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Un museo sul fondo del mare
I relitti delle navi romane localizzati recentemente nella baia di Sant'Alessio Siculo non verranno, per ora, recuperate, anzi, la proposta che è venuta dal Convegno organizzato il 23 Ottobre 1998 dalla sede Archeoclub della Val d'Agrò è quella di lasciare intatti i reperti sui fondali, restituendone la visione a terra attraverso telecamere subacquee e schermi giganti. L'idea è stata lanciata dal gen. Roberto Conforti, comandante del Nucleo Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Artistico, e ha trovato l'adesione entusiastica del presidente della sede locale, Santino Mastroeni, e di Orlando Pandolfi, responsabile della struttura Mare Nostrum, che con i suoi giovani ha eseguito, insieme ai carabinieri sommozzatori del nucleo di Messina, il recupero delle anfore che alcuni tombaroli stavano trafugando e il rilievo dell'area interessata dai relitti delle navi onerarie sita nelle vicinanze dello "scoglio".
Il Convegno, a cui hanno partecipato studiosi delle Soprintendenze di Messina, Catania e Reggio Calabria e l'archeologo subacquo prof. Gianfrotta, ha messo in luce la densità incredibile di ritrovamenti finora effettuati lungo le coste siciliane e calabresi: si tratta per lo più di navi naufragate lungo le rotte commerciali che dai vari luoghi del Mediterraneo portavano in Italia il loro carico prezioso di vini, olio, vasi di particolare fattura e merci preziose.
I relitti individuati appartengono a diverse epoche e ai popoli più disparati: fenici, greci, romani, arabi, africani.
La difficoltà maggiore è quella di difendere un patrimonio così importante anche per la ricostruzione storica dei rapporti commerciali tra le varie nazioni in epoca preromana e romana e delle antiche tecniche di navigazione. E' una difesa che non può prescindere dal coinvolgimento di tutti i cittadini, che devono considerarsi i custodi di un patrimonio che appartiene a ciascuno di noi: ed è proprio quello che intendeva significare il generale Conforti, quando ha proposto il monitoraggio con telecamere subacquee collegate non solo con la stazione dei carabinieri, ma con schermi visibili da tutta la cittadinanza.
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