Orione e Diana












Probabilmente ti sei chiesto perche' lo shortcut di questo sito si chiami Orione e Diana. Non ce n'e' motivo reale, pero' la leggenda di Orione e Diana merita di essere raccontata
 
 



Racconto approssimativo della leggenda di Orione e Diana

Prologo

La sto raccontando cosi', un po' a memoria, un po' a casaccio. Prendila non come la vera leggenda di Orione e Diana, ma come la mia versione personale. Orione, si sa, era un formidabile cacciatore. Nessuna preda gli sfuggiva, qualunque strategia essa scegliesse nel tentare di scappare alla propria sorte ed alla freccia del valoroso Orione. La forza non intimidiva l'eroe. che vinceva con l'uso delle armi le belve piu' possenti. La furbizia non sopraffava l'astuzia di Orione, il quale sapeva sempre scegliere il momento migliore, il riparo piu' sottovento e poteva mimetizzarsi come nessun'altro essere sull'erba. A tal scopo egli utilizzava una tecnica particolare. In un prato verde e piatto, dove solo minuscoli fuscelli d'erba potevano fornire inadeguato nascondiglio, egli respirava l'erba, ne diventava parte. E per gli animali non v'era piu' erba e cacciatore, ma solo erba e improvvisa la morte.
Questa tecnica Orione la perfeziono' fino al grado massimo. Orione divenne cavallo fra i cavalli, antilope fra le antilopi, orso fra gli orsi, leone fra leoni, topo fra topi. E cosi' riusciva ad avvicinarsi sempre alle sue prede senza mai venir scoperto, e cosi' sapeva batterle. Da bravo cacciatore Orione preparava i suoi pasti con la stessa abilita' con cui se ne procurava le carni. Anzi, la preparazione dei pasti non era seconda nemmeno alla preparazione delle battute di caccia.

Fra le selve, in quei tempi, ma anche oggi a guardare bene, non si trovavano solo bestie di ogni specie. Qualche ninfa affacciava il bellissimo volto fra le foglie di quercia, cantando canzoncine in tre accordi e quattro tempi e ridendo della vita. Fra le ninfe, sin dalla piu' tenera giovinezza, la piu' bella era Diana. Ed in virtu' della predominante bellezza, fra le ninfe era regina. Fin dal suo incoronamento, avvenuto ai piedi di una ninfa gigante, Diana dedico' parecchie attenzioni alle varie bestie. Quando libera dall'amministrazione del suo potere, e cioe' molto frequentemente, si attardava in conversazioni con i piu' disparati animali della foresta. E per lei un trauma fu scoprire la presenza di un cacciatore proprio nella sua selva. Diana, immersa nelle fredde acque dello stagno Imeno, si godeva il gelo delle prime luci di una giornata primaverile. Ora, le ninfe non  sono  vere  e  proprie  dee, ma delle divinita' godono di qualche particolare privilegio. Per  cui un'immersione in  uno stagno non si risolveva mai semplicemente in una  abluzione, in  un lavarsi e rinfrescarsi il corpo ed il cuore. A Diana era concesso trasmutarsi nello stagno stesso, e divenire tutt'uno con le acque, fluire, ondeggiare nell'immobilita' apparente, agitare di moto browniano ogni particella. Orione, concentratissimo nel suo mimetismo, emanava forza ad ogni respiro. Si decise a catturare un'orso durante una battuta di pesca. E cosi' si immerse pure lui nello stagno Imeno, ne saggio' le acque, e ben presto ne divenne tutt'uno. Non poteva egli pero' riconoscere la presenza della ninfa, nonostante il turbamento di lei agito' talmente le solide acque dello stagno, che l'orso se ne insospetti' e accenno' quasi una fuga. In questo  modo, piu'  divino  che  umano,  si  congiunsero Orione e Diana per la primissima volta. Sorse in lei l'amore. Immediato. Definitivo. Per lui le cose erano un po' diverse: egli non possedeva infatti la consapevolezza di essere innamorato, non  conosceva l'oggetto  del suo desiderio. E come mai avrebbe potuto  allora  identificare  quella  sensazione, quella strana mancanza che gli  attanagliava il petto. Si, qualcosa era successo, irripetibile forse, sicuramente impronunciabile. Orione si dimentico' dell'orso, e della caccia pure. Per  settimane non  dormi', non mangio'. Si limito' ad investigare il passato nella speranza di trovare la chiave del suo sentimento, il tassello che, ricomponendo il quadro degli avvenimenti, avrebbe potuto dare un nome alla sua pena.




 


A questo punto, lettore, ti starai gia' annoiando. Ma che storia e' questa, piena di luoghi comuni, frasi fatte e sentimentalismo tardoromantico? E che stile poi, pieno di assurdita' del tipo ne saggio' le acque, o peggio ancora si attardava in conversazioni. Mi ritengo fortunato nell'averti fin qui conquistato, ma ti prometto un repentino cambio di registro. O meglio, ti fornisco una chiave di lettura che forse ti fara' cambiare opinione sulle nefandezze che finora hai letto. Immagina allora che Orione e Diana non siano Orione ne' Diana, ma la parafrasi di una coppia moderna che, pur di sfuggire agli ostacoli del proprio tempo, fanno del loro amore un racconto. Ecco, Orione e Diana sono la classica coppia scoppiata di fine millennio che non puo' piegarsi alla realta' del proprio tempo, alla banalita' del proprio amore, e per sfuggirne si inventa una versione remoto-mistico-bucolica. E se leggi veramente bene ti accorgerai che entrambi contribuiscono al racconto; senza peraltro seguire lo schema Orione parla di Orione e Diana di Diana. No, fanno gli originali, si mescolano e mescolano le loro parole come mescolano le membra nei loro amplessi (ahime' sempre piu' rari, verdomme). Gia' rileggendo vedrai la mano maschile e quella femminile in questo racconto. Neanche troppo pronunciata, neanche troppo sicura, ma questo e' purtroppo un dato di fatto: Orione-scrittore e Diana-scrittrice sono due pessimi scrittori.


Orione e Diana - L'incompatibilita'

I giorni le ore ed i minuti passarono con la solita irregolarita' senza riuscire ad assopire i sensi di Diana. Cos'era successo di cosi' basilarmente definitivo da non lasciarela sua vita selvatica svolgersi nel suo modo naturale? Diana non lo sapeva, e nemmeno se lo chiedeva. Il suo amore smisurato non le permetteva di riconoscersi preda di un cacciatore, non riconosceva a quell'uomo sacrilego la violazione del suo regno, di quella selva vergine dove la vita si lasciava scandire dai rintocchi della pioggia autunnale e dalle bonacce d'agosto. Orione aveva da tempo abbandonato i suoi rimuginamenti; l'uomo d'azione non pote' fermare la sua indole a ripensare a quell'episodio cosi' strano, a quel turbamento cosi' innaturale e distante da non poter essere classificato, riconosciuto fra le esperienze passate o perlomeno confrontato con parole conosciute. Orione si contento' di ipotizzare che qualche Dio spiritoso avesse disciolto un po' di sale d'olimpo nello stagno in modo da procurargli quel viaggio cosi' mistico, quella perdita' di se'; aveva intuito di aver toccato qualcosa, meglio qualcuno, in un modo unico, di aver oltrepassato il confine della solitudine, assolutamente, completamente; nulla di paragonabile al suo mimetismo mistico, alle sue meditazioni culinarie; ma ne aveva concluso, in assenza di ulteriori evidenze, che quella comunicazione, di cui non afferrava il messaggio, non fosse riuscita bene, fosse incompleta; un dio minore, dunque, o un defunto in cerca di contatti dagli inferi piu' profondi. Qualcosa che si sarebbe sicuramente ripetuto in maniera piu' efficace, o non si sarebbe ripetuto mai piu', vinto e convinto il cospargitore di sale d'olimpo dalla sua stessa scarsita' di mezzi. E poi Orione era sempre e comunque un cacciatore. E che cazzo! Guarda che alce meravigliosa, veloce, potente, astuta e diffidente. La preda delle prede. E gia' la mente di Orione partiva alla ricerca della strategia migliore, elaborava le sue tattiche mimetiche, considerava le armi da scegliere e quelle da scartare. L'arco avrebbe portato con se', strumento mortale quanto leggero e veloce, silenzioso e di facile trasporto. E l'avvicinamento sarebbe stata opera lunghissima. Non si trattava di essere semplicemente sotto-vento, pratica elementare del cacciatore selvatico. Il problema consisteva nell'avvicinarsi dall'alto, dalla cima della collina, che spoglia e brulla com'era non avrebbe offerto nascondiglio nemmeno ad un filo d'erba. Un bel rompicapo, alla quale difficolta' si aggiungeva l'irregolarita' dei venti e la luna piena. Orione lo risolse con un lunghissimo viaggio.



 
 
 

To be continued 1