Un altro angolo d’Europa

La rubrica viaggi di Gest…issimo è nata col preciso scopo di portarvi verso mete che non avreste mai raggiunto e che probabilmente non raggiungerete mai. Presenterò quindi una regione che per distanza e stranezza è dimenticata da agenzie, cataloghi e dal grosso dei turisti.

Forse qualche vostro amico sarà già tornato dalla Romania per raccontarvi com’è. Ma credo che pochi si siano avventurati nella Moldavia romena, regione dal fascino strano, dove un qualsiasi viaggiatore straniero è merce davvero rara.

Quest’estate, grazie all’AEGEE, associazione che voglio pubblicizzare per la grande simpatia e per lo spirito veramente europeo, sono stato a Iasi, una città universitaria di trecentomila abitanti al confine tra Romania e Moldavia. Ci si arriva dopo sette ore abbondanti di treno da Bucarest, sul quale viaggiare soli è un azzardo e che vi farà addirittura apprezzare il celeberrimo comfort delle ferrovie italiane.

La scena madre scatta quando una bambina zingara si insinua strisciando tra le gambe dei passeggeri, facendo finta di baciare le nostre scarpe…non potevo immaginare qualcosa di tanto umiliante! Con Silvia, la ragazza tedesca che è mia compagna di viaggio dal giorno prima, ci scambiamo uno sguardo incredulo e imbarazzato.

Avrete capito che la Romania è un paese povero, dove una famiglia intera deve vivere un mese con quello che un italiano può spendere per un weekend. Ciò non significa che necessariamente i Romeni siano meno felici degli Italiani, ma certo spiega molti aspetti di un Paese enigmatico.

Ad esempio vi dice perché potete incontrare carretti trainati da cavalli anche in pieno centro o magari vedere un cavallo aggirarsi in un giardino pubblico come ogni altro normalissimo passante. Capirete perché, nonostante il taxi costi più o meno cinquecento lire al chilometro, sarete additati come stravaganti sciuponi se ne fate uso. O perché in una città di trecentomila abitanti manchi un vero negozio di CD, perfino nel modernissimo centro commerciale di foggia occidentale.

Se vi sforzate ancora un po’ potete immaginare il grandissimo ed efficiente sistema di corruzione che si estende in Romania su tutti i livelli pensabili o meno. Chi poteva figurarsi che, se il biglietto dell’autobus è difficile da trovare, si può comodamente pagare l’autista perché corrompa per voi un "revisor" disposto a chiudere entrambi gli occhi? Forse sono gli stessi che hanno immaginato di svendere la compagnia telefonica nazionale alla Grecia…avessimo fatto una colletta tra gestionali, l’avremmo potuta forse prendere noi, almeno al prezzo ufficiale di vendita.

Il comunismo è ormai uno spettro lontano, quello che c’è adesso non è tanto meglio di un dittatore pazzo e megalomane come Ceasescu…almeno allora qualcuno aveva in pugno le sorti del Paese…

Allora perché la Romania è uno dei Paesi preferiti dagli imprenditori italiani, che hanno, soprattutto nella parte occidentale, numerosi impianti?

Che la manodopera sia a buon prezzo l’avevamo già capito, aggiungiamo che i Romeni sono laboriosi e simpatici, che la lingua è molto simile alla nostra (loro ci capiscono benissimo, anche perché la RAI vi perseguiterà fino nelle locande di montagna) e che forse i "trucchetti" imparati sotto Tangentopoli si rivelano prezioso know-how nella Romania di oggi.

E se cercate un po’ di relax, la Romania non è poi tanto male: tranquillità, ottima cucina e gente davvero simpatica e servizievolissima per puro senso di ospitalità non mancano.

Se entrate in una casa romena (senza scarpe, come in una moschea), sarete sopraffatti dalla gentilezza e dalla generosità di chi, anche avendo poco, non esita a spartire quel poco con voi, appena conosciuti.

E, se fate un giretto fuori porta, vi attendono le bellezze degli splendidi monasteri affrescati e i Carpazî, una catena che merita davvero, dai Tatra (Nad Tatrou sa blyska…) alla Transilvania.

Scoprire un Paese tanto diverso dal nostro, eppure non così lontano, è stata per me un’esperienza vera; un viaggio, che, nonostante qualche disagio, vale la pena di aver fatto; un passo avanti verso quell’Europa che conosciamo ancora troppo poco.

1