Da: sicul@hotmail.com
Oggetto: Racconto gay (prima parte)
Data: giovedì 19 marzo 1998 2.10
Se a qualcuno piace nei prossimi giorni arrivera' il seguito.... fatemi sapere ..ok?
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Martino, 38 anni, biondo scuro, alto 1,80, corporatura atletica, direttore di filiale di
una banca, abitante in un confortevole appartamento di due stanze in affitto, località
preferita per le vacanze la Sardegna, era gay e innamorato. Da una settimana viveva
sospeso in questo stato, indescrivibile per un uomo che non aveva mai perso la testa per
amore. Cos'era successo? Una mattina Martino era andato in macchina al distributore di
benzina. Era cliente fisso e il signor Giacomo, proprietario dei distributore, gli era
simpatico. «Buon giorno! Il pieno?». Una voce profonda lo scosse dai suoi pensieri.
«Sì» disse automaticamente, e pensava di dare la chiave al vecchio signor Giacomo
quando si trovò davanti un gigante sconosciuto di circa quarant'anni. Doveva aver assunto
un'espressione sconcertata, perché l'uomo, come per scusarsi, disse: «Il signor Giacomo
è andato in ospedale per il fine settimana. Sa, la cistifellea. Per le prossime settimane
lo sostituisco io. A proposito, mi chiamo Roberto. Il signor Giacomo è mio zio.» Martino
non aveva capito molto. Fissava attonito lo splendido viso, aperto, con un paio di bei
baffi. «Posso avere la sua chiave?» «Oh, mi scusi» balbettò e gli diede con un certo
imbarazzo quello che l'altro gli chiedeva. Martino stava sognando. A un certo punto sentì
la chiave che l'altro gli stava restituendo premergli la mano: «Allora buon viaggio. Ho
pulito anche i vetri. Ci vediamo sicuramente nei prossimi giorni. Arrivederci!» Siccome
quel lunedì mattina c'era molto da fare in banca, Martino fu obbligato a concentrarsi sul
suo lavoro. Così la giornata, che era cominciata in modo così promettente, passò
abbastanza in fretta. Solo il getto di una doccia fredda riuscì a riportare Martino
nuovamente con i piedi per terra. «Vedo un uomo che è di sicuro felicemente sposato e
padre di famiglia, quindi sicuramente non è gay, e mi comporto come un liceale
innamorato» disse alla sua immagine riflessa allo specchio, osservandosi intensamente
mentre si faceva la barba. Entrambe le cose non erano normali per lui. Di solito non
parlava da solo né si trovava così bello, da guardarsi attentamente allo specchio. Ma
oggi era tutto diverso. Dopo uno spuntino decise di fare un salto nel locale all'angolo.
«Buona sera, signor Gregorio. Vuole sedersi vicino a me?» Si era aspettato di tutto,
tranne questo: a un tavolino d'angolo era seduto lui, Roberto e lo invitava a sedersi con
lui, cosa che fece volentieri. «Beva una birra anche lei! Mi scusi se la aggredisco
così, ma qui non conosco nessuno.» La cameriera portò due birre e dopo avere brindato
l'uno alla salute deìl'altro cominciò una conversazione interessante. Stabilirono di
avere molte affinità, risero dei loro problemi di peso e anche in campo musicale
trovarono un argomento preferito in comune: Mozart. Quando Martino propose di continuare a
chiacchierare a casa sua, Roberto acconsentì con gioia. Arrivati a casa di Martino si
misero a proprio agio con una bottiglia di vino. Avevano raggiunto subito una confidenza
come se si conoscessero già da molto tempo. Ma poi subentrò un certo imbarazzo. Non
riuscivano più a trovare le parole giuste. Roberto interruppe il pesante silenzio:
«Adesso devo andare. Domani devo alzarmi presto.» «e' stata una bella serata. La
ringrazio.» «Anch'io». Martino non riuscì a dire altro. Poi accompagnò il suo ospite
alla porta. «Ci rivediamo domani?» Era la sua voce che faceva questa domanda. «Sì,
volentieri, alle otto da Toni?» «Bene, mi fa piacere se ci rivediamo.» «Anche a me.
Buona notte' s Gregorio.» Allora Martino rimase come un cucciolo bagnato alla porta,
fissò la tromba delle scale e pensò semplicemente: sono innamorato! Circa mezz'ora più
tardi Roberto era sotto la doccia. L'acqua gelata scorreva sopra il suo corpo robusto.
Aveva bisogno urgente di rinfrescarsi. Ma doveva ammettere che quel freddo non poteva far
niente contro il calore dei suoi sentimenti. Il suo membro si sollevava orgoglioso, non
intenzionato a rinunciare alla sua erezione per colpa dell'acqua fredda. Ribadiva
inequivocabilmente il suo diritto. Lasciò la doccia, prese il membro nella grande mano
pelosa e lo strofinò voluttuosamente. Il cuore gli batteva più forte non tanto per la
forza con cui si stava masturbando, quanto per il pensiero che quella mano avrebbe potuto
essere quella di un certo Martinor... Arrivò presto a un punto in cui il suo corpo fu
percorso da un formicolio e da un turbamento che lo facevano gemere e urlare. Con la mano
sinistra si stringeva i capezzoli sensibili e arrivò al massimo dell'eccitazione. Le
natiche muscolose si dimenavano e il respiro divenne affannoso mentre la mano continuava a
masturbare. E poi, con un urlo di piacere, il membro sparò un vero e proprio fiume di
caldo sperma, come se con quello spruzzo avesse voluto ringraziare la mano per il lavoro
compiuto. Si incontravano ogni sera, stavano seduti per un po' nella birreria di Toni, poi
si spostavano a casa di Martino e chiacchieravano del più e del meno. Ogni sera Roberto
diceva: «Adesso devo andare» e Martino non trovava mai il coraggio di dire: «Dai,
rimani ancora qui.» Era venerdì sera. Si trovavano di nuovo nel soggiorno di Martino.
«Mio Dio, domani mattina posso dormire. Domani tengo chiuso il distributore di benzina.
Mio zio mi prenderà per matto, ma cosa importa? Ne avevo voglia. A volte è bello fare
pazzie. Credo che questa sia una sera di quelle». Il cuore di Martino si fermò per un
momento. Questa ultima frase di Roberto era un invito? Ma non osava ancora esprimere
quello che il cuore gli dettava. Così la serata si trascinò fino a quando venne pro
nunciata la frase di ogni sera: «Adesso devo andare.» «Ti prego, rimani!» L'aveva
detto. Martino evitò di guardare Roberto... Poi udì una risata liberatoria: «là da
giorni che aspetto che tu me lo chieda. Finalmente!» Completamente sconcertato Martino
guardò Roberto che era radioso. Aveva la gola secca, il polso glì batteva all'impazzata.
Roberto gli si sedette vicino e gli prese timidamente la mano: «Se adesso mi dici che
dormiresti sul divano e mi cedi benevolmente il tuo letto, ci vado subito. e't da giorni
che non penso ad altro ... » Adesso, incredibilmente imbarazzati, quasi intimiditi, si
trovavano nella camera da letto di Martino. Alla loro eccitazione evidente si accompagnava
una paura inspiegabile. Pensavano ormai di doversi mettere a urlare dalla tensione e
cominciarono a strapparsi i vestiti di dosso. In un attimo si trovarono nudi uno di fronte
all'altro. Si guardarono affascinati: Martino alto, atletico, senza peli, come un David di
Michelangelo e Roberto, ancora più alto, più muscoloso, peloso, un Ercole del giorno
d'oggi. Immobili, allacciarono i loro corpi nudi con gli sguardi vogliosi. Solo i loro
membri tradivano l'eccitazione. Si ergevano e ingrossavano sempre più. Fu questo a
rompere il ghiaccio ed entrambi si lanciarono l'uno verso l'altro e ìnflne caddero con un
gemito l'uno tra le braccia dell'altro. Il primo contatto fra i loro corpi ebbe l'effetto
di un elettrochoc. Le loro labbra erano incollate come assetate. Durante un bacio
interminabile le mani non rimasero inattive. Carezzarono bramose la pelle morbida con
movimenti curiosi e svagati. Poi Roberto si abbandonò a un'escursione percorrendo con le
labbra il corpo dell'altro. Sul collo dell'amico tremante Martin lasciò una traccia umida
di saliva per poi fermarsi pieno di voglia sulla muscolosa collina del petto di Roberto.
Con tutt'e due le mani massaggiò tra i sospiri di gioia il corpo duro, carezzò con le
mani che gli tremavano tra i peli rigogliosi e alla fine circondò con le labbra che si
muovevano febbrili e con la lingua uno dei capezzoli di Robert. Succhiava come un bambino
al petto della madre. «Sì... oh... ancora... ahhh... mi piace» gemeva Roberto, felice
di trovare dietro di sé il mobile, perché altrimenti avrebbe perso l'equilibrio
dall'eccitazione. «Ancora!!... leccami... mordimi... così, sì... più forte, più
forte... oohh... mi fai impazzire!!!» Adesso Roberto voleva fare partecipe l'amico, che
gli dava tanto piacere, di tutta quella gioia. Gli prese con la mano destra il capezzolo
già turgido e ci giocò, tenendolo tra le dita. Martino gridò. Adesso voleva assaggiare
il boccone più prelibato. Si lanciò selvaggiamente sul membro duro e fremente. In una
volta sola ne prese in bocca così tanto che i gemiti di Roberto divennero un grido
lamentoso: «Oh caro... sì... prendilo... in bocca... sì, succhiami il cazzo... Oh
sì... prendilo tutto in bocca...sì vieni... mordilo... sì... cazzo come mi tira
...ancora .... succhialo... succhialo... aaahhhh!» Le ultime parole si trasformarono in
un rantolo di piacere. Martino, che si era messo in ginocchio, si strinse automaticamente
a Roberto. Ciò che stringeva tra le mani gli fece emettere un urlo di piacere. Un culo
potente, robusto e sodo che stava tenendo avidamente tra le mani. Massaggiò sfrenatamente
queste colline celestiali e fermò con abilità i colpi che dava Roberto. «Ti amo... mi
fai impazzire... ti vengo in bocca... Oohh... aahh... Non ce la faccio più... TROIA oh...
oh... oh... ti vengo in bocca... ohh... aaahhh... attento... vengo adesso...
oohhhaaahhhh!!!» Poi un grido animalesco riempì la stanza. Con potenza inaudita un
flotto di sperma dopo l'altro sgorgarono nella bocca aperta di Martino. Aggrappandosi alla
schiena robusta dell'amico che stava quasi per crollare estenuato, inghiottì ogni goccia
con desiderio irrefrenabile. Succhiò appassionatamente fino a quando l'ultimo flotto si
fu esaurito. Con un sospiro di soddisfazione si lasciarono cadere entrambi a terra.
Roberto si dedicò senza indugio a ciò che finora era stato trascurato: il membro di
Martino. Si gettò avidamente sul membro che fremeva già dal piacere e cominciò a
succhiarlo. Martino ebbe l'impressione di ricevere una scarica elettrica. Poi allungò la
mano verso il magnifico culo di Roberto. Affondò il viso eccitato tra le natiche rotonde
e cercò come un esploratore l'ano sensibile. Era difficile attraversare quella foresta di
peli, ma con la volontà si arriva a tutto. «Ahhh... Martino... leccami il culo oohhh
ancora... la tua lingua èmeravigliosa... come mi piace... sì leccami leccami...
ooohhh!!! Martino rispose con bramosia all'invito. Baciando e leccando soddisfò nel modo
migliore i desideri di Roberto, mentre il suo membro si scaricava copiosamente nella gola
dell'altro. Quando Roberto poi per mandarlo in estasi avvicinò un dito alla sua apertura
posteriore, la dischiuse con carezze delicate e poi lo introdusse delicatamente, ma con
decisione, Martin non riuscì più a resistere. Con un urlo prolungato eiaculò nella
bocca spalancata di Roberto. Questi prese lo sperma che gli scorreva in bocca a flotti
rantolando dal piacere. Piano piano il loro respiro divenne più tranquillo, i muscoli si
rilassarono. Roberto aveva ancora la testa tra le coscie di Martino, il suo membro disteso
davanti agli occhi. Martino aveva posato la testa sulle cosce di Roberto e guardava il
culo adorato. Entrambi cercarono di esprimere i sentimenti che nutrivano l'uno per l'altro
con cautela e insistenza allo stesso tempo. Cominciarono lentamente ad accarezzarsi, quasi
circospetti. Palpandosi, baciandosi lievemente, esprimevano il ringraziamento per quello
che avevano appena vissuto. Una incredibile tenerezza si impossessò di loro. Una
sensazione che non solo fece battere più forte i loro cuori, ma che rianimò i loro
sensi. Infine le loro labbra si trovarono in un bacio appassionato. La loro saliva si
mescolò, le lingue si lambirono. Respirarono avidamente l'uno il respiro dell'altro, le
mani si carezzavano con una eccitazione crescente sulla pelle, i membri sembravano godere
della loro faticosa, ma piacevole, attività e lo dimostravano con una vivace erezione. La
grande mano di Robertoo si muoveva su e giù, senza dissimulare la bramosia, nella valle
tra le natiche di Martino penetrando sempre più profondamente nel solco. La ricerca venne
facilitata'da Martino che divaricò le gambe, e questo ebbe presto il suo effetto. Il suo
dito mediò trovò un'apertura calda, pronta a ricevere. Tastando lentamente nel canale,
Martino gemette di piacere, lo assecondò, godendo per il grosso dito nel culo, che si
muoveva con indubbia vivacità. Entrava e usciva velocemente. Ma sembrava avere paura di
rimanere da solo nel canale buio e presto si unirono a lui un secondo e un terzo dito.
Martino si girò con un sospiro e inarcò il sedere verso la mano che lo stava penetrando.
«Ooohhh... aaahhhh... e--adesso vieni! Scopami!!! Scopami!!! Vieni, voglio averti
dentro... sentirti...aaahhh... non farmi aspettare ancora! Mettimi il tuo bel cazzone in
fondo al culo!» Prese della vaselina dal comodino. Porse tremando la scatola a Roberto.
Mentre questi gli lubrificava con cautela il culo, Martino preparava il membro palpitante
dell'amato con le labbra che lo riempivano di baci e con la lingua umida. Al pensiero di
avere nel culo quel gioiello divino, gli sembrò di impazzire. Con un movimento impaziente
tese il culo inarcato e ormai pronto verso Roberto. Quasi con solennità questi circondò
con le sue grosse mani le natiche frementi di Martino. Poi spinse il membro che vibrava
dall'eccitazione dell'attesa davanti al buco eccitato. Martino sentì l'enorme glande
premere all'entrata del suo culo. Gridò forte quando sentì entrare la punta del membro.
«Fa male?» chiese Roberto preoccupato. «No! Mi fa impazzire... Ooohhh... ancora...
spingilo dentro... ancora!!!Sìììì... così va bene... Sììì... mettilo tutto dentro.
Mi fai impazzire! Vieni, dammelo!!!» Con un gemito animalesco Roberto era entrato tutto.
Martino godeva sentendo i peli rigogliosi del pube sulla pelle sensibile del culo.
Partendo a colpi lenti iniziò un'interminabile cavalcata. La stanza risuonava ancora di
urla e gemiti dei due uomini sconvolti dall'eccitazione. Il battito del ventre teso di
Roberto sul culo muscoloso di Martino, rendeva la situazione ancora più esplosiva.
Roberto si distese con tutto il suo peso sull'amico e questi sentì il suo torso peloso e
potente sulla schiena. I loro corpi si strofinavano sudati, le loro bocche emettevano
suoni inarticolati e sbavavano. Il mondo attorno a loro sembrò sconvolgersi. Roberto
continuava a spingere sempre più forte nel morbido buco. Si contorsero nella massima
delle estasi e infine: «Aaahhh !! mio Dio... non ce la faccio più ooohh... vengo...
vengo... ohhh sììì nel tuo culo meraviglioso prendilo... prendilo... oc>ohhh ...
aaahhh !!!» Il balbettio d'amore di Roberto finì con un urlo disumano. Muovendosi
convulsamente eiaculò nell'amato che giaceva sotto di lui. Un flotto interminabile d
sperma irruppe dentro l'amico. Un ultimo gemito, poi si accasciò sull'altro. Allo stremo
delle forze, ma incredibilmente felice, baciò sulla nuca Martino, pieno di gratitudine.
Questi credeva di sognare. Anche luì, in un qualche momento di quel folle delirio, aveva
raggiunto l'orgasmo. Questo era stato solo uno dei tanti momenti di estasi che lo avevano
sconvolto negli ultimi minuti. Poi si separarono. A malincuore Martino fece uscire il suo
membro dal culo di Roberto. In silenzio si stesero sul grande letto. Abbracciati si
rannicchiarono l'uno accanto all'altro; ognuno stringeva l'altro come un gioiello
prezioso. (continua)