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Dvergmål

Questa raccolta di poesie di H. Rem è uscita nel 1999 col titolo di "Dvergmål", che in italiano corrisponde ad "echi", ma che si presta ad una duplice interpretazione. "Dverg" significa infatti "nano", mentre "mål" vuol dire "lingua" in senso generale. E' perciò affascinante notare come la parola norvegese per "eco" sia ben più complessa di quella italiana, che si rifà al mito. Nella raccolta di sonetti (35 in totale) si parla infatti di un nano e del suo amore per una strega. Questo nano è descritto attraverso i 5 sensi. Si crea così un sottile legame nascosto con il titolo che, nonostante il preciso significato linguistico, si lega ad una tradizione nascosta è più complessa, tipica del magico mondo nordico. Queste descrizioni psicologiche molto sottili sono accompagnate da immagini crude e disilluse, che contrastano con altre che sfiorano l'idillio.

Purtroppo i sonetti perdono molto in traduzione, e chiunque noti errori o possibili miglioramenti, si senta per favore liberissimo di farmelo notare. Sto attualmente completando la traduzione delle poesie, che sottoporrò al controllo da parte dell'autore. Questi primi sonetti, che fanno parte della prima parte della raccolta, sono in traduzione provvisoria, che è però molto vicina alla definitiva.

 

Håvard Rem ha debuttato a 18 anni con la raccolta "Kall på heltene" ("Invoca gli eroi"), a cui sono seguite numerose altre raccolte di poesie, opere in prosa, opere per il teatro, traduzioni di vari autori (tra cui W.Whitman, S. Shepard, L.Cohen, J.Brodskij, D.Walcott, W. Shakespeare...), testi per canzoni (oltre ai testi per l'album "Wild seed", "Vogts villa" e la canzone "To let you win", Rem ha tradotto in norvegese e riproposto L. Cohen con "Hadde månen en søster"e H. Williams con "Aleine om høsten") ed ha curato la redazione di varie altre opere, tra cui "Poetenes Evangelium". Recentemente ha pubblicato un libro sul Medio Oriente ("Himmelsk!") insieme a Trond Moi e Knut Bry, la monografia"BobDylan"e l'opera teatrale "Fødsel". In questo momento sta lavorando a tre nuovi libri che sono già in stampa e usciranno in Norvegia tra il 12 ottobre e il 7 novembre. Uno di essi si intitola "Tekstmeldinger" ("Notifiche di testo", all'incirca).

 

 

Parte 1 - I riti

Nano sordo al giorno

Come le canzoni che udiva divenivano segni,
come i segni divenivano immagini che non interpretava,
come il sole crea vapore dalla pioggia notturna,
così le immagini della luce hanno sostituito i suoni del buio.

Egli si affligge, ma non sa per cosa.
Una voce gli dice per cosa si affigge.
Ma il nano non ricorda mai che cosa gli disse la voce.
Essa canta per lui solo quando dorme.

Egli si affligge, ma non sa quando piange.
Una voce arresta il pianto in un grembo.
Ma ora il nano ha dimenticato cosa cantò la strega.

E già dal principio tutta la terra era umida
di acqua e voci, prima che lui con un urlo
aprisse i suoi occhi al sole. Così.

 

Primavera

Il nano ricorda che un mattino essi dissero
(egli ricorda che sedeva ad ascoltare,
ma perché ci pensasse proprio adesso
e che cosa pensasse a riguardo allora,

entrambe le cose sono nascoste, e ci vorrebbe
un pò per scoprirlo, ma lui vide
un locale bianco davanti a dove sedeva
sul suo seggiolone e ricordava quello

che veniva proclamato, non sa da chi,
lui stava solo seduto lì ed era uno di quelli
che ascoltavano in silenzio senza capire,

che quello che sentiva gli entrava nello stomaco
e passava lì l'inverno fino a quel giorno)
che nessuno dovrebbe credere al metro.

 

Lo sguardo di un bambino

Ma il nano riacquistò lo sguardo del bambino.
Non gli piaceva ciò. Poteva vedere
se stesso con gli occhi della strega quando camminava,
e lei cominciò a piangere o a ridere.

Non amava essere un bambino da grande.
Era stato un sogno. Fare quello
che avevo fatto solo per gioco o a parole.
Come un bambino. Con lo sguardo di un bambino. Egli poteva vedere

che era ciò che per molto tempo aveva fatto,
che era per questo che aveva visto il mondo con gli occhi si un bambino,
poiché la notte era divenuta lucente ed il giorno nero

e lui era spesso sveglio tutte le 24 ore.
Ed il nano vide un bambino divenire uomo e padre,
con gli occhi rivolti verso ciò che una volta era.


Atmosfera mattutina

Cos'è in cielo senza dio.
E la strega lo desta. Nello specchio
aspetta un nano che pedala come messaggio mattutino
col necrologio degli dei per gli abbonati.

Lei lo pregò di sdraiarsi dove giaceva il cadavere.
Poi egli si sveglia e si veste di un lenzuolo.
Egli vede che sparisce nel blu.
Pedala per vie laterali. E' nudo.

E la ragazza fa colazione dove sedeva dio.
Lei dormiva quando il cielo è caduto questa notte,
si è steso come un tappeto sul cadavere.

E presso di loro in una cucina aspetta la madre.
Ma molte cose sono vincolate qui sulla terra
che lei scioglierà nel regno dei cieli.

La lingua celeste

E il nano imparò la lingua che essi cantavano
in cielo. Egli non capiva
la bella a selvaggia lingua in sé. In una volta
all'ospedale arrivò una sera d'estate

con bianchi gigli. Tutto era distrutto.
Se fosse lui che moriva con un grido,
e dio che compieva un antico patto,
la lingua era caldi crampi in un cadavere.

Quando il nano girellava per il corridoio
verso la cucina della scuola, era per metà in terra
e per metà in cielo e completamente solo.

così egli punì gli uomini che sapevano cantare.
Una vecchia carrozza popolare iniziò a dondolare.
Alla festa che seguì erano tutti belli.

Battesimo

E il nano voleva prendere congedo da tutti.
Affogò in un fiume lontano a sud del paese.
Ricorda di essere caduto. Voleva cedere.
Trasportarono la piccola salma fuori dall'acqua

ed egli vagava in cerchio in piccole, buie stradine di paese.
Era così affollato nella stanza dei ragazzi
di manifesti piegati inglesi.
Prima che arrivasse l'autunno quattro pareti erano vuote,

ad eccezione dell'immagine di una salma
che era bene vedere, e un lamento
da grandi altoparlanti in legno di tek

mentre la vita s'irrigidisce in un plaid
come scure gocce di una bugia.
Egli guardò la strega finché non accadde.


Giro in bici

Allora in nano pedalò verso un vecchio ponte.
In quella casa la strega badava ai bambini.
Era una sala enorme e lei stava in piedi
e guardava la luna. Nulla fu detto.

E nulla venne toccato. Egli non sapeva
che anche la strega una sera d'ottobre
era quasi in cielo, e possedeva lo sguardo
di cui lui aveva bisogno per vedere se stesso

come lei lo vedeva, e come lui doveva vedere
lei per incontrarla.
Lei gli parlò, ma lui capì male.

Lei stette lì a lungo. Egli le stette accanto.
Un lampadario qui. Una luna lì.
Ma il nano vide che il vetro era uno specchio.

 

La seconda, terza e quarta parte saranno disponibili al più presto!

 

 

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