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Santa Teresa di Riva
Si raggiunge: Da Messina (32Km): (0Km) A18 in direzione Catania fino all'uscita Roccalumera, (30Km) SS114 in direzione Catania per circa 2Km. Da Catania (58Km): (0Km) A18 in direzione Messina, (47Km) A18 uscita Taormina, quindi SS114 in direzione Messina per 11Km. Frazioni: Misserio, Scorsonello, Giardino, San Gaetano Quartieri: Bucalo, Barracca, Borgo Marino, Sparagonà, Torrevarata. Centro della costa ionica (6m s.l.m.)il cui abitato si allunga lungo la costa per 3km sul tratto della statale Orientale Sicula (SS114) compreso tra il torrente Agrò e il torrente Savoca. È detta 'novello paese' già in un documento della seconda metà del XVIII secolo ed è costituita dai quartieri di Portosalvo, Barracca e Bucalo, già borgate di Savoca. Centro commerciale ed artigiano. Fonti di reddito per i santateresini sono anche la pesca e un modesto turismo balneare che non decolla per mancanza di una seria promozione. Lungo la riviera ionica, nel periodo della dominazione araba e normanna sorsero torri di avvistamento e castelli in luoghi strategici. Ciascuna città-stato aveva un'adeguata cinta muraria che la proteggeva, un castello dove risiedeva il signore che la governava, posto su un'altura, delle torri di avvistamento sparse nel territorio circostante che si tenevano in collegamento tra loro ed il castello mediante segnalazioni per prevenire il pericolo di eventuali invasioni nemiche. Oggi di quelle torri, alcune delle quali costruite sul territorio di Santa Teresa di Riva e di quei castelli restano soltanto dei ruderi. La torre dei Saraceni sorge accanto alla chiesa della Madonna del Carmelo nel quartiere di Bucalo, lungo la SS114. È padronale. Alcuni studiosi la fanno risale all'anno 1000, ma la struttura che è arrivata ai giorni nostri, pur subendo modifiche, è di origine normanna, risalente al XIV secolo. Il suo nome sta ad indicare che fu costruita a guardia dei saraceni. Tutti i pirati di quel tempo venivano chiamati saraceni. La torre in origine era a forma cilindrica e più alta di come la vediamo attualmente. L'attuale si sviluppa su tre piani, ciascuno dei quali è formato da una unica stanza circolare. All'inizio del 1700 i padri gesuiti fecero costruire accanto a questa una chiesetta per il culto della Madonna del Carmelo, che fu poi abbattuta e ricostruita come la vediamo oggi, nel corso degli anni '30 del 1900. Nel 1580 la Torre dei Saraceni fu incorporata ad una costruzione: il palazzetto della famiglia Bucalo, che inizialmente si sviluppava su un solo piano. Verso il 1895 il proprietario di quel tempo, signor Pelleri, apportò modifiche alla torre troncandole la cupola, riducendola all'altezza attuale, ristrutturando le sue aperture e adornando con merli tutto il complesso dell'edificio. Dietro al palazzo Bucalo c'è una galleria, ormai in parte distrutta e per il resto insicura che metteva in comunicazione la Torre dei Saraceni con la Torre dei Bagghi. La torre dei Bagghi o del Baglio o dei Cortili prende il nome dal fatto che sorgeva in un cortile del centro abitato. Di questa ne rimane oggi solo il rudere di un suo muro perimetrale. Si trova lungo l'attuale via Sparagonà, accanto all'attuale ponte della ferrovia. Sappiamo che la torre era alta, a pianta quadrata, a due piani divisi da un soffitto cieco, così si saliva al suo piano superiore tramite un terrapieno all'altezza di una delle finestre. Una galleria sotterranea che partiva all'interno la collegava alla Torre dei Saraceni. La torre Catalmo prese il nome dal piccolo villaggio sito sulla sponda sinistra del fiume Agrò dove fu eretta, oggi contrada Catalmo. Fu una torre di grande importanza strategica essendo vicina al castello di Savoca. Di forma quadrata; raggiungeva un'altezza considerevole, a tre piani; aveva finestre e feritoie. Oggi rimane poco più di un rudere. È raggiungibile seguendo la strada che si diparte dalla SS114 prima del ponte sul Torrente Agrò, tra Santa Teresa di Riva e Sant'Alessio, che porta a S. Francesco di Paola, Rina, Contura (tutte frazioni di Savoca); poco prima dell'abitato di S. Francesco di Paola svoltare in direzione Botte o Scorsonello, per raggiungerla un centinaio di metri oltre tale bivio. La torre Catalmo è ritenuta quasi sicuramente la più antica fra le tutte le torri della zona, anche se non si conoscono l'epoca della sua costruzione, né le imprese che ad essa potrebbero essere riferite. Sorgendo sullo stesso territorio dell'antica città Phoenix si ritiene che tale torre già esistesse all'epoca della battaglia tra Ottaviano e sesto Pompeo (36 a.C). Ma il rudere di torre che è arrivato a noi non ha nulla, né di fenicio, né di greco né di romano. Anzi la forma quadrata e la sua fisionomia sono tipiche delle costruzioni saracene, le pietre grosse e disuguali dei suoi muri seguono le usanze costruttive mussulmane; sorge poi arroccata su uno sperone di roccia in una zona un po' arretrata rispetto al Torrente Agrò, caratteristica anche questa delle costruzioni saracene. Anticamente sull'architrave della porta si leggeva scolpito il nome arabo "Kalat (rocca) al alveus (fossa, letto di fiume)". Da queste due parole ebbe origine la denominazione di Catalmo. È stata riconosciuta monumento nazionale. Della torre Avarna non resta più traccia, fu demolita intorno al 1839. Aveva forma cilindrica, con finestre e feritoie sui muri esterni, alta circa 20 metri, a due piani. La porta di ingresso dava verso il Torrente Agrò. In cima aveva una colubrina, un pezzo d'artiglieria usato nel XV secolo a canna lunga e sottile, puntata verso il mare. Torre Varata è un'altra torre che si trovava sul territorio di Santa Teresa di Riva ma che oggi non è più esistente. Sorgeva nell'attuale quartiere Torrevarata, in via Roma. Il nome della torre derivò dal fatto che una furiosa tempesta di mare la raggiunse, intaccando le sue fondamenta e inclinandola vistosamente. Fu demolita nel 1870, quando fu tracciata la strada così da dare vita al nuovo quartiere. Nel quartiere Torrevarata esiste Villa Carrozza una delle ville della famiglia Carrozza, antica e ricca famiglia sicula. La villa è oggi in pessime condizioni. In varie piazze e angoli della cittadina sono ospitate diverse sculture di arte contemporanea ad opera di Nino Ucchino, artista santateresino, talune di grande pregio artistico e di meraviglioso impatto visivo, come il Boccavento, Galassiopea e Il Gambero. Queste, purtroppo, come pure alcuni murales ad opera dello stesso Ucchino e di altri artisti locali sono lasciate al decadimento del tempo e alla becera banalizzazione di atti vandalici. Apprezzabile perņ il recupero del Boccavento, avvenuto nel 2001, opera rifatta dallo stesso Ucchino e posata in luogo della vecchia, ormai in disfacimento e imbrattata da atti vandalici: č possibile vedere una foto del Boccavento risalente al 1998. Ai giorni nostri continua a vivere la tradizione, che ha origine nel secolo scorso, del pellegrinaggio al santuario della Madonna del Tindari nella cittadina di Tindari, sita sul versante tirrenico della provincia di Messina. Lo spirito del pellegrinaggio è mantenuto vivo dagli abitanti delle frazioni di Misserio che ogni anno l'ultimo giovedì di maggio, si recano al santuario del Tindari. Nel mese di Giugno si ha un altro pellegrinaggio molto sentito dagli abitanti di Giardino e di San Gaetano. I due viaggi si sviluppano secondo lo stesso itinerario e negli stessi tempi. Nel pellegrinaggio del mese di giugno i partecipanti si radunano nella chiesa della Madonna del Carmelo e verso mezzogiorno formato un corteo accompagnato da suonatori. Camminano per ben due giorni attraverso sentieri montani e collinari attraversando luoghi noti come Rutta Campana, Fimmina Morta, Ghianu 'i Margi e concedendosi una sosta per passare la notte in qualche casolare abbandonato o all'aperto. Venerdì sera giungono al santuario della Madonna nera del Tindari. Qui ricevono una benedizione. Riprendono poi cammino per tornare a Santa Teresa di Riva, giungendo al Santuario della Madonna del Carmelo per la messa serale della domenica. |