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La storia dell'industria mineraria
Nizza di Sicilia – In un elegante volume di oltre cento pagine, vengono rispolverate con dovizia di particolari le vicende che hanno caratterizzato lo sfruttamento delle miniere nella catena dei Peloritani e, in particolare, di quelle nei territori di Fiumedinisi,
Alì e Nizza Sicilia.
Autore dell'opera, titolata "L'Azienda mineraria siciliana", è il dott. Ulderigo Diana, appassionato studioso di avvenimenti e tradizioni locali, che si è avvalso del contributo storico-scientifico del prof. Carmelo Saccà dell'Istituto di scienze della Terra dell'Università di Messina.
Il libro verrà presentato sabato prossimo, alle ore 18, nella Galleria d'arte di Nizza Sicilia, alla presenza dell'autore.
Relazioneranno il sindaco ospitante dott. Giuseppe Di Tommaso ("Primi passi per un museo minerario"), il dott. Giuseppe Giaimi capo dell'Ufficio speciale forestale di Messina ("Importanza naturalistica della Valle del Fiumedinisi"), il dott. Carmelo Saccà ("L'Azienda mineraria siciliana, ultimo esempio di sfruttamento industriale del bacino minerario nisano") e il primo cittadino di Fiumedinisi geom. Gino Todaro ("Un progetto per la fruizione turistica del territorio del Nisi e delle sue miniere").
A conclusione della serata verrà inaugurata una mostra di reperti minerari, che resterà aperta fino al 10 giugno.
In una nota, il prof. Saccà definisce il libro "degno di grande attenzione per l'attitudine di Ulderigo Diana a comunicare, senza pregiudizi, una conoscenza acquisita tramite un'attenta ricerca di documenti, a tratti permeati di una palpitante umanità, che avvalorano appieno la veridicità della materia esposta".
Saccà, inoltre, sostiene che le antiche miniere dei Monti Peloritani rappresentano "inestimabile e insostituibile patrimonio culturale da conservare e valorizzare". E a tal fine, a Fiumedinisi, l'amministrazione comunale Totaro, ha già approntato un piano di recupero, mentre a Nizza è in corso di
allestimento un museo all'aperto di antiche attrezzature e macchinari vari. Ulderigo Diana, inizia il "racconto" dell'industria mineraria in Sicilia risalendo ai Cartaginesi, Mamertini e
Romani, periodo a cui è anche legato lo sfruttamento delle risorse minerarie in numerose contrade a monte di Fiumedinisi, Alì e Nizza Sicilia.
E a questi tre paesi l'autore dedica ampio spazio. Ci limiteremo a riferire degli avvenimenti che vanno dalla fine della seconda guerra mondiale al 1961, quando venne a cessare definitivamente l'attività estrattiva nelle cave fiumedinisane,
nizzarde e aliesi a seguito delle eccessive perdite economiche accumulate dall'Ente minerario siciliano (Ems).
In pratica, gli introiti erano nettamente inferiori ai costi. E a nulla servirono i finanziamenti erogati a più riprese dal Banco di Sicilia e i vari tentativi di
evitare il tracollo.
Il colpo di grazia arrivò la notte tra il 15 e 16 gennaio del 1961, quando la zona tra Nizza Sicilia e Fiumedinisi fu interessata a un violentissimo nubifragio che, tra l'altro,
provocò notevoli danni alla teleferica che collegava la miniera di Tripi alla laveria che fino a pochi anni addietro era ubicata a monte del centro urbano nizzardo,
dove adesso sorge l'auditorium.
Dal marzo 1953 al febbraio 1957 l'Ems disponeva di ben 88 dipendenti. Le mineralizzazioni erano concentrate, come detto, nei territori di Alì,
Fiumedinisi e Nizza di Sicilia, esattamente nelle contrade Caloro, Cernicola, Fossa di Mazza, Vacco, Cancillo, Migliuso, Due Fiumare, Acquapetra, Gialinello, Santa Caterina,
Spartari, Utra, Piedaci, Zillì, San Carlo, Croce, Tripi, Viola, Pancardo, Cafaro, Butigari, Colonne. Il materiale grezzo associato prevalentemente a piombo, zinco, antimonio
e rame, veniva trasferito tramite teleferica dalla "stazione" di Fiumedinisi nella laveria di Nizza Sicilia per essere trattato.
In quei territori sono state anche rinvenute interessanti tracce d'oro, argento e tungsteno (utilizzato, tra l'altro, dall'industria missilistica).
Umberto Gaberscek. Gazzetta del Sud, 24 Maggio 2000
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