CHERUDEK - IL NUOVO FANTAGOTICO

Valerio Evangelisti ci conduce in un labirintico viaggio attraverso sogni, abissi della memoria, incarnazioni, ectoplasmi, visioni apocalittiche e passaggi spazio-temporali.

La grana dell'immaginario

Da circa un paio di settimane, è uscito Cherudek. Un nuovo mistero dell'inquisitore Eymerich (Mondadori, Milano:1997, 488 pp., L. 30.000). Vorrei attirare subito la vostra attenzione con un giudizio: si tratta di un romanzo che lascerà un segno molto profondo nella letteratura fantastica. Forse, una delle opere più importanti create dall'immaginazione di uno scrittore italiano. Cherudek offre al lettore elementi di grande complessità. Proverò a descriverli. Da un lato, la narrazione si svolge con una perizia e un controllo dei punti di vista davvero magistrale. Dall'altro, l'autore si diverte a omaggiare le allucinazioni della letteratura fantastica classica. Lo fa con raffinatissimi esercizi di riscrittura e citazioni colte. Fin dall’incipit, il lettore attento può saggiare la grana che forma l'immaginario del libro. La grana più solida è quella dei geni di E.A. Poe e H.P. Lovecraft. Lo scrittore bolognese ha già avuto occasione di dichiarare il suo affetto per i due arcani letterari. Nell’articolo "Attualità di Lovecraft" (Dada n. 5), ha sottolineato che essi hanno elaborato due tipi di sensorialità legata alla paura. Per esempio, in Lovecraft troviamo il lessico della paura associato al freddo. In Poe, invece, il lessico della putrefazione. Come non notare, allora, l’omaggio collocato in apertura del romanzo?

Fantagotico

Non credo di sbagliare se vedo in Cherudek l'eco di un altro virtuoso della letteratura fantastica: Dan Simmons. Come l'americano, Evangelisti non si chiude nello schema di un genere, ma ne allarga i confini e i rimandi intertestuali. In tal senso, Cherudek è un'opera di fantascienza che delinea a pieno diritto le caratteristiche del fantagotico (il termine è stato suggerito da F. Scalone, Unità 2, 16/4/96). Certo, non si può negare che la SF sia un arcipelago del continente del fantastico. Se essa dovesse rinchiudersi nel "realismo scientifico" avrebbe tutto da perdere. Per questa ragione, mi sembra, Evangelisti ha definito la SF come un filone della letteratura popolare che colloca le proprie storie nella cornice di incubi generati dallo sviluppo scientifico, tecnologico e socioeconomico di una certa epoca.

La voce di un morto

Ma vediamo Cherudek da vicino. La storia è la seguente. La voce narrante, di cui si conoscerà l'identità solo nelle ultime pagine del romanzo, dichiara di essere un morto. Il suo corpo è disperso nell'infinitamente piccolo delle particelle subatomiche. E’ sepolto in un sepolcro dalle pareti di bronzo. L’essere riesce, tuttavia, a comunicare la propria esperienza di prigioniero. Divenuto quinta essenza, l'innominato si proietta nei sogni altrui. Abita il tempo azzerato sul presente del sogno: il tempo zero di una città di morti viventi e di incubi. Di essa Evangelisti ci offre la mappa proprio all'inizio della lettura. Nella sua forma si cela un segreto... Ma attenzione! Le strade della città sono impregnate di una fitta e lattiginosa nebbia. Quella nebbia che molti di voi ricorderanno avvolgere i personaggi insani delle pellicole Hammer.

Ectoplasmi

Dunque, è nel tempo del sogno che i personaggi vengono attirati. E lo spazio del sogno è abitato da tre padri: Jacinto Corona, Celeste e Gonzalo. I tre cercano di studiare il significato enigmatico del simbolo che organizza la pianta della città. Infatti, le vie principali formano una croce, con la chiesa di San Malvasio al centro. Nel suo accompagnarci tra i segreti, e gli anagrammi della frase latina sator arepo tenet opera rotas, Padre Corona ricorda il Virgilio dantesco. Via via, si aggiungono altri attori infelici che scoprono di essere incatenati a un'anima vissuta nel passato. Tutti sono in cerca di una risposta che estingua la loro agonia. Come Federico Dentice, l'ispettore di finanza posseduto dall'identità di Friedrich von Spee. Come Roberta Hu che scoprirà di essere l'incarnazione di una delle tre personalità della dea Ecate. Poi, Ariel/Leira la vera vittima di Eymerich.

Gli abitanti della nebbia sembrano provenire dalle comparse di The day of the Triffids (1963) oppure di The Invasion of the Body Snatchers (1956). Evangelisti li descrive in tre categorie: gli apparentemente normali, ma insensibili alle stranezze che li circondano; i bizzarri malvagi; le persone atone, capaci solo di azioni ripetitive e di discorsi formati da citazioni bibliche. Insomma, amebe ed ectoplasmi.

Piano inclinato

La città non offre certo degli allegri scenari. I muri dei palazzi respirano. Le stanze d'albergo sono abitate da insetti sanguinanti che imprigionano anime in pena: formiche e lumache. Tutto ciò, testimonia di una dimensione onirica capace di trasfigurare l'orrore radicato nel profondo dei personaggi. Non credo di rovinarvi il piacere della lettura se vi dico che la città soprannaturale è l'anticamera del purgatorio, al quale si può accedere da un piano inclinato. Una specie di passaggio tra differenti dimensioni spazio-temporali. Anche il passaggio tra dimensioni è un omaggio all’ingegno lovecraftiano. In particolare, ai racconti brevi come Il sogno della casa stregata (1932), in cui è possibile attraversare lo spazio-tempo tramite angoli dall’ambigua geometria.

In questa cornice soprannaturale, lo scrittore bolognese disegna il Cherudek come un incubo della ragione imposto da Eymerich alle sue vittime. E qui il lettore può arguire che il Cherudek è un parto dell'immaginazione di Eymerich. Ciò vorrebbe dire che tutti i personaggi del tempo zero vivono nella sua immaginazione. L'orrore che incombe su di loro proviene dall'abisso inconscio dello stesso inquisitore.

La storia

La figura di Nicolas Eymerich si basa su un personaggio storico realmente esistito. Un domenicano vissuto tra il 1320 e il 1399, inquisitore generale d'Aragona. Incontriamo Eymerich nel Palazzo dei Papi di Avignone, e precisamente il 22 marzo dell'anno del Signore 1360. E' intento a sanare la piaga dell'errore eretico. Sta bruciando i libri del dubbio. Quelli in cui c’è scritto che la verità non è una sola. Il primo viene distrutto perché maledetto, il secondo in quanto scritto da un mussulmano. Infine, il terzo sarebbe adatto a invocare i demoni e il quarto a invitare alla tolleranza verso le diverse fedi. Il Picatrix latinus, il Theorica artium Magicarum di Iacob Alquindi, il Liber Salomonis, sive Claviculae ad filium Roboam, il Liber Gentili di Raimondo Lullo, finiscono tutti nel braciere. Ma fuori del palazzo le grida di A la mort Gog, a la mort Magog evocano l'incombere dell'Apocalisse! Terribili visioni attenderanno l'inquisitore e, naturalmente, il lettore.

Da questo capitolo in poi, il livello storico di Eymerich è l'unico a proseguire con una certa linearità. In breve, in un viaggio ad Alby incontra la predicatrice Brigida di Svezia e sua figlia Caterina. Poi s'imbatte in Rupescissa. L'Anticristo accompagnato dalla sua armata di morti viventi la cui descrizione ricorda i cavalieri spagnoli del film Fog di John Carpenter. La narrazione si trasforma in una specie di quest per trovare il Sacro Graal. Però, il Graal è qui sostituito da tre misteriose campane, che si scoprirà essere state conservate dai Templari.

Tre livelli

Rispetto alle precedenti avventure di Eymerich, Cherudeck presenta due novità che riguardano la macchina narrativa. Sono i capitoli intitolati Neghentropia e Tempo zero. Il racconto si svolge su tre livelli: il livello metanarrativo (1) di chi parla in prima persona; il livello frammentario dei sogni (2), il tempo zero, in cui interagiscono anche alcuni personaggi del tempo storico; il livello storico (3).

Lasciatevi trasportare all’interno di un universo in cui "Lo spazio si comporta come il tempo e il tempo come lo spazio. Lo spazio scorre, mentre il tempo è chiuso, cioè ciclico!" Troviamo Eymerich nel livello (2) e non solo nel (3) poiché l'anonima voce è entrata nei suoi sogni e lo ha attirato nel tempo zero. Vi chiederete: com'è possibile?

L’immortalità dell’inconscio

I capitoli intitolati Neghentropia sono anche il luogo della spiegazione del meccanismo narrativo impostato da Evangelisti. Vanno letti con molta attenzione. La voce metanarrativa ci spiega che l'universo che abitiamo è dominato dalla seconda legge della termodinamica. Cioè dall'entropia, dalla dispersione delle energie. Ma l'universo dell’essere imprigionato è quello della neghentropia. Questo è simile a un buco nero che attrae gli eventi del passato, ripresentandoli in continuazione. Come accade nella memoria (p. 83).

La voce ci avverte che Jean Emile Charon (in italiano: Caronte, eh eh eh...) ha individuato una forma di energia, diversa dall’elettricità, che genera i meccanismi della memoria e della coscienza. Questa energia permette alle molecole di sopravvivere dopo la morte. Ecco il motivo per cui gli elettroni di Eymerich (presumibilmente morto) continuano a pensare anche se in forma di sogno nel tempo zero(p. 159).

Tremate lettori!

La narrazione si svolge con un andamento labirintico, ritmato dalla struttura ciclica dei capitoli. Avanza in un crescendo di suspance. Fino a quando non si comprende che ciò che tormenta Eymerich risiede nel culto della dea Ecate: l'emergere della femminilità. La parte negata.

Ma Eymerich si sveglierà e il livello del tempo zero verrà richiamato come ricordo nel tempo storico. A quel punto rimane ancora un capitolo. Chi vincerà? Eymerich, oppure l'Anticristo? Chi pronuncerà l’epilogo? Tremate lettori. Come recensore non mi resta che occultare le terribili verità di cui ora, mio malgrado, sono partecipe. Basti dire che il romanzo è circolare: l’inizio è la fine e la fine è l'inizio... Ma farò finta di non sapere. Anche voi dimenticherete le mie innocue illazioni e sarete preda degli incubi dell’inquisitore Nicolas Eymerich!

VALERIO EVANGELISTI

E' lo scrittore di maggior spicco dell'attuale SF italiana. E' nato a Bologna nel 1952. Laureatosi in scienze politiche nel 1976, si è a lungo interessato di storia. Tra il 1981 e il 1991 ha pubblicato cinque studi. Nel 1993 vince il Premio Urania con Nicolas Eymerich, inquisitore. Il romanzo verrà pubblicato l'anno seguente nella collana Urania (n. 1241). Ottiene subito l’attenzione di un numero elevatissimo di lettori. Nel 1995 esce Le catene di Eymerich (Urania n. 1262), nel 1996 Il corpo e il sangue di Eymerich (Urania 1281). Nel 1996 appare il quarto romanzo del ciclo: Il mistero dell'inquisitore Eymerich. Nel corso dell'estate, viene proposto a puntate ai lettori di Il venerdì (il supplemento di la Repubblica). Poi esce nell'edizione rilegata. Nell'agosto 1997 è ripubblicato come Urania (n. 1316).

Alcuni racconti di Evangelisti, non legati alla figura di Eymerich, sono apparsi sulla fanzine Carmilla e sul n. 15 dell'edizione italiana dell'Isaac Asimov's Science Fiction Magazine. Chi naviga su Internet può trovare il racconto O Gorica, tu sei maledetta nel sito della cyberzine Delos n. 20. Assieme a Giuseppe Lippi sta curando una antologia di SF italiana che sarà edita nella collana Urania. E' anche autore di saggi storici e redattore della pubblicazione aperiodica Progetto Memoria - La Comune, dedicata alla storia delle culture antagoniste. Il sito Dedicato a Eymerich: www.geocities.com/SunsetStrip/3980/eymerich.htm.

Roberto (robin) Benatti


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