestito. Aveva riso in faccia alla datti lografa e si era
allontanata. Naturalmente la notizia era stata diffusa, la nuova impiegata e' senza
mutande! e lei, Donata, per settimane, era diventata la favola dell'ufficio, l'argomento
principale nelle conversazioni di tutti. Paola non obietto'. Ricordo' solo all'amica che
quella sera sarebbero andati a teatro insieme. Per cui non era proprio il ca so di
inaugurare quell'abito. - Va bene, - rispose Donata. - Per stasero mi mettero' qual cosa
di piu' adatto. - Mi raccomando. Altrimenti neppure ci fanno entrare. - Esagerata! -
Oppure ci danno un camerino dove ricevere gli spettotori piu' impazienti! - Splendido! ci
sara' da divertirsi, allora. - E' piu' probabile che ci arrestino! Senti, io adesso devo
uscire. Ci rivediamo in casa alle otto, va bene? - Vada per le otto, - concesse Donata. -
E senza tette di fuori! - Senza tette di fuori! - Alle otto! - Vattene noiosa. Alle otto!
Paola usci' e torno' alle otto. Donata non c'era. Attese fino alle otto e mezza e
comincio' a preoccuparsi. Alle nove e mezza Donata non era ancora tornata. Ando' a
rovistare tra la sua roba e non trovo' la biancheria acquistata nel pomeriggio. La
preoccupazione aumento'. Sedette in un angolo, ormai rassegnata a perdere lo spetta colo,
e comincio' a pensare. Il bar dello stupro! fu il primo pensiero. La scaccio' spa ventata.
Rifiuto' di prenderlo in considerazione. Ora telefono al pronto soccorso! decise subito
dopo. Scac cio' anche questa idea, altrettanto molesta. Era un'idea stupida. Sarebbe stata
avvisata a quell'ora se fosse successo qualcosa di grave. Dove poteva essere, dunque?
Forse davvero aveva un appunta mento con un uomo, e le era mancato il coraggio di
ammetterlo? No, questo non era da Donata. Gliel'avrebbe confessato se avesse avuto
qualcuno per le mani. D'altronde i loro rapporti, pur se intimi, non per questo erano meno
liberi! Non le avrebbe mentito su un particolare tanto insignificante quanto una scopa
tina occasionale con un uomo! A meno che non si trattasse di qualcosa di particolare! In
questo caso poteva pure concepire che Donata le avesse potuto di re una bagia. Il bar
dello stupro! penso' di nuovo. Si alzo' allarmata. Forse non si era recata li', ma in ogni
caso non sarebbe stato male andare a dare un'occhiata. Guardo' l'orologio. Erano le dieci
passate. Doveva affret tarsi, prima che nel locale affluisse troppa gente. PRIMA CHE LA
SITUAZIONE PRECIPITASSE! Infilo' un soprabito, chiamo' un tassi' e usci' di casa. Cinque
minuti dopo il tassi' arrivo' e si fece condurre sul posto. Pago' il tassista ed entro'
nel locale. Dentro trovo' l'agitazione e il chiasso che immaginava. Gen ti di tutti i tipi
stavano seduti attorno a dei tavoli, bivaccan do con le sigarette che fumavano pigramente
in bocca. Altri si agitavano su una grande pedana persa sulla sfondo. Altri ancora si
ammassavano intorno al bancone del bar, tenmendo in mano lat tine di birra o bevande
analcoliche. Si fece largo nella calca, su e giu' diverse volte, senza notare neppure
l'ombra di Donata. Dispero' di poterla trovare, lei cosi' piccolina, tra tutta quella
gente. Penso di chiedere informazioni a qualcuno degli inservien ti, ma temette una
risposta brutale, tipo: - Donata? ah! si', quel tipetto piccolino con il diavolo in corpo?
e' di la' che si sta facendo sbattere! Forse davvero se ne stava scosciata da qualche
parte a ri cevere maschi, e tutti lo sapevano. Rinuncio' a chiedere ai came rieri. Non
avrebbe sopportato le loro eventuali risate di scher no, i commenti sgradevoli con cui
probabilmente gliel'avrebbero comunicato. Penso' allora di domandare ai musicisti, ma non
vide Walter nell'orchestra e si allarmo' ulteriormente. Usci' sul retro, dove c'era un
ampio parcheggio riservato ai clienti. Le macchine erano tante, ma Paola non esito' ad
avvici narle una ad una, sebbene molte fossero occupate, cercando di scrutarne gli
occupanti. In nessuna delle donne le parve di rico noscere Donata. Stava per desistere,
decisa a ritornarse a casa, quando la vide al margine del parcheggio, insieme a uno
sconosciuto. Alzo' le braccia per attirare l'attenzione, intenzionata ad emettere
contemporanemanete un richiamo, ma si blocco'. Ora che la vedeva tranquilla, sana e salva,
si rendeva con to della propria invadenza. Donata era adulta, libera, non doveva dare
conto a nessuno. Come giustificare dunque quel suo indiscre to intervento? Si avvicino'
esitante, incerta sull'opportunita' di manife starsi, dubbiosa sui modi come farlo,
quando, giunta a pochi me tri di distanza, vide l'uomo afferrare Donata per un braccio. Af
fretto' allora i passi e si predispose di nuovo a svelare la sua presenza. Nuovamente se
lo vieto'. Donata non reagiva. Anzi, pare va tranquilla, deliziata. Rideva in faccia
all'uomo. Lo fissava con espressione di sfida. - Sono stanca di aspettare, - disse con
voce squillante. - Me ne infischio del tuo lavoro. - Non puoi aspettare neppure che mi
diano il cambio? - Te ne infischi di me, eh? - Un'ora sola, Donata! - NO! NE HO VOGLIA
ADESSO! ORA! SUBITO! L'uomo la fisso' con intensita'. - Sei formidabile, - commento'
emozionato. - Formidabile... - Subito! - ribadi' Donata. - Va bene, come vuoi. Mi faro'
sostituire un'oretta... - Non solo te. Tutti. Voglio tutti! L'uomo fischio' piano. Si
giro' di lato e la luce fioca ne disegno' il profilo. Lo riconobbe. Era il vicino di
Donata, l'osceno individuo che l'aveva intrappolata e regalata ai suoi amici. Pose ancor
piu' attenzione ai due. - Gesu'! - udi' esclamare lui con voce strozzata. - Tutti! -
insistette Donata con voce illanguidita, eppure ruggente. - Madonna! E dove li trovo a
quest'ora? Donata accenno' col capo verso il locale. - Non importa che siano gli stessi.
Importa che siano tan ti, almeno quanto quelli dell'altra volta. Voglio farmi fottere da
tantissimi, capito? E per mia scelta, lucidamente, non perche' l'avete deciso voi! Le
ultime parole furono pronunciate con voce sorda. Paola rabbrividi'. Si eccito' e spavento'
nello stesso tempo. - Va bene, piccola, non ti arrabbiare. E' pieno di bei ma schi, li'
dentro. Ne trovero' abbastanza per i tuoi meriti. Tu aspettami qui, torno fra cinque
minuti. L'uomo volto' le spalle e si allontano' di corsa. Solo allora Donata si accorse
della presenza di Paola. - Cosa ci fai qui? Paola si mosse a disagio. - Hai sentito tutto,
eh? Non lo pote' negare. Aveva sentito tutto. - Donata... - alito' piano, una specie di
preghiera, piu' che esortazione, che scosse l'amica. - Vattene, adesso! Non e' il momento!
Non vedi che ho da fa re? Paola penso' che davvero Donata aveva molto da fare. Ancor piu'
l'avrebbe avuto fra poco. Ne guardo' i seni spropositati e penso' all'effetto che
avrebbero prodotto, una volta nudi (NUDI!), sugli uomini. Li avrebbero fatti diventari
furiosi! Pazzi scate nati! Incapaci di intendere, ma so solo di volere! Non un'ammucchia
ta sarebbe stata, ma una vera e propria battaglia all'ultimo caz zo! SE LA SAREBBERO
MANGIATA VIVA! Guardo' poi il corpo piccino e rotondetto, il volto sensua le, e si disse
che quegli uomini erano veramente fortunati a di sporre di una bellezza simile. Una come
Donata non si trovava tra mille! - Donata... - ripete' con voce rauca. - Donata che?
Avanti, cosa hai da dirmi? - Niente! - disse Paola. - Niente. - Allora vattene, dai! Non
sono in vena di discorsi! Certamente, lo si capiva bene, era in vena di fatti! - Sei
sicura? - articolo' piano. - Sei sicura che me ne devo andare? - Che aspetti? - fu la
risposta nervosa. - La carrozza? La porta del locale si spalanco' e vociando alcuni maschi
accedettero sul piazzale. Paola non attese che si avvicinassero. Si ritiro' svelta
nell'ombra. Non intendeva essere coinvolta. Non appena si ritenne al sicuro si nascose
dietro una mac china vuota e assistette a quel che succedeva. Altri maschi erano usciti
dal locale ed ora stavano sparsi sul piazzale ridendo e commentando. Dio! ma quanti sono?
si schiese tremando. Ne udi' le voci eccitate e rabbrividi' di nuovo. Alcuni avevano
afferrato Donata, che pareva dibattersi, e la tra scinavano. Donata si divincolo' e
riusci' a liberarsi, ma fu agguantata di nuovo e spinta brutalmente verso il locale. La
porta torno' ad aprirsi e il gruppo scomparve rapidamente all'interno. * * * * * Non
appena si ritrovo' sola, e gli uomini cominciarono ad uscire dal ritrovo, Donata perse la
sua bella baldanza. Mio dio, che cosa ho fatto! esclamo' tra se' enfaticamente angosciata,
mentre essi a gruppi vocianti continuavano ad afflui re sul piazzale, convergendo verso di
lei. Madonna, quanti ma schi! Desidero' fuggire, sottrarsi a quell'azzardo sessuale, ma le
gambe, forse a causa della paura improvvisa, si rifiutarono di muoversi. Resto' immobile
nella luce incerta del parcheggio ad at tendere gli eventi. Il cuore le batteva forte, a
precipizio. Un lieve tremito interiore, frutto del panico, ma forse anche
dell'eccitazione, si manifesto' attraverso le mani, e non seppe piu' dove cacciarle. Era
bagnata tra le coscie, il ventre le si contraeva, tuttavia non voleva, no, non piu', farsi
tutti (come aveva chiesto, vantandosi quasi); neppure uno ne voleva. Voleva solo sottrarsi
alla violen za di quei visi irridenti, e alle seduzioni di quegli occhi bra mosi, che
chiedevano e promettevano piacere, e lo minacciavano quasi. Fino a un paio di minuti prima
il desiderio l'aveva sovra stata, impedendole di ragionare, di vedere oltre le sue stesse
brame; ora, scomparso il tomento erotico, si rendeva conto del disastro che aveva
combinato. No, io non volevo questo! si disse consepevole di mentire. Non lo potevo
immaginare! Sono troppi, una vera marea, non li po tro' reggere tutti! Come Zumurrud, in
seguito all'annuncio di Gia wa'n il Curdo d'essere caduta nella mani dei quaranta ladroni,
de sidero' piangere e percuotersi la faccia. Forse coloro che conti nuavano a uscire
sghignazzando e scambiandosi grandi pacche sulle spalle non erano quaranta (o si,
invece?); ma certamente sarebbe stata goduta tutta la notte, rischiando, a causa
dell'avvicendar si dei maschi su di lei, di essere ridotta "come una barca spac cata
dal mare"! La bocca le si asciugo', mentre l'emozione incalzava. Il cuore le batteva
cOn tale violenza che temette potesse sbalzarle dal petto. Attese che gli uomini si
avvicinassero (non era in grado di fare altro), stropicciando nervosa i piedi
sull'asfalto. Dio, che situazione sconvolgente! L'emozione aumento' e il tremito interiore
dalle mani si trasmise a tutto il corpo. Trema va come se avesse freddo. Dovette stringere
i denti, per impedir loro di battere. - Allora e' questa la pollastra? - senti' chiedere.
Walter che era li' a due passi, annui'. - E lei! - confermo'. - Che ne dite? -
Eccezionale! - fu la risposta. - Piccolina, ma con una faccia che promette molto! -
Macche' faccia! Guardate le tette! Sono le piu' belle che abbia mai visto! - Aspettate di
vederla con le coscie aperte, prima di par lare! Allora si' che sapremo quello che vale!
Donata con uno sforzo enorme riprese il controllo di se'. Strinse ancor piu' i denti e si
costrinse ad apparire disinvolta. - Gentili i tuoi amici, - commento' ironica rivolta
verso Walter, la voce un poco rauca. - Dei veri gentiluomini! - Non ci far caso. E' tutta
una posa la loro. Gli piace far la parte dei duri, ma in fondo sono dei bravi ragazzi! -
Ehi, tu! Fai vedere la merce. Vogliamo controllare per cosa ci siamo scomodati! - Di bene
in meglio! - sussurro' ancora Donata, che andava lentamente rinfrancandosi. - Cosa ti
aspettavi? Gente da oratorio? - No, ma questi mi pare che vadano un po' troppo per le
spicce. - Dici? Ti assicuro che gli altri dentro sono pure peggio. Dovresti vedere che
bruti! Altri? s'interrogo' Donata, costringendosi a non alzare le sopracciglia. Non
bastavano coloro che gremivano il piazzale? - Vedere? Anno'! - disse in un tono che
avrebbe voluto un poco faceto, ma risulto' solo sdegnato. - Credo proprio che ne fa ro' a
meno! L'uomo che l'aveva interpellata per primo, un tipo robusto dall'espressione decisa,
si volto' minaccioso verso Walter. - Che storia e' questa? - chiese. - Non hai detto che
ci stava? - Non le badare! Non sai come son fatte le donne? Donata, nonostante la tensione
spasmodica del ventre, con tinuava a ignorare i propri impulsi, disattentendo gli esigenti
richiamo del sesso. Avertiva solo vaglia di scappare, farsi largo tra quella folla di
esaltati e sottrarsi gridando isterica alla loro violenza. Essi non l'aggredivano, non le
erano saltati ad dosso per strapparle gli abiti e sottoporla ai loro amplessi se duta
stante, come accadeva in quei casi, quando in parecchi assa livano una donna sola; eppure
nelle loro intenzioni, nel loro mo do di avvicinarla c'era cosi' tanta aggressivita' che
se ne sentiva scossa altrettanto che se avesse dovuto subire le loro vie di fatto. In
basso, la sua intimita', sbavava indecorosa, irresisti bilmente sedotta da circostanze
tanto inquietanti (e pornografi che!). In alto la sua mente sgomentava a causa delle
disavventura erotica in cui era andata a cacciarsi a capofitto. Troppi uomini, troppi!
s'erano radunati per lei! Non li vo leva cosi' tanti! O meglio, li avrebbe pure voluti,
non fosse sta to per timore di subire le conseguenze della sua imprevidenza di donna
troppo animosa. Avrebbe dovuto immaginarlo, pero', che sarebbero stati tan ti. Non si
perde l'occasione di possedere, e in gruppo poi, una femmina tanto appetitosa! Sono troppo
sexy! annnoto' mentalmente, continuando a non confessarsi che tutto quello le piaceva,
l'aveva voluto e provo cato, e che, a parte i suoi timori, il panico era frutto della
naturale ritrosia femminile, e della medesima emozione che la fa ceva ansimare. Tuttavia
non poteva scappare (non piu'). Ne' aveva termini adeguati a trarsi d'impaccio. Si penti'
di avere allontanato Pao la. Forse, lei presente, sarebbe venuta meno la loro sicura de
terminazione. A meno che, stregati dalla prospettiva di avere due femmine da scopare e non
una sola, non fosse felicemente aumenta ta! - Sentite, - disse cercando di dare un tono
deciso alle pa role. - Ho cambiato idea. Me ne torno a casa. Walter l'afferro' brutalmente
per un braccio. - Cosa sono queste stronzate? - chiese con voce dure. Donata gli rispose
con alterigia. - Lasciami andare, - rispose fredda. - Ti ho detto che non voglio! - Basta
con queste scemenze, o mi farai arrabbiare! Sollevo' una mano, come pronto a far partire
una sberla, e Donata abbasso' immediatamente la cresta. - Non mi picchiare, Walter! -
pianucolo'. - Faro' quello che vorrete! - Te li pappi tutti, cara. Esattamente come hai
chiesto! - No, Walter, non posso, siete troppi! - Peggio per te, ci dovevi pensare prima!
- Non e' colpa mia se non ho piu' voglia... - Ah! piccola scriteriata! Ma cosa credi? di
potermi ecci tare e poi, accampando una scusa qualsiasi, pretendere che accet ti di essre
mandato in bianco? Enno', cara! non attacca! Non si fanno impunemente questi giochini a
uno come me! Non te lo per metto! Adesso tu ti prendi una bella lisciatina di pelo da
parte di Walter tuo, e dopo fotti ad oltranza col resto del manipolo. Senza contare gli
altri, si capisce, TUTTI GLI ALTRI! quelli den tro. Ce n'e' una quantita' pronti a limarti
culo e fica, sono tan tissimi, non so neppure io quanti! Si son passati la voce e ades so
ti aspettano di sopra ansiosi di assaggiarti. La piccola scriteriata divento' pallida,
ebbe un pensiero sbigottito (altri? formulo' in modo indistinto. Ce ne sono altri che mi
devono passare in mezzo alle coscie?); e prese a balbetta re dal terrore. - Non puoi farmi
questo Walter! Non puoi! - Come no, se lo sto facendo? - Mi rovinerete, se me lo fate
tutti! - Questo e' il programma, piccola. Di fartelo in massa! - No, non voglio. Mi
ucciderete! Mi farete morire! - Eh! quante storie! Non e' mai morta nessuna per questo ge
nere di cose! Ti ammaccheremo un po', questo e' probabile, ma voi donne siete speciali,
avete un sacco di risorse. Per quanto sfi brata, in capo a un paio d'ore, sarai piu'
fresca e pimpante di prima! - Perche' vuoi farmi questo? Perche'! - Perche' mi piace,
bimba. Perche' mi attizza un sacco! Per che' eccita tutti! Farsi in gruppo una super come
te, e' il massimo della goduria! E poi non li volevi pure tu? - Io non immaginavo
questo... non credevo... mandane via un po' e vedrai, sara' buona, faro' tutto quello che
vorrete... vi fa ro' divertire... - Ci farai divertire comunque, cioccolatino mio. Ti
sbatte remo come e quanto ci parra', e credo che lo troverai persino di tuo gusto. Non li
vedi che bei tipi? - No! No! - mugolo' Donata angosciata. - Non dire no! no! non serve.
Piuttosto dovresti chiederci di dare un'occhiata ai cazzi! Ne vale la pena, credimi! Sono
dei veri e propri manganelli, pronti a picchiare duro dentro la tua bella fighetta da
troiettina in amore. E' certo che li giudiche rai all'altezza del tuo appetito, e in
quantita' sufficiente da toglierti lo sfizio! Donata mormoro' ancora qualche protesta, ma
Walter non le bado' piu'. La trascino' ruvidamente per il braccio. Un altro maschio le si
affianco' e prese a spingere anche lui. - Ti daremo una ripassatina coi fiocchi, -
promise, o mi naccio'. - L'abbiamo tutti bello grosso e duro e ta la slargheremo tanto che
ci potranno entrare pure i somari, alla fine! Donata tento' ancora di oppore resistenza.
Cerco' di divinco larsi. - Ma che ha questa? - dissero afferrandola in parecchi. - Che le
piglia? - Recita la solita commedia, - spiego' Walter. - La roba di sempre. Io non volevo!
e non e' stata colpa mia! e si sono compor tati da bruti! Niente di speciale. Faccende da
donne! Donata intanto, con tutte quelle mani d'uomo addosso che approfittavano per
rimestarle le carni, avverti' distintimente in crinarsi le barriere del rifiuto. Siamo
alle solite, si disse, ancor piu' spaventata. Ecco che gli succedeva come sempre: un paio
di moine e non era piu' capace di opporre resistenza! I molti visi di maschi che aveva
intorno, con le loro espressione allupate, la portarono improvvisi pensieri di eccita
zione. No, non e' possibile! penso' sentendo un nodo prenderla alla gola. Era possibile,
invece. La libidine di cui era schifosamente pervasa le imponeva di reagire positivamente
alle promosse volut tuose di quei volti, di quelle folte presenze. Si eccitava non per
altro: perche' i maschi intorno erano tanti, e promettevano ore di folle abbandono.
Suggerivano l'imminenza di una notte in terminabile di eccessi durante la quale sarebbe
stata inesorabil mente scopata, lordata di seme, violata da tutte le parti! Godette di
questo. Si senti' permeare dalla libidine. Sono una schifosa! confermo' a se stessa,
abbandonandosi alla coerci zione della lussuria. Ottenebrata dalle visioni estatica di
sessi duri che bramavano dalla voglia di scaricarsi in lei, cedette a quegli uomini.
All'esterno opponeva ancora resistenza. Dentro, nonostante il perdurante spavento, era
tutta per loro. SONO UNA TROIA! UNA VERA ZOZZA! le venne quasi di gridare. Era vero: in
quel momento si sentiva solo una puttana in fregola, una gran vacca, una ninfomane
insaziabile e scandalosa! Smanio' segretamente, e tremo' per il loro numero (erano troppi,
troppi!). Pero' fu felice nel momento in cui noto' un ulti mo gruppo stagliato contro il
vano della porta, che osservava da lontano. Gesu'! quanti ne avrebbe avuti! Quanti
nessun'altra mai nel la storia! Ormai non era piu' Zumurrud, giovane amante fedele e
riservata; ma la voluttuosa Teodora, l'inesauribile divoratrice di maschi, che non temeva
gli uomini, ma solo di non poterne ave re in numero sufficiente da saziarsi! Stordita da
tutti questi contrasti, Donata punto' i piedi. Non volle piu' procedere oltre. I maschi
allora la sollevarono let teralmente da terra e le fecero percorrere alcuni passi a volo.
La lasciarono andare solo in prossimita' dell'ingresso, e la spin sero dentro a furie di
pacche sonore sul fondo schiena. Pressata dai maschi, Donata schizzo' dentro. Fu accolta
da altri visi virili e dallo sguardo attonito e incuriosito della cassiera, una bruna
rotondetta, palesemente a disagio. Un'inseri viente invece, alta e tettuta, la fissava con
espressione mali gna. - Scopatevela quella troia! - la senti' mormorare sprezzan te.
Donata ebbe un singhiozzo di ripulsa. - No! No! - fece ancora. L'inserviente sghignazzo'.
- Il grosso ti aspetta su, cara, non disperare. Donata non replico'. Si lascio' guidare
verso delle scale. Procedeva come in trance, stranita dal precipitare degli eventi,
tuttora tremante di paura e accesa di concupiscenza, seguita dal codazzo vociante dei
maschi. Imbocco' un corridoio semibuio e ac cedette a uno stanzone spoglio, munito del
solo letto, che proba bilmente era gia' stato adoprato in circostanze analoghe. Il grande
spazio era quasi tutto occupato da uomini. Non appena entro' dozzine di occhi si
appuntarono su di lei. Donata accolse agitata quegli sguardi, e se ne inorgogli'.
Un'eccitazione violenta, indescrivibile, molto piu' intensa del solito, la travolse. Si
senti' malferma sulla gambe, smaniosa d'essere posseduta, e timorosa di doverlo essere.
Entro' con passi stentati, come una sonnambula. Tutti quegli uomini che la desideravano,
l'ammiravano, si preparavano a scoparla... mamma, quanti erano! Le sembrava di es sere in
qualcuno dei suoi sogni. Vedeva corpi nudi dappertutto. Erano cosi' numerosi che la
stanza, pur grande, non li conteneva e molti di loro si stipavano sul corridoio, alzandosi
sulla punta dei piedi per ammirarla occhieggiando sopra le spalle di quelli piu' vicini.
In pieno batticuore, diede un'occhiata panoramica, avida e vergognosa, all'ambiente.
Ovunque scorse mani che correvano fre menti lungo sessi paonazzi, pronti a eplodere;
ovunuqe occhi bra mosi, ed espressione intense; bei corpi muscolosi di cui fra poco
avrebbe subito il vigore. Non e' possibile! si disse trepidante. Nessuna puo' permet tersi
una duello del genere! Lei cosi' piccolina, sarebbe stata certamente demolita dai loro
grossi cazzi. Gliel'avrebbero fatto e rifatto fino allo svenimento! fino alla pazzia!
Perche' debbono esagerare in questo modo? perche' gli piace essere in cosi' tanti con una
donna sola? O sono io che piaccio? e tutto gli uomini del mondo arrivano di corsa ogni
volta che si profila l'occcasione di scoparmi? Come in risposta alle domande mute, un bel
viso virile si chino' verso di lei e le parlo' con un certo garbo. - Non tremare, piccina.
Sei tra amici. Non vogliamo farti nulla di male, ma solo divertirci un pochino con te...
Donata sollevo' gli occhi e gli rivolse uno sguardo implo rante. In quello sguardo cerco'
di immettere l'intensita' della sua ansia. - Ho paura, - mormoro', sperando di
commuoverlo, di procu rarsi almeno un alleato tra tanti feroci antagonisti. - Siete
troppi... L'uomo le sorrise. - Paura di che? - rispose disinvolto. - Non sei mica la prima
a cui lo facciamo, sai? Donata si senti' smarrire. Non avrebbe trovato sostegno su quella
sponda. Da nessuna parte poteva giungere soccorso. Solo la sua patatina poteva essserle
d'aiuto, se avesse deciso di colla borare, e di trovare le risorse per affrontare la
battaglia immi nente. Lo hanno gia' fatto ad altre? pensava nel frattempo, meravi gliata.
Qui, in questa stessa stanza? - E loro? - balbetto' frastornata. - Loro... le donne... ci
sono state? - Si sono, come dire... adattate! - affermo' l'uomo antici pando la risposta
con un ghignetto. - Ben poche, per la verita', hanno protestato in modo persuasivo. Anche
a quelle comunque, il servizio gliel'abbiamo fatto lo stesso! Porci! penso' Donata.
Delinquenti! - Molte, - prosegui' il maschio, - superata la sorpresa ini ziale, si sono
mostrate parecchio interessate a quel che succede va. Siamo convinti che tu sia una di
queste! - Io? - mormoro' Donata puntando l'indice contro se stessa. - No, io non voglio!
L'uomo esplose in una risata sonora. Con lui risero gli al tri. Perche' ripeteva sempre le
stesse cose? LE MEDESIME MENZOGNE? Non poteva sperare di ingannarli, ne' aveva senso
farlo. Il servi zio gliel'avrebbero fatto lo stesso! - La cosa e' ormai avviata, cara. Non
hai molta scelta! - Ma perche' cosi'! - chiese con voce soffocata. Cerco' Walter,
desiderosa d'avere accanto un volto conosciu to. Walter era scomparso. - Perche' e' bello,
- spiego' l'uomo chinandosi come a volerla baciare su una guancia. La bacio', infatti. Un
bacio casto, che avrebbe vouto essere tranquillizzante, ma che intimori' ulterior mente
Donata. Cerco' di sottrarsi muovendo un passo indietro, ma mani de cise la risospinsero in
avanti. Ricevette un nuovo bacio. La purezza del gesto, cosi' inve rosimile nella sua
situazione, riusci' a commuoverla, servi' a tranquillizzarla. Si senti' sciogliere, e i
legami della paura at tenuarsi. Non sono semplici bruti, volle credere. Probabilmente
erano maniaci dell'orgia, degli appassionati estimatori delle sua grazie, che non
desideravano tanto oltraggiarla, quanto costrin gerla a una dissipante notte di ebbrezza.
Forse non sarebbe stato troppo male farseli... Il maschio continuo' a baciarla. Le
sollevo' il volto tenen dola per il mento e glielo cosparsi di baci leggeri, fervidamente
cordiali, realizzando un singolare miscuglio di prepotenza e te nerezza insieme. - Perche'
e' bello, - ripete' depositando baci in punta di labbra sulla fronte, sugli occhi, sulle
guance, sul naso. - Ci piace avere una fica a nostra completa disposizione, per sfian
carla coi nostri cazzi... per vederla tenerci testa per ore e ore, e dare fondo a tutta la
lussuria e il piacere che puo' essere in una donna! - Ma cosi' le distruggete! - obietto'
con voce flebile, con fortata da quei baci, ma non ancora rasserenata. Una risata corale
accolse le sue parole. - E' proprio quello che vogliamo! - grido' uno. Nuovamente tutti
risero. - Manno', - fece suadente l'uomo che la baciava. - Non dar gli retta. Non le
vogliamo distruggere la sua bella fichetta! Vo gliamo solo che si arrenda. Che, per quanto
puttana e vogliosa, sia costretta a dire "basta! non gliela faccio piu'!" E che
si ab bandoni stanca sul letto lasciando a noi l'uso del suo corpo cal do e fremente, e
delle sue ultime briciole di volutta'. Molte, sai, riescono a godere anche in quella
condizione... - Ohooo... - fece Donata, progressivamente coinvolta dal racconto,
ammorbidita dalle tante carezze. - Ci piace portarla su verso l'esasperazione dei sensi,
ol tre l'impossibile di un piacere che sconfina nella perdita di au tocoscienza. Ecco
perche' vogliamo essere in tanti. Cinque o sei maschi non potrebbero mai ottenere di
condurla oltre il delirio, nella pace di un godimento tutto cerebrale, tutto racchiuso nel
puro atto sessuale, attuato non per gratificare il corpo, ma la mente, per realizzare
l'eccesso e contemplarsi nell'eccesso! L'uomo parlando non smetteva di baciarla sul volto.
Donata consentiva a quei baci felice di una introduzione cosi' poco impe gnativa. - Ma
alla fine, - obietto' (l'obiezione che piu' le stava a cuore), - non sono malridotte?
rintronate e affrante? La serie di baci si interruppe. - Un pochino, si', - rispose il
maschio sornione. - Frastor nate altrettanto che dopo una bella sbornia! E' vero, se ne
esce un po' sconvolte, e pero' intimamente orgogliose, oltre che stupe fatte della follia
di cui si e' state capaci! - Oh! - commento' Donata. - Tu, ad esempio, hai mai presa una
sbornia? - Io? - Si, tu, proprio tu! - Io... io si'! - Allora sai gia' tutto. Dopo che ci
avrai preso tutti ti sentirai piu' o meno come dopo una solenne ubriacatura: un po' a
pezzi, e dolorante in vari punti del corpo. In compenso pero' non ti sarai avvelenta il
fegato, e ti ritroverai tanto inzeppata di piacere da scoppiare! Cosi' almeno a sentire
alcune di quelle che sono entrate in questa stanza. Sappiamo scegliere le donne che
intendiamo ripassarci. Non ci basta una fica qualsiasi, pur bel la. Vogliamo una Gran
Fica. La GRAN FICA! Una che ci dia la ga ranzia di essere all'altezza della situazione.
Altrimenti la af fidiamo ad alcuni tra i piu' affamati del gruppo e ce la togliamo di
torno senza degnarla che d'un'occhiata! - Ed io... - chiese Donata con voce tremante, in
un rigur gito di libidine che era soprattutto un concentrato di vanita'. - IO SONO ADATTA?
LE DO' QUESTE GARANZIE? Non ricevette una risposta diretta. Fu afferrata e stretta,
manipolata e baciata (un bacio nuovo, vero, questa volta, come Donata lo desiderava).
Accetto' il bacio mugolando, non piu' spa ventata, ma ancora ritrosa, esitante (erano
troppi! troppi quei maschi!). - Mi ridurrete uno straccio! - ansimo', in tono complice e
fervido, sicuramente voluttuoso. - Ti ci riduci spesso da sola! - ribatte' l'uomo
infilandole la lingua nell'orecchio. - E rifiuteresti di farlo in cambio di una notte di
piacere? - Vi prego, - imploro' ancora Donata. - Fate come vi dico... - Si'i'i'? e come
dici gioia? - Fatemelo in pochi... cinque... dieci... dodici al massi mo... non piu'...
mandate via gli altri e vi apriro' le coscie con tenta. Agli altri mi concedero' in una
seconda occasione... Che bisogno c'e' di farlo tutti in una volta? Vi premetto che
tornero', e mi daro' gradualmente a tutti! Non volete che torni? Che vi fac cia scopare
sempre? L'ultima frase risulto' magica. I maschi dismisero le aria da impareggiabili
conquistatori e si scambiarono occhiate per plesse, interrogative. Erano tentati, ma
dubbiosi. Mandarne via tanti, i due terzi, la meta', mandare via qualcuno, anche solo
uno... una parola! Chi? chi avrebbe rinunciato? Non certo Walter! Walter infatti emerse
dalla foresta di maschi e le si pose davanti minacciandola col suo grosso arnese in mano.
- Brutta bagascia! - l'insulto' esasperato. - Cosa credi fa re? Tu sei un corpo da cazzi,
e devi rassegmarti a beccarteli. Comunque a me non mi incanti! Ho voglia di fotterti e,
cascasse il cielo, ti fottero'! Adesso mettiti nuda! Subito! Ora! Nuda ti voglio!
Intimorita da quei modi, ma forse solo stravolta dalla lus suria, Donata slaccio' con
mosse automatiche, quasi senza render sene conto, il vestito e lo fece scivolare in terra.
Era senza rimorsi nel farlo, quasi senza piu' paure. Desiderava bensi' tran quillizzarsi
con la prospettiva di non averne troppi da soddisfa re, ma piu' ancora desiderava essere
guardata, ammirata, ADORATA! FATTA! Sotto il vestito, a parte un paio di mutandine rosse,
con relative giarrettiere (una tenuta da vera troiona), non portava nulla. Le sise
oscillarono libere, calamitando gli sguardi di tutti. Da quegli sguardi capi' che non se
ne parlava neppure di rinunciare a visitarla tra le coscie, ma semmai di conquistare
spazio per un eventuale bis! - Mi ammazzerete, - gemette ancora, non per protestare, ma
gia' pregustando l'assalto interminabile alla sua fortezza. - Sie te una marea... siete
troppi! - Non per una come te! - affermo' Walter avanzando fino a venire in contatto con
la sua pancia. Nel contempo una mano igno ta si impadroni' delle mutandine e le strappo'.
Un mormorio di ec citato stupore accolse l'esibizione del praticello pubico. - Ehi! -
scherzo' qualcuno. - Bisogna affrettarsi a falciare l'erba, prima che cresca troppo. -
Fate largo, fateci vedere! - grido' qualcun altro. Davanti a Donata si formo' un po' di
vuoto. Lei avanzo' di un passo, sui tacchi altissimi, che contribuivano a slanciarne la
figura, e mise in subbuglio tutte le sue forme. Anche i maschi mise in subbuglio. - Dio
mio! - si udi' bisbigliare. - Che fica! Walter l'afferro' per i capelli. - Avevi calcolato
tutto, eh? - le alito' in faccia. - Tette al vento, biancheria da sgualdrina, tacchi a
spillo... e dicevi di non volere! Altro che troppi! Altro che paura! Forse siamo persino
pochi per te! Donata emise un inutile verso di rifiuto (in molti gia' la manipolavano) che
crebbe in un grido trepidante. Da tergo due ma ni le aprirono le natiche, e le inumidirono
di saliva lo sfinte re. Walter davanti e lo sconosciuto di dietro si predisposero,
appaiando i sessi puntati verso l'alto, ognuno alla ricerca di un riparo. Si senti'
sollevare. Poi di botto, fu fatta ricadere sui cazzi messi in parallelo, che la
penetrarono insieme, nelle ri spettive cavita' gemelle. Le parve di essere squarciata, e
il grido di prima muto' in urlo. Tuttavia non squarcio'. Calda e ricettiva com'era,
special mente davanti, dov'era lubrificata da un flusso costante di umo ri, li prese con
una disinvoltura che sorprese tutti. Ebbe quell'urlo e un guizzo del corpo, e resto'
profondamente arpionata dal doppio rostro virile. - Madonna! - si lamento' Walter
stringendo i denti. - Sei strettissima, me lo stai spellando. Soffrivano piu' loro che
lei, per quell'efferata penetrazio ne. Spinsero con violenza, per assestarsi meglio dentro
e Donata guizzo' nuovamente, il corpicino delizioso, pieno di belle forme, si agito'
tutto. - Mamma! - esclamo' stupefatto quello di dietro. - Come me lo stringe! Pareva loro
impossibile che quella fighetta dolce, gia' a suo tempo devastata da Walter (e dai suoi
amici), quel culetto morbido e accogliente, fossero cosi' stretti e nello stesso tempo
tanto ricettivi. Quel lussuoso soldo di cacio di donna, che pro babilmente avrebbe dato
loro molto piacere, nonche' parecchio filo da torcere, era capace di prendere i cazzi con
una disinvoltura inaudita! L'eccitazione crebbe, e i maschi spinsero di nuovo, con
maggiore violenza, i loro corpi contro quello della donna, quasi che la volessero
schiacciare. Donata, sentendosi cosi' stretta e aggredita, con la coppia di aste rigide
che bruciavano dentro, si diede per vinta, e si rilascio' tra le loro braccia, mugolando
estatica, completamente persa nella luce abbagliente del piacere. Un filo di bava
comincio' a scenderle dall'angolo della bocca. Nel contempo, sollecitati da quella
reazione, i cazzi andarono oltre. Si sfilarono e si reimmersero all'unisono, per esplorla
debita mente nelle profondita' misteriose del suo corpo. Non una sola volta pero', piu' e
piu' volte. Non con riguardo, ma con violenza d'ariete. Volevano da lei che, al piu'
presto, li gratificasse del suo orgasmo, dello spettacolo inebriante che, in certi
momenti, ogni donna sensuale offre. I mugolii di Donata allora mutarono in grida, in
strepiti affannati, che a ogni duplice affondo salivano di tono e si dif fondevano
allettanti per l'intero piano. Gli uomini fremettero, mentre versi di incontinenza usciva
no dalle loro gola strozzate. - Mai vista una godersela cosi'! - esclamo' qualcuno, in
prossimita' del triplice fascio di corpi. Mai avevano avuto a di sposizione una donna
tanto sensuale e bella! Donata l'udi' e levo' piu' in alto il suo canto, e grido' e
grido', espresse senza remore il suo piacere. Squassata dai colpi micidiali,
spudoratamente felice di esibirsi in quell'amplesso tanto scandaloso, si ritrovo' ben
presto oltre la soglia dell'or gasmo. Godette e confesso' di godere. - Vengo! - pronuncio'
in un dolce lamento. - Vengo! - ripete' esaltata. E non contenta proclamo' la consolazione
che quei sessi le avevano procurato. - Dio, che bello! Continuate, vi prego... cosi',
bravi... con forza... brutali... mi piace! mi piace! I maschi si affannarono vieppiu'
nell'incalzarla e, quasi senza soluzione di continuita', al primo succedette un secondo or
gasmo e poi un terzo. Versi di beatitudine le uscirono dalla boc ca, mentre il suo corpo
era agitato da enormi contorcimenti. Al quarto acme Donata, soffocata dal piacere, si
abbandono' come sve nuta tra le braccia dei suoi violentatori. La tennero cosi', in piedi
tra loro, sostenendola per le ascelle, come una bambola di pezza, e martellandola come
forsen nati. Scosso da quei colpi il corpo sussultava, mentre solo un gemito fioco
denunciava che Donata era cosciente, e continuava a gradire il trattamento. Poi, quasi
d'improvviso, tutto fini'. Estasiati dal calore delle due guaine gemelle, l'equilibrio
nelle loro reni dei maschi si spezzo' e si scaricarono nel ventre avido della donna. Per
primo Walter, trascinato dalle espressioni di piacere che leggeva sul volto di Donata; poi
l'uomo che la perforava di dietro, trattenuta dalla voglia di continuare a perdersi con le
mani nei vasti spazi carnosi delle tette. Riempita da ambedue le parti da quel ruscellare
sincopato bruciante, Donata avverti' una grande dolcezza dentro, una sensa zione di
piacere indescrivibile che la condusse nuovamente den tro i territori celesti
dell'appagamento fisico. - Ancora! - gemette piena di felicita', sin dai primi schiz zi. -
Ne voglio ancora. Fu esaudita. Ne ebbe dell'altro, un fiume ininterrotto di slancio ma
schile. I secondi mutarono in eternita' e perse consapevolezza di cio' che la circondava.
Non si accorse neppure quando i maschi, in una babele di urla e incitamenti, si sfilarono.
Era appena consa pevole delle braccia forti che la sostenevano e dell'affaccendar si
intorno al suo corpo. Avverti' solo, a un certo punto, la nuova duplice pressione in basso
e i sessi rigidi che penetravano devastando. Si sforzo' di ritornare in se', per non
smarrire il senso di quell'orgia, per non perdere gli atti diversi con cui se la scam
biavano, e la follia erotica negli occhi e sulle bocche che ber ciavano intorno.
Sfarfallo' con le ciglia, scosse la testa e vide una selva di volti virili che la
guardavano, esaltati dalla sua oscena condizione. Un paio le si erano inginocchiati ai
lati e avevano avvicinato le faccie ai suoi fianchi per scrutare da vi cino il suo corpo
sottoposto alla brutale duplice offensiva. Si beavano delle sue grosse coscie spalancate,
della fica dilatata e dalle natiche schiuse in cui signoreggiava il membro. Le piacque che
la guardassero. Le piacque soprattutto in quell'attimo supre mo, in quelle circostanze
(perforata da ben due maschi contempo raneamente), in quella posizione, per la sensualita'
di cui poteva gloriarsi. Pensassero pure che era una puttana, una troia insa ziabile. Una
libidinosa senza confini e senza paragoni. La piu' bagascia delle femmine. LA PIU' DI
TUTTE! - Chiavatemi! - chiese, quasi ordino', appoggiandosi tutta con le spalle al maschio
di dietro. - Culo e fica, si', mi faccio fare tutto! Era preda di una sorta di rabbia
erotica che la spingeva oltre, in dimensioni in cui mai avrebbe pensato di potersi avven
turare, e in cui il ritegno non aveva piu' ragione di essere. - In parecchi! - ansimo', ed
urlo', inarcandosi e agitandosi scompostamente. - Insieme! Voglio dieci cazzi insieme!
Fottetemi da tutte le parti! Avverti' immediatamente sulle coscie le labbra febbrili dei
due che stavano inginocchiati, che le percorsero in lungo e in largo; e nel contempo
alcune bocche bramose ingliggere piccoli morsi affamati sulla carne sontuosa dei glutei.
Altri due le afferrarono i seni e li trassero a se', uno per parte, per potersene cibare.
Li infilarono in bocca e li succhia rono con una volutta' che sconfinava con la ferocia,
mentre lingue infernali si attardavano a perlustrarla sul collo, sotto le ascelle, sulle
guance, dentro la sua stessa bocca! Due, dieci, venti mani si impadronirono delle sue
belle carni compatte, palpitanti per l'azione continua, incalzante dei due nuovi sessi
bene impiantati dentro; mentre una violenza senza nome scatenava i maschi esclusi, li
induceva a gridare, ad inci tare i piu' fortunati ad affrettarsi, e si affrettavano essi
stes si verso una soddisfazione che, se attuata, li avrebbe avviliti e delusi. Donata,
avvertendo la violenza di quel desiderio, se ne crogiolo', servendosene per alimentare il
proprio struggimento. Li avro' tutti! si disse esaltata, in modo meccanico, quasi privo di
pensiero. Sarebbe stata di tutti, la sgualdrina del quartiere. Il loro sfogatoio, il
recipiente dei loro eccessi. LA PIU' PORCA DI TUTTE! Bombardata dai maschi e dalla
libidine della sua immagina zione, non ebbe altra scelta che consacrarsi a un ennesimo
orga smo. Avviso' felice dell'evento, quasi con le medesime parole usa te prima, i suoi
amanti e venne, venne convulsamente, trascinando nello stesso vortice i maschi che la
scanalavano. Di nuovo cadde nello stordimento della volutta', incantata dagli stimoli
paradisiaci delle due aste rigide che eruttavano i loro doni liquidi. Le aste conclusero
il loro lavoro e se ne an darono, la lasciarono sconsolatamente vuota. Le parve di
sentirsi mormorare un accorato fate presto! presto! Ne voglio ancora! ma era troppo
stordita per esserne cer ta. Era cio' che desiderava, comunque, che gliene dessero ancora,
piacere a fiumi, finche' ne avessero avuto da darle, finche' non fosse stata ridotta una
lumacona bavosa, troppo nauseante per po terglielo fare ancora. Voleva sentirlo scorrere
sulle coscie, e sentirlo impastare nella sua fica, i cazzi sguazzanti che traeva no rumori
osceni. Nel suo stordimento le gambe le cedettero, e mani pietose dovettero intervenire
per tenerla su, afferrandola per le ascel le. Avverti' da lontano le loro dispute, gli
spintoni, le grida esagitate... Piano! avrebbe voluto gridare. Ce n'e' per tutti! Si
limito' ad afferrare un pene, uno dei piu' grossi, come le capito', e a trarlo a se'. Se
lo strofino' sulla fessura limacciosa e rise, si esibi' con mosse triviali, da prostituta
da strada. Vo leva essere, e lo era, il piu' possibile impudica e oscena. Rise ancora,
delirando. Lascio' il fallo e si apri' da sola le natiche, offrendole al primo sconosciuto
che ne avesse voluto profittare. La penetrazione comunque non avvenne. Imprecando i maschi
l'afferrarono per le braccia e per le gambe e, sollevandola, la portarono di peso verso il
letto. C'era un tipo gia' pronto steso sulle lenzuola, la lancia in resta. Su quella
lancia, dal testone grosso paonazzo, venne fatta cadere di botto. Per la terza volta
consecutiva il culo di Donata fu costretto ad accogliere un gros so pene, e lei
esaltandosi penso' che era solo all'inizio. - Le tette! - grido' quando averti' la
presenza morbide dei testicoli contro i glutei. - Qualcuno mi faccia le tette! Voleva un
cazzo tra le tette, uno enorme, ardente, pronto a esplodere, per sentirsi posseduta anche
da quella parte. Le tette erano il suo pezzo forte e non poteva ammettere restassero tra
scurate. Non lo furono. Non appena riecheggio' il suo grido, un arnese come lo desi
derava, grosso e ardente, le si presento' all'altezza dei seni. Donata allora lo prese nel
pugno e lo strofino' vigorosamente sui capezzoli. Lo lappo' un paio di volte gentilmente,
per inumidirne la punta, e gli fece percorrere l'intero periplo dell'immodesta
circonferenza. Poi si sdraio' sull'uomo disteso e, stringendo l'una all'altra le grosse
mammelle, invito' l'uomo a soggiornarvi magnificamente nel bel mezzo. Le piacque quella
presenza calda e prepotente, che promet teva furori. La strinse, la bacio' piegando in
avanti la testa, la carezzo' agitando su e giu' intorno all'asta l'immensa massa di carne
burrosa. L'avvolse tutta e la fece scomparire nella vallata profonda tra i due stupendi
colli disegnati in cima dalle grandi aureole. Il solo il testone superbo resto' a fare
occasionalmente capolino fuori in prossimito' della gola. Contemporaneamente mani nervose
l'agguantarono per le cavi glie e la forzarono ad allargare le coscie. Un terzo uomo, il
cui volto mai conobbe, occupo' immediatamente quella posizione, e pre se a scoparla con
grande impeto; mentre altri due, bussando coi falli ai lati della bocca, le esprimevano le
loro licenziose in tenzioni. Ne aveva ben cinque, ora, ad occuparsi contemporaneamente di
lei, BEN CINQUE CAZZI IN AZIONE! AVREBBE SODDISFATTO CINQUE UOMINI IN UNA SOLA VOLTA!
considero' incantata. ERA PIU' ABILE DI TANTE DONNE DI PIACERE! PIU' GUSTOSA E CAPACE
D'UNA PROSTITUTA! NON MOLTE SAPEVANO DESTREGGIARSI COI MASCHI COME SI DESTREGGIAVA LEI! Si
meraviglio' che venissero trascurate le mani. Aveva delle manine belle, che adoperava
volentieri, mani molto delicate, e abili, perfettamente allenate nel maltrattare i cazzi,
perche' non se ne imposessavano? Allungo' le braccia, i palmi leggermente chiusi, e li
agito' con ritmo agile e significativo. Ne voleva ancora, ne voleva de gli altri, altri
cazzi per le mani, e li ebbe Due ultimi arnesi, caldi e pulsanti, si infilarono destra
mente nel mezzo e s'offrirono per essere maltrattati. Donata strinse le dita, che
chiedevano solo cio' che in ef fetti spettava loro di diritto, e li imprigiono' nel pugno,
saldi nella sua presa salda. A loro volta i polsi furono afferrati dai proprietari di quei
sessi e obbligati a muoversi, assecondando il ritmo del loro piacere e forse anche quello
disordinato dell'am plesso collettivo. Solo allora, sola a quel punto, si senti' veramente
piena, completa, interamente posseduta, FATTA! Nessuna, nessuna era mai stata scopata come
lei! Intasata di piacere Donata sospiro'. Emise un gemito lungo e venne. Cosi', a
tradimento, quasi senza preavviso. Sospiro' e go dette. Un godimento di tipo nuovo, molto
diverso da quelli prece denti. Un godimento speciale, tutto di testa, che non l'ottene
bro', ma in cui fu lucida, conservando piena consapevolezza di se' e di quel che le
facevano. Mi scopano in sette! urlo' silenziosa, lasciando che l'urlo riecheggiasse a
lungo nei pensieri, e alimentasse il suo orgasmo. Mi stanno fottendo sette uomini nello
stesso momento. E mi piace! MI PIACE! MI PIACE! I sessi che aveva sulle labbra smisero di
strofinarsi lungo il bel profilo rosso carnoso, e bussarono discreti, con piccoli colpi
delle teste paonazze sulle labbra, esigendo un premio molto piu' concreto. Donata glielo
concesse. Spalanco' le fauci, aprendo le ma scelle a dismisura, e lascio' che si
ingolfassero stretti stretti l'uno contro l'altro il piu' dentro possibile. Le due teste,
sole le due teste purtroppo, superarono la barriera dei denti e scom parvero nella cavita'
umida della bocca. Ora schizzano! penso' ancora, sforzandosi di farli entrare quanto piu'
possibile, e succhiando, e lappando. Mi affogano di sborra! I maschi infatti (mentre il
tipo tra le sise andava e anda va, e quello nel culo spingeva, e l'altro nella fica
nuotava nel lo sperma, e le mani sui polsi la costringevano ad aumentare la cadenza) se li
menavano con destrezza, affrettandosi verso l'epi logo. Eccoli! eccoli! grido' esaltata,
sentendo le cappelle intur gidirsi e le mani affrettare il passo. Stavano venendo. Ma non
solo loro. Anche altri. Parecchi sessi torridi le furono strofinati sull'esterno delle
coscie; e qualcosa di caldo, appiccicoso le si raggrumo' sulla pelle. Il suo godimento
allora, gia' eccellente, ascese ver so l'iperbole, la condusse gradualmente, attraverso
un'intermina bile serie di piccoli orgasmi consecutivi, nell'anticamera della sincope.
Ebbe la percezione di poter morire, di essere distrutta dal suo stesso infinito godimento.
Basta! imploro' mentalmente mentre col corpo, con la fica, le mani, la bocca, ne cercava
ancora. Non ne posso piu'! Non grido' durante quell'eccesso (neppure avrebbe potuto,
leggiadramente imbavagliata com'era). Contrasse i muscoli della pancia, si inarco' e si
inzuppo' del suo medesimo liquido. Quello che la stantuffava nella fica se ne accorse e
com mento' tutto contento: - Gode, la porca! Si sta bagnando in modo incredibile! Sem bra
quasi che se la stia facendo sotto! Anche lui era quasi pronto. Affretto' il ritmo,
ansimando con veemenza. Mi riempie la sorca! si esalto' Donata, pregustando il bom
bardamento multiplo che si annunciava. Iniziarono i due che aveva per le mani. Getti di
liquido bollente le sporcarono i polsi, gli avambracci, mentre i sessi si contraevano
mostruosamente. Li strinse piu' forte, li graffio' leg gera con le unghie, e offri' i
palmi a coppa per ricevere le ulti me gocce vischiose. I maschi gliele riempirono, una
pozzetta per parte di liquido denso, e si ritirarno. Altri due ne presero il posto, alla
ricerca di ristoro. Erano freschi, avidi, frenetici. Scalpitavano nelle sue mani. Li
cosparse del seme degli altri e li carezzo' leggera, scivolando deliziata sulla lunghe,
grosse aste bizzose, attenuandone l'asprezza con il lubrificante odoroso che vi aveva
cosparso. Nel contempo l'accoppiata alle soglie della bocca esplose clamorosamente in veri
e propri fuochi d'artificio spermatici. Una vera cascata di seme le invase la bocca. A
Donata parve di soffocare. Tento' di difendersi inghiot tendo frenetica, mandando in
visibilio i maschi, ma senza riusci re a salvarsi. Inghiotti' ed inghiotti', impazzendo di
libidine, e continuando a godere senza un attimo di sosta; ma ugualmente non riusci' a
ingerire tutto quello che la davano e lo sperma scolo' copioso dagli angoli della bocca. -
Gesu'! come le piace la sborra! - udi' esclamare da uno dei tanti che se lo menavano
guardando. Nello stesso tempo tutti quelli che erano impegnati diret tamente con lei
presero a venire. I due che le facevano culo e fica, il fortunato tra le sise, i due nuovi
che aveva tra le ma ni... mentre anche alcuni di coloro che assistevano, essendosi
manipolati con ecceso di ardore avventuroso, i coglioni ormai pieni di sborra, si fecevano
avanti per reclamare un brandello di pelle su cui spandersi. Un vero e proprio diluvio si
abbatte' su Donata, dentro e fuori del suo corpo. Fiotti densi e verdastri, e bianchi,
liqui di, grumosi, opalescenti, la colpirono ovunque, sul viso, sulla pancia, sul petto.
Per alcuni minuti, nell'estasi lucida che per durava, l'odore penetrante dello sperma
aleggio' intenso, invase completamente la stanza, soffocante e quasi insopportabile. Le
urla e gli strepiti pero', nonostante la soddisfazione raggiunta da molti, non
diminuirono. Donata ne aveva fatti fuori una ventina, ma piu' del doppio ancora
attendevano a sua disposi zione, e berciavano eccitati, manovrandosi l'uccello; mentre di
versi di quei venti erano andati a mettersi nuovamente in fila ben determinati ad ottenere
un nuovo turno. Quanti me ne saro' passati? si chiese lieta Donata. Quanti me ne sono
scopati? Non si chiese in quanti le avessero fatta la festa, ma quanti se ne fosse fatti
lei. Poiche' era lei la protagonista, ve ra causa e fine di quell'orgia. Finalmente osava
confessarlo (ed era ora). Finalmente assoparava l'eccitante pensiero dell'illimi tata
potesta' delle sue voglie. - Vi scopo tutti! - grido' non appena ebbe la bocca libera,
pasteggiando gli ultimi fiotti di sperma. - Vi spremo come limo ni! Un'orda di uomini le
fu addosso, l'afferro' incurante che fosse lorda di sperma, se la disputo', le impose le
sue strette. Donata rise di loro e del loro entusiasmo. - Piano! - esorto' ridendo. - Non
vi ho forse detto che ce n'e' per tutti? CHE LA DARO' A TUTTI? Un uomo grande e grosso dal
sesso gigantesco si fece largo a spintoni nella mischia. Senza pronunciare un sol motto,
le spa lanco' vigorosamente le coscie e, puntato l'attrezzo, la penetro' con un'unica
spinta crudele. Donata non rise piu'. Pianse. Temette di essere stata scar dinata e se ne
lamento'. Non fosse stata gia' cosi' ben slargata e stracolma di seme, il colpo l'avrebbe
sicuramente ferita. Il ses so mostruoso invece penetro' tutto senza provocare danni, scivo
lando dentro con relativa facilita', e procurandole un brivido ra pinoso, di meraviglia e
piacere insieme. - Ahaa! - si lamento' goduriosa, non appena lo avverti' bat tere nel
fondo dello scantinato. - Mi sfonda l'utero! - Ehi! - protestarono piu' voci. - Ce la
rovini! Deve servi re pure per a noi! Donata che aveva gradito molto quella penetrazione
accorse in difesa del suo violentatore. - Si'i'i', cosi' lo voglio! - grido'. - Forte!
FORTE! CON VIO LENZA! NON MI STATE VIOLENTANDO, FORSE? FOTTETEMI SENZA RIGUARDI, ALLORA.
SEMPRE PIU' FORTE! SFONDATEMI! SBATTE TEMI TUTTI! TUTTI! I maschi tornarono ad affollarsi.
Di nuovo in sei/sette contemporaneamente si affannarono per procurarsi, e procurarle, un
nuovo orgasmo. L'orgasmo venne e la condusse per la terza vol ta, col solito succedersi
multiplo e continuo di piccoli climax, sull'orlo dell'agonia (davvero! quei maschi la
stavano letteral mente portando alla morte!). Investi' anche i maschi, che si sca ricarono
e lasciarono posto ad altrettanti loro amici, in un in fernale tripudio di sessi
inalberati, schizzi vaganti, e corpi nudi d'esagitati che non aspiravano ad altro che ad
impadronirsi dell nudita' di Donata. Per cinque/sei volte (non riusci' a contarle) la
cerimonia si ripete' uguale a se stessa, eppure varia (variavano le dimen sioni dei cazzi,
l'impeto degli assalti, la ricettivita' della donna, la quantita' di sperma di cui si
liberavano). Infine Donata non pote' piu' assecondarne le pretese e ricadde svenuta tra le
braccia di quegli energumeni, il suo piccolo corpo completamente avvolto dai corpi
vigorosi dei maschi. Rimase inerte a lungo a subire l'aggressione continua dei loro
appetiti. Quasi non si rendeva conto di loro. Le grida, gli atti diversi con cui la
prendevano, i movimenti convulsi e le esplosioni liquide nel suo corpo, le giungevano come
da lontano, confuse, incerte, percepite a tratti. Peccato! pensava di tanto in tanto,
rammaricandosi di non essere capace di tenere loro ancora testa, e pero' felice che es si,
avvicendandosi senza scrupoli, ed infischiandosene della sua passivita', traessero ancora
cosi' tanto piacere ed entusiasmo dal possesso del suo corpo, che adoperavano come
avrebbero adoperato una macchina, cercando di sfruttarlo al massimo. Non li ho retti
tutti! Non li aveva retti tutti. Solo i primi cinquanta, maschio piu', maschio meno. I
primi cinquanta! grido' ancora silenziosa sgomenta ed esi larata. Che troia! Me ne vanto
pure! La percezione di un esso enorme, innaturale, che si faceva strada tra le sue coscie
la riporto' alla realta'. Non c'era piu' tanto chiasso nella stanza; e solo una decina di
cazzi in tiro attorno. La faccenda aveva assunto un ritmo blando, e i maschi non la
fissavno piu' impazziti. Stavano li' a godersela ora, non piu' solo per sfogarsi, per
combattere la pres sione insistente dello sperma, che esigeva di uscire. Se la face vano
senza fretta e senza concitazione. Venivano uno alla volta, innamorati della sua fica,
nono stante fosse ridotta una specie di laghetto melmoso, in cui era diventato difficile
sentire la pressione della vagina. La coprivano placidi, le si muovevano dentro per un
tempo infinito e se ne andavano. Donata conto', uno dopo l'altra, ben altre sei
penetrazioni. Tutte e sei senza che avvertisse nulla. SENZA REAGIRE, SENZA FARE NULLA.
Immobile sul letto prestava il suo corpo, la sua fessura, non per altro piacere che per
quello dei maschi. Alla settima, poiche' le bruciava la micia, gemette una pro testa. Non
ne poteva piu'. Tento' di mandare indietro l'uomo che si stava immettendo nell'inforcatura
delle sue coscie interponendo la mani. L'uomo rise, scanso' le mani e si infilo' dentro
con un grugnito. - Come sei piena! - commento' beato. - Trabocchi da tutte le parti. Era
vero. Traboccava da tutte le parti. Davanti e dietro. Sopra e sotto. Dentro e fuori. Era
tutta ricoperta di sperma. Ne aveva intrisi anche i capelli. Ma sopratutto la fica,
rigurgitan te e scivolosa. L'uomo si mosse brutalmente e Donata gemette. Il tempo che lui
impiego' a venire le parve interminabile. Fu gratificata da un'ondata di getti caldi e
pacificatori (per quanto fosse stremata, le faceva sempre piacere sentirselo schiz zare
dentro). L'uomo si ritrasse, ma non se ne ando'. Resto' in ginocchio a fissare la fica
aperta e piena. Un rivolo di sperma scivolo' fuori e cadde sulla coperta. Ghigno'. -
Sembra la sorgente stessa della sborra, - disse. E poi: - Ne hai avuto a litri, piccola. E
a metri! Proprio il mio cazzo intendevi risparmiarti? - Basta! - prego' Donata con voce
tenera. - Mi fa troppo ma le la fica. - Anno', niente basta! Non abbiamo ancora finito con
te! Un altro maschio chiese posto. Donata gemette una protesta. - No, non piu'! - prego'.
- Non ce la faccio. Le proteste non trovarono udienza. Fu infilzata crudelmen te. - Tanto
non senti niente, - rispose l'uomo ridendo. - Sto scopando la sborra in pratica! Donata
invece sentiva, e si sentiva scorticare. Dai dai, le avevano infiammate le mucose e per
quanto ben lubrificata, era sufficiente sfregarla per procurarle dolore. Lui non se ne
curo'. Si mosse a lungo, con energia, ma senza fretta. Se la godette. Il bruciore nella
fica aumento'. Poi venne e fu sostituito. Donata chiuse gli occhi per non vedere la faccia
di colui che si apprestava infilarla e si chiese quanto ancora sarebbe du rato. Era stato
molto bello all'inizio, piu' di quanto si aspet tasse, ma ora le cose andavano decisamente
male. Lo senti' piazzarsi in mezzo alle coscie e presentarle il sesso. Lo punto'. Si
raccolse come ad infliggere la solita spinta brutale. Non la diede. Penetro' invece lento
e delicato, con deli berata attenzione. Donata sospiro' sollevata. Meno male. Meno male
sopratutto considerate le dimensioni dell'arnese che era costretta a prende re. Uno dei
piu' grossi della serie, se non il piu' grosso. L'avrebbe sicuramente dilaniata, se fosse
stato menato all'assas sina, come quasi tutti quelli che erano venuti a visitarla. L'uomo
glielo infilo' fino ai testicoli e attese, crogiolan dosi nel sentirla cosi' piena, e
calda, disfatta dai suoi prede cessori. Le mormoro' all'orecchio parole di apprezzamento,
di cui non intese il suono, ma di cui percepi' il significato, e impreve dibilemnete scese
a sfiorarle le labbra con un bacio. Donata apri' gli occhi. Sorrise grata al volto che le
stava sopra. Era bello, anche se un poco spiritato per l'eccitazione. Fece emergere dalle
labbra la punta della lingua e la offri'. L'uomo prima la sfioro' con la propria, poi se
ne impadroni' e la succhio', nettandogliela con dedizione. Succhia la mia lingua! penso'
Donata eccitandosi di nuovo. Succhia lo sperma dei suoi amici! In verita' la lingua di
Donata era abbondantemenete ricoper ta da una patima traslucida di seme, di quel seme che
neanche per un istante avevano cessato di darle e pretendere che leccasse. L'uomo, senza
abbandonare la presa sulla bocca, prese ad andare. Non con la delicatezza con cui era
entrato, ma con la me desima furia brutale degli altri. Sentendosi ferire, Donata urlo' e
urlo'. E mentre urlava si rese conto della sua eccitazione, del piacere che tornava a pren
derla, e del sesso che la riempiva tutta, la dilatava al massimo. Grido' e grido', vittima
del dolore e del piacere insieme. Poi il piacere ebbe il sopravvaneto e precipito'
nell'orgasmo, nel suo ultimo orgasmo. L'ultimo, ma il piu' violento di tutti. A quel punto
la stanchezza ebbe la meglio, e svenne. Svenne e non seppe piu' nulla di quello che
successe sopra il suo corpo. * * * * * Tutto era concluso. Gli affanni, l'ansimare degli
uomini, le loro incalzanti intrusioni, i suoni indecenti del suo corpo spietatamente
sfruttato, le vociferazioni, il piacere... nessuno piu' nella stanza spoglia, nel deserto
della spossatezza e dell'appagamento. Giaceva sul letto accerchiata dall'odore forte dello
sperma e dal silenzio. Si tiro' su faticosamente e lo sperma riprese a scorrere. Ne aveva
dappertutto, fresco o disseccato. Lo fisso' con un misto d'orgoglio ed insolenza. Quanti
saranno stati? si chiese. Trenta, quaranta? Forse anche piu', molti di piu'. Se l'era
fatti sette per volta, e si puo' andare molto lontano in quel modo! Si puli' alla buona
con l'ausilio delle lenzuola e indosso' i propri vestiti, abbandonati in un angolo. Non
era andata male, dopotutto. Non proprio. Erano solo stati troppi. Colpa sua, che si era
lasciata ottenebrare dalla libidine e non aveva badato a null'altro che ad averli. La
prossima volta sarebbe stata piu' prudente. Avrebbe organizzato lei la faccenda,
controllando che non uscisse dai margini... Dieci, quindici al massimo. Massi', anche
venti, o venticinque, fino a venticinque poteva arrivare, aveva verificato, li sapeva
reggere, era in gra do di trarne del succo. Ma di piu' no, eh? Di piu' no, era troppo
sfibrante! Le era piaciuto, comunque. Le piaceva ancora, sapere che se l'erano sbattuta in
tanti. UN ESERCITO DI UOMINI! A DOZZINE, IN TERMINABILMENTE! Scese in basso, tenendosi a
faticas sul corrimano delle scazle, e incontro' l'inserviente che aveva incitato i maschi
a fotterla. Era intenta nelle prime pulizie e la saluto' come meri tava. - Puttana! - le
disse senza mezzi termini. - Vacca! - fu la risposta irosa. L'inserviente la fisso' con
odio. Noto' come camminava male, e constato' in tono maligno: - Sei stata sdraiata a
lungo, eh? a quanto vedo! - Inutile che ti arrovelli, cara. A te non ti ci porteranno mai
su, - replico' Donata con disprezzo. L'insrviente ebbe un moto di furore. Con altrettanto
furore la ripago' Donata. - Bagascia! - Invidiosa figlidiputtana! Usci' fuori, alla luce,
un poco irata. Fu investita dalla luce e si rese conto che l'alba era pas sata da un
pezzo. Sicuramente Paola l'attendeva con ansia. Avreb be voluto sapere, rassicurarsi sul
suo stato, avere particolari piccanti... lei stessa, Donata, desiderava darglieli.
Abbandono' pertanto ogni cruccio, ogni pensiero, e si af fretto' a cercare un tassi' per
farsi ricondurre a casa. fine - rose ascot (alias Antonio Villanova)
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