Da: stef "Pattume" max
Oggetto: [GF] Non me lo ricordo
Data: mercoledì 25 marzo 1998 1.39
Il racconto parla di omosessualita', feticismo (in minima parte), solitudine e rapporti di
coppia, ma non solo... Mi rendo conto che e' un po' lunghetto. Ho cercato di fare del mio
meglio, vedete un po' voi. Sono graditissimi i commenti, anche estremamente critici.
1. La donna in calze a rete nere, giarrettiere e sandali rossi dai tacchi alti, succhiava
la mezza erezione di un uomo corpulento, seduto di fronte a lei. Un fottitore le stava
dietro, mostrando un sincero interesse per il suo culo, il cazzo ricoperto di una sottile
patina gialla sbiadita. Marco giaceva sul sofa' di casa, le tapparelle abbassate
nonostante fosse pieno giorno, facendo scivolare lentamente la propria mano. Non pareva
prestare attenzione a cio' che avveniva nel televisore, non fosse che per quel piccolo
particolare. La camera alle spalle della donna s'era allargata ed egli fissava,
strabuzzando gli occhi, i talloni di lei, il biancore della pelle che filtrava attraverso
le maglie della calza, i cinturini dei sandali. Gli torno' alla memoria l'immagine di
Barbara Stanwyck in Double Indemnity, il braccialetto che voluttuosamente le cingeva la
caviglia, per il quale un uomo aveva perduto se stesso. Il silenzio del soggiorno, rotto a
tratti dall'ansimare degli attori, fu attraversato da uno stanco schizzo biancastro che
ando' a depositarsi poco sopra l'ombelico di Marco. E tutto fu presto finito. Ripose nel
fodero la propria eccitazione e, per le mani, sola, gli resto' la nausea della
post-eiaculazione e tutta quella cosa li' da ripulire. Ando' in bagno e si netto' in
silenzio, con della carta igienica. Dalla finestra vide le cime degli alberi oscillare,
nella luce quieta del pomeriggio. Nei suoi pensieri scivolo', un'altra volta, la moglie.
2. Marco accese il pc. Il puntatore del mouse corse rapido sull'icona di accesso remoto.
Il collegamento fu stabilito in pochi momenti, le lucine lampeggiarono ad intermittenza.
ICQ era li', dietro l'angolo, e il nome di Paolo lampeggiava; bene, penso', e' puntuale,
come sempre. Marco>"Ciao tesoro, sei tu?". Paolo>"Si' sono proprio
io, amore, come stai?". Marco>"Benone, ho tanta voglia di te, del tuo
cazzone...". Paolo>"Sai cosa ho fatto, troiona mia, lo sai?". Marco>
"No, dimmelo ti prego". Paolo>"Ho attaccato allo specchio di fronte al
pc un cazzo di gomma, e ora me lo sto muovendo fuori e dentro dal culo, e godo come una
vecchia puttana". Non si persero in convenevoli. Paolo venne per primo, ritraendosi
per pochi istanti, per ripulirsi. Marco per poco non copri' i tasti di sperma. Rimase a
pensare, seduto davanti al monitor del pc, allo strano rapporto che lo legava all'altro.
Era da un po' che la cosa andava avanti. Si erano conosciuti tramite un newsgroup erotico,
ed avevano cominciato a scambiarsi E-mail in cui si raccontavano delle proprie esperienze
sessuali, delle proprie fantasie. L'altro l'aveva introdotto nel mondo delle chat, e da
qualche tempo consumavano i loro incontri su ICQ, a cadenza settimanale, o giu' di li'.
Dopo qualche istante ripresero la loro conversazione: Marco>"Sai, credo proprio di
essermi innamorato di te, e' strano, la tua consistenza e' ridotta a questi pochi tremuli
caratteri, un po' sfocati, che leggo sul mio video; non conosco il tuo viso, la tua voce,
il tuo odore, eppure. credo di amarti. Ricordo ancora quell'immagine che, forse
inconsapevolmente, hai buttato li', nelle prime E-mail, prima ancora che ICQ entrasse in
gioco. Ti osservero' con cura, ed annotero' nel mio taccuino ogni tuo dettaglio; poi sarai
mio e sapro' darti tutto cio' che vuoi. Queste semplici parole hanno scatenato in me la
potenza infinita dell'evocazione, quella forza irresistibile che a volte solo le parole
sembrano possedere. Mi si prospettavano piaceri inauditi, piaceri che non avevo mai
provato, pur avendoli sempre desiderati." Paolo>"Posso parlarti di mia
moglie? Non siamo sposati da molto, ha piu' o meno la mia eta', trentadue anni, e con lei
le cose non vanno male. Parliamo, ci desideriamo. Pero', dio mio, e' cosi' difficile
parlare di sesso, e' cosi' complicato spiegare ad altri le proprie..., come dire?, manca
quella complicita' che sola si puo' avere con chi desidera le stesse cose tue, con chi
decide di buttare se stesso nelle medesime avventure. E' questo che io amo nella nostra
relazione, questa contiguita' delle nostre fantasie. Quando ti parlo so di non avere
bisogno di spiegarti troppo, tu sei gia' li', mi hai preceduto ed attendi paziente."
Marco>"Comprendo e mi ritrovo in cio' che dici. Le nostre perversioni sono, in
fondo, belle e banali, come quelle di tanti, di tutti. Sentire un altro uomo appoggiato
la' dietro, poter scendere ad umiliarsi nel coito orale, poter ricevere nella propria
bocca il frutto caldo di quell'umiliazione. Sai che non ho mai avuto esperienze
omosessuali, mai ho guardato consapevolmente un altro uomo con questi occhi. Con le donne,
si', questo e' accaduto e accade continuamente. Desidero quasi ogni altra donna, le
rappresento dentro di me come enormi vagine ambulanti. Mentre gli parlo, non posso fare a
meno di chiedermi come sarebbe stato farlo con loro". Paolo>"Capita pure a
me, sai. E' buffo, o forse., cercavo una donna ed ho trovato te, ho trovato il tuo
desiderio; ha importanza che dietro queste parole che leggo ci sia un uomo?" La
conversazione prosegui' ancora per qualche minuto, poi si salutarono, dandosi appuntamento
per i giorni seguenti. Marco spense il pc, resto' per qualche istante seduto a testa
bassa, con gli occhi chiusi, rimuginando. Ogni volta gli pareva che tra loro rimanesse
qualcosa di sospeso, di inespresso. Cosi' pensava quando, improvvisamente, la vide. Vide
la moglie di Paolo, persa nel sonno in quell'altra stanza, di fronte al televisore, quel
distante, strano fagotto. 3. Anche quella sera l'appuntamento su ICQ era stato fissato per
le nove. Marco termino' di lavare i piatti e riassetto' un poco la cucina. Andava a piedi
nudi sul pavimento di casa. Amava farlo. Appena possibile si metteva scalzo, sempre prima
degli appuntamenti con lui, ed amava immaginare che lui potesse vederlo, potesse coglierlo
camminare silenzioso, a capo chino, guardandosi le dita dei piedi, masturbandosi di quando
in quando, sempre attento a non sprecar la voglia. Si avvicino' impaziente al pc, lo
accese ed attese gli infiniti istanti che la macchina impiegava per disporsi ad
assecondarlo. Ecco, infine il desktop, le icone. Il gioco e' avviato. "Verifica nome
utente e password in corso". Fissava lo schermo, gli occhi gli brillavano mentre
osservava il rettangolo della finestra di accesso remoto. Con lo sguardo ne percorreva i
bordi, spingendo innanzi a se' il proprio crescente desiderio. La mano destra raccoglieva
informazioni dalle parti basse del corpo, mentre l'altra, libera sulla tastiera, sfiorava
i solchi scavati tra un tasto e l'altro; il loro delicato frusciare pareva riprodurre il
suono lieve dei capelli sfiorati nel buio. "Mancata risposta da parte del computer
selezionato per la connessione. Riprovare in un secondo tempo". Non incominciare,
maledizione, penso', tirandosi un poco piu' su nella poltrona e lasciando la presa della
propria evidente rigidita'. Degluti' nervoso per un paio di volte e la sua erezione perse
qualche punto. Recupero' la calma e riprovo', con estrema dolcezza, quasi accarezzando le
curve sinuose del mouse, su bello, non fare cosi'. L'esito questa volta fu leggermente
differente. "Linea occupata, riprovare". Si liscio' con la destra una gamba e,
risalendo, con il pollice sfioro' la punta protesa. Una minuscola goccia gli scivolo'
verso i testicoli. Ritento' ancora, ancora e poi di nuovo, ricevendo sempre le stesse
mortificazioni. Il nervosismo dentro di lui cresceva. Il vento sibilava forte, fuori. Le
tapparelle vibravano. Dal solaio, un muggito lo atterri', costringendolo ad alzare gli
occhi al soffitto. Il tempo passava, i rifiuti si accumulavano, uno dopo l'altro,
inesorabili. Nella stanza, l'unico segno di vita pareva diventato il rumore delle rotelle
della poltrona, inquieta, sul pavimento. Non rifaro' mai piu' l'abbonamento con Telecom,
mai piu'!, pensava, guardando quasi con disprezzo le forme arrotondate del cabinet, la
morbidezza del rivestimento delle casse acustiche. Non avranno piu' i miei soldi!
Improvvisamente, come se gli avessero letto nei pensieri, il collegamento parve
stabilirsi. La clessidra tintinno' per alcuni istanti, quindi i due terminali andarono,
repenti, ad accucciarsi nell'angolo destro dello schermo. "Connesso a 57600
kpbs". Mi va da dio, penso', speriamo che Paolo mi abbia atteso. Avvio, Programmi,
ICQ. Eccoci qui. Dopo pochi istanti il nome dell'altro lampeggiava. Mi ha aspettato,
penso' mentre vi cliccava sopra. La finestra della chat parve sul punto di aprirsi,
quando, violenta, una voce nel mezzo del video tuono'. "Connessione terminata.
Riconnettersi?". Marco avverti' un "clic" familiare, nei pressi della
scheda modem. Che era successo? La mano sul pisello teso, scivolo' sul ventre, sfatta.
Egli ripiombo' indietro verso lo schienale della poltrona, lasciando cadere le gambe in
avanti, stancamente. I suoi piedi scalciarono le ciabatte lontano. Vibro' un pugno sul
mouse, che emise un gemito e fermo' la sua corsa, per sempre. Lo afferro', diede un
violento strattone, e se lo ritrovo' tra le mani. Lo guardo' per un attimo come un folle e
lo scaglio' contro il muro, con veemenza. La plastica ebbe un sussulto e si apri' a meta'.
Con lo sguardo segui' la pallina scomparire sotto la scrivania. In quel preciso istante il
telefono' squillo'. Uno squillo acuto, improvviso, imprevisto. Con la sola maglietta
addosso, diresse i suoi piedi verso quel suono. A grandi falcate, traverso' il soggiorno,
soffiando aria dalle narici. Afferro' con ambo le mani la cornetta. "Pr..oonto"
cerco' di dire, ma la voce gli usci' spezzata, incerta. "Pronto", ripete', ma il
suo tono non muto'. "Si'", disse una voce maschile, dall'altro capo del mondo.
"si', barbara sei tu?" chiese l'altro uomo. Frammenti di vetro ricaddero ai suoi
piedi, li osservava esterrefatto. Nelle mani la cornetta ed un pezzo di cavo, strappato
dalla parete. Fisso' a lungo l'apparecchio sdraiato sul pavimento, sul quale era
rimbalzato dopo il volo verso la finestra che dava sulla strada. Pochi istanti dopo, gli
occhi gli rotearono nelle orbite e seppe che avrebbe perduto i sensi. Il pene gli ricadeva
floscio, ma non del tutto, in mezzo ai testicoli un po' gonfi. Cadde, e il vento soffio'
una raffica che raccolse il bidone della spazzatura e lo scaravento' molti metri piu' in
la'. 4. Una notte di Luglio, gran caldo fuori e dentro la stanza, zanzare come elicotteri
swiftiani s'abbassavano e s'alzavano a schivare ostacoli improvvisi, umidicci e mobili. Il
cane dei vicini ululava sotto la loro finestra. Un lamento straziante. I rumori della
fabbrica del turno di notte, ad intermittenza, e il brusio incostante dell'autostrada in
sottofondo. Nel letto, due corpi, sdraiati sulla schiena a fissare il soffitto, nel buio.
"Cosa c'e' amore, hai mal di testa?", chiese lei. "No, tesoro, c'e' che
proprio non mi riesce di prendere sonno." "Senti", chiese lei, "t'e'
piaciuto fare l'amore con me?", "Si, certo, tesoro, mi e' piaciuto tanto, e'
stato proprio bello, davvero...". "Anche a me e' piaciuto", rispose lei.
"Tesoro?". "Si'?" rispose lei. "C'e' una cosa che vorrei
dirti". "Parla, t'ascolto". Marco tamburello' con le dita sul letto.
"Vedi, io ti voglio bene, e mi piace tanto far l'amore con te...".
"Pero'...?" chiese lei. "Niente, non c'e' un pero', e' solo che non riesco
a dirti alcune cose...". "Cosa, quali cose?", chiese lei con tono un po'
allarmato. "Ma sai, ci sono cose che non riesco a chiederti, sai, proprio non ce la
faccio, non riesco neanche a parlartene". "Non puoi provarci? Perche' non vuoi
almeno fare un tentativo?" chiese lei. Marco noto' l'incrinatura nella voce di lei e
senti' che avrebbe potuto quasi farcela, senti' ch'era quasi sul punto di buttare fuori
tutto. Ecco, ora glielo dico, ora le dico che sono un fottuto porco, che la tradisco ogni
giorno con un altro. E se non ci sono andato ancora a letto e' solo per paura, perche'
sono un cagasotto, questo sono. Ma le parole non volevano saperne di uscire. Per quanto si
sforzasse, tutto restava dentro di lui. Comincio' a sentire il desiderio di piangere.
Ecco, ora ti viene anche voglia di piangere, sei proprio una merda. Che cosa cerchi da
questa donna, te lo sei mai chiesto? Chi e' costei, chi e' questo corpo che ti sta a
fianco, se allunghi una mano la puoi toccare, perche' non lo fai? Lei reitero' la domanda,
ma lui non rispose. "Cosa, Marco per l'amor del cielo, cosa mi vuoi dire",
chiese lei con la voce bagnata di lacrime. "No tesoro, dai, non fare cosi', si sta
solo parlando...". "Lo so, non mi vuoi piu' bene, non ti piaccio piu', non e'
cosi'?" disse lei piangendo. "Ma no, che dici tesoro, e' un'altra cosa. Vedi io
non ce la faccio proprio a parlartene, mi sento in colpa...". "In colpa, per
cosa?", piangendo a dirotto. "Ma no, dai, vieni qui...", fece per
abbracciarla. "Lasciami stare, lasciami in pace, io lo so che non ti piaccio piu',
sono ingrassata, vero?, e' per questo, vero?". "Ma no, il fatto e' che a me
piace...". "Cosa Marco, cosa ti piace?" Marco si tiro' il lenzuolo sulle
spalle, scaccio' impaziente un'altra zanzara. "Non me lo ricordo". Non era
passato molto tempo, che il vento ricomincio' a soffiare, portandosi appresso il sudore di
quella nottata. Una farfalla notturna, presa in mezzo a quel putiferio, cerco' riparo
verso la luce calda di un lampione. Ma non ci fu nulla da fare, mani possenti la
trascinarono verso il basso, verso la morte, quel nudo freddo parabrezza che avanzava in
silenzio, ma inesorabile, verso di essa. 5. Era sdraiato sul sofa' di casa, sul televisore
la solita videocassetta, nella mano destra il pene solo in parte eretto, negli occhi
ancora l'immagine di quei talloni. Sentiva dentro come una febbre, una marea di sentimenti
strabocchevoli, che non gli riusciva piu' di contenere, se non con estrema fatica. Era
dunque giunto il momento? Avrebbe dunque tradito sua moglie con Paolo? L'altro aveva
proposto l'incontro e Marco non si era tirato indietro. Avevano concordato che si
sarebbero dati un appuntamento presto, molto presto. Paolo gli aveva raccontato con
estrema accuratezza cosa avrebbe voluto fare con lui. Sarebbe stato in quel motel di
terz'ordine noto ad entrambi. Quando si fossero visti, non si sarebbero salutati. Marco
avrebbe abbassato gli occhi e avrebbe seguito Paolo docilmente, nella camera che li
attendeva, gia' sudata. Paolo gli avrebbe ordinato di spogliarsi di ogni cosa e poi gli
avrebbe legato le mani dietro la schiena, l'avrebbe afferrato per i capelli e costretto ad
inginocchiarsi di fronte a lui. Avrebbe guidato la sua bocca la' sopra, sulla sua
turgidita' violacea, tumefatta. E Marco avrebbe inghiottito tutta quella carne, come se
fosse la millesima volta che lo faceva. Senza tanti problemi, cosi' semplicemente.
Ricordava le parole che aveva scritto su ICQ: "Mi inginocchiero' di fronte a te e me
lo darai da succhiare, senza tante storie. E mi divertiro' a sbullonarti come solo una
troia del mio grado sa fare. Ti succhiero' fuori la vita. Si', da quell'affare che non
puo' non essere che duro, vero? " Poi ridevo di queste parole, ridevo di tutte quelle
volte che ci siamo presi in giro per la volgarita' delle cose che ci dicevamo, per la
volgarita' delle nostre vite senza dignita', del nostro essere codardi e porci, porci e
codardi, incapaci di cedere per sempre all'imperio dei nostri sensi. "Ricordi amore,
quante volte ti ho promesso di possederti, e tu a dirmi, va la' che non ti tira nemmeno,
cos'hai li' in mezzo alle gambe un moncherino sfatto?"; e ti amavo tanto, come non ho
mai amato nessuna donna, come non si puo' amare una donna, troppo lontana, troppo diversa
da noi, vero? Non capisco, io cercavo una donna ed ora mi ritrovo a scrivere ad un uomo e
a desiderare di scopare con lui. Mi ha mostrato un po' delle sue fantasie, mi ha fatto
balenare la possibilita' che si potesse fare alcune delle cose che ho sempre sognato di
fare. Questo desiderio omosessuale che ora viene alla luce e' forse sempre stato dentro di
me? Perche' ora mi ritrovo a desiderare la sottomissione, perche' godo nell'immaginarmi
intento a succhiare il cazzo ad un altro uomo? Mi pare quasi di sentirlo rovistarmi il
culo con il suo coso. Ho trovato questo in Paolo? In fondo non so, non ricordo, sono
marito, uomo, ma mi dispongo ad aprirmi anche al mio stesso sesso, non e' questo che fa di
un uomo un essere umano completo? Fu in quell'attimo che la cosa accadde. Avverti' un gran
rumore provenire dalla stanza accanto, come se qualcuno si dibattesse all'interno di uno
spazio angusto, impossibilitato ad evaderne, come se qualcosa battesse forte su una parete
di legno. Degluti'. Un rivolo di paura gli colo' giu' per la schiena, con il sudore. Cosa,
cosa poteva mai essere a produrre tutto quel frastuono? Si fece forza. Mise un piede
avanti all'altro, costringendosi ad avvicinarsi alla fonte del rumore. Il cuore cozzava
violentemente contro le ossa del torace. Sentiva il sangue pulsargli in gola. Apri' la
porta che dava sul corridoio. Guardo'. La porta bianca della lavanderia era come scossa da
un fremito. S'avvicino', incerto. Afferro' la maniglia e la trasse a se'. E la vide, la
vide! La lavatrice, la lavatrice aveva preso a centrifugare veemente, come se dovesse
schizzare acqua lontano, scivolando sul pavimento, rompendo gli argini, scalpitando
furiosamente. Marco si getto' sopra di essa. L'afferro' come se dovesse trattenerla, come
se dovesse impedirle di lasciare quel luogo. Il tremito si trasmise alle sue mani e poi
alle braccia. La bocca e i denti vibravano, in un ghigno osceno. Solo i suoi piedi, larghi
sul pavimento, erano immobili. Quei piedi restarono l'ultima immagine che Marco ricordo'
della serata che precedette l'appuntamento. 6. Era per quella sera. Marco aveva lasciato
l'ufficio alle cinque ed ora si stava dirigendo in auto verso il luogo dell'incontro. Il
ponte sul fiume, in quella citta' sconosciuta. Arrivo' per primo, accosto' al marciapiede
ed arresto' l'auto. Per tutto il tragitto aveva meditato sul da farsi, sulle cose che
avrebbe dovuto dire e fare una volta che si fosse trovato faccia a faccia con Paolo. Ma
non gli veniva nulla, non riusciva quasi piu' a ricordare cosa si fossero scritti in tutti
quei mesi. Si dispose ad aspettare. Le sue mani stringevano il volante. Il piede destro
batteva ritmicamente il tappetino. Le gambe gli si stavano anchilosando, tanto scomoda gli
pareva quella posizione. Cominciava ad avere caldo. Frugo' nel taschino e si accese una
sigaretta. Aspiro' lentamente, quasi scordandosi di buttare il fumo fuori. Apri' la
portiera ed usci'. Respiro' l'aria fresca della sera che sopraggiungeva. Fu allora che,
per la prima volta, Marco si accorse veramente del vento. Gli scivolo' tra i capelli,
filtro' tra i pilastri del ponte, corse rapido sul fiume, sollevando vene sulla superficie
dell'acqua. Marco lo segui' ancora per un poco, dimentico di se stesso e di cio' che stava
vivendo, sino a che, dietro lui, un rumore non lo costrinse a voltarsi. Improvvisa, colse
una macchina avvicinarsi. Era ancora lontana, fuori dalla sua portata. Il colore pareva
quello che avrebbe dovuto essere. Il modello, boh, si era sempre rifiutato di riconoscere
i modelli delle auto. Ma sembrava proprio l'auto che stava aspettando. D'improvviso si
accosto' al marciapiede, cinquanta metri piu' indietro. Si fermo'. Ne usci' un tipo
piuttosto corpulento dai capelli lunghi. Si guardo' attorno. Due volte volse lo sguardo
dalla sua parte. Forse lo riconobbe. Ad un tratto avanzo' deciso verso di lui. Marco lo
osservo', per un istante parve che i due si guardassero. Poi Marco abbasso' la mano verso
la maniglia ed apri' la portiera dell'auto. Fine.
----------------------------------------------------------------------------- "Se ti
piaccio bene altrimenti pazzienza, pero' devi piacermi anche tu." (d.)
----------------------------------------------------------------------------- [Togli
nonono dall'indirizzo, se vuoi proprio scrivermi via e-mail]