Cosi' succede che torno a cantare a
Firenze. Dove cominciai il 28 Gennaio con i primi quattro
concerti di un giro forte e fortunato. Dove finiro' suonando, per
tre sere di Maggio, 21, 22, 23. Un incauto mi ha chiesto: perche'
non ci scrivi su qualcosa? Ancora sul Tour? No grazie, abbiamo
gia' dato. Allora su Firenze? Peggio che andar di notte. Gia'
vedo il plotone di esecuzione. L'ultimo desiderio di un vanitoso:
sparatemi al cuore ma salvatemi la faccia. D'accordo, va bene
Firenze. Ma come parlare di Firenze senza parlare di Firenze?
Senza dire delle sue piazze, dei monumenti, dei tetti, delle
colline intorno? Senza recitare la litania delle mille cose gia'
sentite? Si potrebbe aspettare, sperando di trovar robe nuove
oppure tacere del tutto. Ma ormai la faccenda e' partita e quindi
bisogna provarci. Allora facciamo cosi': Firenze non c'e', non
esiste, occorre inventarla, fondarla, darle una forma,
un'impronta, cominciando dal nome. Che a ripeterlo una volta,
piu' volte, sembra proprio andar bene. E poi quella E finale, che
lusso, che distinzione. Tutte le altre citta', le piu' grandi,
vanno a finire per A, per O, per I e la nostra per E. Ma a
riflettere meglio ci sono anche Trieste e Udine. Percio' Firenze,
come quelle, avra' un carattere forte, squadrato, e belle
ragazze.
Se poi quel nome lo giri al contrario, diventa EZNERIF.
E arrivano sapori mediorientali, ori, ricami e mercati. E se gli
leggi dentro, trovi IRE e anche un inglese FIRE, fuoco. Non sara'
certo una citta' senza nerbo, di certo un po' fumantina,
scoppiettante e pure esplosiva. Se provi a mischiarle le lettere,
non risulta nient'altro. Neanche lo straccio di un anagramma. Per
cui si prevede un'indole orgogliosa ed una personalita' spiccata,
da non confondere con il resto del gruppo. E come la mettiamo con
quel fiore che le spunta evidentemente nel nome? Non e' azzardato
gia' saperla gentile, raffinata, colorata e colorita. Fiorente. E
come tanti fiori veder crescere le sue case. Tante e basse come
in un prato. Questo potrebbe anche essere un buon nome per una
citta' piu' piccola, vicina. (L'avrete compreso anche Voi: siamo
nel campo delle ipotesi e ci puo' stare che un fiore sia piu'
grande di un prato). Dovremo altresi' trasportare Firenze nelle
lingue straniere. Ci potrebbe scappare un bel Florence. Che suona
niente male, specialmente in inglese. E se rovesciando il
processo, traducendo insomma al contrario, l'appellassimo in
Firence, di medievale estrazione?
Dimenticare Firence. Quella C non funziona. Poi, chissa' ma mi
sento di immaginare che il suo popolo con la C non avra' un buon
rapporto, tanto che qualche volta nemmeno la pronuncera'. O,
costretto, fara' di tutto per ingoiarla di nuovo. Pero', da
Florence, si estrapola un Lorence, che sarebbe Lorenzo. Mi sa che
ci battezzeranno qualcuno inportante. E adesso cerchiamo un
colore che le possa star bene indosso. Vediamo. Ci vorrebbe un
colore che ha un nome di fiore. Tanto per non sbagliare. Cosa
c'e'? Lilla o lilla'. Non va bene. Troppo chiaro, sfumato. E poi
e' anche un fiore indeciso. Li... la'. Forse rosa. No ci occorre
un che di piu' intenso, piu' nobile, magari sempre in tonalita'.
Trovato! Viola. Che anche come strumento musicale non stona, piu'
corposo di un violino, meno dolente di un violoncello. Pero'
viola o violetta che sia, e' un fiore un po' umile. Non vedreste
vicino, magari solo sul piano simbolico, un fiore fiero (ecco
l'anagramma)? Un giglio, si, un giglio e' perfetto. Puro, bianco.
Cosi' tutti i suoi abitanti si chiamerebbero Bianchi, e in
seguito, per spirito di contraddizione di una buona meta', Neri.
Non e' da escludere, irrequieti e battaglieri come saranno, una
bella litigata. Piu' tardi, continuo a fantasticare, non vedranno
di buon occhio il bianco e il nero. Compreso quello calcistico. E
voglio rovinarmi con le previsioni. Cosa mi vieta di pensare che
il calcio lo inventino qui, proprio loro. Forse piu' confuso,
manesco. Tanto alla fine arriveranno gli inglesi a dettare le
regole e a vantarsene. Avete notato: ancora gli inglesi. Che,
vedrete, l'ameranno, eccome, questa citta'. E parlano con quella
TH dentale come i futuri nativi di Firenze quando, ad esempio,
diranno IT(H)ALIA. Con uno stile dolce e logicamente nuovo.
Adesso mi accorgo di aver osato l'impossibile e smetto per non
rischiare oltremodo la mia incolumita'. E' che non sapevo come
ringraziare Firenze per avere accolto cosi' me, i musicisti,
tutti gli assistenti, e, quindi il suo pubblico e quello di
fuori. Per sette concerti nel suo palasport. Sette come le sette
lettere del suo nome (oddio ricomincia!). Avevo iniziato a
parlare del tour titolando "Da Firenze a Firenze".
Bella trovata. Una clamorosa captatio benevolentiae. Formula con
la quale i nostri padri latini denunciavano una bassissima e
volgarissima arrufianata. Cosi' chiudo con un saluto e un
abbraccio a Firenze. Anzi, la porti un bacione a Firenze, o a
Firense? Adesso basta. Plotone. Mirate. Fuoco! In inglese Fire.
Come le prime quattro lettere di Firenze! ... oh, questo non
muore mai.
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