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All'ombra della Montagna Grande


I Peloritani, geologicamente, sono da considerarsi come un'appendice in terra siciliana, della dorsale appenninica calabrese, dalla quale si differenziano esclusivamente per la vegetazione. L'aspetto paesaggistico è infatti molto più brullo e desolato dei verdissimi monti di Sila e Aspromonte, ma riserva piacevoli sorprese nascoste in profonde e strette valli ricche di acque e di animali.
Dirigetevi da Taormina verso l'abitato di Letojanni prima e di Mongiuffi-Melia poi. Dopo aver superato anche il paese di Gallodoro, proseguendo per Limina, poco prima dell'ingresso all'abitato, in corrispondenza di un'antenna per radio comunicazioni, svoltate sulla sinistra e proseguite sino alla fine della strada asfaltata. Lasciate le auto presso le grandi querce sul ciglio della strada, dirigetevi senza indugio verso la stradella sterrata che prende spunto da quella sin lì percorsa in macchina. Il paesaggio parzialmente nascosto dalle grandi alberature, si apre all'improvviso verso l'abitato di Antillo e le fiumare circostanti, vero e proprio segno distintivo della zona peloritana del Messinese. Lo sguardo spazia dal mare, alla nostra destra, all'imponente sagoma di Montagna Grande che con i suoi 1.374 mt. spicca rispetto ai rilievi circostanti.
Ignorate sistematicamente le deviazioni laterali, che si staccano immediatamente dal tracciato principale e, anche in questo caso riconoscibili per i cambi di livelletta che quiete stradelle laterali impongono: procediamo in alternanza di discese e salite verso uno dei compluvi, che per l'abbondante acqua di ruscellamento, è ricchissimo dei maestosi e oramai sempre più rari platani orientali, che insieme a pioppi, salici e frassini costituiscono le principali essenze arboree dei numerosi corsi d'acqua della zona.
La sosta, proprio al ruscello che incontriamo a 1,7 km. dall'inizio è d'obbligo, se non altro per le splendide cascatelle d'acqua purissima e fresca, che ben si prestano per foto e per l'eventuale rifornimento idrico, necessario se l'itinerario verrà compiuto in estate. Proseguendo, si incontra a circa 3 km dall'inizio, superata la Rocca Crici, il corso d'acqua che alimenta la Fiumara d'Agrò, e che superiamo sul simpatico ponticciolo. Una visione interessante si ha, da quel punto, sia del corso d'acqua che dell'imponente Monte Pietrebianche, sulle cui pendici meridionali si attesta l'interessante strada sterrata che dal Monte Kalfa di Roccafiorita conduce a Graniti. Il percorso, attestato sin qui sui 640 mt di quota, inizia a salire rapidamente di quota, con l'immancabile apporto di tornantelli dal fondo compatto e in alcuni casi con ghiaione. Lo svolgimento dell'itinerario viene reso più interessante dalla presenza di rapaci, uccelletti e di piccoli mammiferi che di tanto in tanto attraversano la sede stradale e vi fanno ricorrere alla forsennata ricerca di macchine fotografiche o di binocoli. Il senso dell'orientamento viene messo a dura prova in questo percorso, a causa della continua rotazione della strada lungo la tormentata orografia, ma la direzione da tenere è sempre quella della carrata principale, che dopo circa 6 km, si biforca consentendo di raggiungere sempre su sterrata il paese di Antillo.
Proseguendo così sulla sinistra salite ulteriormente di quota, tra boschetti di noccioli e di castagni dalle dimensioni ragguardevoli, superando rampe improvvise dell'ordine del 10%, che improvvisamente si parano davanti al biker e che consigliano il ricorso ai rapportini. Siete infatti giunti alla parte dell'itinerario che, a causa dei forti strappi e del continuo saliscendi (la quota è ora di circa 700 mt.), incide maggiormente sul rendimento fisico e sulle riserve energetiche personali, ma che regala, grazie ai lussureggianti lembi di bosco, magnifiche visioni di contorno.
Superate una serie di case, e ignorate alcune stradelle laterali, che poca attinenza hanno col percorso, improvvisamente vi troverete al di fuori del boschetto di castagni, in una zona desertica e sfruttata per i pascoli, sormontata dalle aspre fattezze di Pizzo Cute.
Attraversato su ponte l'ennesimo corso d'acqua, le rapide salitelle su tornante costringono al ricorso di rapporti più demoltiplicati, mentre supererete polle d'acqua gorgoglianti che nascono dalle viscere della montagna, la cui presenza è come sempre sottolineata da alberi di platani e pioppo.
Qualche sforzo ancora e sarete giunti all'incrocio di 815 mt dal quale potrete scegliere entrambe le direzioni, che con diversi tracciati conducono al percorso che si snoda sui 1.200 mt di quota media, a mezza costa su Montagna Grande. Se procedete sul sentiero che si stacca, in leggera salita, sulla sinistra troverete senza soluzione di continuità, salite, che sono però addolcite dalla presenza di boschi di castagno, roverella, qualche arbusto di biancospino, e che creano una volta vegetale, di sicuro ausilio nella "climatizzazione". La sterrata sale con alcuni tornanti rapidamente di quota, portandoci prima in una radura con pini di sicuro impianto forestale e con vista sia sul Pizzo Cassanita, che sulla sommità di Pizzo Cute, dove si scorge una strada di cresta e alcuni grandi caseggiati rurali, e successivamente ad un incrocio a km 12,6 dall'inizio dove svoltiamo sulla destra. La direzione opposta invece conduce proprio alla strada di cresta di Montagna Grande, che però si ricongiunge con quelle che vi accingete a percorrere, e che infatti, dopo altri fortissimi tornanti incrociate a 13,6 km. Il tracciato si è intanto attestato ai 1.010 mt di quota, raggiungendo così la quota di tangenza della strada di cresta che giunge sino a Portella Mandrazzi, e ciò consente di tirare un po’ il fiato, con la scusa magari di osservare la bellissima silouhette della Montagna Grande, e la ricca vegetazione di pioppi che si attestano come di consuetudine lungo le linee di impluvio e nei pressi di risorgive di cui la zona è ricca. Il tipo di terreno è, ora compatto, ora argilloso e lascia, in alcuni punti, spazio a proprie e vere formazioni di rocce a sfaldamento lungo piani preferenziali, nel periodo tardo primaverile, i prati si riempiono di tappeti di orchidee selvatiche e di viole spontanee, ingentilendo i pendii erbosi. La scelta a questo punto può cadere sia sulla prosecuzione dell'itinerario, sia sul riposo e sul successivo rientro. Se opterete per la 2da scelta l'itinerario si concluderà presso il luogo di partenza, dopo circa 29 km.
Diversamente, continuate sulla stessa strada, superando un grande compluvio, in leggera discesa, con ricca vegetazione, per poi raccordarvi con la strada che proveniva da quell'incrocio a quota 815 mt, con una serie infinita di tornanti, e proseguite verso il Monte Tre Fontane. Raggiunto questo punto dopo circa 3,7 km, ulteriori 300 mt vi dividono, in discesa dalla vecchia Cantoniera abbandonata, punto nevralgico di tutta la viabilità off-road della zona e quindi punto di incontro di altri appassionati di discipline quali l'enduro, e la pratica del 4 x 4.
L'escursione può continuare con varie direzioni, scendendo ad Antillo per esempio dalla strada sulla destra sufficientemente indicata, oppure verso Francavilla di Sicilia, con direzione sud, attraverso il borgo di popolamento rurale fascista di Bucceri, ormai in avanzato stato di abbandono, lungo i velocissimi tornanti che conducono alla fiumara del torrente Zavianni. Ultima possibilità è offerta dalla Portella Mandrazzi, che viene avvicinata attraversando zone di rimboschimento forestale e antiche quercete sopravvissute alle frane e agli incendi. Incomparabile la visione delle montagne circostanti e dell'Etna, che chiude la valle dell'Alcantara a sud, e che spicca per mole e colore rispetto alle colline circostanti, o ancora del grande sperone roccioso dalle sembianze dolomitiche di Rocca Novara, che a causa della curiosa e aguzza forma ha ricevuto l'appellativo di Cervino di Sicilia. Notevoli quindi le possibilità di scelta per portare a compimento l'itinerario secondo la propria condizione fisica.

Roberto Greco




Pagina aggiornata il 12 settembre 1999. Autore: limen@tao.it Programmatore: fspadaro@tin.it
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