Da: Marlene
Data: giovedì 26 febbraio 1998 17.52
La casa di campagna
Per contribuire un po' a questo nuovo NG che potrebbe anche essere promettente ho
deciso di contribuire anch'io con una storia in tre parti. Spero che non risulti essere
troppo lunga e che comunque venga accettata anche se magari a molti non piacera'. Che
piaccia o no, si tratta di una storia di sesso ed il NG si chima appunto
it.sesso.racconti. I gusti sono gusti.
-------------------------------------------------------------------------------------- LA
CASA DI CAMPAGNA 1 L'unica cosa che si notava era quella mia aria un po' sottomessa e allo
stesso tempo effeminata, ma non lo notavano tanto i miei genitori o mia sorella che mi
vedevano tutti i giorni. Ci facevano più caso ad esempio i miei due cugini, Alessio e
Giacomo, due ragazzoni smaliziati, fisico atletico, eternamente abbronzati, facce da
schiaffi, pieni di fighette che li cercavano continuamente, due veri figli di buona donna,
anche piuttosto rudi e sfrontati. Mi chiamavano "la loro cuginetta preferita",
per fortuna evitando di farlo quando c'erano i nostri rispettivi parenti. Ormai avevano
anche cominciato a minacciarmi che prima o poi mi avrebbero fatto la festa; io rispondevo
ingenuamente "In che senso???", ma sapevo benissimo a cosa si riferivano. Temevo
e contemporaneamente aspettavo con ansia quel momento, ma questa e' una delle prossime
storie. Tra l'altro io da qualche anno, cioè da quando ero circa quattordicenne, avevo un
problemino: il mio sesso era rimasto di dimensioni minuscole (lo e' tuttora), ma in
compenso mi erano venute due belle tettine proprio da ragazzetta che faticavo sempre più'
a nascondere, ad esempio al mare tentavo di non togliere mai la maglietta. I miei cugini
avevano notato qualcosa, e non perdevano occasione per rifilarmi una palpatina o una pacca
sul sedere, col risultato di farmi avvampare regolarmente di vergogna ed eccitazione al
tempo stesso, per poi scappare impaurita mentre sghignazzavano. Ma torneremo
sull'argomento cugini nella prossima storia. Ora devo raccontarvi quest'altra: allora,
già ho detto che avevo ormai 18 anni, e che la casa di campagna dei miei zii ispirava
particolarmente le mie fantasie e perversioni. Una notte mi stavo appunto dedicando al mio
giochino preferito, ed ero sola in cameretta, così agghindata: calze a rete, reggicalze
di pizzo nero, coulottes di seta e pizzo nero, reggiseno a balconcino. Mi rimiravo allo
specchio in preda alla libidine più assoluta, mi titillavo i capezzoli attraverso il
reggiseno... mi piaceva quando si indurivano come quelli delle attrici che vedevo di
nascosto nei film vietati... stavo per andare a dormire, per cui presi le corde con cui
avrei voluto legarmi al letto quando mi venne un'idea migliore, molto più audace,
certamente dettata dalla straordinaria eccitazione di quella notte. Aprii furtivamente la
porta della cameretta e, con passo felpato, scesi dalla scala interna che portava al
garage-capanno-rustico. Nessuno mi scoprì. Appena arrivata giù, non mi pareva vero:
quell'ambiente pareva fatto apposta per scatenare le fantasie più perverse. Peccato
essere da sola e non avere uno spietato aguzzino che prendesse le redini del gioco senza
darmi possibilità' di fuga, ma andava bene anche così. C'erano molte travi di legno a
puntellare il soffitto, ne scelsi una e cominciai a legarmi accuratamente. Prima le
caviglie, la cosa più semplice a mani libere: ci feci attorno molti giri di corda e molti
altri giri attorno alla trave, non volevo avere la possibilità di liberarmi tanto presto.
Stesso trattamento pure all'altezza delle ginocchia e del seno. Per rendere la cosa più'
realistica abbassai pure un pochino le spalline del reggiseno e mi applicai una molletta
da bucato a un capezzolo. Infine l'ultimo tocco: feci un cerchio legando le estremità di
un pezzo di corda di circa due metri, e portandolo con le mani dietro la schiena cominciai
a attorcigliarmelo ai polsi finché divenne un groviglio inestricabile, di cui non sarei
riuscita a venire a capo tanto facilmente. Per il momento ero legata come forse neanche un
esperto padrone sarebbe riuscito a fare. Ero estasiata. Inoltre la cosa stava riuscendo
alla perfezione perché' dai piani superiori non giungeva alcun rumore, segno che tutti
dormivano della grossa, e infatti vi tranquillizzerò subito dicendo che comunque in
quell'occasione riuscii a portare a termine il mio giochino senza sorprese. Almeno da
parte dei parenti, perché una gradita sorpresa invece la ebbi da Billy, il grosso cane
lupo! Me ne ero totalmente dimenticata. Billy infatti dormiva proprio in garage, e
comparve dal buio facendomi trasalire proprio appena ebbi finito completamente di legarmi.
Evidentemente lo avevo svegliato. Non avevo assolutamente paura, Billy mi conosceva da
sempre e poi era un cucciolone mansueto e affettuoso. Speravo soltanto che non si mettesse
ad abbaiare! Mi venne vicino scodinzolando e subito capii che stavo per vivere qualcosa di
veramente speciale. Per un attimo chiusi gli occhi rapita, come per lasciarmi andare a
piacere... Per prima cosa inizio' ad annusarmi, partendo dai piedi velati dalle calze. Mi
faceva il solletico. Lo incoraggiavo con tante paroline dolci sottovoce, sperando
vivamente che si decidesse a salire un po più in su. Aveva un delizioso alito umido e la
punta del naso bagnata. Finalmente alzò un po' la mira e si mise a annusarmi l'interno
delle cosce. Evidentemente cominciava a fiutare l'afrore del mio sesso. Infatti avevo la
punta del mio piccolo cazzo bagnata di alcune goccioline di umori. I capezzoli mi erano
diventati di marmo, come avrei voluto sentirli lambire dalla lingua rasposa di Billy! Ma
il mio seno era decisamente fuori portata dalla bocca del cane, cosa che non faceva altro
che ingigantire la mia eccitazione. Ed ecco che Billy si decise finalmente a tirar fuori
la lingua: alla prima leccata, sulla coscia destra, per poco non ebbi già un orgasmo.
Riuscii a controllarmi, fortunatamente perché il cane cominciò a slinguazzarmi
furiosamente sulle gambe facendomi morire di piacere. Lappava a un ritmo indiavolato,
respirando affannosamente; lo so che non é possibile, ma io credo che si stesse eccitando
anche lui. A un certo punto Billy individuò perfettamente la fonte di quell'afrore che
aveva fiutato, così, ergendosi sulle zampe posteriori, e piantandomi quelle anteriori
poco sopra le ginocchia, finalmente iniziò a leccarmi sulle mutandine, lì dove la punta
bagnata del mio cazzo aveva lasciato una piccola macchiolina umida. Mi sentivo la sua
preda, la sua cagna in calore e questa sensazione mi era data anche dalle sue zampe sulle
mie gambe, come se volesse tenermi ferma. La lingua del cane era sensazionale, ruvida,
calda, bagnata, guizzante... per alcuni momenti riusciva anche a infilarsi all'interno
delle ampie coulottes ma purtroppo la scarsa coordinazione e la foga dei movimenti gli
facevano perdere la strada. Cercai di resistere il più' possibile ma non ci riuscii a
lungo: un orgasmo incredibile ben presto mi squassò il cervello, inondando l'interno
delle coulottes con un fiume di sborra. Il cane non aspettava che questo: felicissimo, si
mise a leccare più' furiosamente di prima, attraverso il tessuto, succhiando ogni goccia
del prezioso liquido con la voracità di un aspiratore, deciso a non sprecarne neanche un
milligrammo. Col risultato di farmi godere una seconda volta in maniera ancora più
intensa della precedente. Ora il problema era che Billy non si stancava più, ma io si! Se
io avessi goduto ancora, lui non avrebbe smesso di leccare e io sarei nuovamente venuta,
praticamente non c'era via d'uscita da questo circolo vizioso. Dovevo tentare di liberarmi
mentre lui continuava a leccarmi, senza pensarci se no avrei trascorso lì tutta la notte.
Vi assicuro che non fu facile concentrarsi sull'intricato percorso delle corde che
stringevano i miei polsi dietro la schiena mentre quella furia assatanata di Billy
praticamente mi ciucciava il cazzo. Poiché i nodi erano alquanto complessi, per venirne a
capo ci misi più di un'ora, durante la quale le attenzioni di Billy mi procurarono altri
due orgasmi violentissimi (e procurarono al cane altro liquido di cui saziarsi e quindi
nuovi assalti). Finalmente riuscii a slegarmi, esausta, sudata e con la testa che mi
girava, col cane che continuava ad assediarmi. Fosse stato per me non lo avrei lasciato
più, ma ormai albeggiava e DOVEVO correre in camera, anche per non abusare troppo della
fortuna. Billy dovette accontentarsi di seguirmi fino alla scala, col muso incollato al
mio culo, e vedermi sparire definitivamente nel buio. Sono riuscita a ripetere altre volte
questo stupendo gioco col cane lupo dei miei zii, ma nessuna delle altre occasioni che mi
sono procurata fu sconvolgente come la prima (com'è naturale che sia). Questo è rimasto
il grande segreto tra me e Billy, e la mia gratitudine per lui non sarà mai pari allo
straordinario piacere che mi ha procurato.
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Da: Marlene Oggetto: La casa di campagna 2 Data: giovedì 26 febbraio 1998 17.52 LA
CASA DI CAMPAGNA - 2 La seconda delle sconvolgenti avventure erotiche che la magica casa
degli zii mi ha regalato vede per protagonisti Alessio e Giacomo, i miei due cugini di
primo grado che all'epoca avevano rispettivamente 23 e 19 anni. Vi ho già sommariamente
descritto Alessio e Giacomo, ora lo faccio un po' più accuratamente: innanzitutto si
somigliavano parecchio, la loro struttura fisica era imponente, superavano entrambi il
metro e 85, portavano sempre i capelli molto corti ed erano eternamente abbronzati. Non
esisteva sport che non praticassero e oltre tutto sgobbavano come muli in campagna. Come
se non bastasse avevano anche pieno successo negli studi universitari. Due ragazzoni
veramente d'oro, l'orgoglio di loro padre, con un solo difetto: il carattere. Infatti
erano fin troppo sicuri di sé, si ritenevano i migliori in tutto e non perdevano
occasione di farlo pesare ad esempio a me, che ero bersagliata dai loro scherzi pesantucci
e allusivi. I due giravano per casa sempre col vestiario minimo indispensabile, di solito
pantaloncini corti e torso nudo o al massimo T-shirt, pavoneggiandosi dei loro corpi
perfettamente scolpiti e trovando ogni scusa per esibirsi, ad esempio lasciando la porta
del bagno aperta durante la doccia. In casa inoltre era un turbinio di telefonate di
ragazze, ragazze che venivano a cercarli di persona, ragazze da tutte le parti che li
assediavano rimediando per lo più trattamenti antipaticissimi da parte dei due piccoli
tiranni, che sapevano di avere successo con l'altro sesso e ne approfittavano senza
ritegno. Cambiavano partner quando gli pareva e non si può certo biasimarli per questo,
chi non farebbe altrettanto nella loro situazione? Ma scusatemi per il lungo preambolo,
ora passo al racconto. Era ormai da quattro anni che i miei cugini mi bersagliavano di
battutine, palpatine e varie amenità, cioè da quando le caratteristiche femminili del
mio corpo avevano cominciato a prendere il sopravvento. Mi ero quasi abituata a tutto
ciò, non credevo che realmente mai mi avrebbero fatto qualcosa di serio. Quando mi
salutavano mi dicevano "Ciaaaooo, cuginettaaaa!" con fare effeminato e mimando
con un grottesco ancheggiamento e una vocina flautata. Bisogna dire che non si sono mai
permessi di sfottermi davanti agli altri. Altra loro bravata consisteva nel darmi
regolarmente una pacca sul sedere quando passavo accanto a uno dei due. Non se ne
dimenticavano neppure una volta, era un tormentone. Alle volte per stare allo scherzo io
stessa sporgevo il sedere all'infuori molto platealmente e, ricevuta la pacca, scappavo.
Allora loro mi minacciavano come sapete: "Attenta cuginetta, stanotte fai molta
attenzione alle sorprese che potresti avere..."; ma in realtà in 4 anni non era mai
accaduto nulla. Almeno non accadde fino alla notte del mio diciannovesimo compleanno...
Avevamo festeggiato, la sera prima. C'erano tutti: i miei genitori, mia sorella, i miei
zii e cugini, la zia Pamela, e Laura l'ex baby-sitter. Avevo avuto dei bei regali, avevamo
brindato con champagne autentico a volontà tanto che la zia Pamela nel farmi gli auguri
mi aveva anche baciato sulle labbra (era un po' sbronza), erano ormai quasi le 2 del
mattino ed ero da circa 1 ora in camera mia in paziente attesa che in casa non si sentisse
volare una mosca, segno che tutti si erano addormentati, per dare il via a uno dei miei
giochi preferiti, che penso immaginerete. Ecco: erano ormai 10 minuti che non si sentiva
più alcun rumore. Potevo agire. Nuda lo ero già, non avevo nemmeno il problema di
spogliarmi. Accesi il lume, mi alzai e tirai fuori un nuovo coordinato intimo che mi ero
regalata il giorno prima, andandolo a comprare per la prima volta in negozio tra gli
sguardi interrogativi delle commesse (dissi che era per un regalo, infatti era vero no?).
Questo completino mi faceva letteralmente impazzire, vedendolo in vetrina non avevo saputo
desistere dall'acquistarlo: era tutto bianco, di pizzo lavorato semi trasparente,
comprendeva un reggicalze, un reggiseno a balconcino, un tanga e vi avevo aggiunto delle
fantastiche calze color perla con la fatidica riga dietro. Una favola! Quando ebbi finito
di indossare il tutto, credo che anche il maschio più contrario ai rapporti coi
travestiti non avrebbe potuto resistere alla voglia di darmi due colpi... Ma non era
ancora finita. Era il mio compleanno e volevo essere proprio perfetta. Mi truccai
delicatamente con del lucida labbra e un po' di mascara. Indossai un paio di scarpe rosse,
lucide, col tacco di 8 cm che avevo "preso in prestito" da un mobile di mia zia
e non mi sarebbe stato difficile rimettere a posto il giorno dopo. Feci qualche passo
nella stanza, rendendomi conto che camminavo con una naturalezza come se non avessi
portato altro che tacchi alti in vita mia. Allo specchio ero di un seducente pazzesco, un
misto tra lussuria e ingenuità, tenerezza e perversione. Il reggiseno a balconcino
sosteneva le mie belle tettine che nella penombra apparivano assolutamente femminili,
anche per via dei miei capezzoli appuntiti. Le scarpe alte, che indossavo per la prima
volta, mi davano un'aria da troiona, assieme al rossetto vermiglio eppure tenue che avevo
applicato con la maestria di una cocotte. Ero eccitata da morire, per poco non ebbi un
orgasmo solo toccandomi le punte dei seni davanti allo specchio. Ma seppi dominarmi, il
meglio doveva ancora venire. Mi adagiai languida sul letto, senza coprirmi naturalmente.
Avevo intenzione di legarmi in modo così intricato che avrei dovuto passare la notte a
tentare di sciogliermi, per prolungare il mio stato di eccitazione. Feci vari giri di
corda attorno a ogni polso e caviglia, poi per prima cosa attaccai le caviglie alla sponda
inferiore del letto, una a destra e una a sinistra. Fu facilissimo fare altrettanto con la
mano sinistra alla spalliera. Prima di completare l'opera, con la mano ancora libera
applicai due mollette ai capezzoli già durissimi che spuntavano dal balconcino, e mi
imbavagliai prendendo un paio di mutandine in bocca e sigillandola con del cerotto. Infine
l'ultima operazione, la più complicata: attorcigliare il polso destro al groviglio di
corde che avevo preparato sulla spalliera, in modo che non mi fosse poi troppo semplice
liberarmi. La cosa riuscì circa in un quarto d'ora, ma alla perfezione tanto che appena
finito quasi mi pentii perché ebbi la sensazione che stavolta non sarei stata capace di
sfuggire alle mie stesse legature. Questa stessa sensazione però scatenò in me
un'eccitazione se possibile ancora maggiore appena provai a fare dei movimenti per
scoprire che ero legata proprio bene, stavolta se volevo liberarmi erano cavoli miei. Ma
ci avrei pensato all'alba, ora volevo godermi le indicibili sensazioni che stavo provando.
Avevo i capezzoli in fiamme, le mollette erano un dolce tormento quando mi sbattevo un po'
proprio per farle oscillare. Muovendo il bacino all'indietro potevo avvertire come il mio
pisellino, costretto nel tanga, avesse già bagnato dei suoi umori l'interno del minuscolo
indumento. Cercai di calmarmi per non sborrare, cosa che sarebbe stata un disastro sia per
le lenzuola che per il proseguimento del giochino. Ma mi rilassai talmente bene che mi
addormentai. Ricordo che stavo sognando di essere prigioniera di due vecchiacci bavosi in
una squallida stamberga e che uno dei due mi succhiava i seni mentre l'altro si masturbava
strofinando il suo cazzo bagnaticcio su tutto il mio corpo mentre il bavaglio soffocava le
mie urla di piacere. A un tratto un rumore che non faceva parte del sogno mi destò di
soprassalto: maledizione, mi ero chiusa a chiave, eppure qualcuno stava aprendo la porta!
Quello che udivo era un inequivocabile rumore di chiave nella serratura! Ero inerme e mi
assalì la disperazione; già mi preparavo a subire chissà quale umiliazione davanti ai
miei genitori o zii, e questa volta sarebbe stata irreparabile. Chiusi gli occhi per non
guardare, volevo morire. Li tenni chiusi per 30 secondi che parvero un'eternità, era
impossibile che chi era entrato non si fosse ancora manifestato. Se poi era mio padre già
doveva essere scoppiato un casino. Riaprii gli occhi anche perché chi era entrato non
aveva fatto neppure il minimo rumore né detto alcunché. Già avete capito che chi
apparve alla mia vista terrorizzata erano Alessio e Giacomo, i miei due cugini. Da quando
erano entrati mi stavano osservando in silenzio. Avevano indosso solo i boxer, che non
nascondevano l'erezione di due manganelli da togliere il fiato, e con il loro ghigno
sarcastico mi salutarono: "Ciao cuginetta. Piaciuta la sorpresa?". Evidentemente
essi possedevano dei doppioni di tutte le chiavi della casa, non c'era altra spiegazione.
Fortuna che ero già imbavagliata se no avrei urlato. Invece non trovai di meglio che
mettermi a piangere. Alessio si sedette sul letto dicendo: "Ma guarda tu che fighetta
nostra cugina!"; e intanto mi palpava pesantemente le cosce e i seni, cui tolse
subito le mollette facendomi un male boia. Il fratello rincarò la dose: "Hai
ragione, è proprio una bella fighetta, chi se l'aspettava... io quasi quasi me la
scoperei tu che dici?". E l'altro: "E' solo una troietta, non se li merita due
cazzi come i nostri". "Fai come ti pare, io me la scopo, questa zoccola mi ha
fatto arrapare". "E va bene diamole un po' di cazzo, così finalmente ne
assaggia di quelli veri". Intanto io continuavo a piangere, ma sempre meno convinta.
Alessio fece per togliermi il bavaglio ma Giacomo lo fermò: "Sei scemo? E se si
mette a urlare?". Il fratello con freddezza gli rispose che logicamente non avrei
urlato perché mica volevo farmi vedere così da tutto il parentado! Naturalmente il
ragionamento non faceva una grinza: non avrei mai urlato, dovevo solo stare attenta a non
farlo per il piacere. Quindi mi tolsero il bavaglio, era chiaro che il programmino
prevedeva qualche prestazione orale... Ebbi un attimo di delusione quando i due mi
slegarono polsi e caviglie dalle sponde del letto, ma era chiaro che se restavo sdraiata
non avrebbero potuto divertirsi a piacimento. Fui io che, persa ogni vergogna, chiesi
"per favore, legatemi ancora...". Alessio guardò Giacomo in faccia e gli disse:
"Hai capito la maiala...", ma non furono affatto sorpresi (del resto era così
che mi avevano trovata), e stavolta mi legarono i polsi dietro la schiena uniti tra loro,
e le caviglie idem. Le caviglie legate mi impedivano di aprire bene le gambe, ma tanto a
loro del mio piccolo cazzo non interessava proprio niente. Mi fecero mettere inginocchiata
sul letto, in posizione trasversale cosicché uno poteva prendermi dal retro, e uno sul
davanti aveva il cazzo proprio davanti alla mia bocca. Quando Giacomo, che era dietro di
me, iniziò a salirmi sopra strofinandomi la cappella sulle chiappe, cominciai a mugolare
come una cagna e a dimenare il bacino. Ormai volevo godermela tutta, e mi piaceva come i
due mi trattassero da troia. Alessio intanto davanti aveva sfoderato la sua notevole mazza
e me l'avvicinava sempre di più alle labbra. Io non potevo afferrarla, avendo le mani
legate, e lui giocava al Stanotte ti copriamo di sborra e poi da domani ti passiamo a
tutti gli amici nostri; dovresti ringraziarci che ti facciamo divertire". Il bello è
che avevano ragione! Erano abilissimi per la loro età, infatti mi portarono al punto che
fui io a doverli implorare di fottermi. Giacomo strofinava il suo uccello su tutto il mio
culo, mi faceva sentire bene ora la cappella, ora le palle, mentre io continuavo a roteare
il sedere. Intanto Alessio avvicinava e allontanava il cazzo dalla mia bocca, facendo in
modo che solo allungando la lingua fino a farmi male potessi lambirlo. Andammo avanti
così per un quarto d'ora, io non ce la facevo più e crollai supplicando "vi prego
non fatemi soffrire, chiavatemi!!!". Prima di accontentarmi mi fecero ripetere dieci
volte "Sono una troiona e voglio i cazzi dei miei cugini". Lo ripetei con ENORME
piacere... Infine si decisero: Alessio mi piantò il suo palo dritto in bocca, tanto che
stavo per soffocare. Cominciai a succhiarlo con voracità. Suo fratello minore intanto mi
scostava lentamente l'elastico del tanga. Non pensai minimamente al fatto che stavo per
perdere la verginità anale, non desideravo altro che sentirmi puttana nelle loro mani e
riempita dei loro cazzi. Giacomo non si fece attendere oltre: con un colpo secco e
violento mi impalò strappandomi un gridolino che riuscii miracolosamente a soffocare.
Finalmente mi ritrovavo con un cazzo in bocca e uno in culo, come la peggiore delle
prostitute, e la cosa andava molto al di là dei miei stessi sogni. Giacomo era sopra di
me e i suoi colpi aiutavano anche il movimento che dovevo fare per spompinare Alessio. Poi
mi slacciò il reggiseno, e cominciò anche a impastarmi le tette mentre mi inculava. Io
intanto con l'affare di Alessio in bocca emettevo un mugolio di piacere continuo, ed era
molto eccitante nonché abbastanza sommesso da non poter essere udito in altre zone della
casa. La scenetta dunque era alquanto piccante: io ero in scarpe coi tacchi, calze,
reggicalze e tanga semi scostato, truccata, caviglie legate insieme e polsi legati dietro
la schiena, inginocchiata sul letto, con un maschione dietro che mi inculava e mi
strizzava i capezzoli, e uno davanti che me lo dava in bocca. I due spingevano come matti
e il silenzio era rotto dal loro ansare animalesco. Inutile dire che io godevo senza
pudore e mi davo da fare per non deluderli, mettendo a frutto la mia fantasia più che
l'esperienza (che non avevo). Si vedeva che i miei cugini avevano una certa intesa e
dovevano già aver vissuto situazioni simili, perché pompavano a ritmo crescente di pari
passo, e solo dopo una eternità sborrarono assieme, venendo a caldi fiotti uno sul mio
fondo schiena e uno impiastrandomi la faccia e i capelli con delle quantità incredibili
di sperma. Mi presi un attimo di tregua adagiandomi sui cuscini che avevo sotto la pancia,
ma naturalmente non era finita: i due stavano solo scambiandosi i posti. Infatti mi
ritrovai faccia a faccia con Giacomo che mi disse: "ora fai una pompa a me e lo
prendi nel culo da mio fratello. Non ti preoccupare non siamo stanchi, abbiamo appena
cominciato!". Non chiedevo di meglio!!! I due ricominciarono a ruoli invertiti. Pero'
il cazzo di Alessio era più grosso di quello di Giacomo, inoltre Alessio scopava più
violentemente. Mi stava facendo male, o almeno così credevo. In realtà ben presto
cominciai a provare un piacere ancor più sublime, grazie ai colpi spietati che Alessio mi
infliggeva. Era solo difficilissimo resistere all'impulso di urlare, anzi veramente un
urlo non seppi trattenerlo, ma fortunatamente proprio mentre avevo il cazzo di Giacomo
spinto fino alla gola, cosicché l'urlo divenne uno dei tanti mugolii di piacere, solo un
po' prolungato. Nel frattempo avevo scoperto che, strofinandomi contro i cuscini, potevo
masturbare anche il mio piccolo cazzo costretto nei pochi centimetri quadrati del mio
ridottissimo tanga, e così tentare di avere anch'io un orgasmo contemporaneo a quello dei
miei due "violentatori". Non mi preoccupavo più delle lenzuola e delle federe,
ormai erano già ridotte un disastro. Me ne sarei occupata domani. Così ripresi a
dimenare il bacino ancor di più per ottenere quanto speravo, cosa che fece arrapare
maggiormente Alessio che mi stava inculando, e lo fece diventare una vera furia. Oltre
tutto era quello dei due che più continuava ad insultarmi: "mignotta... ti spacco...
zoccola... godi schiava! Senti che bei cazzoni ti danno i tuoi cugini, vacca...", e
così via. A un certo punto sentii che stavano per sborrare ancora, e accelerai il ritmo
dei movimenti del mio culo per venire insieme a loro. Cosa che riuscì perfettamente, con
la differenza rispetto a prima che Giacomo volle che io ingoiassi tutto il suo sperma.
Accidenti non finiva mai! E anche Alessio mi stava inondando, sentivo gli schizzi
arrivarmi fino alle spalle. Io stessa venni copiosamente, e Alessio generosamente mi
infilò due dita nel tanga e le offrì alle mie labbra per farmi leccare la mia stessa
sborra. Lo feci praticando una specie di pompino a quelle due dita nodose. Anche Giacomo
ficcò un dito nel mio tanga pieno di sborra e me ne spalmo' un po' sui capezzoli. Dopo un
breve attimo di rilassamento, durante il quale i due si scambiavano pareri tipo
"niente male la troia", "si, insomma, credevo peggio...", mi slegarono
solo i polsi, si infilarono i boxer e scapparono salutandomi con quel loro modo odioso di
dire "Ciaoooo bellaaa" in atteggiamento da pederasti. Devo dire che furono
comprensivi e si portarono dietro le lenzuola per farle sparire. Io ne avevo di ricambio,
la zia si sarebbe accorta della mancanza solo dopo delle settimane ma comunque non avrebbe
saputo spiegarsela. Ero distrutta, letteralmente sfondata, ancora con le caviglie legate,
piena di sborra dappertutto.
Da: Marlene Oggetto: La casa di campagna 3 Data: giovedì 26 febbraio 1998 17.52 LA
CASA DI CAMPAGNA - 3 Dopo la sconvolgente notte del mio compleanno in loro potere, i miei
cugini non tennero fede alle loro promesse di tornare a scoparmi ripetutamente. Sembrava
quasi si fossero dimenticati di me. Mi avevano trattata proprio come una delle tante
stronzette che si scopavano: una botta e via. Mi sentivo umiliata, ma proprio
l'umiliazione se possibile mi eccitava ancor di più: stavo scoprendo di godere delle
umiliazioni. Era prevedibile, è nella mia natura. Fatto sta che passarono i mesi e in
varie occasioni tornammo in campagna, ma per quanto potessi agghindarmi da puttana, le
notti trascorrevano senza visite dei miei cugini. Io ero diventata audacissima, al limite
della incoscienza: di notte, in camera mia, indossavo i più arrapanti coordinati di
biancheria intima, mi legavo nei modi più intricati, mi ero anche comprata un vibratore
che a volte mi ficcavo nel culo lasciandolo li' per ore, indossandoci delle mutandine
strette sopra per tenerlo fermo. Ero ormai giunta a non chiudermi neanche più a chiave,
rischiando di brutto, pur di illudermi che la porta aperta fosse in qualche modo un
ostacolo in meno al rivivere quella eccitante e perversa avventura. Ogni notte
fantasticavo su ciò che mi avrebbero fatto i miei cugini se fossero ancora venuti a
trovarmi, invece niente. In particolare speravo che trovassero il modo di introdurre in
casa alcuni loro amici, per prendermi e violentarmi anche in quattro o cinque, ma invece
non venivano nemmeno loro, figuriamoci quindi gli amici! Qualche volta, se faceva caldo,
alzavo piano piano la serranda e uscivo sul terrazzino seminuda, cioè solo con mutandine
reggiseno e calze auto reggenti, per poi legarmi alla ringhiera dove, teoricamente, dalle
auto che passavano in lontananza qualcuno avrebbe anche potuto vedermi, il che mi eccitava
non poco. Insomma ogni qualvolta passavamo un periodo più o meno breve in campagna, per
me era uno strazio: eccitata fino all'inverosimile e costretta sempre a masturbarmi da
sola col ricordo di quella notte infuocata che non voleva saperne di ripetersi. Uno
stillicidio. Ormai le provavo tutte, tanto che quando partivamo per la campagna, già mi
preparavo indossando lingerie femminile sotto i miei odiati panni maschili. Trascorrevo
quei giorni portando di nascosto le coulottes più trasparenti, le calze più impalpabili,
i reggiseni più volgari. Il mio stato di eccitazione era continuo e la mia solita
abitudine notturna di legarmi e masturbarmi da sola non mi bastava più. Era ormai
trascorso quasi un anno da quella mitica nottata, senza che i miei cugini mostrassero
neanche la minima intenzione di un "revival". Mi avevano proprio usata come una
mignotta qualsiasi. Dirò subito che tutto questo preambolo non prelude a una nuova
travolgente notte di sesso con Alessio e Giacomo: purtroppo quella non si ripeté più.
Tuttavia non sapevo che mi attendeva qualcosa di altrettanto eccitante e trasgressivo. La
mia costanza sarebbe stata premiata.
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FINE
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