Da: Meneghetti
Oggetto: l'infermiera
Data: sabato 21 marzo 1998 15.47
L'infermiera.
Stavo facendo una riparazione all'impianto di ventilazione di un ospedale. Guardando attraverso una grata osservavo quello che succedeva nella stanza accanto. Sul letto c' un paziente, sui vent'anni. Le braccia ingessate sono in trazione, come anche una gamba. Una infermiera, una gran figa, seduta sul letto, accanto a lui. Sta tirando gių le lenzuola e il piagama, rivelando il cazzo del ragazzo lungo e duro. L'infermiera č una rossa, con un corpo che sembra far esplodere la corta uniforme. Il seno visibile siccome lei non si allacciata i bottoni del seno. Il paziente ha una enorme erezione. Lei gli afferra il cazzo, massaggiandolo. Lei lo massaggia lentamente, sorridendogli. Lui geme e si contorce ad ogni passata. "Dai fammi venire, per favore" supplica lui. Lei lo prende in giro "Oh, poverino. Ti farei venire, ma non mi va che tu mi sporchi. Voglio solo stimolarti. Ti far cos tutti i giorni. E' una tortura per te, ma mi diverte. Questa sera quando mi godr una bella scopata, penser a te. Vedi, mi piace pensare a te che soffri mentre io mi scopo e godo. Questa sera verr un nostro amico negro a casa nostra. Questo negro ha un cazzo lungo e grosso. Inizier mio marito a spogliarmi e poi mi prender quel palo nella figa mentre mio marito viene nella mia bocca. E io godo come una porca." Io non potevo credere a quello che vedevo. Quella puttana sadica si apre l'uniforme, lasciando uscire due grosse tette sode e la figa rasata e lucida. Senza biancheria sotto l'uniforme. Si china sul ragazzo e prendendosi le tette, stringe il cazzo tra le tette sfregandolo. "Ti piace questo, vero? Ma mica mi vorrai sporcare le mie belle tette con la tua sborra, vero?" lo tortura lei. Poi si solleva e prende un misuratore di pressione. Lo infila sul cazzo ormai turgido e lungo. Lo gonfia fino a stringere il povero membro fortemente. Lei ride guardandolo. "Avrei bisogno di una massaggio al piede. Ma vedo che non puoi muovere le braccia. Ma puoi usare la bocca." Si sfila la scarpa e la mette il piede sul viso, alzando la gamba e facendo aprire le labbra della figa gi fradicia. "Fai il bravo e leccami i piedi." Il poverino bacia e lecca il piede mentre lei ride. "Oh, si, bravo" dice lei "se vuoi che ti faccia il favore di liberare il tuo cazzo, devi leccarmi le scarpe." Il poverino esegue anche questa umiliazione. Infine lei sembra stanca di questo e gli strizza le palle. Contro le sue preghiere, lei dice che lo liberer alla fine del turno, tra sole tre ore. Si allaccia i bottoni della divisa, lasciando i capezzoli duro esposti attraverso la sottile tela. Si allontana sculettando in modo sexy. Io scendo dalla scala e esco nel corridoio guardando dove va per raggiungerla. Ma questa un'altra storia. F I N E -------